GNOSI- il divino logos
I
SEGRETI DELLA KABALA GIUDAICA
Abbiamo
visto come ad un dato momento storico il popolo giudaico andasse incontro ad una
definitiva scomparsa o assimilazione e come i suo sacerdoti avessero attuato un
autentico ribaltamento della Legge mosaica interpretandone i precetti e
codificandoli nei Talmud e successivamente nella dottrina esoterica della
Kabala.
Le
principali opere di dottrina kabalistica verranno realizzate e composte
essenzialmente tra l’XI° e il XII° secolo nella Spagna moresca e ad esse ci
dobbiamo riferire per trarne informazioni utili per comprenderne essenza e una
conoscenza maggiore.
Il rabbino e
studioso di Kabala Salomon ben Gabirol fu l’ autore di due trattati importanti fondamentali
il ‘Keter Malkut’ e il ‘Mekor Hayim’. Un secolo piu’ tardi apparve nella
Provenza cristiana un altro trattato , il ‘Sefer ha Bahir’ di autore
sconosciuto.
Nel XVIII°
secolo il rabbino Moises Ben Sem Tob de Leon compose forse il più noto fra
tutto i trattati kabalistici il ‘Sefer ha Zohar’ , propriamente conosciuto con
il semplice nome di ‘Zohar’ il quale raccoglierebbe al suo interno i segreti
più riposti della dottrina kabalistica, in ebraico simboleggiati dalla figura
del ‘Merkabah’ o ‘Carro celeste’ è la quintessenza di ciò che occorre sapere per operare, in modo «corporeo», la reintegrazione in Dio....
Notiamo a
titolo puramente di cronaca che l’ identico nome è stato donato dall’ esercito israeliano
moderno al proprio carro armato d’élite, il Merkabah (Merkavah) appunto , con il quale i
sionisti occuparono e presero d’assedio per quasi tre mesi la città e capitale
libanese di Beirut.
Abraham
Abulaffia, che fu maestro del noto occultista di Valencia, Arnaldo De
Vilanova, compose da parte sua il ‘Sefer ha Hot’.
Ricordiamo
inoltre l’altro celebre kabalista, Isaac Loria, che nel XVI° secolo emigrò
in Palestina per costituire una scuola di dottrina kabalistica nota come
‘scuola di Safed’.
La dottrina
della kabala è un’insieme complicato e contradditorio di nozioni relative al
Segreto della Genesi dell’umanità, al Suo Creatore, allo sviluppo della Vita.
In effetti ad
una prima visione dello spirito kabalistico si noteranno profonde e distinte
influenze di origini panteistiche, magiche e persino politeiste.
Nella lettura
della Kabala il Dio Assoluto, il Creatore della Vita, viene identificato con
il termine ebraico di ‘En-Sofh’.
Soprattutto
nello ‘Zohar’ questo concetto , piuttosto difficile e astratto, di un’ entità
superiore viene racchiuso nel termine ebraico del ‘Temir micol Temerim’ ( trad.
‘L’Occulto degli Occulti’ )mentre altre volte lo si puo’ identificare come
‘Ilat ha-Ilot’ ossia ‘La Causa della Cause’.
Il termine ‘En-Sofh’ rappresenterebbe pertanto l’infinito, che letteralmente in ebraico si
traduce come un’entità senza limite, o meglio una non entità.
L’ Infinito del
quale si stà parlando puo’ qui essere associato al Vuoto Primordiale, al Caos primigenio,
al Nulla dell’Inizio.
Ma crediamo che
niente di quanto finora abbiano scritto per descrivere meglio e dare un senso alla
parola ebraica ‘En Sofh’ racchiude esattamente cio’ che essa significa.
‘En-Sofh’, il creatore della vita... è il
Nulla.
In effetti l’ ebraismo ha forse racchiuso dentro di sé nella lettura kabalistica precedenti strutture dottrinarie relative alla nascita dell’Universo, intendendo questo fatto però come una casualità inesplicabile del quale responsabile verrebbe ad essere appunto ‘En-Sofh’, il Niente Primigenio.
In effetti l’ ebraismo ha forse racchiuso dentro di sé nella lettura kabalistica precedenti strutture dottrinarie relative alla nascita dell’Universo, intendendo questo fatto però come una casualità inesplicabile del quale responsabile verrebbe ad essere appunto ‘En-Sofh’, il Niente Primigenio.
Il rabbino
Asriel di Girona cercò di segnalare questo stato di vuoto assoluto, ricercando
nella parola ebraica ‘Ani’ letteralmente ‘Io’ la sua contraria ‘Ayin’ che
significa ‘Niente’ il senso comune e la natura dell’annullamento del tutto nel
Niente, dell’Io, Essenza, nel Niente.
E’ quindi
importante segnalare come l’entità denominata ‘En Sofh’ sta, per i
kabalisti, al di sopra del Dio ebraico ‘Yahvè’, poiché se quest’ultimo risulta
essere il Dio Storico della Tradizione Ebraica, il primo indicherebbe in realtà
il Suo Superiore sconosciuto, occulto.
Non e’ chiaro
per esempio se con l’espressione ‘Anziano tra gli Dei’, che si può incontrare
nel 7° capitolo del Libro di Daniele, si alludesse a ‘En Sofh’ oppure a ‘Yahvè’,
certamente ciò conferma una notevole confusione e una dicotomia nel rapporto di subordinazione del secondo rispetto al
primo.
Nella kabala Il simbolismo di ‘En Sofh’ è la circonferenza.
Ora la
circonferenza nella Tradizione rappresenta uno dei simbolismi più spesso
utilizzati in distinte occasioni per racchiudere in uno spazio un Insieme, per
visualizzare un Tutto Infinito.
Lo stesso Renè
Guenon, noto in Occidente per aver ricercato e sviluppato massimamente i suoi studi
sulla dottrina dell’Unità delle Tradizioni, ne cita spesso l’utilizzo da parte
di distinte realtà tradizionali ed i significati più profondi.
Nella lingua
araba solo per fare un esempio la circonferenza designa anche il numero zero,
in arabo ‘kafar’, che verrà riutilizzato dagli europei ( a contatto proprio con
i mussulmani ) per designare invece le cifre, così questa si trasformò nell’italiana
‘cifra’, nella francese ‘chiffrè’, nella tedesca ‘ziffer’ e nell’ inglese
‘cifre’.
Ma ritornando
all’essenza di ‘En Sofh’ và ricordato come questa sia essenzialmente un Infinito inconoscibile all’occhio ed
alla percezione umana.
Non viene
descritto da alcun attributo, né può venir raffigurato, di questa entità non è
permesso parlare, però un dato momento dalle tenebre primordiale questo
Infinito si manifestò attraverso quelle che, nella tradizione kabalistica, sono le dieci ‘sephirot’.
Le dieci
‘sephirot’ appaiono nel Libro della Creazione come i dieci numeri primigeniti, i quali –assieme
ad ‘En
Sofh’ – andarono a formare un
sistema numerico a base 11.
Tale libro
conferisce inoltre un ruolo fondamentale anche
alle 22 lettere dell’alfabeto ebraico.
Il noto
studioso ebreo di Talmud, Gershom Scholem, fra i più importanti rappresentanti
dei circoli universitari di teologia di Gerusalemme, afferma, in merito agli 11
numeri e alle 22 lettere, che questi rappresentano l’insieme delle forze
occulte la cui convergenza ha prodotto le diverse combinazioni che si possono
osservare nel miracolo della creazione: esse
rappresentano i 32 sentieri della Sapienza con i quali Dio ha creato ciò che esiste.
D’altra parte è qui utile rilevare come 11 numeri e 22
lettere diano per risultato 33, che sono i gradi istituiti dalla Massoneria
moderna all’inizio del XIX° secolo dalla Loggia riservata ai giudei di
Charleston e diretta dal banchiere sionista Esteban Morin.
Il rito scozzese da quel momento si compose di 33 Gradi così
suddivisi :
1°
Apprendista,
2°
Compagno,
3°
Maestro,
4°
Maestro Segreto,
5°
Maestro Perfetto,
6°
Segretario Intimo,
7°
Giudice,
8°
Intendente dell’Edificio o Maestro d’Israele,
9°
Maestro Eletto dei Nove,
10° Maestro Eletto dei Quindici,
11° Sublime Cavaliere Eletto,
12° Gran Maestro Architetto,
13° Cavaliere dell’Arco Reale,
14° Grande Croce della Cripta Sacra,
15° Cavaliere d’Oriente o della Spada,
16° Principe di Gerusalemme,
17° Cavaliere d’Oriente e d’Occidente,
18° Sovrano Principe Rosacroce,
19° Gran Pontefice della Gerusalemme Celeste,
20° Venerabile Maestro delle Logge Regolari,
21° Cavaliere Prussiano,
22° Cavaliere Reale o Principe del Libano,
23° Capo del Tabernacolo,
24° Principe del Tabernacolo,
25° Cavaliere del Serpente di Bronzo di Mosè,
26° Principe Trinitario,
27° Sovrano Commendatore del Tempio di Salomone,
28° Cavaliere del Sole,
29° Grande Croce di Sant’Andrea,
30° Cavaliere Kadosh ,
31° Grande Ispettore Inquisitore,
32° Sublime Principe del Segreto Reale,
33à Sovrano Grande Ispettore Generale.
E’ così che,
appropriandosi di numerologia e simbologia ebraiche, la Libera Muratoria compie
da due secoli i propri rituali e le proprie cerimonie.
Il grado 33°
della gerarchia massonica moderna corrisponde quindi, né più né meno, ad ‘En
Sofh’, supremo Gran Maestro.
‘Circa i
contenuti dei libri cabalistici possiamo dire che non ci discostiamo molto
dalla dottrina gnostica.
Il Pleroma, il Dio-Tutto valentiniano, è chiamato
nello ‘Zohar’ l’ In sé (‘En Sofh’ =non limitato),
l’Essere Immutabile, eternom, ineffabile, infinito che racchiude in sé ogni
cosa. (1°)
I dieci sephirot del ‘Libro della Creazione’
non sono esattamente identici a quelli che sono descritti nello ‘Zohar’ o ‘Libro
dello Splendore’.
I primi secondo
Adolf Frank, professore giudeo di teologia, non si possono applicare che ‘all'universo creato, lasciando al di
fuori del suo ambito la Causa o Essenza Immutabile dell’universo stesso, mentre
i secondi servono da intermediari fra l’Essere Infinito e la creazione, questi
ultimi ci mostrano il principio assoluto delle cose molto prima che il mondo
venisse creato, arrivando a costituire per gradi l’Essenza Divina, dandosi
tutti quelli attributi ad essa mancanti, convertendosi così nel mezzo più
appropriato per la realizzazione di ciò che più tardi creerà, assumendo così le
caratteristiche della stessa eternità, prima di espandersi verso l’esterno fino
ad arrivare a riempire con il suo splendore lo spazio ed il tempo.’
‘En
Sofh’ prima di manifestarsi generò un punto quasi impercettibile,
corrispondente secondo gli studiosi di kabala alla lettera ebraica ‘Yod’.
Da questo primo
punto sorgerà il primo sephirah,
voce ebraica singolare di sephirot, il
quale è denominato all’interno dell’albero delle sephirot come ‘Keter’ in ebraico ‘Corona’.
La lettera
ebraica ‘Yod’ è d’altra parte l’iniziale del nome biblico di Yahvèh o Jehova,
il nome con il quale Dio apparve a Mosé sul monte Sinai.
In effetti il
nome ‘Yahvèh’ è la contrazione di ‘Eyeheh Ascher Eyeheh’ che in lingua
ebraica significa ‘Io sono quello che
sono’.
In un certo
modo il mosaismo indica la Divinità più come un essenza indipendente il cui
solo esistere ne rappresenta la Massima Espressione in quanto Yahvè è comunque inimmaginabile ed inconoscibile.
Identificandolo
con ‘Keter’ la dottrina kabalistica pone il Dio Yahvè al di sotto di ‘En
Sofh’
e presenta l’intera storia della creazione come una forma di emanazione propria del panteismo e di forme di culto magico-naturalistiche.
Olam Atzilut
Lo ‘Zohar’ distingue quattro fasi distinte della
creazione parallelamente a quattro mondi.
Il primo fra questi mondi è cio’ che viene comunemente
riconosciuto dal kabalismo come ‘Olam Azilut’ o ‘Mondo dell’Emanazione Primigenia’ costituito dall’albero delle dieci sephirot che in sequenza
risultano essere:
1) Keter la Corona ; 2) Hochma spesso trascritto in
ebraico come Chocmach ossia la Sapienza ; 3) Binah l’Intelligenza ; 4) cHesed o
‘Gedullah’ ossia la Grazia o Misericordia ; 5) Din o ‘Geburah’ ossia la Giustizia
; 6) Tiferet la Bellezza ; 7) Netsah la Forza o la Vittoria ; 8) Hod il Regno ;
9) Yesod il Fondamento o Base e infine 10) Malkhut la Realizzazione.
Il percorso completo delle sephirot è essenzialmente
racchiuso nell’espressione ebraica ‘Keter Malkut’ usata da Salomon ben Gabirol
per definire appunto la ‘Corona Reale’.
Nei tre sephirot superiori, che si differenziano chiaramente
dagli altri cinque in ordine alla loro importanza e significato, si è soliti
assegnare un carattere a-sessuale a ‘Keter’, uno maschile a ‘Hochma’ ed uno
femminile a ‘Binah’.
Questi ultimi due sephirot sono anche riconosciuti dal kabalismo come il Padre e la Madre i quali andranno a concepire un figlio il quale non figura nell’albero sephirotico poiché esso andrebbe a rappresentare la Conoscenza, la Sapienza e viene designato con il nome ebraico di ‘Deyat’. (Da'at [Daat][quasi] = Conoscenza unificante : Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima sephirah, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.)
A contrastare i piani divini vi sarebbero però i demoni, o angeli caduti, i quali, operando nell’Olam Asiah, si opporrebbero, per traviare gli uomini ed offuscare la Luce Divina che, per questo motivo, si manifesterebbe solamente in maniera parziale.
Per il kabalismo ebraico i nomi dei demoni non sono sempre gli stessi, per esempio Nebo, che era in origine una divinità caldea, avuto come figlio Marduk ( nel cui tempio si officiavano oracoli ), è stato spesso designato anche con il termine greco di Piton, nome che allude alla sua funzione spirituale.
Un volume di origine antichissima intitolato ‘La Clavicola di Salomone’ – di chiara impronta kabalistica – che si suppone fosse stato dettato e rivelato dal mitico re Salomone a suo figlio Roboam, menziona una lista di dieci demoni primari che identifica come : Lucifero, Belzebù, Astarot, Lucifugo, Satanakìa, Agliaref, Fleuretty, Sargatanas, Nebirus e Masbakes.
Il volume in questione ci dimostra la chiara natura panteistica di una determinata corrente del kabalismo europeo, soprattutto l’utilizzo di tecniche particolari d'iniziazione e di preparazione esoterica, inerenti l’invocazione di determinati demoni per fini non propriamente ortodossi e regolari.
Questi ultimi due sephirot sono anche riconosciuti dal kabalismo come il Padre e la Madre i quali andranno a concepire un figlio il quale non figura nell’albero sephirotico poiché esso andrebbe a rappresentare la Conoscenza, la Sapienza e viene designato con il nome ebraico di ‘Deyat’. (Da'at [Daat][quasi] = Conoscenza unificante : Poiché Keter è troppo elevata e sublime per venire conosciuta e contata, il suo posto viene preso da un'undicesima sephirah, posta più in basso, tra il livello di Chokhmà - Binà e quello di Tiferet. Essa permette l'unificazione dei due modi di pensare tipici degli emisferi cerebrali destro e sinistro: intuizione e logica. Da'at è l'origine della capacità di unificare ogni coppia di opposti. Spiritualmente parlando, essa è la produttrice del seme umano che viene trasmesso durante il rapporto sessuale. Nel corpo umano corrisponde alla parte centrale del cervello e al cervelletto. Nel Chasidismo essa diventa la facoltà dello Yichud, Unione.)
I tre sephirot
superiori insieme formano, a loro volta, la testa dell’Asam Kadmon ( l’
Adamo Celeste ), l’uomo primordiale per eccellenza, la trasfigurazione divina dell’umanità, il
quale rappresenta la
perfezione assoluta del Creato che ritroveremo espressa anche nell’ Islam attraverso l’Adamo Ruhani.
Gli altri
sephirot sono invece quelli che si ripartiscono tra il petto, le braccia, la
metà inferiore del corpo, le
gambe e la base che sostiene i suoi piedi.
Al di sotto
dell’Olam Atzilut si trova invece l’Olam Beri'ah, in ebraico il mondo della
creazione dove si trova
l’Angelo Metatrono. (È quindi della più pura essenza e senza mescolanze di materia)
Questa creatura
è ritenuta, dall’ebraismo, inferiore all’Asam Kadmon, perché non discenderebbe
direttamente da ‘En Soph’.
Il nome greco
di Metatrono probabile vestigia della filosofia alessandrina di Filon indica chiaramente che
esso si situa esattamente al di sotto del Trono Divino e, tra le sue funzioni, ha quella di
governare il mondo visibile e quindi di mantenere l’ordine cosmico.
Nella kabala
ebraica talvolta si dice che Metatrono sia l’abbigliamento di Dio chiamato in ebraico ‘Saday’
che significa ‘Misericordioso’ anziché Yahvè.
Qualcuno ha voluto sottolineare una analogia dei 99
nomi di Allah che formano nell’Islam la serie di attributi che i mussulmani riconoscono al
loro Signore il primo fra i quali è proprio ‘al Rahman’ ( il Misericordioso ).
Al livello inferiore, al 3° della scala
kabalistica, si trova invece l’Olam Yetsirah in ebraico, il Mondo della formazione, nel quale si
situerebbero gli Angeli.
Gli Angeli, cosi’ come per la teologia cristiana –
che dall’ebraismo ha sicuramente attinto gran parte delle sue interpretazione, essendone una derivazione – sarebbero suddivisi in 10 cori, e rappresenterebbero delle emanazioni
dell’Angelo Metatrono.
La teologia cristiana ammetterebbe solamente nove cori
angelici, tutti creati da Dio Onnipotente : i serafini, i cherubini, i troni, le dominazioni, i
principati, la potestà, la virtù, gl’arcangeli e gli angeli propriamente detti.
Nel quarto livello infine si situa l’Olam Asiah il
Mondo della Fabbricazione nel quale vivono uomini, animali e vegetali.
A contrastare i piani divini vi sarebbero però i demoni, o angeli caduti, i quali, operando nell’Olam Asiah, si opporrebbero, per traviare gli uomini ed offuscare la Luce Divina che, per questo motivo, si manifesterebbe solamente in maniera parziale.
I demoni della kabala ebraica si suddividono a loro
volta in dieci cori capitanati da Belzebù, formanti un’unità chiamata ‘Khulipah’; i loro nomi
sono: Nebo, Belial, Asmodeo, Satan, Merinim, Abaddon, Astarot, Mammon e Behemot, acerrimi
avversari di Dio e oppositori ai Suoi Angeli.
Gli angeli, per contro, avrebbero una identica
situazione di gerarchia interna e fra loro assumerebbero un rilievo soprattutto Raziel, Uriel,
Nuriel, Rachmiel, Zadchiel, Nogah, Meodin, Tahariel, Padael, Yosem Ha-schammaim.
Per il kabalismo ebraico i nomi dei demoni non sono sempre gli stessi, per esempio Nebo, che era in origine una divinità caldea, avuto come figlio Marduk ( nel cui tempio si officiavano oracoli ), è stato spesso designato anche con il termine greco di Piton, nome che allude alla sua funzione spirituale.
Non da meno, per i giudei, assumono tratti demoniaci e
sono inclusi negli elenchi della kabala i nomi di alcune divinità appartenenti ai loro avversari
palestinesi.
Così il Dio degli ammoniti, Moloch, viene incluso
fra i demoni e annoverato tra i più maligni degli avversari di Dio.
Un volume di origine antichissima intitolato ‘La Clavicola di Salomone’ – di chiara impronta kabalistica – che si suppone fosse stato dettato e rivelato dal mitico re Salomone a suo figlio Roboam, menziona una lista di dieci demoni primari che identifica come : Lucifero, Belzebù, Astarot, Lucifugo, Satanakìa, Agliaref, Fleuretty, Sargatanas, Nebirus e Masbakes.
A dare un notevole valore al testo in questione,
malgrado le riserve espresse da altri rappresentanti dell’ebraismo contemporaneo,
sarebbero le dichiarazioni e l’assoluta sicurezza con le quali il noto kabalista Eliphas Levi (2°) lo
utilizza anche per i suoi scopi di provare un'antichissima filiazione della Massoneria speculativa
moderna, alla quale lo stesso Levi era affiliato.
Il volume in questione ci dimostra la chiara natura panteistica di una determinata corrente del kabalismo europeo, soprattutto l’utilizzo di tecniche particolari d'iniziazione e di preparazione esoterica, inerenti l’invocazione di determinati demoni per fini non propriamente ortodossi e regolari.
Il trinomio kabalismo - esoterismo - magia accompagnerà del resto l’esperienza del talmudismo in Europa per
tutto il medioevo (3°), cosi’ come verrebbe confermato dalla leggendaria
storia del Golem di Praga, una creatura invocata durante un rito kabalistico dai rabbini del Ghetto
della città boema e
resa celebre dall’omonimo testo romanzato di Gustav Meyrink.
Il romanzo ‘Il
Golem’ di uno degli autori giudei più vicini all’occultismo, il cui valore e legittimità
vengono riconosciuti dallo stesso Julius Evola, potrebbe anche essere
interpretato come un messaggio
trasversale all’ebraismo kabalistico europeo del XX° secolo, una sorta di
avviso lanciato dal
Meyrink ai suoi correligionari a non proseguire in simili esperienze al
‘limite’.
Il Golem è un
essere creato da un rito iniziatico e magico condotto a Praga dal rabbino Low
il quale riuscì a
donargli la vita scrivendogli sulla fronte la parola ebraica ‘emet’ che
significa ‘verità’.
Ritorneremo
piu’ diffusamente su questo interessante documento di iniziazione kabalistica.
A livello
popolare, inoltre, non si dovrà tralasciare l’importanza che ebbe un’altro noto
libello di origine ebraica, conosciuto come ‘I Segreti dell’ Inferno’, il quale ci dimostra chiaramente
l’utilizzo
rituale di dette tecniche d'invocazione di presenze sub-liminali, sotto la
soglia della coscienza, d'entità ‘dell’aria’, indecifrabili e perciò di natura infera.
Ovviamente non
è possibile conoscere tutti i segreti della pratica iniziatica kabalistica,
non esistendo un
testo scritto che ne racchiuda i riti e le formule, solamente questi libelli
che, per ovvi motivi,
sono stati misconosciuti dalle comunità ebraiche.
Anche se di
segno inverso, l’esoterismo ebraico contenuto in determinate pratiche
kabalistiche ed in determinati
trattati talmudici, rimane comunque un esoterismo, quindi una scuola di
iniziazione occulta e
riservata a pochi eletti.
L’ambiguità
morale della kabala potrà comunque essere descrittà mediante l’utilizzazione
della figura
simbolica del serpente.
Nel ‘Sepher Bereschit’
o ‘Il Libro della Genesi di Mosè’, il Serpente appare come la personificazione
di Satana, il quale tenta Eva aggrovigliandosi sinuosamente lungo il tronco
dell’albero
‘proibito’.
Questo
sentimento di malvagia furbizia, questo ruolo di tentatore infido e seducente
verrà successivamente
trasmesso anche al cristianesimo ed all’ Islam.
E’ singolare
però notare come invece nell’antichità erano parecchi i popoli che
riconoscevano al serpente
degli attributi positivi, arrivando a definirlo come la personificazione dell’Intelligenza,
sia positiva che negativa, e sotto alcuni aspetti la Kabala ne indica la
stessa valenza.
E’ per questi
motivi che possiamo ammettere che il serpente della kabala ebraica è derivato molto
probabilmente da un antico culto zoolatrico.
Né possiamo
dimenticare che Mosè (Akenathon) nel deserto costruì un serpente di bronzo che collocò
al di sopra di una
croce dalle miracolose virtù.
Tale atto
iniziatico servirà a proteggere il popolo d’Israele dai morsi degli animali
selvatici durante i
quarant’anni di peregrinazioni nel deserto del Sinai.
Questo serpente
di bronzo incominciò, con l’andare del tempo, a diventare oggetto di culto
e di idolatria,
venne posto all’interno del Tempio di Gerusalemme e venerato come un Dio.
In onore del
serpente di bronzo venivano commemorate delle cerimonie iniziatiche, si
bruciava incenso in suo
onore, si celebravano i miracoli che la sola presenza di questo procurava a Israele.
Tale situazione
durò fino all’VIII° secolo a.C. quando il re Ezechia lo fece distruggere.
Attualmente il
serpente di bronzo corrisponde al 25° grado del giudaico Rito Scozzese della Massoneria
speculativa.
Ricordiamo
infine che esiste un altro serpente per la dottrina kabalistica, ancora più
importante e simbolicamente
efficace di quello costruito da Mosé.
E’ l’uroboro,
o il serpente che, ruotando attorno a sé stesso in orario, circonda il mondo
intero della sua
presenza fino a formare un circolo e a mordersi la coda.
Questo Uroboro
ha una particolare ed evidente connotazione di sovranità, infatti
simboleggia il potere del
popolo eletto, d'Israele, a livello planetario; ricorda agli ebrei la
promessa di yahvè di dominio
assoluto sulle altre nazioni.
Lo ‘Zohar’, il
Libro dello Splendore, afferma che ‘quando i tempi saranno conclusi Israele otterrà la
sovranità sull’intero universo’.
L’Uroboro, il
serpente che si morde la coda, ha nell’esoterismo diverse chiavi
interpretative, cosi’ come
scrive Ephiphanius a pag. 258 del suo ‘Massoneria e Sette Segrete, La Faccia Occulta della
Storia’, laddove lo indica come immagine della coincidenza dei contrari,
dottrina della doppia
verità che assurdamente sostiene la possibilità di conciliare l’inconciliabile
in una sintesi
improponibile: ‘Dio-Satana-bene-male-vero-falso ecc..’ cui l’Alta Massoneria
attribuisce valore di
‘Legge Eterna, che tende sempre a conciliare gli opposti ed a produrre l’armonia finale.’
Il disegno
egemonico del Sionismo appare anche in diversi passi del Vecchio Testamento, soprattutto in
forma di profezia escatologica, anche se non sono pochi i commenti che attribuiscono a
questi passaggi una connotazione assolutamente priva di valore, trattandosi –
si dice – di
manipolazioni e falsi adeguatamente studiati dall’élite rabbinica e percio’
apocrifi.
Il trattato
talmudico ‘Chaniga’ del resto è molto chiaro in merito alla strategia di
dominio planetario dei
sionisti: ‘L’Altissimo parlò agli israeliti così: voi mi avete riconosciuto
come unico
dominatore del mondo, è per questo che io farò di voi i soli dominatori del
mondo’.
Il rabbino
Abravanel, espulso nel XV° secolo dai re cattolici della reconquista spagnola, era solito dire ai
propri discepoli che: ‘Quando verrà il Messia Da'at, figlio di Davide, sterminerà
tutti i 60 nemici. Però
tale venuta sarà preceduta da un conflitto globale che vedrà perire i 2/3 dell’umanità. Agli
ebrei saranno sufficienti 7 anni per distruggere le armate nemiche.’
Il messianismo
sionista arriverà a sviluppare forme di assolutismo razzista che non si
limiteranno alla sola
avversione verso i non ebrei, disprezzati tutti come Goym o Gentili, ma
svilupperanno movimenti di
natura speculativa e sovversiva che si faranno portatori di una dottrina
controiniziatica e per loro
natura ribelle.
Note -
1° - Epiphanius
– ‘Massoneria e Sette Segrete. La Faccia Occulta della Storia’ edizioni sconosciute,
Trento 1993
2° - Eliphas
Levi Zahed (1810-1875), noto occultista del XIX° secolo, si chiamava in
realtà Alphonse Louis
Constant, prete apostata che rinnovò completamente il modo di studiare i
segreti kabalistici e
l’occultismo. Membro della Società Rosa-Croce, fu autore di numerose opere fra
le quali la
principale ‘La Chiave dei Grandi Misteri’ (1871) si riproponeva di svelare i
misteri della Kabala,
trattando i principali libri d’ispirazione talmudica: lo Zohar, il Sepher
Jezirah, la Claviculas
Salomonis.
Autentico ispiratore di una folta schiera di occultisti cristiani,
il Levi diede le chiavi
del suo sapere ad un altro grande esoterista, il martinista Stanilas De
Guaita.
L’influenza
esercitata dal Levi nel sottobosco neo-spiritualista ed occultista dell’intero
XIX° secolo è
considerevole anche alla luce dei numerosi contatti con ambienti del palladismo,
della teosofia, del
martinismo e simili.
3°
- Ha scritto Giuseppe Panonzi: ‘… dopo sette secoli di vita materiale, (gli
ebrei ndr) sollevarono
l’intelletto a più spirabili aere, ebbero accademie e rinomate scuole, a
Narbona, a Beziers,
a Montpellier, a Marsiglia, nella diocesi di Maghelona, ed altrove, e si
resero famosi i loro
rabbini, fra cui rabbi Salomone Jarchi, … dottissimo nelle lingue antiche e
nella filosofia, riuscì
grande nella interpretazione dei libri sacri e del Talmud….Si resero illustri
pure i tre rabbini
Kimchi Giuseppe e i suoi figli Mosè e David, che ci lasciarono una grammatica
ed un lessico
ebraico…. Fiorì l’autore dello Zohar…fiorirono il filosofo Joseph ben Zadik ed
il teologo Abraham
Ibn Daud che compose il suo libro ‘della Fede Sublime’. Superiore a tutti però
fu il rabbino
Maimonide Abu Amram Musa ben Abdallah, ovvero Mosè ben Maimon, che nacque a Cordova
nel 1135 e morì nel 1204. ….Maimonide fu primo medico del sultano Saladino.
Cultore e
difensore di Maimonide fu Levi ben Gerson Ralbag) autore del Milchamod Adonai
lavoro lodato
da Pico della Mirandola, dal Reuchlin e dal Kepler.’
Per
ulteriori informazioni si veda di Giuseppe Panonzi ‘L’Ebreo attraverso i secoli
e nelle questioni
sociali dell’età moderna’ edizioni anastatica Arnaldo Forni, Bologna 1991 - dall’originale
edita in Treviso nel 1898.
deca
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