INTERVISTA AL CONSIGLIERE
DI PUTIN SERGEI GLAZYEV
di Mark Hackard
Sergei Glazyev è un consigliere economico chiave del presidente
Putin. In questa intervista del 21 luglio con Alena Berezovskaya della
rivista Rusinform, Glazyev discute la posizione della Russia nella
geopolitica globale, l’economia, l’attuale crisi in Ucraina e lo stato
della nascente Novorossia.
AB: Buon pomeriggio! In questa conversazione con Lei vorrei toccare
un po’ di temi: le possibilità di un partenariato tra Ucraina e Russia
tenendo conto delle nuove realtà, la lotta dell’Occidente contro la
Russia e il relativo ruolo dell’Ucraina, la questione Crimea. Ma vorrei
cominciare con l’ideologia. Tutte le unioni, gli stati e i regimi hanno
un loro carattere, un’idea propria. L’arma principale dell’Occidente è
la democrazia: la lotta per la libertà e i diritti umani, che a volte
diventa la subordinazione della maggioranza alle minoranze sessuali ed
etniche. E poi c’è l’ideologia dell’Unione Eurasiatica. Qual’è la sua
essenza? [...]
SG: L’ideologia eurasiatista consiste in una semplice idea: siamo
tutti legati da un destino storico e dobbiamo costruire un futuro
comune, al contempo rispettando le reciproche sovranità e osservando i
principii di mutuo beneficio, enfatizzando la nostra affinità storica.
Questo è ciò che ci differenzia dall’Unione Europea. Nel suo obiettivo
di espansione, l’UE pratica una metodologia di doppio-pesismo, usando la
forza, la frode e la tecnologia politica.
AB: Si riferisce al Trattato di Lisbona, che sostituisce i referenda nazionali dei paesi dell’UE con voti parlamentari?
SG: Sì, e non solo. Sono pronti ad usare la violenza fino al punto di
organizzare colpi di stato per inghiottire interi paesi, come vediamo
in Ucraina. L’UE si comporta come un impero burocratico che non
disprezza alcun mezzo per espandere il suo potere e i suoi territori.
Questo sembra antiquato, nel 21° secolo! Sembrerebbe che non siano in
corso guerre per il territorio, e in un mondo che di fatto vive con il
libero commercio di beni e persone senza tener conto dei confini, le
battaglie per il territorio appaiono come una cosa del secolo scorso.
Distinguendoci dall’UE, noi limitiamo la sfera dell’integrazione solo
alle questioni nelle quali condividiamo lo stesso approccio e punto di
vista. In pratica nella sfera economica, dove stiamo cercando di
aumentare la competitività di tutti i partecipanti al processo di
integrazione.
AB: Prima ha detto “enfatizzando la nostra affinità storica.” Ovvero,
la possibilità che ad esempio l’Europa o la Cina partecipino all’Unione
Eurasiatica viene esclusa?
SG: Con l’Europa vogliamo avere rapporti di libero commercio; non
aspiriamo a creare entità sovranazionali con l’UE. Credo che sia
un’utopia.
AB: Perché?
SG: Innanzitutto, la tradizione politica russa esclude la possibilità
di abdicare la propria sovranità a favore di qualsiasi altra nazione, e
tutta la storia dell’impero e dello stato russo enfatizza una chiara
comprensione dell’inviolabilità della nostra sovranità nazionale, a
differenza dell’attuale classe dirigente ucraina, che ha trasferito ad
occhi chiusi tutti i suoi diritti sovrani a Bruxelles. Qualsiasi persona
con un minimo di comprendonio non capirà, se le si dice che la Russia
deve rinunciare alla sua sovranità e cedere il diritto di prendere le
decisioni a Bruxelles.
AB: Perché noi russi dovremmo rinunciare alla nostra sovranità? Potremmo essere il partner dominante, dopo tutto.
SG: Bruxelles non la vede in nessun altro modo. Ho già detto che la
democrazia europea si comporta come un impero. Ovvero, si impongono su
tutti gli altri. L’approccio europeo è questo: “se vuoi far parte della
nostra unione, sottomettiti alle nostre regole e accetta le nostre
direttive”.
AB: Ciò si vede chiaramente nell’esempio dell’Ucraina. Possiamo
chiamare l’Accordo di Associazione il massimo del cinismo. L’evidente
obiettivo dell’Europa è di disporre di un serbatoio di lavoratori a
basso costo e di un vasto mercato dove vendere i suoi prodotti.
Purtuttavia, il presidente Putin ha affermato che un partenariato tra
Unione Eurasiatica, Ucraina ed Europa è possibile. In quale forma?
SG: Libero commercio, progetti comuni e programmi di sviluppo
congiunti: tutto questo è perfettamente possibile. Il nostro presidente
propose tutto ciò all’UE quando Yanukovich rifiutò di firmare l’accordo,
e quindi la domanda fu: “e adesso?” La nostra offerta era questa:
elaboriamo tutti insieme -Russia, Europa e Ucraina- un formato comune di
partenariato affinché l’Ucraina non perda i legami con noi russi:
rapporti di libero commercio, cooperazione stabile e una moltitudine di
progetti congiunti. Ma Bruxelles rifiutò questa proposta e scelse
l’opzione di imporsi all’Ucraina con la forza. Ciò è incompatibile con
il nostro approccio.
AB: Mi ricordo di questa discussione. Allora pensavo a quanta
pazienza doveva avere la Russia mentre alle sue spalle venivano condotte
trattative ostili. Porgeva la mano per aiutare, cercando di cogliere
l’essenza del problema e i desideri da parte ucraina. Una posizione così
amichevole e non egoista non è da tutti, anzi in Europa è del tutto
assente. Subordinazione totale e disintegrazione.
SG: L’Europa è una civiltà post-cristiana in cui le norme della
moralità cristiana e l’etica vengono rigettate. In pratica gli europei
hanno messo a fondamento della loro ideologia ciò che noi chiamiamo
disintegrazione morale, e che loro chiamano tolleranza. I rapporti tra i
sessi, tra genitori e figli: queste sono le fondamenta della vita
umana. Indebolendole, l’Europa si auto-condanna alla rovina, e noi non
abbiamo intenzione di prendere parte in questa autodistruzione. Solo
negli ultimi 20 anni in Russia c’è stato un ritorno ai valori cristiani.
Sebbene dobbiamo dire che perfino in Unione Sovietica “la gente viveva
senza Dio, ma in modo devoto”, come ha detto il nostro patriarca. Se
paragona il codice morale di un “costruttore di comunismo”, a cui tutti i
membri del Komsomol (l’unione comunista della gioventù -ndt) prestavano
giuramento quando entravano nell’organizzazione, ai principi base del
cristianesimo, essi nel contenuto coincidono. Sebbene senza la fede in
Dio i codici morali funzionino male, come dimostrato dall’esperienza
dell’impresa socialista.
AB: Allora l’essenza dell’ideologia eurasiatista è questa: vivere
secondo gli insegnamenti di Cristo, secondo i Suoi comandamenti.
SG: Direi che è più ampia. L’ideologia eurasiatista riconosce il
valore fondamentale di tutte le religioni mondiali, perché
l’integrazione eurasiatica comprende non solo popoli cristiani, ma anche
musulmani e buddisti. I principii umani generali della società, di cui
stiamo parlando, sono supportati e difesi da tutte le religioni. Quindi
bisogna dire che l’Europa è post-cristiana perché già non è più
cristiana ma nemmeno musulmana, buddista né confuciana. L’Europa è
post-civilità, lo esprimerei così.
AB: La disintegrazione della civilità umana.
SG: Le varie religioni lo chiamano in modi diversi, ma il nocciolo
della questione non cambia. Lo vediamo nell’esempio dell’Ucraina. Lì
vediamo la sovversione dei valori morali cristiani; pretendono che
l’Ucraina legalizzi il matrimonio omosessuale, modifichi la giustizia
minorile, e altre norme che distruggono la struttura della famiglia
tradizionale.
AB: Quale potrebbe essere il ruolo della Cina nell’Unione Eurasiatica?
SG: La Cina è, insieme all’UE, il nostro maggiore partner
commerciale. L’integrazione economica è già in corso nel senso di un
crescente volume di circolazione di beni, l’espansione dei legami di
cooperazione, l’aumento degli investimenti e, anche questo è positivo,
si stanno espandendo le forme di cooperazione a lungo termine. Ma
insieme a tutto questo non abbiamo alcun piano per creare entità
sovranazionali, perché anche la Cina come noi considera prioritaria la
sua sovranità. Non riesco a immaginare che la Cina rinunci alla sua
sovranità in favore di un’organizzazione sovranazionale. Nonostante
nella storia cinese ci siano stati periodi di oppressione coloniale,
quando la nazione di fatto era governata da poteri europei e americani,
ciò veniva rigettato dalla scuola di pensiero spirituale e politica
cinese. La Cina si considera il centro del Cosmo, di conseguenza
l’integrazione con essa è possibile solo subordinandovisi, cosa già
successa nella nostra storia durante il giogo tartaro-mongolo.
Nel pensiero cinese il “giogo” significa uno stato di subordinazione amichevole. Quella è l’unica forma possibile di integrazione con la Cina. In questo senso assomiglia all’UE. Procedendo da posizioni di studio, la Cina porta avanti una linea di espansione economica e, ove possibile, politica. Crea alleanze all’interno delle quali la Cina gioca il ruolo principale, e gli altri quello di colonie. In questo senso, la stabilità dell’enorme matrice del partenariato economico-culturale eurasiatico presuppone l’indipendenza della Russia, l’indipendenza dell’Europa, della Cina, dell’India e dell’Iran. Quindi l’integrazione con la Cina prende la strada della cooperazione economica, della creazione di istituzioni comuni per il supporto agli investimenti, di supporto per programmi di sviluppo congiunti, di contratti a lungo termine. Abbiamo già fondato tali forme di partenariato, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), che però non è un’ente sovra-nazionale, ma inter-nazionale, all’interno del quale i vari stati elaborano programmi comuni e creano istituzioni comuni per lo sviluppo. Ora, ad esempio, possiamo parlare dell’espansione della Banca Eurasiatica per lo Sviluppo, e la Cina potrebbe parteciparvi, ma niente più di questo.
Nel pensiero cinese il “giogo” significa uno stato di subordinazione amichevole. Quella è l’unica forma possibile di integrazione con la Cina. In questo senso assomiglia all’UE. Procedendo da posizioni di studio, la Cina porta avanti una linea di espansione economica e, ove possibile, politica. Crea alleanze all’interno delle quali la Cina gioca il ruolo principale, e gli altri quello di colonie. In questo senso, la stabilità dell’enorme matrice del partenariato economico-culturale eurasiatico presuppone l’indipendenza della Russia, l’indipendenza dell’Europa, della Cina, dell’India e dell’Iran. Quindi l’integrazione con la Cina prende la strada della cooperazione economica, della creazione di istituzioni comuni per il supporto agli investimenti, di supporto per programmi di sviluppo congiunti, di contratti a lungo termine. Abbiamo già fondato tali forme di partenariato, come l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), che però non è un’ente sovra-nazionale, ma inter-nazionale, all’interno del quale i vari stati elaborano programmi comuni e creano istituzioni comuni per lo sviluppo. Ora, ad esempio, possiamo parlare dell’espansione della Banca Eurasiatica per lo Sviluppo, e la Cina potrebbe parteciparvi, ma niente più di questo.
AB: Tutto chiaro con l’Europa e anche con la Cina. La Novorossia può diventare un membro della famiglia eurasiatica?
SG: In questo momento è importante mantenere la cooperazione e
sostenere il commercio senza imporre tariffe doganali sulle repubbliche
di Donetsk e Lugansk. Dobbiamo pensare a quale forma legale dare a
questo rapporto. Per stabilire rapporti commerciali tra i due stati è
ovviamente auspicabile riconoscere la sovranità reciproca. Ma, anche se
non succede, come l’esperienza dell’OMS mostra con la partecipazione sia
della Cina che di Taiwan, le questioni commerciali ed economiche
possono venire separate da quelle politiche e legali. Ci sono precedenti
in cui paesi dalla sovranità non riconosciuta sono stati partecipanti a
pieno titolo di regimi commerciali in qualità di territori commerciali
indipendenti. Per la Novorossia si può specificare uno status simile.
Tale status può fornire le basi per il mantenimento legale delle
relazioni di libero commercio e di altre misure preferenziali connesse
con un’integrazione più profonda.
AB: Il partner principale dell’Ucraina è sempre stato la Russia.
Altri paesi, compresi quelli europei, si situano a parecchi ordini di
grandezza sotto di noi per volume di beni esportati. Gli investimenti
russi nell’economia ucraina hanno superato quelli europei di molte
volte. Come funzionano gli investimenti russi nel mercato ucraino in
questo momento?
SG: In condizioni di guerra, qualsiasi cooperazione e partenariato
sono complicati da grandi rischi: le imprese hanno paura di effettuare
le consegne, i consumatori hanno paura di chiudere i contratti, e c’è
anche il serio rischio politico di non-adempimento contrattuale. Ciò che
sta accadendo nel Donbass è una classica “forza maggiore”, la guerra.
La guerra, come sappiamo, ovunque negli accordi viene riconosciuta come
circostanza di forza maggiore e permette il non-adempimento degli
obblighi contrattuali. In uno stato di guerra i beni possono venire
distrutti o confiscati, le fabbriche sequestrate, e ogni impresa può
venire rasa al suolo. Il dispotismo che oggi le autorità ucraine stanno
imponendo nel Donbass sta paralizzando tutta l’attività economica. Non
solo la cooperazione con le imprese russe, ma anche con quelle ucraine.
AB: L’”atto di capitolazione” firmato dal presidente Poroshenko il 27
giugno con l’UE dimostra una cosa: l’Ucraina rifiuta i legami economici
preferenziali e l’assistenza dalla Russia, ma non li sta ricevendo in
misura proporzionale dall’Europa. Aggiungiamo a ciò il fatto che le
funzioni statali sovrane per la regolazione dell’economia nazionale sono
state trasferite alla gestione esterna della Commissione Europea.
L’Accordo di Associazione contraddice la costituzione ucraina.
SG: Per far sì che questo accordo venisse firmato, gli americani e
gli europei hanno organizzato il rovesciamento dell’autorità legittima,
compiendo un colpo di stato. Hanno portato al potere i nazisti, che
usano semplicemente per distruggere fisicamente le persone che non
desiderano vivere in associazione all’UE. Le altre guardano in silenzio,
non capendo le conseguenze a cui tale accordo porterà.
AB: Si parla molto delle conseguenze. Vediamole punto per punto.
SG: Prima di tutto, un grandissimo calo nella competitività dei beni
ucraini nello stesso mercato ucraino: verranno messi da parte dai beni
europei, più competitivi. Il risultato sarà una diminuzione di beni
ucraini e la bancarotta di molte imprese. Secondo, a molte imprese
ucraine verrà semplicemente proibito produrre per il mercato ucraino
perché non sono conformi alle normative tecniche europee (questo è un
“colpo” amministrativo che le autorità europee possono sferrare usando
l’Accordo di Associazione). Terzo, la firma dell’accordo esclude la
partecipazione dell’Ucraina nel processo di integrazione eurasiatica, il
che porterà alla riduzione dei regimi di commercio preferenziale e, in
futuro, la comparsa di tariffe doganali nell’esportazione di prodotti
ucraini in Russia. Quarto, la rapida diminuzione delle esportazione di
beni ucraini. Quinto, l’attrattività ucraina per gli investimenti sta
diminuendo, perché il maggior investitore era il business russo, che
aveva investito nelle imprese ucraine per allargare e sviluppare la
cooperazione e per creare produzioni congiunte, il che in gran parte non
ha più senso dopo che l’Ucraina ha firmato l’Accordo di Associazione.
Queste sono solo le conseguenze economiche. Oltre a quelle, l’economia
ucraina verrà messa in condizioni gravissime e la bilancia dei pagamenti
si deteriorerà, il che significa il default, vale a dire la bancarotta
dell’Ucraina verso il debito con l’estero. Questo è il motivo preciso
per cui Yanukovich si rifiutò di firmare l’Accordo di Associazione con
l’Europa.
AB: Poi aggiungiamo le conseguenze politiche…
SG: Se parliamo di conseguenze politiche, la prima è la perdita di
sovranità da parte dell’Ucraina. Praticamente tutte le questioni
commerciali e di regolazione economica stanno venendo trasferite alla
Commissione Europea; il governo ucraino perde la sua indipendenza. Tutte
le decisioni dovranno essere approvate dall’UE, e tutte le modifiche
legislative dovranno essere fatte solo nella direzione voluta dall’UE.
Ovvero, l’Ucraina è di fatto diventata una colonia dell’Unione Europea,
una colonia obbligata ad adempiere a tutte le direttive di Bruxelles
senza la possibilità di influenzare la loro formulazione.
AB: E non solo Bruxelles: ci sono comandanti di rango un po’ più alto. Sto parlando dei nostri amici di Washington.
SG: E’ necessario riconoscere che oggi l’Ucraina è un territorio
occupato dagli americani, che stanno dettando le nomine del personale e
dirigono attivamente tutte le azioni della giunta nazista. Nominano
personalmente i ministri chiave e chiedono loro l’esecuzione dei compiti
stabiliti dall’ambasciata statunitense a Kiev. Ovverosia gli americani
stanno spingendo le “autorità” verso un’ulteriore intensificazione del
conflitto. Ciò di cui Poroshenko e il suo governo stanno oggi parlando è
una diretta escalation del conflitto, l’assassinio di migliaia di
persone, la distruzione dell’infrastruttura urbana: è un crimine
mostruoso contro l’umanità, commesso a discapito degli interessi del
popolo ucraino.
AB: La guerra tra gli USA e la Novorossia sta aumentando di
intensità. Il Pentagono sta annunciando ufficialmente nuovi invii di
armi agli oppressori ucraini, mentre accusa la Russia di inviare armi ai
militanti. Quindi gli USA hanno il diritto di fornire ufficialmente
armi e finanziare gli oppressori e i nazisti? Qual è in ultima analisi
il ruolo della Russia?
SG: Il compito principale assegnato alla giunta dai suoi padroni
americani è di trascinare la Russia in una guerra aperta con l’Ucraina; è
precisamente per questo scopo che stanno commettendo questi assassinii
mostruosi: per costringere la Russia ad entrare in territorio ucraino in
difesa della popolazione pacifica, che si sta già rifugiando nel nostro
territorio a centinaia di migliaia, implorando il nostro aiuto. Si
capisce che la Russia non può restare indifferente. Quindi i controllori
americani dei nazisti ucraini pretendono un’escalation della violenza e
un aumento nel numero di vittime. Stanno usando artiglieria pesante
contro donne e bambini e bloccando artificialmente le città: la gente
resta senza cibo né acqua, molte città sono già alla fame. Perciò è in
corso un vero genocidio, e viene compiuto su ordine americano per
forzare la Russia ad andare a difendere il popolo inerme, sia di russi
che di ucraini che vivono in quel territorio. E devo dire che la
pressione dell’opinione pubblica provocata da questi tragici resoconti è
molto alta.
Fonte: Souloftheeast
Traduzione : Anacronista
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