I Fratelli Mussulmani in quanto assassini
La pubblicazione del libro di Thierry Meyssan, “Sotto i nostri occhi”.
In questo episodio l’autore narra la creazione di una società segreta
egiziana, i Fratelli Mussulmani, nonché la rifondazione fattane dai
servizi segreti britannici dopo la seconda guerra mondiale. Poi ci
racconta come l’MI6 abbia usato i Fratelli Mussulmani per compiere
assassinii politici in Egitto, ex colonia della Corona.
Rete Voltaire
| Damasco (Siria)
Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi. - Si veda l’indice.
- Hasan al-Banna, fondatore della società segreta dei Fratelli Mussulmani. Si hanno scarse notizie sulla sua famiglia; si sa solo che erano orologiai, mestiere in Egitto riservato alla comunità ebraica.
Le “Primavere arabe” vissute dai Fratelli musulmani
Nel 1951 i servizi segreti anglosassoni costituiscono, a partire
dall’antica organizzazione omonima, una società politica segreta: i
Fratelli musulmani, usati a più riprese per assassinare figure che si
oppongono e poi, dal 1979, come mercenari contro i sovietici. Nei primi
anni novanta sono integrati nella NATO e nel 2010 si tenta di metterli
al potere nei paesi arabi. I Fratelli musulmani e l’ordine sufita della
Naqshbandiyya sono finanziati – con almeno 80 miliardi di dollari l’anno
– dalla famiglia regnante saudita, cosa che lo rende uno degli eserciti
più importanti al mondo. Tutti i capi jihadisti, compresi quelli
dell’ISIS, appartengono a questo apparato militare.
I Fratelli musulmani d’Egitto
Durante la prima guerra mondiale scompaiono quattro imperi: il Reich
tedesco, l’Impero austro-ungarico, la Santa Russia zarista e la Sublime
porta ottomana. I vincitori, del tutto privi del senso della misura,
impongono ai vinti le loro condizioni. Così, in Europa, il Trattato di
Versailles sancisce condizioni inaccettabili per la Germania,
considerata l’unica colpevole del conflitto. In Oriente, lo smembramento
del Califfato ottomano è destinato a originare conflitti: alla
Conferenza di San Remo (1920), in base all’accordo segreto Sykes-Picot
(1916), il Regno Unito è autorizzato a stabilire la patria ebraica della
Palestina, mentre la Francia può colonizzare la Siria (che all’epoca
comprendeva l’attuale Libano). Tuttavia, in ciò che resta dell’Impero
ottomano, Mustafa Kemal Atatürk si ribella sia contro il Sultano che ha
perso la guerra, sia contro gli occidentali che occupano il suo paese.
Alla Conferenza di Sèvres (1920) il Califfato viene diviso, con la
conseguente creazione di ogni genere di nuovo Stato, tra cui il
Kurdistan. Ma la popolazione turco-mongola della Tracia e dell’Anatolia
insorge, mettendo Kemal al potere. Alla fine, la Conferenza di Losanna
(1923) traccia i confini odierni rinunciando al Kurdistan, organizzando
l’esodo dei popoli e provocando così più di mezzo milione di morti.
Ma proprio come in Germania Adolf Hitler mette in discussione il
destino del suo paese, in Medio Oriente un uomo si oppone alla nuova
divisione della regione. Un insegnante egiziano fonda un movimento per
ripristinare il Califfato che gli occidentali hanno sconfitto e
smembrato. Quest’uomo è Hasan al-Banna, l’organizzazione i Fratelli
musulmani (1928).
Il Califfo, in linea di principio, è il successore del Profeta cui
tutti devono obbedire; un titolo molto ambito. Si succedono diversi
importanti lignaggi di califfi: Omayyadi, Abbasidi, Fatimidi e Ottomani.
Il futuro Califfo dovrà essere colui che conquisterà tale titolo, in
questo caso la “Guida suprema” della Fratellanza che s’immagina padrone
del mondo musulmano.
La società segreta si diffonde in fretta, proponendosi di lavorare
dall’interno per ripristinare le istituzioni islamiche. Gli adepti
devono giurare fedeltà al fondatore sul Corano e su una spada o una
pistola. L’obiettivo della Fratellanza è puramente politico, benché
espresso in termini religiosi. Né Hasan al-Banna, né i suoi successori
si riferiranno mai all’Islam come una religione o evocheranno la
spiritualità musulmana. Per loro l’Islam è solo un dogma, una
sottomissione a Dio e un modo per esercitare il potere. Ma evidentemente
gli egiziani che appoggiano la Fratellanza non la percepiscono in
questi termini, la seguono perché sostiene di appellarsi a Dio.
Per Hasan al-Banna la legittimità di un governo non si misura in base
alla sua rappresentatività – come si fa per i governi occidentali –, ma
dalla capacità di difendere lo “stile di vita islamico”, ossia quello
dell’Egitto ottomano del XIX secolo. I Fratelli non crederanno mai che
l’Islam abbia una propria storia e che lo stile di vita dei musulmani
possa variare sensibilmente da regione a regione e da epoca a epoca. Non
penseranno mai neanche che il Profeta abbia rivoluzionato la società
beduina e che lo stile di vita descritto nel Corano non rappresenti
altro che una fase. Per loro le regole giuridiche del Corano – la Sharia
– non corrispondono quindi a una determinata situazione, ma dettano le
leggi immutabili su cui il potere può fondarsi.
Il fatto che la religione musulmana sia stata spesso trasmessa a
colpi di spada giustifica – per la Fratellanza – l’uso della forza. I
Fratelli non ammetteranno mai che l’Islam possa essere diffuso tramite
l’esempio: ciò non impedisce comunque ad al-Banna e alla Fratellanza di
concorrere alle elezioni, e perderle. Se condannano i partiti politici
non è perché si oppongono al multipartitismo, ma perché, separando la
religione dalla politica, cadrebbero nella corruzione.
La dottrina dei Fratelli musulmani corrisponde all’ideologia
dell’“Islam politico”, che in francese – così come in italiano – si
definisce “islamismo”, una parola che oggi va molto di moda.
Nel 1936 Hasan al-Banna scrive al primo ministro Mustafa al-Nahhas
per chiedere:
– “Una riforma della legislazione e l’unione di tutti i tribunali sotto
la Sharia;
– il reclutamento militare per istituire un servizio volontario sotto la
bandiera del jihad;
– il collegamento dei paesi musulmani e la preparazione per la
restaurazione del Califfato, applicando l’unità richiesta dall’Islam”.
Durante la seconda guerra mondiale la Confraternita si dichiara
neutrale, anche se in realtà si trasforma in un servizio d’intelligence
del Reich. Ma con l’entrata in guerra degli Stati Uniti, quando le sorti
del conflitto sembrano ribaltarsi, fa il doppio gioco e ottiene
finanziamenti dagli inglesi per fornire informazioni sul “nemico”
tedesco. In tal modo la Fratellanza si mostra completamente priva di
principi e puramente opportunista a livello politico.
Il 24 febbraio 1945 i Fratelli sfidano la sorte e uccidono, in piena
seduta parlamentare, il primo ministro egiziano. Ne consegue una
violenta escalation: la repressione nei loro confronti e una serie di
omicidi politici, fino ad arrivare all’uccisione del nuovo primo
ministro – il 28 dicembre 1948 – e, per rappresaglia, dello stesso Hasan
al-Banna, il 12 febbraio 1949. Poco tempo dopo una corte marziale
condanna alla detenzione la maggior parte dei Fratelli e ne scioglie
l’associazione.
Fondamentalmente, questa organizzazione segreta non era altro che una
banda di assassini che aspirava a prendere il potere mascherando la
propria cupidigia dietro il Corano. La sua storia avrebbe dovuto
chiudersi qui.
La fratellanza riformata dagli Anglosassoni e la pace separata con Israele
- Nonostante lo abbia negato, Sayyd Qutb era massone. Il 23 arile 1943 ha pubblicato sulla rivista al-Taj al-Masri (la “Corona d’Egitto”) un articolo dal titolo Perché sono diventato massone.
La capacità della Confraternita di mobilitare le persone e di
trasformarle in assassini non può che incuriosire le grandi potenze.
Due anni e mezzo dopo lo scioglimento, gli anglosassoni formano una
nuova organizzazione riutilizzando il nome di “Fratelli musulmani”.
Approfittando della detenzione dei capi storici, l’ex giudice Hasan
al-Hudaybi viene eletto Guida suprema. Diversamente da quanto si possa
credere, non vi è alcuna continuità storica tra la vecchia e la nuova
Fratellanza, ma si viene a sapere che un’unità della vecchia società –
l’“apparato segreto” – era stata accusata da Hasan al-Banna di
perpetrare gli attentati di cui negava la responsabilità. Questa
organizzazione dentro l’organizzazione era così segreta che non fu mai
influenzata dalla dissoluzione della Fratellanza, restando quindi a
disposizione del suo successore. Ma la Guida decide di disconoscerla,
dichiarando di voler raggiungere gli obiettivi in modo pacifico. È
difficile definire con esattezza cosa sia successo all’epoca tra gli
anglosassoni – che volevano ricreare l’antica società segreta – e la
Guida, che riteneva giusto riguadagnarsi il seguito delle masse. In ogni
caso, l’“apparato segreto” è talmente forte che l’autorità della Guida
viene spazzata via a favore di quella di altri capi della Fratellanza.
Si apre una vera e propria guerra intestina: la CIA vi pone a capo
Sayyid Qutb [1], il teorico del jihad, che la Guida ha condannato prima di concludere un accordo con l’MI6.
È impossibile definire con precisione i reciproci rapporti di
subordinazione, in primo luogo perché ciascuna filiale estera ha
autonomia propria, poi perché le unità segrete all’interno
dell’organizzazione non dipendono più necessariamente né dalla Guida
suprema né dalla Guida locale, ma talvolta direttamente da CIA e MI6.
Nel secondo dopoguerra, gli inglesi cercano di riorganizzare il mondo
in modo da tenerlo fuori dalla portata dei sovietici. Nel settembre
1946, a Zurigo, Winston Churchill propone l’idea degli Stati Uniti
d’Europa e, secondo lo stesso principio, lancia la Lega araba. In
entrambi i casi, si tratta di unire una regione escludendo la Russia.
Dall’inizio della Guerra fredda gli Stati Uniti d’America, a loro volta,
creano associazioni per sostenere queste mosse a loro vantaggio: il
Comitato americano per l’Europa unita e gli American Friends of the
Middle East [2].
Nel mondo arabo, la CIA organizza due colpi di Stato, prima a Damasco a
favore del generale Husni al-Za’im (marzo 1949) e poi con gli Ufficiali
liberi al Cairo (luglio 1952). Si tratta di sostenere i nazionalisti
che si presumono ostili ai comunisti, ed è con tale spirito che
Washington invia in Egitto il generale delle SS Otto Skorzeny e in Iran
il generale nazista Fazlollah Zahedi, accompagnati da centinaia di ex
ufficiali della Gestapo per guidare la lotta al comunismo.
Skorzeny purtroppo modella la polizia egiziana nel solco di una
tradizione di violenza: nel 1963 sceglierà CIA e Mossad per rovesciare
Nasser. Zahedi creerà invece la SAVAK, la polizia politica più crudele a
quel tempo.
Se Hasan al-Banna aveva disegnato l’obiettivo – ossia assumere il
potere manipolando la religione – Qutb definisce il mezzo: il jihad.
Dopo che i seguaci avranno ammesso la superiorità del Corano, si potrà
contare su di lui per formare un esercito e mandarlo a combattere. Qutb
sviluppa una teoria manichea, distinguendo ciò che è islamico rispetto a
ciò che è “oscuro”. Per CIA e MI6 questa “operazione” può permettere di
utilizzare i seguaci per controllare i governi nazionalisti arabi e poi
destabilizzare le regioni musulmane dell’Unione Sovietica. La
Fratellanza si trasforma in una fonte inesauribile di terroristi
accomunati dallo slogan: “Allah è il nostro obiettivo. Il Profeta è il
nostro capo. Il Corano è la nostra legge. Il jihad la nostra via. Il
martirio la nostra suprema speranza”.
Il pensiero di Qutb è razionale, ma non ragionevole. Diffonde sempre
la stessa retorica Allah/Profeta/Corano/jihad/martirio che non lascia
spazio a discussioni, dunque impone la superiorità di tale logica sulla
ragione.
- Il presidente Eisenhower riceve alla Casa Bianca una delegazione della società segreta (23 settembre 1953).
Quando la CIA organizza un convegno presso l’Università di Princeton
sulla “situazione dei musulmani in Unione Sovietica”, si presenta
l’occasione per ricevere negli USA la delegazione guidata dal capo
dell’ala militare dei Fratelli musulmani, Said Ramadan. Nel suo
rapporto, l’agente della CIA incaricato di monitorarli rileva che
Ramadan non è un estremista religioso, ma piuttosto un fascista; un modo
per sottolineare il carattere esclusivamente politico dei Fratelli
musulmani. Il convegno si conclude con un ricevimento alla Casa Bianca
organizzato dal presidente Eisenhower, il 23 settembre 1953: l’alleanza
tra Washington e il jihadismo viene così siglata.
- Da sinistra a destra: Hassan al-Banna diede in sposa la propria figlia a Said Ramadan e designò quest’ultimo proprio successore. Dal matrimonio nacquero Hani (direttore del Centro Islamico di Ginevra) e Tariq Ramadan (che sarà titolare della cattedra di studi islamici contemporanei all’università di Oxford).
La CIA, che ha ricreato la Fratellanza contro i comunisti, la
utilizza prima di tutto per aiutare i nazionalisti. Al tempo l’Agenzia è
rappresentata in Medio Oriente da antisionisti del ceto medio che ben
presto vengono estromessi a favore di alti funzionari anglosassoni e
puritani, provenienti dalle grandi università e pro-Israele. Washington
entra dunque in conflitto con i nazionalisti e la CIA mette la
Fratellanza contro di loro.
- Said Ramadan e Abdul Ala Mawdudi furono gli animatori di una trasmissione settimanale di Radio Pakistan, stazione creata dal britannico MI6.
Said Ramadan ha comandato alcuni combattenti della Fratellanza
durante la breve guerra contro Israele nel 1948; inoltre, ha aiutato
Abul Ala Maududi a creare l’organizzazione paramilitare del
Jamaat-e-Islami in Pakistan: si è trattato allora di costruire
un’identità islamica per gli indiani musulmani in modo che fosse fondato
un nuovo Stato, ovvero il Pakistan. Il Jamaat-e-Islami redigerà anche
la costituzione pakistana. A quel punto, Ramadan sposa la figlia di
Hasan al-Banna e diventa il capo del braccio armato dei nuovi “Fratelli
musulmani”.
Mentre in Egitto i Fratelli partecipano al colpo di Stato degli
Ufficiali liberi del generale Muhammad Naguib – Sayyid Qutb è il loro
agente di collegamento –, ricevono l’ordine di eliminare uno dei loro
leader, Gamal Abd el-Nasser, entrato in contrasto con Naguib. Non solo
falliscono, ma il 26 ottobre 1954 Nasser prende il potere, sopprimendo
la Fratellanza e mettendo ai domiciliari Naguib. Sayyid Qutb sarà
impiccato pochi anni dopo.
Vietata in Egitto, la Fratellanza si ritira nei regni wahhabiti
(Arabia Saudita, Qatar ed Emirato di Sharja) e in Europa (Germania,
Francia, Regno Unito e la neutrale Svizzera). Ogni volta vengono accolti
come agenti occidentali che combattono contro l’alleanza nascente tra
nazionalisti arabi e Unione Sovietica. Said Ramadan riceve un passaporto
diplomatico giordano e si trasferisce a Ginevra nel 1958, da dove
dirige la destabilizzazione del Caucaso e dell’Asia centrale (Pakistan,
Afghanistan e valle di Fergana in Unione Sovietica). Prende il controllo
della commissione per la costruzione di una moschea a Monaco di
Baviera, che gli permette di sorvegliare quasi tutti i musulmani in
Europa occidentale. Con l’aiuto del Comitato americano per la
liberazione dei popoli della Russia – abbreviato con la sigla inglese
AMCOMLIB –, cioè la CIA, crea Radio Free Europe/Radio Liberty, una
stazione finanziata direttamente dal Congresso degli Stati Uniti per
diffondere il pensiero della Fratellanza [3].
Dopo la crisi del Canale di Suez e il drastico cambio di alleanze di
Nasser all’indirizzo dei sovietici, Washington decide di sostenere
illimitatamente i Fratelli musulmani contro i nazionalisti arabi. A un
alto dirigente della CIA, Miles Copeland, viene inutilmente assegnato il
compito di scegliere una personalità della Fratellanza in grado di
svolgere – nel mondo arabo – un ruolo equivalente a quello del pastore
Billy Graham negli Stati Uniti. Bisognerà aspettare fino agli anni
ottanta per trovare un predicatore di egual rilievo, l’egiziano Yusuf
al-Qaradawi.
Nel 1961 la Fratellanza si collega a un’altra società segreta,
l’Ordine Naqshbandı, una sorta di massoneria musulmana che mescola
iniziazione sufi e politica. Uno dei suoi teorici, l’indiano Abu Hasan
Ali al-Nadwi, pubblica un articolo sulla rivista dei Fratelli. L’Ordine è
antico e presente in molti paesi: in Iraq il gran maestro non è altri
che il futuro vicepresidente Izzat Ibrahim al-Douri, che sosterrà il
tentato colpo di Stato della Fratellanza in Siria nel 1982 e la
“campagna del ritorno alla fede” organizzata dal presidente Saddam
Hussein per dare nuovamente un’identità al suo paese dopo l’istituzione
della no-fly zone degli occidentali. In Turchia l’Ordine avrà un ruolo
più complesso: responsabili saranno sia Fethullah Gülen (fondatore
dell’Hizmet), sia il presidente Turgut Özal (1989-1993) e il primo
ministro Necmettin Erbakan (1996-1997), a capo del Partito della
Giustizia (1961) e del Millî Görüs¸ (1969). In Afghanistan, gran maestro
sarà l’ex presidente Sibghatullah Mojaddedi (1992). In Russia, con
l’aiuto dell’Impero ottomano, nel XIX secolo l’Ordine aveva fatto
insorgere Crimea, Uzbekistan, Cecenia e Daghestan contro lo zar. Fino
alla caduta dell’URSS non si avranno più notizie di questo ramo, come
pure nel Xinjiang cinese. La vicinanza dei Fratelli e dei Naqshbandı
viene studiata di rado, data l’opposizione di principio degli islamisti
alla mistica e agli ordini sufi in generale.
- La sede saudita della Lega Islamica Mondiale, il cui budget nel 2015 è stato superiore a quello del ministero saudita della Difesa. Primo acquirente mondiale di armi, l’Arabia Saudita le fa pervenire alle organizzazioni dei Fratelli Mussulmani e dei Naqshbandi attraverso la Lega.
Nel 1962 la CIA incoraggia l’Arabia Saudita a creare la Lega
musulmana mondiale e a finanziare la Fratellanza e l’Ordine contro i
nazionalisti e i comunisti [4].
Questa organizzazione viene inizialmente finanziata dall’ARAMCO
(Arabian-American Oil Company). Tra i venti fondatori vi sono tre
teorici islamici di cui abbiamo già parlato: l’egiziano Said Ramadan, il
pakistano Sayyid Abul Ala Maududi e l’indiano Abu Nasal Ali al-Nadwi.
Di fatto i sauditi, che improvvisamente si ritrovano a possedere
un’enorme liquidità grazie al commercio del petrolio, diventano gli
sponsor dei Fratelli nel mondo. In loco la monarchia crea un sistema
scolastico e universitario in un paese in cui quasi nessuno sa leggere e
scrivere. I Fratelli si devono adattare alle tradizioni dei loro
ospitanti. Infatti, la fedeltà al re impedisce loro di giurare davanti
alla Guida suprema. In ogni caso si organizzano in due filoni attorno a
Muhammad Qutb, fratello di Sayyid: i Fratelli sauditi da un lato e i
“sururisti” dall’altro. Questi ultimi, sauditi, cercano di compiere una
sintesi tra ideologia politica della Fratellanza e teologia wahhabita.
Questa setta, cui aderisce la famiglia reale, segue un’interpretazione
dell’Islam nata dal pensiero beduino, iconoclasta e antistorico. Finché
Riad dispone di petrodollari, lancia anatemi contro le scuole musulmane
tradizionali che, a loro volta, ritengono eretica tale sintesi.
In realtà, la politica dei Fratelli e la religione wahhabita non
hanno nulla in comune, ma sono comunque compatibili. Sennonché il patto
che lega la famiglia dei Saud ai predicatori wahhabiti non può esistere
con la Fratellanza: l’idea della monarchia di diritto divino si scontra
infatti con la brama di potere dei Fratelli. Si decide quindi che i Saud
sosterranno i Fratelli di tutto il mondo, purché questi ultimi si
astengano dal fare politica in Arabia Saudita.
L’appoggio dei wahhabiti sauditi alla Fratellanza inasprisce la
rivalità tra l’Arabia Saudita e gli altri due Stati wahhabiti, il Qatar e
l’Emirato di Sharja.
Dal 1962 al 1970 i Fratelli musulmani prendono parte alla guerra
civile nello Yemen del Nord, tentando di restaurare la monarchia al
fianco di Arabia Saudita e Regno Unito contro nazionalisti arabi, Egitto
e URSS; un conflitto che anticipa ciò che avverrà nel mezzo secolo
successivo.
Nel 1970 Gamal Abd el-Nasser giunge a un accordo tra le fazioni
palestinesi e re Husayn di Giordania, ponendo fine al “settembre nero”.
Però muore la sera del vertice della Lega araba, che ratifica l’accordo:
ufficialmente per un attacco cardiaco, ma molto probabilmente per
omicidio. Nasser ha tre vicepresidenti: uno di sinistra – estremamente
popolare –, uno di centro – ben noto –, e un conservatore, scelto su
richiesta di Stati Uniti e Arabia Saudita, Anwar al-Sadat. A seguito di
pressioni enormi, il vicepresidente di sinistra si dichiara non
meritevole della carica, il vicepresidente centrista preferisce
rinunciare alla vita politica e al-Sadat viene così nominato candidato
dei nasseriani. È un dramma per molti paesi: il presidente sceglie un
vicepresidente tra i concorrenti per ampliare la base elettorale, ma se
questi lo sostituisce quando muore, ne distrugge l’eredità.
Al-Sadat, che ha operato per conto del Reich durante la seconda
guerra mondiale e professa grande ammirazione per il Führer, è un
militare ultra-conservatore, un alter-ego di Sayyid Qutb in veste di
intermediario tra la Fratellanza e gli Ufficiali liberi. Al momento
della sua ascesa al potere, libera i Fratelli che Nasser ha
imprigionato. Il “presidente credente” è alleato della Confraternita
nell’islamizzazione della società – la “rivoluzione correttiva” –, ma
suo rivale in caso di tensioni politiche. Questo rapporto ambiguo è
dimostrato dalla creazione di tre gruppi armati che non nascono da
scissioni della Fratellanza, ma sono unità esterne a essa obbedienti: il
partito di liberazione islamica, il Jihad islamico (dello sceicco Omar
Abdel Rahman) e il “Takfir” (letteralmente “scomunica e immigrazione”).
Tutti affermano di applicare le istruzioni di Sayyid Qutb. Armato dai
servizi segreti, il Jihad islamico sferra attacchi contro i cristiani
copti: lungi dal calmare la situazione, “il presidente credente” accusa
di sedizione gli stessi copti e ne imprigiona il papa insieme a otto
vescovi. Alla fine, al-Sadat interviene nella guida della Confraternita e
parteggia per il Jihad islamico contro la Guida suprema, che fa
arrestare [5].
Su indicazione del segretario di Stato americano, Henry Kissinger,
convince la Siria a unirsi all’Egitto per attaccare Israele e
ripristinare i diritti dei palestinesi. Il 6 ottobre 1973 i due eserciti
attaccano su due fronti Israele durante la festa dello Yom Kippur.
L’esercito egiziano attraversa il Canale di Suez, mentre i siriani
sferrano attacchi dalle alture del Golan. Tuttavia, al-Sadat non schiera
che una parte della difesa antiaerea e arresta l’esercito a 15
chilometri a est del canale, mentre gli israeliani si avventano sui
siriani che si ritrovano catturati e gridano al complotto. Soltanto
quando le truppe israeliane sono mobilitate e l’esercito siriano
circondato, al-Sadat ordina alla propria armata di riprendere
l’avanzata, interrompendola poi per negoziare il cessate il fuoco.
Considerando il tradimento egiziano, i sovietici – che hanno già perso
un alleato con la morte di Nasser – minacciano gli Stati Uniti e
chiedono il cessate il fuoco immediato.
- Ex agente di collegamento tra gli “Ufficiali liberi” e la Confraternita, insieme a Sayyid Qutb, il “presidente credente” Anwar al-Sadat avrebbe dovuto essere proclamato dal parlamento egiziano “sesto califfo”. Nella foto, questo ammiratore di Adolf Hitler siede alla Knesset, a fianco dei partner Golda Meir e Shimon Peres.
Quattro anni dopo, seguendo il piano della CIA, al-Sadat si reca a
Gerusalemme e decide di firmare una “pace separata” con Israele a
scapito dei palestinesi. E così si sigla l’alleanza tra Fratellanza e
Israele. Tutti i popoli arabi condannano il tradimento e la Lega araba
estromette l’Egitto, trasferendo la sede ad Tunisi.
- Responsabile dell’“Apparato segreto” dei Fratelli Mussulmani, Ayman al-Zawahiri (capo attuale di Al Qaeda) organizza l’assassinio del presidente Sadat (6 ottobre 1981).
Washington decide di voltare pagina nel 1981. Il jihad islamico ha il
compito di liquidare al-Sadat – diventato ormai inutile –, che viene
assassinato durante una parata militare, mentre il Parlamento si prepara
a proclamarlo “Sesto Califfo”. Nella tribuna d’onore, 7 persone
rimangono uccise e 28 ferite ma, seduto accanto al presidente, il
vicepresidente – il generale Mubarak – si salva. È l’unico nella tribuna
d’onore ad indossare un giubbotto antiproiettile. Succede al “presidente
credente” e la Lega araba può così tornare al Cairo.
Alice Zanzottera
Rachele Marmetti
I Fratelli Mussulmani come forza complementare dell’MI6 e della CIA
Continuiamo la pubblicazione del libro di Thierry Meyssan, Sotto i nostri occhi.
In questo episodio l’autore descrive come il presidente Jimmy Carter e
il suo consigliere nazionale per la Sicurezza, Zbigniew Brzezinski,
utilizzarono le competenze terroristiche d'operatori di pace "moderati" dei Fratelli Mussulmani contro i
sovietici.
Rete Voltaire
| Damasco (Siria)
Questo articolo è estratto dal libro Sotto i nostri occhi. - Si veda l’indice.
- Il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Zbigniew Brzezinski, ha ideato lo stratagemma d' utilizzare i Fratelli Mussulmani per operazioni terroristiche contro il governo comunista afgano, provocando l’intervento dell’URSS.
LA FRATELLANZA AL SERVIZIO DELLA STRATEGIA DI CARTER-BRZEZINSKI
- Sir James Macqueen Graig, esperto di Medio Oriente, ha convinto il Regno Unito ad utilizzare i Fratelli Mussulmani in operazioni segrete esterne all’Egitto. A Graig si deve anche il piano delle “primavere arabe”, da lui concepito prendendo a modello l’operazione realizzata da Lawrence d’Arabia nel 1915.
Nel 1977 negli Stati Uniti viene eletto presidente Jimmy Carter, che nomina Zbigniew Brzezinski consigliere per la sicurezza nazionale. Quest’ultimo decide di usare l’islamismo contro i sovietici: dà il via libera ai sauditi per l’aumento dei finanziamenti della Lega musulmana mondiale e organizza cambi di regime in Pakistan, Iran e Siria; destabilizza l’Afghanistan e pone come obiettivo di sicurezza nazionale l’accesso, da parte degli USA, al petrolio del Medio Oriente. Da ultimo, rifornisce di mezzi militari la Fratellanza.
Tale strategia viene illustrata chiaramente da Bernard Lewis nella riunione del Gruppo Bilderberg [1] che la NATO organizza in Austria nell’aprile 1979. Lo studioso islamico anglo-israelo-statunitense assicura che i Fratelli musulmani non solo avrebbero svolto un ruolo importante contro i sovietici – causando problemi interni in Asia Centrale – ma avrebbero anche balcanizzato il Medio Oriente nell’interesse d’Israele.
Contrariamente alla credenza popolare, i Fratelli non si limitano a seguire il piano di Brzezinski: guardano lontano, ricevendo aiuti da Riad e Washington per creare diramazioni della Fratellanza in altri paesi, nuclei operativi che si svilupperanno ulteriormente. Il re saudita concede in media 5 miliardi di dollari all’anno alla Lega musulmana mondiale, che espande le attività in 120 paesi e finanzia le guerre. In linea di massima, 5 miliardi di dollari equivalgono al bilancio militare della Corea del Nord. La Lega riceve lo status consultivo presso il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite e lo status di osservatore all’Unicef.
- Il generale pakistano Muhammad Zia-ul-Haq, primo capo di Stato membro dei Fratelli Mussulmani fuori dall’Egitto, consente ai combattenti della Fratellanza di disporre di una retroguardia contro i comunisti afgani.
In Pakistan, il generale Muhammad Zia-ul-Haq – capo di Stato maggiore
delle forze armate, addestrato a Fort Bragg negli Stati Uniti –
rovescia il presidente Zulfiqar Ali Bhutto e lo fa impiccare. Membro del
Jamaat-e-Islami – ossia la variante locale dei Fratelli musulmani –,
islamizza la società, impone gradualmente la Sharia – insieme alla pena
di morte per blasfemia – e crea una vasta rete di scuole islamiche. È la
prima volta che la Fratellanza arriva al potere fuori dall’Egitto.
In Iran, Brzezinski convince lo Scià ad abdicare e organizza il
ritorno dell’imam Khomeini, che si definisce “islamista sciita”. Da
giovane, nel 1945, Khomeini aveva incontrato Hasan al-Banna al Cairo per
convincerlo a non alimentare il conflitto tra sunniti e sciiti. In
seguito, ha tradotto due libri di Sayyid Qutb. La Fratellanza e il
rivoluzionario iraniano sono d’accordo sulle questioni sociali, ma non
su quelle politiche. Brzezinski capisce di aver sbagliato lo stesso
giorno dell’arrivo a Teheran dell’Ayatollah, che si reca a pregare sulle
tombe dei martiri del regime dello Scià ed esorta l’esercito a
ribellarsi all’imperialismo. Brzezinski commette un secondo errore
inviando la Delta Force a salvare le spie statunitensi tenute in
ostaggio nell’ambasciata di Teheran. Anche se riesce a tenere all’oscuro
l’Occidente che i suoi diplomatici non erano tali, bensì spie,
ridicolizza i suoi militari con la fallita operazione Eagle Claw e
instilla al Pentagono l’idea che fosse necessario procurarsi i mezzi per
sconfiggere i musulmani.
La strategia Carter-Brzezinski rappresenta un cambiamento sostanziale [4]. L’Arabia Saudita, che in precedenza ha finanziato i gruppi islamisti, diviene responsabile della gestione dei fondi bellici contro i sovietici. Il direttore generale dell’intelligence saudita, il principe Turki – figlio del re dell’epoca, Faysal –, si trasforma in una figura chiave presso tutti i vertici occidentali.
- Il palestinese Abdallah Azzam e il saudita Osama bin Laden sono stati formati a Riad da Mohammad Qutb, fratello di Sayyid Qutb. In seguito, hanno diretto i combattenti dei Fratelli Mussulmani in Afghanistan.
Anche durante il mandato di Carter, i Fratelli musulmani intraprendono una lunga campagna terroristica in Siria, compresa l’uccisione dei cadetti non sunniti presso l’Accademia militare di Aleppo da parte dell’“avanguardia combattente”. Hanno basi in Giordania, dove gli inglesi li addestrano militarmente. Durante quegli “anni di piombo”, la CIA suggella l’alleanza tra i Fratelli musulmani e il gruppetto dell’ex comunista di Riad al-Turk, che con i suoi amici George Sabra e Michel Kilo hanno rotto con Mosca durante la guerra civile libanese per sostenere l’Occidente. Anche loro aderiscono al gruppo trotskista statunitense Social Democrats USA. I tre scrivono un manifesto nel quale sostengono che i Fratelli musulmani rappresentano il nuovo proletariato e che la Siria potrà essere salvata soltanto dall’intervento militare degli Stati Uniti. In ultima analisi, i Fratelli tentano un colpo di Stato nel 1982, con l’appoggio del Baath iracheno – che collabora con Washington contro l’Iran – e dell’Arabia Saudita. I combattimenti ad Hama causano duemila morti secondo il Pentagono, 40 mila secondo la Fratellanza e la CIA. In seguito vengono uccisi centinaia di prigionieri a Palmira per mano del fratello del presidente Hafiz al-Assad, Rifaat, che sarà destituito e costretto all’esilio a Parigi quando tenterà, a sua volta, il colpo di Stato contro il fratello. I trotskisti vengono catturati e la maggior parte dei Fratelli fugge in Germania – dove già risiede l’ex Guida siriana Issam al-Attar – o in Francia – come Abu Musab, “Il Siriano” –, dove il cancelliere Helmut Kohl e il presidente François Mitterrand concedono asilo. Due anni più tardi scoppia uno scandalo nell’opposizione, ormai in esilio al momento della spartizione: 3 milioni di dollari spariscono dal totale di 10 milioni forniti dalla Lega musulmana mondiale.
VERSO LA CREAZIONE DELL’INTERNAZIONALE JIHADISTA
Negli anni ottanta la Lega musulmana mondiale riceve istruzioni da Washington al fine di trasformare la società algerina. Per circa un decennio Riad si offre di costruire moschee nei villaggi, dove ogni volta vengono annessi un dispensario e una scuola. Le autorità algerine accolgono l’aiuto con gioia, considerato che non sono più in grado di garantire a tutti accesso a sanità e istruzione. A poco a poco, le classi lavoratrici algerine si allontanano da uno Stato che non le rappresenta più e si avvicinano alle tanto generose moschee.- Il presidente Bush padre, ex direttore della CIA, stringe un forte legame d’amicizia con l’ambasciatore saudita, principe Bandar bin Sultan bin Abdelaziz Al Saud, che più tardi diventerà capo dell’intelligence del proprio Paese. Bush lo considera figlio adottivo, da qui il soprannome di Bandar Bush.
Bandar dirige i jihadisti dalla Lega musulmana mondiale e negozia con Londra l’acquisto di armi dalla British Aerospace in cambio di petrolio. I contratti della “colomba” – in arabo al-Yamamah – costano a Riad tra i 40 e gli 83 miliardi di sterline, di cui una parte sostanziosa sarà riversata dagli inglesi al principe. Nel 1983 il presidente Ronald Reagan affida a Carl Gershman – ex leader del Social Democrats USA – la direzione della nuovissima National Endowment for Democracy [5], un’agenzia che dipende dall’accordo dei “Cinque Occhi” e che opera sotto le mentite spoglie di organizzazione non governativa. È la “facciata” legale dei servizi segreti australiani, inglesi, canadesi, statunitensi e neozelandesi. Gershman, che ha già collaborato con i suoi compagni trotskisti e amici Fratelli musulmani in Libano, Siria e Afghanistan, realizza una vasta rete di associazioni e fondazioni che CIA e MI6 utilizzano per sostenere la Fratellanza, ove possibile. Si rifà alla “Dottrina Kirkpatrick”, secondo la quale tutte le alleanze sono giuste se utili agli interessi degli Stati Uniti.
Nel 1985 il Regno Unito, fedele alla propria tradizionale competenza accademica, crea un istituto per analizzare le società musulmane e il modo in cui i Fratelli possano influenzarle: l’Oxford Centre for Islamic Studies.
- In Sudan, Hasan al-Turabi e Omar al-Bashir impongono i Fratelli Mussulmani. Nel contesto particolarmente settario e arretrato del Paese entreranno in conflitto con la Fratellanza e si distruggeranno a vicenda.
Sempre nel 1989 nasce in Algeria il Fronte islamico di salvezza (FIS), centrato sulla figura di Abbassi Madani, mentre il partito al governo crolla travolto da vari scandali. Il FIS è appoggiato dalle moschee “regalate” dai sauditi, e di conseguenza dagli algerini che le frequentano da un decennio. Grazie al rifiuto nei confronti dei dirigenti e non certo per adesione ideologica, vince le elezioni locali. Considerando il fallimento dei politici e l’impossibilità di negoziare con gli islamisti, l’esercito riesce nel colpo di Stato e annulla le elezioni. Il paese viene travolto da una lunga e sanguinosa guerra civile di cui non si saprà molto, ma la guerriglia causerà più di 150 mila vittime. Gli islamisti non esitano a imporre punizioni individuali e collettive, come con il massacro degli abitanti di Ben Talha – colpevoli di aver votato nonostante la fatwa lo proibisse – dei quali radono al suolo il villaggio. Chiaramente, l’Algeria funge da laboratorio per le nuove operazioni. Circola la voce secondo la quale è l’esercito, e non gli islamisti, a massacrare gli abitanti, mentre in realtà vari agenti dei servizi segreti, addestrati negli Stati Uniti, si uniscono agli islamisti e creano il caos.
Nel 1991 Osama bin Laden, tornato in Arabia Saudita da eroe per aver condotto la lotta anticomunista alla fine della guerra in Afghanistan, si scontra ufficialmente con il re, mentre i “sururisti” si ribellano alla monarchia. Questa rivolta, il “risveglio islamico”, dura quattro anni e si conclude con l’arresto dei capi principali, dimostrando alla monarchia – convinta di detenere ogni potere – che, mescolando religione e politica, i Fratelli hanno creato le condizioni per la rivolta tramite le moschee.
In questo contesto Osama bin Laden sostiene di aver offerto l’aiuto di alcune migliaia di veterani dell’Afghanistan contro l’Iraq di Saddam Hussein ma, con enorme sorpresa, il re avrebbe preferito il milione di truppe degli Stati Uniti e degli alleati. Così si ritira in esilio in Sudan, in realtà con la missione di riprendere il controllo degli islamisti sfuggiti all’autorità dei Fratelli e in rivolta contro la monarchia. Con Hasan al-Turabi organizza conferenze popolari panarabe e panislamiche invitando i rappresentanti dei movimenti islamici e nazionalisti di cinquanta paesi. Questo per creare partiti equivalenti a ciò che l’Arabia Saudita ha già fatto con l’Organizzazione della Conferenza islamica, che riunisce diversi Stati. I partecipanti non sanno che le conferenze sono finanziate dai sauditi e gli alberghi che le ospitano sono monitorati dalla CIA. Da Yasser Arafat a Hezbollah libanese, tutti vi partecipano.
Traduzione :
Alice Zanzottera
Rachele Marmetti
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