Il genocidio cambogiano, Pol Pot e i Khmer Rossi
La
vicenda cambogiana sotto la dittatura dei Khmer Rossi è forse la
sintesi di tutto il percorso storico fatto dall'utopia comunista attraverso
i suoi dittatori, le sue rivoluzioni ma sopratutto attraverso i suoi massacri.
Nell'azione di Pol Pot e dei suoi seguaci si raggiunge l'apice dell'orrore
scaturito da una folle teoria rivoluzionaria. Lo spopolamento di intere
città, la costruzione di una nuova civiltà contadina, il
mito della monocultura risicola, l'annullamento di qualsiasi legame o sentimento
umano od il massacro di intere minoranze e classi sociali, sono solo gli
aspetti più evidenti della società che il dittatore cambogiano
ha tentato di creare.
In un intreccio storico di colonialismo, imperialismo
e comunismo ed in un'area geografica tra le più esplosive dell'intero
pianeta, è stato perpetrato quello che forse può essere considerato
il più grande massacro di ogni tempo.
Cartina della Cambogia
La
Cambogia prima di Pol Pot
Prima dei mostruosi sconvolgimenti provocati
dalla follia dei Khmer Rossi, la Cambogia era una piccola nazione del sud-est
asiatico etnicamente piuttosto omogenea nella quale la grande maggioranza
della popolazione era composta dall'etnia Khmer e le principali minoranze
presenti erano quelle cinesi, che controllava il commercio, vietnamita
e Cham, composta da circa 100.000 individui di fede islamica.
Ampi tratti delle caratteristiche del popolo cambogiano vengono direttamente dal periodo del potente regno di Angkor: culto del sovrano, violenza intrinseca generata dal brutale sistema penale, contrapposizione netta tra contadini poveri e ricchi cittadini. Questa rigida impostazione giocherà un importante ruolo nelle vicende che sconvolgeranno la nazione in seguito.
Ampi tratti delle caratteristiche del popolo cambogiano vengono direttamente dal periodo del potente regno di Angkor: culto del sovrano, violenza intrinseca generata dal brutale sistema penale, contrapposizione netta tra contadini poveri e ricchi cittadini. Questa rigida impostazione giocherà un importante ruolo nelle vicende che sconvolgeranno la nazione in seguito.
I templi di Angkor
Nel XV secolo il paese viene occupato dal
Siam che, alternativamente ed insieme a l'Annam, mantengono un protettorato
su di esso fino al XIX secolo. Per evitare l'annessione, nel 1853 il sovrano
Ang Duong invoca l'aiuto francese che viene solo dieci anni dopo.
La Francia
è interessata infatti a creare uno stato cuscinetto tra il Siam,
colonia inglese, e i suoi territori in Vietnam. Nel 1941 i giapponesi occupano
Phnom Penh ma sono cacciati nel '45 quando viene anche proclamata l'indipendenza
della Cambogia. Un anno dopo, però, i francesi ritornano per ridare,
nel 1953, la sovranità al paese che viene governato dal re Norodom
Sihanouk.
Egli, per dare una parvenza di democrazia, abdica
in favore del padre e fonda un nuovo partito, il Sangkum, con il quale
vince le elezioni del '55 ritornando alla guida del paese. Sihanouk cerca
di rilanciare l'economia nazionale e di ristrutturare l'educazione e la
sanità.
Persegue inoltre una politica neutralista sia nei confronti dell'Occidente sia del blocco comunista. La Thailandia, però, preme per modificare i confini tracciati dai francesi mentre dal Vietnam del Sud arrivano numerosi profughi cambogiani vittime di persecuzioni.
Persegue inoltre una politica neutralista sia nei confronti dell'Occidente sia del blocco comunista. La Thailandia, però, preme per modificare i confini tracciati dai francesi mentre dal Vietnam del Sud arrivano numerosi profughi cambogiani vittime di persecuzioni.
A questo
punto il principe stringe i legami con la Cina ed accetta l'installazione
di basi militari vietcong lungo la frontiera: questo provoca l'intervento
statunitense che bombarda queste postazioni. Nel gennaio del '70 Sihanouk
si reca in Francia ed il Primo Ministro Lon
Nol ne approfitta per preparare un colpo di stato messo
in pratica il 18 marzo dello stesso anno.
Il
periodo parigino
La nascita del movimento affonda le sue
origini nei partiti nati a metà degli anni trenta in risposta al
rinato sentimento nazionale Khmer. Tra questi i più importanti vi sono l' Issarak, indipendentista,
i comunisti ed i nazionalisti.
I futuri dirigenti del movimento provengono da questi tre gruppi e si sono
formati tutti prima a Sisowath, la scuola secondaria di Phnom Penh, ed
in seguito a Parigi, dove è stata spostata l'università di
Phnom Penh. Nella capitale francese, alla Casa dell'Indocina, è
presente l'Associazione degli Studenti Khmer,
che inizialmente esprime rivendicazioni indipendentiste e nella quale si
ritrovano gli studenti cambogiani.
Alcuni di essi fondano in seguito il
Circolo
marxista-leninista cambogiano di Parigi, aiutati anche dal
Partito Comunista francese (Pcf), ed in esso confluiscono molti dei futuri
dirigenti Khmer come KhieuSamphan,
Son
Sen ma anche Saloth Sar
(in seguito Pol Pot), Ieng Sary,
Khieu
Thirith e Khieu Ponnary.
Nel '56 viene fondata l'Unione
degli studenti Khmer.
In seguito
molti degli studenti dell'Unione, rientrati in patria, si danno all'attività
politica.
La
nascita dei Khmer Rossi
Nel '60, dopo l'avvenuta rottura con i
comunisti vietnamiti, ventuno esponenti comunisti khmer fondano il Partito
dei lavoratori di Kampuchea diretto da Tou Samouth, Nuon
Chea, Saloth Sar e Ieng Sary, che, cinque anni dopo ('65), diventa il Partito
Comunista di Kampuchea diretto da Saloth Sar.
Il gruppo
dirigente del partito si da quindi alla macchia dove crea i primi nuclei
combattenti nelle province di Kratié e Ratanakiri; queste unità
sono formate dalle tribù dei khmer Leu,
individui vissuti isolati dalla civiltà (e perciò esenti
dalle sue contaminazioni), spesso completamente analfabeti e quindi facilmente
indottrinabili.
Questi gruppi si distinguono per fedeltà e crudeltà
ed agiscono in una regione in alta quota coperta da foreste, ideale per
condurre una guerriglia.
L'incontro tra le teorie degli intellettuali "francesi"
e la rabbia sociale delle classi più disprezzate crea una miscela
esplosiva che si scatena in una violenza senza precedenti.
Due ritratti di Saloth Sar - Pol Pot
Il
colpo di stato di Lon Nol
Il 18 marzo 1970 il maresciallo Lon Nol
attua il colpo di stato che lo porta al potere grazie anche all'appoggio
degli Stati Uniti ansiosi di poter sfruttare la Cambogia in chiave anti-vietnamita.
In un susseguirsi di azioni i cambogiani arrestano, ed in parte uccidono,
circa 30.000 vietnamiti; l'esercito nord-vietnamita risponde invadendo
gran parte del paese mentre gli americani bombardano i territori sottratti
all'esercito di Lon Nol. L'intervento delle forze sud-vietnamite, chiamate
in soccorso da Lon Nol, non fa che aggravare la situazione. Lo scontro
costa molto in termini di vite umane alla popolazione civile che, oltretutto,
fugge in massa dalla campagna per rifugiarsi nelle città: Phnom
Penh passa da 600.000 a 2.000.000 di abitanti. Il bilancio finale della
guerra sarà pesantissimo. Circa 500.000 persone muoiono nelle
zone sottoposte al regime di Lon Nol, mentre circa 600.000
periscono nelle zone "liberate" dai khmer rossi.
Nel frattempo
il principe Sihanouk, rifugiatosi a Pechino, fonda il FUNK
Fronte Unito Nazionale di Kampuchea e forma un
Governo
Reale di Unità Nazionale, GRUNK, del quale fanno
parte Khieu Samphan, Hou Youn e Hu Nim. Da questa alleanza nasce il primo
vero nucleo combattente khmer rosso, che occupa le regioni abbandonate
dai nord-vietnamiti. In queste aree fa per la prima volta la sua comparsa
l'Angkar, l'onnipotente "organizzazione"
che tutto sa, tutto vede e che "provvede" a tutti bisogni della popolazione.
Ed è sempre in queste zone che viene attuato il primo esperimento
di società basato sul modello di Pol Pot: vengono formate delle
comunità con i contadini cacciati dai propri villaggi. Prende il
via anche la prima campagna di epurazione contro i vietnamiti residenti
nelle zone orientali della Cambogia e contro i comunisti rientrati dal
Vietnam del Nord.
17
aprile 1976: Phnom Penh "liberata"
Lo scontro tra americani, vietnamiti e
khmer rossi ha letteralmente sfiancato la popolazione civile che accoglie
quasi con sollievo l'ingresso in città dei "piccoli uomini neri
usciti dalla foresta". Dopo un primo momento però, si inizia subito
a rendersi conto della reale situazione: i giovanissimi soldati khmer non
sorridono mai ed avviano immediatamente lo sgombero totale della città,
circa 2.000.000 di individui, ma anche di tutti gli altri centri
del paese; non vengono risparmiati nemmeno gli ospedali dai quali vengono
cacciati tutti i degenti senza distinzione alcuna. Le folle si disperdono
in ogni direzione e il caos regna ovunque: in questo frangente il nuovo
regime comincia a mietere le prime vittime anche perché si inizia
a censire l'identità di ciascun individuo al fine di poter identificare
quelli appartenenti a gruppi sociali "corrotti": militari, funzionari statali,
intellettuali, religiosi o appartenenti alla Casa Reale. Ingenuamente,
ed è un primo indizio della pessima organizzazione dei quadri khmer,
i sodati impongono la distruzione dei documenti di riconoscimento, di modo
che molti riescono a celare la propria identità ed a scampare ai
massacri. Lo spopolamento delle città si inquadra nella convinzioni
che esse siano centro di corruzione, degrado e svendita dei grandi valori
della società contadina khmer alla corrotta cultura
occidentale. Chiunque ha ricevuto un'istruzione od ha vissuto in
queste realtà deve essere eliminato. Solo le nuove generazioni infatti
sono considerate immuni dai mali della vecchia cultura.
Inizia
il terrore
Tutto il "popolo nuovo" viene diviso in
due categorie: i Nuovi, o popolo
del 17 aprile o '75, ed i Vecchi,
o popolo del 18 marzo o '70 dove i nuovi sono coloro che
sono stati "liberati" per primi dai khmer rossi, mentre gli altri sono
coloro che avevano vissuto nelle aree sotto il controllo dell'esercito
di Lon Nol, o che comunque avevano avuto qualche legame con esso o appartenevano
a qualche categoria corrotta. Contemporaneamente la Cambogia viene totalmente
isolata dal resto del mondo ed il paese diviene un immenso campo di lavoro
dove vengono aperti cantieri ciclopici per la costruzione di immense opere
idrauliche o per la riconversione alla monocultura risicola di tutte le
zone agricole. Tutto questo viene fatto utilizzando la manodopera costituita
dalle folle precedentemente deportate. Ogni individuo deve lavorare e dare
il suo contributo verso l'avvenire radioso promesso dall'Angkar.
Gli orari di lavoro massacranti, la mostruosa violenza dei Mekong
e degli Yotear* sulla popolazione
la penuria di cibo provocata dalle carestie provocate dalla sconsiderata
politica agricola, cominciano però subito a mietere migliaia di
vittime.
Una
nuova società
L'azione dei khmer rossi non si limita
solamente alla costrizione fisica del lavoro nei grandi cantieri, ma colpisce
anche la sfera sociale della cultura cambogiana tentando di distruggere
con ogni mezzo qualsiasi aspetto che possa essere ricondotto al passato.
In questo senso si inquadra l'eliminazione dei nomi propri sostituiti da
appellativi generici; la persecuzione religiosa contro il clero buddista,
la minoranza Cham di fede islamica, le minoranze etniche Thai (ovest del
paese) e khmer Krom (di origine vietnamita); la sostituzione dei tradizionali
sistemi di coltivazione con la monocultura risicola; la distruzione di
tutti legami famigliari ed affettivi per minare l'istituzione della famiglia,
fino ad allora cellula base della società; il divieto di contrarre
matrimoni che non siano autorizzati dalle autorità e l'imposizione
di unioni coniugali da parte delle stesse. Ogni individuo vive nella comunità
assegnatagli dall'Angkar ed in essa lavora nei cantieri di competenza:
tutti hanno un compito ed alla fine della giornata chi non ha prodotto
quanto stabilito ne subisce le estreme conseguenze. Ogni dieci giorni c'è
un giorno di pausa che è totalmente occupato da interminabili sedute
di rieducazione socio-politica.
Ognuno è totalmente soggetto al
potere assoluto, che i mekong possono esercitare, e chi si lamenta per un
qualsiasi motivo viene assassinato con un colpo di zappa sulla nuca o
soffocato con un sacchetto del pattume di plastica.
Pol Pot guida una colonna di contadini al lavoro
E' proibito conservare oggetti provenienti
dalla città ma anche possedere un mestolo od un cucchiaio: tutto
deve essere messo in comune. Manifestare i propri sentimenti può
costare la vita e persino l'abbigliamento è uniformato e tutti devono
portare la divisa nera dei contadini.
L'ideologia dei khmer rossi considera
"buoni" solo coloro che non hanno avuto contatti con la vecchia società
e quindi cerca di plagiare i bambini educandoli ad un estremo individualismo.
Significativamente il sistema di spie creato dall'Angkor fa larghissimo
uso di bambini i quali sono tenuti a spiare persino i propri genitori per
poter riferire ai superiori eventuali mancanze o complotti.
Il
gruppo dirigente del regime
Come abbiamo visto la figura di Pol Pot
è, per lunghi periodi della sua attività, avvolta nel mistero
tanto che la sua identità, ma anche l'esistenza stessa del Partito
Comunista cambogiano da lui guidato, verranno alla luce solo dopo trenta
mesi dall'ascesa al potere.
La direzione e l'organizzazione del regime
cambogiano è comunque gestita da un ristretto gruppo di individui
di cui il nucleo centrale è costituito dal clan familiare di Pol
Pot:
- Saloth Sar, in seguito conosciuto come Pol Pot o Fratello n°1; è il capo del partito e del governo
- Khieu Ponnary, moglie di Pol Pot e sua strettissima collaboratrice
- Ieng Sary, un intellettuale divenuto il numero due del regime
- Khieu Thirith moglie di Ieng Sary e sorella di Khieu Ponnary; è l'ideologa del partito
Il quartetto è poi coadiuvato da altri
personaggi; tra questi bisogna ricordare Khieu
Samphan che rappresenta ufficialmente l'Angkar; Nuon
Chea, il numero tre del regime, Ta
Mok, detto il macellaio uno dei principali responsabili
dei massacri. Nei primi due anni di regime questo gruppo sceglie di presentarsi
sotto la misteriosa denominazione di "Angkar" (Organizzazione), al fine
di disorientare e terrorizzare maggiormente la popolazione che in effetti
vedeva nell'Angkar una potenza quasi divina. Solo il 30 settembre del 1977
Pol Pot, a causa della pressione dell'esercito vietnamita, svela che l'Angkar
è in realtà l'Ufficio Politico del Comitato Centrale del
Partito Comunista.
L'ideologia
dei Khmer rossi
La formazione del pensiero di Pol Pot,
avviene dopo un cammino in cui la formazione in Francia dei dirigenti,
la situazione geopolitica del sud-est asiatico, l'esperienza del Partito
Comunista Indocinese di Ho Chi Min e l'esempio di altre realtà basate
sul modello marxista-leninsta rappresentano tappe fondamentali per lo sviluppo
dell'ideologia del partito. Se alla miscela di queste esperienze aggiungiamo
due caratteri fondamentali della cultura khmer quali l'orgoglio
nazionale e l'atavico odio nei
confronti dei vietnamiti, otteniamo i principi che, già
da prima della presa del potere, costituiscono la linea politica del Partito.
Anche il fascino che l'antica potenza di Angkor ha sui khmer rossi, contribuì
a far chiudere su se stesso il regime ma anche l'intera nazione cambogiana,
isolata dal resto del mondo, e spinta verso un modello socio-economico
che avrebbe dovuto garantire l'autosufficienza totale della nazione. La
follia della purificazione razziale rivolta contro i Vecchi e le minoranze
etniche è perciò tesa alla costruzione di un nuovo popolo
khmer esente da ogni corruzione culturale ed ideologica: questo popolo
nuovo sarebbe dovuto essere formato dai bambini e dagli adolescenti cresciuti
sotto la "protezione" dell'Angkar. La follie politica, però, annientò
l'intero tessuto sociale ed economico del paese (proprio quello che avrebbe
dovuto cambiare) creando una spirale di odio e terrore che finisce, in
poco tempo, per divorare l'Angkar stesso.
Il
fallimento della politica khmer
Le nuove opere di cui viene avviata la
costruzione richiedono masse enormi di lavoratori che vengono presto decimate
dalla fatica ma anche dalla fame e dalla diffusione di epidemie di colera
e malaria. La nuova politica, come detto, non risparmia nessuno e comincia
a mietere le sue vittime tra le categorie fisicamente più deboli.
Chi non ha le forze di lavorare per la comunità non ha diritto a
ricevere il cibo ed è quindi destinato alla morte. Anche il ricovero
in ospedale rappresenta solo un'inutile agonia poiché questi luoghi
sono deputati alla raccolta dei morti più che luoghi di cura. La
sconsiderata politica agricola, che tende ad una produzione continua ed
incessante senza il rispetto dei cicli naturali e delle più elementari
tecniche di coltivazione, da ben presto i suoi disastrosi risultati. La
carestia è ormai una costante di vita per i cambogiani anche se
bisogna annotare che yotear, mekong e quadri del partito, non soffrono
mai la fame e si accaparrano molto del cibo disponibile. Lo stesso Pol
Pot dirige il regime dalla tanto disprezzata Phnom Penh dove ingrassa insieme
ai suoi collaboratori e gira la città con tanto di autista. Anche
la raccolta di frutti spontanei è proibita dal regime in quanto
tutto deve essere messo in comune. E' a questo punto, forse, che la tragedia
cambogiana raggiunge il culmine: la carestia ed il clima di follia spingono
alcuni individui ad atti di necrofagia. Per finire, anche le ciclopiche
opere di idraulica avviate dal regime, erette con metodi e conoscenze inadatte,
si rivelano un clamoroso fallimento: argini appena costruiti si sfaldano
da soli, le nuove dighe si aprono alle prime piogge, i canali di irrigazione
portano l'acqua in senso contrario a quello corretto. Tutto questo, unito
alla mostruosa violenza delle milizie comuniste, produce una carneficina
senza precedenti.
Il
terrore dei complotti: cominciano le purghe
"Il punto culminante del terrore
è raggiunto quando la polizia di stato comincia a divorare i propri
figli, quando il carnefice di ieri diventa la vittima di domani"**.
Tutto il partito, in seguito anche ai clamorosi insuccessi agricoli ed
economici che presto diventano anche militari, entra in una spirale di
sospetto ed odio che porta a sospettare dichiunque
di un complotto contro l'Angkar. Tutti gli insuccessi, di qualsiasi natura
essi siano, sono imputati a fantomatici agenti vietnamiti oppure a piani
della CIA americana. Nelle zone dove i piani agricoli non danno i risultati
sperati (e come potrebbero!!!) i quadri del partito sono subito accusati
di collaborazionismo con i vietnamiti o con gli americani e sono ben presto
eliminati. Nel '76 le milizie della Zona Speciale (il paese era stato suddiviso
in sei zone) e quelle della Zona est decimano i "traditori" della Zona
Nord, nel '77 le truppe del Sud- Ovest intervengono nella zona del Nord-Ovest
mentre nel '78, nella Zona Est, 100.000 persone, vengono massacrate con
l'accusa di collaborazionismo filo- vietnamita. Tutta la dirigenza del
partito, ma anche l'intera popolazione, è comunque soggetta a questo
processo di autodistruzione: i campi di sterminio per "nemici interni"
spuntano in tutto il paese. Tra di essi il più "celebre" è
quello di Tuol Seng a Phnom
Penh dove muoiono almeno 20.000 persone, la maggior parte dei quali ex
quadri del partito comunista sospettati di un qualche complotto o comunque
in disaccordo con la linea del partito.
Foto di detenuti assassinati nel carcere di Tuol Seng (foto di Richard S. Ehrlich)
L'invasione
vietnamita e la fine del regime
Ormai l'intero partito è in preda
ad un cancro interno che lo sta corrodendo ed il clima di terrore è
generalizzato a tutti i livelli. Dopo la grande purga della zona est, alcuni
dirigenti tra i quali Heng Samrined Hun Sen si danno alla fuga e fondano
il FUNSK Fronte Unito Nazionale per la Salvezza
della Kampuchea: essi sono anche i primi a rivelare al mondo
intero l'enormità dei crimini di Pol Pot. A questo punto i vietnamiti
approfittano della situazione e, forti di un esercito di un milione di
uomini, invadono la Cambogia il 25 dicembre '78. Rapidamente Phnom Penh
è raggiunta e conquistata il 7 gennaio '79 e qui viene fondata la
Repubblica
Popolare di Kampuchea guidata da Heng Semrin. Comincia l'esodo
della popolazione civile verso la Thailandia che li ospita, dall'ottbre
'79, in campi profughi. In patria, ma solo nelle zone liberate, il nuovo
regime è gestito da ex khmer rossi riciclati, mentre nelle aree
ancora sotto il controllo dei khmer rossi il genocidio continua come prima.
A questo punto anche Pol Pot, datosi malato, si nasconde, mentre Khieu
Samphan diventa il capo del Partito del Kampuchea
democratico creato nell'81 al posto del PCK. Esso crea,
nel marzo '81, il Fronte Unito Nazionale per
la Cambogia Indipendente che, assieme ai khmer rossi ed
a altri oppositori al regime di Heng Samrin, da vita ad una coalizione
che occupa il seggio cambogiano presso l'ONU.
Un'immagine di Pol Pot morente
A seguito del ritiro delle truppe vietnamite,
nell'ottobre 1991, viene formato un nuovo governo presieduto dal redivivo
Sihanouk di cui fa parte anche Khieu Sampan. In quel momento, i Khmer rossi
occupano ancora il 15% del territorio e, nelle zone sotto il loro controllo,
applicano ancora il terrore sperimentato in passato.
Nel '93 le forze di
pace statunitensi inviate in Cambogia, tentano un reinserimento dei khmer
rossi nel sistema politico cambogiano, ma i guerriglieri hanno perseverato
nelle guerra al governo. Nel '96, dopo la conclusione delle trattative
avviate nel '94, il re concede l'amnistia così che già nel
1997 alcuni gruppi di escono dalla clandestinità rinnegando Pol
Pot.
Il dittatore muore invece nel 1999 a causa di un attacco cardiaco
dopo che ormai è stato abbandonato da tutti e braccato dai suoi
stessi uomini nel suo ultimo rifugio nella giungla cambogiana a ridosso
del confine thailandese.
Le
vittime del genocidio
La stampa internazionale, ma anche larga
parte delle forze politiche, hanno, all'epoca dei fatti, ampiamente sottovalutato
l'effettiva gravità della tragedia cambogiana sia per la totale
chiusura del paese ordinata da Pol Pot sia per il disinteresse, spesso
anche convenienza politica, dei partiti e dei governi occidentali.
Alcune
notizie appaiono sporadicamente già nell'autunno del '74 (Washington
Post, New York Times) e nel '77 in Francia con la pubblicazione di Cambodge,
année zero di padre Francois Pouchard, ma è solo
nel gennaio del '79, quando i vietnamiti ritrovano i documenti dei khmer
rossi inerenti i campi di sterminio, che la reale portata del genocidio
appare in tutta la sua mostruosità.
A seguito dei ritrovamenti viene
svolto un processo farsa imputando a Pol Pot e Yeng Sary le accuse di genocidio:
i due sono gli unici condannati (in contumacia) mentre per gli altri responsabili
non viene presa nessuna iniziativa. Anzi alcuni di loro, tra cui Hun Sen,
trovano il modo di riciclarsi nella vita politica cambogiana e ricoprono
attualmente posti importanti nelle istituzioni cambogiane.
Le cifre sul totale delle vittime causate
dal regime dei khmer rossi sono spesso discordanti (molto più che
in altri casi) ma è innegabile che i crimini siano tanto efferati
da poter parlare di genocidio.
Alcune stime, peraltro discordanti, sono:
- l'ex presidente Lon Nol giudica le vittime dei khmer rossi in 2.500.000 di individui;
- Pen Sovan, ex segretario del Partito popolare rivoluzionario della Kampuchea, parla di 3.100.000 vittime;
- gli studi di Ben Kiernan propongono un totale di 1.500.000 di morti;
- David Chandler, che ammette di non aver effettuato una valutazione analitica, parla di 800.000-1.000.000 come cifra minima
- uno studio della CIA, basato su dati approssimativi e considerando la denatalità indotta, parla di 3.800.000 persone morte tra il 1970 ed il '79 ***
- infine il volume Lo stato criminale di Yves Ternon giudica tra 1 e 2 milioni le vittime causate dal regime di Pol Pot
Certamente, però, il regime cambogiano
è stato particolarmente spietato nei confronti degli esponenti religiosi
e delle minoranze etniche; infatti, prima del'75, vivevano in Cambogia
60.000 monaci mentre i sopravvissuti dopo il '79 erano solamente 3.000.
Le popolazioni Cham, di fede islamica, furono forse le più colpite
e circa metà degli appartenenti a tale gruppo fu eliminata. Una
sorte non dissimile subirono le minoranze dei khmer Krom e dei Thai. Nel
gennaio 1996 il "Cambodian Genocide Program",
finanziato dagli Usa, ha comunque accertato l'esistenza di circa
20.000 fosse comuni.
Comunque, nonostante
esistano tutte le condizioni storico-giuridiche e vi sia abbondanza di
prove, l'ONU non ha mai istituito un processo contro i responsabili del
genocidio.
Come se non bastasse, nel settembre del '79, l'Assemblea Generale,
ha accettato i khmer rossi quali rappresentanti della Cambogia in seno
all'ONU.
Note
*: gli yotear sono i soldati dell'esercito
dei khmer rossi e possono essere considerati i guardiani della rivoluzione,
mentre i mekong sono i sorveglianti di lavoro addetti all'amministrazione
e all'organizzazione di tutte le attività produttive. Erano contadini
o giovani ragazzi a cui questo ruolo veniva assegnato in quanto non legati
alla società corrotta che si tentava di sradicare.
**: vedi "Lo stato criminale" di Yves
Ternon che cita Hannan Arendt
***: tutte le valutazioni sono tratte dal
volume "Il libro nero del comunismo"
Biografia:
- Il Racconto di Peuw bambina cambogiana, tradotto da Natalia Ginzburg, edizioni Einaudi anno 1986 (II edizione).
- Lo Stato Criminale, i genocidi del XX secolo, di Yves Ternon edizioni Corbaccio 1997
- Il Libro Nero del Comunismo, di Courtois, Werth, Panné, Paczkowski, Bartosek, Margolin edizioni Mondadori 1998
- Pol Pot, una tragedia rossa, di Fabio Giovannini ed. Datanews 1998
- Il film "Urla del silenzio", di Roland Joffe, uscito nelle sale nel 1984
deca