10.2.14
ONU E UE: RIEDUCAZIONE FORZATA DEI BAMBINI SUL MODELLO GAY
di Gianni Lannes
L’offensiva del nuovo ordine mondiale è ormai evidente, ma in Italia domina il letargo della ragione. E’ in atto una convergenza di attacchi intrusivi alla famiglia e alla libertà delle persone, che fa a pezzi l’etica. Già, ma chi se n’è accorto? Quasi nessuno. Ma c'è di più e di peggio: lo sdoganamento finale della pedofilia.
Prendiamo a riferimento la recente approvazione del parlamento europeo della relazione Lunacek: un atto che impegna i paesi membri ad approvare una serie di modifiche legislative che vanno dalla legge contro l’omofobia ai matrimoni gay fino alle adozioni da parte di coppie gay, condita da raccomandazioni sulla rieducazione sessuale da impartire fin dalle scuole dell’infanzia. Con tanti cari saluti alla sovranità legislativa degli Stati nazionali.
Non è tutto. Ne avevo già argomentato. Ecco, dunque,
il rapporto del Comitato delle Nazioni Unite per i diritti dei minori. Diciotto
esperti, scelti non so come e da chi, i quali ordinano al vaticano non solo di
modificare le sue idee in fatto di aborto, omosessualità e leggi al riguardo, ma
perfino di stravolgere i programmi scolastici in vigore nelle scuole
cattoliche. Proprio così.
Si invita con forza la Santa Sede a prendere
provvedimenti e misure per rimuovere dai libri di testo in uso nelle scuole
cattoliche - ossia in scuole non statali, per la maggior parte gestite da
cooperative di genitori, dunque libere - gli “stereotipi di genere” (“to remove
from Catholic Schools textbooks all gender stereotyping”). Allora, quali
stereotipi? Chi decide cosa siano gli stereotipi di genere? Tipo chiamare
“padre” e “madre” i genitori?
Altrettanto preoccupante è l’ingerenza nell’ambito
scolastico. Non mi interessa che siano cattoliche, valdesi, ebraiche, atee o
che altro. Ora è in ballo la libertà di scelta in campo educativo, un valore
delicatissimo, tutelato persino dalla Costituzione (stracciata dal Trattato di
Lisbona).
Chi diamine è l’Onu per dire cosa una scuola pubblica o privata deve mettere
o non inserire nei programmi scolastici, fatto salvo il rispetto della
legislazione vigente e gli standard formativi
previsti dal ministero dell’Istruzione?
Prima ancora di entrare nel merito, trovo
insopportabile la violenza con cui si procede, l’ingerenza. E la volontà
“rieducativa”, travestita da progresso dei diritti civili. Ma quali e decisi da
chi?
Eppure nessuno insorge. Sembra normale. Ci
scandalizziamo se l’Europa ci impone il rigore e non diciamo nulla se ci toglie
la libertà di pensare. Di educare i nostri figli, di pronunciare le parole
“padre” e “madre”.
Alle Nazioni Unite e all’Europa
delle banche telecomandante dei bambini stuprati, violentati o uccisi non
interessa niente. In Italia soltanto nel 2013 - secondo il ministero
dell’Interno - sono spariti più di 3 mila minori.
Il
paradosso è che l’Onu non ha nemmeno bisogno di
agitarsi troppo. Perché le sue indicazioni sono state anticipate
anzitempo,
quasi ovunque in Italia grazie al governo Monti (alla voce Fornero). In
numerose scuole i moduli di iscrizione hanno sostituito “padre” e
“madre” con
“genitore 1” e “genitore 2”. Il tutto senza che il popolo, o gli eletti
dal
popolo, siano stati minimamente consultati.
Questa convergenza di iniziative sempre più
impositive prima che essere contrarie al buono senso e alla ragione, prima che
essere un’ingerenza negli affari di altri Stati, prima che essere un attentato (legalizzato) alla libertà
religiosa, sono fastidiosamente illiberali. Perché impongono uno standard
coercitivo della mentalità dominante.
Di più: una nuova morale. Quella per
cui la differenza biologica tra maschio e femmina non conta e la distinzione
tra i sessi è frutto di scelte culturali, germinate dal contesto. Pensiero
legittimo, ma un pensiero. E nessun organismo nazionale o internazionale
dovrebbe arrogarsi di imporre un pensiero.
E’ già accaduto nelle dittature.
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http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/2014/01/italia-piu-di-3-mila-minori-scomparsi.html
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