Non troveremo mai la verità se non saremo disposti ad accettare anche ciò che non ci saremmo mai aspettato ....
--- "Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia" - Alejandro Jodorowsky
‘Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere.’ - Eric Arthur Blair
sabato 10 ottobre 2015
ALDO BUSI E MARIO MIELI cavalli di TROIA x obbligare la PEDOFILIA
DALLA COPROFAGIA ALLA PEDOFILIA, L'ALLEGRA TRANSIZIONE SINARCHICA ....
ALDO BUSI e MARIO MIELI :
omosessuali a favore della pedofilia
Sul sito Yahoo Answer un utente pone la seguente domanda
Aldo Busi e Mario Meli: omosessuali a favore della pedofilia?
con le seguenti argomentazioni :
8 marzo 2010
L’Associazione Nazionale Sociologi e l’Osservatorio sui
Diritti dei Minori ha preso posizione contro l’ateo, anticlericale e
omosessuale Aldo Busi, ritenuto “pro-pedofilo” (da ASCA.it e OneTv.it).
Nel suo libro “Manuale per il perfetto papà”, ha infatti spiegato che
l’età per rapporti omosessuali ritenuta da lui lecita è a partire dai
tredici anni, in quanto a questa età un ragazzo, sarebbe adulto e libero
di decidere di avere rapporti con un altro uomo.
Nel 1996 (ne parleremo
più sotto) ha dichiarato al Maurizio Costanzo Show: “ma da quando la
pedofilia è un crimine? Io ho fatto di tutto! Se anche un adulto
masturbasse un ragazzino, che male ci sarebbe?”.
1996
Aldo Busi, noto anticlericale, radicale e omosessuale si è
mostato aperto alla pedofilia.
Al Maurizio Costanzo Show: “ma da quando la
pedofilia è un crimine? Io ho fatto di tutto! Se anche un adulto
masturbasse un ragazzino, che male ci sarebbe?”.
Busi ha anche
incolpato addirittura i minori di essere provocatori verso gli adulti.
Ha affermato: “non c’ è nulla di scandaloso se un ragazzo compie atti
sessuali con un adulto e semmai sono i bambini a corrompere gli adulti e
non viceversa”.
Intervistato da Repubblica ha detto: “Può esistere una
pedofilia blanda, quella praticata dai bambini sugli adulti; i bambini
sono in certi casi corruttori degli adulti; oggi cercano il capro
espiatorio nel cosiddetto pedofilo, come ieri negli zingari, negli
omosessuali, negli ebrei, nei palestinesi, nelle donne, ma anche i
bambini hanno la loro brava sessualità e gli adulti non devono più
reprimerla” (da Repubblica 12/12/1996).
1990
Nei Paesi Bassi le associazioni omosessuali (COC) fondate da Jef Last (pedofilo
omosessuale e amico di André Gide) hanno voluto e
ottenuto la depenalizzazione dei contatti sessuali con giovanetti al di
sopra dei 12 anni, avvenuta nel 1990.
Le condizioni poste furono il
consenso del giovane e il nulla osta dei genitori (da G.J.M. van den
Aardweg, Matrimonio omosessuale e affidamento a omosessuali, 1998, p.
507 e da Pedofilia in Italia e cultura pedofila).
1983
Nasce il circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, dedito
alla difesa dei diritti civili delle persone LGBT. E’ una delle
principali organizzatrici del Gay Pride di Roma e vede il transessuale
Vladimiro Guadagno tra i suoi esponenti ed è dedicata allo scrittore ateo e
iniziatore del movimento omosessuale in Italia Mario Mieli (di cui
parleremo più sotto), promotore della pedofilia e della liberalizzazione
sessuale del fanciullo (vedi anche Contro la Leggenda nera).
L’intellettuale riteneva anche che omosessualità e pedofilia fossero strettamente correlate (da Gris.Imola.it).
1977
L'ebreo aschenazita ed iniziatore del movimento omosessuale in Italia, Mario
Mieli, che considerava «opera redentiva», per entrambi, il sesso tra un
adulto e un giovanissimo (e anche la necrofilia, la coprofagia e la
pedofilia in senso stretto) ha pubblicato il suo libro Elementi di
critica omosessualeQUI il miserabile testo in pdf:http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdf , nel quale ha scritto: “Noi checche rivoluzionarie
sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi,
si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente
rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a
braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare
l’amore con loro. Per questo la pederastia è tanto duramente condannata:
essa rivolge messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite
la famiglia, traumatizza, educastra, nega, calando sul suo erotismo la
griglia edipica” (Mario Mieli. Elementi di critica omosessuale. Milano,
Einaudi, 1977). E ancora: “la corporeità umana entra liberamente in
relazioni egualitarie multiple con tutti gli esseri della terra, inclusi
i bambini e i nuovi arrivati di ogni tipo, corpi defunti, animali,
piante, cose, annullando “democraticamente” ogni differenza non solo tra
gli esseri umani ma anche tra le specie. A questa rivoluzione sociale
sono di ostacolo i valori familiari naturali e cristiani”. Morì suicida
nel 1983. Col sostegno dei Radicali è nato il F.u.o.r.i. di Mario
Mieli, centro culturale omosessuale che si ispira ai valori del suo
beniamino (vedi anche Contro la Leggenda nera).
Miguel
Angel Martín, “With mum on mum’s day”, tempera, 1998, copertina del
“Manuale del Perfetto Papà (beati gli orfani!)”, Mondadori, Milano 2001
Recensione del libro “Manuale del perfetto Papà (beati gli orfani!)”,
di Aldo Busi, a cura di Flavio Marcolini, originariamente pubblicata su
Brescia oggi nel 2001
Dopo il fortunato “Manuale della perfetta mamma” e prima del “Manuale
del perfetto single” (del quale sta ultimando la stesura come un
rilassante divertissement tra una traduzione di Ruzante e la raccolta di
idee e materiali per il prossimo romanzo), Aldo Busi, lo scrittore più
stakanovista della nostra penisola, ha pubblicato il “Manuale del
perfetto papà” (Mondadori).
Il nuovo pamphlet (significativamente sottotitolato “beati gli
orfani”) continua, con un linguaggio diretto e apparentemente
paradossale, l’opera di decostruzione dell’istituzione familiare sulla
quale si fonda la nostra società, esaltando invece il valore
dell’individualità come nucleo sul quale impostare una serena e civile
convivenza fra gli esseri umani.
Busiconduce un serrato e circostanziato attacco alla figura paterna,
non solo a quella sperimentata e subita in prima persona, ma anche a
quella stereotipata che viene quotidianamente offerta dalla nostra
società.
Numerose pagine sono dedicate al genitore che ha in gran parte
condizionato la sua infanzia e giovinezza. Lo scrittore monteclarense lo
descrive come una persona a lui estranea e sconosciuta, temuta e odiata
da bambino, incapace di qualsiasi forma di dialogo e di contatto con il
figlio, in un crescendo di risentimento che neppure la morte sembra
aver attenuato (il povero culattone non ha avuto fortuna e vuole condividere la sua alienazione con più ragazzi possibile).
E di riflesso affiora ancora una volta lo smisurato
amore per la madre, già dichiarato in tanti libri e, in particolare, nel
saggio a lei dedicato. Nonostante la sua durezza misteriosa e l’odio
inspiegabile che essa ha suscitato, Busi ad un certo punto si chiede
sarcastico se il suo non sia, in un certo senso, il padre ideale. “Mio
padre, in verità, c’è sempre stato accanto, a modo suo: remoto, astioso,
crudele, indifferente, ma c’è stato. In una sola parola: paterno, come
tutti i padri, come ci riusciva lui”.
Dopo la sferzante pars destruens, si passa ad una esilarante pars
costruens: pagine intense nelle quali l’autore delinea i tratti e il
carattere non solo del padre perfetto, ma anche del perfetto zio, quale
si considera per il grande affetto e dedizione che egli nutre nei
confronti dei nipotini nella vita di tutti i giorni. Insomma – sembra
dirci Busi – la paternità (ma anche l’umanità e la cittadinanza) – non è
un valore acquisito una volta per tutte, ma è un esercizio quotidiano,
al quale è necessario dedicarsi con amore e determinazione.
“Io non rimpiango di avere avuto il padre che ho avuto” scrive Busi.
“io rimpiango di averne avuto uno. Per mia fortuna, sono riuscito –
mettendoci molto poco, lo confesso – a non diventare in nessun altro
umano un suo alter ego. Sapere che qualcuno non rimpiangerà di avermi
avuto o di non avermi avuto come padre stuzzica però la mia sottile sete
di vendetta a tal punto che, giusto per fargliela pagare, un figlio
potrei anche decidere di metterlo al mondo. Così un’altra volta impara –
un’altra volta, va’, mica questa”.
Chi è stato il fondatore del movimento omosessuale italiano? Il suo nome è Mario Mieli, scrittore e autore nel 1977 del tristemente celebre “Elementi di critica omosessuale”QUI il miserabile testo in pdf:http://www.mariomieli.net/wp-content/uploads/2014/04/Elementi_di_critica_omosessuale.pdfche divenne un fondamento precursore dei cosiddetti “lavaggi del cervello”, ovvero delle eteree teorie di genere in Italia: approccio psicologico e antropologico dell’omosessualità (con quali competenze?), giudicato “pietra miliare per un’intera generazione di militanti pederasti”.
Mieli in gioventù usava vestire quasi sempre con abiti femminili, andava truccato a scuola, saliva sugli autobus nudo sotto una pelliccia,
indossava i gioielli di famiglia, non a caso il professor Zapparoli, lo
psichiatra che lo aveva in cura per la sua grave malattia mentale, aveva diagnosticato una sindrome maniaco-depressivacon connotazioni schizoidi.
Frequentò esponenti del movimento gay inglese e fondò nel 1971 la prima associazione del movimento di liberazione omosessuale italiano, chiamata “FUORI!” (Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano). Se ne staccò da essa nel 1974 perché l’associazione si fece inglobare dai soliti approfittatori del Partito Radicale, lui invece non era convinto che si dovesse passare dalla politica per cambiare il mondo (e su questo aveva ragione).
La caratteristica per cui è spesso ricordato è stata la coprofagia, ovvero l’hobby sessuale di mangiare i propri escrementi. E’ tristemente famosa la sua esibizione pubblica all’Ompo’s,
durante la quale si esercitò in questi atti (anche con gli escrementi
del suo cane). Il poeta gay Dario Bellezza (morto di AIDS) ironizzò
così: «A Mario è rimasto altro che mangiar la m…, per far parlare di sé».
Morì suicida nella sua abitazione di Milano, nel 1983 a 30 anni, dopo l’ennesimo periodo di depressione masochista. A lui è intitolato il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, sorto a Roma nello stesso anno della morte da suoi estimatori, che lo ricorda così: «si esibì più volte gustando m… e bevendo il proprio p… pubblicamente come a fornire un supporto umano
e pesante ai prodotti più nascosti e più inumani dell’uomo; come a
farsi forte di quella m… con cui una società bigotta, borghese e
clericale aveva tentato di coprirlo». Mieli era notoriamente anche necrofilo.
Il quotidiano ufficiale del Partito Comunista Italiano, “Liberazione”, lo ha celebrato più volte. L’11 marzo 2008 ha riassunto così la sua biografia: «Vestiti
da donna, teatro d’avanguardia, teoria, militanza, droga, coprofagia.
Venticinque anni fa, il 12 marzo 1983, usciva volontariamente di scena,
suicida a 31 anni, il più grande intellettuale queer italiano». L’articolo è scritto da un suo ammiratore, che ha onorato le gesta di una «dimensione esemplare e quasi mitica, sfaccettature di una coraggiosa e coerente complessità». Il suicidio di Mieli viene definito un «capolavoro
di estremo narcisismo o esempio di masochismo che può sublimare, se
usato politicamente, l’istinto di morte della Norma eterosessuale». La Norma eterosessuale
significava per Mieli -probabilmente segnato dall’esperienza
dell’ospedale psichiatrico e dall’effetto di droghe di cui abusava-, la
rimozione dell’omosessualità e della femminilità da ogni uomo, perché «la dimensione di una transessualità originaria e profonda, costituisce la cifra essenziale dell’Eros di ciascun individuo». Lui ha introdotto il concetto per cui la «la Norma eterosessuale castra il desiderio attraverso l’educazione, producendo una società di adulti “monosessuali”, repressi, intrinsecamente omofobi e per questo votati alla guerra». In poche parole, per l’icona gay italiana, «ogni uomo si trova a dover fare i conti con il frocio e con la donna repressi dentro di lui, che Mieli invita ad accettare, accogliere e liberare» (e infati s'é liberato togliendo definitivamente il disturbo).
“Fissarsi” su «un singolo oggetto sessuale» (cioè, per oggetto si intende solo l’uomo o solo la donna) è -secondo Mieli- «un limite, un sintomo di repressione, di rimozione della naturale disposizione transessuale».
Bisognerebbe aprirsi sessualmente ad ogni “oggetto”, dagli uomini agli
animali e, perché no, fino ai propri escrementi. Solo così non si sarebbe repressi e omofobi. «Una posizione, questa, che scandalizza ancora oggi», si lamenta il suo ammiratore su “Liberazione”. Le perversioni più assurde, servono proprio per «restituire agli individui la condizione originaria di transessualità, ovvero la libera e gioiosa espressione della pluralità delle tendenze dell’Eros». Esse, secondo lo slogan da lui coniato, “Mens sana in corpore perverso” (sbagliando pure il latino!!), «sono tappe inevitabili, lungo il cammino dell’Eros e dell’emancipazione per la rottura di ogni tabù». L’ammiratore di Mieli scrive con stile mistico-religioso: «Elogio della m… come grimaldello che apre le porte dell’armonia, come supremo vessillo della liberazione, come fonte di ricchezza accessibile a chiunque, come comunione sublime
per un’iniziazione scandalosa, per una conoscenza schizofrenica e
divergente. Il Mieli “alchemico” dell’ultima parte della sua vita narra
un’esperienza magico-erotica che lo vede protagonista insieme al suo
fidanzato: la celebrazione di un rito di “nozze alchemiche”,
con la preparazione e l’assunzione di un pane “fatto in casa”, un dolce
nel cui impasto confluivano non solo m…, sangue e sperma, ma anche ogni
altra secrezione corporale, dalle lacrime al cerume. Perché? “L’abbiamo
mangiato – dice Mieli – e da allora siamo uniti per la pelle. Pochi
giorni dopo le “nozze”, in una magica visione abbiamo scoperto l’Unità della vita. Era come se non fossimo due esseri disgiunti, ma Uno; avevamo raggiunto uno stato che definirei di comunione“». Forse è per questo che non pochi psicologi hanno cominciato a parlare di “terapie riparative” o forse erano fatti d'ero?
Anche in Mieli ritorna il pensiero della pedofilia, come nel movimento omosessuale americano. Si legge nell’articolo di “Liberazione”: «Il bambino è, secondo Mieli, l’espressione più pura della transessualità profonda cui ciascun individuo è votato. È l’essere sessuale più libero, fino a quando il suo desiderio non viene irregimentato dalla Norma eterosessuale, che inibisce le potenzialità infinite dell’Eros». Secondo l’articolista del quotidiano comunista, questo è un «discorso
eversivo e scomodo oggi più che mai, in una società attanagliata dal
tabù che investe senza appello il binomio sessualità-infanzia,
ossessione quasi patologica che trasforma il timore della pedofilia in una vera e propria caccia alle streghe». Anche i bambini dovrebbero fare sesso, secondo Mieli, perché l’Eros, «se lasciato libero di esprimersi, può fondare una società diversa da quella in cui viviamo. Sicuramente più libera». L’adozione gay, invece, potrebbe «inculcare nel bambino i valori di una sessualità più vicina al potenziale transessuale originario?», ci si domanda su “Liberazione”. I valori cristiani e quelli familiari naturali, secondo Mieli sono«pregiudizi di certa canaglia reazionaria» che, trasmessi con l’educazione, hanno la colpa di «trasformare il bambino in adulto eterosessuale».
I pedofili invece possono “liberare” i bambini: «noi checche rivoluzionarie», ha scritto l’icona gay italiana, «sappiamo vedere nel bambino l’essere umano potenzialmente libero. Noi, si, possiamo amare i bambini. Possiamo desiderarli eroticamente rispondendo alla loro voglia di Eros, possiamo cogliere a viso e a braccia aperte la sensualità inebriante che profondono, possiamo fare l’amore con loro.
Per questo la pederastia è tanto duramente condannata: essa rivolge
messaggi amorosi al bambino che la società invece, tramite la famiglia,
traumatizza, educastra, nega» (da “Elementi di critica omosessuale”, 1977).
Cara marta saponaro, insulti per quale motivazione, son forse anche loro coprofagi e pederasti? Non vedo altra motivazione per permettersi d'insultarti ......
ho condiviso nel covo sinonista dove ho già ricevuto parecchi insulti da persone che vivono di panem et televione ciao
RispondiEliminaCara marta saponaro, insulti per quale motivazione, son forse anche loro coprofagi e pederasti? Non vedo altra motivazione per permettersi d'insultarti ......
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