Non troveremo mai la verità se non saremo disposti ad accettare anche ciò che non ci saremmo mai aspettato ....
--- "Gli uccelli nati in una gabbia pensano che volare sia una malattia" - Alejandro Jodorowsky
‘Fino a che non diventeranno coscienti del loro potere, non saranno mai capaci di ribellarsi, e fino a che non si saranno liberati, non diventeranno mai coscienti del loro potere.’ - Eric Arthur Blair
Nell’esperienza ordinaria siamo abituati a distinguere
tra un Soggetto ed un Oggetto: io guardo un albero e “stabilisco” che io
sono il Soggetto e l’albero è l’Oggetto. Ad un attento esame è però
facile notare che entrambi siamo parte di una rappresentazione mentale,
al di fuori della quale è impossibile uscire. All’interno di questa Rappresentazione, ci sono io e tutto ciò che io reputo essere “fuori” di me.L’Errore consiste nel mio identificarmi solo con un lato della Rappresentazione, quello che definisco col nome di “io”.L’Essere reale non è dunque l’io, ma il Testimone dell’intera Rappresentazione della quale l’io è solo una delle parti. Dobbiamo dunque riconoscere che siamo precipitati in una realtà
illusoria che crea la convinzione d' un io individuale e d' una realtà
esterna all’io. Il Testimone è prigioniero di questa realtà illusoria la
cui natura caotica è ordinata dalle categorie, altrettanto irreali, del
Tempo e dello Spazio. Gli oggetti non sono dunque che pensiero, ma laddove c’è un
oggetto, sorge necessariamente il soggetto e l’illusione della dualità.Pensante, pensato e pensiero sono solo tre aspetti di un’unica realtà. Quindi l’io empirico, per dirla in termini buddhistici, è
vittima dell’Ignoranza metafisica (Avidya) per cui non riconosce che
tutto è pensiero, un pensiero senza soggetto ed oggetto.Buddha asseriva che era una inutile perdita di tempo indagare
sulla natura metafisica di queste considerazioni, ma che bisognava
dirigere tutto il proprio sforzo a liberarsi da questa condizione: se un
guerriero è gravemente ferito con una freccia conficcata nel corpo, non
si mette a chiedere chi ha scoccato la freccia, chi era suo padre, chi
era sua madre, se fosse ricco o povero etc.etc… ma ogni suo sforzo deve
essere concentrato ad estrarre la freccia. Il primo passo per liberarsi da questa condizione consiste nella
reale acquisizione della cosapevolezza che tutto è mentale, che non vi è
nulla di esterno alla mente.Il punto più difficile da superare è la convinzione che esistano
molti “io” che hanno la medesima rappresentazione, cioè molti e diversi
esseri senzienti. In realtà, come dice Fichte, nel momento dell’Errore in cui l’Io
pone se stesso, nasce immediatamente il Non-Io e l’Io, limitato dal
Non-Io, si frammenta nella molteplicità degli esseri senzienti.
Quella che le grandi Tradizioni Esoteriche chiamano “Caduta” è
quel processo al di fuori del tempo a causa del quale il Testimone
precipita nelle tenebre della Rappresentazione mentale e vi resta
invischiato.Il cammino verso la Liberazione non ci sarà dunque indicato da
nessuna Religione, ma è una Scienza, una Scienza molto antica e reale,
in quanto, nella storia dell’Umanità, alcuni uomini lo hanno percorso
per intero ed hanno raggiunto il traguardo. Diceva Asanga, il fondatore della scuola Yogacara: “Come dunque è
cresciuta questa strana follia del mondo che fa sì che l’uomo si ostini
su ciò che non esiste, trascurando completamente ciò che è?”
Per chi volesse approfondire queste tematiche, segnalo gli articoli:
Il punto centrale di ogni insegnamento esoterico è che
non vi è nulla di esterno alla propria mente. Anni ed anni di progresso
spirituale dell’adepto iniziato conducono lentamente verso questa
consapevolezza.L’uomo comune vive proiettato verso l’esterno, convinto
dell’esistenza di un mondo al di fuori di lui. Secondo le Dottrine
Tradizionali questa convinzione è dovuta all’ “ignoranza” intesa come
l’errore che crea la distinzione tra Soggetto ed Oggetto e la credenza
dell’esistenza di un io individuale, separato dal mondo.L’Uomo ordina la sua esperienza mentale mediante le categorie
dello spazio e del tempo che non hanno alcuna realtà oggettiva e sono le
più difficili da spezzare: sono i pilastri della prigione mentale nella
quale siamo prigionieri.
Quando nell’Adepto sorge la Consapevolezza, in lui si distrugge
la credenza nell’io individuale e nell’esistenza di un mondo esterno
separato dall’io. Egli si fonde con l’unico Principio Universale. Questo
stato che egli raggiunge viene chiamato “illuminazione” o
“liberazione”. La via per giungere a questa liberazione è stata indicata da
pochi uomini che hanno raggiunto il traguardo è che hanno tentato, per
compassione, di indicare il sentiero all’umanità. Questi uomini non
hanno mai scritto niente perchè il loro insegnamento non è trasmettibile
con le sole parole. La conoscenza teorica più sopra esposta non serve a
niente: l’Adepto deve giungere alla conoscenza reale. Spesso purtroppo sulla figura di questi uomini sono state
costruite Chiese e Religioni che hanno sempre avuto un effetto nefasto
per il progresso sul sentiero della conoscenza.E’ bene chiarire che, in questo quadro, la parola “Dio” non ha
alcun significato ed altro non è che una delle tante parole inventate
dall’Uomo. Per restare nella Tradizione Occidentale citiamo la famosa frase
di Gesù riportata nel Vangelo di Tommaso: “Il Regno dei Cieli è dentro
di voi e fuori di voi. Colui che trova il senso segreto di queste parole
non assaggerà la morte”. Tutta la monumentale opera delle Upanishad della Tradizione
Induista altro non è che il tentativo di comunicare queste verità:
secondo la scuola dell’Advaita Vedanta il discepolo deve raggiungere la
consapevolezza dell’identità del Se (Atman individuale) col principio
universale (Brahman) e distruggere in tal modo la credenza illusoria
dell’esistenza di qualcosa di esterno alla mente.Veda ed Upanishad furono scritti dai discepoli che avevano
ascoltato le parole di quegli asceti che, dopo anni di meditazione in
solitudine nelle foreste, avevano raggiunto l’Illuminazione.
Riportiamo solo due brevi frasi tratte dalle Upanishad:“Questo supremo Brahman, Atman universale, immensa dimora di
tutto ciò che esiste, più sottile di ogni cosa sottile, costante: in
verità é te stesso, perché Tu sei Quello” (Kaivalya Upanishad, I, 16).“Quando si é conosciuto l’Atman supremo, che riposa in un posto
nascosto, senza parti e senza dualità, quale Testimone, esente
dall’essere e dal non-essere, si perviene alla condizione dell’atman
universale” (Kaivalya Upanishad II, 23-24). Tra le vie che conducono alla Liberazione, forse il Buddismo è la più lucida e lineare. La seconda nobile verità recita così:“L’origine della nostra sofferenza è nella credenza
dell’esistenza reale del proprio io. Questa è dovuta all’ attaccamento
ad un mondo esterno che è altrettanto irreale. Questo attaccamento si
manifesta come brama di esistere, brama di oggetti sensuali, ricerca
della felicità in ciò che è transitorio . L’attaccamento è causato dall’
Ignoranza”. Significativa è anche questa frase del Buddha:“Esiste, o monaci, un non nato, non evoluto, non fatto, non
condizionato. Se non ci fosse questo non nato, non evoluto, non fatto,
non condizionato, non si potrebbe scorgere via di scampo dal nato,
evoluto, fatto, condizionato. Ma poiché, invece, c’è un non nato, non
evoluto, non fatto, non condizionato, si scorge una via di scampo dal
nato, diventato, fatto, condizionato”. Mi rendo conto che per molti lettori queste brevi riflessioni
possano sembrare prive di senso, ma tu, mettiti in un luogo appartato,
fai silenzio dentro di te e guarda gli oggetti “fuori” di te. Sii
consapevole che sono dentro la tua mente. Ora cammina per la stanza:
dove credi di andare? Sei ancora nella tua mente. Chi è che pensa queste
cose? Il tuo io? Ma non ti accorgi che il tuo io è solo l’aggregato di
tutte queste cose che sono nella tua mente? Chi è allora il Testimone?
Chi ha creato questa prigione? [Non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato e
nulla di segreto che non debba essere conosciuto]. (Gesù di Nazareth).
Secondo tutti i film prodotti quando l’umanità
pensava di poter curare gli omosessuali con gli schiaffi viviamo in un
futuro da fantascienza. Certo, non abbiamo macchine volanti, non viviamo
in un’era post-razziale o nelle colonie su Marte, però abbiamo l’etica.
E una bussola morale formata dalle gif di Beyoncé che ci spiegano come
navigarla.
Etica, infatti, è la parola del futuro. E quindi del nostro presente. Il lavoro è etico. La musica è etica. Lo sono le tasse. Anche le banche, ormai, sono etiche.
“Etica” è diventata la parola con cui definire noi stessi e chi ci
circonda. Dividiamo le persone in buone o cattive a seconda di quanto
rispecchiano la nostra idea di “etica”. Ma cosa si intende esattamente
con “etica”? Tutti i più grandi pensatori della storia hanno scritto e
dibattuto sul suo significato. Da Aristotele a Socrate, fino a Confucio.
Da Tommaso D’Aquino a Kant, fino a Giulia Innocenzi. Nessuno, prima di
lei, aveva però mai trovato una definizione precisa e sintetica di
“etica”.
Etica, sostiene la collaboratrice di Santoro nel suo libro “Tritacarne”, significa non uccidere gli animali.
Sarebbe intellettualmente disonesto, però, attribuire quest’idea esclusivamente alla giornalista de Il Falso Quotidiano;
una riflessione così complessa richiede un’estensione computazionale
non ascrivibile singolarmente a Giulia Innocenzi. Per arrivare a questa
epifania intellettuale sono stati necessari milioni di vegani nel mondo.
I vegani sono infatti ossessionati dalla parola “etica”. È
quella a cui ricorrono quando viene chiesto loro che cosa li abbia
spinti a cambiare dieta. È come definiscono loro stessi. Persone con etica.
Hanno pure creato il “Parma Etica Festival”,
una rassegna in cui si celebrano culture, tradizioni e usanze
alimentari allogene con il nobile scopo d’aiutare le persone a
dimenticare di vivere a Parma. Tre giorni di talk, workshop e seminari
sull’etica vegan e vegetariana. E sulla “psicogenealogia transgenerazionale”, una branca della psicologia che unisce le esperienze traumatiche dei tuoi avi del Rinascimento con le difficoltà di ricezione di Lifegate.
Altro esempio di questa ossessione si può trovare nel ricettario-bibbia della comunità vegana italiana dal titolo “La cucina etica”.
Scopo dei suoi tre autori è quello di proporre ricette “etiche,
salutiste, ecologiche, spirituali, legate allo sviluppo sostenibile”.
Uno dei primi capitoli è dedicato alla quinoa.
La quinoa è considerata uno degli alimenti più nutrienti in natura ed
è utilizzata di frequente nelle diete vegane per l’alta concentrazione
di proteine che contiene; viene coltivata nei due Paesi più poveri del
Sud America – Perù e Bolivia – e da quando è stata scoperta nelle “diete etiche” ha completamente stravolto
l’esistenza degli abitanti di entrambi i Paesi. Dal 2006 al 2011 il
prezzo della quinoa è triplicato, fino a raggiungere i 3mila euro la
tonnellata, ma alcune varietà più pregiate – rossa real e nera – possono superare i 4mila e gli 8mila euro.
Per questo motivo in Bolivia, un Paese in cui il 45% della popolazione
vive con meno di 2 dollari al giorno, gli agricoltori hanno cambiato la
loro dieta, immutata per oltre 5mila anni. La quinoa, ormai troppo
preziosa per essere consumata localmente, viene quasi interamente
venduta o scambiata per Coca-Cola, dolciumi industriali e altri prodotti
della dieta occidentale.
La situazione è così grave da aver creato un inedito banditismo locale,
che lotta a colpi di rapimenti e di candelotti di dinamite per la
conquista di terreni coltivabili a quinoa. La diversità biologica delle
coltivazioni è stata inoltre quasi completamente distrutta per essere
convertita in una monocoltura di questa pianta. Per gli agricoltori non
avrebbe senso fare diversamente.
In Perù, dove il 22% della popolazione
vive in povertà, la situazione non è migliore. Un chilo di quinoa costa
dieci soles, circa 2,70 euro: più del pollo e quattro volte il riso.
Secondo le statistiche governative il consumo è crollato a livello
nazionale per questo motivo. Una notizia preoccupante, visto che proprio
per le eccezionali proprietà nutritive la quinoa risultava fondamentale
per sostenere la popolazione nelle zone più povere del Paese, colpite
da un livello di malnutrizione infantile fra i più alti in Sud America.
Secondo l’UNICEF il 19.5% dei bambini peruviani soffre oggi di malnutrizione cronica.
Il paradosso è evidente: mentre nei Paesi d’origine è diventato più
conveniente mangiare l’hamburger di una multinazionale, i ricchi europei
e americani possono consumare l’etico, salutista e sostenibile burger vegano di quinoa.
Magari con una maionese di anacardi, altro alimento necessario per mantenersi etici e che nei piatti vegani risulta fondamentale per simulare ricette
realizzabili tradizionalmente solo attraverso il latte animale, come la
besciamella, i “formaggi” da spalmare, il ripieno della cheesecake, i
gelati e le mousse.
Ma da dove arrivano gli anacardi che finiscono nei dolci cruelty free?
Per il 40% dal Vietnam, Paese che ha deciso di adottare per la loro
raccolta una filiera produttiva che ricorda le dittature più tiranniche
della storia, tipo la Corea del Nord di Kim Jong Un, la Romania di
Ceaușescu o la Apple di Steve Jobs.
Secondo un dettagliato reportage di Human Rights Watch,
gli anacardi vietnamiti provengono infatti quasi totalmente dal lavoro
forzato nei centri di recupero per tossicodipendenti condannati.
Moltissimi detenuti arrivano in questi centri senza essere stati difesi
da un avvocato e senza un regolare processo e sono costretti a lavorare
otto ore al giorno, sei giorni alla settimana, a un ritmo di estrazione
di un anacardo ogni sei secondi. Chi non rispetta questi standard
subisce svariate punizioni corporali: viene picchiato con bastoni
chiodati, rinchiuso in celle d’isolamento, costretto al digiuno e
privato dell’acqua. In molti casi torturato con l’elettroshock.
Per questo motivo Human Rights Watch li ha definiti “anacardi insanguinati”, come i diamanti africani.
La filiera però non termina in Vietnam: il 60% degli anacardi
viene processato nel Sud dell’India, nelle zone più povere del Paese.
Il guscio, spesso e resistente, viene spaccato a mano da donne che
lavorano sedute nella stessa posizione per dieci ore al giorno. Ma non è
la fatica il vero problema. Gli anacardi sono protetti da due gusci
interni che rilasciano un olio caustico
formato da acidi anacardici, cardolo e metilcardolo: queste sostanze
bruciano in modo profondo e permanente la pelle delle lavoratrici che
non possono permettersi dei guanti di protezione. Per la loro mansione
vengono infatti pagate appena 2,20 euro al giorno. In India gli anacardi
sono considerati un lusso da consumare solo durante le feste più
importanti. Così, alla fine dei turni, le operaie vengono anche
perquisite, come le donne in reggiseno e slip che tagliavano la cocaina
per Pablo Escobar.
Ma è facile dimenticare tutto questo quando ogni nervo nella tua lingua vibra dopo aver assaporato questa cheesecake
vegana crudista con fragole, mandorle e anacardi. Riesce a farti
pensare nello stesso momento “non riesco a credere che la dolce
cremosità non sia data da Philadelphia” e “fanculo le donne nel terzo
mondo”.
È utile parlare anche della base di questo dolce, capace di innalzare
lo spirito di chiunque da “crudo” a “etico”: è fatta di mandorle,
l’ennesimo alimento esploso in popolarità – con un prezzo triplicato in 5 anni–,
grazie al suo apporto naturale di calcio, essenziale nella dieta
vegana. Da questi frutti si ricava un latte utilizzato per realizzare mozzarella, ricotta e molti altri tipi di formaggi e creme. La richiesta è aumentata a tal punto da costringerci a importarle quasi totalmente
dall’estero, nonostante le nostre millenarie tradizioni legate al loro
consumo. Principalmente dalla California, responsabile dell’82% della
produzione mondiale. Un quasi-monopolio in crescita costante, che ha
messo lo stato americano in ginocchio per il prosciugamento delle riserve idriche. Per produrre una singola mandorla sono necessari infatti oltre 4 litri d’acqua – e la California ne produce ogni anno più di 950mila tonnellate. Le ripercussioni della siccità sulla fauna sono devastanti: sono
morti oltre 4mila cervi in un anno; alci, linci, volpi, coyote e orsi
sono talmente assetati da spingersi con sempre maggiore frequenza nelle
zone abitate dall’uomo. Diverse tribù di Nativi Americani stanno cercando di salvare
il salmone Chinook, un pesce fondamentale per la loro storia e cultura:
peccato che l’acqua che potrebbe evitarne l’estinzione venga deviata
per centinaia di km per essere usata nei frutteti di mandorle.
Ma a contribuire all’aridità dei terreni non sono solo le mandorle.
L’altro grande responsabile è forse l’alimento più rappresentativo della
moderna narrativa del cibo, passato da nutrimento a status symbol politico per food stylist: l’avocado. Per produrre mezzo kg di avocado vengono mediamente impiegati 270 litri d’acqua. Il risultato sono i quattro anni consecutivi in cui la California registra la peggior siccità della storia. Brindiamo con questo avocado alle mandorle offerto da “La cucina etica”!
Certo, c’è chi se la passa peggio.
Il vicino Messico in meno di 10 anni ha decuplicato gli export di avocado – conosciuto ormai da quelle parti come “oro verde”– diventandone
il primo produttore al mondo. L’offerta, però, non riesce a soddisfare
la domanda. I prezzi in continua salita stanno portando a una deforestazione
che tocca i 700 ettari all’anno; in dieci anni, per lasciare spazio ai
frutteti di avocado, è svanita un’area di foresta grande quattro volte
la Lombardia. Come per la California, questa perdita sta trasformando
radicalmente la vita di flora e fauna. Milioni di farfalle monarca
scelgono per la riproduzione e lo svernamento proprio le aree in
deforestazione del Michoacan, la capitale mondiale dell’avocado: senza
vegetazione il loro destino è l’estinzione. L’enorme quantità di
pesticidi e fertilizzanti necessari per la coltivazione degli avocado
stanno inoltre avvelenando le riserve acquifere da cui si abbeverano
animali e popolazione locale. Il controllo di questo enorme business è
in mano al cartello dei “Cavalieri Templari”, l’organizzazione criminale
responsabile della distribuzione di crystal meth negli Stati Uniti, che
ha scoperto un inedito pollice verde da quando i ricavi della vendita
di avocado sono passati dai 90milioni di dollari del 2000 agli 1.3
miliardi del 2012.
Le tattiche sono le stesse usate da tutti i mafiosi del mondo. Chi
non paga il pizzo si trova i frutteti bruciati. Chi prosegue nel non
assecondare i taglieggiatori va incontro alla morte o a quella dei
propri cari. Molteplici i casi di stupro. Un giornalista di Vocativ racconta la storia
del rapimento di due figli di un agricoltore. Per il riscatto da 1.5
milioni di dollari ha venduto tutto ciò che possedeva. I figli non li ha
mai più rivisti.
Per questo motivo si parla di “avocado insanguinati”. Come i diamanti. Come gli anacardi.
Ma persino gli avocado non sono nulla in confronto al più grande
distruttore di foreste del mondo: la soia. Per questo legume ogni anno
viene raso al suolo il 3% della foresta pluviale Argentina, situata
nella provincia di Cordoba. Otto milioni di ettari – un’area grande quanto il Portogallo. In Brasile, dal 1978 a oggi, sono sparite invece Italia e Germania.
Ma a chi importa, no? Del resto la foresta pluviale serve solo a
produrre il 28% dell’ossigeno che respiriamo e a stabilizzare il
surriscaldamento globale attraverso l’assorbimento di anidride
carbonica. Certo, uccidere miliardi di persone facendo innalzare il
livello degli oceani a causa dello scioglimento dei ghiacciai è un equo
sacrificio rispetto alla vita di una quaglia del Molise, peccato che la
foresta contenga anche il 40% delle specie animali viventi.
Questo però non intacca lo status della soia come alimento principe della dieta vegana – il sito de “La cucina etica” contiene 952 ricette basate su questo ingrediente. Secondo una ricerca dell’università di Oxford,
il 73% dei vegani consumerebbe ogni giorno almeno 11 grammi di proteine
provenienti dalla soia, ricca inoltre di fibre e minerali che
altrimenti verrebbero a mancare nell’organismo di una persona che non
mangia carne.
Ora so cosa staranno pensando i vegani. “La maggior parte della soia
viene coltivata come mangime animale, non per l’uomo!”. È vero, il 70%
della produzione mondiale di questo legume è destinata agli allevamenti
di bestiame, ma la nota lobby dell’industria della carne, conosciuta
anche come WWF, ha commissionato nel 2009 una ricerca alla Cranfield University
che riflette proprio su questo dettaglio. Lo scopo dello studio è
immaginare scenari che potrebbero ridurre del 70% l’emissione di gas
serra. I ricercatori giungono a questa conclusione: “sostituire latte e
carne con analoghi alimenti raffinati come il tofu potrebbe aumentare la
quantità di terreno arato necessario per soddisfare il fabbisogno
alimentare”.
Infine, se la propaganda “etica” funzionasse veramente e smettessimo
tutti di consumare prodotti animali, la deforestazione e il
surriscaldamento terreste aumenterebbero. Questo perché una vasta
quantità di alimenti consumati dai vegani richiede una lunga filiera di
lavorazione, dalla coltivazione a migliaia di km ai numerosi processi
necessari per trasformare la soia nell’unico alimento più insapore del
pollo: il tofu.
Provate a cercare un ristorante vegano interamente a km.0 nella vostra città. Non esiste. Il massimo che potete trovare è un ristorante possibilmente a km.0.
La verità, come ipotizza la ricerca del WWF, è che una cucina vegana
equilibrata non è sostenibile per l’ambiente. Certo, esiste chi si ciba
solo di frutti autoctoni, ma i rischi cui si va incontro sono una
carenza di calcio, una pericolosa mancanza di acidi grassi essenziali e
una predisposizione ad ascoltare Enya.
Perché, quindi, la giunta Appendino, dopo essersi insediata, ha parlato
di “promozione della dieta vegana sul territorio comunale come atto
fondamentale per salvaguardare l’ambiente, la salute e gli animali”?
Perché l’unica critica rivolta ai vegani è quella di essere vegani.
Basti pensare che negli ultimi anni hanno avuto come principale
antagonista intellettuale Giuseppe Cruciani, il conduttore di uno Zoo di
105 per uomini che scrivono “Liceo Classico” nella bio di Tinder.
Ma non c’è nulla di sbagliato nell’essere vegani, è una scelta personale, come tante altre.
Il problema nasce quando si passa da una scelta di vita a una
presunta scelta etica, motivata dal voler salvare l’ambiente o gli
animali. Questo significa mettersi in una posizione di superiorità
morale che semplicemente non trova corrispondenza nei fatti. È solo un
voler apparire ecologisti.
Il movimento vegano usa la parola “specista” per apostrofare chi
secondo gli adepti non mette vita animale e umana sul medesimo piano di
importanza. Quale parola dovremmo usare per identificare chi sceglie di
dare priorità alla propria coscienza piuttosto che alla vita, alla
salute e alla serenità di altri esseri umani? Soprattutto quando
parliamo di persone che vivono nei Paesi in via di sviluppo, mentre la
coscienza risiede in un corpo con un taglio asimmetrico che vive tra
Berlino, Milano o Londra.
Nessuno lo può sapere. L’unica cosa che possiamo fare, la prossima
volta che ci troveremo a mangiare in una hamburgheria artigianale con un
amico vegano, è aiutare chi ci sta di fronte a scegliere. Fra il burger
di quinoa con guacamole e mayo di mandorle e l’unica scelta etica
possibile: il digiuno.
Le forze speciali russe respingono un attacco pianificato dagli USA in Siria
denunciano gli USA e rilasciano un duro comunicato
È appena avvenuto qualcosa senza
precedenti, in Siria: le forze degli “operatori di "pace" moderati” sostenute dagli
USA ed Israele hanno tentato un attacco a sorpresa contro le forze governative
siriane situate a nord ed a nordest della città di Hama. Quello che rende
unico questo attacco è che si è svolto all’interno di una cosiddetta
“zona di de-escalation”, ed uno degli obiettivi chiave
dell’attacco era quello di circondare con un movimento a tenaglia, e
successivamente catturare, un plotone di agenti della polizia militare
russa dispiegato per monitorare e applicare lo status speciale di questa
zona.
Le forze di polizia militare russe, composte principalmente da
soldati della regione del Caucaso, hanno combattuto contro una forza
nemica molto più grande [30 a 1], ed hanno richiesto assistenza. Per la prima
volta, almeno ufficialmente, le forze speciali russe sono scese in campo
per salvare e portare via i loro compagni.
Allo stesso tempo, i russi
hanno inviato un certo numero di velivoli per il supporto aereo
ravvicinato [CAS, Close Air Support in inglese], che hanno ucciso parecchie centinaia (850/900) di terroristi “buoni” ["operatori di pace moderati" in gergo tecnico boldriniano] ed hanno respinto l’attacco (fonti russe[in inglese]
parlano dell’eliminazione di 850 operatori di pace, 11 carri armati, tre
veicoli per il supporto alla fanteria, 46 pickup armati, cinque mortai,
20 camion e 38 depositi di munizioni; qui[in russo]
potrete vedere foto dei soldati e degli equipaggiamenti distrutti). Ciò
che rende unico questo evento è la reazione ufficiale dei russi su
questo evento.
Il Capo del Dipartimento Principale
delle Operazioni dello Stato Maggiore Generale russo, il Colonnello
Generale Sergej Rudskoj, ha dichiarato che [in inglese]:
“Nonostante gli accordi firmati ad
Astana il 15 settembre, i terroristi del Fronte al-Nusra, e unità a loro
aggregatesi, che non vogliono rispettare la cessazione delle condizioni
d' ostilità, hanno lanciato un’offensiva su vasta scala contro le
posizioni delle truppe governative a nord e a nordest di Hama, nella
zona di de-escalation di Idlib, dalle ore 8 del 19 settembre (…) Secondo
i dati disponibili, l’offensiva è stata avviata dai servizi di
intelligence americani per fermare la riuscita avanzata delle truppe
governative ad est di Deir el-Zor”.
Oggi altri funzionari russi hanno
aggiunto a questa accusa una minaccia non tanto velata. Il portavoce del
Ministero della Difesa russo, il Maggior Generale Igor Konashenkov, ha dichiarato[in inglese]:
La Russia ha inequivocabilmente
detto ai comandanti delle forze statunitensi nella base aerea di Al
Udeid (in Qatar) che non tollererà eventuali bombardamenti dalle aree in
cui stazionano le SDF (…) Il fuoco proveniente da posizioni nelle regioni [controllate dalle SDF] sarà soppresso con tutti i mezzi necessari.
Questo non ha precedenti su diversi
livelli.
In primo luogo, i russi credono chiaramente che questo
tentativo di uccidere o catturare un plotone della polizia militare
russa sia stato pianificato dagli Stati Uniti ed Israele. Il fatto che fanno questa
accusa ufficialmente mostra il grado di irritazione provato dai russi
circa la doppiezza degli americani [vedi il viso nella foto, del Maggior Generale Igor Konashenkov]. In secondo luogo, questa è la prima
volta, almeno per quanto ne so io, che le forze delle Spètsnaz russe
sono dovute intervenire per salvare un’unità russa circondata. Tutti
gli operatori delle Spètsnaz sono sopravvissuti, solamente tre di loro sono
stati feriti nell’operazione.
Il
supporto ravvicinato di aerei Su-25 a bassissima quota è stato
ovviamente coordinato dai controllori aerei avanzati delle Spètsnaz, e
probabilmente ha assicurato la vittoria.
In altre parole, si è sfiorato
il disastro, e le cose sarebbero potute finire molto male (basta
immaginare cosa avrebbero fatto in video i pazzi takfiristi ai soldati
russi catturati!). Infine, un attacco organizzato dagli Stati Uniti a
quella che doveva essere una zona di “de-escalation”, combinato con un
tentativo di catturare soldati russi, alza l’asticella della duplicità
americana ad un livello totalmente nuovo.
La grande domanda adesso è “i russi
volevano davvero dire quello che hanno detto?” o stanno solo
piagnucolando con una vera determinazione a rispondere se necessario?
Ci sono un paio di problemi qui. In
primo luogo, oggettivamente, il contingente russo in Siria è minuscolo
rispetto all’enorme potenza del CENTCOM, della NATO e degli israeliani
sempre presenti. Non solo, ma in qualsiasi confronto tra Russia e Stati
Uniti, la Russia come paese è oggettivamente la parte più debole secondo
tutti i parametri, tranne nel caso di uno scambio nucleare. [questa affermazione è comunque clamorosamente smentita dall'articolo che riporto sotto.....ndr.] E quindi i
russi non sono in una posizione di forza. Inoltre, per ragioni storiche e
culturali, i russi sono molto più preoccupati dall’avvio di un
qualsiasi incidente che potrebbe portare ad una guerra rispetto agli
americani, che combattono sempre le loro guerre nel paese di qualcun
altro. Questo potrebbe sembrare paradossale, ma i russi temono la
guerra, anche se sono pronti ad essa. A differenza dei russi, gli
americani non temono la guerra, ma non sono nemmeno pronti ad essa. In
pratica ciò significa che un errore di calcolo americano potrebbe
portare benissimo ad una risposta militare russa che stordirebbe gli
americani e li costringerebbe ad entrare in una spirale di escalation
che nessuno potrebbe controllare.
Ricordate come Hillary promise che avrebbe imposto unilateralmente una cosiddetta zona “interdetta al volo” [“no-fly zone”, in inglese]
sulla Siria? Promise non solo di schierare aerei americani sulle forze
russe in Siria, ma ha anche di cacciare le Forze Aerospaziali russe dai
cieli siriani. Grazie a Dio, questa strega pazza non è stata eletta, ma
sembra che persone con le sue stesse opinioni arroganti e, francamente,
del tutto irresponsabili, siano ora in carica sotto Trump.
Ora la mia paura è che dei comandanti
incompetenti, arroganti, non troppo lucidi e generalmente ignoranti al
Pentagono e alla CIA, ignoreranno semplicemente i chiari segnali
d’avvertimento provenienti dai russi, compreso l’annuncio pubblico che,
il Cremlino ha dato l’autorità ai comandanti locali russi in Siria di
usare la forza per proteggere il personale russo.
In parole povere,
questo significa che se verranno attaccati, i russi in Siria non avranno
bisogno di consultarsi con Mosca prima di utilizzare la forza per
proteggere sé stessi. A proposito, regole d’ingaggio simili sono
abbastanza comuni, non c’è nulla di straordinario, ma il fatto che siano
state rese pubbliche è, ancora una volta, un messaggio all’Impero
Anglo-Sionista e ai terroristi “buoni” che utilizza per cercare di
conquistare la Siria.....
Questa volta noi (il mondo) siamo stati
fortunati. I syriani hanno combattuto duramente e i terroristi “buoni”
sono stati probabilmente sorpresi dalla spietata determinazione delle
forze di polizia militare russe (in realtà, composte soprattutto da
forze speciali cecene) e degli operatori delle Spètsnaz. Una cosa è
combattere i reparti syriani, un’altra affrontare questi guerrieri
temprati. Ma la prossima volta l’esito potrebbe essere diverso.
Anche il quadro più grande mi dà molta
preoccupazione. I syriani, con l’aiuto iraniano, di Hezbollah e russo,
hanno liberato Deir el-Zor, hanno attraversato il fiume Eufrate e si
stanno muovendo verso est. In parole povere, questo significa che Stati
Uniti e Daesh hanno perso la guerra, e che l’ultima regione siriana con
cui gli Anglo-Sionisti possono sperare di dividere il paese (il loro
attuale “piano B”) e stabilire una presenza militare americana
permanente è ora minacciata dall’avanzata siriana. La distanza tra le
forze statunitensi attualmente schierate in Syria nordorientale e le
forze siriane, iraniane, di Hezbollah e russe sta diventando sempre più
piccola ogni giorno. Posso solo immaginare come le forze, diciamo
iraniane o di Hezbollah, che stanno già “fiutando” la presenza nelle
loro vicinanze di forze statunitensi, stiano sbavando affamate per il
momento in cui finalmente potranno mettere le mani sul loro più vecchio e
più odiato nemico. Mi sento poco dispiaciuto per la prima unità
statunitense che entrerà in contatto con le forze iraniane o di
Hezbollah.
Adesso gli americani si nascondono
dietro i curdi, ma prima o poi gli iraniani o Hezbollah li troveranno.
Per quanto riguarda i curdi, la loro situazione in Syria è, per dirla in
modo gentile, precaria: sono circondati su tutti i lati dai turchi, dai
siriani e dagli iraniani, e l’unica zona che controllano in modo più o
meno stabile è in Iraq. Gli americani lo sanno perfettamente, e questo è
il motivo dei loro disperati tentativi di fermare i siriani.
Questa è una situazione molto
pericolosa: anche se il CENTCOM e la NATO sono di gran lunga i “più
tosti del quartiere”, in Siria gli americani sono con le spalle al muro,
il loro spazio di manovra si sta riducendo velocemente e non sanno
affatto come fermare questo processo. Da qui l’attacco alla zona di
de-escalation che abbiamo appena visto.
Spero che alla fine gli americani
faranno quello che hanno fatto ad Al-Tanf e facciano semplicemente i
bagagli, dichiarino la vittoria, e partano. Quella sarebbe l’unica cosa
razionale da fare. Ma dopo aver ascoltato Trump all’ONU, non ho la
sensazione che essere razionali sia in cima alla lista delle priorità
degli Stati Uniti. Tutto questo è piuttosto spaventoso.
In Syria, nella zona di Hama (sud di Idlib, in piena zona di
De-Escalation, ovvero tecnicamente pacificata) un grosso attacco dei
fanatici islamisti colpisce le forze siriane ed i loro alleati. L’obiettivo reale, come si vedrà spiegato più avanti è quello di
uccidere o possibilmente catturare una colonna di poliziotti militari
russi, presenti nella zona teoricamente “pacificata” e armati con
blindati leggeri e poco altro. Il "fato" vuole che non solo i fanatici "operatori di pace moderati" fossero presenti, ma anche
forze speciali americane di cia ed nsa, per dargli manforte, dato che, meritatamente, i
russi si sono fatti una nomea di ottimi combattenti, in zona.
Il piano teoricamente riesce, i “poliziotti” vengono circondati e le forze russe , iraniane e libanesi, nonché quelle siriane “colte di sorpresa“.
Improvvisamente le cose diventano difficili, per gli attaccanti.
I poliziotti russi danno mostra di una
ottima preparazione, e rispondono al fuoco con ferocia; e dimostrano d'avere a
disposizione un sacco di munizioni.
Velocemente arrivano sul posto le forze
speciali russe, (al loro primo intervento ufficiale sul fronte) che
massacrano letteralmente gli assalitori, riportando solo tre feriti
nelle loro fila.
Inizia un massiccio contrattacco siriano, preceduto da parecchi attacchi aerei e da ancora più numerosi attacchi di artiglieria.
Per la verifica dei fatti da me narrati vi rimando ai numerosi link posti in fondo, raccolti dal mio amico XYZ.
Non sappiamo se vi fossero agenti americani sul posto, ma, se così fosse giacciono tra i tanti
sepolti, a pezzi, a centinaia nelle fosse comuni un paio di giorni dopo, quando si
cominciò a ripulire l’area con i bulldozer, i cadaveri erano troppi. [ndr .... quasi 900]
Dobbiamo pensare che i russi siano stati fortunati o che sotto c’era dell’altro?
Le forze syriane e i loro alleati sono
al momento occupate dalla parte opposta del fronte, intente ad
attraversare l’Eufrate e a ingaggiare battaglia sempre più vicino agli
alleati curdi degli USA.
Occorre anche capire la mentalità peculiare degli abitanti locali.
Dopo l’inizio della guerra civile le
forze in campo si sono divise in centinaia di opposte fazioni, ognuna
con il suo comandante in capo e la sua brava bandiera, impegnate a
combattersi tra di loro e impegnati in mutevoli alleanze.
Segno di un innato individualismo e di una certa tendenza a cambiare bandiera, ovvero a mettersi dalla parte di chi “vince”.
Ma la “reputazione” è ancora più importante.
Il piano americano era chiaro, persino
troppo. I fanatici islamisti avrebbero occupato dei territori di scarsa
importanza strategica, ma avrebbero ottenuto lo spostamento di parte
delle truppe impiegate sull’Eufrate. La cattura e l’uccisione di quasi
trenta soldati russi avrebbe causato un bel danno alla “reputazione” di
Mosca.
Immaginate come interpreteranno i
combattenti di queste fazioni i fatti elencato sopra. Non vedranno una
eroica resistenza di un manipolo di soldati russi incredibilmente
fortunati, ma vedranno un bello scherzo tirato agli americani. E
il risultato sarà che i russi vedranno aumentarsi la loro già enorme
“reputazione”, e gli americani faranno la figura degli stupidi, come, del resto, notoriamene sono.
E, la pervicacia con cui gli americani
continuano a cercare di rompere le scatole alle forze di Assad e i loro
alleati, quando appare chiaro che la guerra sul campo è già persa, non
depone certo a loro favore, i syriani, non cerebrolesi, lo capiscono benissimo.....
Gli arabi capiscono benissimo il
concetto di ” ritirata strategica”. Non è altro che un modo per
riorganizzare le forze e attaccare in un secondo momento.
Capiscono perfettamente anche il concetto di Taqiyya
Taqiyya: è un termine
arabo che significa letteralmente come paura, stare in guardia,
circospezione, timore di Dio, santità, ambiguità o dissimulazione,
menzogna. Significa dissimulare se si combatte o se si è in pericolo. Nella pratica musulmana è consentito mentire in quattro occasioni: 1) per salvare una o più vite 2) per portare la pace in uno scontro 3) per convincere una donna 4) se ci si prepara ad uno scontro, per non fornire indicazioni al nemico.
Il pratica gli arabi si aspettano che
gli americani si ritirino in posizioni defilate o che addirittura si
pongano lingua in bocca con i russi, fingendo di allearsi con loro.
Per poi fotterli in un secondo momento.
Per loro è il corretto modo di comportarsi, con un nemico.
Un precetto coranico, addirittura.
Gli ammerregani continuano a fare di
tutto per rompere le scatole, combattono e non combattono, forniscono
armi ma negano di farlo, inviano soldati ma di nascosto, ecc. ecc.
Questo modo di agire è non solo è
stupido per gli arabi, ma li fa addirittura apparire deboli, come se
avessero paura di qualche migliaio di soldati russi.
Osserviamo le reazioni israeliane, per
esempio. A Tel Aviv capiscono bene la mentalità araba. Dopo la sconfitta
militare in Libano gli israeliani si sono calmati, e non vogliono
rischiare di perdere la “faccia” attaccando in forze.
Tramano nell’ombra e conducono piccoli
attacchi, un paio di missili alla volta, irrilevanti in termini militari
ma “simbolici”, ovvero dimostrano di essere pronti allo scontro, se
necessario.
I militari russi, d’altro canto, non
credono nella bugia tout court né negli attacchi dimostrativi
(concezione del tutto aliena per loro), ma nella Maskirovska.
La maskirovska è un concetto militare molto complesso.
Significa non solo mentire, ma fare
apparire al nemico una rappresentazione della realtà completamente
diversa dalla situazione reale.
Apparire deboli quando si è forti, e
viceversa. Come 29 poveri soldati russi, debolmente armati che sia
avventurano in mezzo al nulla, ghiotto boccone per i fanatici islamisti,
che già sognano di fare una pila di teste di nemici da mostrare al
mondo.
I satelliti americani spiano, e non osservano truppe nella zona.
Le spie confermano che in quella zona le
forze syriane sono male armate, e che gli aerei russi sono impiegate in
altre zone del fronte.
Persino i cannoni sono stati spostati,
la zona è “pacificata”. Un attacco viene pianificato, e va a finire nel
peggiore modo possibile.
Tutti gli assalitori morti:
...e nessun russo ucciso.....
Dal giorno seguente, fino ai primi d'ottobre, quasi 1.000 attacchi
aerei martelleranno tutti i punti salienti della zona, e faranno strage totale,
intervallati da innumerevoli colpi d'artiglieria, cannoni ,
improvvisamente teletrasportati nella zona di combattimento......
Non siamo davanti solo ad uno scontro tra nazioni, ma tra gruppi di nazioni con interessi e mentalità diversi.
Una guerra portata avanti da una parte
con mosse politiche, armi fetenti e costosissime impiegate contro
pecorai. Senza dimenticare l’impiego di ogni mezzo mediatico possibile,
una falsificazione della verità paragonabile solo all’inferno distopico
di 1984, alla quale gli ilici della penisola italica credono ciecamente.....
Dall’altra parte nessun effetto
speciale, solo sano e vecchio “artigianato” bellico. Si decide quale è
il nemico e lo si ammazza, senza starci a ragionare sopra.
Utilizzando
armi “ignoranti”, ma che costano poco e funzionano bene. Agli alleati e
nei media da loro controllati si spiega bene cosa sta succedendo, è in
corso una guerra per spartirsi il pianeta, e gli USA sono indeboliti
dalle lotte interne…
La battaglia è ancora aperta, ormai i
fanatici islamici sono alle corde e le forze russe ed americane sono
vicine ad uno scontro diretto.
Pesante sconfitta dell’alleanza USA-ISIS-Israele in Syria
Alessandro Lattanzio
L’alleanza
tra Stati Uniti d’America e Stato Islamico di Iraq e Levante (SIIL) ha
perso la guerra in Siria, assieme all’ultima regione siriana, da cui i
sionisti-statunitensi si giocano le ultime carte per dividere la Siria e
imporvi l’occupazione militare statunitense.
Il
Ministero della Difesa russo rilasciava un video sulle posizioni dello
SIIL a nord della città di Dayr al-Zur, in Siria orientale, che mostra
mezzi militari statunitensi schierati nella zona. “Le fotografie
aeree scattate il 8-12 settembre 2017 nelle aree occupate dalle forze
dello SIIL, rilevano numerosi veicoli corazzati Hummer utilizzati dalle
forze speciali dell’esercito statunitense“.
Unità delle forze
speciali erano schierate nelle postazioni create dai terroristi dello
SIIL, senza tuttavia che si registrassero scontri tra terroristi e
soldati statunitensi.
Breve servizio televisivo della tv pubblica della federazione russa, ovviamente censurato in corp. €uropa
“Nonostante le fortificazioni delle forze
armate statunitensi siano erette laddove i terroristi dello SIIL sono
attualmente dispiegati, non vi sono nemmeno i segni dell’organizzazione
di opere di difesa, dimostrando che i militari statunitensi che vi si
trovano, si sentano completamente al sicuro nelle aree occupate dagli 'operatori di pace moderati'“.
Il portavoce del Ministro della Difesa russo, Generale Konashenkov,
dichiarava che gli Stati Uniti sostengono l'ISIS, facendo finta di
combatterlo da 3 anni; “i terroristi che hanno attaccato le truppe
syriane a Dayr al-Zur provenivano da nord, dove sono ubicate le forze
speciali statunitensi e le basi delle forze nondemocratiche siriane.
Inoltre, nelle ultime 24 ore c’è stato un drastico aumento del livello
delle acque del fiume Eufrate, rendendo difficile all’Esercito arabo
siriano attraversare il fiume. Non ci sono state piogge. I siriani
dicono che l’unico modo per cui ciò succedesse era che l’acqua fluisse
dalle dighe a monte, occupate dall’opposizione controllata dalla
coalizione statunitense. Mentre la fine dello SIIL si avvicina in Syria,
è chiaro chi lo combatte veramente e chi ha fatto finta di combatterlo
negli ultimi 3 anni.
Se la coalizione internazionalista imperialista sionista guidata dagli USA preferisce non
combattere il terrorismo in Siria, il minimo che può fare è lasciare in
pace chi lo combatte in modo coerente ed efficace. Nonostante ciò,
l’Esercito arabo syriano, con il sostegno della forza aerea russa,
continua ad allargare la testa di ponte sulla sponda orientale
dell’Eufrate, liberando 160 chilometri quadrati dagli "operatori di pace moderati". Ricordo
che questa è una regione ricca di petrolio, che alimenta i terroristi.
Perciò gli statunitensi sono così decisi a sabotarlo”.
In riferimento al tentativo dei servizi
segreti statunitensi di sequestrare 29 poliziotti militari russi, si
svolse una battaglia di 7 ore che si concludeva con la disfatta dei
terroristi islamisti e dei loro istruttori statunitensi. Il Ministero
della Difesa russo dichiarava che i servizi segreti statunitensi avevano
diretto l’attacco islamista contro le forze russo-syriane con
l’obiettivo di sequestrare 29 militari russi, scatenando pesanti
combattimenti tra truppe russe e forze sostenute dagli USA, che subivano
perdite devastanti: 850 terroristi, 11 carri armati, 46 tecniche, 20
autocarri e 38 depositi di munizioni dell’Hayat Tahrir al-Sham distrutti dalle forze aerospaziali russe. Dichiarazione del Ministero della Difesa della Federazione russa sulla
situazione in Syria e l’azione degli Stati Uniti nella lotta al
terrorismo in Syria: “L’intelligence degli Stati Uniti ha
organizzato un pesante attacco del gruppo terroristico Jabhat al-Nusra
(Hayat Tahrir al-Sham) alla periferia di Hama, città situata in una zona
di de-escalation, violando l’accordo di cessate il fuoco. Assalivano le
difese governative, cercando di circondarle assieme a un’unità militare russa, ferendo 3 soldati russi. Il motivo era il tentativo del
Pentagono d’impedire all’Esercito arabo siriano di avanzare ad est di
Dayr al-Zur, contrastando i piani geopolitici statunitensi. Ad Astana, 5
giorni prima, era stato firmato un accordo di cessate il fuoco, ma
Jabhat al-Nusra non voleva rispettarlo. I terroristi lanciavano un
grande attacco alle truppe governative nella provincia di Idlib, una
delle quattro zone di de-escalation. Il Ministero della Difesa russo
indicava che l’attacco fu preparato con una notevole potenza di fuoco. I
terroristi utilizzarono carri armati e veicoli da combattimento per la
fanteria, riuscendo a violare le difese delle forze governative per 12
km.
Un altro compito di Jabhat al-Nusra era sequestrare un’unità
militare militare russa; un plotone in Syria per il rispetto della pace.
Il Ministero suppone che i terroristi fossero guidati dall’estero.
Secondo i dati disponibili, l’attacco fu orchestrato dai servizi
d’intelligence statunitensi per impedire il successo delle truppe
governative ad est di Dayr al-Zur. A causa dell’attacco dei terroristi,
il plotone della polizia militare fu bloccato, ma respinse gli attacchi
per diverse ore da un nemico soverchiante, al fianco dell’unità della
tribù Muali che aveva firmato l’accordo di cessate il fuoco e affrontava
una situazione difficile. I militari russi crearono immediatamente il
gruppo per recuperare i poliziotti, sostenuto dai velivoli d’attacco
Su-25 che attaccavano a bassa quota. Di conseguenza, l’accerchiamento fu
spezzato. Tre i russi rimasti feriti. L’operazione fermò i terroristi
infliggendogli un grave colpo.
Tutti i protagonisti sono stati decorati
Per 24 ore, attacchi aerei e d’artiglieria colpivano 187 obiettivi,
eliminando 850 terroristi, 11 carri armati, 4 veicoli da combattimento
per la fanteria, 46 pickup, 5 mortai, 20 camion e 38 depositi di armi.
Sfruttando la situazione, le truppe del governo syriano lanciavano la
controffensiva, respingendo il nemico sionista”. Infine, il 23 settembre, oltre 100 terroristi di Jabhat al-Nusra e del Faylaq al-Sham venivano eliminati da un attacco aereo russo sul comando sotterraneo del Faylaq al-Sham di Tal Mardiq, ad est di Idlib.
Nel
frattempo, il Ministro degli Esteri syriano Walid al-Mualam incontrava
il Ministro degli Esteri iracheno Ibrahim al-Jafari per discutere di
cooperazione e coordinamento tra Syria e Iraq.
Al-Mualam informava
al-Jafari sugli ultimi sviluppi delle Forze Armate syriane,
sottolineando l’aggressione della “coalizione internazionalista imperialista sionista” guidata
dagli Stati Uniti in Syria, dove uccide civili inermi e tenta di
ostacolare l’avanzata dell’Esercito arabo syriano contro lo SIIL.
Inoltre affermava che la Syria riconosce un Iraq unito e si oppone ai
tentativi di dividerlo. Al-Jafari notava la necessità di continuare il
coordinamento e la cooperazione dei due Paesi nella lotta al terrorismo,
rilevando che l’Iraq cerca di consolidare la sicurezza sul confine
syriano-iracheno.
Al-Mualam incontrava anche il Ministro degli Esteri
armeno Edward Nalbandian. Nalbandian affermava che il governo armeno
sostiene il governo syriano nella lotta al terrorismo, esprimendo
disponibilità a contribuire alla ricostruzione. Infine, al-Mualam
discuteva con il rappresentante algerino Abdalqadir Masahil, dove
Masahil ribadiva il forte sostegno del suo Paese agli sforzi della Syria
per combattere il terrorismo e a preservare l’unità e l’integrità
territoriale, affermando il rigetto da parte dell’Algeria delle
interferenze estere.
Sempre il 23 settembre, il capo di Stato Maggiore
dell’esercito iracheno, Generale Uthman al-Ghanimi, giungeva ad Ankara
per incontrare l’omologo turco Generale Hulusi Akar presso il comando
supremo turco.
I due generali hanno discusso del referendum curdo
iracheno ritenuto illegittimo e sottolineavano l’importanza
dell’integrità territoriale dell’Iraq.
La
comunità internazionale, compreso il Consiglio di sicurezza dell’ONU,
deve dare il proprio giudizio alla collaborazione tra gli USA e lo Stato
Islamico in Siria, ha dichiarato a RIA Novosti il primo vice presidente
del comitato del Consiglio della Federazione per la difesa e la
sicurezza Franz Klintsevich.
In
precedenza il Ministero della difesa russo ha pubblicato delle foto
aeree delle zone occupate dallo Stato Islamico a nord di Deir-ez-zor.
Nelle foto si vedono degli Humvee americani in servizio presso le forze
speciali statunitensi, le quali assieme alle unità delle Forze
democratiche siriane avanzano lungo la riva sinistra dell'Eufrate.
Secondo i dati del Ministero sul percorso delle forze speciali non ci
sono segni di combattimenti né di raid aerei da parte della coalizione. Nonostante il fatto che i capisaldi delle unità delle forze armate
degli USA si trovano in aree occupate dai terorristi, non ci sono segni
di combattimenti", si legge in un comunicato dell'agenzia, pubblicato
in Facebook. Il Ministero della difesa ha sottolineato che questo indica che
"tutte le truppe americane si sentono perfettamente al sicuro" nelle
zone occupate dai terroristi. Secondo i dati del Ministero della difesa russo le forze speciali
delle forze armate americane garantiscono alle forze democratiche
siriane un avanzamento senza ostacoli attraverso le unità dello Stato
Islamico. Le unità delle Forze nondemocratiche siriane avanzano lungo la
riva sinistra del fiume Eufrate in direzione di Deir ez Zor senza
incontrare nessuna resistenza ha dichiarato al Ministero della difesa a
RIA Novosti.
"La collaborazione tra lo Stato Islamico e gli USA non è un'ipotesi. È un dato di fatto. Le foto aeree del Ministero
hanno confermato quello che ho detto personalmente diverse volte: gli
americani in Syria e in tutto il mondo sono pronti a fare un patto col
diavolo stesso pure di perseguire i propri interessi" ha detto il
Senatore all'agenzia.
Ha dichiarato che "avendo creato questa
organizzazione terroristica, i servizi segreti statunitensi hanno
collaborato con essa per tutta la guerra syriana, ma recentemente,
quando gli Stati Uniti hanno compreso che gli eventi in Medio Oriente
hanno iniziato a svilupparsi secondo uno scenario a loro non gradito,
questa interazione è diventata particolarmente intensa", crede il
politico.
Secondo Klintsevich, in questa situazione non è
necessario accusare gli USA di tradimento. "Sono stati traditi i fedeli
alleati degli Stati Uniti" il deputato ha detto, notando che gli Stati
Uniti hanno "calpestato tutte le regole scritte e non scritte delle
relazioni internazionali coprendosi di una vergogna indelebile". "Basti
pensare a questa frase: gli Stati Uniti, che si fanno chiamare baluardo
della democrazia e dell'umanesimo, collaborano con l'organizzazione più
misantropica del mondo.
Scoprono che è impossibile collaborare con la
Corea del Nord, e con lo Stato Islamico è possibile?" ha ribadito Klintsevich.
"Questa è senza dubbio una questione da discutere al Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite" ha detto Klintsevich.
E PER CONCLUDERE... VI SPIEGO IL MOTIVO PER IL QUALE I SIONISTI NON SCATENANO LA GUERRA CONTRO LA RUSSIA ......
La potenza di fuoco russa in Siria
DI ANDREI MARTYANOV
unz.com
Quanto
si tratta di armi, le dimensioni sono importanti, così come gittata e
velocità. C’è un piccolo contingente militare russo in Syria che crea
grandi problemi agli americani, che si dice vogliano attaccare la base
aerea Khmeimim. Molti personaggi influenti in America non solo
stanno considerando l’opzione, ma la stanno spingendo. Il tenente
colonnello Ralph Peters non fa giri di parole quando si tratta di
attaccare i russi: “la situazione potrebbe andare fuori controllo. In
quel caso, dobbiamo vincere con rapidità e decisione – mantenendo le
cose all’interno della Syria”. Peters ed altri capi militari
avranno sicuramente studiato gli strateghi del passato, da Clausewitz a
Moltke a Guderian, ma bombardare i Russi a Khmeimim non ha senso. Gli
Stati Uniti ovviamente possono sganciare il proprio arsenale e
sterminare gli armamenti russi, siano essi SU-35, S-300 o S-400, con
alta probabilità di mantenere l’intero conflitto confinato in Syria. Ma
non è così scontato. Che la Russia sia una superpotenza nucleare è
indubbio, lo sanno tutti, anche i russofobi americani più accaniti. La Syria, però, è un po’ diversa: l’escalation verso un conflitto nucleare,
infatti, potrebbe essere controllata da chi è più forte in un conflitto
convenzionale. Il problema qui è proprio il concetto di guerra
convenzionale – un tipo preciso di conflitto su cui i militari
statunitensi si sono gettati negli ultimi 30 anni, vantando di essere in
grado di gestire qualsiasi tipo di avversario. Alla base di
questo approccio stava la convinzione americana di avere le migliori
armi stand-off (1). L’aggressione contro la Jugoslavia dimostrò che le
forze armate potevano sopraffare la difesa aerea di una nazione come la
Serbia abbastanza velocemente e da distanze ben al di là della portata
delle sue obsolete difese aeree. Le migliaia di missili da crociera
Tomahawk resero la difesa aerea serba praticamente inutile dopo le prime
due settimane di incessanti bombardamenti. Ma il problema per gli
Stati Uniti scatta qui: la Russia può fronteggiare questo ipotetico
conflitto convenzionale ben più della Syria. Può infatti rispondere
colpo su colpo in qualsiasi parte del Medio Oriente, essendo dotata del
più avanzato arsenale di armi stand-off ad alta precisione ad oggi noto. Per
questo è abbastanza ridicolo parlare di “sconfiggere” il contingente
russo in Syria. La guerra non è una sparatoria, comincia nelle sale
operative e negli uffici politici ben prima che venga sparato il primo
colpo. Se il contingente russo in Syria fosse stato dispiegato diciamo
nel 2005, lo scenario di Peters non avrebbe avuto grandi ostacoli. Ma non
è il 2005 e la Russia è in grado di contraccare efficacemente in caso
di attacco convenzionale su Khmeimim. Alcuni giorni fa, a seguito della morte
del tenente generale (2) Asapov in Syria, sicuramente “favorita”
dalla cosiddetta "Coalizione internazionalista imperialista sionista", in prossimità della liberata Deir-ez-Zour,
l’aviazione strategica russa ha lanciato dei missili da crociera X-101 a
lungo raggio verso bersagli ISIS in Syria. Non è una novità che i russi
usino missili da crociera con più di 5.500 chilometri di gittata, né
che la Marina lanci 3M-54Калибр della famiglia Kalibr con più di 2.500 km di
gittata da qualsiasi parte del Mediterraneo orientale o del Mar Caspio. Queste gittate sono fuori portata per qualsiasi arma difensiva
americana, come il Tomahawk TLAM-A Block II che al massimo ne ha una di
circa 2.500 chilometri ed il TLAM Block IV che ne ha una di 1.600
chilometri.
IL DOCUMENTARIO è DATATO, MA è RAPPRESENTATIVO DI COME LA FED. RUSSA è IN GRADO DI ANNICHILIRE GLI YANKEES....
La Raytheon dice che questi missili ed il Tomahawk
sono in grado di colpire obiettivi in movimento. Le cose importanti però
sono gittata e precisione e questo è un po’ il punto debole degli
U.S.A. La portata offre una flessibilità operativa senza precedenti ed
il lancio dell'altro ieri dai bombardieri strategici russi Tu-95 Bears ha
lanciato un messaggio molto chiaro – non in termini della gittata degli
X-101, ci sono in costruzione missili da crociera con distanze ancor
maggiori, fino a 10.000 chilometri. Il messaggio stava nel fatto che i
missili sono stati lanciati dallo spazio aereo iraniano ed iracheno. Non
ce n’era bisogno, si poteva fare più comodamente dall’area del Mar
Caspio. Ma i Bears hanno lanciato i missili mentre venivano portati nello
spazio aereo iraniano da Su-30 e Su-35 delle Forze Spaziali Aeree russe e
questo, oltre a dimostrare di poter raggiungere qualsiasi asset
terrestre americano nell’area, ha lanciato un segnale inquietante. L’Iran
sa bene che, dovessero gli americani attaccare i russi in Syria,
verrebbe immediatamente “coinvolto”, volente o no.
Per cui, perché non
prepararsi al meglio a quando resterà solo l’opzione nucleare? Ecco
dunque che avere forze russe al proprio fianco e nel proprio spazio
aereo aiuta notevolmente. Ma ciò apre anche ad un’altra grave
possibilità in caso di conflitto convenzionale tra Russia e Stati Uniti –
scenario che i neocon sognano. Mettendo da parte le emozioni e
guardando i dati, la Dottrina Militare russa, riaffermata nell’Edizione
2014, dal 2010 considera l’uso delle stand-off High Precision come una
chiave della strategia di contenimento, come l’articolo 26 della
suddetta dottrina chiaramente afferma. La Russia non vuole la guerra con
gli Stati Uniti, ma se spinta è in grado non solo di raggiungere gli
asset terrestri statunitensi, come il nucleo CENTCOM in Qatar, ma, cosa
ancor più significativa, anche quelli navali nel Golfo Persico. Oltre
a 66 bombardieri strategici di lunga portata, i Tu-160 e Tu-95, la
Russia ha a disposizione più di 100 bombardieri TU-22M3, molti dei quali
sono capaci sia di rifornirsi in volo sia di portare un’arma piuttosto
intimidatoria: il missile da crociera X-32 (Kh-32), la cui gittata è di
1.000 chilometri e la cui velocità supera i 4.2 Mach.Questo missile è
stato precipuamente progettato per colpire qualsiasi cosa si muova sulla
superficie del mare.
Il missile non è intercettabile e ,
come dimostrato ieri, l’Iran non ha problemi a consentire a questi
TU-22M3 di operare nel proprio spazio aereo. Lanciata dalla zona di
Darab, la salva non solo coprirebbe tutto il Golfo Persico ma
chiuderebbe il Golfo di Oman a qualsiasi forza navale. Nessuna nave e
nessun Carrier Battle Group sarebbe in grado di entrare in questo
settore in caso di conflitto convenzionale con la Russia in Syria.
La
salva di 3M-54Калибр dal Mar Caspio del 7 ottobre 2015 ha impressionato così
tanto la USS Theodore Roosevelt ed il suo CBG da costringerle ad
abbandonare quasi immediatamente il Golfo!!! Ah ah ah ah ah..... Questo semplice fatto
dimostra perché per due anni un piccolo contingente militare russo sia
stato in grado di operare in modo efficace in Syria e, difatti, imporre
condizioni nella zona delle proprie operazioni. Il contingente non è
solo una base militare, è una forza strettamente integrata con le Forze
Armate, e sono queste ultime a decidere l’eventuale escalation. Speriamo
solo che tutto quanto sopra descritto rimanga solo speculazione e non
abbia alcuna base nella vita reale – se questi scenari non si avverano è
meglio per tutti.
Fonte: www.unz.com
Link: http://www.unz.com/article/russia-the-800-pound-gorilla
27.09.2017
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG NOTE: (1)
Gli armamenti di tipo stand-off (tipicamente sono missili) sono quegli
armamenti che possono essere lanciati da una distanza così lunga da
consentire all’attaccante di restare al di fuori della portata delle
armi difensive dell’attaccato.
http://encyclopedia2.thefreedictionary.com/standoff+weapon http://en.wikipedia.org/wiki/Standoff_missile (2) Generale a due stelle, corrispondente al grado italiano di Generale di divisione.