Il tempo scade per
la Pax Americana
Rostislav Ishenko (Ucraina) Politexpert – Oriental Review
Il
paradosso dell’attuale crisi globale è che negli ultimi cinque anni,
tutte le nazioni relativamente responsabili e indipendenti hanno
compiuto enormi sforzi per salvare gli Stati Uniti dal disastro
finanziaria, economica, militare e politico che incombe. E questo è
tutto, nonostante le iniziative altrettanto sistematiche di Washington
per destabilizzare l’ordine mondiale, giustamente conosciuto come Pax
Americana.
Dato che la politica non è un gioco a somma zero, vale a dire la perdita di un partecipante non necessariamente comporta il guadagno per un altro, e tale paradosso ha una spiegazione logica. Una crisi scoppia in qualsiasi sistema quando vi è una differenza tra struttura interna e somma totale delle risorse disponibili (cioè le risorse risulteranno insufficiente al sistema per funzionare normalmente). Vi sono almeno tre opzioni per affrontare questa situazione:
– La riforma, in cui la struttura interna del sistema evolve in modo da corrispondere meglio alle risorse disponibili.
– Collasso del sistema, in cui lo stesso risultato si ottiene tramite la rivoluzione.
– Conservazione, in cui gli ingressi che minacciano il sistema vengono eliminati con la forza, e le relazioni nel sistema sono accuratamente conservate su rapporti iniqui (tra classi, strati sociali, caste o nazioni).
Il metodo di conservazione fu tentato dalle dinastie Ming e Qing in Cina, così come dallo shogunato Tokugawa in Giappone. Ebbe successo (nel 19 ° secolo), prima della globalizzazione capitalista. Ma alcuna di queste civiltà orientali (anche se piuttosto robuste internamente) sopravvisse alla collisione con la civiltà europea tecnologicamente più avanzata (e quindi più potente militarmente e politicamente).
Il Giappone trovò la risposta nella via della modernizzazione (riforma) alla seconda metà del 19° secolo, la Cina ha passato un secolo immerso nel pantano della dipendenza semi-coloniale e di sanguinose guerre civili, finché la nuova leadership di Deng Xiaoping poté articolare la propria visione delle riforme per la modernizzazione. Questo punto ci porta a concludere che un sistema può essere preservato solo se è tutelato da eventuali influenze esterne indesiderate, vale a dire se controlla il mondo globalizzato.
La contraddizione tra sfuggire alla crisi, adottata dell’élite degli Stati Uniti, e l’alternativa proposto dalla Russia e sostenuta da Cina e nazioni BRICS, e ora da gran parte del mondo, risiede nel fatto che i politici di Washington lavorano al presupposto che possano controllare completamente il mondo globalizzato e guidarne lo sviluppo nella direzione desiderata. Pertanto, di fronte alla diminuzione delle risorse per sostenere i meccanismi che perpetuano la loro egemonia globale, cercano di risolvere il problema con forza sopprimendo i potenziali oppositori per riallocare le risorse globali a loro favore.
In caso di successo, gli Stati Uniti potrebbero ricostruire gli eventi della fine degli anni ’80 – primi anni ’90, quando il crollo dell’Unione Sovietica e del relativo sistema socialista mondiale permisero all’occidente di sfuggire alla crisi. In questa nuova fase è una questione non più di semplicemente riassegnare le risorse a favore dell’occidente collettivo, ma solo a favore degli Stati Uniti.
Tale mossa ha offerto al sistema una tregua che potrebbe essere utilizzata per creare un regime che preservi relazioni inique, durante cui il controllo definitivo del dell’élite statunitense su potere, materie prime, finanza e risorse industriali li salvaguarda dal pericolo d’implosione interna del sistema, mentre l’eliminazione dei centri di potere alternativi protegge il sistema da violazioni esterne rendendolo eterna (almeno per un periodo di tempo storicamente prevedibile).
L’approccio alternativo postula che le risorse complessive del sistema
possano esaurirsi prima che gli Stati Uniti possano generare i
meccanismi per perpetuare la propria egemonia globale.
A sua volta, ciò porterà ad estendere (e sovraestendere) le forze che garantiscono la soppressione imperiale delle nazioni alla periferia globale, il tutto nell’interesse del centro di Washington, determinando l’inevitabile collasso del sistema. 200, o anche 100 anni fa, i politici avrebbero agito in base al principio di “ciò che cade, va anche spinto” e pronti a spartirsi l’eredità di un altro impero in rovina.
Tuttavia, la globalizzazione non solo dell’industria e del commercio (raggiunto alla fine del 19° secolo), ma anche della finanza, ha causato il crollo dell’impero statunitense attraverso una politica estremamente pericoloso e costoso per il mondo intero. Per dirla senza mezzi termini, gli Stati Uniti potrebbero seppellire la civiltà con il proprio naufragio.
Di conseguenza, l’approccio russo-cinese offrire a Washington l’opzione del compromesso sostenendo la graduale erosione evolutiva dell’egemonia statunitense, oltre la riforma continua finanziaria, economica, militare e delle relazioni politiche internazionale secondo l’esistente sistema del diritto internazionale.
Le élite statunitense hanno avuto l’offerta di un “atterraggio morbido” che preservasse gran parte dell’influenza e delle attività, mentre a poco a poco adeguavano il sistema per corrispondere meglio alla situazione attuale (allineandosi con la riserva disponibile di risorse), tenendo conto degli interessi dell’umanità e non solo dei suoi “vertici”, come esemplificato dalle “300 famiglie” che in realtà si riducono a non più di trenta.
Alla fine, è sempre meglio negoziare che costruire un mondo nuovo sulle ceneri del vecchio. Soprattutto perché c’è il precedente di accordi globali analoghi.
Dato che la politica non è un gioco a somma zero, vale a dire la perdita di un partecipante non necessariamente comporta il guadagno per un altro, e tale paradosso ha una spiegazione logica. Una crisi scoppia in qualsiasi sistema quando vi è una differenza tra struttura interna e somma totale delle risorse disponibili (cioè le risorse risulteranno insufficiente al sistema per funzionare normalmente). Vi sono almeno tre opzioni per affrontare questa situazione:
– La riforma, in cui la struttura interna del sistema evolve in modo da corrispondere meglio alle risorse disponibili.
– Collasso del sistema, in cui lo stesso risultato si ottiene tramite la rivoluzione.
– Conservazione, in cui gli ingressi che minacciano il sistema vengono eliminati con la forza, e le relazioni nel sistema sono accuratamente conservate su rapporti iniqui (tra classi, strati sociali, caste o nazioni).
Il metodo di conservazione fu tentato dalle dinastie Ming e Qing in Cina, così come dallo shogunato Tokugawa in Giappone. Ebbe successo (nel 19 ° secolo), prima della globalizzazione capitalista. Ma alcuna di queste civiltà orientali (anche se piuttosto robuste internamente) sopravvisse alla collisione con la civiltà europea tecnologicamente più avanzata (e quindi più potente militarmente e politicamente).
Il Giappone trovò la risposta nella via della modernizzazione (riforma) alla seconda metà del 19° secolo, la Cina ha passato un secolo immerso nel pantano della dipendenza semi-coloniale e di sanguinose guerre civili, finché la nuova leadership di Deng Xiaoping poté articolare la propria visione delle riforme per la modernizzazione. Questo punto ci porta a concludere che un sistema può essere preservato solo se è tutelato da eventuali influenze esterne indesiderate, vale a dire se controlla il mondo globalizzato.
La contraddizione tra sfuggire alla crisi, adottata dell’élite degli Stati Uniti, e l’alternativa proposto dalla Russia e sostenuta da Cina e nazioni BRICS, e ora da gran parte del mondo, risiede nel fatto che i politici di Washington lavorano al presupposto che possano controllare completamente il mondo globalizzato e guidarne lo sviluppo nella direzione desiderata. Pertanto, di fronte alla diminuzione delle risorse per sostenere i meccanismi che perpetuano la loro egemonia globale, cercano di risolvere il problema con forza sopprimendo i potenziali oppositori per riallocare le risorse globali a loro favore.
In caso di successo, gli Stati Uniti potrebbero ricostruire gli eventi della fine degli anni ’80 – primi anni ’90, quando il crollo dell’Unione Sovietica e del relativo sistema socialista mondiale permisero all’occidente di sfuggire alla crisi. In questa nuova fase è una questione non più di semplicemente riassegnare le risorse a favore dell’occidente collettivo, ma solo a favore degli Stati Uniti.
Tale mossa ha offerto al sistema una tregua che potrebbe essere utilizzata per creare un regime che preservi relazioni inique, durante cui il controllo definitivo del dell’élite statunitense su potere, materie prime, finanza e risorse industriali li salvaguarda dal pericolo d’implosione interna del sistema, mentre l’eliminazione dei centri di potere alternativi protegge il sistema da violazioni esterne rendendolo eterna (almeno per un periodo di tempo storicamente prevedibile).
Elicotteri olistici in azione in Syria, per alleviare le sofferenze degli operatori di pace "moderati"
A sua volta, ciò porterà ad estendere (e sovraestendere) le forze che garantiscono la soppressione imperiale delle nazioni alla periferia globale, il tutto nell’interesse del centro di Washington, determinando l’inevitabile collasso del sistema. 200, o anche 100 anni fa, i politici avrebbero agito in base al principio di “ciò che cade, va anche spinto” e pronti a spartirsi l’eredità di un altro impero in rovina.
Tuttavia, la globalizzazione non solo dell’industria e del commercio (raggiunto alla fine del 19° secolo), ma anche della finanza, ha causato il crollo dell’impero statunitense attraverso una politica estremamente pericoloso e costoso per il mondo intero. Per dirla senza mezzi termini, gli Stati Uniti potrebbero seppellire la civiltà con il proprio naufragio.
Di conseguenza, l’approccio russo-cinese offrire a Washington l’opzione del compromesso sostenendo la graduale erosione evolutiva dell’egemonia statunitense, oltre la riforma continua finanziaria, economica, militare e delle relazioni politiche internazionale secondo l’esistente sistema del diritto internazionale.
Le élite statunitense hanno avuto l’offerta di un “atterraggio morbido” che preservasse gran parte dell’influenza e delle attività, mentre a poco a poco adeguavano il sistema per corrispondere meglio alla situazione attuale (allineandosi con la riserva disponibile di risorse), tenendo conto degli interessi dell’umanità e non solo dei suoi “vertici”, come esemplificato dalle “300 famiglie” che in realtà si riducono a non più di trenta.
Alla fine, è sempre meglio negoziare che costruire un mondo nuovo sulle ceneri del vecchio. Soprattutto perché c’è il precedente di accordi globali analoghi.
Fino al 2015 alle élite statunitensi (o almeno quelle che decidono la politica degli Stati Uniti) fu assicurato che avevano sufficiente forza finanziaria, economica, militare e politica per paralizzare il resto del mondo, pur conservando l’egemonia di Washington, privando tutti, compresi (nella fase finale) anche il popolo statunitense di una reale sovranità politica o dei diritti economici.
I burocrati europei sono stati importanti alleati di tale elite, cioè l’élite della borghesia cosmopolita compradora europea, il cui benessere s’incernierava sulla maggiore integrazione transatlantica (ad esempio, sotto il controllo degli Stati Uniti) degli organi dell’UE (in cui la premessa della solidarietà atlantica è un dogma geopolitico) e della NATO, anche se in contrasto con gli interessi degli Stati membri dell’UE.
Tuttavia, la crisi in Ucraina, che si trascina da molto più tempo di quanto originariamente previsto, l’impressionante avanza della Russia militare e politica mossasi per risolvere la crisi siriana (cosa per la quale gli Stati Uniti non hanno una risposta adeguata) e, cosa più importante, la progressiva creazione di entità finanziarie ed economiche alternative che mettono in discussione la posizione del dollaro come valuta mondiale, hanno costretto un settore dell’élite statunitense a potersi compromettere (negli ultimi 15 anni tale élite è stato effettivamente esclusa dalla partecipazione alle decisioni strategiche).
Le ultime dichiarazioni di Kerry e Obama, altalenando volontà di un compromesso reciprocamente accettabile su tutte le controversie (anche Kiev ha avuto istruzioni “di attuare Minsk”) a determinazione a continuare la politica dello scontro, sono la prova della battaglia crescente combattuta nell’establishment di Washington. E’ impossibile prevedere l’esito di tale lotta, anche molti alti politici e famiglie influenti hanno legato il proprio futuro a un ordine del giorno che conservi il dominio imperiale, cercano di rinunciarvi in modo indolore.
In realtà, le posizioni di miliardari e dinastie politiche sono in gioco. Tuttavia, possiamo dire con assoluta certezza che vi è una certa opportunità, in cui può essere presa qualsiasi decisione. E una finestra di opportunità che va chiudendosi, ma permetterebbe agli Stati Uniti un atterraggio morbido con pochi compromessi. L’élite di Washington non può sfuggire al fatto affronta problemi ben più gravi di quelli di quelli di 10-15 anni fa. In questo momento la grande domanda è come atterreranno ed anche se l’atterraggio sarà più difficile di quanto atteso e quanto costerà, la situazione non è ancora catastrofica.
Ma gli USA devono agire in fretta. Le risorse si riducono molto più velocemente di quanto gli autori del piano per la conservazione imperiale avevano previsto. Per loro la perdita del controllo sui Paesi BRICS sarebbe incipiente, ma anche abbastanza rapida sulla politica dell’UE nonché sulle manovre geopolitiche tra le monarchie del Medio Oriente.
Gli enti finanziari ed economici creati e attivati dalle nazioni BRICS si sviluppano in conformità con la propria logica e Mosca e Pechino non possono ritardarne lo sviluppo attendendo troppo a lungo che gli Stati Uniti scoprano improvvisamente la capacità di negoziare.
Il punto di non ritorno passerà una volta per tutte nel 2016, e l’élite statunitense non potrà più scegliere tra compromesso e collasso.
L’unica cosa che potranno fare è sbattere la porta vociando, cercando di trascinare con sé il resto del mondo nell’abisso.
Rostislav Ishenko è il presidente del Centro per l’Analisi e Previsione dei Sistemi (Kiev) attualmente vive a Mosca
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
deca
La Russia sviluppa sistemi d’attacco in grado
di penetrare qualsiasi scudo antimissile
Kremlin.ru – Fort Russ
Incontro sullo sviluppo delle Forze Armate
L’incontro apre una serie di discussioni sullo sviluppo dell’industria della Difesa russa, attuazione degli ordini di approvvigionamento della Difesa dello Stato e sviluppo delle forze armate.
Presidente della Federazione russa Vladimir V. Putin :
Buon pomeriggio, colleghi.
Oggi è l’ultima parte della nostra serie di incontri regolari sullo sviluppo dei settori produttivi relativi alla Difesa del nostro Paese.
Daremo uno sguardo ai lavori sulle commesse per la Difesa, e rivedremo e riaggiusteremo i nostri piani, se necessario, secondo le circostanze attuali e alla luce delle recenti esercitazioni militari.
Faremo una panoramica generale sul lavoro per rafforzare la sicurezza del nostro Paese. I fatti dimostrano che incontri di questo tipo sono molto utili.
Vi ricordo che i risultati ottenuti negli incontri precedenti sono stati usati per redigere diversi documenti concettuali, e abbiamo approvato la decisione d’istituire le forze aerospaziali, il che significa che le diverse unità e i principali compiti della Difesa aerea e spaziale sono ora sotto un unico comando.
Le Forze Armate ricevono nuovi sistemi missilistici strategici, sottomarini atomici e polivalenti, navi di superficie. Modernizziamo i sistemi di difesa della flotta di aerei da combattimento e riforniamo di nuove armi ed equipaggiamenti le forze di terra e dei paracadutisti. Abbiamo anche aggiustato i piani per riequipaggiare le nostre forze con armi moderne, e organizzato la stabilizzazione delle aziende dell’industria della Difesa. A questo proposito voglio dire che i nostri prossimi incontri, anche con i rappresentanti dell’industria, sono estremamente importanti non solo per garantire e migliorare le capacità di Difesa della Russia ma, nella fase recessiva economica, sono importanti anche per lo sviluppo dell’industria e dell’economia intera. Sappiamo tutti quante persone lavorino in questa industria, e sappiamo come sia legata all’industria ad alta tecnologia, e in questo senso è di vitale importanza sviluppare globalmente tutta la nostra economia e mantenere la stabilità sociale.
Voglio dire nel senso che, come ho già detto, tale industria impiega numerose persone, molti specialisti altamente qualificati e, insieme alle loro famiglie, ciò riguarda centinaia di migliaia di persone.
Voglio iniziare l’incontro notando che le aziende lavorano costantemente. Le Forze Armate ricevono nuovi sistemi missilistici strategici, sottomarini atomici e polivalenti, e navi di superficie. Modernizziamo i sistemi di difesa della flotta degli aerei da combattimento e la fornitura di nuove armi ed equipaggiamenti per le forze di terra e dei paracadutisti. Le misure tempestive che abbiamo adottato hanno migliorato prontezza e capacità di combattimento delle nostre Forze Armate. Ciò è stato dimostrato in modo convincente nell’operazione antiterrorismo che conduciamo su richiesta del governo siriano. I controlli improvvisi e le numerose esercitazioni militari che abbiamo tenuto di recente hanno confermato l’elevato livello di prontezza al combattimento. Il più grande evento delle operazioni di addestramento di quest’anno è stata l’esercitazione del Comando Strategico dello Stato Maggiore Tsentr-2015. 95000 effettivi vi hanno preso parte, testando nuovi modelli di armi ed equipaggiamenti. Naturalmente, conclusioni e proposte a seguito dei risultati delle esercitazioni dovrebbero costituire la base per i nostri piani di sviluppo e modernizzazione militare per il periodo 2016-2020.
Inizieremo il lavoro oggi nello stesso formato. Ancora una volta, auguro a tutti voi il benvenuto.
Cominciamo il nostro lavoro.
Secondo il presidente russo il vero obiettivo dello scudo antimissile statunitense è neutralizzare il potenziale nucleare russo
Le recenti esercitazioni dimostrano l’alta prontezza
al combattimento delle forze nucleari strategiche della Russia
TASS – Fort Russ
La Russia svilupperà sistemi d’attacco in grado di penetrare qualsiasi difesa missilistica, ha detto il presidente russo Vladimir Putin. “Lavoreremo anche sul sistema di difesa antimissile, ma nella prima fase, come abbiamo detto in molte occasioni, proveremo a lavorare sui sistemi di attacco capaci di penetrare qualsiasi difesa antimissile“, ha detto Putin in una riunione sullo sviluppo delle Forze Armate russe.
Putin ha detto che la riunione avrebbe discusso lo sviluppo di tali sistemi d’arma determinando le prospettive delle Forze armate russe per il prossimo decennio, rispondendo alle sfide che la Russia affronta. Secondo il presidente russo, il vero obiettivo dello scudo antimissile statunitense è neutralizzare il potenziale nucleare russo. “I riferimenti alle minacce nucleari iraniane e nordcoreane mascherano i veri piani.
Il loro vero scopo è neutralizzare il potenziale nucleare strategico degli altri Stati nucleari, esclusi Stati Uniti e alleati, prima di tutto il potenziale nucleare del nostro Paese, la Russia“, ha detto Putin. Stati Uniti ed alleati continuano a costruire il sistema di difesa missilistica globale, ha detto il presidente russo. “Inoltre, purtroppo, non prendono in considerazione le nostre preoccupazioni o proposte per la cooperazione“, ha aggiunto Putin.
Tuttavia, il lavoro sui sistemi di difesa antimissile continua”, ha detto Putin. Pertanto, i riferimenti alle minacce nucleari iraniane e nordcoreane sono solo una copertura per i veri piani degli Stati Uniti. “Il vero obiettivo degli statunitensi è neutralizzare il potenziale nucleare strategico degli altri Stati nucleari, esclusi Stati Uniti ed alleati, prima di tutto, il potenziale nucleare del nostro Paese, la Russia.
Da qui il desiderio di avere la supremazia decisiva con tutte le conseguenze che ne derivano”, ha detto Putin. “Abbiamo detto in molte occasioni che la Russia adotterà tutte le misure necessarie per rafforzare il potenziale delle proprie forze nucleari strategiche“, ha detto il presidente russo.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
deca
Perchè la maggior parte dei sistemi d’arma degli USA è un fallimento?
Per due motivi: complessità e troppo denaro
Jacob Dreizin, Russia Insider
In questa analisi affascinante, il
nostro collaboratore spiega perché l’esercito statunitense è in guai
seri, incapace di competere con la Russia, e difficilmente ciò cambierà
in futuro.
Ha esperienza in campo militare e civile, di Congresso,
lobbies e appalti. Vive presso Washington DC.
Ultimamente
s’è vista qualche buona analisi su limiti e vulnerabilità dei militari
statunitensi alla luce degli eventi nell’ex-Ucraina e soprattutto la
competenza dimostrata dalla Russia in Siria. Così sappiamo il “cosa” del
problema, ma non il “perché”? Da veterano dell’esercito statunitense
residente da tempo nella Beltway, vivendo da quattro anni e mezzo sulla Crystal Drive
di Arlington, Virginia, probabilmente la più alta concentrazione di
aziende della “difesa” negli USA, credo di aver capito ciò che è
fondamentalmente sbagliato nel complesso militare-industriale (MIC)
degli Stati Uniti. In primo luogo, il MIC a lungo poté produrre armi
durevoli, efficienti e versatili. Ma non c’è nemmeno bisogno di guardare
al F-35 perciò (l’ultimo caccia statunitense s’è trasformato in un
fallimento tecnico spettacolare (1500 miliardi spesi!); vedasi l’articolo super-popolare di come tale aereo affronterebbe il confronto con i russi). Basta prendere in considerazione l’elemento base, l’M-16.
Il fucile d’assalto M-16
La mia esperienza sul campo con tale spazzatura è che non funziona in presenza di anche una minima quantità di sabbia. Quando abbastanza sabbia finisce nella camera e si mescola con l’olio lubrificante sul gruppo otturatore, la fuliggine così formata impedisce il caricamento dei colpi ogni secondo.
La mia esperienza sul campo con tale spazzatura è che non funziona in presenza di anche una minima quantità di sabbia. Quando abbastanza sabbia finisce nella camera e si mescola con l’olio lubrificante sul gruppo otturatore, la fuliggine così formata impedisce il caricamento dei colpi ogni secondo.
Il denaro sprecato sfida l’immaginazione
Dio non voglia che dobbiate oliare l’arma nella vostra trincea, sareste fatti fuori. In assenza di supporto aereo o d’artiglieria o senza essere in numero soverchiante, siete morti con chiunque armato di fucile che funziona tra la sabbia. E perché? Perché, come mi è stato detto nel campo di addestramento (vero o meno), questa cosa è stata esattamente costruita per avere una tolleranza agli errori pari a zero. Presumibilmente, quasi ogni componente metallica dell’M-16 è lavorata a macchina e non stampata. Questo contrasta con le armi russe o cinesi che si dice siano costruite per sparare piombo il più possibile e in tutte le condizioni. In altre parole, l’M-16 è così sofisticato che non funziona. E’ ormai noto che l’M-16 con i suoi proiettili da 5,56mm sia sufficientemente letale non oltre un paio di centinaio di metri, il che lo rende inadatto a scontri a lunga distanza su terreno aperto (di nuovo scontri nei deserti o forse tra crinali).
Dio non voglia che dobbiate oliare l’arma nella vostra trincea, sareste fatti fuori. In assenza di supporto aereo o d’artiglieria o senza essere in numero soverchiante, siete morti con chiunque armato di fucile che funziona tra la sabbia. E perché? Perché, come mi è stato detto nel campo di addestramento (vero o meno), questa cosa è stata esattamente costruita per avere una tolleranza agli errori pari a zero. Presumibilmente, quasi ogni componente metallica dell’M-16 è lavorata a macchina e non stampata. Questo contrasta con le armi russe o cinesi che si dice siano costruite per sparare piombo il più possibile e in tutte le condizioni. In altre parole, l’M-16 è così sofisticato che non funziona. E’ ormai noto che l’M-16 con i suoi proiettili da 5,56mm sia sufficientemente letale non oltre un paio di centinaio di metri, il che lo rende inadatto a scontri a lunga distanza su terreno aperto (di nuovo scontri nei deserti o forse tra crinali).
Il carro armato M-1 Abrams
Un altro grande esempio, un vero cagnaccio. Il motore è una turbina a gas, come negli aeromobili, eccetto che viene guidato nei deserti e tra le tempeste, rendendolo estremamente esigente nella manutenzione. (Vuoi far volare un Boeing in una tempesta di sabbia?) Naturalmente, l’Abrams è stato progettato per combattere in Germania, dove la sabbia non è un problema. Ma nell’avventura in Iraq la sabbia lacerò le ventole delle turbine (e qualsiasi altra cosa), tanto che oltre 1000 di tali “centraline” milionarie furono ritirati ed inviati nei depositi degli USA per ampia manutenzione e aggiornamenti. Sì, giusto, sono cose che non possono nemmeno essere decise sul campo. Tutto ciò che si può fare è ritirarli con una gru e rispedirli dai civili con enormi spese. Al culmine dell’avventura irachena, nel 2007, il ritardo accumulato nella manutenzione era tale che anche i media nazionali ne ebbero sentore. Naturalmente, quando si dispone della riserva valutaria del mondo, ci si può permettere tutto questo ed altro, tutto il mondo paga le vostre guerre. Ma spreco e inefficienza sono un fatto.
Un altro grande esempio, un vero cagnaccio. Il motore è una turbina a gas, come negli aeromobili, eccetto che viene guidato nei deserti e tra le tempeste, rendendolo estremamente esigente nella manutenzione. (Vuoi far volare un Boeing in una tempesta di sabbia?) Naturalmente, l’Abrams è stato progettato per combattere in Germania, dove la sabbia non è un problema. Ma nell’avventura in Iraq la sabbia lacerò le ventole delle turbine (e qualsiasi altra cosa), tanto che oltre 1000 di tali “centraline” milionarie furono ritirati ed inviati nei depositi degli USA per ampia manutenzione e aggiornamenti. Sì, giusto, sono cose che non possono nemmeno essere decise sul campo. Tutto ciò che si può fare è ritirarli con una gru e rispedirli dai civili con enormi spese. Al culmine dell’avventura irachena, nel 2007, il ritardo accumulato nella manutenzione era tale che anche i media nazionali ne ebbero sentore. Naturalmente, quando si dispone della riserva valutaria del mondo, ci si può permettere tutto questo ed altro, tutto il mondo paga le vostre guerre. Ma spreco e inefficienza sono un fatto.
Il problema di base: eccessiva complessità
Penso che il problema qui è che i pianificatori di guerra e logistici statunitensi preferiscano originalità, complessità e spese infernali su versatilità e facilità d’uso e manutenzione. Non sorprende data la ricchezza degli Stati Uniti e il continuo generoso finanziamento delle propri forze armate. Dopo tutto, ogni militare riflette la propria società. Niente da fare per lo zio Sam, quello che ha è un equipaggiamento che può funzionare molto bene in un ambiente, ma non in un altro. Ma ha tanti equipaggiamenti statunitensi di per sé. Parliamo della Crystal Drive (un quartiere alla periferia di Washington, dove molte aziende della difesa hanno gli uffici) e più in generale del MIC.
Penso che il problema qui è che i pianificatori di guerra e logistici statunitensi preferiscano originalità, complessità e spese infernali su versatilità e facilità d’uso e manutenzione. Non sorprende data la ricchezza degli Stati Uniti e il continuo generoso finanziamento delle propri forze armate. Dopo tutto, ogni militare riflette la propria società. Niente da fare per lo zio Sam, quello che ha è un equipaggiamento che può funzionare molto bene in un ambiente, ma non in un altro. Ma ha tanti equipaggiamenti statunitensi di per sé. Parliamo della Crystal Drive (un quartiere alla periferia di Washington, dove molte aziende della difesa hanno gli uffici) e più in generale del MIC.
Il Complesso Militare Industriale (MIC) è un colossale fallimento
E’ chiaro ora che il MIC non costruisce nulla al di sotto del 200 per cento del bilancio preventivato (e qui si è estremamente prudenti). Né ogni cosa che sforna oggi soddisfi tutte le performance o resistenze attese. Oltre all’immane relitto supersonico noto come F-35, abbiamo altri fallimentari sprechi come la Littoral Combat Ship, che a detta di tutti è meno potente e più vulnerabile rispetto alle navi di 20 o 30 anni fa che dovrebbe sostituire. Oppure, risalendo di qualche anno, c’è l’elicottero dell’esercito “Comanche“, sostituto dell’Apache, che aspirò 6,9 miliardi di dollari nel 1983-2004, probabilmente oltre 10 miliardi di oggi, prima che l’intero programma venisse demolito. Proprio così, oltre 10 miliardi di dollari per niente, il Comanche non fu mai consegnato per l’impiego in un’unità operativa dell’esercito! Dov’è finito quel denaro, se in realtà non produsse che un paio di prototipi? Spesero 10 miliardi di dollari per presentazioni in PowerPoint? Non posso nemmeno pensarci. Potete immaginare cosa Russia o Cina avrebbero fatto con 10 miliardi di dollari? Tuttavia, anche questo impallidisce di fronte al programma Future Combat Systems dell’esercito, annullato e che bruciò si stima (non si sa esattamente) 20 miliardi di dollari dal 2003 al 2012-2014 (a seconda di dove l’ultima pietra miliare vada), con quasi nulla da mostrare che un paio di prototipi, molta concept art e un robot giocattolo da 15kg della iRobot, famosa per l’aspirapolvere “Roomba“. In realtà, non mi viene in mente un riuscito grande sistema d’arma degli Stati Uniti negli ultimi 25 anni, a parte forse l’autoblindo Stryker (anche se alcuni hanno da ridire, ma io non ne so abbastanza). Come sottolineato da molti altri osservatori, parte della colpa è del nostro sistema politico, dove le compagnie del MIC comprano i politici e poi ricevono favori sotto forma di contratti, anche insensati. Tuttavia, credo che ciò non sia l’unico problema, e nemmeno il più grave. Fondamentalmente penso che si tratti della sistemica eccessiva complessità conseguente al nulla di fatto continuo, o a nulla di benfatto comunque.
E’ chiaro ora che il MIC non costruisce nulla al di sotto del 200 per cento del bilancio preventivato (e qui si è estremamente prudenti). Né ogni cosa che sforna oggi soddisfi tutte le performance o resistenze attese. Oltre all’immane relitto supersonico noto come F-35, abbiamo altri fallimentari sprechi come la Littoral Combat Ship, che a detta di tutti è meno potente e più vulnerabile rispetto alle navi di 20 o 30 anni fa che dovrebbe sostituire. Oppure, risalendo di qualche anno, c’è l’elicottero dell’esercito “Comanche“, sostituto dell’Apache, che aspirò 6,9 miliardi di dollari nel 1983-2004, probabilmente oltre 10 miliardi di oggi, prima che l’intero programma venisse demolito. Proprio così, oltre 10 miliardi di dollari per niente, il Comanche non fu mai consegnato per l’impiego in un’unità operativa dell’esercito! Dov’è finito quel denaro, se in realtà non produsse che un paio di prototipi? Spesero 10 miliardi di dollari per presentazioni in PowerPoint? Non posso nemmeno pensarci. Potete immaginare cosa Russia o Cina avrebbero fatto con 10 miliardi di dollari? Tuttavia, anche questo impallidisce di fronte al programma Future Combat Systems dell’esercito, annullato e che bruciò si stima (non si sa esattamente) 20 miliardi di dollari dal 2003 al 2012-2014 (a seconda di dove l’ultima pietra miliare vada), con quasi nulla da mostrare che un paio di prototipi, molta concept art e un robot giocattolo da 15kg della iRobot, famosa per l’aspirapolvere “Roomba“. In realtà, non mi viene in mente un riuscito grande sistema d’arma degli Stati Uniti negli ultimi 25 anni, a parte forse l’autoblindo Stryker (anche se alcuni hanno da ridire, ma io non ne so abbastanza). Come sottolineato da molti altri osservatori, parte della colpa è del nostro sistema politico, dove le compagnie del MIC comprano i politici e poi ricevono favori sotto forma di contratti, anche insensati. Tuttavia, credo che ciò non sia l’unico problema, e nemmeno il più grave. Fondamentalmente penso che si tratti della sistemica eccessiva complessità conseguente al nulla di fatto continuo, o a nulla di benfatto comunque.
Le agenzie d’intelligence statunitensi hanno lo stesso problema
Ciò assomiglia alla profonda crisi sistemica delle agenzie d’intelligence dello Zio Sam, dove dall’11 settembre alla primavera araba, alla Crimea e alla conquista del SIIL di Mosul e alla Russia in Siria, la parola è sempre “non ce l’aspettavamo…” In tal caso, abbiamo numerose agenzie, alcuni delle quali che si sovrappongono, che annegano in documenti e dati spazzatura (o in troppi dati) che si sovrappongono e sono quasi del tutto inutili. Come alcuni lettori ricorderanno, fu urtante che nell’aprile 2014 il dipartimento di Stato pubblicasse un collage di foto con l’obiettivo di dimostrare che (tra l’altro) un barbuto comandante di battaglione ceceno dal nome Hamza, apparso in un video della TV russa sulla Guerra Olimpica del 2008, non fosse altri che il barbuto e in sovrappeso miliziano di Slavjansk denominato “Babaj“; cioè, in altre parole, che le forze speciali russe avessero invasero il Donbas. (The New York Times ci si buttò e fu poi vagamente e delicatamente rimproverato dal proprio garante). Tale pessimo scherzo non sarebbe stato possibile evitarlo per l’Ufficio del Direttore della National Intelligence, che dovrebbe promuovere lo scambio delle informazioni tra agenzie e curare centralmente tutte le dichiarazioni e conclusioni, specialmente quelle strombazzate sul sito del dipartimento di Stato o nei suoi briefing? Apparentemente no!
Ciò assomiglia alla profonda crisi sistemica delle agenzie d’intelligence dello Zio Sam, dove dall’11 settembre alla primavera araba, alla Crimea e alla conquista del SIIL di Mosul e alla Russia in Siria, la parola è sempre “non ce l’aspettavamo…” In tal caso, abbiamo numerose agenzie, alcuni delle quali che si sovrappongono, che annegano in documenti e dati spazzatura (o in troppi dati) che si sovrappongono e sono quasi del tutto inutili. Come alcuni lettori ricorderanno, fu urtante che nell’aprile 2014 il dipartimento di Stato pubblicasse un collage di foto con l’obiettivo di dimostrare che (tra l’altro) un barbuto comandante di battaglione ceceno dal nome Hamza, apparso in un video della TV russa sulla Guerra Olimpica del 2008, non fosse altri che il barbuto e in sovrappeso miliziano di Slavjansk denominato “Babaj“; cioè, in altre parole, che le forze speciali russe avessero invasero il Donbas. (The New York Times ci si buttò e fu poi vagamente e delicatamente rimproverato dal proprio garante). Tale pessimo scherzo non sarebbe stato possibile evitarlo per l’Ufficio del Direttore della National Intelligence, che dovrebbe promuovere lo scambio delle informazioni tra agenzie e curare centralmente tutte le dichiarazioni e conclusioni, specialmente quelle strombazzate sul sito del dipartimento di Stato o nei suoi briefing? Apparentemente no!
Bolla burocratica
D’altra parte, ciò in cui il complesso privo-d’intelligence degli Stati Uniti è molto bravo, oltre ad assumere formose e civettanti giovani direttamente dai college, prive di conoscenze linguistiche o di qualsiasi esperienza (DIA e NSA hanno direttori ex-militari che amano abbellire i propri uffici), è dare lavoro a decine di migliaia di personale, nonché a decine di migliaia di imprenditori grottescamente strapagati, anche a quelli che costruiscono e gestiscono centri d’intercettazione per miliardi di dollari e che si sono dimostrati incapaci di raccogliere qualcosa di utile, forse perché quando si tenta di ascoltare tutto, si finisce per non sentire nulla. La lezione è che più ci sono uffici ed agenzie, e più responsabili e incaricati politici cercheranno di giustificare e ampliare il loro campo e i loro bilanci spalando più soldi possibili da più contratti possibili il più rapidamente possibile, in molti casi anche pagando gli imprenditori per starsene seduti (a volte a casa) in attesa del prossimo contratto. (L’ho visto molte volte a Washington). Quindi si avrà al massimo gente che si spintona laddove la mano sinistra non sa cosa fa la mano destra.
D’altra parte, ciò in cui il complesso privo-d’intelligence degli Stati Uniti è molto bravo, oltre ad assumere formose e civettanti giovani direttamente dai college, prive di conoscenze linguistiche o di qualsiasi esperienza (DIA e NSA hanno direttori ex-militari che amano abbellire i propri uffici), è dare lavoro a decine di migliaia di personale, nonché a decine di migliaia di imprenditori grottescamente strapagati, anche a quelli che costruiscono e gestiscono centri d’intercettazione per miliardi di dollari e che si sono dimostrati incapaci di raccogliere qualcosa di utile, forse perché quando si tenta di ascoltare tutto, si finisce per non sentire nulla. La lezione è che più ci sono uffici ed agenzie, e più responsabili e incaricati politici cercheranno di giustificare e ampliare il loro campo e i loro bilanci spalando più soldi possibili da più contratti possibili il più rapidamente possibile, in molti casi anche pagando gli imprenditori per starsene seduti (a volte a casa) in attesa del prossimo contratto. (L’ho visto molte volte a Washington). Quindi si avrà al massimo gente che si spintona laddove la mano sinistra non sa cosa fa la mano destra.
Il MIC degli Stati Uniti lavorava molto 50 anni fa, perché aveva meno soldi e meno personale
Quindi ecco cosa penso succeda non solo nell’apparato dell’intelligence, ma nel MIC nel complesso. Abbiamo centinaia di migliaia di personale e collaboratori, nonché ufficiali assegnati per mantenere i contatti con ogni sorta di project manager, “cinture nere a sei sigma” e altri codici, giocandosi milioni in PowerPoint sul Potomac e su tutto il Paese, senza poter schierare un elicottero dopo averci speso 10 miliardi di dollari. Davvero? Come ha fatto questo grande Paese a sconfiggere l’Impero giapponese? Si vada al National Air and Space Museum di Washington, si potranno vedere cose, ad esempio, come gli incredibili generatori progettati per operare sulla superficie della Luna, attingendo energia dal plutonio in decadimento, sviluppati quando non c’era Crystal Drive, né Tysons Corner o altro. Poi si vada continuando al museo nei pressi dell’aeroporto Dulles e si veda l’SR-71 Blackbird, l’aereo più veloce e a più alta quota mai costruito (circa 50 anni fa). Come hanno fatto? Anche se ci sono più uomini in divisa di allora, il MIC stesso (o dovrei dire il Complesso militare-industriale-intelligence-insicurezzadellaPatria (MIIHIC)) aveva una frazione della forza lavoro civile di oggi. Fortunatamente, il grosso del “sistema integrato” dei passacarte e dei ranger da PowerPoint non esisteva. I progetti erano redatti con carta e penna. Oggi, lo Zio Sam non può neanche costruire un motore-razzo pesante, per non parlare di un buon elmetto o del seggiolino eiettabile per il suo F-35.
Quindi ecco cosa penso succeda non solo nell’apparato dell’intelligence, ma nel MIC nel complesso. Abbiamo centinaia di migliaia di personale e collaboratori, nonché ufficiali assegnati per mantenere i contatti con ogni sorta di project manager, “cinture nere a sei sigma” e altri codici, giocandosi milioni in PowerPoint sul Potomac e su tutto il Paese, senza poter schierare un elicottero dopo averci speso 10 miliardi di dollari. Davvero? Come ha fatto questo grande Paese a sconfiggere l’Impero giapponese? Si vada al National Air and Space Museum di Washington, si potranno vedere cose, ad esempio, come gli incredibili generatori progettati per operare sulla superficie della Luna, attingendo energia dal plutonio in decadimento, sviluppati quando non c’era Crystal Drive, né Tysons Corner o altro. Poi si vada continuando al museo nei pressi dell’aeroporto Dulles e si veda l’SR-71 Blackbird, l’aereo più veloce e a più alta quota mai costruito (circa 50 anni fa). Come hanno fatto? Anche se ci sono più uomini in divisa di allora, il MIC stesso (o dovrei dire il Complesso militare-industriale-intelligence-insicurezzadellaPatria (MIIHIC)) aveva una frazione della forza lavoro civile di oggi. Fortunatamente, il grosso del “sistema integrato” dei passacarte e dei ranger da PowerPoint non esisteva. I progetti erano redatti con carta e penna. Oggi, lo Zio Sam non può neanche costruire un motore-razzo pesante, per non parlare di un buon elmetto o del seggiolino eiettabile per il suo F-35.
Alcuna speranza di cambiamento per il futuro
Così appare una civiltà tecnologica che degenera. Certo, vi sono progressi costanti nel campo della microelettronica (i circuiti integrati) e dei programmi che li permettono, ma in termini di grande ingegneria, MIIHIC e altre iniziative del governo, come il programma spaziale, all’avanguardia dalla seconda guerra mondiale, sembra che gli Stati Uniti siano fuori. E sapete una cosa? Gettarvi altri soldi può solo peggiorare la situazione. Le organizzazioni avranno i loro budget ed argomentazioni perfettamente ragionevoli per avere sempre più grandi budget, forza lavoro, amministrazione ed edifici per uffici più lucidi e alti, ma il risultato sarà un sempre più negativo rendimento marginale. John McCain e tutti gli altri falliti, dentro e fuori, del Pentagono diranno che ancora non abbiamo abbastanza fondi per contrastare l’invasione russa di inutili e folli parassiti come la Lituania (attualmente guidata da un ex-comunista) o qualsiasi altro scenario bellico speculativo anni ’90 che in qualche modo spaventi la coscienza pubblica, volgendolo nella peggiore minaccia alla pace mondiale. Naturalmente, finché gli Stati Uniti avranno i soldi per mandare eserciti e armate da gazillioni di dollari contro indigeni analfabeti armati di bastoni appuntiti e noci di cocco, ovviamente l’egemonia non ne sarà minacciata. Quasi tutti i problemi o errori possono essere rattoppati con i dollari, almeno per qualche tempo. Ma alla fine, anche se il rubinetto dei soldi non chiuderà, saremo al punto in cui i militari non potranno essere utilizzati che come facciata o parata delle cannoniere, sperando che nessuno chiami il bluff, perché tale roba semplicemente non funziona come dovrebbe, o è troppo vulnerabile (lo testimonia l’evacuazione della portaerei degli Stati Uniti dal Golfo Persico dopo che lo Zio Sam ha scoperto che la Russia ha missili da crociera con una gittata di almeno 1500 chilometri, o la ridicola regata sulle piccole isole della Cina con il buon senso di violare poco e brevemente le immaginarie acque territoriali di quel Paese), o gli indigeni gli riservavano le proprie contromisure. In realtà, direi che siamo già a quel punto. Per non parlare dell’esercito statunitense e del dipartimento per i Veterani ancora così usurati dopo Iraq e Afghanistan che un’altra grande operazione di terra è impensabile. (A questo punto, Washington è più probabile lanci la bomba su qualcuno piuttosto che rischiare un’altra guerra di terra). Così si anticipano tante strette di mano e molti più soldi verranno gettati. È semplicemente ciò che la macchina fa, non vi è alcuna possibilità di riformarla, né l’egemonia si dissiperà volentieri (anche se ultimamente si dissipa controvoglia alla grande). Ma tutti quei soldi finiranno nello scarico. La soglia è stata attraversata, ed ora è tutto in discesa.
Così appare una civiltà tecnologica che degenera. Certo, vi sono progressi costanti nel campo della microelettronica (i circuiti integrati) e dei programmi che li permettono, ma in termini di grande ingegneria, MIIHIC e altre iniziative del governo, come il programma spaziale, all’avanguardia dalla seconda guerra mondiale, sembra che gli Stati Uniti siano fuori. E sapete una cosa? Gettarvi altri soldi può solo peggiorare la situazione. Le organizzazioni avranno i loro budget ed argomentazioni perfettamente ragionevoli per avere sempre più grandi budget, forza lavoro, amministrazione ed edifici per uffici più lucidi e alti, ma il risultato sarà un sempre più negativo rendimento marginale. John McCain e tutti gli altri falliti, dentro e fuori, del Pentagono diranno che ancora non abbiamo abbastanza fondi per contrastare l’invasione russa di inutili e folli parassiti come la Lituania (attualmente guidata da un ex-comunista) o qualsiasi altro scenario bellico speculativo anni ’90 che in qualche modo spaventi la coscienza pubblica, volgendolo nella peggiore minaccia alla pace mondiale. Naturalmente, finché gli Stati Uniti avranno i soldi per mandare eserciti e armate da gazillioni di dollari contro indigeni analfabeti armati di bastoni appuntiti e noci di cocco, ovviamente l’egemonia non ne sarà minacciata. Quasi tutti i problemi o errori possono essere rattoppati con i dollari, almeno per qualche tempo. Ma alla fine, anche se il rubinetto dei soldi non chiuderà, saremo al punto in cui i militari non potranno essere utilizzati che come facciata o parata delle cannoniere, sperando che nessuno chiami il bluff, perché tale roba semplicemente non funziona come dovrebbe, o è troppo vulnerabile (lo testimonia l’evacuazione della portaerei degli Stati Uniti dal Golfo Persico dopo che lo Zio Sam ha scoperto che la Russia ha missili da crociera con una gittata di almeno 1500 chilometri, o la ridicola regata sulle piccole isole della Cina con il buon senso di violare poco e brevemente le immaginarie acque territoriali di quel Paese), o gli indigeni gli riservavano le proprie contromisure. In realtà, direi che siamo già a quel punto. Per non parlare dell’esercito statunitense e del dipartimento per i Veterani ancora così usurati dopo Iraq e Afghanistan che un’altra grande operazione di terra è impensabile. (A questo punto, Washington è più probabile lanci la bomba su qualcuno piuttosto che rischiare un’altra guerra di terra). Così si anticipano tante strette di mano e molti più soldi verranno gettati. È semplicemente ciò che la macchina fa, non vi è alcuna possibilità di riformarla, né l’egemonia si dissiperà volentieri (anche se ultimamente si dissipa controvoglia alla grande). Ma tutti quei soldi finiranno nello scarico. La soglia è stata attraversata, ed ora è tutto in discesa.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora
deca
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