L'agricoltura biologica rigenerativa può mitigare i cambiamenti climatici
I processi biologici possono immagazzinare da 2 a 6 tonnellate di carbonio per ettaro per anno.
Se fossero diffusi su scala planetaria potrebbero quindi neutralizzare tra il 20 e il 60% delle emissioni, mentre un ulteriore contributo verrebbe dai pascoli biologici.
Secondo il Rodale Institute, l’agricoltura biologica ha il potere di ridurre in modo significativo i cambiamenti climatici riuscendo a immagazzinare in modo efficiente il carbonio nel sottosuolo.
Studi effettuati in varie parti del mondo mostrano infatti che l’agricoltura biologica permette di immagazzinare carbonio nelle terre arabili con un ritmo compreso tra 2,4 e 6,4 t per ettaro per anno.
Se venisse applicata a livello globale questo
significherebbe sequestrare una quantità di carbonio compresa tra 10 e
30 miliardi di tonnellate all’anno, cioè tra il 20% e il 60% delle emissioni di CO2 dell’intera umanità .
Interventi simili sui pascoli permetterebbe un ulteriore recupero di
carbonio, fino al 70% delle emissioni. Nell’ipotesi più pessimistica,
l’agricoltura biologica potrebbe mitigare le emissioni, mentre in quella
più ottimistica potrebbe addirittura invertire la tendenza della CO2 atmosferica.
Bisogna inoltre considerare il fatto che per ogni ettaro passato dal
chimico al biologico si ridurrebbero anche le emissioni in atmosfera di
gas serra, per cui il contributo sarebbe doppio.
Invece di baloccarsi con improbabili e pericolose tecniche di
geoingegneria, è quindi assai più sensato iniziare a praticare una
tecnologia semplice, sperimentata, disponibile e senza
controindicazioni, qual è l’agricoltura bio.
Peccato che chi produce
fertilizzanti e pesticidi si trovi dall’altra parte della barricata…
(1) Secondo la definizione del Rodale Institute, l’agricoltura biologica rigenerativa è una sorta di processo autofertilizzante
che migliora le risorse che usa invece di saccheggiarle o distruggerle.
E’ una pratica agricola che va oltre essere sostenibile, migliorando la
fertilità dei suoli.
Vengono utilizzati cicli chiusi per i nutrienti, maggiore biodiversità , più piante perenni e meno annuali e maggiore affidamento sulle risorse interne piuttosto che esterne.
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