I ribelli siriani, rabbiosi e sconfitti dall’Esercito siriano, chiedono apertamente l’intervento militare di Israele
Cade ogni maschera sui reali sponsors dei miliziani terroristi e delle armate mercenarie che operano in Siria.
di Luciano Lago
Kamal al-Labwani, uno dei capi della CNS (coalizione nazionale
siriana) che, assieme agli altri gruppi integralisti , da circa tre anni
combatte in Siria per rovesciare il regime di inarrestabile
dell’Esercito Nazionale siriano, ha rilasciato una dichiarazione
ufficiale alle agenzie stampa nella quale ha richiesto espressamente un
intervento militare del governo israeliano a sostegno delle milizie dei
ribelli che operano in Siria.
“Il mondo ha fallito nel realizzare una ingerenza militare. Forse il governo di Israele potrebbe assumersi direttamente la responsabilità di effettuare un intervento militare in Siria”, ha dichiarato.
“Il mondo ha fallito nel realizzare una ingerenza militare. Forse il governo di Israele potrebbe assumersi direttamente la responsabilità di effettuare un intervento militare in Siria”, ha dichiarato.
“Un intervento di Israele in Siria non sarebbe meno giustificato rispetto a quello della NATO”.
Ha spiegato Labwani, “Se non altro l’azione israeliana sarebbe preferibile, dal momento che Israele non ha bisogno di bombardare gli aeroporti e sarebbe in grado di abbattere qualsiasi aereo in meno di un minuto dopo il decollo”.
In cambio dell’aiuto il rappresentante della CNS si è detto disponibile a trattare con Israele per la cessione del Golan (la zona occupata da Israele dalla guerra del 1967).
Da parte loro i giornali israeliani hanno espresso soddisfazione per le dichiarazioni di Al Abwani ed hanno assicurato che le autorità del governo israeliano mantengono da tempo contatti e collaborazione con l’opposizione siriana, descrivendo il leader della CNS come un simbolo importante che cerca di stringere la collaborazione con il governo israeliano.
Il governo di Tel Aviv, che inizialmente aveva negato di sostenere il
fronte dei ribelli siriani, considera da tempo una priorità l’appoggio
alle milizie ribelli che operano in Siria ed a tale fine ha sottoscritto
un accordo con l’Arabia Saudita (che è un altro dei principali sponsor
dei gruppi ribelli) per la fornitura di armi e per il supporto logistico
a tali milizie, intervenendo anche con unità speciali all’interno del
territorio siriano, con la copertura dell’artiglieria e con varie
incursioni effettuate dall’aviazione israeliana a sostegno delle forze
ribelli.
Oltre a questo il governo di Tel Aviv ha realizzato strutture logistiche ai confini del Golan ed ospedali da campo dove fornisce assistenza ai miliziani islamici fondamentalisti feriti in combattimento.
Nonostante il forte sostegno internazionale, i finanziamenti dei sauditi e le tonnellate di armamenti forniti a vari gruppi ribelli da parte degli Stati Uniti, dell’Arabia Saudita, della Francia ed Israele, l’Esercito nazionale siriano è riuscito nella sua controffensiva a riconquistare quasi interamente le zone del territorio siriano cadute in mano ai ribelli, dalla provincia di Homs alle zone intorno ad Aleppo, questo ha portato ad una situazione di rabbia e frustrazione da parte dei miliziani (in maggioranza provenienti da vari paesi arabi, Pakistan, Cecenia e paesi europei) che vedono nell’intervento di Israele l’ultima carta da giocare per evitare la sconfitta totale.
Il conflitto in Siria dura da oltre 3 anni, fagocitato dalle potenze
occidentali interessate a rovesciare il regime di Assad (analogamente
all’operazione fatta due anni prima in Libia) ed ha portato morte e
distruzione in buona parte del paese, con milioni di profughi in varie
zone confinanti dal Libano alla Giordania.
La resistenza del governo e dell’esercito nazionale siriano (un esercito di coscritti), inaspettata e caparbia, è stata possibile grazie all’appoggio della grande maggioranza della popolazione che ha conosciuto sulla propria pelle le efferatezze, la crudeltà ed il fanatismo dei miliziani integralisti takfiri, ispirati dall’Arabia Saudita, i quali vorrebbero instaurare uno stato islamico governato dalla Sahria (un nuovo califfato) in un paese che è sempre stato laico e tollerante e dove convivevano le varie confessioni religiose incluso una antica minoranza di cristiani (abbandonati dall’Europa al loro destino).
Oltre a questo il governo di Tel Aviv ha realizzato strutture logistiche ai confini del Golan ed ospedali da campo dove fornisce assistenza ai miliziani islamici fondamentalisti feriti in combattimento.
Nonostante il forte sostegno internazionale, i finanziamenti dei sauditi e le tonnellate di armamenti forniti a vari gruppi ribelli da parte degli Stati Uniti, dell’Arabia Saudita, della Francia ed Israele, l’Esercito nazionale siriano è riuscito nella sua controffensiva a riconquistare quasi interamente le zone del territorio siriano cadute in mano ai ribelli, dalla provincia di Homs alle zone intorno ad Aleppo, questo ha portato ad una situazione di rabbia e frustrazione da parte dei miliziani (in maggioranza provenienti da vari paesi arabi, Pakistan, Cecenia e paesi europei) che vedono nell’intervento di Israele l’ultima carta da giocare per evitare la sconfitta totale.
La resistenza del governo e dell’esercito nazionale siriano (un esercito di coscritti), inaspettata e caparbia, è stata possibile grazie all’appoggio della grande maggioranza della popolazione che ha conosciuto sulla propria pelle le efferatezze, la crudeltà ed il fanatismo dei miliziani integralisti takfiri, ispirati dall’Arabia Saudita, i quali vorrebbero instaurare uno stato islamico governato dalla Sahria (un nuovo califfato) in un paese che è sempre stato laico e tollerante e dove convivevano le varie confessioni religiose incluso una antica minoranza di cristiani (abbandonati dall’Europa al loro destino).
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