venerdì 28 marzo 2014

Kiev centrifuga, Mosca centripeta



 La Rutenia (sub)carpatica (ruteno e ucraino: Карпатська Русь, Karpats’ka Rus’; slovacco e ceco: Podkarpatská Rus; ungherese: Kárpátalja; romeno: Transcarpatia; polacco: Zakarpacie; tedesco: Karpatenukraine) è una piccola regione storica e geografica dell'Europa centro-orientale situata nell'attuale Ucraina occidentale (nell'oblast' di Transcarpazia), nonché all'estremità orientale della Slovacchia (regioni di Prešov e Košice).
La regione dichiarò brevemente la sua indipendenza nel 1939 come Ucraina Carpatica; sue città principali sono Užhorod e Mukačeve.
Si tratta di una regione etnicamente diversificata, abitata da ucraini, ruteni, lemko, ungheresi, slovacchi, rumeni, bulgari e russi. Ha anche piccole minoranze di bogomili, hutsul, ebrei, rom, siculi/szekely e csángó.

 

Ora anche la Rutenia vuole entrare nella Federazione russa e a sud la Transnistria preme per entrare, Kiev stretta in una morsa ......

Ucraina: Kiev centrifuga, Mosca centripeta


Alessandro Lattanzio

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Tutte le unità militari di stanza in Crimea sono sotto il controllo dei militari russi, e gli ultimi militari ancora ucraini hanno sgomberato la penisola, ha dichiarato il Primo Vicepremier della regione Rustam Temirgaliev. In totale 147 unità militari di stanza in Crimea hanno sostituito la bandiera ucraina con quella russa aderendo alle forze armate della Russia. Anche la bandiera di Sant’Andrea della Marina russa è stata issata da 54 delle 67 navi della marina ucraina. Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che solo 2000 dei 18000 militari ucraini in servizio in Crimea hanno deciso di lasciare la penisola. Il ministro della Difesa russo Shojgu ha nominato l’ex-comandante della marina ucraina, Denis Berezovskij, vicecomandante della Flotta russa del Mar Nero. A sua volta il ministro della Difesa ucraino Igor Tenjukh ha detto che “nonostante l’ordine ai comandanti di usare le armi” per riprendersi le navi, questi “purtroppo” hanno deciso di agire autonomamente, passando ai russi. “La mia profonda gratitudine a tutti quei comandanti ucraini che hanno sfidato l’ordine folle di iniziare la guerra con la Russia e permesso il passaggio pacifico del loro equipaggiamento alle forze russe”, afferma il sito Moon of Alabama.
In una conversazione telefonica l’ex-premier e capo dell’opposizione ucraina Julija Timoshenko ha detto che era giunto il momento di ridurre in cenere la Russia. Durante la telefonata con Shufrich, vicesegretario del consiglio per la Difesa nazionale d’Ucraina, Timoshenko dice che gli ucraini devono prendere le armi contro i russi “in modo che non rimanga della Russia neanche la terra bruciata. È andata oltre! Dobbiamo prendere le armi e uccidere questi maledetti  insieme al loro leader”.
Shufrich: sulla… Crimea, ti dico, sono scioccato! Scioccato! Proprio oggi ho avuto un colloquio con il nostro amico, quasi piangeva… e gli ho chiesto come andava…
Timoshenko: Vedete, io sono pronta a prendere il mitra ora e a sparargli in testa…
Shufrich: Ho detto ieri che se, Dio non voglia, potrebbe esserci un conflitto militare… Se ci sarà, Dio non voglia, se ci sarà un conflitto militare, io sono un riservista e mio figlio maggiore è un ufficiale riservista, prenderemo le armi e difenderemo il nostro Paese.
Timoshenko: …Senti, bisogna andare oltre. Fanculo… dovremmo prendere le armi e uccidere questi stronzi di russi assieme ai loro capi.
Shufrich: Io dico…
Timoshenko: Vorrei essere lì e sparare a tutto spiano, avrebbero mangiato merda invece di prendersi la Crimea.
Shufrich: A proposito, sai ci ho pensato anch’io. Se tu fossi stata qui al posto nostro, avrebbe potuto essere… ma non abbiamo nessuna capacità militare… e sai  cos’è più doloroso…
Timoshenko: Avrei trovato il modo di uccidere quei deficienti.
Shufrich: E sai…
Timoshenko: E spero che appena potrò riprenderò tutti i miei collegamenti e allerterò tutto il mondo in modo da trasformare la Russia in un campo bruciato.
Shufrich: Io dico che ti sono alleato qui, e anche di più. Voglio dirti… beh abbiamo avuto un colloquio oggi, questa mattina c’è stata una conferenza dei capi di partito e poi ho parlato con Viktor. Vitja ha chiesto che cosa dobbiamo farne degli 8 milioni di russi che vivono ancora in Ucraina? Sono fuorilegge!
Timoshenko: Accidenti, dovremmo sparare bombe atomiche contro di loro!
Shufrich: Non vorrei discutere con lei qui, perché ciò che è successo è terribile. Ma c’è una possibile alternativa, perché oggi ci sono azioni senza dubbio illegali. Queste azioni illegali dovrebbero essere considerate in un qualche tribunale internazionale…
Timoshenko: Beh, andiamo all’Aja, la Corte Internazionale di Giustizia…
Timoshenko ha confermato l’autenticità del nastro ma ha sostenuto che la fine della conversazione è stata modificata.

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L’ex premier fu accusata di corruzione nel 2010 e l’11 ottobre 2011 fu condannata a sette anni di carcere per appropriazione indebita e abuso di potere. Venne anche obbligata a versare allo Stato 188 milioni di dollari. Ma intanto ad essere liquidati sono i capi neonazisti ucraini; il ducetto di Pravy Sektor Aleksandr Muzichko è stato ucciso il 24 marzo sera durante un’operazione delle forze speciali ucraine. Muzichko si trovava in un caffè della città di Rovno quando un’operazione delle forze speciali è stata lanciata per neutralizzare il suo gruppo. Muzichko aveva tentato di scappare da una finestra aprendo il fuoco contro le forze dell’ordine e ferendo un agente prima di essere ucciso. Le sue tre guardie del corpo armate con fucili d’assalto e pistole sono state arrestate. Muzichko aveva torturato e trucidato almeno 20 militari russi in Cecenia, nei primi anni 2000, motivo per cui è stato condannato in contumacia da un tribunale russo all’inizio del mese. Anche i procuratori ucraini avevano emesso un mandato di cattura contro di lui per aggressione al pubblico ministero di Rovno. Il ministro degli Interni golpista Arsen Avakov aveva detto che Muzichko sarebbe stato punito a norma di legge. Infatti, Muzichko aveva avvertito in precedenza che avrebbe potuto essere ucciso dal procuratore generale e dal ministro dell’Interni dell’Ucraina. Muzichko era noto anche come Sashka Bili, pseudonimo che usava nel 1994-1995 quando guidava i volontari ucraini contro la Russia nella guerra cecena. Era ricercato dalla Russia per terrorismo. Muzichko sarebbe tra i mandanti dei cecchini che uccisero 103 persone a Kiev. I nazisti di Fazione Destra hanno minacciato Arsen Avakov per la liquidazione del loro capo Muzichko, promettendo vendetta, “ci vendicheremo con Arsen Avakov per la morte del nostro fratello“, ha detto il coordinatore di Rovno di Fazione Destra Roman Koval: “La morte di Muzichko è un assassinio ordinato dal ministro“. L’operazione speciale contro Muzichko sarebbe stata effettuata su ordine e comando diretto del capo dei servizi segreti ucraini Valentin Nalivajchenko. “L’obiettivo dell’operazione non era catturarlo, ma neutralizzarlo, di liquidarlo“, poiché Muzichko con le sue azioni screditava i golpisti di Kiev. A Poltava, l’Ufficio per la lotta contro la criminalità organizzata arrestava altri capi locali di Fazione Destra: Ilja Kivu, Ivan Balatskij, Maksim Levchuk e altri tre individui.
Secondo la ITAR-TASS, poiché i golpisti a Kiev ritengono che il servizio di sicurezza non sia in grado di sopprimere le proteste e di neutralizzare il movimento filo-russo nelle regioni orientali, avrebbero arruolato mercenari della Greystone Limited filiale della Blackwater/Academi, per compiti di polizia e protezione della sicurezza dello Stato. L’iniziativa sarebbe dovuta agli oligarchi Igor Kolomojskij e Sergej Taruta, nominati dai golpisti governatori delle regioni di Dnepropetrovsk e Donetsk. Durante un incontro con il ‘presidente’ Turchinov su come fermare le proteste nelle regioni orientali, Kolomojskij aveva osservato: “perché reinventare la ruota se ci sono persone che capiscono bene tanto quanto si fanno pagare“.

Nel frattempo l’Ucraina procede sulla strada della dissoluzione:

Lettera aperta del popolo ruteno al Presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovich Putin

Egregio Signor Presidente della Federazione Russa!

Ci appelliamo a voi, Presidente della Grande Madrepatria, investito dagli obblighi contratti con il nostro Paese che non era e non è dedito alla sottomissione coloniale all’Ucraina, ma piuttosto al recupero, alla stabilità e all’unità. Abbiamo sempre onorato il livello assai elevato dei valori della civiltà (educazione, scienza, occupazione, stabilità e prestazioni sociali per i ruteni) portati dal fraterno popolo russo nella Russia Subcarpatica dal 1944, distrutti dall’Ucraina negli ultimi 22 anni. L’urgenza di questo appello è dovuto all’occupazione illegale del potere da parte dei nazionalisti galiziani e delle aree circostanti la Transcarpazia. Attualmente la Transcarpazia, quale ultima roccaforte occidentale russa, è minacciata dall’illegalità dei nazionalisti galiziani. I deputati del Consiglio regionale della Transcarpazia, comprati dal clan dei kollabò nazisti di Balogh, hanno votato il 29 gennaio 2014 l’abolizione della legittima autorità nella regione Transcarpazia. Il governo ucraino e la Costituzione dell’Ucraina, la sera del 29 gennaio 2014, hanno cessato di esistere nei Carpazi ed entrava automaticamente in vigore l’indistruttibile statuto dell’autonomia della Rutenia dei Carpazi. Ovviamente il potere in Transcarpazia è stato occupato con il pretesto dell’”obiezione ai valori europei e alle riforme democratiche”, avviando una catastrofe umanitaria per il popolo ruteno e tutti gli abitanti di Transcarpazia, per mano dei nazisti galiziani e dei loro collaboratori locali. Gli invasori hanno ufficialmente occupato tutte le forze di polizia  assoggettandole al cosiddetto e incostituzionale parlamento popolare della Transcarpazia da loro creato. Grava una possibile nuova tragica distruzione dei ruteni, come accaduto 100 anni fa nel campo di concentramento austriaco nel 1914 (Terezin – Talerhof) e nel 1939 (Dumen, presso Rakhova).  La Rutenia Carpatica, una terra dove il potere era volto verso la Federazione Russa e l’Ucraina è stata posta sotto il controllo del clan Balog e dei suoi servi della Galizia. In questa situazione, il governo della Rutenia dei Carpazi, la comunità dei Rusyn, ha chiesto al Presidente della Federazione Russa, nello spirito degli accordi fraterni con l’Ucraina (che ora, a causa della distruzione dei nazisti galiziani, non esiste più), di condurre un’operazione di peacekeeping per un breve periodo, e la restaurazione dello Stato pre-sovietico della Repubblica dei Precarpazi, chiamata Transcarpazia Ucraina dal 26 novembre 1944, nell’Ucraina Sovietica.
Il referendum del 1 dicembre 1991, secondo la volontà politica del nostro popolo, sostenne la rinascita dello Stato ruteno e ciò ci spinge ad inviarLe questo messaggio, signor Presidente. Sulla  base delle decisioni del Congresso Nazionale dei Rusyn europei dei Carpazi del 25 ottobre 2008, della legge che ricrea la Repubblica della Rutenia Carpatica, del governo nazionale ruteno della Repubblica della Rutenia Carpatica e delle decisioni del Primo Congresso Mondiale dei ruteni dei Precarpazi del 25 aprile 2009, a Pardubice. L’ultimo atto giuridico internazionale della volontà del nostro popolo, in Unione Sovietica, (secondo la “Legge dell’URSS sui referendum nazionali e locali” del 1991), fu il plebiscito nel referendum locale in Transcarpazia del 1.12.1991, di 22 anni fa, quando i risultati del referendum riconobbero l’atto quale documento legittimo che esprime la volontà del popolo di Transcarpazia. Sostenuto dalla maggioranza della popolazione (76,8%),  specificatamente prevede per legge che la “Transcarpazia sia uno speciale territorio autonomo, soggetto di diritto internazionale, e distinto dale altre unità territoriali-amministrative”, il che significa autonomia nell’Ucraina. Oggi i ruteni non vogliono essere parte di questa Ucraina, dove la rivolta nazista galiziana minaccia i ruteni di pulizia etnica. Noi, ruteni, come tutti i residenti della Transcarpazia, abbiamo tutte le ragioni giuridiche internazionali per appellarci a Lei, signor Presidente, per il riconoscimento dello Stato della Rutenia Carpatica, in questo momento, per un’operazione di mantenimento della pace e neutralizzazione del nazismo galiziano in Transcarpazia. Il ruolo di peacekeeping russo nel mondo è ben chiarito dalla risoluzione della crisi siriana. Crediamo che il ruolo di mantenimento della pace della Federazione russa in Ucraina avrà successo nell’interesse del Paese.
Cordiali saluti, Primo Ministro della Repubblica della Rutenia Carpatica, coordinatore della Rete Rusyn, Pjotr Getsko

Inoltre, l’associazione di Getsko fa appello al movimento ruteno russo e ucraino e a tutte le associazioni e organizzazioni russe e filo-russe dell’Ucraina. “Reagiamo, o altrimenti i nazisti incontrollati ci schiacceranno. Dobbiamo rispondere a qualsiasi forma d’intolleranza e a qualsiasi manifestazione del fascismo galiziano, fisico, informativo, famigliare, nel lavoro, tra i vicini di case, a casa. È passato il momento di aspettare, è il momento di essere attivi. È necessario creare una rete di resistenza e di coordinamento per frenare la diffusione della metastasi in Ucraina. Tutti devono opporsi al fascismo galiziano, in qualsiasi forma, ovunque!
Anche il ministro degli Esteri della Repubblica di Transnistria, Nina Shtanskij chiede aiuto a Mosca

Siamo lieti di dire che l’esito del referendum della Crimea coincide con i risultati del referendum in Transnistria del 17 settembre 2006, quando oltre il 97 per cento degli elettori scelse l’indipendenza e l’unificazione volontaria con la Russia. L’evidente condivisione della volontà espressa dal popolo in Crimea e Transnistria dimostra che il mondo russo si sta unendo e il desiderio del popolo per l’unità non può essere fermato”.

Nina Shtanskij
Nina Shtanskij

Mosca nel frattempo ha imposto sanzioni contro il Canada, in risposta alle sanzioni adottate da Ottawa verso alcuni funzionari russi. “Questo passo è la risposta alle azioni inaccettabili dei canadesi che danneggiano gravemente le relazioni bilaterali“, ha detto il portavoce del Ministero degli Esteri russo Aleksandr Lukashevich.
Le sanzioni riguardano 13 alti funzionari, legislatori e attivisti canadesi. Ma Mosca, tuttavia, rimane aperta a una cooperazione costruttiva e onesta con il Canada, “abbiamo bisogno di questa cooperazione quanto Ottawa. Detto ciò, non è un segreto che reagiamo ad azioni ostili, non importa da quali motivi siano spiegate. Speriamo che funzionari e politici canadesi ne traggano le conclusioni adeguate“. Mosca “si rammarica” che Ottawa abbia scelto di sostenere l’attuale regime illegittimo a Kiev. I cittadini canadesi il cui ingresso nel territorio della Federazione Russa è vietato sono Christine Hogan, consigliera per gli affari esteri e la politica di Difesa del primo ministro; Wayne G.Wouters, direttore del Privy Council e segretario di gabinetto; Jean-Francois Tremblay, vicesegretario di gabinetto; Andrew Sheer, speaker della Camera dei Comuni; Peter Van Loan, leader del partito conservatore alla Camera dei Comuni, Raynell Andreychuk, presidente della commissione del Senato per gli affari esteri e del commercio internazionale; Dean Allison, presidente della commissione per gli affari esteri e sviluppo internazionale, Camera dei Comuni; Paul Dewar, vicepresidente della commissione per gli affari esteri e sviluppo internazionale, Camera dei Comuni; Irwin Cotler, vice-presidente della sottocommissione per i diritti dell’uomo internazionali del Comitato permanente per gli affari esteri e sviluppo internazionale, Camera dei Comuni; Ted Opitz, deputato conservatore; Christia Freeland, deputata liberale; James Bezan, deputato conservatore; Paul Grod, presidente del congresso ucraino-canadese.
Linguaggio ostile, sanzioni e forza non contribuiscono a una soluzione pacifica e duratura nel rispetto del diritto internazionale, compresi i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite“. I Paesi BRICS hanno espresso preoccupazione per la possibilità che la Russia non partecipi al prossimo vertice G20 di Brisbane. “La partecipazione al G20 appartiene indistintamente a tutti gli Stati membri e nessuno Stato membro può definire unilateralmente la natura e il carattere del vertice“, hanno sottolineato i ministri degli Esteri dei BRICS.

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