mercoledì 27 agosto 2014

PULIZIA ETNICA : 4.000.000 DI PERSONE VERRANNO DEPORTATE PER COMPIACERE LA REGINA D'OLANDA






Gli accordi segreti del governo di Kiev con la Shell e l’abbattimento

del volo MH17 Malaysia Airlines

 

Il governo ucraino accelera l’offensiva all’Est per ottenere il gas
scisto con gli USA grazie ad un contratto segreto con la Shell


Per il governo di Kiev è importante arrivare al controllo dell’Est Ucraina prima di tutto per il gas scisto, il cui sviluppo ed estrazione risulta programmato dalle imprese occidentali, questo quanto ritiene il presidente del Comitato della politica estera della Duna Statale russa, Alexei Pushkov.
” Kiev sta conducendo la guerra nell’Est dell’Ucraina per otttenere le riserve del gas: secondo i dati procedenti dalla Germania, si tratta di 5.578 milioni di metri cubi.
Il controllo sarà effettuato dagli USA, ha scritto il politico russo nel suo conto Twitter.
Si tratta delle riserve di gas di scisto di Yuzovsky, che si trovano nella frontiera tra le regioni di Jarkov e di Donetsk.
Le risorse si stimano in più di 4 bilioni di M.cubi di gas.
Nel maggio del 2012, la multinazionale Shell ha vinto la gara per il diritto allo sfruttamento di questo giacimento.
Inoltre risulta che ha avuto un permesso per lo sfruttamento della miniera anche l’impresa ucraina Burisma, in cui uno dei membri del Consiglio di Amministrazione è il figlio del vicepresidente degli USA , Joe Biden.

Nella città di Slaviansk, che si trova al centro del campo di Yuzovsky, si sono prodotte negli ultimi anni massicce proteste contro i piani per lo sviluppo di questo progetto.
I residenti della città volevano anche svolgere un referendum su questa questione, ha segnalato il giornale russo “Rossiskaya Gazeta”.
Dall’inizio dell’ operazione militare, da parte di Kiev, contro la propria popolazione, vari esperti hanno espresso in diverse occasioni l’idea che l’obiettivo chiave dell’offensiva nell’Est  sia proprio quello del controllo della zona  per poter estrarre il gas scisto senza ostacoli.

Il volto dell’infamia
Il 30 Aprile del 2013, la Regina Beatrice d’Olanda abdicò in favore del proprio figlio. Assieme con il regno del principe Alexander e la Principessa Maxima hanno ereditato i principali attivi economici della dinastia: Philips, KLM e la multinazionale del petrolio Royal Dutch Shell.
Il 24 Gennaio 2013, l’Ucraina ha firmato un accordo di ripartizione della produzione per la durata di 50 anni, con la multinazionale Shell, che investirà e produrrà gas di scisto nel sud est dell’Ucraina.
L’accordo con la Shell è classificato come segreto e i suoi termini non si possono rivelare per 55 anni.

Il trattato del gas di scisto consegna alla Shell un territorio, principalmente quello di Donetsk, Luhansk e Jarkov, di 7.886 Km quadrati,. Quest’area include pienamente le città di Slovyansk, Barvenkovo, una gran parte di Kramatorsk, parte di Druzhkivka e Balaklev, così come dozzine di paesi e centinaia di frazioni più piccole.

Poroshenko non dispone attualmente alcuna possibiltà di riubicare i residenti del sud est dell’Ucraina in altre regioni, per questo si spiegano i tentativi di farla finita con la popolazione del sud est, attraverso una dura campagna militare di bombardamenti sui centri civili  che  non viene fatta  invano.
Per persuadere il proprietario della Shell, il re d’Olanda, e per fare fronte alla rivolta delle  popolazioni ed alle milizie della Novorossia, Kiev ha bisogno delle truppe della NATO.
Tuttavia far arrivare le truppe sarebbe possibile soltanto come parte di una forza di pace con qualche pretesto e con la sanzione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Per poter ottenere questo appoggio, le milizie della Novorossia dovrebbero essere considerate una organizzazione terrorista da parte della comunità internazionale.
Tenendo in conto tutti questi dati … non risulta forse sospetto che l 17 di Giugno scorso sia stato abbattuto un aereo di linea della KLM-Malaysia Airlines che trasportava almeno 143 passeggeri olandesi?
Non risulta sospetta la velocità con cui Poroshenko ha gettato la colpa dell’abbattimento alle milizie autonomiste della Novorossiya? “Cui prodest” l’abbattimento del volo MH17?
“L’MH17 è stato colpito da un aereo”. Lo scrive la stampa della Malaysia citando analisti Usa.
Analisti Usa concludono che l’MH 17 è stato buttato giù da un aereo”: così titola un articolo a firma Haris Hussain apparso il 7 agosto sul News Straits Times Online, non un blog ma il primo giornale in lingua inglese della Malaysia e il principale del sud est asiatico. Dato lo stretto controllo sui media, l’articolo sembrerebbe avere l’avallo del governo che peraltro, nello stesso giorno, attraverso il ministro dei Trasporti Liow Tion Lai annunciava che un report preliminare sul disastro del 17 luglio scorso in cui sono morte 298 persone dovrebbe uscire in settimana.
“Analisti dell’ intelligence degli Stati Uniti avevano già concluso che il volo MH17 è stato abbattuto da un missile aria-aria e che il governo ucraino ha a che vedere con la faccenda. Ciò corrobora la teoria che va emergendo tra gli investigatori locali secondo la quale il Boeing 777-200 è stato colpito da un missile aria-aria e poi e finito con il cannone di bordo di un caccia che gli stava dietro”, esordisce il post. Che continua: “L’esercito russo ha presentato immagini e dati dettagliati che mostrano un caccia Sukhoi-25 in coda al Boeing MH 17 prima del crash. Il regime di Kiev tuttavia nega che vi fossero caccia in volo”.
Un’accusa netta nei confronti di Kiev, e una versione che contraddice in pieno la narrazione dei media occidentali che, sull’onda delle dichiarazioni dell’amministrazione americana, avevano quasi immediatamente parlato di un missile terra-aria lanciato dai “ribelli” separatisti dell’Est Ucraina e accusato senza mezzi termini il presidente russo Valadimir Putin, pur senza presentare alcuna prova. Anzi.
La sollecitazione di Mosca del 20 luglio di un’inchiesta internazionale con la supervisione dell’ ICAO – International Civil Aviation Organization – è stata lasciata cadere. Né ha avuto risposta la pubblica richiesta fatta agli americani dai militari russi di mostrare le foto e i dati di un loro satellite, che quel fatidico pomeriggio transitava proprio su quell’area parte, a quanto risulta.
Da parte loro i militari russi già il 21 luglio mostravano immagini satellitari e tracciati radar che provano la presenza di almeno un caccia ucraino Sukhoi-25 in volo a 3-5 km di distanza dal MH17.
Presenza che può essere confermata dai video del centro di controllo di Rostov, sostenevano.
Un’evidenza che oggi verrebbe comprovata, secondo il giornale di Singapore.
Che cita una serie di fonti.
1. Una è la testimonianza di un monitor dell’OSCE canadese-ucraino, Michael Bociurkiw che, grazie anche al fatto di parlare ucraino e russo, è riuscito ad essere tra i primissimi investigatori ad arrivare sul luogo del disastro, dove i rottami del relitto “erano ancora fumanti”, spiegava la giornalista presentandolo alla tv canadese CBC il 29 luglio (anche qui youtube). Secondo l’intervistato:
C’erano due o tre pezzi di fusoliera letteralmente crivellati da quel che sembra essere il fuoco di una mitragliatrice, un fuoco di mitragliatrice molto molto forte” .
2. Le sue parole sono sembrate confermare le affermazioni del tedesco Peter Haisenko, pilota della Lufthansa in pensione, che ha analizzato con molta attenzione le fotografie del relitto cercate pazientemente sul web subito dopo il crash. Concludendo che i pannelli della cabina di pilotaggio sono stati attraversati da proiettili di mitragliatrice provenienti sia da destra che da sinistra, come proverebbero i fori di entrata e uscita su entrambi i lati. Un’osservazione che nessun altro aveva fatto prima di lui e che porta ad escludere un missile sparato dal basso – riferisce il giornale malaysiano.
Nel post in inglese del blog The Slog su Haisenko ( qui l’originale in tedesco/inglese, del 24/7) – che ha twittato subito le sue “scoperte” – si cita anche la testimonianza di Berdn Biederman, colonello in pensione originario della Germania Est, specialista di missili, familiare con la tecnologia russa e sovietica. “Il boeing non può essere stato abbattuto da un missile terra-aria”. Si sarebbe incendiato immediatamente in volo, perché anche solo una singola scheggia di quel tipo di missile contiene una quantità di energia cinetica enorme (sintetizziamo aprossimativamente), mentre l’MH17 ha preso fuoco toccando il suolo entrando in contatto col combustibile. Alla fine il post osserva che sul web cominciano ad apparire articoli controcorrente, effetto del “malumore (e della stanchezza) di Angela Merkel per l’incessante propaganda Usa nei confronti dell’agenda energetica tedesca…e del tentativo di creare un blocco alternativo a quello americano”. Sarà vero?
I fori sul relitto sarebbero compatibili con le mitragliatrici da 30mm di cui sono dotati i Su-25 ma il fatto che sembrino essere entrati e usciti da entrambi i lati farebbero pensare a due jet – non uno solo – alle costole del Boeing 777-200malaysiano. Come del resto ha raccontato a caldo un controllore di volo spagnolo ma al lavoro all’aeroporto di Kiev. Sollevato dall’incarico subito dopo il crash, così come le registrazioni radar, ha raccontato, sarebbero state immediatamente requisite. Vedi questo post del sito canadese Global Research , che a tutte le tappe della vicenda ha dedicato vari articoli , in calce l’elenco.
Lo stesso post – firmato dallo storico-investigativo (sic) Eric Zuesse riferisce che secondo il Financial Times quelle foto – qui dei campioni in rete – sarebbero al contrario compatibili con un missile terra-aria.

Ma precisa che le foto del frammento di carlinga tirate giù dal web da Haisenko – una in particolare – è stata poi rimossa da Internet. Così come sono state subito sequestrate le registrazioni della torre di controllo.
Lo ricorda anche il giornale di Singapore, che ha intervistato l’ambasciatore ucraino in Malaysia Igor Humenniy, che ha risposto: “ Non ci sono prove che i nastri stai stati confiscati dallo SBU – i Servizi di Kiev. L’ho letto sul giornale”. Dopo di che ha detto di non sapere dove siano quei nastri, se sono stati consegnati o meno agli autori dell’indagine tecnica sul disastro.
3. La terza citazione del News Straits Times è un interessante articolo postato il 3 agosto su ConsortiumNews.comda Robert Parry, noto giornalista investigativo americano già reporter dell’Associated Press che ha avuto modo di sentire direttamente esponenti della Intelligence Community, sia pure sotto anonimato.
Secondo Parry, “ Al contrario di quanto afferma pubblicamente l’amministrazione Obama, alcuni analisti dell’Intelligence americana hanno concluso che i ribelli e la Russia non possano verosimilmente essere incolpati e che la colpa sia invece da attribuire a forze del governo ucraino – secondo la fonte sentita su questi temi” .
“ Questo giudizio è basato largamente sull’assenza di prove da parte del governo americano che la Russia abbia fornito ai ribelli il sistema missilistico anti aereo Buk, indispensabile per colpire un aereo civile a 33.000 piedi, ha spiegato la fonte”, aggiunge Parry, che si era già occupato della vicenda in un post del 20 luglio, tre giorni dopo il fatto, e poi ancora il 22. Già allora sorpreso dalla mancanza di prove di cui nessun collega sembrava curarsi.
“Nessun giornalista domanda cosa mostrano le immagini satellitari”di fronte alla crescente “isteria” contro i ribelli russo-ucraini e Putin – osservava nel primo post – biasimando la stessa “assenza di sano scetticismo professionale riscontrata sull’Irak, la Siria e altrove”. “ Ci saranno anche dei limiti a quel che i satelliti vedono, ma i missili del sistema Buk sono lunghi 16 piedi (circa 5 metri), le batterie sono montate su un camion, e quel pomeriggio la visibilità era ottima”.
Di qui la cautela dell’ intelligence, a cui non fa riscontro la stessa prudenza da parte dell’amministrazione Obama, del segretario di stato Kerry e dello stesso presidente, aggiunge Parry.
Se gli analisti dell’intelligence hanno ragione e non sono da incolpare ribelli e Russia, il sospetto non può che cadere su i militari del governo Ucraino, i soli a possedere le batterie di Buk – come risulta all’intelligence.
“ L’ipotesi di lavoro degli analisti Usa, riferisce Parry, è che una batteria Buk di missili SA-11 e uno o più aerei militari abbiano potuto operare insieme andando a caccia di quello che credevano fosse un aereo russo, forse addirittura l’aereo presidenziale che riportava in patria Putin dal Sud America, secondo una fonte” (in effetti Putin ritornava da un incontro coi paesi BRICS Belo Horizonte, la coincidenza è sottolineata anche da Haisenko).
La fonte dell’Intelligence “non punta il dito sui vertici del governo di Kiev, il presidente Poroshenko o il primo ministro Yatsenyuk”, precisa Parry. Suggerisce che “ l’attacco può essere stato il lavoro di fazioni estremiste, magari di uno degli oligarchi ucraini con un approccio particolarmente aggressivo verso i ribelli dell’est” . Timoshenko aveva pubblicamente espresso il desiderio di uccidere Putin, ricorda il giornalista.
Il Boeing della Malaysian Airlines che volava da Amsterdam a Kuala Lumpur del resto non avrebbe dovuto essere su quella rotta sopra l’est dell’Ucraina al confine con la Russia, vi era stato dirottato per sfuggire al maltempo.
Sia l’idea di un errore involontario, ventilata inizialmente, sia quella di un disertore – emersa quando si parlava di immagini satellitari di uomini in divisa intorno alle batterie di missili SA-11 – sono state abbandonate. L’intelligence è oggi su un’altra pista, quella di un attacco volontario, anche se non sa o non dice di chi.
Parry nei suoi post avanza indirettamente l’ipotesi che le “fazioni estremiste” indicate dall’Intelligence Community siano i neo nazisti di Pravy Sector – “che derivano direttamente dai gruppi che affiancarono le SS di Hitler”, ricorda. In particolare cita Andrei Parubiy, promosso dal nuovo governo ucraino da capo di miliziani decisivi nel buttar giù Yanukovich a segretario dell’importante Consiglio per la Sicurezza e la Difesa.
E se fosse stato davvero Parubiy a organizzare l’attacco a Putin, tramutatosi in tragedia civile? Parry non lo scrive, ma lascia immaginare che uno come lui di una “bravata” del genere sarebbe stato capace. Ed è un fatto che pochi giorni dopo il crash il primo ministro Yatseniuk – il banchiere, faccia rispettabile del governo di Kiev, fortemente spinto dall’assistente del segretario di Stato Kerry, il “falco” neocon Victoria Nuland – ha improvvisamente e inspiegabilmente annunciato le sue dimissioni.
Ma alla fine a dimettersi è stato, pochi giorni fa, proprio Parubiy.
Potrebbe essere che Yatseniuk non volesse in alcun modo essere messo di mezzo, ma il governo abbia “coperto” la cosa.
Parry dubita che si verrà mai a capo della faccenda: troppo avanti si è spinta la politica americana nelle sue accuse alla Russia per smentirsi. E, al contrario di quando gli Stati Uniti accusarono il regime di Assad dell’attacco chimico alla periferia di Damasco, minacciando un intervento in Siria, questa volta non c’è un Putin “moderato” in grado di proporre una via di uscita, come fece il presidente russo offrendo l’arsenale chimico della Siria per disinnescare la miccia.
(Qualcuno dice anzi che proprio quella mossa del Kremlino e l’enorme popolarità che dette al presidente russo, arrivato ad apparire sul NewYorkTimes, avrebbe indispettito una parte dell’ establishment americano, provocando una netta svolta politica, a cui assistiamo).
Negli Stati Uniti si moltiplicano le voci che chiedono chiarezza: dai Veterani dell’Intelligence che hanno rivolto al presidente Obama un memorandum-appello a presentare le prove di un coinvolgimento della Russia. All’anziano senatore Ron Paul, repubblicano libertario noto per le sue idee estreme e scandalose (e per questo mai ripreso dai media), che sul suo sito ha apertamente dichiarato che “gli Stati Uniti stanno nascondendo la verità”. Prontamente ripreso dal sito russo di news RT dove è diventato virale.
E il fatto che la Comunità di Intelligence faccia filtrare certe informazioni che contro quelle ufficiali ha un significato, una specie di “avviso” al governo statunitense.

Fonte: El Espia Digital





Ucraina/L’ordine è: ripulire il territorio

dalla popolazione in nome del gas







Proprio dove sono più duri i bombardamenti e i combattimenti dovrebbero sorgere decine di migliaia di pozzi per l’estrazione del gas scisto, del valore di dieci miliardi l’anno
I contratti con le multinazionali sono stati già firmati
E per quest’ultime gli insediamenti umani intralciano il lavoro


di Franco Fracassi

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«La questione principale è ottenere una brusca riduzione del numero della popolazione locale, e lasciare sul territorio dei giacimenti solo le persone necessarie per i lavori di estrazione del gas».
È scritto nero su bianco su un documento riservato redatto dal colosso energetico Burisma, con sede in Ucraina e dirigenza a Washington.
Il territorio a cui si riferisce la multinazionale è l’Ucraina orientale.
In particolare, la zona intorno a Slavyansk, dove i combattimenti e i bombardamenti sono stati più duri.

Credere che tutto quello che è accaduto in Ucraina e che la guerra civile in corso siano frutto della mente di un gruppo di multinazionali che vogliono appropriarsi di giacimenti di gas è fuori luogo.
Però, in questa vicenda ci sono alcuni dati di fatto su cui è meglio riflettere. A partire dal valore dei giacimenti in questione: dieci miliardi di dollari l’anno.

Torniamo indietro di un anno e mezzo.
Gennaio 2013.
Sotto la presidenza del rimosso Viktor Yanukovich, la società Royal Dutch Shell ha firmato con il governo ucraino un accordo di cinquant’anni, a condizioni agevolate, per la spartizione della produzione derivante dallo sfruttamento e dall’estrazione del gas di scisto dei giacimenti di Yuzosk, situati al confine delle regioni di Donetsk e Kharkiv, nella zona petrolifera del Dnepr-Donets.
Nel giugno 2014 la direzione della Shell ha confermato che i piani della società sono rimasti immutati: l’inizio dello sfruttamento del giacimento è previsto dopo la conclusione del conflitto e la stabilizzazione della situazione.

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In base all’accordo, le clausole rimarranno strettamente riservate per tutta la durata del contratto.
Alla scadenza di questo termine, il governo ucraino non potrà avanzare il diritto di rifiutare la proroga dell’accordo, in cui sono indicate le coordinate esatte dell’area stanziata per l’estrazione del gas.
Un territorio che si espande su 7.886 chilometri quadrati, che comprende la città di Slavyansk (situata al centro del giacimento), Izyum, una grossa parte di Kramatorsk, così come centinaia di piccoli insediamenti: Krasnyj Liman, Seversk, Yasnogorka, Kamyševka e così via.

Ai sensi dell’articolo trentasette comma due del contratto, gli abitanti che risiedono su questo territorio devono vendere la proprietà della loro terra.
In caso di rifiuto i terreni gli verranno tolti con la forza a favore di Shell.
Tutte le spese della società per «l’appropriazione del territorio», verranno risarcite dallo Stato ucraino con il ricavato dell’estrazione del gas.
Per questo, lo Stato è tenuto a garantire l’accettazione di tutte le necessarie risoluzioni da parte delle autorità locali.

Altre aziende coinvolte nello sfruttamento del gas di scisto in Ucraina sono: 
Eurogas Ucraina, che fa parte delle azioni nelle mani della società britannica Mc Callan Oil & Gas Ltd, di proprietà, a sua volta, dell’americana Euro Gas;
 Burisma Holdings, nella quale Hunter Biden, figlio del vicepresidente americano, è da poco diventato uno dei membri del consiglio direttivo.

Dove le multinazionali estraggono energia in Ucraina. Eni, Chevron e Cossack Energy a ovest, Vitol a nord, ExxonMobil a sud, Shell e Burisma (che sulla mappa non è indicata) a est.  
Dove le multinazionali estraggono energia in Ucraina. Eni, Chevron e Cossack Energy a ovest, Vitol a nord, ExxonMobil a sud, Shell e Burisma (che sulla mappa non è indicata) a est

Le società energetiche hanno fatto sapere al governo di Kiev che desidererebbero procedere senza intoppi il lavoro di estrazione del gas di scisto.
Sul territorio, ripulito dalla popolazione, è prevista l’installazione da ottantamila a centoquarantamila pozzi
Ciò significa distruzione della terra seminabile, demolizione di impianti industriali, di edifici residenziali, di luoghi di culto, tutto per il mantenimento delle infrastrutture del gas.

Per quanto riguarda le “terre nere” locali (l’Ucraina ha il ventisette per cento delle “terre nere” di tutto il mondo), si prevede di venderle all’estero.

E quindi starebbero in piedi le tesi dei cosiddetti centinaia di volontari che pagherebbero per uccidere???, semmai sono pagati profumatamente su conti esteri per velocizzare il genocidio che, altrimenti, normali persone come i soldati ucraini, non riuscirebbero a compiere velocemente a cuor leggero----> (http://decamentelibera.blogspot.it/2014/08/don-francesco-fontana-stan-paga-x.html) [ndr. deca] .



TREDICENNE DECAPITATO DALLE INCURSIONE DEI MERCENARI DEL BATTAGLIONE "AZOV"

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