Bocca di Balena: un’utopia senza ritorno
Nel secondo capitolo di Menzogne S.p.A., il protagonista, Rachmael ben Applebaum (in ebraico e yiddish ‘Misericordia divina, figlio del melo’) visita la sede della potente agenzia investigativa Lies, Incorporated e incontra l’affascinante Freya Holm, una delle tante ragazze dickiane dai capelli neri, l’amante di Matson, il capo dell’organizzazione. Mentre Freya gli riassume lo stato complicato dei viaggi interstellari (in pratica, la ditta del defunto padre di Rachmael, che gestiva rotte interplanetarie con le sue astronavi, è stata annientata dall’attività di una grande compagnia tecnologicamente più avanzata, che si serve del teletrasporto per inviare esseri umani ed equipaggiamenti ad anni luce di distanza), la sua figura scompare e si trasforma in quella della sacra entità Abba.
Abba, che ricorda l’enigmatica creatura del Glimmung in Guaritore galattico, dispensa criptici consigli e informazioni, salvo dissolversi, sdoppiarsi, e capovolgersi come Humpty Dumpty in Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll, uno dei personaggi più amati da Dick.
Menzogne S.p.A. ha, naturalmente, molto a che fare con Alice attraverso lo specchio, visto che il passaggio da una condizione dell’esistenza all’altra, da una esperienza all’altra, insomma – per dirla un po’ banalmente – da una ‘realtà’ a un’altra, è il motivo dominante del romanzo dickiano, e non riguarda soltanto la possibilità di raggiungere per teletrasporto, o Telpor, la meravigliosa colonia utopica di Bocca di Balena (Whale’s Mouth), posta sul nono pianeta del sistema di Fomalhaut, a ventiquattro anni luce dalla Terra sovrappopolata e, come in altri romanzi dickiani, praticamente invivibile, ma anche lo scarto continuo dell’identità dei vari personaggi, a cominciare dallo stesso Rachmael.
Costui diffida del teletrasporto, che non consente il viaggio di ritorno, e vorrebbe compiere una sorta di odissea nello spazio, raggiungendo Fomalhaut IX in diciotto anni, grazie all’astronave Omphalos (in greco ‘ombelico’, l’ombelico del mondo). Dal momento che egli non dispone più del sistema di ibernazione, dovrà rimanere sveglio e in totale solitudine per diciotto anni, probabilmente precipitando nella follia. Del resto, Rachmael si è già sdoppiato – grazie alla memoria artificiale che gli è stata inoculata proprio da un computer di Lies, Incorporated – in un topo, che lotta con altri topi per impossessarsi del cibo e degli squallidi oggetti necessari alla sua sopravvivenza...
Questo dettaglio lo scopriamo nel primo capitolo, che lo scrittore aggiunse in un secondo momento, tanto da indurci a dubitare che tutta la complicata trama del romanzo sia solo, secondo un modello ripetuto e variato da Dick in più romanzi almeno da L’occhio nel cielo in poi, una sorta di allucinazione mentale.
È quanto sottolinea Andrew M. Butler in un eccellente saggio sul romanzo dickiano apparso in Science Fiction Studies nel luglio 2005. L’elemento dell’illusione e della precarietà di qualsiasi costrutto si possa interpretare come ‘realtà’ è del resto drammaticamente confermato nell’attuale capitolo 8, quando Rachmael, che è comunque arrivato su Fomalhaut IX con il teletrasporto (o forse anche questo sviluppo narrativo è frutto di una allucinazione?), viene colpito da un dardo carico di LSD e comincia una serie di viaggi in vari ‘quasimondi’ (paraworlds), dove incontra altri personaggi che condividono con lui una continua oscillazione identitaria.
Nei paraworlds, tra l’altro, i personaggi che accompagnano le sue peregrinazioni psichedeliche subiscono continue metamorfosi, tanto da apparire non solo in forma umana, ma anche come eye-eaters, mangiaocchi, una grottesca razza aliena. È pur vero che, come succede spesso in Dick, gli alieni sono oggetto più di comicità che di orrore: così, dal corpo di un eye-eater può spuntare un reggiseno, tanto che l’eroe dickiano si ritrova a palpare il seno di una ragazza che viaggia con lui nei quasimondi...
Questo non vuol dire che lo scenario di Fomalhaut IX non si configuri, a poco a poco, come un paesaggio infernale (hellscape). Eppure anch’esso, alla fine del romanzo, verrà recuperato, nella prospettiva di un altro ‘uomo comune’ dickiano, alla genuina qualità di una nuova frontiera americana.
Ma il viaggio per uscire da Bocca di Balena è lungo e tortuoso. A sua volta, Freya, giunta per conto suo nella colonia, dove dovrebbe aspettarla Matson sotto falso nome – un nome di cui si impossessa Rachmael –, viene probabilmente trascinata in altri quasimondi, in uno dei quali incontra il potente capitalista Theodoric (Theo) Ferry, che le si rivela essere una disgustosa forma aliena infiltratasi sulla Terra, e che si è impossessato di Fomalhaut IX.
In momenti diversi Rachmael, Freya e Ferry leggono un trattato di economia e di politica sulla colonia, continuamente aggiornato, in cui sono anticipati eventi che devono ancora accadere (o che forse non accadranno mai, visto che la lettura dell’opera dovrebbe consentire di intervenire sul corso degli eventi stessi).
Ancora: lo stesso Matson, che interpreta la parte del capitalista buono, è assetato di potere, tanto da mettere in gioco la sua vita in un’improvvisata invasione della colonia. E a capo delle Nazioni Unite, che governano la Terra, c’è un vecchio signore tedesco, che sembra avere trascorsi nazisti – ma forse non è vero. Le Nazioni Unite, a loro volta, sono dominate dalla Germania unificata in nome del suo potenziale tecnologico e industriale – qui Dick anticipa senza dubbio i tempi – e la Germania ha praticamente annesso la Cina, bloccando l’emigrazione selvaggia dei cinesi, i quali vengono indirizzati nel sistema di Fomalhaut ...
Non ho intenzione di anticipare e di spezzettare ulteriormente la trama che i lettori devono dipanare per conto loro, ma piuttosto di ricordare che, almeno in parte, l’instabilità narrativa di Menzogne S.p.A. è dovuta alle diverse fasi della sua composizione.
Pubblicato come racconto nel 1964, con il titolo inglese The Unteleported Man (il riferimento a Rachmael e al suo rifiuto di usare il teletrasporto è esplicito), fu rielaborato da Dick tra il 1964 e il 1966, senza che la versione più sostanziosa venisse utilizzata per una nuova edizione dell’opera. In seguito, lo scrittore tornò sul romanzo dalla fine degli anni Settanta, nell’ultima parte della sua esistenza, lasciando in apparenza qualche spazio vuoto che venne riempito dal collega John Sladek (partecitpò alla New Wave).
La successiva scoperta di altro materiale lasciato da Dick ha consentito di arrivare alla pubblicazione, che si può ritenere definitiva, di Lies, Inc. (Vintage Books), nel 2004, con una postfazione di Paul Williams, l’esecutore testamentario dell’eredità letteraria lasciata dallo scrittore californiano, che spiega, appunto, i vari passaggi.
Vorrei sottolineare, però, che la creazione di una trama, più sfilacciata, che labirintica, risponde indubbiamente alla vocazione narrativa di Dick: l’abbandono o la rielaborazione in chiave parodica degli spezzoni più tradizionali della produzione fantascientifica, in fin dei conti, è in sintonia con la frammentazione dell’identità dei personaggi e con la ricerca di soluzioni alternative che, senza lasciar cadere del tutto l’ispirazione fantascientifica, si muovano nella direzione di un romanzo paradossalmente ‘popolare’ e, nello stesso tempo, sperimentale.
Ecco dunque, al di qua e al di là dello specchio, la doppia sostanza di Menzogne S.p.A., in cui sono impresse la fisionomia accattivante di Freya e quella un po’ clownesca di Abba e l’una sfuma nell’altra, oppure le sembianze aggressive, marcatamente ‘americane’ di Theo Ferry, e il volto mostruoso, monoculare, dello stesso personaggio.
Anche a livello di linguaggio, è da notare l’ambivalenza tra un linguaggio fortemente letterario (appartenente senz’altro agli anni Sessanta), carico di riferimenti alla Bibbia, ma anche a Shakespeare (troviamo perfino un sigaro Antonio y Cleopatra, e una tipica misquotation dickiana dalla conclusione del monologo ‘To be or not to be’ nell’Amleto) e ad altri autori fondamentali come lo Swift de Una modesta proposta, o il già citato Lewis Carroll, e gli slapstick sketches che accompagnano i capitoli dedicati ai quasimondi.
D’altra parte, qualsiasi tentativo di dare solidità al racconto del ‘reale’ si vanifica, come già Lewis Carroll aveva suggerito, di fronte alla fluidità incessante delle parole. Fin dal titolo definitivo del romanzo, ad esempio, Dick gioca con il termine lie, che vuol dire ‘ingannare’ (liar è il bugiardo, come insegna uno dei racconti robotici di Asimov), ma anche ‘stare, giacere’ (anche a livello sessuale): ‘Beyond lies the Wub’, The Grasshopper Lies Heavy (La cavalletta non si alzerà più, il romanzo di Hawthorne Abendsen, che immagina la sconfitta delle forze dell’Asse nell’universo storico rovesciato de La svastica sul sole), e, appunto, Lies, Inc. Anche in questo senso Dick segue a modo suo una lunga tradizione letteraria, se è vero che, in una delle scene più angosciose dell’Otello shakespeariano, il Moro di Venezia specula sul significato del termine riguardo alla presunta infedeltà della moglie: mentire su di lei, giacere su di lei.
Basta interpretare in modo diverso una minuscola parola come lie e tutto il contesto cambia radicalmente. È quanto avviene a proposito di Bocca di Balena, tanto più che, come accade in altri romanzi degli anni Sessanta (La penultima verità), l’utopia spaziale si s-materializza sulla Terra in un potente – e fasullo – messaggio mediatico.
La qualità allucinatoria che accompagna la conoscenza – diretta o indiretta non fa molta differenza – di Fomalhaut IX è certamente dovuta anche all’uso di immagini legate agli effetti della droga, sebbene non enfatizzerei più di tanto i risvolti autobiografici della questione, ampiamente valorizzati in alcune ricostruzioni della vita dell’autore.
Piuttosto, si potrebbe trovare più di un’analogia tra il Dick di Menzogne S.p.A., alcune opere degli anni Sessanta di J.G. Ballard, e il romanzo di Doris Lessing Discesa all’inferno, pubblicato qualche anno fa da Fanucci, anche se Dick punta maggiormente su una dimensione ludica, grottesca, fondamentalmente postmoderna (per quel che significa questo termine ormai consumato), che sembra in parte sdrammatizzare l’incontro con la droga, in parte trasformare quell’incontro nella metafora di un’estetica popolare upside down, che dall’Occhio nel cielo a Ubik e a Mr Lars, sognatore d’armi, attraversa l’ispirazione dickiana, intesa come odissea di piccoli uomini in un reale ridotto a pura e provvisoria illusione, costruita su un’illusione precedente, e che porta a una successiva illusione.
In Menzogne S.p.A., insomma, Dick recupera e rielabora echi e brandelli della sua ispirazione e della tradizione letteraria, mettendo in campo simulacri e androidi, nazisti ancora all’opera, pseudo-utopie che si trasformano in campi di concentramento e Stati totalitari, entità non umane che interferiscono nell’esistenza degli esseri umani, pseudo-libri che si collocano tra la profezia e lo sberleffo.
Tra i personaggi: donne seduttrici, la cui avvenenza fisica risalta in modo perfino pruriginoso, ‘piccoli uomini’ in balia delle grandi corporazioni o delle entità governative sovrannazionali, che però hanno la forza di andare alla ricerca della verità, e a cui, in ultima analisi, è affidata la residua sanità di un mondo sull’orlo del collasso. Tra di essi annoveriamo il pilota nero Al Dosker, il ‘nuovo’ colono Jack McElhatten, disposto a sacrificare la sua vita per rilanciare l’ideale utopico, e soprattutto Rachmael ben Applebaum, che può ritrovarsi in una tana, topo tra i topi, e tentare il folle volo planetario – diciotto anni di solitudine – sull’astronave Omphalos, costruita dal padre, per scoprire la ‘verità’ di Bocca di Balena.
Il personaggio dickiano si conferma essere, come viene detto di Rachmael da parte dei suoi nemici, un lunatic, un pazzoide, ma la sua è l’unica forma di dignità in un mondo avido e feroce, dove le istituzioni politiche e quelle economiche si alleano o si combattono per conservare o per conquistare il potere, somministrando ai cittadini, veri e propri sudditi tenuti all’oscuro di tutto, la beffa (hoax, un sottogenere americano, utilizzato anche da E.A. Poe) dell’utopia cosmica, del paradiso terrestre senza ritorno a ventiquattro anni luce dalla Terra.
Il viaggio che conduce a una sia pur provvisoria acquisizione di conoscenza non è per nulla facile. What way? Quale via? Quale cammino?, si chiede Rachmael, leggendo il libro che sembra raccontare la storia passata, presente, futura di Fomalhaut IX, scritto da un misterioso dottor Bloode (blood, come si sa, significa ‘sangue’, non un nome benaugurante), e il mangiaocchi che ha di fronte gli risponde: «Tutta la carne deve morire.»
Qualche pagina più avanti, la stessa domanda è diventata parte del libro, che Freya sta leggendo. What way? Anche l’Alice di Lewis Carroll chiede al gatto del Cheshire in quale direzione di Wonderland deve muoversi, e, dopo uno scambio di battute paradossali, apprende che, ovunque vada, incontrerà dei matti:
«Ma non voglio andare tra i matti» osservò Alice.
«Be’, non ci puoi fare niente» disse il Gatto. «Qui siamo tutti matti. Io
sono matto. Tu sei matta.»
«Come lo sai che sono matta?» chiese Alice.
«Per forza che lo sei,» disse il Gatto «o non saresti venuta qui.»
L’unica direzione per l’autore di Menzogne S.p.A. porta verso la bocca della balena, nel ventre della creatura che ha inghiottito Giona. Per il profeta della Bibbia si tratta della più terrificante delle esperienze, ma egli non ha perso fiducia nell’intervento divino: ‘La Salvezza è quella del Signore.
E il Signore parlò al pesce ed esso vomitò Giona sulla terra asciutta.’ Nella narrativa dickiana dovremo accontentarci del libro di economia e politica scritto dal dottor Bloode o delle nebulose sentenze di Abba, ma il fatto che la domanda venga posta – What way? – implica che una risposta, seppure parziale o insoddisfacente, possa ancora esistere.
Carlo Pagetti
Postfazione all’edizione Vintage
Questo romanzo ha una storia insolita.
Philip K. Dick lo scrisse intorno alla metà degli anni Sessanta, in un periodo per lui molto prolifico (nel biennio 1963-1964 compose dieci romanzi). In una lettera del 1977, Dick ricorda che ‘La seconda parte di Utopia andata e ritorno (The Unteleported Man) venne scritta nel 1964, cioè qualche anno dopo la prima parte, su invito di Amazing-Fantastic, che voleva utilizzare una certa immagine.
Avevano bisogno di una storia che si adattasse alla copertina, così me ne inviarono una riproduzione. In totale scrissi quarantamila parole, che era il limite massimo consentito. Don Wollheim, della Ace [Ace Books, che all’epoca era per Dick il principale editore di tascabili], avrebbe voluto un ampliamento della storia da pubblicare come romanzo, invece di una novelette da quarantamila parole. Ma la seconda parte non gli piacque, e così pubblicò la prima come metà di un Ace double’.
Dagli archivi della Scott Meredith Literary Agency sappiamo che il manoscritto di Utopia andata e ritorno (il titolo – in inglese The Unteleported Man – era chiaramente di Dick) venne ricevuto in agenzia il 26 agosto 1964, e che il materiale per l’ampliamento arrivò il 5 maggio 1965. Il romanzo breve apparve sul numero del dicembre 1964 diFantastic (una delle due riviste di fantascienza prodotte da Wollheim, che ne era il direttore editoriale e l’editore) e poi in edizione tascabile per la Ace nel 1966 (ma privo delle aggiunte che erano state rifiutate). Fu pubblicato in formato ‘doppio’, cioè assieme a un altro romanzo breve di un altro autore (la quarta di copertina di ciascun libro era in realtà la copertina dell’altro titolo, e i due romanzi erano stampati con le rispettive copertine capovolte. Il primo romanzo pubblicato da Dick nel 1955, Lotteria dello spazio, comparve in questo formato ‘doppio’, così come diversi altri titoli stampati dalla Ace nel corso degli anni).
La Ace ripubblicò Utopia andata e ritorno in formato ‘double’ anche nel 1972. Nel 1983 la Berkley Books fece uscire il romanzo con il medesimo titolo ma con l’aggiunta del materiale inedito, perché nel 1979 l’editor della Berkley aveva stipulato un contratto per far uscire il libro con le parti aggiuntive del 1965. Essendo l’edizione Ace ormai fuori catalogo, i diritti erano tornati a Dick, e lui sapeva che una copia del materiale rifiutato si trovava nella raccolta dei suoi manoscritti donata alla biblioteca della California State University di Fullerton. La copertina del tascabile pubblicato nel 1983 proclamava: ‘Per la prima volta in edizione non censurata.’ Si tratta di un’affermazione, oltre che enfatica, anche un po’ fuorviante, perché le edizioni precedenti contenevano ogni singola parola pubblicata su Fantastic, così come erano contenute nel manoscritto originariamente presentato da Dick e acquistato dalla Ace. Naturalmente Dick non era certo felice del rifiuto incassato nel 1965 ed era ansioso di giustificare quella nuova edizione del libro, dunque aveva appoggiato l’idea che per la prima volta il testo venisse pubblicato in edizione integrale, priva di tagli.
Ma quando Dick si procurò dalla biblioteca di Fullerton una copia di quel materiale aggiuntivo, scoprì che presentava alcuni problemi. Mancavano quattro pagine in tre diversi punti del manoscritto, con la conseguente presenza di tre interruzioni nel testo, lacune che avrebbe dovuto colmare scrivendo del nuovo materiale di raccordo. Scoprì anche che il materiale aggiuntivo non era semplicemente una ‘seconda parte’ che poteva essere tranquillamente piazzata in coda al testo senza bisogno di spiegazioni. Durante il lavoro di revisione, Dick ebbe l’idea di ‘rimodellare’ il libro riscrivendo le pagine iniziali e forse anche diversi passaggi di raccordo.
Quindi, probabilmente nel giro di una giornata o anche di poche ore, Dick scrisse un capitolo 1 nuovo di zecca e riscrisse da cima a fondo il capitolo 1 originario, trasformandolo nel capitolo 2. Non solo: pensò anche di dare al romanzo un nuovo titolo (Lies, Inc.) e di aggiungere qua e là alcune piccole modifiche per armonizzare gli elementi interpolati nella nuova stesura delle pagine iniziali. Inoltre prese anche una decisione importante, ovvero il punto preciso in cui inserire la grossa porzione di materiale aggiuntivo del 1965. Intendeva posizionarlo a circa tre quarti del testo originale, a metà del capitolo 7. Però non scrisse del materiale di raccordo per riempire le interruzioni. Proprio questo, e forse anche una serie di riflessioni sul materiale da scrivere per rendere più omogeneo il libro, gli impedì di considerare concluso il lavoro e di inviare il manoscritto rielaborato a Mark Hurst, il suo editor di New York.
E così avvenne che nel luglio del 1983, sedici mesi dopo la morte di Dick, avvenuta nel marzo 1982, la Berkley Books pubblicò un’edizione di Utopia andata e ritorno lunga il doppio rispetto a quella Ace del 1966, ma per la quale non usò il nuovo titolo né il nuovo materiale aggiuntivo, e che presentava un’anomalia: le tre interruzioni nella seconda metà del romanzo.
Ma la saga non termina qui. Gollancz, l’editore inglese di Dick, deteneva un contratto per la pubblicazione dell’edizione ampliata di Utopia andata e ritorno. Prima del 1983, il sottoscritto, nominato esecutore testamentario di PKD, aveva ritrovato il dattilo della versione riveduta del libro (con il nuovo titolo), quella del 1979, e l’aveva inviata a Gollancz. Rimaneva ancora aperta la questione delle pagine mancanti, così l’editore inglese, con il permesso degli eredi, ingaggiò l’autore di fantascienza John Sladek affinché scrivesse i brevi passaggi di raccordo per colmare le interruzioni presenti nel manoscritto (nel frattempo scese a due, perché il lavoro di revisione di Dick espunse le ultime sei pagine del materiale aggiuntivo, cioè proprio il punto in cui si trovava la terza interruzione). Così, nel 1984 Gollancz pubblicò il libro con il titolo di Lies, Inc. (Menzogne S.p.A.), in un’edizione che comprendeva il materiale aggiuntivo del 1965 e le revisioni apportate dallo stesso Dick nel 1979, oltre ai passaggi di raccordo scritti da Sladek.
In seguito, nel 1985, mentre stavo svolgendo alcune ricerche tra le carte di Dick custodite alla biblioteca della Cal State University a Fullerton, ritrovai le pagine mancanti dal materiale aggiuntivo scritto nel ’65 per Utopia andata e ritorno. Erano finite in uno scatolone che conteneva del materiale manoscritto destinato a Ma gli androidi sognano pecore elettriche?. Quelle pagine vennero in seguito pubblicate su The Philip K. Dick Society Newsletter... e figurano in questa edizione (la prima, negli Stati Uniti) diMenzogne S.p.A.
Quindi, ecco la seconda versione di Utopia andata e ritorno, così come l’autore avrebbe voluto pubblicarla nel 1979, ma per forza di cose priva di quelle ulteriori modifiche che forse avrebbe voluto apportare, e che poi di fatto non vennero realizzate.
Per i più curiosi, segnalo che il materiale aggiuntivo del 1965 inizia nel capitolo 8 di questa edizione con le parole ‘Venne investito da un’ondata di fumo acre’, e termina a metà circa del capitolo 15, appena prima del paragrafo (aggiunto da Dick nel 1979) che comincia con le parole ‘Venne investito da un’ondata di fumo acre’. Siccome nell’edizione della Berkley Books il materiale del 1965 era stato inserito in un punto diverso (nel 1983 la Berkley non sapeva quali fossero le idee di Dick in proposito), il romanzo che tenete fra le mani (Menzogne S.p.a.) è alla sua prima edizione in America, e rispecchia le volontà di Dick, quando nel 1979 preparò questa nuova versione di Utopia andata e ritorno.
Paul Williams3
Encinitas, California
Aprile 2003
Paul S. Williams (19 MAGGIO 1948 - 27 marzo 2013), nato a Boston, Massachusetts, è stato un giornalista musicale americano e scrittore. Williams
è stato esecutore letterario di Dick per molti anni, dopo la morte di Dick, ed ha
usato quel grado per ottenere molti dei romanzi neorealisti inediti, in stampa
dell'autore.
Menzogne S.p.A.
Una nuova edizione di un romanzo di Philip K. Dick, conosciuto a suo tempo con il titolo di Utopia, andata e ritorno
Torna in libreria un romanzo di Philip K. Dick con il titolo Menzogne S.p.A. (Lies, Inc.,
1964). È stato pubblicato da Fanucci Editore che, come è noto, pubblica
in esclusiva tutta la produzione di questo scrittore considerato, a
ragione, uno dei più importanti autori della narrativa americana del
secondo dopoguerra.
In origine il romanzo era nato come racconto e fu
pubblicato con il titolo The Man Unteleported e in Italia fu pubblicato nel 1968 con il titolo Utopia, andata e ritorno (Galassia n. 93), successivamente fu ristampato nel 1994 da Mondadori (Classici Urania n. 212). Il racconto fu poi ampliato e nuovamente pubblicato il titolo Lies, Inc.,
romanzo che ora viene riproposto ai lettori e, dato il tempo trascorso
dall'ultima pubblicazione, per molti sarà una novità (i volumi di
Galassia e dei classici sono praticamente introvabili, se non attraverso
i canali dei collezionisti).
Siamo nel 2014 e il protagonista Rachmael ben Applebaum (Carlo Pagetti
nella sua introduzione ci fa notare che il nome significa "Misericordia
divina, figlio del melo" in ebraico e yiddish). Nel futuro descritto da
Dick, la Terra è sovrappopolata. Così le autorità hanno deciso di
favorire l'emigrazione verso un pianeta che si trova nel sistema di
Fomalhaut, chiamata Bocca di Balena, dove è stata creata una colonia.
Del
trasferimento degli emigranti verso questa colonia se ne occupa la
Trails of Hoffman, che descrive la colonia come un vero paradiso. C'è
solo un problema: il viaggio è di sola andata in quanto il Telport, il
sistema di teletrasporto che permette ai coloni di arrivare nella
colonia, che si trova a una distanza di ventiquattro anni luce, non
permette viaggi inversi.
Rachmael ben Applebaum ha però scoperto che i filmati trasmessi per
promuove il flusso migratorio sono falsificati e forse quel pianeta è
una prigione oppure, peggio ancora, una "soluzione finale".
Applebaum decide di recarsi sulla colonia, ma non con il
teletrasporto, bensì usando la sua astronave. Progetta di dormire per
tutto il viaggio, ma il piano fallisce, così dovrà affrontare diciotto
lunghi anni di viaggio da sveglio.
Sarà un viaggio come
solo Dick può raccontare, dove alla realtà si sovrappongono viaggi
psichedelici in "quasimondi" confusi, con lui ci saranno personaggi che
subiscono varie metamorfosi per poi sparire. O forse il protagonista è
arrivato su Formalhaut con il teletrasporto, ma gli viene inoculata LSD
che gli faranno appunto fare tanti viaggi nei quasimondi. La domanda che
si porrà il lettore: quale è la realtà?
L'autore
Philip Kindred Dick nasce a Chicago il 16 dicembre 1928. Nel 1955 esce il suo primo romanzo, Lotteria dello spazio. Durante un'esistenza segnata dalle difficoltà economiche, scrive capolavori come La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, da cui è tratto Blade Runner di Ridley Scott, e Ubik. Negli anni Settanta esce la sua ultima opera, La Trilogia di Valis,
pubblicata da Fanucci Editore nella Collezione Ventesima.
Muore il 2
marzo 1982, stroncato da un ictus.
La notorietà di Philip K. Dick deve
molto agli adattamenti cinematografici, tra cui Atto di forza (1990), Screamers - Urla dallo spazio (1995), Impostor (2002), Minority Report (2002), Paycheck (2003) e Un oscuro scrutare (2006). Nel 2008 è uscito il film Next, con Nicholas Cage, tratto dal racconto The Golden Man.
La quarta di copertina
Menzogne S.p.a. è un romanzo in cui la ricerca della verità è
un'azione bizzarra, tragicomica, eppure eroica, proprio come il viaggio
che Rachmael, il protagonista, vuole intraprendere.
Siamo in un futuro in cui per risolvere il problema della
sovrappopolazione della Terra è stata fondata una Neocolonia nel sistema
di Fomalhaut, chiamata Bocca di Balena.
Laggiù sembra che tutti siano
felici: ma anche se qualcuno fosse scontento, non potrebbe mai tornare
indietro, perché il Telpor, il teletrasporto con cui i terrestri
arrivano sulla colonia lontana ventiquattro anni luce, non funziona come
viaggio di ritorno. Per questo Rachmael si ostina a volerla raggiungere
con la sua nave, a costo di viaggiare per diciotto lunghi anni.
Odissea
nello spazio, viaggio attraverso lo specchio, sfida alla realtà e ai
suoi simulacri, all’identità e al potere che vuole plasmarla, questo
libro mostra il percorso che conduce a una sia pur provvisoria verità
come tortuoso e difficile. E nella narrativa dickiana non esiste un
intervento divino che salvi Rachmael dalla falsa utopia di Bocca di
Balena, come un novello Giona.
Ma almeno, come osserva Carlo Pagetti
nella sua introduzione, il fatto che il protagonista si ponga la domanda
su quale sia la via della conoscenza – What way? – 'implica che una
risposta, seppure parziale o insoddisfacente, possa ancora esistere'.
Philip K. Dick, Menzogne S.p.A. (Lies, Inc., 1964)
Traduzione Fabio Zucchella
Fanucci Editore, Collezione Immaginario Philip K. Dick, pagg. 217, euro 15,00
deca
Menzogne S.p.a. ebook
Anno: 2013
Pagine: 288
Introduzione di Carlo Pagetti
Collezione Immaginario Dick
Traduzione di Fabio Zucchella
Fantascienza
Fanucci Editore
Odissea nello spazio, viaggio attraverso lo specchio, sfida alla
realtà e ai suoi simulacri, all'identità e al potere che vuole
plasmarla, questo libro mostra il percorso che conduce a una sia pur
provvisoria verità come tortuoso e difficile.
E nella narrativa dickiana
non esiste un intervento divino che salvi Rachmael dalla falsa utopia
di Bocca di Balena, come un novello Giona.
Ma almeno, come osserva Carlo
Pagetti nella sua introduzione, il fatto che il protagonista si ponga
la domanda su quale sia la via della conoscenza – What way? – 'implica
che una risposta, seppure parziale o insoddisfacente, possa ancora
esistere.'
- Autore: Philip K. Dick
- Formato: ebook
deca
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