EFFETTI DI ESPLOSIONI
NUCLEARI E SCENARI DI GUERRA NUCLEARE
Roberto Renzetti
PREMESSA Tutto cominciò così:
Figura
1: La prima bomba atomica viene spostata nel Trinity Site del New Mexico
Figura 2: la bomba viene agganciata per essere issata su un
traliccio
Figura 3: inizia l'innalzamento
Figura 4: la bomba in posizione
Figura 5: a 0,006 secondi dall'inizio dell'esplosione
Figura 6: a 0,16 secondi dall'inizio dell'esplosione
Figura 7: a 10 secondi dall'inizio dell'esplosione
Figura 8: a 13 secondi dall'inizio dell'esplosione
Figura 9: "Se la luce di mille soli
scoppiasse nel cielo nello stesso istante, sarebbe come questo glorioso
splendore" (Bhagavadgîtâ, poema indù). "Io sono
la morte, che carpisce ogni cosa che scuote i mondi " (Sri Krishma, da
un poema indù): questi i versi che vennero in mente ad Oppenheimer
durante l'esplosione della prima bomba atomica.
Il 16 luglio del 1945, alle cinque e trenta
del mattino, esplodeva la prima atomica della storia in un test a Trinity Site,
nel deserto del New Mexico.
Qualche giorno dopo, imbarcate queste bombe su due bombardieri USA, venivano sganciate su Hiroshima e Nagasaki realizzando uno dei più grandi crimini della storia dell'umanità.
Qualche giorno dopo, imbarcate queste bombe su due bombardieri USA, venivano sganciate su Hiroshima e Nagasaki realizzando uno dei più grandi crimini della storia dell'umanità.
Figura 10: l'esplosione su Hiroshima (6 agosto 1945)
Figura 10 bis: l'esplosione su Hiroshima (6 agosto 1945)
Figura 11: l'esplosione su Nagasaki (9 agosto 1945)
Figura 12: Hiroshima fotografata dai ricognitori USA prima
del lancio della bomba
Figura 13 Hiroshima fotografata dai ricognitori USA dopo il
lancio della bomba
Figura 14: Hiroshima al suolo
Figura 15: ... e con l'abilità, tipica USA,
di fare affari su tutto (si pensi all'epopea del West, il trionfo del genocidio
indiano), anche la foto dell'esplosione con gli autografi dell'equipaggio che la
sganciò.
Dopo
queste foto che fanno intendere i disastri di Hiroshima, recentemente sono
state rese pubbliche delle foto scattate da un soldato americano ignoto.
Di seguito pubblico l'articolo di Zucconi che le presenta per Repubblica ed ancora oltre riporto 10 fotografie che danno l'idea dell'orrore.
Di seguito pubblico l'articolo di Zucconi che le presenta per Repubblica ed ancora oltre riporto 10 fotografie che danno l'idea dell'orrore.
***
Le immagini scattate da
uno dei pochi che non morirono all'istante
per oltre 60 anni sono state custodite nell'Archivio Hoover
Ecco le foto segrete di
Hiroshima
Chi le scattò resta senza nome
dal nostro inviato VITTORIO ZUCCONI
Repubblica.it del 7 aprile 2008
WASHINGTON - In quel film dell'orrore senza fine che
porta il nome di Hiroshima, altri spettri escono dalla
grotta dove furono rinchiusi 63 anni or sono, e vengono a
chiederci di essere ricordati. Non i corpi, caduti
nell'istante del sole artificiale, ma le loro immagini,
dieci scatti inediti impressi su un rullino fotografico,
probabilmente da qualcuno di loro, prima di raggiungerli nel
mucchio di cadaveri.
Sono dieci immagini mai viste finora eppure viste 250 mila volte, quanti furono, migliaio più migliaio meno perché nessuno conoscerà mai il totale, le vittime di "Little Boy", della prima bomba a fissione nucleare esplosa alle 8 e 15 del mattino del 6 agosto 1945. Fotografie che un soldato americano, Samuel Capp, trovò per caso frugando tra i morti e ispezionando una caverna dopo l'occupazione, e che tenne per sé, dopo averle sviluppate e viste, per oltre 50 anni, prima di rassegnarsi a donarle al fondo intitolato al presidente Herbert Hoover presso l'Università di Stanford, con l'impegno di non renderle pubbliche fino al 2008.
Tutte le immagini dei massacri, dei genocidi, delle fosse comuni sono oscenamente simili, perché i caduti, nelle guerre, giuste o sbagliate che siano, si somigliano sempre tutti. Guardare queste dieci foto, ritrovate e diffuse da un ricercatore della University di California a Merced, il professor Sean Malloy, per un libro sulla morte atomica, significa rivedere istantaneamente le cataste di cadaveri a Mauthausen, le fosse comuni in Ucraina, gli ebrei della rivolta di Varsavia, i bambini di Halabja, il villaggio gassato da Saddam Hussein, i soldati iracheni che vidi sollevati dalle ruspe americane e inglesi lungo la "autostrada della morte" fra Kuweit City e Basra nel febbraio del 1991 e poi ricoperti dalla sabbia, senza guardare troppo per il sottile chi fosse davvero morto o morente.
Sono dieci immagini mai viste finora eppure viste 250 mila volte, quanti furono, migliaio più migliaio meno perché nessuno conoscerà mai il totale, le vittime di "Little Boy", della prima bomba a fissione nucleare esplosa alle 8 e 15 del mattino del 6 agosto 1945. Fotografie che un soldato americano, Samuel Capp, trovò per caso frugando tra i morti e ispezionando una caverna dopo l'occupazione, e che tenne per sé, dopo averle sviluppate e viste, per oltre 50 anni, prima di rassegnarsi a donarle al fondo intitolato al presidente Herbert Hoover presso l'Università di Stanford, con l'impegno di non renderle pubbliche fino al 2008.
Tutte le immagini dei massacri, dei genocidi, delle fosse comuni sono oscenamente simili, perché i caduti, nelle guerre, giuste o sbagliate che siano, si somigliano sempre tutti. Guardare queste dieci foto, ritrovate e diffuse da un ricercatore della University di California a Merced, il professor Sean Malloy, per un libro sulla morte atomica, significa rivedere istantaneamente le cataste di cadaveri a Mauthausen, le fosse comuni in Ucraina, gli ebrei della rivolta di Varsavia, i bambini di Halabja, il villaggio gassato da Saddam Hussein, i soldati iracheni che vidi sollevati dalle ruspe americane e inglesi lungo la "autostrada della morte" fra Kuweit City e Basra nel febbraio del 1991 e poi ricoperti dalla sabbia, senza guardare troppo per il sottile chi fosse davvero morto o morente.
Quelle figure ritratte
nelle nuove istantanee non sono più giapponesi o russi,
asiatici o caucasici, bianchi, neri o gialli, nel gonfiore
dei gas della putrefazione che sfigura volti e membra dopo
poche ore, neppure maschi o femmine, vecchi o giovani.
Soltanto i bambini si riconoscono. Sono cose, oggetti,
statistiche, bilanci, cifre per gli storici che hanno
catalogato i 50 milioni di morti - come l'intera popolazione
italiana di oggi - divorati dal più grande massacro
indiscriminato che mai l'umanità avesse inflitto a sé
stessa, i 190 mila civili olandesi, i 170 mila civili
italiani, i 400 mila francesi, i 290 mila militari
americani, i sette milioni di russi, i corpi calcinati di
Dresda o di Coventry. E il milione e duecentomila civili
giapponesi arsi vivi o vaporizzati nei bombardamenti
incendiari di Tokyo, ancor più micidiali delle due armi
atomiche, a Hiroshima, a Nagasaki.
Di fronte a queste fotografie si può invocare il diritto della propria causa, si possono e si devono ricordare le responsabilità, ma nessun combattente può mai pretendere l'assoluzione preventiva dalle atrocità implicite in tutte le guerre, come sta dimostrando l'Iraq. Se il generale William "Tecumseh" Sherman, il condottiero nordista che mise spietatamente a ferro e fuoco il Sud e la città di Atlanta nella propria marcia vittoriosa, avesse potuto vedere queste nuove foto dall'abisso, avrebbe ripetuto il proprio amaro commento,: "War is hell", la guerra è inferno, e non c'è modo per addolcirla.
Non c'è meccanismo ideologico o di propaganda che possa ingentilire e infiocchettare queste fascine di corpi che furono esseri umani.
Ogni guerra, ogni genocidio, ogni olocausto ha sempre almeno un superstite, un testimone, un documento che sopravvive e che torna a raccontarceli, come queste foto. Da Hiroshima, dove oggi si può passeggiare nella quiete soffocante del "Parco della Pace", fra il museo dei reperti e delle memorie, il ponte a "T" sul fiume che servì da bersaglio al bombardiere della "Enola Gay" e la scultura astratta della cupole ischeletrita della Camera di Commercio, la processione di ricordi continuerà.
Chissà quanti dei reperti ancora viventi che portano sul proprio corpo i "cheloidi", le cicatrici mostruose delle ustioni nucleari, come la bambina sessantenne che mi accompagnò per le strade che aveva percorso quella mattina d'agosto, salvandosi soltanto perché aveva perduto il tram, conservano segreti che ancora non vogliono raccontare e forse non racconteranno mai. Perché gli "hibakusha", i colpiti dalle ustioni nucleari, come sono clinicamente chiamati, sono prima giapponesi che vittime e sentono dunque la vergogna, il pudore di essere vittime.
Il coraggio di vergognarsi per le colpe altrui, il pudore difficile del male subìto che questa fotografie squarciano con la loro innocente oscenità, sono ciò che spinse un fotografo anonimo, quasi certamente un cittadino qualsiasi e un moribondo lui stesso, a scattare queste istantanee per noi. Che portò un reporter giapponese professionista, Yosuke Yamahata, a fiondarsi nel braciere ancora caldo di Hiroshima il 10 agosto '45, appena quattro giorni dopo l'esplosione, per raccogliere le prime immagini, prima che le ancora efficientissime autorità imperiali e poi i bulldozer americani rimuovessero i 130 mila morti istantaneamente o dopo qualche ora di sofferenza squassati dai conati, dal sangue che fuoriusciva dalle loro orecchie.
Pur sapendo, il fotografo, che avrebbe pagato con un cancro da radiazioni che infatti lo uccise, la testimonianza.
Sospetto, per quel poco che so del Giappone, che se quelle fascine di corpi fissate sulle nuove foto emerse da Hiroshima potessero miracolosamente alzarsi e parlare, ci chiederebbero scusa per l'imbarazzo che suscitano in noi che li guardiamo. "Suimasèn, suimasèn", scusate, perdonate, come le madri che si lanciavano singhiozzando con i figli stretti in braccio dallo scoglio dell'isola di Saipan, per sfuggire all'umiliazione della cattura e farsi perdonale dall'imperatore.
Come gli ufficiali rimasti senza munizioni nella caverne di Okinawa e costretti dal "bushido", dal codice d'onore dei samurai, al suicidio.
In queste ore, dopo la riesumazione della nuova processione di spettri 63 anni dopo, sulla rete, sui blog americani che le hanno diffuse ribolle il fiume della la rissa fra chi rivendica l'inevitabilità strategica delle due bombe atomiche sganciate per evitare un'invasione di 500 mila possibili caduti americani e chi grida alla odiosa vendetta contro una nazione ormai disfatta, ma sempre odiata e aliena, come mai furono odiati o alieni gli altri nemici del Patto Tripartito, gli italiani di Mussolini e i tedeschi di Hitler.
La solita, stucchevole rimasticazione di processi revisionisti, di fronte a morti che chiedono soltanto di essere ricordati e scusati per essere morti. E noi li perdoniamo, se loro perdonano noi.
(7 maggio 2008)
Di fronte a queste fotografie si può invocare il diritto della propria causa, si possono e si devono ricordare le responsabilità, ma nessun combattente può mai pretendere l'assoluzione preventiva dalle atrocità implicite in tutte le guerre, come sta dimostrando l'Iraq. Se il generale William "Tecumseh" Sherman, il condottiero nordista che mise spietatamente a ferro e fuoco il Sud e la città di Atlanta nella propria marcia vittoriosa, avesse potuto vedere queste nuove foto dall'abisso, avrebbe ripetuto il proprio amaro commento,: "War is hell", la guerra è inferno, e non c'è modo per addolcirla.
Non c'è meccanismo ideologico o di propaganda che possa ingentilire e infiocchettare queste fascine di corpi che furono esseri umani.
Ogni guerra, ogni genocidio, ogni olocausto ha sempre almeno un superstite, un testimone, un documento che sopravvive e che torna a raccontarceli, come queste foto. Da Hiroshima, dove oggi si può passeggiare nella quiete soffocante del "Parco della Pace", fra il museo dei reperti e delle memorie, il ponte a "T" sul fiume che servì da bersaglio al bombardiere della "Enola Gay" e la scultura astratta della cupole ischeletrita della Camera di Commercio, la processione di ricordi continuerà.
Chissà quanti dei reperti ancora viventi che portano sul proprio corpo i "cheloidi", le cicatrici mostruose delle ustioni nucleari, come la bambina sessantenne che mi accompagnò per le strade che aveva percorso quella mattina d'agosto, salvandosi soltanto perché aveva perduto il tram, conservano segreti che ancora non vogliono raccontare e forse non racconteranno mai. Perché gli "hibakusha", i colpiti dalle ustioni nucleari, come sono clinicamente chiamati, sono prima giapponesi che vittime e sentono dunque la vergogna, il pudore di essere vittime.
Il coraggio di vergognarsi per le colpe altrui, il pudore difficile del male subìto che questa fotografie squarciano con la loro innocente oscenità, sono ciò che spinse un fotografo anonimo, quasi certamente un cittadino qualsiasi e un moribondo lui stesso, a scattare queste istantanee per noi. Che portò un reporter giapponese professionista, Yosuke Yamahata, a fiondarsi nel braciere ancora caldo di Hiroshima il 10 agosto '45, appena quattro giorni dopo l'esplosione, per raccogliere le prime immagini, prima che le ancora efficientissime autorità imperiali e poi i bulldozer americani rimuovessero i 130 mila morti istantaneamente o dopo qualche ora di sofferenza squassati dai conati, dal sangue che fuoriusciva dalle loro orecchie.
Pur sapendo, il fotografo, che avrebbe pagato con un cancro da radiazioni che infatti lo uccise, la testimonianza.
Sospetto, per quel poco che so del Giappone, che se quelle fascine di corpi fissate sulle nuove foto emerse da Hiroshima potessero miracolosamente alzarsi e parlare, ci chiederebbero scusa per l'imbarazzo che suscitano in noi che li guardiamo. "Suimasèn, suimasèn", scusate, perdonate, come le madri che si lanciavano singhiozzando con i figli stretti in braccio dallo scoglio dell'isola di Saipan, per sfuggire all'umiliazione della cattura e farsi perdonale dall'imperatore.
Come gli ufficiali rimasti senza munizioni nella caverne di Okinawa e costretti dal "bushido", dal codice d'onore dei samurai, al suicidio.
In queste ore, dopo la riesumazione della nuova processione di spettri 63 anni dopo, sulla rete, sui blog americani che le hanno diffuse ribolle il fiume della la rissa fra chi rivendica l'inevitabilità strategica delle due bombe atomiche sganciate per evitare un'invasione di 500 mila possibili caduti americani e chi grida alla odiosa vendetta contro una nazione ormai disfatta, ma sempre odiata e aliena, come mai furono odiati o alieni gli altri nemici del Patto Tripartito, gli italiani di Mussolini e i tedeschi di Hitler.
La solita, stucchevole rimasticazione di processi revisionisti, di fronte a morti che chiedono soltanto di essere ricordati e scusati per essere morti. E noi li perdoniamo, se loro perdonano noi.
(7 maggio 2008)
Figura 16: orrore
Figura 17: orrore
Figura 18: orrore
Figura 19: orrore
Figura 20: orrore
Figura 21: orrore
Figura 22: orrore
Figura 23: orrore
Figura 24: orrore
Figura 25: orrore
L'ESPLOSIONE D'UN ORDIGNO NUCLEARE
L'esplosione
di un ordigno nucleare, sviluppando temperature di decine di milioni di gradi,
produce nell'aria una sfera di fuoco che, come un piccolo Sole, emette
radiazioni luminose e termiche che viaggiano alla velocità della luce. La sfera
di fuoco della bomba di 1 megatone (1 Mton), alla quale mi riferirò, che
esplodesse in aria, apparirebbe a 100 Km molte volta più luminosa del sole
medesimo.
L'enorme
aumento di pressione prodotto dall'esplosione genera un'onda d'urto che viaggia
a velocità un poco superiore a quella del suono (circa 500 m/s). Se
l'esplosione avviene in aria a piccola quota (ad esempio: 600 m), l'onda d'urto
viene riflessa dal suolo dopo aver provocato un cratere profondo 80 m e largo
700 m.
Qualche
secondo dopo l'esplosione, il gas caldissimo contenuto nella sfera o palla di
fuoco acquista una velocità ascensionale risucchiando violentemente verso
l'alto l'aria ed i detriti circostanti (provocati dall'esplosione appena
avvenuta) assumendo la caratteristica forma a fungo.
La
differenza con un esplosivo tradizionale è presto detta:
ESPLOSIVO CONVENZIONALE, dopo la deflagrazione:
- si ha a che fare solo con l'onda d'urto o onda di pressione e, in misura ridotta, con l'onda di calore
ESPLOSIVO NUCLEARE, dopo la deflagrazione:
-
si ha a che fare con l'onda d'urto o onda di pressione che impiega circa il 50% dell'energia
-
si ha a che fare con la radiazione termica o onda di calore che impiega circa il 35% dell'energia
-
si ha a che fare con la radioattività o onda radioattiva (fall out) che impiega circa il 15% dell'energia
- si ha a che fare con il fall out, la ricaduta dopo tempi differenti di materiale radioattivo sollevato in quota
ONDA DI PRESSIONE
Gli effetti distruttivi di quest'onda sono strategicamente importanti
soprattutto per il cratere che producono. Questa onda può essere utilmente
usata, ad esempio, per distruggere istallazioni e/o basi missilistiche
situate in silos sotterranei.
La distruzione di edifici dipende dalla loro
struttura costruttiva, dalla distanza a cui si trovano e dall'altezza a cui
avviene l'esplosione. In definitiva un'onda di pressione origina una sovrapressione
che si aggiunge alla ordinaria che è di 1Kg su ogni cm2 di
superficie.
Una sovrapressione di 0,35 Kg/cm2 è considerata
sufficiente a distruggere la maggior parte degli edifici e gli ordigni nucleari
generano una sovrapressione di 0,35 Kg/cm2 ad una distanza in Km
proporzionale alla radice cubica della loro potenza esplosiva in chilotoni (1
chilotone = 1000 tonnellate equivalenti di tritolo).
Vediamo degli esempi:
-
se la bomba è da 1 chilotone (1 Kton) segue che la radice cubica di 1 è 1 e cioè la distanza di distruzione è di 1 Km.
-
se la bomba è da 8 Kton segue che la radice cubica di 8 è 2 e cioè la distanza di distruzione è di 2 Km.
- se la bomba è da 27 Kton segue che la radice cubica di 27 è 3 e cioè la distanza di distruzione è di 3 Km.
Si può da questi facili conti trarre subito
una importante conclusione: le bombe più grandi distribuiscono la loro potenza
distruttiva in modo molto meno efficace delle più piccole.
L'uomo
sopporta sovrapressioni maggiori. Hiroshima e Nagasaki, i due laboratori
da cui si sono apprese molte cose (oltre a quelli in cui gli USA e l'URSS
sperimentavano sulle loro popolazioni), indicano che per una bomba di circa 20
Kton l'area letale per l'uomo si estende grosso modo alla zona in cui vi è una
sovrapressione di 1 Kg/cm2.
Si deve comunque tener grandissimo conto
che le morti da sovrapressione sono da addebitarsi all'effetto indiretto: le
persone sono scagliate contro ostacoli fissi oppure sono investite da oggetti in
volo.
ONDA DI CALORE
Riferendoci
sempre ad un ordigno da 1 Mton nell'atmosfera, l'onda di
calore provoca ustioni di primo grado (eritemi) a distanze di 20 ÷
25 Km, e di secondo grado (bolle con siero e flittene) a 15 ÷ 20
Km (ciò nel caso in cui non vi siano schermi tra la sfera di fuoco ed il
corpo). Se la bomba fosse da 20 Mton le ustioni di primo grado si
avrebbero fino a 100 Km e quelle di secondo grado fino a 50 Km. Si deve dire che
ustioni di secondo grado estese a circa il 50% del corpo umano, nelle
circostanze associate ad una esplosione nucleare (che vedremo), sono mortali.
La
radiazione termica (nel caso di 1 Mton) è in grado di provocare incendi per un
raggio di 15 Km che diventano 30 se la bomba è da 20 Mton. Possono quindi
scoppiare incendi in una zona compresa tra 700 e 2800 Km2 e questi
incendi scoppierebbero simultaneamente. Si salverebbero solo coloro che avessero
rifugi profondi sottoterra ed una scorta di ossigeno per parecchi giorni poiché
la combustione lo consumerebbe praticamente tutto.
Ma vi
sono anche effetti indiretti. Ad Hiroshima il 70% delle attrezzature antincendio
andò distrutto nel crollo delle caserme dei pompieri e l'80% di questi ultimi
non si presentò all'appello. Gli incendi quindi si propagherebbero indisturbati
anche perché le strade, piene di macerie, non sarebbero percorribili. Ad
Hiroshima la tempesta di fuoco durò 6 ore. Si raggiunsero temperature superiori
ai 1 000 °C, in grado di fondere vetri e metalli e di incendiare materiali
normalmente indistruttibili.
La
tempesta di fuoco, oltre ad incendiare tutto, a scaldare violentemente tutto e a
consumare ossigeno, libera anche gas nocivi. A Dresda, nel 1945, il
bombardamento di tipo convenzionale (altro crimine contro l'umanità) uccise,
per effetto dei gas nocivi dovuti alla tempesta di fuoco, più di 100.000
persone; si salvarono solo coloro che avevano lasciato i loro rifugi prima della
tempesta di fuoco.
ONDA RADIOATTIVA
La radiazione
nucleare a, b, g, che si
libera immediatamente uccide in tempi brevi proprorzionalmente all'esposizione
alla radiazione. La morte avviene per tumori e leucemie.
I primi sintomi di irradiazione nucleare sono nausea, vomito e diarrea.
Insorgono poi, nei casi più gravi: emorragie, febbre e stato generale di
collasso. Inoltre, le persone irradiate sono soggette ad infezioni nel caso di
ferite (circostanza molto importante perché, nel caso di esplosioni nucleari,
molte persone sono simultaneamente irradiate e ferite).
Una dose di radiazione sufficiente ad uccidere fino al 95% della popolazione si
ha in un raggio di poco più di 3 Km se la bomba è da 1 Mton (10 Km per bomba
da 20 Mton). A 5 Km (bomba da 1 Mton) e a 15 Km (bomba da 20 Mton) si hanno
scarsi effetti radioattivi somatici ma c'è possibilità che insorgano effetti
genetici.
IL FALL OUT
Questo particolare fenomeno radioattivo si fa sentire vario tempo dopo
l'esplosione. Supponiamo che la bomba esploda al suolo. Una gran massa di terreno e detriti
viene risucchiata dall'esplosione e portata in quota (all'incirca a 10 Km).
I
pezzi più grossi ricadono a terra nelle ore o giorni successivi, l'estensione
della zona interessata dipendendo dalle condizioni meteorologiche. La polvere
più minuta sale nella stratosfera ricadendo solo dopo mesi od anni ed
interessando tutta la Terra.
Tutte queste particelle di terreno e detriti sono mescolati a materiali
fortemente radioattivi (gli svariati isotopi) prodotti dall'esplosione. Inoltre
il terreno stesso è diventato radioattivo a seguito della radiazione
neutronica (vai al paragrafo 7 di http://www.fisicamente.net/DIDATTICA/index-437.htm
) prodotta dall'esplosione.
Se l'esplosione avviene ad alta quota, non si ha praticamente fall out
locale ma solo mondiale. La quantità di fall out locale e mondiale
dipende dalla quota a cui avviene l'esplosione e dalle condizioni
meteorologiche.
L'esplosione di 20 Mton, dovuti per metà a fissione, al suolo
potrebbe contaminare una zona di 10.000 Km2,
provocando la morte di ogni umano che non disponga di rifugio schermato.
EFFETTI DELLE RADIAZIONI
Le morti a
seguito di esposizione a radiazione dipendono dal tipo di sorgente radioattiva,
dall'intensità della sorgente e dal tempo di esposizione. Una delle unità in
uso è il rem (vedi http://www.fisicamente.net/FISICA/index-22.htm).
A scadenza di poche settimane una dose di 600 rem subita durante 6 ÷
7 giorni, porta nel 90% dei casi alla morte. Una dose di 450 rem
produce lo stesso effetto nel 50% dei casi. Una dose di 300 rem nel 10% dei
casi. Sempre alla scadenza suddetta, dosi inferiori a 300 rem producono
nausea e vomito oltre ad una forte debilitazione del sistema immunitario. Alla
scadenza di alcuni anni, invece, anche dosi di soli 50 rem sono in grado di
produrre tumori tra lo 0,5% ed il 2,5% della popolazione esposta.
Per quel che riguarda
gli effetti biologici delle radiazioni, occorre subito dire che la
radiologia non è una scienza molto sviluppata e molte cose ancora non si
conoscono bene e, di conseguenza, sono solo possibili conclusioni di ordine
generale. Tali effetti si distinguono in somatici e genetici.
Gli effetti
somatici si osservano nell'individuo esposto e si esauriscono con lui. Gli effetti
genetici si osservano nelle generazioni future a seguito di alterazioni
delle cellule germinali (o genetiche).
Il danno somatico
sembra dovuto ad una rottura del cromosoma che si trova vicino alla zona
d'impatto della radiazione. Una volta divisi i due monconi del cromosoma, essi
hanno le seguenti possibilità: saldarsi insieme nuovamente (restituzione);
attaccarsi a monconi di altri cromosomi (aberrazione a due rotture); rimanere
separati (aberrazione ad una rottura).
Quest'ultima possibilità fa perdere al
nucleo cellulare tutte le informazioni in esso contenute. Gli effetti possono
essere immediati o ritardati. Altro possibile effetto è il rallentamento
o l'arresto della crescita della cellula ad un particolare stadio del suo ciclo.
Sul danno genetico
si sa molto poco. Esso è conseguente ad alterazioni delle cellule germinali e
consiste nella produzione di mutanti, cioè di individui con alcune informazioni
genetiche variate rispetto a quelle dei genitori. In caso di esplosione tali
effetti si farebbero sentire per svariate generazioni.
ESPLOSIONE E POSSIBILE DIFESA
Tento di ricapitolare
con alcune figure, indicando come occorrerebbe comportarsi e quali sono gli
schermi migliori per proteggersi.
Inizio con una figura che riporta in grafico
la portata dei vari effetti discussi.
Figura 26
La figura 26 mostra i tre effetti principali a varie distanze
per varie potenze di ordigno ed in dica anche, a colri diversi, le diverse zone
di pericolo per tipo di effetto.
La figura 27 mostra invece il tempo di
efficacia di un dato effetto, a partire dal momento dell'esplosione.
Figura 27
La figura 28 mostra
alcuni modi semplici per difendersi da una esplosione nucleare.
La 29 mostra
come farsi schermo dalle radiazioni e la 30 quali schermi sono più efficaci
contro le radiazioni.
Figura 28
Figura 29
Figura 30
DINAMICA DI UN'ESPLOSIONE NUCLEARE
Tenterò ora di
seguire, aiutandomi con dei disegni, l'evoluzione di una esplosione nucleare.
La
simulazione, non è mia ma di K. N. Lewis uno scienziato USA, riguarda un ordigno
da 1 Mtonn. che esploda a 2.000 metri di quota sul cuore di New York.
Seguiamo la
cosa con i disegni di figura 31.
Figura 31
In (a), subito dopo l'esplosione, si forma una sfera di fuoco
estremamente calda e luminosa che porta con sé una intensa radiazione termica
(la parte in color rosso) capace di produrre ustioni e di provocare incendi a
notevole distanza. A questa sfera si accompagna l'onda d'urto che si propaga
dalla sfera di fuoco a velocità supersonica: 1,8 secondi dopo l'esplosione il
fronte d'onda rappresentato dalla circonferenza nera si trova più o meno ad 800
metri dalla sfera di fuoco.
A quanto detto si accompagna ancora radiazione gamma
e neutronica (linee bianche ondulate) che, viaggiando nell'aria, raggiunge
agevolmente il centro della città. In (b) si vede che l'onda d'urto primaria
colpisce il suolo e viene riflessa formando un'altra onda d'urto. A una certa
distanza dal punto zero a terra, distanza che varia a seconda della potenza
della bomba e dell'altezza dell'esplosione, il fronte dell'onda primaria e
quello dell'onda secondaria si fondono formando un'unica onda (detta di Mach)
rinforzata; nel caso della testata da 1 Mton che esploda alla quota di 2.000
metri , l'effetto Mach inizia circa a 4, 6 secondi dopo l'esplosione ad
una distanza di 2 Km dal punto zero a terra; a quel punto la
sovrapressione arriva a 1,12 Kg/cm2. In (c) è riportata la
situazione ad 11 secondi dall' esplosione. In questo momento l'onda di Mach si
è allontanata dal punto zero di 5,1 Km, la sovrapressione in corrispondenza di
tale onda è di 0,42 Kg/cm2 e la velocità del vento dietro l'onda
stessa è di 288 Km/h; una grande quantità di radiazione termica e
nucleare continua ad arrivare al suolo.
In (d) si ha la situazione 37 secondi
dopo l'esplosione. A questo punto l'onda di Mach è quasi a 15,2 Km dal punto
zero a terra; in corrispondenza del fronte d'onda, la sovrapressione è di 0,07
Kg/cm2 e la velocità del vento che segue è di 64 Km/h (i vetri si
cominciano a rompere a a partire da una sovrapresione di 0,035 Kg/cm2
).
La radiazione termica è diventata piccola ma i raggi gamma continuano ad
arrivare al suolo in quantità letali. La sfera di fuoco ha perso la sua
luminosità ma resta sempre molto calda; ciò gli farebbe prendere rapidamente
quota con la conseguenza di attirare dietro di sé, verso il proprio interno e
verso l'alto l'aria producendo fortissime correnti, dette venti secondari, che
producono il sollevamento di detriti e macerie prodotte dall'esplosione: si
inizia a formare la caratteristica nube a fungo. In (e) siamo a 110
secondi dopo l'esplosione.
Il residuo caldo della sfera di fuoco, pur seguendo
la sua ascesa, incomincia ad espandersi e raffreddarsi. I residui vaporizzati
provenienti dalla fissione ed altri residui della bomba si condensano formando
una nuvola radioattiva. In questo momento la nube è arrivata ad oltre 11 Km di
quota. Dopo 10 minuti tale altezza potrebbe superare i 22 Km. Alla fine le
particelle della nube risultano disperse dal vento e, a meno di piogge, non vi
sarebbe alcun fall out locale.
Se sovrapponiamo a
quanto detto gli effetti al suolo e principalmente gli incendi che si
svilupperebbero nella città di New York, abbiamo la situazione di figura 32.
Figura 32
Nel disegno 2 siamo
nell'ultima situazione di figura 31. A questo punto, l'onda di pressione con i
forti venti che ha generato ha spento la gran parte degli incendi primari. Ma
nell'opera cumulativa di distruzione di onda d'urto ed onda termica nascono
molti incendi secondari (disegno 3 di figura) che vanno a fondersi con i primari
residui originando un unico incendio disastroso (disegno 4 di figura). In
particolari condizioni al suolo e meteorologiche questo incendio potrebbe
diventare una vera tempesta di fuoco alimentata da venti ascensionali di oltre
150 Km/h (disegno 5 di figura). Bruciato tutto, il fuoco si estinguerebbe
lasciando al suolo ceneri e macerie. Molte di queste polveri sarebbero
trascinate in quota e, se si moltiplica questo effetto per centinaia di
esplosioni, le polveri in quota potrebbero estendersi su una vasta zona,
bloccando la radiazione solare e riducendo quindi drasticamente la temperatura
al suolo. Da questo punto il seguito dipende da quante esplosioni vi sono e ...
da come reagisce la Terra.
CONSEGUENZE DI UNA GUERRA NUCLEARE
Oggi sembra una
cosa lontana. Non so se dire per fortuna, visto il fatto che, da quando è
finito l'incubo dell'equilibrio del terrore, si sono avute guerre con
continuità.
Gli USA stanno imponendo al mondo il loro stile di vita per due
motivi che vengono portati avanti in parallelo: impadronirsi delle materie prime
disponibili nel mondo e sostenere la loro economia con il keynesismo militare
(vedi l'articolo di Enzo Modugno su: http://www.fisicamente.net/GUERRA/index-438.htm).
La grande potenza sembra oggi essere una, ma le vicende della storia vedono
spesso ribaltamenti che sono chiari solo su scale temporali diverse da quelle
che riguardano una o qualche generazione. In ogni caso, prendete la cosa come un
racconto del terrore, ma faccio ora seguire una breve discussione sul cosa
comporterebbe una guerra che usasse ordigni nucleari. La guerra la immagino ora
tra USA e Russia.
70.000
furono i morti ad Hiroshima, quarantamila a Nagasaki ed il numero dei feriti fu
leggermente superiore; di questi ultimi il 50% lo furono per effetti meccanici
ed ustioni, il 25% per l'onda di calore, il 15% per ustioni da radiazioni gamma.
Dei morti il 95% si trovavano ad una distanza inferiore ad 1,5 Km dal punto
"0". L'esplosione fu da 20 Kton ed avvenne ad una quota di 600 metri.
Tutti gli edifici
ordinari furono distrutti in una area di 15 Km2 (una specie di
quadrato di 4 Km di lato). Il cemento armato resistette, tranne che in un'area
centrale di 3 Km2.
Per realizzare una simile distruzione occorrerebbe
disporre di 2.000 tonnellate di bombe chimiche ordinarie. E' stato calcolato che
una bomba da 20 Mton che esplodesse nel centro di New York (vedi
esemplificazione nel paragrafo precedente) provocherebbe 6 milioni di morti.
Una
bomba da 10 Mton è in grado di distruggere una città come Londra, con tutti i
sobborghi come buon peso.
Una stima USA (Mc
Namara - 1965) prevedeva che un attacco lanciato nel 1970 contro gli USA avrebbe
provocato 150 milioni di morti su 210 milioni di abitanti. In queste condizioni
gli USA avrebbero potuto rispondere infliggendo all'URSS 120 milioni di morti e
distruzione dell'80% del potenziale industriale.
Cinquanta bombe H
o trecento bombe A sarebbero in grado di mettere fuori combattimento gli USA.
Per la Russia ci vorrebbe un potenziale maggiore a causa della maggiore
estensione e della minore densità di popolazione.
La Gran Bretagna avrebbe
bisogno di sole 7 ÷
8 bombe H o duecento bombe A. Queste stime si riferiscono ad effetti immediati o
a brevissimo termine rispetto ad un bombardamento nucleare. Le stime riguardanti
gli effetti sulla flora, la fauna ed il clima, a lunga scadenza, sono molto più
aleatorie.
La
National Academy of Science (NAS) degli USA, nel 1975, stimava in un rapporto
che una guerra nucleare da 10.000 Mton potrebbe distruggere metà dell'ozono
dell'emisfero settentrionale e circa il 30% di quello dell'emisfero meridionale.
Una
sola esplosione da 1 Mton a livello del suolo proietterebbe migliaia di
tonnellate di polveri fino alla stratosfera.
Le polveri, al di là di tutti gli effetti di fall out, potrebbero assorbire, riflettere e disperdere le radiazioni che giungono dal Sole o che vengono riflesse dalla Terra con due possibili scenari a seconda delle particolari condizioni che si venissero a creare:
Le polveri, al di là di tutti gli effetti di fall out, potrebbero assorbire, riflettere e disperdere le radiazioni che giungono dal Sole o che vengono riflesse dalla Terra con due possibili scenari a seconda delle particolari condizioni che si venissero a creare:
-
inverno nucleare o glaciazione (il raffreddamento di 1 solo grado centigrado eliminerebbe tutto il frumento prodotto dal Canada e gran parte di quello prodotto nelle zone ex URSS)
-
effetto serra (il riscaldamento di un paio di gradi centigradi eliminerebbe svariati milioni di Km2 di terre pianeggianti fertili a seguito di inondazioni da scioglimento di ghiacci polari).
Nella figura 33 è confrontato il normale bilancio energetico
Sole-Terra con cosa accadrebbe nel caso di inverno nucleare, nel caso cioè la
radiazione solare non riuscisse più a raggiungere la superficie della Terra
(l'effetto serra consiste invece nel fatto che la radiazione solare che è
arrivata sulla Terra, non riesce più ad uscire, restando intrappolata in
successive riflessioni, nell'atmosfera).
Figura 33
Dopo un attacco
nucleare, molta gente rimarrebbe mutilata, intrappolata fra le macerie o
impossibilitata a fuggire dalla città per via delle strade bloccate da macerie
e fuoco. Se si formassero incendi su grande scala, pochi potrebbero essere i
sopravvissuti fra coloro che riuscissero a sfuggire ad una mutilazione
immediata.
Il pericolo di
ferite provocate da oggetti scagliati violentemente, soprattutto vetri di
finestre in frantumi, esisterebbe a più di 12 Km dal centro di una esplosione
da 1 Mton e potrebbero aversi ustioni gravi fino ad oltre 14 Km di distanza, a
seconda delle condizioni del tempo.
Insorgerebbero
tumori e leucemie come effetti somatici e potrebbero iniziare ad incubare
effetti genetici. Si svilupperebbero epidemie non controllabili, data la
distruzione del sistema sanitario e favorite dalla minore resistenza alle
infezioni, effetto dell'esposizione a radiazioni.
Si avrebbero drammatiche
carestie dovute alla distruzione di ogni infrastruttura ed alla contaminazione
radioattiva delle messi come conseguenza della contaminazione del terreno. Si
avrebbero alterazioni nell'equilibrio ecologico.
Poiché gli esseri più
sensibili alla radioattività sono organismi complessi, risulterebbero favorite
le forme di vita inferiore (si sa per certo che gli scarafaggi, i topi e gli
scorpioni resistono bene massicce dosi di radiazioni). La scomparsa di uccelli e
di predatori porterebbe ad un aumento imprevedibile di insetti e roditori che,
tra l'altro, hanno enorme capacità riproduttiva.
La scomparsa di foreste a
seguito di incendi, le epidemie, l'invasione di insetti comporterebbe mutamenti
climatici, degradazione del terreno fino all'inabitabilità di intere regioni.
EFFETTI A LUNGO TERMINE DELLE RADIAZIONI
Riporterò solo
due tabelle: la prima relativa alle previsioni relative ad un attacco locale con
esplosione in quota e la seconda relativa ad una incursione massiccia su vaste
aree.
ATTACCO LOCALE CON ESPLOSIONE IN QUOTA
|
|||
ESPLOSIONE DI 1 Mton Fuori città | ATTACCO SUGLI USA 78 esplosioni da 1 Mton | ATTACCO SULLA RUSSIA 72 esplosioni da 40 Kton | |
EFFETTI SOMATICI (morti per cancro) | 200 ÷ 2.000 | 16.000 ÷ 160.000 | 6.000 ÷ 60.000 |
EFFETTI GENETICI (aborti) | 100 ÷ 1.000 | 8.000 ÷ 80.000 | 2.500 ÷ 25.000 |
ALTRI EFFETTI | 350 ÷ 3.500 | 27.000 ÷ 270.000 | 5.000 ÷ 50.000 |
INCURSIONE MASSICCIA SU VASTE AREE (dati
in
MILIONI)
|
||
OBIETTIVI ECONOMICI E MILITARI USA
3.225 ORDIGNI CON UNA POTENZA TOTALE DI 6.500 Mton ESPLOSIONI IN ARIA E IN SUPERFICIE |
OBIETTIVI ECONOMICI E MILITARI RUSSI
5.660 ORDIGNI CON UNA POTENZA TOTALE DI 1.300 Mton ESPLOSIONI IN ARIA E IN SUPERFICIE |
|
EFFETTI SOMATICI (morti di cancro) |
1 ÷
1,5
|
1,2 ÷
9,3
|
EFFETTI SOMATICI (cancro alla tiroide) |
1 ÷
2
|
~
3,5
|
EFFETTI SOMATICI (noduli) |
~
3,6
|
7,7 ÷
8,4
|
EFFETTI GENETICI (aborti) |
0,15 ÷
6
|
0,32 ÷
8
|
ALTRI EFFETTI |
0,4 ÷ 9
|
1 ÷ 12,5
|
Effetti
|
Potenza emessa / Quota raggiunta dall'esplosione
|
||||
1 kT / 200 m
|
20 kT / 540 m
|
1 MT / 2.0 km
|
20 MT / 5,4 km
|
||
Raggio a terra del danno da detonazione GR / km
|
|||||
0,2
|
0,6
|
2,4
|
6,4
|
||
0,6
|
1,7
|
6,2
|
17
|
||
1,7
|
4,7
|
17
|
47
|
||
≈0,4
|
1,0
|
≈4
|
≈10
|
||
Raggio a terra del danno termico GR / km
|
|||||
Conflagrazione
|
0,5
|
2.0
|
10
|
30
|
|
Ustioni di terzo grado (tessuto necrotico)
|
0,6
|
2,5
|
12
|
38
|
|
0,8
|
3,2
|
15
|
44
|
||
Ustioni di primo grado (eritemi)
|
1,1
|
4,2
|
19
|
53
|
|
Raggio obliquo[6] di sintomi legati all'istantaneo bombardamento radioattivo SR / km
|
|||||
Dose totale letale[7] (neutroni e raggi gamma)
|
0,8
|
1,4
|
2,3
|
4,7
|
|
Dose totale per avvelenamento da radiazioni [7]
|
1,2
|
1,8
|
2,9
|
5,4
|
DA ULTIMO ...
Figura 34
___________________________________________________________________________________
BIBLIOGRAFIA
Oltre a testi già citati altrove:
G. Bonacina (a cura di) - L'atomica di Hiroshima -
Mondadori 1972.
Kevin N. Lewis - Effetti immediati e ritardati di una
guerra nucleare - Le Scienze 133 (settembre 1979)
R.P. Turco, O.B. Toon, T.P. Ackerman, J.B. Pollack, C. Sagan
- Gli effetti sul clima di una guerra nucleare - Le Scienze 194 (ottobre
1984).
deca
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