I QUARTIERI PERDUTI
Lorenzo Di Lorenzo
È da tempo che l’€uropa sta assistendo alla grande
sostituzione. Tale fenomeno è visibile appieno nei quartieri periferici
(ma non solo) delle nostre città, i quali si contraddistinguono dal
resto delle zone cittadine per la loro assenza di autoctoni.
Questo
fenomeno viene accentuato in quelle località come le campagne della
Sardegna, le quali sarebbero da ripopolare, come auspicato da Beppe
Severgnini, con i “nuovi sardi”.
Guardando invece più vicino a me, le
periferie delle città lombarde, si mostrano quasi totalmente
islamizzate.
Dati dell’Istat alla mano, attraverso questo enorme flusso
migratorio, del quale stiamo subendo gli effetti nelle nostra città,
l’Italia e l’€uropa intera saranno popolate da etnie terzomondiali in
percentuali molto alte entro il 2050, diventando noi, autoctoni europei,
una minoranza sulle nostre terre.
Partendo da questo presupposto si
potrebbero fare ragionamenti di tipo sociologico o antropologico senza
mai arrivare a rispondere a degli interrogativi fondamentali come : che
ne sarà di noi e dei nostri figli? Che ne sarà delle nostre donne?
Che
ne sarà delle nostre tradizioni, delle nostre abitudini e del nostro
modo di pensare?
La risposta è alla luce del sole.
Si guardi solamente ciò che è
avvenuto a Parigi nel 2015, terroristi usciti da quartieri che non hanno
più una stabilità culturale ed economica, si sono riversati in città
attaccando il cuore stesso dell’€uropa; o peggio ancora, quartieri di
Londra e Madrid presidiati ogni giorno dalla “Sharia Police”, polizia
islamica che si accerti che in quei quartieri si rispettino le leggi
dettate dal Corano. Nei quartieri di Berlino, dove i turchi hanno
praticamente ghettizzato i tedeschi, e ancora, nella cattolicissima
Italia, ora ricolma di moschee abusive, spesso e volentieri covi di
delinquenti, rivolta ormai verso una presunta inesorabile
islamizzazione.
Molti potrebbero pensare che tutto ciò sarebbe alquanto bello, poiché
avremo una diversificata visone di culture e tradizioni felicemente
sincretizzate nelle nostre città.
Attenzione!
Non è facendo convivere diversi modi di vivere e culture che un paese preserva e costruisce un futuro, non è sostituendo gli autoctoni con immigrati che si ripopola una terra, quale che sia.
Non è facendo convivere diversi modi di vivere e culture che un paese preserva e costruisce un futuro, non è sostituendo gli autoctoni con immigrati che si ripopola una terra, quale che sia.
Per far progredire
una terra bisogna conservare ogni piccola peculiarità culturale e
tradizionale facendo si che la gente che abita quel luogo sia un popolo
consapevole delle proprie radici e non una massa di persone allo sbando
incapaci di vedere il passato, di difendere la propria identità e ciechi
verso il futuro.
Per ripopolare una terra bisogna fare in modo che le
famiglie siano in grado di procreare sia a livello economico che
culturale; economico poichè è assurdo che una famiglia si trovi ad
emigrare per lavoro, pur abitando in un paese ricco e culturalmente
avanzato come l’Italia, culturale perché non è possibile che una
famiglia possa crescere dei figli in un paese dove l’idea stessa di
famiglia è continuamente messa in dubbio nella sua stessa essenza.
Concludendo mi sento di poter dire che le nostre terre oggi siano
oggetto di un perverso esperimento sociale (Piano sinarchico del Conte Kalergi) che ci porterà, se non
sabotato e bloccato, all’autodistruzione.
Difendere ciò che ci è stato
dato è un dovere morale e spirituale.
Tu che hai letto queste poche righe, prendi coscienza e avviati verso
la strada dell’identità, non lasciarti manipolare da chi ti vorrebbe
apatico e inconsapevole del tuo passato!
deca
La società “multiculturale”, senza frontiere,
primo obiettivo dei sinarchi mondialisti
di Luciano Lago
Non è ormai un segreto che esista un potere mondialista che
persegue l’obiettivo di una trasformazione etnica e culturale
dell’Europa ed in parallelo l’abolizione degli Stati nazionali destinati
a scomparire per cedere il passo ad un ordinamento sovranazionale
governato da alcuni organismi transnazionali.
Tutte le attuali sitituzioni europee “remano” per trascinare la barca dell’Unione Europea verso questo obiettivo e questa politica, che vuole imporre il dogma della società multiculturale, dei mercati aperti e del superamento delle frontiere nazionali, obiettivo che corrisponde a quello del “politicamente corretto”, dominante in Europa a cui sono subordinati i grandi media, come le fondazioni culturali, le tante ONG con scopi umanitari, i grandi istituti Finanziari, così come l’orientamento degli Istituti Universitari e le varie organizzazioni transnazionali, etc ..
Bisogna considerare che il processo di globalizzazione, in atto da
anni ed oggi entrato in una fase accelerata, ha già intaccato i poteri
degli Stati nazionali, considerati una volta gli arbitri tra i
molteplici interessi che caratterizzano ogni economia dinamica, e li ha
progressivamente costretti nel gioco degli interessi dei grandi gruppi
privati. Il processo si è realizzato con la creazione di reti
transnazionali di potere che sono entrate in una osmosi sempre più
intensa, man mano che che le nuove strutture d’influenza si andavano
affermando nel contesto politico ed economico internazionale.
Con il
tempo ha preso piede e poteri una burocrazia globalizzata costituita da
un esercito di dirigenti e di colletti bianchi che gestiscono le
multinazionali, quelle che hanno conquistato un enorme potere
d’influenza graze alla “deregulation” (privatizzazioni dei servizi
pubblici). Attualmente questa burocrazia globalizzata forma una
componente rilevante della burocrazia del potere mondializzato , che
comprende anche alti funzionari, nazionali ed internazionali, dirigenti
degli organismi sovranazionali, ricercatori dell grandi “think tanks” di
indirizzo economico o politico, docenti universitari ed “opinion
makers” della stampa e dei media, dirigenti delle grandi ONG con
finalità umanitarie.
Tale burocrazia risulta etremamente variegata e presente in diversi
luoghi ed istituzioni ma le sue molteplici componenti sono in contatto
permanente le une con le altre. Gli alti funzionari politici nazionali
sono a loro volta in contatto con i loro omologhi internazionali nei
diversi settori (sanità, istruzione, sicurezza, finanze, giustizia,
ecc.).
Tutti sono in relazione con le grandi imprese, istituzioni
private e con le ONG.
Questa rete organizzata costituisce una forte concentrazione
di poteri, più o meno coordinati da grandi decisori pubblici e privati.
Esiste quindi un potere di fatto che funziona come una rete sia
transnazionale che trans-settoriale. L’instaurazione di tali reti ha
provocato una concentrazione sempre più forte di poteri, di strumenti di
influenza e di azioni coordinate, per lo meno in modo informale. Per
“grandi decisori” bisogna intendere i responsabili principali delle
grandi amministrazioni nazionali, i responsabili politici, quelli delle
grandi società private, banche ed istituzioni finanziarie, tutte più o
meno mondializzate.
Oltre a questi i responsabili dei grandi media, i
docenti delle più importanti Università private e pubbliche, gli alti
funzionari delle Nazioni Unite e delle tante agenzie che gravitano
intorno. A questo elenco va aggiunta la burocrazia dell’Unione Europea,
anche questa al centro della strategia di mondializzazione grazie alla
permanente crociata per il libero scambio.
Tutta questa sopra descritta costituisce una aristocrazia
mondializzata che trae il proprio potere dalle reti di interessi
collegate fra le varie componenti e sorrette da una complicità di
intenti che si pò tradurre nella comune appartenenza all’ideologia
neoliberista e mondialista.
La prova provata di questa subordinazione, in particolare quella dei media, è venuta proprio in occasione dei fatti di Colonia quando si è vista, oltre alla passività dei poteri pubblici, la complicità colpevole dei media che hanno oscurato per diversi giorni gli avvenimenti per non incrinare il mito della “integrazione” delle masse di immigrati provenienti da nord Africa, Medio Oriente ed Asia.
La prova provata di questa subordinazione, in particolare quella dei media, è venuta proprio in occasione dei fatti di Colonia quando si è vista, oltre alla passività dei poteri pubblici, la complicità colpevole dei media che hanno oscurato per diversi giorni gli avvenimenti per non incrinare il mito della “integrazione” delle masse di immigrati provenienti da nord Africa, Medio Oriente ed Asia.
Lo scandalo è venuto fuori soltanto grazie alle proteste popolari che
hanno perforato il muro di silenzio grazie anche ai social media che
sfuggono dal controllo del potere politico dominante. In questo modo ci
siamo resi conto che il fenomeno non è stato limitato solo nella città
di Colonia ma che lo stesso fenomeno delle aggressioni alle donne è
avvenuto anche in altre città della Germania e della Svizzera.
I governi, con la fondamentale collaborazione dei grandi media, in un
primo tempo hanno voluto occultare e minimizzare i fatti. Più tardi,
quando le denunce si sono moltiplicate in numero enorme, hanno optato
per scaricare l’onere della prova sulle vittime e diffondere il profilo
degli aggressori: erano semplicemte “uomini” quelli che avevano
attaccato, non immigrati mussulmani con una alta componente di
rifugiati.
Le reazioni a questi avvenimenti e la rabbia manifestata da parte di molti cittadini tedeschi, esplosa in manifestazioni di piazza, sono state definite attacchi xenofobi e razzisti dagli stessi media che avevano occultato i fatti e coperto le responsabilità. La principale preoccupazione dei media e degli intellettuali ed opinionisti allineati è quella di non colpevolizzare collettivamente gli immigrati, piuttosto non si sono riparmiati perfino nel criticare le vittime per aver tenuto un comportamento non conforme.
Ci si potrebbe domandare come siamo arrivati a questa situazione,
come sia stato possibile che il potere abbia dettato un ordine implicito
di silenzio su una aggressione tanto deprecabile come questa e come, la
magioranza dei media, solitamente tanto loquaci per altre cose, abbiano
accettato questa direttiva. Questo vuole dire che ci troviamo di fronte
ad una operazione di grande portata.
Consideriamo che, quando si
manifestò l’ondata di migranti nella scorsa estate, il potere, con la
complicità della maggior parte dei media, si era inventato un racconto
destinato a permettere l’entrata massiccia di stranieri in Europa,
utilizzando un ondata di emozione a comando, dopo aver esibito le foto
della piccola vittima arenatasi su di una spiaggia turca.
L’ondata
di finto pietismo sollevata dai media, serviva a far accettare il
concetto che bisognava essere accoglienti con questa massa di profughi e
migranti che provenivano da aree di guerra.
In realtà si è
visto dopo che i siriani erano soltanto una minoranza, visto che una
buona parte dei profughi e migranti sono iracheni, afgani, pakistani e
del Bangaldesh. La propaganda in ogni caso si è imposta sull’opinone
pubblica.
Adesso che la realtà è venuta alla luce, il potere dei media deve prolungare la sua opera di falsificazione.
Queste occasioni fanno comprendere, per chi ancora non lo avesse
compeso, come la maggioranza dei media europei siano al servizio del
potere e degli interessi dei gruppi finanziari che li controllano.
La
conseguenza è anche quella che si va accrescendo sempre di più il solco
fra il sentire popolare e l’oligarchia di potere che controlla anche i
media e lavora per il progetto mondialista in cui assume un ruolo
fodamentale l’immigrazione di masse di persone provenienti dal terzo
mondo, utili per arrivare a creare una società depauperata e senza
indentità, più facilmente manovrabile con una massa di lavoratori di
riserva per lo sfruttamento da parte delle grandi multinazionali.
Tutto favorisce questo progetto anche il silenzio dei media e la
complicità delle classi politiche al potere nella maggior parte dei
paesi europei. Il progetto mondialista, oltre all’esautoramento degli
Stati nazionali, prevede anche la modifica della composizione
demografica delle vechie nazioni europee con l’affossamento delle
identità culturali a favore del sorgere di una società multiculturale
omogenea e prona alle esigenze delle oligarchie dominanti.
Le identità culturali dei popoli sono considerate superflue e
destinate ad essere superate dalla nuova identità globalista,
cosmopolita e progressista dell’uomo consumatore, omologato e
facilmente orientabile alle mode ed alle tendenze espresse dai grandi
“maitres a penser”, dagli opinionisti dei grandi media e dalla
pubblicità.
Questo il prossimo ineluttabile futuro che l’oligarchia mondialista
prospetta per i popoli che accetteranno passivamente il cambiamento di
identità e di status, futuro non privo di svago, di consumi superflui e
diversione, con spettacoli e musica offerti per le masse ipnotizzate
dal mito del “progresso” e della modernità.
Niente di nuovo nella
Storia: “panem et circenses”.
SINARCHICAMENTE PARLANDO: TESI / ANTITESI / SINTESI
deca
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