Francesco Saverio Fontana
Su internet si presenta come Francoise Xavier
Fontaine (pare una falsa bandiera, il profilo facebook è stato poco dopo cancellato e quindi risulterebbe un riferimento non attendibile), è amico e sodale del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie.
Notate la prima foto in alto con il ciondolo col simbolo nazista della Runa othala ("di Odal"), vessillo del movimento di Delle Chiaje.
È un’esponente di CasaPound Italia (lui asserisce di no ..., da verificare) che tiene i collegamenti con gli squadristi neonazisti ucraini almeno da marzo 2014.
Ha partecipato alla strage di Odessa: “Sono
ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev
quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog”.
Fontana è protetto dal servizio segreto italiano AISE e probabilmente
anche dai carabinieri. Probabilmente, da come si può evincere dal curriculum, ha anche operato come schedatore di operai e sindacalisti presso la FIAT, a sua volta una struttura collegata a Gladio.
Non è una novità che CasaPound Italia abbia simili legami con il mondo dei militari, i carabinieri e i servizi segreti. (Gladio) .... [Mossad ???]
Il vicepresidente di CasaPound
Simone Di Stefano è figlio del noto ‘esperto’ informatico-tecnologico
Luigi DiStefano, il cui principale lavoro ‘scientifico’ è consistito nel
fare accreditare la strage di Ustica ai Libici.
Ma non è un caso, DiStefano senior ha lavorato per industrie nucleari e belliche italiane.
Il 10 marzo (2013), Missione in Ucraina per CasaPound Italia. Il leader del movimento, Gianluca Iannone, e il presidente di Solidarité Identites, Sebastien Manificat, sono infatti a Lvov per una due giorni di conferenze.
TRADOTTO CON GOOGLE TRASLATOR
Safari fascista: gli stranieri pagano per
il diritto di uccidere gli ucraini (video)
14/07/2014 - 02:31 --- L'altro giorno la milizia della Repubblica popolare di Donetsk ha riferito
sull'eliminazione di due avamposti dell'esercito di Kiev vicino a Donetsk.
Secondo il ministro della Difesa Igor Strelkov DNR (ndr. ora non è più lui il ministro), uno dei posti di
blocco ha catturato persone in mimetica NATO e con passaporti stranieri,
mercenari ipoteticamente.
[ndr.: deca : forse il signor F.Saverio Fontana è ora prigioniero dell'esercito di liberazione della Novorossiya ???]
Anche se negli ultimi mesi di punizioni ci sono quelli che non ricevono
soldi da Kiev - al contrario sono disposti a pagare per l'opportunità di
sparare impunemente a persone inermi.
Le autorità ucraine hanno trasformato una zona di guerra nel Parco estremo d'intrattenimento per i turisti stranieri.
Training Day Battaglione "Azov" su una delle basi in Berdyansk.
Di mezza età, gravato da una giacca a prova di proiettile, uomo scuro
con un fucile d'assalto Kalashnikov è stato soprannominato
Don.
Francesco Fontana - una delle diverse centinaia di avventurieri
occidentali che sono volati nell'Ucraina in guerra, come un avvoltoio, seguendo
l'odore del sangue.
53enne italiano - thriller "Legione straniera" - parla con
entusiasmo di come ha sbriciolato barricate della milizia durante il battesimo di
fuoco vicino a Mariupol.
"Io sono un volontario, il denaro non viene ricevuto. Ho pagato il biglietto per venire in Ucraina. Questa esperienza l'ho sognata tutta la mia vita, ho sognato su di essa.
Non c'è spazio per i sentimentalismi.
Questa è la guerra.
Sono qui per uccidere" - dice Fontana.
Tatuato sul suo avambraccio uno squalo nero (vedi il video qua sotto). Delinquente italiano in gioventù, era un membro dei circoli radicali. In età matura Fontana ha gettato una carriera da manager nello showroom ed è andato a Kiev, a Maidan.
E 'entrato a far parte del "Settore Destro", e poi è diventato un
membro del battaglione "Legione straniera" "Azov", che le autorità di
Kiev hanno creato su ordine dei consiglieri di Washington.
"Queste
persone non nascondono che stanno uccidendo persone innocenti e considerano gli
ucraini come Papuani, come una sorta di animale su cui è possibile acquistare
una licenza per sparare", - ha detto Vladimir Rogov, il leader della
Guardia slava, co-presidente del "Fronte Popolare" Nuova Russia.
Il fatto è che gli stranieri sono davvero in Ucraina per
uccidere per piacere e sono pronti a pagare per loro stessi, dice un ex
dipendente della Blackwater USA, Stan Patton.
Nel
suo Twitter, condivide citazioni: colpo di obice - $ 100 dal serbatoio - $ 200,
un colpo del paese è stimato a 350 dollari.
Ecco
a voi un altro luminoso rappresentante d'una banda internazionale al servizio
di Kiev - il'37enne svedese Mikael Skilt
"Mike".
Dal
comando del battaglione "Azov", che riporta al Ministro degli Affari Interni Avakov, ha
ricevuto un premio per l'uccisione di miliziani donbassiani.
Lo
Sniper svedese non nasconde il viso.
Nella
base del battaglione Azov a Berdyansk c'è l'incredibile "Mike" con
pizzetto e capelli biondi da vichingo. Ex tiratore scelto dell'esercito svedese
è venuto a fare il cecchino in Ucraina, dopo aver visto le immagini dei
sanguinosi scontri a Maidan.
I
filo russi gli hanno messo una taglia sulla testa di 5 mila €uro, cifra
importante da queste parti. E lui fa spallucce: "Non li temo. Se vogliono
vengano a prendermi".
Alle
sue spalle l'esperienza del servizio nell'esercito svedese e della Guardia
Nazionale. In Ucraina - dal Maidan.
Aderito
anche il "settore giusto" e, insieme ai suoi combattenti è andato al
funzionamento a Kharkiv. Ora è un cecchino dello stesso battaglione
"Azov".
Gentaglia
internazionale arriva in Ucraina grazie all'abile
selezionatore - 46enne francese Gaston Besson.
Si
pubblicizza su internet con l'offerta di partecipare al "safari"
sanguinoso in Ucraina.
Gaston Besson
"Vi invitiamo a partecipare al Battaglione " Azov
".
Non
si paga e siamo pronti a soddisfare voi a Kiev.
Da
voi ho bisogno d'informazioni sulla vostra situazione familiare e sociale.
Fateci sapere se siete pronti a partecipare alle battaglie stesse, oppure se
vorrete formare giovani soldati.
Al
suo arrivo a Kiev, si otterrà il numero di contatto del nostro personale di
lingua inglese. Sonno, alimentazione e altro - sulla nostra base nel sud-est,
"- ha detto nell'annuncio.Originario
del Messico, ha servito nella commando francese e forze speciali nel sud est
asiatico. Membro di tre colpi di stato e due guerre.
Laos,
Birmania, Suriname ... Nel 1991, la stessa uccisione mercenario dei serbi in
Croazia, e poi - in Bosnia.
"Nella
ex Jugoslavia, la sua unità ha la più grande crudeltà e la spietatezza dei
serbi, tra cui la popolazione civile", - ha detto Vladimir Rogov.
Il
veterano francese Besson rivela: "Ogni giorno ricevo decine di mail di
richiesta, ma ne scarto il 75%. Chi vuole unirsi a noi deve acquistare il
biglietto aereo con i propri soldi. E poi superare a Kiev un periodo iniziale
di addestramento prima di essere mandati in prima linea. Non vogliamo fanatici,
gente dal grilletto facile, drogati oppure ubriaconi. Abbiamo bisogno di
idealisti senza paga, non di mercenari prezzolati". - ha detto Gaston
Besson.
Questi
maestri nella somministrazione di lavoro sporco degli Stati Uniti attrae mercenari
da tutti i punti caldi - Afghanistan, Iraq e Siria.
E'
noto che, per i primi 9 mesi della presidenza Obama, il numero di mercenari in
gestioni estere è aumentato di due volte e mezzo. La strategia di consiglieri
americani, che implementano le autorità ucraine, comporta un aumento del numero
di mercenari stranieri nel sud-est dell'Ucraina.
Inna Kukurudzka, nata il 18 luglio 1966, madre di Marina e Irina
Assassinata il 2 giugno 2014 a Lugansk dai nazi-atlantisti celebrati dai fascisti di Casapound
Assassinata il 2 giugno 2014 a Lugansk dai nazi-atlantisti celebrati dai fascisti di Casapound
http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html
Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario
Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di
Noreporter
Pubblicato il 7 maggio 2014 da Ugo
Maria Tassinari
Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a
partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le
rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica
“Aurora”:
Volontari italiani combattono in Ucraina
inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro
stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois
Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri
dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso
lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non
è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure
nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy
Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele
Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie.
Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di
Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio
segreto estero (Aise).
Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un
“volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra
l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da
NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al
momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:
Scritto da noreporter Lunedì 24
Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i
camerati sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici.
Siamo in presenza di ormai numerosi inviti
a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno
alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim
Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo
stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione
di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle
risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi
fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente
diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito
all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone
lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era
riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni
anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da
volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa
in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali
dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata
laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente
riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e
logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello
immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non
indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo
perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di
Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo
aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a
parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di
lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un
commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota
abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in
assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano
guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune
riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla
sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul
marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti
dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e
dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20
febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale
, si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche
improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh,
leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile,
in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale;
l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e
appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande
sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da
Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in
francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni
internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici
esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese;
spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato
in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di
Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino
Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista
ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non
mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la
prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno
questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi
siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete
costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste
comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di
giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà
effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei
quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando anche
Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per
non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre
con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che
identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle
“obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in
occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato
dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della
numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo
certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono
rimasti a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con
cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.
La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri,
dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan
(chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i
nazionalisti in carcere e altre sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente
alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo.
(Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in
mimetica).
Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale
alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy
Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali
di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione
dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità di Pravy Sektor per ora
sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo
recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea
e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da
agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con
propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud
Est”.
Ci tiene a precisare che viene
indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo
che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati
inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per
terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa
che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della
civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload) completo di
una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di
vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici
ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche
all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti
provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”
Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero
da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi
di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called
brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti
tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata
come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri
esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo
ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una
tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano
occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata
(Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del
Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche
nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni
nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di
militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento
logistico tipico dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se
non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni
vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai
loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se
Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb
scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la
stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu
Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti
quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente
intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio )
aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri
prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei
rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi
baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in
nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di
Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica
comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche
essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che
si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo
particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a
difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite
spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti
sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo
già parlato .
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy
?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno,
è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il
francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far
comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre
sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa
e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in
Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo
stalinismo russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
E qui Dmitry mi sorprende e mi
commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere
un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR
Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso
gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe
provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale
al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti
Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e
alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se
esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva,
che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto,
che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma,
con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle
chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24
Marzo 2014 08:19
I macellai di Pravy Sektor e i mercenari
neofascisti italiani all’ombra dei servizi
Matteo Luca Andriola •
La
strage di Odessa avvenuta il 2 maggio scorso dopo l’assalto del Palazzo
dei Sindacati da parte dei militanti neonazisti di Pravy Sektor è stata
documentata da foto raccapriccianti e da filmati degni dei peggior film
splatter di serie B: corpi dati alle fiamme, uomini e donne uccisi col
cranio sfondato a bastonate, corpi macellati a mani nude, con
similitudini che ricordano molto i pogrom antiebraici perpetrati dalle
SS nell’ex Unione Sovietica durante l’Operazione Barbarossa, come la
giovane donna strangolata col figlio in grembo. Questi episodi –
documentati da filmati che circolano sul web – nonostante la stampa sia
stata incerta sui motivi scatenanti della tragedia o sull’identità dei
carnefici, hanno indignato l’opinione pubblica. Ad eccezione di
pochissime pubblicazioni online o di giornalisti come Giulietto Chiesa,
in prima linea nello smascheramento dell’offensiva unipolarista
statunitense che avanza truccata da «crociata per i diritti civili»,
periodici come l’ex quotidiano del Pci l’Unità, ora vicino al Pd,
sono arrivati ad incolpare le vittime, cioè gli attivisti
anti-golpisti, schierandosi col governo filo-Ue e filo-Usa
autoinsediatosi a Kiev, lo stesso che permette tali scempi.
La notizia che questa settimana, sempre
dalla giovane Repubblica Popolare di Donetsk, ha acceso gli animi è
stata la scoperta dell’esistenza di mercenari provenienti dal nostro Bel
Paese e da vari paesi d’Europa, tutti di provata fede neofascista, che
hanno partecipato alla mattanza descritta sopra, confermato da vari
video. Lo “scoop” è del giornalista Franco Fracassi per il Popoff Globalist, che riprende le rivelazioni pubblicate da Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica Aurora.
Fracassi ha rivelato che vi sono «Volontari italiani [che] combattono
in Ucraina inquadrati nelle file degli squadroni paramilitari di Pravy
Sektor», e uno di questi, secondo il giornalista, sarebbe Francesco
Saverio Fontana, alias François Xavier Fontaine, nome di battaglia
“Stan”. Massiccio, con indosso una felpa di CasaPound Italia (CPI) –
nonostante questi neghi categoricamente di esserne un militante – e la
tuta mimetica e il l’avambraccio tatuato dalla scritta, che è tutto un
programma, «Si vis pacem para bellum» (“Se vuoi la pace prepara
la guerra”), Fontana ammette di esser stato coinvolto negli scontri del 2
maggio: «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su
richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta
Svaraslog», scrive il neofascista, anche se non si capisce
distintamente se si riferisca agli scontri in piazza o allo scempio al
Palazzo dei Sindacati. Una cosa è certa: Fontana è amico sia di Gabriele
Adinolfi, intellettuale neofascista fondatore negli anni ’70 del gruppo
nazional-rivoluzionario Terza posizione, rifugiatosi in Francia dopo il
blitz del 28 agosto 1980 a seguito dell’accusa di coinvolgimento nella
strage di Bologna del 2 agosto dello stesso anno e punto di riferimento
per CasaPound, che di Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia
nazionale ed ex braccio destro del principe golpista Junio Valerio
Borghese, ex leader del Fronte nazionale e della X Mas. Secondo il sito Aurora, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).[1]
Fontana, però, descrivendosi non come un
“mercenario” – termine che ricorda certi episodi avvenuti anni or sono
in Iraq, con certi individui poi candidati a furor di popolo nelle liste
di Alleanza nazionale in quanto capaci di mostrare ai jihadisti di
Al-Qaeda «come muore un italiano» – ma come una figura romantica, cioè
come un “volontario”, cerca di riabilitare la sua persona. Sulla sua
pagina Facebook, Fontana descrive con queste parole il suo soggiorno
ucraino, difendendosi da ogni accusa di sostegno alla causa atlantista:
Mercenario è chi percepisce una paga, io
sostengo la rivoluzione nazionale in Ucraina, viaggio a mie spese anche
se in verità mi danno molte zuppe e anche “salo” (lardo) a volontà.
Almeno lì la rivoluzione la fanno invece di passare le giornate su
internet a fare i commissari politici antifascisti credendosi per questo
rivoluzionari. Non sono militate di Casa Pound, quindi vi prego di non
chiamarla in causa se siete onesti. Quella maglietta ha molti anni ed
era un regalo destinato ad un ucraino a Zaparozhya. L’ho indossata su
richiesta del destinatario del regalo per esprimere la mia italianità in
occasione di una bella e commuovente celebrazione religiosa
precristiana in una foresta a sole 11 ore di bus da Odessa ove sono
arrivato solo il 2. In quanto ad Adinolfi e Delle Chiaie non hanno
bisogno che qualcuno parli al posto loro. Adinolfi poi mi sembra che
abbia capito perfettamente coke stanno le cose e chi è contro chi; cosa
che ai rivoluzionari da tastiera pare molto difficile. Mi sembra anche
che tenga una posizione molto equilibrata e costruttiva. In quanto ai
servizi è vero; li abbiamo incontrati spesso, contro le nostre
organizzazioni degli anni settanta si sono mossi parecchio, ci hanno
calunniato, hanno provato a costruire prove e che ci hanno sparato
addosso. Sì, i servizi li conosciamo, noi; come conosciamo la guerra
qui. Non deliriamo, questo lo lasciamo ad altri.[2]
Viene negata, quindi, la possibile
filiazione di tali “volontari” coi servizi segreti esteri italiani,
vicini alla giunta golpista di Kiev e agli Stati Uniti d’America.
Tralasciando l’anziano Delle Chiaie, dagli anni ’70 al diretto servizio
dei vari regimi militari di destra filoamericani presenti in Sud
America, benché fosse un militante «nazionalrivoluzionario»,[3]
Adinolfi è impegnato da mesi in una campagna a favore dei camerati
ucraini, spiegando che lì è in corso una guerra fra due distinte Weltanschauung,
differenti e antitetiche: una materialista – che sta coi filorussi e la
Federazione Russa – e una spiritualista, “legionaria” e guerriera, che
non racchiude senz’altro il governo di Kiev, ma i vari gruppi
nazionalrivoluzionari ucraini:
per tutti coloro che su Pravy Sektor e
sui nazionalisti ucraini sono perplessi o tendenzialmente ostili,
esistono due possibilità nel muovere la loro critica: comportarsi o come
i pussisti o come Evola. Nulla di più facile: seguite la vostra natura,
perchè non è solo questione di cultura ma soprattutto di razza dello
spirito. E quella è quella che è: non si riesce a simularla né a
dissimularla, emerge nella sua essenza.[4]
Adinolfi si riferisce all’interventismo
italiano fra il 1914 e il 1915 – gli interventisti che diverranno poi
fascisti –, divisi fra quelli favorevoli all’ingresso dell’Italia con
l’Intesa (Corridoni, D’Annunzio, Marinetti e lo stesso Mussolini) e
Julius Evola, il filosofo della Tradizione e punto di riferimento per la
destra radicale europea dal dopoguerra, favorevole all’appoggio degli
Imperi centrali, visti come baluardi tradizionalisti contro l’incedere
della modernità. Lo steso Evola, però, che in Gli uomini e le rovine
(1953) – definito da Clemente Graziani, cofondatore di Ordine nuovo, il
«Vangelo della gioventù nazionalrivoluzionaria», significativamente
prefato da Junio Valerio Borghese, punto di riferimento di Delle Chiaie,
nel momento in cui il principe rientra nel Msi –, sosteneva che di
fronte all’incedere delle forze «sovversive» comuniste e con le forze
dell’esercito e della polizia risultavano incapaci di difendere lo
Stato, bisognava usare tutte le forze della “vera destra” in difesa
della Nazione, che da un lato formi spiritualmente i quadri e dall’altro
organizzi «forze addestrate e pronte all’intervento in caso di guerra
al comunismo», compromettendosi anche con l’apparato atlantista e il
«partito del golpe», come scrive l’ex ordinovista Vincenzo Vinciguerra,
autore della strage di Peteano:
La «Bibbia» dei nazisti alla Rauti, Gli uomini e le rovine
di Evola, nella quale si sostiene che bisogna difendere lo Stato,
«anche uno Stato vuoto come questo», non fu altro che un’operazione
strumentale che serviva a dare giustificazione al reingresso di molti
ufficiali che avevano aderito alla Rsi e che, nel 1952, rientrarono
nelle Forze Armate giurando fedeltà sul loro «onore» allo Stato
repubblicano.[5]
Le posizioni di Gabriele Adinolfi e dei
neofascisti italiani lì in Ucraina sono forse strumentali ad un’intesa
fra neofascisti e l’atlantisti, retta dai seguenti denominatori, e cioè
l’odio verso la Russia di Putin e, anche se appare alquanto
anacronistico, l’anticomunismo? Secondo Alessandro Lattanzio, esperto di
geopolitica sul sito Aurora, sì. Secondo questi la filiazione
fra i vari gruppi neofascisti europei e l’intelligence occidentalista
c’è, eccome. E sarebbe documentata. Lattanzio, dopo aver riportato
l’avviso di mobilitazione lanciato dal Commissario del Movimento
social-patriottico “Fronte Orientale” Nikolaj Solntzev – «Il popolo
oggi fa quadrato. Mobilitiamo il popolo, oggi, per la resistenza
popolare in ogni singola città, in modo che ogni cittadino del Donbass
faccia muro per la propria libertà», i cui toni ci riportano
indietro nel tempo, quando l’Urss mobilitò i suoi concittadini contro
l’attacco dell’Asse, affiancate dai collaborazionisti ucraini, i 22.000
volontari della 14te Waffen Granadier Division der SS –,[6]
descrive una situazione del tutto diversa da quella descrittaci da
Fontana o Adinolfi. Se il primo, infatti, sostiene in un reportage
apparso il 24 marzo sul sito di Gabriele Adinolfi, Noreporter, che «è
stata dura far loro capire [a Pravy Sektor] che non solo non eravamo
giornalisti e ancor meno quelli “normali” ma che siamo invece vecchi
militanti NR [nazionalrivoluzionari]», le fonti riportate da Lattanzio,
invece, sostengono che i neofascisti europei sono lì come «istruttori
militari» al servizio del governo golpista di Turchinov, capace di
sostituire la “colomba” Arsen Avakov, contrario ad un’offensiva ai danni
della Repubblica Popolare di Donetsk, col “falco” Valentin
Nalivajchencko, che guiderà invece l’assalto ai danni delle regioni
russofone. Chi è costui?
Aleksandr Jakimenko, ex-capo del servizio
di sicurezza dell’Ucraina, ha riferito che Nalivajchencko è un’agente
della CIA da diversi anni, da quando era Console Generale dell’Ucraina a
Washington tra il 2006 e il 2010. L’integralista evangelista Turchinov,
la spia della CIA Nalivajchencko e il locale duce neo-nazista Dmitrij
Jarosh [leader di Pravy Sektor. Ndr] si sono consultati prima di
organizzare l’assalto a Donetsk, sull’organizzazione dei commando dei
neo-nazisti, inquadrati da istruttori mercenari stranieri travestiti da
ufficiali della SBU. Infatti il ministro degli Esteri russo ha detto che
nell’operazione contro la città di Slavjansk partecipano elementi
armati stranieri. Un aderente alle milizie di autodifesa dichiarava che
le comunicazioni radio tra i militari ucraini avveniva anche in inglese,
in “diverse occasioni”. Almeno 300 cittadini di Polonia e Stati baltici
hanno avuto un passaporto ucraino per partecipare all’aggressione
contro l’Ucraina russofona. “Il ‘ministro’ degli Interni Arsen Avakov
e il capo dell’SBU Valentin Nalivajchencko, il 29 aprile hanno inviato
istruzioni al servizio migrazione di consegnare urgentemente passaporti
ucraini a 300 cittadini di Polonia e Paesi baltici. I cittadini di
questi paesi agiscono da comandanti di campo e consiglieri delle unità
paramilitari nel sud-est dell’Ucraina per combattere le milizie
dell’autodifesa”. Sono presenti anche scandinavi, soprattutto
mercenari e fascisti svedesi e danesi. Infatti, il mercenario
nazi-atlantista John O. G. Christensen è stato catturato dalle forze
patriottiche del Donbass.[7]
Le affermazioni del ministro degli
Esteri russo sono confermate da un video, girato dal giornalista Marc
Bernardini presso Slavjansk, che mostrerebbe addirittura un miliziano
“ucraino”… che parlerebbe in italiano con un forte accento ciociaro!
Secondo Ugo Maria Tassinari, giornalista e fra i massimi studiosi di
“fascisteria” italiana – e a prova pubblica sul suo blog l’intero
reportage redatto da Fontana – sostiene: «Per quel che mi risulta
[Fontana] non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra
radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino».[8]
Fontana, nel descrivere certi suoi camerati europei fa riferimento alla
loro preparazione militare, evidenziando che magari lui è lì solo come
«osservatore» per conto di Adinolfi e di Noreporter, ma che il ministro
degli Esteri russo ha comunque ragione:
L’apripista di noi volontari non ucraini
venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un
francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che
seppur a soli 46 anni vanta di ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra
cui quella Karen e il risorgimento croato. […] Nella Maidan, tra le sue
tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere
di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto
Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono
ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy
Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e del Sud Est. Ora si arruolano
nella neo costituita Guardia Nazionale [responsabile dell’assedio di
Slavjansk, composto per lo più da membri di Pravy Sektor e da altri
gruppi neofascisti. Ndr], individuata come irripetibile occasione
di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento
militare e forgiare una truppa di soldati politici.[9]
Il «risorgimento croato»? A che si
riferisce Francesco Saverio Fontana? All’infausta secessione della
Croazia provocata dai finanziamenti miliardari del National Endowment
for Democracy, dall’International Republican Institute e dall’Open
Society Institute di George Soros, gli stessi centri del grande
capitalismo nordamericano che hanno foraggiato i politici del il
neogoverno di Kiev, i quali, facendo leva sul dinamismo economico delle
regioni della Slovenia e della Croazia con l’appoggio del grande
capitalismo tedesco (da poco riunificato), per potersi così sganciare
dal “parassitismo” di Belgrado, cavalcando fattori sovrastrutturali come
la razza, l’etnia e la religione, hanno provocato una guerra civile che
ha insanguinato i Balcani nei primi anni ’90. All’epoca molti
neofascisti europei si arruolarono nell’esercito della neonata
Repubblica di Croazia, allora governata da Franjo Tudjman, il leader
dell’ultranazionalista Hrvastska demokratska zajednica (Hdz, Unione
democratica croata), forza politica ultracattolica che, con la scusa di
una guerra in corso, instaurò un governo autocratico, formalmente
pluralista e capace di riabilitare la memoria degli ustascia di Ante
Pavelić, collaboratori delle forze dell’Asse responsabili del genocidio
dei serbi e della minoranza ebraica. La Croazia di Tudjman divenne il
crocevia di una rete europea di volontari neofascisti e neonazisti –
italiani, tedeschi, francesi come il citato Gaston Besson, slavi, ecc.
–, tutti arruolati nella “Legione Nera” del Partito croato del diritto
(Hos) di Ante Djapić, erede diretto del partito di Pavelić. Anche
all’epoca – come oggi con l’Ucraina – la “fascisteria” italiana ed
europea si divise in due fazioni, una filo-croata
«nazionalrivoluzionaria» – cioè più marcatamente vicina al modello dei
fascismi storici – e una filo-serba, «socialista nazionale» a favore
della Serbia di Milosevic, ortodosso, socialista e filorusso, e contrari
all’indipendenza del Kosovo e della Bosnia-Erzegovina, dov’erano
alleate le milizie jihadiste (rafforzate dalle milizie provenienti da
tutto il mondo islamico, in nome della Jihad) e gli Usa… come se
gli schieramenti che stanno combattendo in Siria si fossero
“europeizzati”. Tornando ai “mercenari/volontari” neofascisti in
Croazia, Federico Rucco, della Rete dei Comunisti, riporta
un’interessante episodio avvenuto nel 2001:
La Commissione Parlamentare d’inchiesta
sulle stragi, a cavallo fra il 2000 e il 2001, chiese al Ministero degli
Interni e al ROS dei Carabinieri l’acquisizione dei “Dossier balcanici”
contenenti una ventina di nomi di neofascisti che avevano combattuto in
Croazia e Bosnia durante la guerra civile che dilaniò la Jugoslavia
negli anni ’90. In quelle settimane si stava indagando sull’attentato
dinamitardo contro Il Manifesto che portò al ferimento e
all’arresto dell’attentatore – il noto neofascista Andrea Insabato.
Quest’ultimo, nel 1991 aveva promosso l’arruolamento in Italia di
mercenari disposti ad andare a combattere per “la sorella Croazia che
ora ha un nemico più grande. Si deve difendere dai serbi e dai
comunisti”. Per la polizia c’erano almeno una trentina di neofascisti
esperti di esplosivi e una ventina di loro aveva combattuto in
Jugoslavia.[10]
Vi erano anche i francesi di Nouvelle
résistance, movimento politico nazionalrivoluzionario animato nel 1991
dall’ex militante di Troisiéme voie Christian Bouchet (ora deputato del
Front national di Marine Le Pen), che si ispirava, dal nome stesso, a
Terza posizione di Adinolfi e Roberto Fiore, ora leader di Forza nuova, a
cui era vicino Andrea Insabato, il quale, ci ricorda Tassinari, «Appena
sbarca a Zagabria è bloccato dagli apparati di sicurezza […] e subito
espulso come persona non gradita».[11] Questi gruppi mercenari vengono finanziati – secondo Giuseppe Scaliati e Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera,
citati da Federico Rucco – da una “Holding Nera”, un complesso
finanziario messo in piedi dai fuoriusciti italiani di Terza posizione
in Gran Bretagna, guidati da Roberto Fiore, poi leader di Forza nuova, e
dall’ex terrorista dei Nar Massimo Morsello, che fonderanno poi Forza
nuova. La più importante fonte di finanziamento è l’agenzia turistica
Easy London e i circa 1.300 negozi della catena Meeting Point, tutti
legati a Forza nuova, amici, proprio come Fiamma tricolore, dei
nazionalisti ucraini di Svoboda.[12]
Tra attività della “Holding Nera” vi è una catena di ristoranti, negozi
alimentari di prodotti italiani, una casa discografica e scuole di
lingua, come quella di Westminster Bridge Road dove, secondo la
magistratura italiana, si tengono periodicamente congressi di
organizzazioni fasciste di tutta Europa e il cui contratto d’affitto era
intestato direttamente a nome di Morsello. Ma non solo:
Altre importantissime fonti di
finanziamento – prosegue Giuseppe Scaliati – sono due organizzazioni
ultra cattoliche che, fin dagli anni della latitanza hanno offerto
protezione, ma soprattutto denaro, […] la St. George Educational Trust e
la St. Michael Archangel Trust, vale a dire enti per la promozione
degli insegnamenti della chiesa cattolica. Della prima Fiore è
amministratore ed è direttamente collegata alla St. George League, un
piccolo e ricchissimo gruppo nazista in contatto con personaggi e fondi
delle ex SS; la seconda, alla pari della prima in quanto a ricchezza,
prende il nome dall’Arcangelo Michele, santo patrono dei miliziani della
Guardia di ferro del leader fascista rumeno Corneliu Codreanu.[13]
L’”Holding Nera” era alla base dei
finanziamenti da Third Position International – un network neofascista
nazionalrivoluzionario a cui era affiliato il British National Party e
l’Npd tedesco –. Attraverso il “Gruppo dei Quaranta”, una rete che
raccoglierebbe, come riporta un’inchiesta pubblicata da Guido Olimpio
sul Corriere della Sera nel 1997, i resti di varie organizzazioni
eversive dell’estrema destra, come il Movimento politico Ordine nuovo, i
Nuclei armati rivoluzionari e Terza posizione,
Le [cui] tracce […] sono state
individuate nella ex Jugoslavia, in Italia e ovviamente in Gran
Bretagna. Usando come copertura ditte e società [quelle legate a Meeting
Point, Easy London, ecc. Ndr] i neonazisti hanno arruolato lo
scorso anno volontari da inquadrare nelle unità paramilitari della
milizia croata HOS. Aiuti alla fazione sono stati inviati da Third
Position International che ha patrocinato raccolte di denaro “in favore
dei bambini croati”. […] E’ probabile che attraverso il centro di
reclutamento i neofascisti sono riusciti a raccogliere miliziani
dell’ultradestra europea disposti a dar manforte ai camerati croati.[14]
È possibile che tale rete, visto che le
società legate alla “Holding Nera” sono tutt’oggi in auge, abbia
permesso l’invio di volontari neofascisti europei ? Come mai Fontana,
che si fa ritrarre con la felpa di CasaPound, nega categoricamente di
essere legato a tale movimento, anch’esso erede, come Forza nuova, di
Terza posizione? Vuole proteggere i camerati dall’onta mediatica o è
effettivamente estraneo al movimento dei «fascisti del III millennio»?
Perché i vertici di CasaPound, al posto di sconfessare Francesco Saverio
Fontana, alias François Xavier Fontaine, nome di battaglia “Stan”,
tacciono? Come mai, se scriviamo sul motore di ricerca Google le parole
«Forza nuova Ucraina», i siti web che rimandano ad articoli inneggianti a
movimenti come Svoboda appaiono ora oscurati? Una cosa è certa: in
Ucraina ci sono i mercenari dell’agenzia privata americana Greystone
Limited, come annunciato con “orgoglio” dal Servizio di Sicurezza del
Paese (SBU), che prevede l’uso di tali mercenari in funzione di polizia
politica e da Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, erede della
“Blackwater USA”, una delle più importanti PMC (Private Military
Company) del mondo. A questi – sbandierati dai quotidiani di mezzo mondo
– si aggiungono i citati “volontari” europei collegati ai vari
movimenti europei «nazionalrivoluzionari» neonazisti, capaci di
affiancare nei combattimenti le milizie di Pravy Sektor.[15]
Se settimana scorsa questa rete appariva
eccessivamente intricata e di difficile comprensione – Ma come? I
neofascisti nazionalrivoluzionari non sono storicamente antiamericani e
antisionisti? Perché allora affermano di ritenere «comunque l’attuale
opposizione liberale come un male minore e la consideriamo come un
alleato temporaneo», prestandosi ad esser sfruttati come bassa
manovalanza dalle forze liberalcapitaliste? – ora, alla luce di questo
salto indietro nel tempo, nella Croazia nei primi anni ’90, forse la
matassa potrebbe iniziare a sbrigliarsi e la trama apparire più chiara:
forse Pravy Sektor si presta consapevolmente a tali manovre, che
faciliterebbero il passaggio dell’Ucraina, da una fase intermedia
all’adesione all’Unione europea. Le proposte terzaposizioniste in ambito
geopolitico ed economico di Pravy Sektor, come riportato dal reportage
Fontana, consistono in: 1) no alla Nato; 2) sì solo ad un allargamento
alla Ue dei prodotti ucraini ma non in quanto membro a parte intera; 3)
continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la
Russia; 4) costituzione di un’alleanza coi paesi baltici più affini in
funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di un’equidistanza
(“terza via”) ai due mondi. Non si mette in discussione, quindi, la
legittimità e l’esistenza stessa dell’Unione europea, a cui vorrebbe
invece aderire la giunta golpista. Non solo: i vertici di Svoboda –amici
di Forza nuova – presenti in parlamento, si dichiarano apertamente
disposti a negoziare l’ingresso nella Nato, chiedendo il sostegno agli
Usa e all’Inghilterra per difendere l’Ucraina contro i russi e
costituire un proprio arsenale nucleare rafforzando militarmente il
Paese in chiave antirussa, concedendo addirittura spazi per costruire
basi militari per la Nato, il tutto proprio come Pravy Sektor,
rafforzando i legami economici con l’Ue.[16]
Un po’ strana come “terza posizione”, non è vero? Come sarebbe
possibile la «continuazione e [la] ripresa dello sviluppo dei rapporti
tradizionali con la Russia» con un programma di questo tipo? La
battaglia di queste componenti neofasciste, tutt’altro che
“patriottica”, è invece funzionale all’avanzata del grande capitalismo
occidentale, facilitando un’integrazione morbida – costruita sopra il
sangue dei russofoni… ma le frittate, si sa, non si fanno senza rompere
le uova! – nel sistema monetario dell’euro, che si regge sul
liberoscambismo, e non su ipotetiche terze vie o terze posizioni
neocorporative.
[1] F. Fracassi, Fontana, il mercenario italiano che combatte per Pravy Sektor, in Popoff Globalist, 7 maggio 2014.
[3] Su Delle Chiaie rimando al seguente libro: M. Caprara – G. Semprini, Destra
estrema e criminale. Da Stefano Delle Chiaie a Paolo Signorelli, da
Mario Tuti ai fratelli Fioravanti: storia, avvenimenti e protagonisti
delle destra eversiva italiana, Roma, Newton Compton, 2007, pp. 19-37.
[4] G. Adinolfi, dichiarazione riportata da F. Rucco, Fascisti italiani in Ucraina? Una storia lunga, in Contropiano.org, 7 maggio 2014.
[5] V. Vinciguerra, Ergastolo per la libertà. Verso la verità sulla strategia della tensione, Firenze, Arnaud, 1989, p. 199.
[6] Cfr. R. Lumsden, La vera storia delle SS, Roma, Newton Compton, 1997, p. 252.
[7] A. Lattanzio, Ucraina, il ritorno di Gladio, in Aurora, 3 maggio 2014.
[8] U. M. Tassinari, Mercenari in Ucraina, così a marzo Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter, in L’Alter-Ugo, 7 maggio 2014.
[9] Cit. in ibidem, pubblicato su Noreporter il 24 marzo 2014.
[10] F. Rucco, Fascisti italiani in Ucraina? Una storia lunga, cit., Atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle stragi, seduta di martedì 9 gennaio 2001.
[11] U. M. Tassinari, Fascisteria. Storia, mitografia e personaggi della radicale in Italia, Sperling & Kupfer, 2008, p. 491.
[13] G. Scaliati, Le trame nere. I movimenti di destra in Italia dal dopoguerra a oggi, Genova, Frilli Editore, 2005.
[14] G. Olimpio, Corriere della Sera, 24 novembre 1997.
[15] Cfr. Genocidio in Novorossija e canto del cigno dello Stato ucraino, in Oriental Review, 6 maggio 2014, ora al sito web http://aurorasito.wordpress.com/tag/mercenari/, trad. di A. Lattanzio.
Il volontario italiano che combatte
con l'estrema destra in Ucraina
giu 12 2014
Barricate a Kiev. Foto di Phil Caller
In ogni conflitto o situazione rivoluzionaria che si rispetti, a un
certo punto saltano fuori “volontari” stranieri, turisti del brivido,
mercenari e combattenti da diverse parti del mondo. C’è chi lo fa per
passione, chi per fuggire dalla vita ordinaria, chi per soldi e chi per
ideologia. E in Ucraina, dove le trattative per pacificare il paese non
riescono minimamente a placare le violenze nell’Est del paese,
apparentemente non c’è stata eccezione a questa regola.
Lo scorso febbraio, nella fasi conclusive di Euromaidan, il Daily Beast riportava
che un gruppo di “neonazisti svedesi” era accorso a Kiev per supportare
gli estremisti ucraini e “salvare la razza bianca”. Nel corso della
separazione della Crimea, invece, si era registrata la presenza
di veterani di guerra serbi, apparsi in alcuni checkpoint per
coadiuvare le operazioni dei filo-russi. Più recentemente, nell’est
dell’Ucraina, diverse testate hanno evidenziato come gruppi di combattenti ceceni si siano uniti ai separatisti di Donetsk.
Da qualche tempo a questa parte, anche da noi si specula sulla presenza
di italiani in Ucraina. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio
aveva cominciato a girare parecchio un video in cui un militare ucraino
conversa in italiano con dei giornalisti, probabilmente nei pressi di
Kramatorsk. Nei circoli complottisti o filo-russi, (NDR. [deca] -- chissà perché chi è filo russo è complottista e chi è filo americano non è complottista ... ???) quel video è
diventato la prova che pericolosi "miliziani italiani" alla
diretta dipendenza dell’“esercito fascista che opera in Ucraina” già
“combattono contro i russi."
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=B9i0G1dpIXQ
Peccato che la storia non fosse vera. La smentita
è arrivata da uno dei due giornalisti ritratti nel video, che racconta
come il fantomatico “mercenario italiano” fosse semplicemente “un
soldato dell’esercito inviato da Kiev,” un ucraino che “ha vissuto 12
anni in Italia” e che “per questo parla la nostra lingua.”
Il 10 giugno 2014 Pavel Gubarev,
l’autoproclamato Governatore della Repubblica Popolare di Donetsk
nonché Comandante della Milizia del Donbass, ha pubblicato uno status
sul suo profilo Facebook in cui annunciava l’arrivo di due volontari
italiani pronti a combattere nelle file dei separatisti.
В Донецк прибыли представители итальянской организации «Миллениум»,
выразившие желание оказать поддержку в организации народного
сопротивления киевской хунте на территории Новороссии.
Согласно договоренностям, достигнутым между итальянскими антифашистами и руководителем Народного ополчения Донбасса Павлом Губаревым, прибывшие добровольцы будут поступать в личное распоряжение Игоря Ивановича Стрелкова, главнокомандующе...
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Согласно договоренностям, достигнутым между итальянскими антифашистами и руководителем Народного ополчения Донбасса Павлом Губаревым, прибывшие добровольцы будут поступать в личное распоряжение Игоря Ивановича Стрелкова, главнокомандующе...
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Nel post, i due italiani vengono definiti “rappresentanti
dell’organizzazione italiana ‘Millenium’” che hanno “espresso la volontà
di supportare la Resistenza Nazionale contro la giunta di Kiev.”
Secondo gli accordi siglati tra “gli antifascisti italiani” e lo stesso
Gubarev, continuava lo status, “i volontari italiani saranno posti sotto
il comando di Igor Strelkov, comandante in capo delle forze armate
della Repubblica Popolare di Donetsk [e] si impegneranno anche a
consegnare aiuti umanitari alla popolazione del Donbass.” Gubarev
concludeva annunciando la formazione di “divisioni internazionali” che
coinvolgerebbero “volontari italiani, spagnoli, francesi e canadesi.”
Ma che tipo di organizzazione è “Millenium”? Nel manifesto presente sul
sito dell’associazione, “Millenium” si descrive come “partito
rivoluzionario europeo, impegnato nella liberazione dell’Europa dal
giogo unipolare e nell’edificazione di un paradigma culturale europeo.
All’entropia incipiente, Millennium contrappone le leggi risorte della
Giustizia, della Tradizione e della Comunità.”
Detto in parole povere: Millenium può essere tranquillamente fatta rientrare nel campo del rossobrunismo, e i riferimenti all'ideologo nazionalbolscevico Alexander Dugin
sono lì a confermarlo. In linea generale, comunque, il rossobrunismo è
una corrente politica di estrema destra (ma c'è anche chi la cataloga
come "fascismo di sinistra") che mescola—molto confusamente—retorica
anticapitalista e comunitarista, facendo largo uso di simbologia sia
comunista che nazifascista poiché si considera al di sopra delle nozioni
classiche di destra e sinistra.
La posizione di Millenium sul conflitto ucraino è esplicitata, in maniera piuttosto contorta, in un articolo pubblicato
l’8 giugno sul sito dell'associazione. In esso si legge che “la
battaglia per l’Ucraina è nel senso più assoluto una battaglia per il
mondo multipolare. I principi ben più profondi delle forme politiche
storiche del Lavoro e dell’Autodeterminazione dei Popoli sono oggi
portati avanti dalla resistenza del Donbass.” Resistenza a cui appunto,
secondo il post di Gubarev, i due si sarebbero uniti.
Quando la notizia dei volontari italiani nell’Est Ucraina è stata ripresa dai media italiani, Millenium si è affrettata a puntualizzare
sulla propria pagina Facebook di non essere “né antifascista né
fascista, ma comunitarista ed europeista” e di non trovarsi lì “come
combattenti” ma per testimoniare
la loro “solidarietà e la loro vicinanza politica alla Repubblica
Popolare di Donetsk e agli altri combattenti russi.” Insomma, i due
italiani hanno smentito categoricamente l’“arruolamento” annunciato
trionfalmente dal leader separatista Gubarev.
La presenza di un volontario italiano in un’altra parte dell’Ucraina—e
dall’altra parte della barricata—è stata confermata da almeno due video.
Il primo, tratto da un servizio di una televisione russa del 3 giugno,
riprende i momenti in cui alcuni volontari del "Battaglione Azov" (un
gruppo paramilitare filo-Kiev formato di recente e composto da 70
combattenti) si preparano a essere stanziati a Mariupol. Secondo i media russi, il Battaglione risponderebbe formalmente al Ministero dell’Interno ucraino, ma “prenderebbe gli ordini dall’Assemblea Social-Nazionale dell’Ucraina,” gruppo di estrema destra che fa parte di Pravyi Sektor (Settore Destro). Nel Battaglione ci sarebbero anche una ventina di stranieri, tra cui russi, svedesi e un italiano.
Verso la fine del video c'è un'intervista proprio al volontario
italiano, che in inglese dice: "Li sostengo e andrò con loro fino alla
fine. Ho una famiglia in Italia che mi ama moltissimo. Ma è scattato
qualcosa dentro di me e ho deciso di venire qui."
IL PRIMO VIDEO NON E' PIU' RINTRACCIABILE E QUINDI NON VISIBILE
Il secondo è un video di Al Jazeera del 9 giugno (dal titolo piuttosto
esplicito: “I neofascisti si addestrano per combattere i ribelli
ucraini”) sempre sul Battaglione Azov.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=UpKaoy35blc
Verso la metà del video appare ancora lo stesso volontario italiano del
primo video, che il corrispondente David Chater introduce come un
“52enne che ha lasciato a casa moglie e figlio per combattere per
l’Ucraina.” “Per la mia formazione, io combatto dove ci sono i miei
camerati,” dice l’italiano con il volto coperto da occhiali e
passamontagna. “Qui mi sono subito sentito a casa, e loro mi hanno fatto
sentire a casa.”
Screenshot dal video di Al Jazeera
Poco tempo fa, a patto di garantirgli l’anonimato, questo volontario
italiano mi ha rilasciato un’intervista. Stando al suo racconto, il
volontario (autodefinitosi “di estrema destra in gioventù”) avrebbe
fatto la spola a sue spese dall’Italia all’Ucraina da novembre 2013 a
oggi, partecipando anche alle fasi più dure delle proteste e stando
sempre al fianco dei militanti di Pravyi Sektor, descritti come
“nazionalisti rivoluzionari” non appartenenti alla “destra borghese.”
“Ho partecipato a Maidan, in tutti i sensi,” mi ha detto. “Vuole che le
dica che ho partecipato agli scontri? La risposta è sì. Vuole che le
dica che ho preso freddo a 17 gradi sottozero in una tenda? La risposta è
sì. Vuole che le dica che ho mangiato la zuppa di patate schifosa? La
risposta è sì. Ho ‘con-vissuto’ quello che hanno vissuto loro. Ho
vissuto anche le cariche della polizia, ho diviso le cose belle con le
persone normali ma soprattutto ho vissuto quello che è sempre stato il
sogno della mia vita: fare la Rivoluzione con il Popolo.”
Il volontario ha raccontato anche l'“iniziazione” a Maidan. “Non ho mai
avuto paura come la prima volta che sono stato in Maidan, perché ho
avuto paura di morire per il fuoco amico. Non parlavo ucraino, non
parlavo russo, pioveva di tutto, e se mi chiedevano 'Ma tu chi sei? Cosa
fai?', non avrei saputo rispondere nella loro lingua. Poi,” prosegue,
“ci siamo conosciuti, perché poi ci si annusa, ci si conosce...”
Militanti di Settore Destro a Kiev. Via
E se conoscersi non è stato facile, “lasciarsi” lo è ancora di più:
“Quando fai un percorso e hai un senso dell’onore, dell’appartenenza e
del dividere non li lasci soli quando arriva veramente la merda. In
fondo, mi sono reso conto adesso che prima avevamo giocato.” Cioè? “Nel
senso che sotto il regime di Yanokuvich, i poliziotti erano capaci di
ucciderci per 200 dollari al mese, che sono veramente una miseria, e noi
eravamo disposti a morire. E quindi, tutto sommato, dopo qualche giorno
difficile è stato tutto relativamente facile.”
In definitiva, perché lo fa? “Vado lì perché mi sento nazionalista e
condivido i valori etici, morali e in parte politici di quei ragazzi.”
Inoltre, aggiunge, “vado ad aiutare un popolo che vedo in difficoltà. E
più l’attaccano più l’aiuto. Sono andato per la cleptocrazia del regime
di Yanukovich e mi sono ritrovato i russi con i carri armati.”
Certo, conclude, andare in Ucraina in questo modo “non è un fatto
razionale; ma quando si perde il saper amare, il saper difendere e il
saper lottare, secondo me uno perde i coglioni. E io, grazie a Dio, alla
mia età ancora non li ho persi.”
COMMENTI
Alessandro Lattanzio · Top Commenter · University of Catania
Ha partecipato al massacro di Odessa, che il giornalistucolo miserabile occulta abilmente. Tra l'altro fontana, perché è lui il cretino riconoscibilissimo anche con il passamontagna, viene celebrato in questo pezzaccio di propaganda filo-golpe e filo-bombardamento del Donetsk (e pure lecca Casapound, i non conformi coccolati da doppi servizi segreti e servizietti giornalistici). Puoi essere nazista quanto vuoi, ma se sei dal lato giusto dell'Atlantico, allora ti si perdona qualsiasi crimine, da Bengasi a Odessa. Poi si rompono pure i coglioni con categorie inventate (rosso-brunismo), al solo scopo di coprire la capronaggine di simili scribacchini analfabeti (con raccomandate) e inventarsi un nuovo trastullo estivo fino al prossimo convegno epocale del simil-fonzie al governo.
Cosimo Attanasio · Freelancer at Photography on Facebook
Non c'è scritto da nessuna parte che il sig. Fontana abbia partecipato al massacro di Odessa, ne ci sono prove che vi abbia partecipato, io stesso quando l'ho visto credevo fosse un collega (o una spia) visto che faceva domande ai militanti tipo: da dove vieni, che studi hai fatto ecc...
Non ho grande simpatia per il movimento di Dimitri Iarosh, così come in generale non ne ho per ho per le persone che girano armate.
Sono stato anche dentro l'edificio di Odessa e più che la puzza di bruciato c'è la puzza che qualcosa di veramente diabolico è stato li dentro... ora, senza accusare nessuno, ma ti posso assicurare che 40 persone morte li dentro per un incendio mi sembrano davvero troppe dato che solo la parte centrale dell'edificio è bruciata e intere stanze erano completamente intatte, molte delle foto delle vittime invece sono s... See More
Alessandro Tarducci
.... Cosimo, tranne sul che su questo Fontana (che non conosco) concordo sul tuo post sopra.... l'incendio di Odessa è stato scaturito dall interno e non dall esterno....Reply ·
· June 20 at 3:23am
Giorgio Moky GR
Non ci vuole molto a capire chi sia...
http://popoff.globalist.it/ Detail_News_Display?ID=1029 28
Cosimo Attanasio · Freelancer at Photography on Facebook
oh, oh oh... avevo conosciuto questo tizio qui a Odessa il 4 maggio alla manifestazione di Pravi Sektor, pensavo fosse un collega che non volesse dirmi per ci lavorasse (molti italiani sono stronzi e si comportano anche peggio)... cazzo, è proprio lui e la voce del video e l'accento è il suo!!!
Gli chiesi per chi lavorasse, dato che ai primi di Maggio a Odessa di stranieri c'erano solo giornalisti e agenti segreti russi, e lui mi rispose: Per l'Ukraina!!!
Lorenzo Nicola Roselli · Top Commenter · Università Cattolica del Sacro Cuore
" Il rossobrunismo è una corrente politica di estrema destra (ma c'è anche chi la cataloga come "fascismo di sinistra") che mescola—molto confusamente—retorica anticapitalista e comunitarista, facendo largo uso di simbologia sia comunista che nazifascista poiché si considera al di sopra delle nozioni classiche di destra e sinistra."
Veramente sarebbe un termine irrisorio in voga da qualche anno per stigmatizzare fenomeni politici giudicati "a sinistra" del Neofascismo e/o "a destra" del Socialismo, perfettamente sovrapponibile a "cameragno" ed equiparabile a "zecca" o "fasciominkia".
Ma prego, i fini politologi siete voi qui.
Stelio Bonsegna · Top Commenter · Works at Felicemente pensionato
Un esempio tra tutti: Garibaldi, non combatteva in Sud America, con i rivoluzionari? Quindi, perché ci meravigliamo?
Alex Ironman Mandalac · Moscow, Russia
Questo non e volontario, e un mercenario, cane di querra, assassino.
Ucraina: l’internazionale nera agli ordini dei golpisti
Martedì, 15 Luglio 2014 10:09
Abbiamo
letto e ascoltato in questi mesi fiumi di parole sulla presenza in
Ucraina, tra le file dei cosiddetti “filorussi”, di centinaia, migliaia
di mercenari stranieri o di esponenti delle truppe speciali russe
inviati da Putin per dare man forte alle milizie che si oppongono al
regime golpista insediatosi a Kiev nel febbraio scorso. Fiumi di parole
privi quasi sempre di conferme, se non per pochi casi riguardanti
esponenti di formazioni nazionalistiche russe operanti in vari teatri di
guerra – Cecenia, Daghestan, Ossezia – che sono ben poca cosa rispetto
all’uso da parte del governo, ad esempio, di alcune centinaia di
mercenari dell’ex Blackwater, ora Academi, arrivati proprio in
concomitanza con il rovesciamento violento del presidente Yanukovich con
un tempismo più che sospetto.
E poi abbiamo scoperto che a fianco dei soldati e dei miliziani agli
ordini del governo golpista operavano esponenti dell’estrema destra di
vari paesi occidentali, tra cui quel Francesco Fontana che i siti
neofascisti italiani – con il sostegno dei sempre benevolenti media
mainstream – hanno già trasformato in un’icona ‘eroica’. Ora un
giornalista di destra, Fausto Biloslavo, ci fornisce qualche elemento in
più di informazione e di riflessione su un teatro di guerra diventato
punto di riferimento e palestra per formazioni neofasciste di tutta
Europa. Depurato dei numerosi elementi propagandistici e idilliaci –
l’eroismo disinteressato dei combattenti, la presunta dimensione
romantica – il reportage pubblicato da Biloslavo è interessante, perché
non volendo – oppure si – smentisce molti dei clichè che il racconto
mainstream della guerra ‘civile’ ucraina ha finora fornito al grande
pubblico. E mette in evidenza la grande, irrisolta contraddizione dei
movimenti neofascisti di tutto il continente. Che combattono, anche armi
in pugno, al servizio della strategia della Nato e dell'Unione Europea
contro la Russia dichiarando però, con scarsa dose di credibilità, di
essere alternativi a quelle stesse potenze imperialiste e ai loro 'falsi
valori'.
Buona lettura
Uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata
schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari
europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e
Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta
combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina
contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che
giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24
stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in
Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento.
Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese,
il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero
dell'Interno.
Fra i volontari europei, l'italiano
Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco
degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael
Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei
separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe
abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la
provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come
"gli uomini neri".
IL VOLONTARIO ITALIANO
L'omaccione appesantito dal giubbotto antiproiettile, passamontagna
nero sul volto e occhiali scuri si piega su un ginocchio per puntare
meglio il kalashnikov e tira il grilletto. Poi si rialza e cambia
caricatore per continuare a sparare. Francesco, 53 anni, è l'italiano
del battaglione Azov, che tutti chiamano "don" o "zio".
"Sulle barricate di piazza Maidan mi sono ritrovato per caso
affascinato da una rivoluzione di popolo - racconta il volontario con il
basco nero - E dalle giovani centurie di Pravi sektor (formazione
dell'estrema destra nazionalista ucraina nda) con gli scudi medievali
assieme alle babucke che portavano il tè a 17 sotto zero o le ragazze
indaffarate a riempire di benzina le bottiglie vuote per trasformarle in
molotov".
Negli anni settanta, a Pisa, aveva militato
prima con Avanguardia nazionale e poi nel Fronte della gioventù, la
costola giovanile del Movimento sociale italiano. Laureato in legge ha
fatto il manager, prima di venir folgorato sulla via di Kiev.
Dopo l'annessione russa della Crimea e la ribellione filo Mosca
nell'Ucraina orientale Francesco ha deciso di arruolarsi e combattere
nella "Legione internazionale" che sta nascendo. "Nel momento del
pericolo è scattata una molla. - spiega nella base degli uomini neri -
Come diciamo in Italia era finita la commedia. Non era più un gioco.
Cosa dovevo fare tornarmene a casa e abbandonare i camerati delle
barricate di Maidan?".
Il battesimo del fuoco è arrivato
il 13 giugno con la battaglia di Mariupol, la città costiera sul mare di
Azov conquistata dai ribelli: "Siamo andati avanti noi. Abbiamo preso
una contraerea piazzandola ad alzo zero e polverizzato le barricate dei
filo russi". Un suo amico ucraino, nome di battaglia "legionario" è
stato ferito. Fra i giovani ucraini del reparto, compresi alcuni ultras
della Dynamo Kiev, c'è il mito dell'impero romano e dell'Europa delle
crociate. Su pettorali e bicipiti degli "uomini neri" abbondano i
tatuaggi di rune e celtiche. Le poche volte che escono dalla base in
borghese per farsi un giro sono in coppia e si portano dietro le armi in
una borsa da ginnastica.
"Siamo volontari. Non ci pagano
neppure le sigarette - sottolinea l'italiano sul fronte dell'Est -
Un'esperienza come questa la sognavo da tutta la vita. Vogliamo
un'Ucraina unita, ma indipendente né con la Russia, né con la Nato o con
i finti valori dell'Unione europea".
IL RECLUTATORE
"Non sono un mercenario e nemmeno un agente segreto. Non mi nascondo.
Mi definisco un rivoluzionario, idealista, che ha attraversato due
guerre e tre insurrezioni in Croazia, Bosnia, Birmania, Laos, Suriname".
Parola di Gaston Besson, 46 anni, veterano della prima linea a diverse
latitudini. Occhi verdi, capelli bianchi lo incontriamo in piazza
Maidan, fra i resti delle barricate. Nato in Messico da genitori
francesi, da giovane ha lasciato la scuola inseguendo l'avventura come
cercatore d'oro in Colombia. Sua madre, che produce vino in Borgogna,
gli ha intimato: o lavori nell'azienda di famiglia o vai sotto le armi.
Besson ha scelto cinque anni nei paracadutisti e nelle forze speciali.
Poi Parigi l'ha spedito non ufficialmente nel Sud Est Asiatico, dove ha
ricevuto il battesimo del fuoco. In Croazia nella guerra contro i serbi è
rimasto ferito tre volte. A Besson il termine non piace, ma è il
reclutatore dei volontari europei che combattono contro i ribelli filo
russi.
"Molti arrivano dai paesi del nord Europa come
Svezia, Finlandia, Norvegia. Le richieste giungono anche dall'Italia -
rivela il francese - I figli dei croati che hanno combattuto negli anni
novanta vogliono venire a fare la loro parte".
Nella base
del battaglione Azov a Berdyansk c'è l'incredibile "Mike" con pizzetto e
capelli biondi da vichingo. Ex tiratore scelto dell'esercito svedese è
venuto a fare il cecchino in Ucraina, dopo aver visto le immagini dei
sanguinosi scontri a Maidan. I filo russi gli hanno messo una taglia
sulla testa di 5mila euro, cifra importante da queste parti. E lui fa
spallucce: "Non li temo. Se vogliono vengano a prendermi".
Nella Legione internazionale c'è pure Muran, un giovane russo che
vorrebbe abbattere il sistema a Mosca. "Piuttosto che farmi prendere
vivo mi faccio saltare in aria con una granata" giura il ragazzo
mascherato che viene dai monti Urali.
Il veterano francese
Besson rivela: "Ogni giorno ricevo decine di mail di richiesta, ma ne
scarto il 75%. Chi vuole unirsi a noi deve acquistare il biglietto aereo
con i propri soldi. E poi superare a Kiev un periodo iniziale di
addestramento prima di essere mandati in prima linea. Non vogliamo
fanatici, gente dal grilletto facile, drogati oppure ubriaconi. Abbiamo
bisogno di idealisti senza paga, non di mercenari prezzolati".
In Croazia, durante la guerra d'indipendenza del 1991, comandava 500
uomini provenienti da Francia, Inghilterra, Germania, Irlanda, Italia.
Durante gli aspri combattimenti attorno a Vukovar, la Stalingrado
croata, ha ricevuto l'ordine di evacuare i civili da un villaggio
minacciato dall'avanzata serba. Quando i suoi uomini se ne stavano
andando Besson ha sentito il pianto di una bambina. "L'ho cercata
disperatamente mentre i miei urlavano che bisognava sloggiare - racconta
il francese - Alla fine l'ho trovata nascosta, terrorizzata e portata
in salvo". Quella bambina aveva 6 anni. Nel 2007 Besson è tornato in
Croazia sui luoghi dove ho combattuto. In un bar ha conosciuto Ivana,
ben più giovane di lui, che è diventata sua moglie. I genitori
raccontavano che era stata salvata da uno straniero durante la guerra.
"Ma solo dopo un po' di tempo abbiamo capito - racconta Besson - Ivana
era la bambina che piangeva fra le macerie vicino a Vukovar".
Fonte: http://www.ilgiornale.it/
Scritto da noreporter
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato .
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 - See more at: http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpuf
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato .
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
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Scritto da noreporter
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato .
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 - See more at: http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpuf
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato .
In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento”
E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 - See more at: http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpuf
Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter
Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:
La cosa divertente è che, nei giorni seguenti, quando si accese sulla
mia bacheca facebook una appassionata discussione sul leader di Pravy
Sektor ammazzato dalle teste di cuoio, più di un sapientone pontificava
che Fontana non era mai stato in Ucraina e millantava competenze ed
esperienze
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http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpufVolontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:
Scritto da noreporter |
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06 |
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati sul campo in esclusiva per noreporterKiev Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente. Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato. Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico. Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan. Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale. All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto). Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità. Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando. Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni. Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé. L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio. Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio. Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa: - Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ? Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto. Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente. Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti. E sulle relazioni con gli altri? Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi. Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle. Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc). Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica). Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora. Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi. - “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”. Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” . - “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”. - “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”). Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno. “Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”. Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione. Insiste Yarosh: “Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli. Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa . Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano. E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui. In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!) Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”. E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”…… “In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”. In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni - no alla NATO; - sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera; - continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia; - costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi. Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome. “No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso. E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria. Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente). Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi). Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan. Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”. “Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato . In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti. Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla. In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”. “Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva… In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”. “La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra. Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari? Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento” E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !” Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”. A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso! Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé. Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero. Ma sentenzia e continuerà a farlo. Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi. Ma non ci riescono mai. C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri. Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano. |
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 |
Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter
Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:
La cosa divertente è che, nei giorni seguenti, quando si accese sulla
mia bacheca facebook una appassionata discussione sul leader di Pravy
Sektor ammazzato dalle teste di cuoio, più di un sapientone pontificava
che Fontana non era mai stato in Ucraina e millantava competenze ed
esperienze
- See more at:
http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpufVolontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:
Scritto da noreporter |
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06 |
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati sul campo in esclusiva per noreporterKiev Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno di partire per essere con loro fisicamente. Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali di armi ed autoproclamati ideologi “puristi” che si sono disordinatamente affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato. Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi in nome di un ritorno alla legalità di Stato da parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico. Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan. Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale. All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto). Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception continua ad operare in assoluta apparente normalità. Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate che filtrano gli accessi ai piani del Comando. Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni. Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé. L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio. Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata in una lunga e appassionata discussione tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese, russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio. Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa: - Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà effettiva e dei vostri scopi o comunque ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ? Dmitry ci risponde sempre cercando anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale, per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole e sempre con quel tono quasi sottovoce tipico del rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto. Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei rivoluzionari da tastiera in occidente. Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti a dir poco stupiti. E sulle relazioni con gli altri? Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi. Pravy Sektor era presente in Maidan con cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore. La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà per i nazionalisti in carcere e altre sigle. Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc). Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è in pullover militare e a destra Valery in mimetica). Dmitry Yarosh sarà il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora. Le priorità di Pravy Sektor per ora sono tre e il loro ordine d’importanza si è invertito solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi. - “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza militare nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”. Ci tiene a precisare che viene indicato come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” . - “Il ricambio (Full reload) completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo negli ultimi venti anni con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”. - “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk” Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da turisti, ovvero da commandos che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”). Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità del mondo ucraìno. “Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili in un naturale avvicendamento logistico tipico dei funzionari della ex URSS”. Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione. Insiste Yarosh: “Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione; gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli. Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa . Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano. E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca, ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui. In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene presentata; basta osservare i media russi che ormai disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!) Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”. E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”…… “In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco - ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”. In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni - no alla NATO; - sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera; - continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia; - costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi. Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome. “No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali in modo vergognoso. E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria. Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente). Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento quando il movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà la chiama apparente) e parlamentar liberale Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è trovata indifesa dagli attacchi di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi). Prima ancora dei Cento Eroi Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred, sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan. Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”. “Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già parlato . In questa fase è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti. Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che non ci rappresenta in nulla e per nulla. In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”. “Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva… In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”. “La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna anche altre priorità come la difesa dal neo stalinismo russo portatore di guerra. Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari? Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà e il bisogno di cambiamento” E qui Dmitry mi sorprende e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !” Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”. A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso! Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé. Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero. Ma sentenzia e continuerà a farlo. Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi. Ma non ci riescono mai. C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri. Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano. |
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 |
Non si possono commentare queste atrocità.
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