venerdì 28 febbraio 2014

Budapest, il dinamismo della metropoli



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Budapest, il dinamismo della metropoli nell’ era Orban

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I recenti dati raccolti dal sito gemello Scenari Politici per le Elezioni Europee 2014 (link alla sezione Elezioni Europee qui http://scenaripolitici.com/sondaggi/elezioni-europee-2014  ) danno in netto vantaggio il partito di Viktor Orban, attualmente al governo con il Fidesz e dato al 49, 8 % ( + 1, 4 %), con una sicura vittoria alle elezioni politiche, ottimi risultati a quelle europee e un chiaro distacco dagli altri partiti.
La popolarità di Orban e del suo programma politico sono crescenti, nonostante le dure critiche internazionali, a riprova che chi fa gli interessi reali del paese non può che trarne giovamento nel consenso interno e diviene invece, quasi automaticamente, oggetto di boicottaggio da parte dei soliti enti sovranazionali europei e non solo.  
Arrivando oggi a Budapest, la capitale magiara, si resta piacevolmente stupiti dall’  ordine, dalla pulizia e anche dalla efficienza dei trasporti pubblici.
La “Perla del Danubio” sembra aver ritrovato il suo splendore, rinnovandosi e riguadagnando il ruolo che ebbe secoli fa come una delle prime e più innovative metropoli del continente.
Fervono i lavori per la nuova linea della metropolitana e si moltiplicano grandi progetti pubblici per la riqualificazione di piazze  e percorsi pedonali. L’immagine più rappresentativa, scelta per la copertina di questo articolo,  è proprio quella delle alte gru che si innalzano da Buda.

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L’Ungheria è un esempio di paese dominato da un unico grande agglomerato; Budapest, abitata da più di due milioni di persone, concentra il 20 per cento della popolazione dell’intero paese. 
Non c’è altra città in Ungheria che può competere con il ruolo della capitale, dato che questa concentra circa il 50-80 per cento del potenziale scientifico e culturale della nazione.
Lo sviluppo del terziario e dei servizi finanziari è stato veloce soprattutto dopo il 1989.  La capitale ungherese  ha  tutte le potenzialità per divenire il centro commerciale e finanziario dell’ Europa Centrale, ma, insieme a Praga, la città deve risolvere i problemi dei numerosi edifici degradati nelle aree centrali e di un sistema infrastrutturale ormai obsoleto per il nuovo ruolo che va configurandosi.
L’intero agglomerato comprende 2,4 milioni di abitanti ed è impostato su 104 consigli municipali.  
Si tratta della più grande regione metropolitana in Europa centrale e orientale ed é la settima città più grande in tutta Europa. 
Allo scorcio dell’Ottocento Budapest era ancora costituita da tre nuclei urbani, nell’ordine cronologico della loro fondazione, Óbuda, Buda e Pest, con amministrazione locale distinta, una propria vita cittadina e un differente passato storico.
Óbuda, sovrappostasi alla città civile e militare di epoca romana, raggiunse la maggior fioritura nel periodo che va dal X al XIII secolo, essendosi costituita lungo le antiche vie romane ed avendo integrato gli edifici ancora utilizzabili, mentre dal Duecento perse gradualmente rilievo, ridimensionandosi; nell’Ottocento era ormai solo un borgo agricolo con pochi abitanti e tale rimase.
Buda, fino al primo terzo del Cinquecento, era una fiorente città Medievale e poi Rinascimentale, sede reale e centro laico, con una ricca vita commerciale e culturale. Questo sviluppo, però, fu troncato dalla dominazione turca che privò la città delle precedenti opportunità economiche e politiche.
Pest invece, conseguentemente ad una fase di enorme sviluppo, da piccola cittadina di provincia si trasformò, nel corso del XIX secolo, in metropoli, giacché le condizioni sia politiche che geografiche, collocandosi in pianura lungo il Danubio, favorivano la riva di Pest.
Le tre città, Buda, Óbuda e Pest furono poi unificate nel 1873 come Capitale, a cui fu dato il nome di Budapest. Verso la fine del secolo, la città divenne il più importante centro industriale, commerciale e culturale della regione, la porta dell’Europa all’ Ucraina , ai Balcani e all’ Est.
L’aspetto attuale della città, con i suoi edifici pubblici, i suoi ponti e i suoi teatri si può far risalire a questo periodo.
Nel 1949, l’Ungheria venne dichiarata una Repubblica Popolare Comunista, il nuovo governo comunista considerò gli edifici come il Castello di Buda simboli del regime passato e nel corso del 1950 il palazzo venne sventrato e tutti gli interni distrutti. Sulla cupola del Parlamento dominava una stella rossa.
Nel 1956, le manifestazioni pacifiche a Budapest hanno portato allo scoppio della rivoluzione ungherese. Questa rivolta fu una rivolta anti-sovietica che durò dal 23 ottobre fino al 11 novembre. 
La Leadership crollò dopo le manifestazioni di massa che iniziarono il 23 ottobre, ma i carri armati sovietici entrarono a Budapest per schiacciare la rivolta. La lotta continuò fino ai primi di novembre, lasciando più di 3000 morti. L’influenza sovietica è ancora oggi visibile in molti blocchi abitativi.

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Ripercorrendo le principali tappe economiche, nel corso del 19 ° secolo, la città divenne un importante centro urbano e ottenne una posizione di vantaggio per lo sviluppo industriale.
La produzione industriale diminuì però della metà nel periodo tra le due guerre. Successivamente, nel corso del 1950, l’Ungheria ha subito l’industrializzazione forzata.
L’industria pesante venne localizzata a Budapest e in poche altre grandi città. Molti  furono attratti dalle nuove aree industriali. Dopo il 1990 la maggior parte di queste industrie crollò e un gran numero di ex lavoratori delle imprese statali, rimasti senza lavoro, cercò di creare la propria impresa privata.
Alcuni insediamenti suburbani hanno consolidato la loro posizione, attirando non solo abitanti ma anche investimenti economici. Quest’ultimo è prevalentemente il prodotto dell’afflusso di popolazione, proveniente da altre regioni del Paese e da oltre i confini stabiliti nel patto di Trianon. 
Questi abitati autonomi, in passato periferici, nel 1950 vengono integrati alla Capitale che in tal modo diventa una metropoli con 2 milioni di abitanti.
Nell’ economia ungherese, agricoltura e allevamento hanno ancora un peso notevole, elenchiamo legumi, cereali, frutta, ortaggi, uva, tabacco, lino, canapa, peperoni rossi (da cui si ricava la paprica), orzo, barbabietola da zucchero e segale. L’allevamento si è industrializzato (bovini, suini, ovini e volatili da cortile) e la produzione dei suoi derivati (carne, latte, burro, formaggio e uova) ora è un importante voce dell’export.
L’industria pesa per un 30% sul PIL e riguarda meccanica, chimica, farmaceutica, alimentare, tabacchi, tessile, industria pesante (trattori, locomotori, autobus, motori diesel e macchine utensili), elettronica, informatica, automobili.
Inoltre l’Ungheria è ricca di bauxite, lignite, carbon fossile e gas naturale. Vi sono anche notevoli giacimenti di uranio.
Il settore terziario (64% di addetti) basa la propria ricchezza soprattutto sui trasporti e sul turismo, ma anche le attività finanziarie hanno un discreto peso. È invece ridotto il contributo al PIL dato dall’edilizia. Il settore turistico ha avuto uno sviluppo notevole dopo il 1990, contando tra le sue mete la capitale, e le oltre 1000 fonti termali  di cui è ricca (i Romani prima e turchi poi costruirono un gran numero di terme).
L’economia dell’Ungheria ha subito una notevole trasformazione proprio dopo il 1990 e da allora liberalizzazioni e privatizzazioni di aziende statali hanno favorito l’economia di mercato e l’arrivo di capitali esteri.

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In anni più recenti, sul piano politico-economico, grazie alla maggioranza parlamentare più ampia dalla fine del regime comunista,  Viktor Orbán, a capo di una coalizione di centro-destra, ha varato una serie di leggi e di riforme, anche di rango costituzionale, queste accusate dalle opposizioni e da UE e USA di eccessivo autoritarismo.
Le statistiche danno però un’immagine diversa, quella di un paese orgoglioso pronto al rilancio, che ha avuto il coraggio di prendere in mano il proprio futuro economico, mantenendo la sovranità monetaria. 
I dati indicano un miglioramento del Pil dello 1,7% nel terzo trimestre 2013 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Al miglioramento hanno contribuito la produzione agricola e il settore costruzioni, grazie ai lavori edili e di ingegneria civile.  La spesa per consumi finali delle famiglie è migliorata nel campo dei trasporti, alimenti, cultura e intrattenimento.
In diminuzione i consumi dei turisti ungheresi all’estero, in salita la spesa dei visitatori stranieri in Ungheria e la spesa per consumi finali della pubblica amministrazione. Nell’ economia ungherese, l’esportazione ha  un ruolo chiave nella crescita economica. Da questo punto di vista, Budapest si trova in una posizione particolarmente importante.
La capitale é fortemente coinvolta in scambi economici, in particolare con la Germania, che é al primo posto. L’ottanta per cento di questi scambi si verificano nel settore terziario. La bilancia commerciale ungherese ha avuto ad oggi un buon saldo positivo nel terzo trimestre.
I volumi di interscambio con l’estero di macchinari ed equipaggiamenti per il trasporto sono aumentati. In diminuzione le esportazioni (rispetto alle importazioni), di prodotti alimentari, bevande e tabacco. In aumento i volumi di importazione di carburanti ed energia elettrica con un’accelerazione dell’import di petrolio e prodotti petroliferi. L’import di gas naturale e manufatto si é mantenuto agli stessi livelli registrati nel secondo trimestre dello scorso anno.
Inoltre da aprile del 2013 il tasso di disoccupazione ha iniziato a diminuire grazie anche alla ripresa dei lavori pubblici. Tra luglio e settembre il tasso medio di disoccupazione è 9,8%, in diminuzione rispetto alla rilevazione del trimestre giugno-agosto.
La regione metropolitana di Budapest è diventata un centro logistico nella regione dell’Europa orientale e centrale.
La posizione economica centrale della città nel paese è inequivocabile anche riguardo altri settori del terziario, per esempio il 44% degli istituti di ricerca sono situati a Budapest, sede di importanti università come la BME, l’Università di Tecnologia ed Economia (Budapesti Műszaki és Gazdaságtudományi Egyetem).

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Rimandiamo per maggiori dettagli economici all’esauriente articolo di Maurizio Giustinicchi ( qui link http://scenarieconomici.it/grillo-sovranita-monetaria-e-orbanomics/ ), di cui qui abbiamo estratto diverse parti nei paragrafi precedenti.
Concludendo, in termini di risultati economici , la capitale ungherese è in una posizione intermedia rispetto ad altre città dell’Europa centrale e orientale.
Secondo il suo PIL, è classificata a metà tra alcune principali città come Amburgo, Varsavia e Praga e quelle in  crescita quali Bucarest, Riga, Cracovia e Lipsia.

Donato de Vivo

Gli agenti degli Stati Uniti istigano la guerra civile in Venezuela



 

Gli agenti degli Stati Uniti istigano la guerra civile in Venezuela



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Leopoldo López, il leader dell’opposizione radicale del Movimiento Voluntad Popular, ha deciso di consegnarsi alle forze governative. Cosa l’ha spinto a farlo? Ricevendo la notizia che il mandato d’arresto era stato emesso, si dava latitante cercando di fuggire all’estero.
Ha cambiato idea dopo che il Servizio d’Intelligence Nazionale Bolivariana (Servicio Bolivariano de Inteligencia Nacional – SEBIN) ha reso pubblica la registrazione di una conversazione telefonica. Due uomini di un gruppo di emigrati di ultra-destra, a Miami discutevano dei piani per liquidare fisicamente Lopez incolpandone il governo di Nicolas Maduro. Numerosi gruppi terroristici inviati in Venezuela hanno complici nelle squadre di Lopez. Il residente dell’US Central Intelligence Agency a Caracas conosceva i piani dei terroristi.
Non ha mai mosso un dito per proteggere Lopez. Era condannato ad affrontare una fredda esecuzione, politicamente motivata dagli interessi degli Stati Uniti. I cospiratori speravano che con tale “sacrificio” avrebbero dato impulso alla destabilizzazione del Paese facendo scendere la gente in piazza. L’assassinio doveva consolidare la posizione di leader di Enrique Capriles, vecchio rivale di Lopez, nell’opposizione. Le tensioni sono alte in Venezuela.  Lopez ha creato molti problemi al regime al potere.
Al che, Diosdado Cabello Rondo, Presidente dell’Assemblea nazionale (parlamento) ha avvertito personalmente la famiglia di Lopez della minaccia imminente. La moglie di Lopez ha detto in un’intervista alla CNN che non aveva dubbi che la registrazione fosse autentica. La famiglia Lopez conosceva bene le persone coinvolte nella conversazione spiata. Lopez è stato personalmente accompagnato da Diosdado Cabello al Palazzo di Giustizia, ricevendo garanzie che l’indagine sulle manifestazioni del 12 febbraio sarebbero state giuste ed imparziali.
Le azioni del leader dell’opposizione radicale hanno provocato perdite umane, danni ad edifici amministrativi e infrastrutture della città, come la metropolitana. Senza dubbio Lopez è colpevole, perché ha invocato “azioni risolute”. Ora è nel carcere di massima sicurezza, e l’inchiesta è in corso.
Parlando con i dipendenti della PDVSA (la compagnia petrolifera e del gas  statale venezuelana Petrolio del Venezuela – Petroleos de Venezuela, SA), il Presidente Nicolas Maduro ha detto che i reazionari venezuelani, finanziati da Miami, volevano assassinare il politico di ultra-destra Lopez, un proprio compagno di viaggio, e innescare la guerra civile nel Paese.
Maduro ricorda che i congiurati istituirono un fondo miliardario per attività estremiste e l’assassinio di militanti. Tuttavia, ha detto che Leopoldo Lopez sarà protetto. Il presidente ha detto che suo padre e sua madre erano contro di loro (i bolivariani), ma nei loro cuori si sono resi conto che le autorità salvano la vita del figlio. Maduro ha detto che un altro gruppo di diplomatici statunitensi è stato espulso dal Paese, sostenendo che promisero visti preferenziali e che usarono la loro copertura diplomatica per infiltrarsi nelle università e incitare disordini tra gli studenti. Il ministro degli Esteri venezuelano Elias Jaua ha detto che i tre sono: la seconda segretaria Breeann Marie McCusker, e i viceconsoli Jeffrey Gordon Elsen e Kristofer Lee Clark.
L’espulsione non crea seri problemi ai servizi speciali degli Stati Uniti coperti dall’ambasciata, avendo più di 200 agenti. Tecnicamente è già abbastanza difficile per la SEBIN sorvegliarli. Non è escluso che il numero dei diplomatici sarà limitato per impedirne la sovversione. Non c’è dubbio che un tale passo diminuisce il peso della CIA e di altre agenzie ostili operanti nel Paese. Gli studiosi politici venezuelani dicono all’unanimità che l’ambasciata degli Stati Uniti a Caracas è il principale centro di coordinamento della stampa antigovernativa. L’obiettivo strategico di Washington è controllare le ricchezze del Venezuela, le sue risorse minerarie.
La missione dei cospiratori è colpire alle fondamenta il regime e annichilirne la  leadership, soprattutto il Presidente Nicolas Maduro, successore di Hugo Chavez. E’ sempre più evidente che Washington persegue l’obiettivo di scatenare una sanguinosa guerra civile in Venezuela, che sarebbe il pretesto per l’intervento militare diretto dell’impero. I trampolini del Comando Sud delle forze armate degli Stati Uniti sono già schierati lungo il confine tra Venezuela e Colombia, nei Paesi dell’America centrale e dei Caraibi.
La IV Flotta si prepara regolarmente a bloccare le coste venezuelane e a impedire eventuali tentativi dell’ALBA (l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America – Trattato del Commercio dei Popoli; Alianza Bolivariana para los Pueblos de Nuestra América – Tratado de los Comercios de los Pueblos) a dare aiuto.
La guerra economica imperversa da quando il regime di Chavez andò al potere, accelerandosi con il mandato di Maduro. I media venezuelani parlano di enormi quantità di merci contraffatte provenienti dal Venezuela, soprattutto alimentari e benzina, quotidianamente confiscate al confine con Colombia, Guyana e Brasile. Gli imprenditori non sono contenti delle azioni del governo volte ad impedire che il processo sfugga di mano. Così imboscano i beni di consumo. Secondo l’intelligence popolare bolivariana, vi sono nascondigli segreti di zucchero, olio vegetale, latte in polvere ecc. Le merci vengono immediatamente confiscate e vendute attraverso Mercal, la rete di negozi statale.
Di conseguenza gli incendi aumentano, incendiando i negozi del “popolo” che vendono merci a basso prezzo. Al governo si oppone la Fedecámaras (Federazione venezuelana delle camere di commercio (la Federación de Cámaras y Asociaciones de Comercio y Producción de Venezuela) composta dalle camere di commercio di dodici gruppi commerciali: banche, agricoltura, commercio, costruzioni, energia, produzione, media, industria mineraria, allevamento, assicurazioni, trasporti e turismo. Hanno i loro canali televisivi e stazioni radio, giornali e portali internet. Fino all’80% dei media appartiene agli oppositori del governo. Inutilmente Chavez e Maduro hanno cercato di raggiungere un compromesso con i loro proprietari.
La campagna  calunniosa contro il governo non si ferma mai. Di volta in volta gli influenti mass media seguono le istruzioni della CIA. Maduro e Diosdado Cabello sono regolarmente attaccati, anche minacciati direttamente di seguire il destino di Saddam Hussein e Gheddafi. Le minacce fascistoidi vengono rivolte alle famiglie dei bolivariani, compresi i bambini. Questo terrorismo mediatico è rivolto contro tutti i politici invisi all’impero, anche nello spazio post-sovietico. Viene spesso rivolta domanda  dagli utenti di internet, in quale Paese Maduro troverà rifugio sicuro se rovesciato dalla sollevazione popolare? La stessa domanda viene posta ora sul presidente ucraino Janukovich.
Le forze dell’ordine impediscono i molti tentativi di creare tensioni utilizzando la “tecnica di Maidan” e la “rilevante esperienza ucraina” per rovesciare il governo legittimo. Gruppi di giovani appositamente addestrati vengono utilizzati dopo esser stati arruolati a Miami, Costa Rica, Panama e altri Paesi.
Decine di auto e autobus bruciati, blocchi stradali, barricate… Sempre più spesso i rapporti della polizia parlano di crimini immotivati, spari casuali contro i passanti, istigando il malcontento pubblico su un governo che non sarebbe in grado di fermare i criminali dilaganti.
In precedenza tali tattiche furono usate in Messico dai cartelli della droga, ed ora sono affinate ulteriormente dalla Central Intelligence Agency degli Stati Uniti… Infine, vi è il coordinamento di attività volte a rovesciare i governi alleati di Venezuela, Ucraina e Russia. Potrebbe essere un tentativo di vendicarsi del fallimento in Siria?

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La ripubblicazione è gradita in riferimento al giornale on-line della Strategic Culture Foundation.

Traduzione di Alessandro Lattanzio   –   SitoAurora

6 PUNTI PER LO SVILUPPO E LA PIENA OCCUPAZIONE

6 PUNTI  PER  LO  SVILUPPO  E  LA  PIENA  OCCUPAZIONE   (programma Galloni)
 
MANIFESTO "Ai 2 laghi"
FERRARA, lì 18 Febbraio 2014.
Si è svolto, l’1 e 2 Febbraio 2014 a Gambulaga (FE) presso l’Agriturismo “Ai due Laghi”, promosso dal “GruppoEconomia Ferrara” e “Progetto Verità” di Bologna, un incontro programmatico-organizzativo, con la partecipazione di personalità di altissimo profilo professionale sul piano economico e storico; hanno partecipato anche esponenti dei due gruppi di studio.
Allegato 3
 
  1. NETTA SEPARAZIONE TRA I SOGGETTI CHE OPERANO SUI MERCATI FINANZIARI SPECULATIVI E LE BANCHE CHE DEVONO ASSICURARE IL CREDITO ORDINARIO ALLE IMPRESE ED ALLE FAMIGLIE (questo è il primo punto che comporta tassi d'interesse il più possibile bassi – le banche non guadagnano solo sulla differenza tra interessi attivi e passivi, ma soprattutto sull’acquisizione di somme dai mutuatari e dai prenditori – in quanto la principale garanzia per le banche stesse è la solidità e non la catastrofe del debitore)

  1. RIPRISTINO DELLA PIENA SOVRANITA’ MONETARIA DEGLI STATI CHE LA POSSONO ANCHE DELEGARE, MA NON CANCELLARE (quindi, o l’euro avvia un percorso alternativo per favorire lo sviluppo, i grandi investimenti infrastrutturali e gli ammortizzatori sociali oppure è meglio tornare il più presto possibile alle valute nazionali; intanto si può e si deve esercitare quella parte della sovranità non interessata dai Trattati Europei (che hanno escluso la possibilità di stampare moneta legale) e, quindi, buoni acquisto pubblici – da destinare a occupati, disoccupati e pensionati – che poi le amministrazioni emittenti accettino in pagamento di tasse e Certificati di Credito Erariale semplicemente ricognitivi dei dediti delle pa con l’economia

  1. COSTITUZIONE DI UNA BANCA DI PROPRIETA’  PUBBLICA COME HANNO FRANCESI E TEDESCHI ALLO SCOPO DI PRENDERE EURO ALLO 0,25% E COMPRARE TITOLI DEL DEBITO IN MODO DI ARRIVARE A RISPARMIARE 80-85 MILIARDI DI EURO DI INTERESSI ALL’ANNO (medesimo punto dell'Allegato 2)      

  1. RIPOSIZIONAMENTO DELLO STATO TRA L’ILLEGALITA’ - CHE DEVE VENIRE COLPITA COL MASSIMO DELLA FORZA - E L’IRREGOLARITA’ CHE DEV’ESSERE AFFRONTATA E RISOLTA ATTRAVERSO LA COOPERAZIONE TRA CITTADINI E FUNZIONARI IN UN’OTTICA DI AMICIZIA CON LE ISTITUZIONI CHE, NEI POSSIBILI CONFLITTI TRA LETTERA DELLA LEGGE E SPIRITO DEL DIRITTO, VENGANO MESSE SEMPRE IN CONDIZIONE DI POTER SCEGLIERE QUEST’ULTIMO (si tratta di un passaggio fondamentale per la democrazia anche ai fini della rapidità nelle autorizzazioni e nelle procedure in genere)


  1. PROMOZIONE DI TUTTE QUELLE TECNOLOGIE PER L’ENERGIA (COMPRESO NUOVO IMPEGNO PER LA FUSIONE CON He3), L’ALIMENTAZIONE DEI MEZZI DI TRASPORTO E LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI CHE GARANTISCONO EMISSIONI NOCIVE NEI LIMITI DELLE NORMATIVE IN VIGORE, EMISSIONI GENOTOSSICHE (CANCEROGENE) ZERO, MINIMIZZAZIONE DEI COSTI (questo è l’aspetto più importante e difficile del programma perché, oltre ad avvicinare la piena occupazione, implicherebbe il rivoluzionamento degli attuali assetti geopolitici a livello internazionale e la negazione dell’intesa tra delinquenza e classe politica a livello locale/nazionale).



6. RIPRISTINO DELLA SOVRANITA’ ALIMENTARE. UN AMPIO PROGRAMMA DI SVILUPPO DELLA SANITA’ PRIMARIA O  PREVENZIONE CHE, RIUSCENDO A RIDURRE LA SPESA FUTURA, VENGA FINANZIATO CON TITOLI  EMESSI CONSIDERANDO GLI EFFETTI  DI TALI INVESTIMENTI SUL BILANCIO DELLO STATO E DEGLI ALTRI ENTI INTERESSATI.
 
                                                                                                               (Antonino Galloni)

giovedì 27 febbraio 2014

NAZIONALIZZARE 1 BANCA



 
NAZIONALIZZARE 1 BANCA : RISPARMIARE 88 MILIARDI/ANNO D'INTERESSI


MANIFESTO "Ai 2 laghi"
FERRARA, lì 18 Febbraio 2014.
Si è svolto, l’1 e 2 Febbraio 2014 a Gambulaga (FE) presso l’Agriturismo “Ai due Laghi”, promosso dal “GruppoEconomia Ferrara” e “Progetto Verità” di Bologna, un incontro programmatico-organizzativo, con la partecipazione di personalità di altissimo profilo professionale sul piano economico e storico; hanno partecipato anche esponenti dei due gruppi di studio.
Allegato 2


Nell’art. 123 del Trattato unificato si dice che la BCE non può prestare direttamente agli Stati dell’eurozona, ma può solo prestare al sistema bancario che poi presta agli Stati.



Al comma 2 del Trattato stesso si dice che se ci fosse una Banca di proprietà pubblica cioè statale, questa potrebbe accedere al noleggio di denaro al tasso dello 0,25%.

Questa banca di proprietà dello Stato potrebbe noleggiare il denaro allo Stato per esempio allo 0.30%.

Lo 0,30 % di 2.200 miliardi è pari a 6,6 miliardi!



94,6-6.6=88 miliardi di €. in meno di interessi!

La Banca Centrale Europea è l’unico organismo che ha il diritto di stampare moneta, lo dovrebbe fare secondo parametri fissi ma data la crisi Draghi è riuscito ad aggirarli ed è lui alla fine che stabilisce quanta moneta cartacea si stampa. Da notare che nessuno di noi europei lo ha eletto.


Tale istituto, non consegna il denaro emesso agli stati al prezzo di fabbricazione (ipotizziamo 30 centesimi per la stampa di una banconota da 500€., quasi nulla per il denaro virtuale), bensì lo presta al suo valore nominale (ad esempio nel caso della banconota da 500€. costata 30 centesimi, 500 €. di valore nominale) e in più chiede un piccolo interesse pari allo 0,25%.

Questo è il sistema attraverso il quale oggi viene emessa la moneta in Europa.

Nulla risulterebbe essere problematico (a parte la storia dell’interesse) se tale istituto, la Banca Centrale Europea, che emette l’Euro a regime di monopolio, fosse pubblico e se quindi gli stati chiedendo denaro si indebitassero con loro stessi (come accade in Giappone).

Tuttavia, tale istituto, proprio pubblico, non è.

La Bce è una banca privata, di proprietà degli azionisti delle banche centrali dell’Eu, tutti enti ed organismi non statali, tra costoro ci sono anche alcune delle nostre banche private.

La Banca privata BCE, che è arrogata d'emettere l'entità carta straccia €., potrebbe benissimo affidare la carta allegramente colorata ai singoli Paesi, intesi come entità Stato ovvero comunità riconosciuta nel globo terracqueo come dei propri cittadini.

Sapendo che questa è quasi un'utopia, aggiriamo parzialmente il problema facendo diventare il MPS una banca pubblica, come hanno già fatto con decine (se non centinaia) di banche in Germania e con parecchie banche in Francia e con alcune banche in altri paesi euro.

Perché suggeriamo proprio MPS invece che ne so, la Cassa depositi e prestiti?

Innanzitutto MPS è UN FORNITORE della BCE, OVVERO, sul mercato primario la BCE noleggia la carta colorata emessa con il sudore di spingere un tasto plastificato di una tastiera (0,30 €. circa il costo di questa fatica) al T.U.S. attuale dello 0,25% ai suoi fornitori privilegiati di cui in Italia c'è anche MPS.

MPS quindi è già pronta per essere affidata come banca pubblica, ne ha tutte le caratteristiche, la principale è proprio essere una delle banche privilegiate fornitrici della BCE.

Secondo aspetto importante è che i 5 miliardi di debiti di MPS non diventerebbero più un problema in quanto potranno essere assorbiti in pochi anni, ricomprandoli tramite lo Stato italiano dalla Banca pubblica, un po' come il tapering, ovvero il riacquisto graduale dei titoli carta straccia da parte della FED statunitense (65 miliardi di $. al mese), si potrebbe assorbire il debito con 80 milioni di €. al mese comodamente.

Documento elaborato e Creato da  Alberto De Carli