DATI OGGETTIVI TRATTI DAL MIRABILE TESTO SCIENTIFICO DEL DR. MARCO PIZZUTI
I VACCINI: UN BENE O UN MALE COMUNE ?
Francesco Walter Pansini
IL MIRACOLO DEI VACCINI
Nel 165 d.C. i soldati romani impegnati nelle campagne contro i Parti contrassero un virus che sulla via del ritorno diffusero in Asia Minore, Egitto, Grecia e Italia. L'epidemia decimò l'esercito e uccise circa 5 milioni di persone nel corso di quindici anni (165-180).
E` la cosiddetta <<peste antonina>>, dal patronimico dell'Imperatore Marco Aurelio Antonino; secondo molti storici si trattò di vaiolo. Di sicuro il virus del vaiolo, uno dei più temuti nei secoli scorsi, ebbe un impatto devastante sulle popolazioni dell'America, dove fù portato a ondate successive dai coloni, sterminando oltre 3 milioni d'indigeni.
L'urbanizzazione rese le epidemie sempre più frequenti ed incisive, soprattutto fra i bambini, uccidendo tra il 25 ed il 30 per cento delle persone colpite.
Già nell'antichità gli orientali avevano cercato di arginare la diffusione attraverso l'inoculazione preventiva del virus, con alterni risultati perchè non di rado i pazienti contraevano la malattia e morivano.
L'urbanizzazione rese le epidemie sempre più frequenti ed incisive, soprattutto fra i bambini, uccidendo tra il 25 ed il 30 per cento delle persone colpite.
Già nell'antichità gli orientali avevano cercato di arginare la diffusione attraverso l'inoculazione preventiva del virus, con alterni risultati perchè non di rado i pazienti contraevano la malattia e morivano.
La svolta avvenne nel 1775 quando il medico inglese Edward Jenner si accorse che i contadini che avevano preso il vaiolo bovino erano immuni all'infezione umana. Decise quindi di inoculare il virus bovino (da cui il termine <<vaccino>>) e dopo vent'anni di esperimenti rese nota la sua tecnica. Da allora, il metodo fu raffinato e, grazie alla profilassi sistematica, il vaiolo e` andato scomparendo, fino alla debellazione ufficiale proclamata dall'OMS nel 1979.
L'eradicazione del vaiolo è uno dei grandi vanti della medicina moderna, che diffondendo ed imponendo le vaccinazioni di massa ha drasticamente abbassato (e talvolta cancellato) l'incidenza di malattie prima comuni, come la poliomielite, la tubercolosi, il tetano, la difterite, il morbillo, la scarlattina e molte altre.
L'eradicazione del vaiolo è uno dei grandi vanti della medicina moderna, che diffondendo ed imponendo le vaccinazioni di massa ha drasticamente abbassato (e talvolta cancellato) l'incidenza di malattie prima comuni, come la poliomielite, la tubercolosi, il tetano, la difterite, il morbillo, la scarlattina e molte altre.
Od almeno questo è quanto ci viene comunemente fatto credere. Ma davvero la scomparsa di alcuni morbi è una conquista della medicina?
Si osservino i grafici della Figura 1. Il primo rappresenta l'andamento del morbillo e della pertosse in Galles e Inghilterra. Come si puo` vedere, quando si diede inizio alle vaccinazioni di massa negli anni Sessanta, entrambe le malattie stavano già scomparendo.
Una situazione analoga riguarda la tubercolosi, già in netto calo ben prima dell'introduzione della profilassi.
Prendiamo come esempio il caso della difterite. Negli anni Trenta in Ungheria venne vaccinata la popolazione delle campagne, il cui tasso di mortalità risultò però pressochè identico a quello dei cittadini non vaccinati di Budapest. Nel cantone di Ginevra la profilassi iniziò nel 1932 e nel vicino cantone di Vaud nel 1944, ma nei dodici anni intercorsi la malattia seguì lo stesso andamento in entrambe le regioni:
tra i vaccinati i casi di difterite scesero da 137 a 20, tra i non vaccinati da 135 a 25. In Inghilterra la vaccinazione entrò in vigore negli anni Quaranta e nel giro di un decennio il numero di decessi passò da 2.480 a 49. Tale drastica riduzione si ebbe anche a Berlino dopo appena sei anni e senza ricorrere alle vaccinazioni. Se si comparano i grafici di 19 Paesi europei dove venne praticata la vaccinazione contro la difterite tra il 1946 e il 1952 con quelli della Germania Occidentale, dove non si praticava il vaccino, si scopre che nei primi si registravano sia più casi di malati sia più decessi.
Questi dati, presi dalle statistiche ufficiali dell'OMS, sembrano indicare che le vaccinazioni hanno avuto un ruolo del tutto marginale, od addirittura negativo, nella lotta alle malattie infettive. Ciò che ha davvero portato alla riduzione è stato il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dell'alimentazione. Si tratta però di numeri poco noti: la maggior parte delle persone restano convinte che i vaccini siano indispensabili.
In realtà, i primi dubbi sulla loro efficacia nacquero, dati alla mano, molto tempo fa. Per esempio, quando le Filippine divennero una colonia americana, la mortalità per vaiolo era del 10 per cento (1905). Dopo la prima campagna di vaccinazione del 1905-6 la mortalità aumentò fino al 25 per cento; la seconda campagna portò alla vaccinazione del 95 per cento della popolazione e la mortalità salì oltre il 50 per cento.
Ma per avere il primo grande studio statistico effettuato su un vasto numero di casi con il controllo in doppio cieco bisogna aspettare i primi anni Settanta. Nel corso della sperimentazione, eseguita in India, vennero vaccinati contro la tubercolosi 130.000 individui, su un totale di 260.000 persone poste sotto osservazione.
Contrariamente alle previsioni, i ricercatori dovettero constatare che <<il vaccino non fornisce alcuna protezione nei primi sette anni e mezzo>> (periodo al quale si riferiva il controllo); anzi, l'incidenza della tubercolosi era leggermente superiore nel gruppo dei vaccinati.
Perche' di fronte a dati contraddittori e dubbi più che legittimi, i vaccini vengono tuttora proposti come indispensabili e sicuri? E` davvero così o si tratta dell'ennesima campagna d'informazione parziale o fuorviante? Come cittadini, avremmo il diritto di sapere tutti i vantaggi e tutte le controindicazioni di questi trattamenti, per valutare in piena autonomia la loro effettiva utilità.
Un vaccino è costituito da una piccolissima quantità di microrganismi (virus o batteri) morti o solamente attenuati, o da una parte di essi, che viene somministrata per stimolare l'organismo a sviluppare gli anticorpi specifici. Si tratta quindi di un'inoculazione controllata d'agenti patogeni, che dovrebbe sollecitare le difese immunitarie in funzione preventiva: in caso di successivo contagio, il soggetto avrà già sviluppato gli anticorpi per combattere la malattia.
<<Le vaccinazioni sono tra gli interventi preventivi più efficaci a disposizione della Sanità Pubblica, grazie alle quali è possibile prevenire in modo efficace e sicuro malattie gravi o che possono causare importanti complicanze, sequele invalidanti e morte>>, si legge sul sito del ministero della Salute.
Ed ancora: <<Le vere controindicazioni ai vaccini sono poche. [......] I vaccini, pur correttamente preparati, controllati e somministrati, come tutti i farmaci possono essere responsabili di effetti indesiderati>>
Con queste parole rassicuranti il governo italiano porta avanti la propria campagna di informazione sui vaccini. Non meraviglia che ben pochi genitori, al momento di sottoporre i figli alle vaccinazioni, conoscano il reale rapporto tra i rischi e i benefici.
In genere i medici si limitano a informarli che possono esserci "lievi" effetti collaterali, come una febbre passeggera, irritazione cutanea e arrossamenti. Le reazioni gravi sono rarissime e dall'incidenza del tutto trascurabile.....
Qualunque genitore sottopone, in perfetta buonafede, i figli alla profilassi, convinto di evitare malattie future e di fare il meglio per loro.
Spesso non ha neppure scelta: molte vaccinazioni sono obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite, epatite virale B) in quanto garantiscono <<il diritto alla salute e alla prevenzione di ogni bambino sul territorio nazionale>> e le altre vengono caldamente raccomandate dai pediatri.
In altre parole, un genitore che diffida delle vaccinazioni non può comunque opporsi al trattamento del figlio.
Ciò che purtroppo manca - nei cittadini, spesso anche nei medici e nelle istituzioni competenti - è la consapevolezza che non esistono studi a lungo termine sugli effetti collaterali. Viceversa, alcune ricerche indipendenti hanno dimostrato che malattie gravissime come la sclerosi multipla sono correlate all'inoculazione di vaccini, a causa degli eccipienti contenuti nella soluzione. Un fatto che potrebbe spiegare l'aumento esponenziale di patologie neurologiche un tempo rarissime come l'autismo, che è passato da un'incidenza di un caso su 5.000 negli anni Ottanta a un caso su 120 negli anni Duemila. (Un caso ogni 80 negli anni '10)
Sicuramente vi sono accordi che prevedono un “dare” e un “avere“, in cui si sono buttati in affari i soliti noti che hanno contribuito ad accrescere il “livello di attenzione mediatica” nei confronti dei medici e degli operatori sanitari, a tal punto da esprimere pareri critici o preoccupazioni, anche a seguito della ben nota posizione dell’Italia sulla scena internazionale in qualità di capofila per le strategie vaccinali di massa a livello mondiale.
Si osservino i grafici della Figura 1. Il primo rappresenta l'andamento del morbillo e della pertosse in Galles e Inghilterra. Come si puo` vedere, quando si diede inizio alle vaccinazioni di massa negli anni Sessanta, entrambe le malattie stavano già scomparendo.
Una situazione analoga riguarda la tubercolosi, già in netto calo ben prima dell'introduzione della profilassi.
Prendiamo come esempio il caso della difterite. Negli anni Trenta in Ungheria venne vaccinata la popolazione delle campagne, il cui tasso di mortalità risultò però pressochè identico a quello dei cittadini non vaccinati di Budapest. Nel cantone di Ginevra la profilassi iniziò nel 1932 e nel vicino cantone di Vaud nel 1944, ma nei dodici anni intercorsi la malattia seguì lo stesso andamento in entrambe le regioni:
tra i vaccinati i casi di difterite scesero da 137 a 20, tra i non vaccinati da 135 a 25. In Inghilterra la vaccinazione entrò in vigore negli anni Quaranta e nel giro di un decennio il numero di decessi passò da 2.480 a 49. Tale drastica riduzione si ebbe anche a Berlino dopo appena sei anni e senza ricorrere alle vaccinazioni. Se si comparano i grafici di 19 Paesi europei dove venne praticata la vaccinazione contro la difterite tra il 1946 e il 1952 con quelli della Germania Occidentale, dove non si praticava il vaccino, si scopre che nei primi si registravano sia più casi di malati sia più decessi.
Questi dati, presi dalle statistiche ufficiali dell'OMS, sembrano indicare che le vaccinazioni hanno avuto un ruolo del tutto marginale, od addirittura negativo, nella lotta alle malattie infettive. Ciò che ha davvero portato alla riduzione è stato il miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie e dell'alimentazione. Si tratta però di numeri poco noti: la maggior parte delle persone restano convinte che i vaccini siano indispensabili.
In realtà, i primi dubbi sulla loro efficacia nacquero, dati alla mano, molto tempo fa. Per esempio, quando le Filippine divennero una colonia americana, la mortalità per vaiolo era del 10 per cento (1905). Dopo la prima campagna di vaccinazione del 1905-6 la mortalità aumentò fino al 25 per cento; la seconda campagna portò alla vaccinazione del 95 per cento della popolazione e la mortalità salì oltre il 50 per cento.
Ma per avere il primo grande studio statistico effettuato su un vasto numero di casi con il controllo in doppio cieco bisogna aspettare i primi anni Settanta. Nel corso della sperimentazione, eseguita in India, vennero vaccinati contro la tubercolosi 130.000 individui, su un totale di 260.000 persone poste sotto osservazione.
Contrariamente alle previsioni, i ricercatori dovettero constatare che <<il vaccino non fornisce alcuna protezione nei primi sette anni e mezzo>> (periodo al quale si riferiva il controllo); anzi, l'incidenza della tubercolosi era leggermente superiore nel gruppo dei vaccinati.
Perche' di fronte a dati contraddittori e dubbi più che legittimi, i vaccini vengono tuttora proposti come indispensabili e sicuri? E` davvero così o si tratta dell'ennesima campagna d'informazione parziale o fuorviante? Come cittadini, avremmo il diritto di sapere tutti i vantaggi e tutte le controindicazioni di questi trattamenti, per valutare in piena autonomia la loro effettiva utilità.
LE VACCINAZIONI "FACILI"
Un vaccino è costituito da una piccolissima quantità di microrganismi (virus o batteri) morti o solamente attenuati, o da una parte di essi, che viene somministrata per stimolare l'organismo a sviluppare gli anticorpi specifici. Si tratta quindi di un'inoculazione controllata d'agenti patogeni, che dovrebbe sollecitare le difese immunitarie in funzione preventiva: in caso di successivo contagio, il soggetto avrà già sviluppato gli anticorpi per combattere la malattia.
<<Le vaccinazioni sono tra gli interventi preventivi più efficaci a disposizione della Sanità Pubblica, grazie alle quali è possibile prevenire in modo efficace e sicuro malattie gravi o che possono causare importanti complicanze, sequele invalidanti e morte>>, si legge sul sito del ministero della Salute.
Ed ancora: <<Le vere controindicazioni ai vaccini sono poche. [......] I vaccini, pur correttamente preparati, controllati e somministrati, come tutti i farmaci possono essere responsabili di effetti indesiderati>>
Con queste parole rassicuranti il governo italiano porta avanti la propria campagna di informazione sui vaccini. Non meraviglia che ben pochi genitori, al momento di sottoporre i figli alle vaccinazioni, conoscano il reale rapporto tra i rischi e i benefici.
In genere i medici si limitano a informarli che possono esserci "lievi" effetti collaterali, come una febbre passeggera, irritazione cutanea e arrossamenti. Le reazioni gravi sono rarissime e dall'incidenza del tutto trascurabile.....
Qualunque genitore sottopone, in perfetta buonafede, i figli alla profilassi, convinto di evitare malattie future e di fare il meglio per loro.
Spesso non ha neppure scelta: molte vaccinazioni sono obbligatorie (difterite, tetano, poliomielite, epatite virale B) in quanto garantiscono <<il diritto alla salute e alla prevenzione di ogni bambino sul territorio nazionale>> e le altre vengono caldamente raccomandate dai pediatri.
In altre parole, un genitore che diffida delle vaccinazioni non può comunque opporsi al trattamento del figlio.
Ciò che purtroppo manca - nei cittadini, spesso anche nei medici e nelle istituzioni competenti - è la consapevolezza che non esistono studi a lungo termine sugli effetti collaterali. Viceversa, alcune ricerche indipendenti hanno dimostrato che malattie gravissime come la sclerosi multipla sono correlate all'inoculazione di vaccini, a causa degli eccipienti contenuti nella soluzione. Un fatto che potrebbe spiegare l'aumento esponenziale di patologie neurologiche un tempo rarissime come l'autismo, che è passato da un'incidenza di un caso su 5.000 negli anni Ottanta a un caso su 120 negli anni Duemila. (Un caso ogni 80 negli anni '10)
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deca
Da dove nasce il delirante decreto
legge sull’obbligo vaccinale?
In un mondo normale l’utente della salute dovrebbe essere informato che i vaccini non sono innocui, come ampiamente dimostrato da numerosissimi studi presenti in letteratura scientifica.
Il negarlo è stupidaggine o malafede,
ma noi siamo un Paese dove una minoranza illegittima – quella che si
ripete al Governo da qualche anno – si può arrogare il diritto di
stabilire cosa è bene e cosa è male per la salute del cittadino,
dimenticando che qualunque atto medico non è esente da rischi.
Poiché la biodiversità privilegia
l’evoluzione degli isterici al Governo, ci sarà sempre qualcuno che
tenterà di proibire qualcosa. Ma i vaccini obbligatori purtroppo sono
un’altra cosa. E allora crediamo opportuno informare la popolazione del
fatto che il decreto legge sull’obbligo vaccinale è scaturito dall’uso
strumentale di una finta epidemia di morbillo –
dietro alla quale si nascondono soldi veri – al fine di redigere un
decreto legge intriso di abusi, ricatti e ritorsioni, che ricorda le
leggi razziali del 1938.
La strumentalizzazione del picco epidemiologico del morbillo
nel territorio italiano, che risulta essere tra i 10 Paesi al mondo con
la mortalità infantile più bassa, per imporre il decreto sulla
coercizione vaccinale per le famiglie, è altresì inaccettabile e
palesemente incostituzionale perché inserisce l’obbligo per molti altri
vaccini che non hanno alcun quadro epidemiologico di necessità ed
urgenza, proprio del decreto.
Tutto ciò avviene in aperto contrasto con
i consolidati orientamenti costituzionali provenienti da numerose
esperienze europee, dove l’obbligo vaccinale risulta quasi ovunque
assente, e dagli organismi sanitari europei, che non suggeriscono
l’obbligo vaccinale bensì politiche volte all’informazione,
raccomandazione, coinvolgimento, garanzie ed efficienza della rete
vaccinale.
Di fatto, dietro a questo abuso di decreto legge si nasconde una sperimentazione vaccinale su larga scala
che riguarderà tutta la popolazione italiana semplicemente perché così è
stato chiesto al nostro ricattabile Governo da parte dei corrotti Centers for Disease Control [CDC]: gli stessi che hanno confenzionato la frode planetaria sulla questione autismo da vaccinazione.
Perché proprio il morbillo?
Di tutte le malattie infettive il morbillo
è sicuramente la più contagiosa e in rarissmi casi, non propriamente
curati e ancor peggio – cosa che può accadere visto lo scarso livello di
preparazione delle giovani leve di medici italiani – può effettivamente
dare complicanze gravi.
Però, l’attenzione mediatica e ministeriale sul morbillo è mirata al raggiungimento degli obiettivi sottostanti un accordo che comporta l’introito di numerosi quattrini alle industrie del farmaco e che nulla ha a che vedere con la salute degl’italiani.
Però, l’attenzione mediatica e ministeriale sul morbillo è mirata al raggiungimento degli obiettivi sottostanti un accordo che comporta l’introito di numerosi quattrini alle industrie del farmaco e che nulla ha a che vedere con la salute degl’italiani.
Infatti, il Center for Disease Control degli Stati Uniti, ripetiamo per i più testardi, quello ben noto per la frode planetaria del 2004 sulla questione autismo e vaccinazioni di cui parla anche il film Vaxxed, ha scelto proprio il morbillo come “indicatore” della bontà delle strategie vaccinali per un progetto della durata di cinque anni.
L’obiettivo è di raggiungere una
copertura di almeno il 90% di bambini vaccinati entro i quindici mesi di
vita: un obiettivo altamente criminale per i rischi connessi alla
somministrazione di questo vaccino trivalente nei primi 15 mesi di vita,
considerato anche che i bambini vaccinati nel loro primo anno di vita
possono non sviluppare alcun correlato di protezione per le
caratteristiche individuali di ognuno di essi.
Per questo dovrebbe essere garantita quantomeno l’esecuzione di esami pre-vaccinali per valutare se i soggetti sono no-responders, immunodepressi, allergici e/o suscettibili di danno,
perché non si può affatto vaccinare a cuor leggero per paura di
elementi sanzionatori a carico delle famiglie. Così come si dovrebbero
distinguere accuratamente le tipologie di vaccini, i casi specifici e la
reale situazione epidemiologica sul territorio. Ovvero, tutte cose
troppo intelligenti e complesse per una Ministra incompetente in materia
sanitaria, in preda a un delirio farmacologico di onnipotenza.
Infatti, non ha senso preoccuparsi di un contagio nei nidi e nelle scuole dell’infanzia per malattie come tetano, epatite B
[nessuna di tali malattie si contrae in età scolare per contagio da
altri bambini], mentre potrebbe avere un senso molto stiracchiato per
malattie come il morbillo e forse la meningite
[in caso di epidemia reale accertata e non di casi sporadici che ci
sono sempre] anche se gli stessi produttori ammettono che i vaccini non
garantiscono alcuna protezione.
Inoltre, ci sarebbe il problema che
riguarda i vaccini a virus vivi: è pacificamente riconosicuto che i
vaccinati hanno una replicazione virale nel loro organismo nei
successivi 15 giorni la somministrazione del farmaco vaccino, e per
questo sono i reali diffusori dei virus vaccinali.
Perché non lasciarli a casa da scuola? Perché non evitargli il contatto con familiari? Perché non evitargli la frequentazione di luoghi pubblici? Sono tutte domande alle quali l’incompetente Ministra non è in grado di rispondere, se non seminando la sua proverbiale aggressività.
Perché non lasciarli a casa da scuola? Perché non evitargli il contatto con familiari? Perché non evitargli la frequentazione di luoghi pubblici? Sono tutte domande alle quali l’incompetente Ministra non è in grado di rispondere, se non seminando la sua proverbiale aggressività.
In ogni caso, si dovrebbe ponderare
accuratamente il contesto perché rappresenta un problema etico e tecnico
stabilire di esporre tutta la popolazione ai rischi di tutti i vaccini
quando invece sarebbe più opportuno trovare delle forme alternative di
diagnosi, prevenzione e terapia più attente e precise per ogni singolo
individuo.
E’ davvero curioso il fatto che le nazioni considerate “leading” di questo progetto vaccinale sono l’Italia e il Portogallo con il “contributo” di altre come India, Pakistan, Corea, Arabia Saudita, Yemen.
Per raggiungere tale obiettivo le nazioni dovranno:
- Condurre immunizzazioni di routine
- Stabilire attività che colmano i difetti del sistema di vaccinazione
- Implementare la sorveglianza
- Implementare le campagne di comunicazione
- Studiare il morbillo e le altre epidemie occasionali
- Migliorare i laboratori diagnostici
- Rafforzare la capacità di risposta alle epidemie e dissolvere le “barriere” alla vaccinazione
- Raggiungere e documentare la capacità di produrre sufficienti vaccini
- Raggiungere e documentare la capacità di iniezioni sicure
- Raggiungere e documentare la vaccinazione dei lavoratori della sanità
Guarda caso, tutte queste raccomandazioni hanno ispirato il Piano Nazionale dei Vaccini 2017-2019
che ora, dopo l’approvazione di questo folle decreto, vogliono rifilare
obbligatoriamente ai bambini italiani nella fascia da 0 a 6 anni, e
indirettamente fino a 16 anni, con il ricatto delle sanzioni, costi quel
che costi, perché ha aumentato molto gli investimenti nel settore
farmaceutico.
Allora sarebbe lecito chiedersi:
- perché solo questi Paesi e non altri?
- chi ha deciso di sottoporre a sperimentazione la popolazione del nostro Paese?
- che senso ha, con gli spostamenti di oggi, obbligare in Italia e Portogallo e non nelle vicine Spagna, Francia e Germania?
Sicuramente vi sono accordi che prevedono un “dare” e un “avere“, in cui si sono buttati in affari i soliti noti che hanno contribuito ad accrescere il “livello di attenzione mediatica” nei confronti dei medici e degli operatori sanitari, a tal punto da esprimere pareri critici o preoccupazioni, anche a seguito della ben nota posizione dell’Italia sulla scena internazionale in qualità di capofila per le strategie vaccinali di massa a livello mondiale.
Infatti, è sempre bene ricordare che a settembre 2014 il nostro Paese, rappresentato dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, accompagnata dall’allora Presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco [AIFA], Prof. Sergio Pecorelli, poi dimessosi a seguito delle accuse per i suoi legami con aziende farmaceutiche e società di venture capital, ha ricevuto l’incarico dal Summit di 40 Paesi riunitosi a Washington in presenza dell’ex Presidente USA, il negro Barack Obama.
Ora, con l’emanazione di questo delirante
decreto sanitario da parte del nostro Governo, sarebbe auspicabile
pretendere un comportamento coerente con i più classici criteri
epidemiologici: chiudere le frontiere italiane a tutti i turisti che non
saranno in regola con il ricco pacchetto di vaccinazioni obbligatorie
richieste nel nostro Paese.
In fondo, tutti i turisti provenienti da altri Paesi europei sono legittimamente da considerare come potenziali “untori”
che possono importare pericolosi patogeni dai loro Paesi d’origine dove
le vaccinazioni non sono obbligatorie né particolarmente numerose.
Sostenere che la ridotta
copertura vaccinale può far ricomparire epidemie disastrose come quelle
dei secoli scorsi, rappresenta di fatto un messaggio falsamente
allarmante e fuorviante.
Se si pensa che una epidemia di Ebola
in Africa [ribadiamo: Ebola in Africa] è stata controllata con sole
misure di isolamento dei malati [senza farmaci e senza vaccini], è ovvio
che in Italia, in Europa, o in una qualsiasi parte del mondo
civilizzato, qualsiasi rischio di epidemia di qualsiasi malattia
conosciuta attualmente sarebbe messa subito sotto controllo con adeguate
procedure igienico-sanitarie.
Il problema semmai è un altro: questo
Governo sta distruggendo il Sistema Sanitario Nazionale, sta limitando
la libertà delle persone, sta limitando l’autonomia decisionale dei
medici, e sta mettendo gl’italiani nella condizione di rinunciare sempre
più spesso alle cure.
E’ giunto il momento di dire basta a questi mercanti della salute!
deca