Per gli "amici" 'Foffo'
IL PEDOFILO FIESOLI, CONVEGNISTA CON RENZI
CONDANNATO A 15 ANNI DI RECLUSIONE
di Gianni Lannes
Perché l'ineletto Matteo Renzi non risponde ai numerosi atti parlamentari relativi alla violenza contro i minori, vale a dire esercitata quotidianamente contro bambini e adolescenti?
Renzi è forse un protettore di pedofili?
E' solo un caso se il Governo tricolore ha cancellato l'Osservatorio contro la pedofilia e la pornografia minorile?
E' solo un caso se il Governo tricolore ha cancellato l'Osservatorio contro la pedofilia e la pornografia minorile?
E' solo
un caso se il governo italiano non risponde agli atti parlamentari su temi
fondamentali che toccano l'infanzia e non relaziona al Parlamento?
Comunque c'è una buona notizia.
Finalmente condannati i gestori pedofili della
comunità del Forteto.
La Corte di appello ha inflitto 15 anni di carcere a
Rodolfo Fiesoli, accusato di abusi su minori.
Pene più lievi anche per i
collaboratori. Buona parte dei reati più lievi sono caduti in prescrizione e
quindi tutte le pene sono state alleggerite, così come sono stati ridotti i
risarcimenti per le vittime. Ma l'impianto accusatorio del processo di primo
grado è stato confermato: Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità del Forteto
di Vicchio del Mugello, 70 anni, è stato condannato a 15 anni e 10 mesi di
carcere (contro i 17 anni e sei mesi del primo grado) per violenza sessuale e
maltrattamenti sui ragazzi affidati alla sua struttura dal Tribunale dei minori
di Firenze.
Una vicenda orribile andata avanti per anni, grazie alla
provvidenziale distrazione di fior di magistrati nonché al tribunale per i
minorenni (magistrati e assistenti sociali in primis).
Nuova condanna anche per i collaboratori di
Fiesoli: l'ideologo Luigi Goffredi dovrà scontare una pena di sei anni di
carcere contro gli otto inflitti in primo grado. Condanna riformata da sette
anni a tre anni e due mesi per Daniela Tardani. Tre anni e due mesi anche per
Mauro Vannucchi e poi tre anni per Anna Maria Tempestini, due anni e otto mesi
per Francesco Bacci, due anni e nove mesi per Mariella Consorti, due anni e due
mesi per Francesca Tardani, un anno e otto mesi per Marida Giorgi.
L’ineletto Matteo Renzi non può ignorare chi è
Rodolfo Fiesoli, quando il 12 novembre 2011, alcune settimane prima del suo
ennesimo arresto Rodolfo Fiesoli, lo stesso Fiesoli, non un omonimo, parla a
Firenze nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, nel corso di un convegno
(TedxTex: fondazione Al Gore), in qualità di educatore. In platea c’è l’allora
sindaco Matteo Renzi che sorride ed annuisce, al quale Fiesoli si rivolge a più
riprese. Dopo l’arresto del Fiesoli i
riferimenti al medesimo Fiesoli spariscono dal sito online dell’iniziativa e da
YouTube, in cui però, sono visibili tutti gli altri interventi tra cui quelli
di Jovanotti e dell’allora inquilino di Palazzo Vecchio Matteo Renzi. Il
Corriere Fiorentino però conserva ancora memoria documentata di
quell’intervento in tandem sullo stesso palcoscenico di Renzi e Fiesoli. Del
resto. Rodolfo Fiesoli e Luigi Goffredi erano di casa a Palazzo Vecchio: nel
2009 il testo Il libro dimenticato dalla scuola di Fiesoli e Goffredi viene
presentato immancabilmente a Palazzo Vecchio. L’ultima opera di Fiesoli del
2010 intitolata, Fili e nodi vanta pure una prefazione firmata da Antonio Di
Pietro. L’ex onorevole molisano,
singolare caso, entra in parlamento nel 1997 candidandosi proprio nel
collegio 3 della circoscrizione Toscana, ossia nel Mugello.
Al Forteto, era di casa anche la Bindi (lesbica pedofila???)
E Renzi che fa? A quanto pare se ne
infischia della violenza sessuale inflitta a bambini e adolescenti. Eppure la
legge 3 agosto 1998
(«Relazione
sullo stato di attuazione della legge recante norme contro lo sfruttamento
della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di
minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù»), numero 269, all’articolo
17, comma 1, stabilisce che: «Il
Presidente del Consiglio
dei ministri presenta
ogni anno al Parlamento una
relazione sull’attività svolta ai sensi del comma 3.
L’ineletto
Renzi già convegnista a Firenze con il
pedofilo pluricondannato Rodolfo Fiesoli, padrone del famigerato
Forteto, non
ha presentato le relazioni per gli anni 2015 e 2016 e non ha risposto a più di 40
atti parlamentari in materia, compresa l'interrogazione numero 4/05225
del 4 febbraio 2016.
Vi sembra poco, o non abbastanza il favoreggiamento
di un gravissimo reato penale in danno di minori, per licenziarlo in tronco chiedendogli il conto?
LEGGI ANCHE QUESTO MIO ARTICOLO : http://decamentelibera.blogspot.it/2015/08/il-raccapricciante-caso-forteto-il.html
riferimenti :
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=pedofilia
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=bindi
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=bindi
deca
PEDOFILIA AL FORTETO : L'OMERTA' DEL GOVERNO RENZI
di Gianni Lannes
Ben 11 atti parlamentari fra interpellanze e interrogazioni
indirizzate negli ultimi 3 anni all’esecutivo tricolore, giacciono senza
risposta soltanto sul caso del famigerato Forteto di Fiesoli e compagni di feroci violenze, nonché abusi su minori inermi.
Infatti, né Renzi, né Alfano, né Orlando hanno mai fornito uno straccio di chiarimento, tantomeno anima viva li ha mai seriamente incalzati su questo orrore inflitto a bambini indifesi e adolescenti terrorizzati. Il minimo, adesso, è imporre le immediate dimissioni governative, anche solo in ragione di questa manifesta indifferenza istituzionale. Omertà oppure mera solidarietà con i carnefici?
Qualche giorno fa, la corte d’Appello di Firenze ha inflitto a Fiesoli una condanna a 15 anni e 10 mesi di reclusione: in primo grado la condanna era stata a 17 anni e mezzo. La riduzione si lega alla prescrizione delle accuse per alcuni episodi contestati a Fiesoli. Riduzione di pena da 8 a 6 anni poi per Luigi Goffredi, indicato come il braccio destro di Fiesoli.
Nella
comunità del Mugello per trent’anni il tribunale dei minori di Firenze ha
affidato i bambini in difficoltà. In loco facevano il
lavaggio del cervello a ragazzi e ragazze e li costringevano a pratiche
aberranti, violenze comprese, anche omosessuali.
Per anni al Forteto sono state sospese tutte le
leggi dello Stato e si è portata avanti una condotta criminale; per anni la
regione Toscana ed altre istituzioni vi hanno addirittura stanziato cospicui fondi pubblici.
Matteo Renzi, da sindaco di Firenze, aveva
addirittura partecipato a un convegno - in palazzo vecchio - sui metodi educativi della struttura. E
spesso esponenti di primo piano della sinistra vi
facevano visita. Enti locali, tribunale, cooperative rosse, servizi
sociali, questi erano gli appoggi molto importanti di cui godeva il Forteto.
Nel 2015 alla Camera sono state presentate alcune mozioni che avrebbero impegnato il Governo “ad accertare e definire le
responsabilità e le manchevolezze politiche ed istituzionali che negli anni
hanno portato alla prosecuzione degli affidi di minori, nonostante gli arresti
e le condanne inflitte, ai due fondatori negli anni Ottanta per reati
analoghi (maltrattamenti e atti di
libidine con i minori ospiti) e nonostante la sanzione inflitta all’Italia da
parte della Corte europea dei diritti dell’uomo per quanto avveniva nella
comunità”.
Il piddì ha votato sempre contro. Un voto parlamentare che, a tutti
gli effetti, occulta le responsabilità di coloro i quali hanno
favorito l’azione di pedofili e criminali che hanno abusato in vario modo di minori.
Il presidente dell’associazione Vittime del Forteto, Sergio
Pietracito, ha dichiarato: «Nemmeno fuori Firenze se ne sa nulla, per questo ci
battiamo». In un Paese civile, in uno Stato di diritto, 30 anni di stupri e abusi su minorenni,
perpetrati all’ombra del muro di connivenze della Toscana «rossa», non
passerebbero inosservati. Lì è accaduto di tutto: oltre l’inimmaginabile, oltre
la giustizia. E’ una vicenda orrenda quella del Forteto. Sono stati presi i
mostri, ma non chi i mostri li ha prima osannati e sempre protetti.
Inoltre, la legge 3 agosto 1998 («Relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù»), numero 269, all’articolo 17, comma 1, stabilisce che: «Il Presidente del Consiglio dei ministri presenta ogni anno al Parlamento una relazione sull’attività svolta ai sensi del comma 3». Ebbene, dove sono le previste, anzi obbligatorie relazioni annuali a firma di Matteo Renzi? Qualcuno in Parlamento ha mai reclamato questi atti dovuti?
Toc toc: l'inquilino pro tempore del Quirinale, tale Sergio Mattarella, che fa? Ne vuole prendere finalmente atto, e adottare gli opportuni provvedimenti di licenziamento in tronco di questo governo di ineletti? Oppure far finta di niente?
Inoltre, la legge 3 agosto 1998 («Relazione sullo stato di attuazione della legge recante norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia e del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù»), numero 269, all’articolo 17, comma 1, stabilisce che: «Il Presidente del Consiglio dei ministri presenta ogni anno al Parlamento una relazione sull’attività svolta ai sensi del comma 3». Ebbene, dove sono le previste, anzi obbligatorie relazioni annuali a firma di Matteo Renzi? Qualcuno in Parlamento ha mai reclamato questi atti dovuti?
Toc toc: l'inquilino pro tempore del Quirinale, tale Sergio Mattarella, che fa? Ne vuole prendere finalmente atto, e adottare gli opportuni provvedimenti di licenziamento in tronco di questo governo di ineletti? Oppure far finta di niente?
Nel settembre 1978 il magistrato Carlo Casini fa
arrestare Fiesoli e Goffredi per abusi sessuali. E’ la prima avvisaglia degli
scempi commessi, ma vengono scarcerati alcuni mesi dopo. La scesa in campo di
Casini in politica, nella file della Dc, scatena infatti il magistrato Gian
Paolo Meucci (di tutt’altre vedute), padre del diritto minorile italiano e
intransigente difensore del profeta. Non basta allora il discorso di Rinaldo
Innaco (DC), tenuto nell’ottobre 1980 in Consiglio regionale, dove si parla di
costrizione e «regime di vita imposto e caratterizzato (…) dalla pratica
dell’omosessualità». Non basta la condanna in primo grado del 1981, confermata
in Cassazione nell’84, per «atti di libidine violenti e maltrattamenti e
lesioni». Non basta quella del gennaio 1985, pur passata in giudicato, della
Corte D’Appello di Firenze per «atti di libidine e corruzione di minori». La
posizione di Meucci, che all’autorevolezza personale unisce l’assoluta
deferenza dei colleghi, fa dimenticare il verdetto, con nessun effetto pratico.
Un caso senza precedenti nella giustizia nazionale. Poi, contro ogni
valutazione plausibile, si affidano subito altri bambini. Dopo l’85, inizia il
dominio incontrastato del Forteto.
A far “merenda”, trasferita la sede nel paesino di
Vicchio, passano in tanti: politici, giudici del Tribunale dei minori,
sindacalisti, dirigenti dei servizi sociali. Di fatto, tutta la Sinistra
toscana (PCI, PSI, PdUP, Sinistra Indipendente) favorisce la nuova realtà. Il
Forteto diventa una passerella obbligata. Fiesoli è paragonato addirittura a
don Milani. Stupisce, commuove, incanta. Scrive libri. I ragazzi intanto,
all’oscuro delle condanne e allontanati dalle famiglie naturali, vengono
traviati mentalmente: molti diranno di aver considerato normale il fatto di
essere abusati sessualmente. E fino al 2009 la comunità ne riceve circa 60. La
mattina a spalare la calce e lavorare i campi, la sera in balia dei
"genitori". Nel frattempo, la cooperativa, l’altra faccia del
Forteto, acquista prestigio: 130 occupati, un fatturato di quasi 20 milioni,
eccellenze alimentari esportate dall’America all’Australia. Un vanto per tutta
la Regione. Il 13 luglio del 2000, però, tornano i guai. La Corte europea dei
diritti dell’uomo, in seguito alla denuncia di due madri a cui veniva impedito
di vedere i figli, condanna l’Italia con una multa di 200 milioni di lire per
danni morali. La sentenza di Strasburgo pesa eccome, ma si alzano le barricate:
e non cambia nulla. Anzi, solo dal ’97 al 2010, il Forteto ottiene contributi
dalla Regione per 1 milione e 254 mila euro. Si arriva poi al novembre 2011. Al
TEDxFirenze (manifestazione socio-culturale), Fiesoli interviene a Palazzo
Vecchio sull’educazione minorile in qualità di esperto: presenziava, e fu
ringraziato, l’allora sindaco Matteo Renzi. Proprio il mese successivo, però,
viene arrestato per atti di pedofilia. L’accusa è schiacciante. Nasce una
commissione d’inchiesta regionale per indagare sul sistema di potere appena
scoperchiato e nel gennaio 2013 viene stilata una relazione dove si elencano i
soggetti che hanno frequentato la comunità. Tra i tanti noti (109): Livia
Turco, Piero Fassino, Vittoria Franco, Susanna Camusso, i giornalisti Betty
Barsantini e Sandro Vannucci.
Dopo il tentativo dell’avvocato di Fiesoli di far
ricusare il presidente del collegio giudicante, Marco Bouchard, così da rallentare il dibattimento in odore di
prescrizione, il 17 giugno 2015 la sentenza in primo grado condanna 16 dei 23
imputati. 17 anni e mezzo per Fiesoli, 8 per Goffredi, e via via a scendere per
gli altri componenti di quella che ormai è considerata una setta. Le
testimonianze delle vittime, scappate dal Forteto, sono determinanti. Nelle
motivazioni della Corte si legge: «Il Forteto è stata un’esperienza drammatica,
per molti aspetti criminale, retta da persone non equilibrate (…) Le
perversioni del Fiesoli e compagni sono state di volta in volta avallate,
tollerate. Chi ha reagito, chi ha protestato, chi ha contestato è stato
emarginato, isolato, escluso, denigrato e, finalmente, allontanato».
Nell’estate 2015, il caso arriva a Roma. Una mozione a firma di Deborah
Bergamini (FI) chiede un’inchiesta parlamentare e il commissariamento
dell’azienda per il presunto intreccio con la comunità. Il piddì interviene: e
affossa la mozione. Si parla di responsabilità individuali e non collettive:
smentendo i fatti, le vittime e la sentenza. Le opposizioni ringhiano: «La
decisione del Governo è sconcertante: non ha alcuna logica, alcuna sensibilità,
alcun senso politico»). Invano.
Nessuno infatti ricorda, nessuno c’era o sapeva. Non
ricorda, per esempio, l’avvocato Giuliano Pisapia (ex sindaco di Milano),
membro del collegio che patrocinò il Profeta in Cassazione nell’85. Non ricorda
Rosy Bindi, più volte accostata al Forteto. Ha pensato di non poter aiutare,
dopo aver promesso il contrario, Bruno Vespa: che anni addietro ricevette
pressioni per non mandare in onda una puntata di Porta a Porta sull’argomento.
Convocato, non si è presentato. Secondo la sentenza, negli anni, centinaia di
persone sarebbero state segnate.
riferimenti:
deca
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