di Luigi Paioro [1]
Il termine gnosi deriva dal greco
gnôsis, conoscenza: la conoscenza totale ed assoluta delle verità, la perfetta
conoscenza delle verità divine. I dottori dell’antico mondo intellettuale di
Alessandria d’Egitto (III sec. a.C. – III sec. d.C.) distinguevano tra pistiV
(pistis), la fede accettata immediatamente, per adesione sentimentale, e gnv
siV (gnôsis), l’esame della fede stessa, la conoscenza delle verità religiose
per una loro accettazione razionale.
In un’ottica neoplatonica, gli
gnostici cristiani primitivi ritenevano che il cosmo fosse composto da
gerarchie di entità incorporee dette "eoni", emanati da Dio, inteso
come Assoluto, l’Agnostos Theos. Gli eoni sono sempre meno perfetti man mano che
si allontanano da Lui, come fossero una luce che si affievolisce più si
allontana dalla sorgente. L’ultimo eone è l’anima umana, che venuta a contatto
con la materia ne è rimasta sopraffatta, rimanendo schiava del dolore, della
sofferenza e della morte nonché del male. Di conseguenza l’anima umana è
avvolta dall’oblio, dalle tenebre che la rendono dimentica della propria natura
divina e la gnosi è appunto il riprendere coscienza della propria identità e
arrivare al ricongiungimento con Dio, ritornare al Pleroma. Come atto di
misericordia Dio emanò l’esempio di Anthropos, l’uomo spirituale perfetto,
l’Adam Kadmon che altri non fu che Gesù.
Questo modello di caduta
pleromatica è ben descritto dal testo gnostico del Pistis Sophia, dove Gesù,
dopo la resurrezione dai morti, durante undici anni trascorsi con i discepoli,
narra di Pistis Sophia, entità celeste che confuse la luce inferiore con quella
superiore, ed inseguendola cadde nella materia; in seguito Gesù descrive il suo
processo di riconquista del Pleroma. Nei misteri templari si dice che il testo
sacro del Pistis Sophia fu scritto da Maria Maddalena, sposa-sacerdotessa del
Cristo Gesù e simbolo della gnosi.
Ma la gnosi, in definitiva, è
sempre esistita e vuole rispondere alle eterne domande dell’uomo. La gnosi la
troviamo in ogni civiltà. Non esiste cultura che detiene la conoscenza, la
conoscenza non appartiene a nessuno. La conoscenza è dentro di noi e nei secoli
si è manifestata anche con miti e leggende. Pertanto troviamo la gnosi nella
cultura cristiana, sì, ma anche in quella pagana, indù e buddhista dei Gupta
Vidya e dei Brahma Vidya, sufi ed islamica, maya, azteca, tolteci, ecc., ed
anche in quella egizia dove Osiride è l’Uomo cosmico decaduto, prigioniero del
Male, rinchiuso in una bara da Seth, il fratello malvagio. Osiride è il dio in
noi, l’eone che viene liberato da Horus, il Figlio, il Cristo intimo. Ed ecco
che vediamo i tre Logoi fondamentali del Padre, Figlio e Spirito Santo che
altri non sono che Osiride, Horus e Iside nei misteri isiaci, Brahma, Vishnu e
Shiva nei misteri indù. E qui si capisce come lo Spirito Santo altri non sia
che Shiva, che si sdoppia in Shiva-Shakti e quindi si identifica con Iside:
Maria, la Divina Madre.
Pertanto la gnosi è definita
Philosophia perennis et universalis (filosofia perenne ed universale) in quanto
è, aldilà dei concetti, dei dogmi e delle teorie. Infatti la gnosi non è
dogmatica e non è teorica, ma sperimentale: solo così si può conoscere
veramente. A questo scopo la gnosi fornisce le chiavi per aprire le porte della
conoscenza. Queste chiavi si trovano dentro di noi, e questo concetto fu ben
espresso dalla nota frase gnôti sautón (greco), nosce te ipsum (latino), ovvero
conosci te stesso incisa sul frontone del Tempio di Delfi, che Socrate adottò
come proprio motto. Quindi la gnosi è, a conti fatti, auto-gnosi. E questo
concetto lo vediamo nuovamente espresso nella massoneria esoterica, quando
viene indicato il VITRIOL: Visita Interiora Terræ, Rectificando Invenis
Occultum Lapidem – Visita l’interno della Terra, seguendo la retta via troverai
la Pietra Occulta. La Pietra Occulta è la Conoscenza, la Verità ultima, la
Gnosi concepita come realizzazione del sé e reintegrazione col Pleroma, e
l’interno della Terra è l’interno dell’uomo stesso, ovvero la propria psicologia
nella ricerca dei difetti per una propria rettificazione, ma anche la propria
anima eonica.
Lo gnostico viene anche definito
un teurgo, ovvero colui che pratica la Teurgia, che letteralmente significa
"creazione di divinità". Infatti lo gnostico teurgo anela al
raggiungimento della perfezione spirituale che, data la propria natura eonica
divina, lo trasforma in un dio, una entità celeste angelica reintegrata col
Padre. La Teurgia gnostica è il ritrovamento di sé in armonia col creato ed è
in contrapposizione alla Goezia (o Goetia), pratica magica di evocazione delle
entità demoniache per ottenere benefici materiali, pratica che inevitabilmente
porta tale mago ad essere a sua volta schiavo delle tenebre. Curiosamente al
giorno d’oggi molti praticanti della Goezia si definiscono a loro volta
gnostici, indicando le loro pratiche tenebrose come via alternativa alla
ricerca della Conoscenza. È chiaro che c’è una contraddizione di fondo in tale
affermazione, ed infatti non è di quella "gnosi" che paliamo in
questo scritto.
Nella vera gnosi antica e moderna
viene fatta una importante distinzione tra Intelletto ed Intelligenza. Col
termine Intelletto viene indicata la parte della psiche che riceve dai sensi,
elabora e restituisce un risultato. Differentemente l’Intelligenza trascende
l’intelletto, infatti per Intelligenza si considera, in sostanza, l’Essenza
interiore di ogni individuo, la propria scintilla monadica che lo qualifica
realmente come individuo eterno. A tale proposito riportiamo un passo tratto da
Il Pimandro, di Ermete Trismegisto: " Dio ha fornito la ragione a tutti
gli uomini, ma non l’Intelligenza. Egli ha voluto metterla nel mezzo delle
anime come premio da conquistarsi. Se tu non cominci con l’odiare il tuo corpo,
tu non puoi amare te stesso; quando amerai te stesso avrai l’Intelligenza, e
allora otterrai la Scienza". Qui si comprende come la Coscienza superiore
si identifichi con l’Intelligenza, ottenuta la quale si arriva alla gnosi. La
Coscienza non appartiene all’Intelletto, la ragione, ma è quella parte di noi
che conosce il noumeno delle cose, la causa causorum di tutto il creato. Passo
fondamentale per lo gnostico è "odiare il corpo", ovvero non essere
attaccato alle cose materiali e caduche di questo mondo ma ricercare l’Intelligenza,
che si ottiene amando il vero sé, che è il Padre.
Ciò che viene messo in evidenza
nella gnosi è che l’uomo vive esteriorizzato, intellettualizzando nel senso
precedentemente chiarito. Bisogna, quindi, sviluppare la Coscienza per avere
una percezione diretta, istintiva e noumenica della natura e delle realtà
cosmiche. E la Coscienza stessa si nutre della gnosi. L’esteriorizzare e
l’intellettualizzare, assieme all’identificazione con gli avvenimenti e le cose
che lo circondano, o con una ideologia politica o con un credo religioso, con i
figli o la moglie, ecc., portano l’individuo a dimenticarsi di sé mascherando
questa fuga da lui stesso con apparenti virtù. Pertanto la gnosi nasce dalla
non identificazione con le cose di questo mondo, dall’interiorizzazione nella
ricerca di un continuo contatto con la propria Essenza, e dalla totale
percezione diretta ed istintiva della Verità, aldilà dei sofismi intellettuali
e dei costrutti ideologici. Non identificarsi con le cose di questo mondo,
però, non significa fuggire loro in diversa maniera, magari ritirandosi come
eremiti impauriti dalla vita stessa, ma tutto il contrario. Infatti è solo
vivendo intensamente e saggiamente la vita nella concretezza della realtà
sociale in cui ognuno si trova, che si può sperimentare la gnosi attraverso
l’applicazione delle chiavi di realizzazione che la gnosi stessa fornisce. La
vita materiale è vista come una sorta di "palestra", ove l’iniziato è
messo in continuazione alla prova.
Ma cos’è la conoscenza? Possiamo
classificare tre tipi di conoscenza: quella tradizionale, ovvero i mestieri, i
lavori, ecc., ossia la conoscenza che viene trasmessa dall’artigiano
all’apprendista; quella intellettuale, ovvero gli studi scolastici basati su
teorie e schemi, ecc.; ed infine quella trascendentale, ovvero quella
conoscenza che si ha col risveglio della Coscienza. Capire le origini della
propria esistenza e della propria situazione nella vita, rispondersi agli
eterni perché è conoscenza trascendentale. Precisamente di questa conoscenza si
occupa la gnosi.
E dove ritroviamo questa
conoscenza trascendentale, e quindi la gnosi? Bene, si dice che la gnosi si
appoggi su quattro pilastri, detti i quattro pilastri della conoscenza, e sono
la Mistica, la Scienza, l’Arte, e la Filosofia.
La Mistica, oltre ad essere quel
sentimento superiore che trascina lo gnostico verso Dio, è intesa come lo
studio dei principi religiosi che sono comuni a tutte le religioni. Questi
principi religiosi, in qualità di core mistico della pratica religiosa, è la
gnosi distillata, scevra dagli aspetti culturali e sociali delle diverse forme
religiose.
La Scienza, che si fonde con la
Religione dando forma ad un linguaggio a volte simbolico a volte allegorico,
porta allo studio della Cabala ebraica, dell’Alchimia, delle dimensioni
dell’universo e dell’anatomia occulta. E così nella Cabala si studiano le
gerarchie celesti intrecciandole con dei principi matematici che fanno
risaltare la natura perfetta della creazione, la quale come onde armoniche
risonanti è uno splendido quadro di bellezza. Nell’alchimia, sotto allegoriche
terminologie chimiche e sperimentali viene spiegato il processo del solve et
coagula, ovvero la dissoluzione dei propri difetti e la sublimazione del
proprio fuoco spirituale nell’Athanor, lungo la Colonna di Vita, per poter
ottenere la trasformazione del piombo in oro, ovvero per trasformare l’uomo da
profano a divino ed ottenere la Pietra Filosofale. E nello studio dello
sdoppiamento astrale ecco che fanno la loro comparsa le dimensioni superiori
dell’universo, oggi tanto considerate dalla fisica moderna, ma ben conosciute
da sempre. Ed infine, l’anatomia occulta con lo studio delle energie
metafisiche dell’uomo, dei nadi, dei chakra e della kundalini.
Quando vogliamo ritrovare la
gnosi nell’arte dobbiamo dapprima fare una importante distinzione tra quella
che è definibile arte soggettiva e l’arte oggettiva.
L’arte soggettiva è quell’arte
che vuole esprimere esclusivamente la personalità dell’artista, quell’arte che
è simbolo di una propria visione e percezione delle cose. Senza entrare nel
merito di una particolare forma d’arte musicale, architettonica o altro, è
facile distinguere questo tipo di arte quando il suo prodotto risulta essere un
po’ sterile, che lascia il tempo che trova, che ovviamente esprime sentimenti e
filosofie ma che però nasce e muore nel suo tempo, come pure la personalità
dell’artista. E così nascono canzoni e canzonette che hanno successo per una
stagione e poi si dimenticano, oppure vengono composte opere intere di
"musica concettuale", che bisogna "capire" e che sono il
frutto di una intellettualizzazione dell’arte, si dipingono quadri che vanno
"fuori moda" o palazzi e monumenti che "sanno di vecchio"
ma che al loro tempo erano con tutta probabilità il massimo dell’arte.
L’arte oggettiva, invece, esprime
la natura occulta dell’uomo e di tutto il creato, è una forma d’arte eterna che
suscita in chiunque sentimenti elevati e che trae alimento dall’ispirazione
divina. Pensiamo a splendide opere quali l’"Ultima cena" di Leonardo
da Vinci, le varie Cattedrali gotiche o le antiche chiese artistiche, la
"Divina Commedia" di Dante Alighieri, e la sublime musica classica
dei grandi compositori quali Beethoven, Mozart, Bach o Wagner. Leggiamo in uno
scritto a proposito del basso continuo: " Il basso continuo è il più
perfetto fondamento della musica. Esso si esegue con entrambe le mani: la mano
sinistra suona la parte prescritta, la destra realizza consonanze e dissonanze.
Ciò dà luogo ad una melodiosa armonia in onore di Dio e a profonda delizia
dello spirito; così come tutta l’altra musica, anche il basso continuo deve
avere come fine quello di onorare Dio e ricreare lo spirito. Quando si perde di
vista ciò, non vi è vera musica, ma solo noia e strillio infernale" (J. S.
Bach, 1738).
Ed è proprio nell’arte oggettiva
che noi troviamo la gnosi, sia come forma artistica stimolante emozioni
superiori sia come espressione di elevate simbologie esoteriche quali quelle
che possiamo trovare nelle già citate cattedrali gotiche, realizzate dalle sapienti
mani della Libera Muratoria e dalle sagge influenze dell’Ordine Templare.
Ed infine la filosofia.
Etimologicamente deriva da filos-sophia (amore per il sapere). Amore per il
sapere: ma di quale sapere? Quello noumenico. La filosofia era in origine psicologia,
derivante da psyché (anima) e logos (studio). Ma lo studio dell’anima, che
altri non è che gnosi, nei secoli divenne scomoda per i molti, e la involuzione
materialistica dell’umanità portò alla necessità di celare dietro sapienti
discorsi e dietro mentite spoglie tale conoscenza, e fu così che nacque la
filosofia. Termine e pratica più "diplomatica" ma che in cuor suo
nasconde ancora il profondo anelito alla ricerca interiore e la ricerca della
divinità. Oggi la psicologia ha assunto un significato un po’ diverso, ma le
origini sono chiaramente espresse nel nome. Certamente nella gnosi la
psicologia assume un ruolo determinante, ma è sempre vista come studio di sé
stessi per ottenere quel nosce te ipsum di cui parlato in precedenza, e quindi
come un reale studio dell’anima, intesa però come intimità egoica dell’uomo e
non come anima eonica.
Come si realizza concretamente
l’ascesa al Pleroma, ovvero ciò che oggi viene definita la rivoluzione della
Coscienza? Bene, questo è ovviamente un percorso lungo una vita, una vita di
evidente impegno, impegno che si costruisce su tre fattori: Nascita, Morte e
Sacrificio. Questi tre fattori permettono di vivere la gnosi.
La Nascita è quella stessa
nascita, o rinascita, di cui parla Gesù quando dice: " In verità, in
verità ti dico, se uno non rinasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio.
[…] In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non
può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne, quel che è
nato dallo Spirito è Spirito " (Gv 3,3-5). Questo si traduce nella
rinascita dello Spirito dallo Spirito Santo, il risveglio della Coscienza che
si attua con la trasmutazione alchemica, ovvero con il risveglio della
kundalini e la costruzione dell’Abito di Nozze o Corpi Celesti. Difatti Paolo
aggiunse a proposito della rinascita: " Non ogni carne è la medesima
carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di
uccelli e altra quella di pesci. Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma
altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri
" (1 Cor 15,39-40).
La Morte è la morte mistica, il
"morire in sé stessi" che significa la distruzione dei propri
difetti. La morte psicologica si attua attraverso il lavoro interiore, il
VITRIOL di cui già discusso. Il lavoro interiore si attua attraverso la
meditazione ed il continuo ricordo di sé, osservandosi attentamente durante la
giornata come si fosse degli spettatori esterni delle proprie azioni e dei
propri pensieri. Identificandosi con l’Essere questo diventa automatico, in
quanto cambia centro di gravità della nostra persona.
Ed infine il Sacrificio. Il
Sacrificio è sacrificio per l’umanità, aiutare gli altri, vivere la compassione
buddhista. Il sacrificio è un atto d’amore, ed è indispensabile per vivere la
gnosi. Senza amore non c’è gnosi, in quanto l’Essere è lui stesso amore. Si
dice che le iniziazioni, mete del percorso alla conoscenza, proseguano con i
meriti del cuore. Chi non ama, mai potrà conoscere. Chi ama, si sacrifica volentieri.
Ma anche se il sacrificio fosse estremo, per amore si farebbe comunque, così
come il Cristo si sacrificò e diede la vita per amore dell’umanità.
Concludiamo questo scritto con
due estratti di due autori gnostici, che a distanza di millenni si riallacciano
nella comune ricerca di Dio.
" […] Lo gnosticismo è un
processo religioso molto intimo, naturale e profondo. È un esoterismo
autentico, basilare, che si sviluppa d’istante in istante con esperienze
mistiche molto personali, completo di dottrina e riti propri: una straordinaria
dottrina che fondamentalmente adotta la forma mistica e, a volte, mitologica;
una magica ed ineffabile liturgia con una viva istruzione per la coscienza
superlativa dell’Essere. " (Samael Aun Weor, La dottrina segreta di Anawak).
" Quando cerchi Iddio,
cerchi la bellezza. Una sola è la via che vi ci conduce: la pietà unita alla
Gnosi " (Ermete Trismegisto, Il Pimandro).
deca
Ermete Trismegisto raffigurato nel pavimento del Duomo di Siena (Giovanni di Stefano)
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