Il nuovo ‘cervello’ dell’esercito russo
La nuova struttura da ricognizione e d’attacco C4I dell’esercito russo
Valentin Vasilescu – Reseau International 22 ottobre 2014
Un esercito moderno del terzo millennio
si basa su un sistema integrato ricognizione-attacco, in grado di
rilevare e monitorare continuamente il nemico per determinarne le
debolezze e il momento ottimale per distruggerlo.
L’unica
forma di assicurazione in combattimento, nota nella scienza militare, è
il rilevamento in tempo reale della posizione dei combattenti nemici,
lo stato del loro materiale bellico e trarne le intenzioni da movimenti e
manovre nello spazio e nel tempo.
A differenza di altre forme di
ricognizione, la ricognizione aerospaziale ha il vantaggio di coprire
l’intero teatro delle operazioni militari.
Nel 2014, l’esercito russo
completò la realizzazione di nuove strutture da ricognizione, basate sul
complesso da ricognizione-attacco progettato per assicurare il
dispiegamento immediato delle forze con la massima precisione e a
distanze di diverse centinaia o migliaia di chilometri.
Con queste
complesse strutture, la Russia ora possiede quei sistemi di ultima
generazione che solo gli statunitensi avevano. La NATO è consapevole del
fatto che, a causa della nuova struttura da ricognizione, l’esercito
russo ormai conosca molto bene la posizione di tutte le forze e i mezzi
degli eserciti dei Paesi della NATO vicini alla Russia.
Può rilevare in
tempo reale ogni nuovo dispiegamento di truppe NATO nelle aree lungo i
suoi confini. Va ricordato che il successo di qualsiasi operazione di
terra è impensabile senza l’uso di velivoli senza equipaggio (UAV) che,
con termocamere a infrarossi e vari sensori, pattugliano i cieli 24 ore
su 24. Negli ultimi dieci anni, i combattimenti in aree popolate contro
la guerriglia urbana sono stati efficaci proprio per l’uso simultaneo di droni, cacciabombardieri ed elicotteri d’attacco.
Gli eserciti moderni, della Federazione russa come gli Stati Uniti, utilizzano un programma complesso, su tre livelli di raccolta ed elaborazione dati, per formarsi un quadro completo della situazione nel teatro delle operazioni terrestri. Oltre alle informazioni raccolte da oltre un centinaio di satelliti militari russi, dotati di sensori di vario tipo.
Gli eserciti moderni, della Federazione russa come gli Stati Uniti, utilizzano un programma complesso, su tre livelli di raccolta ed elaborazione dati, per formarsi un quadro completo della situazione nel teatro delle operazioni terrestri. Oltre alle informazioni raccolte da oltre un centinaio di satelliti militari russi, dotati di sensori di vario tipo.
Il primo livello è fornito da 4-6 minivelivoli senza
equipaggio (UAV) tipo Zala 421-08 (Strekoza) disponibili ad
ogni battaglione delle forze di terra dell’esercito russo. Sono
silenziosi, propulsi da un motore elettrico, con un raggio di 30 km e
una quota di volo di 2000 m.
36 altri droni Jakovlev Pchela-1 T e Rubezh (simile allo statunitense RQ-7 Shadow)
a corto raggio e quota di volo di 2500-3600 m, sono assegnati a brigate
di fanteria, d’artiglieria e aeroportate russe. Sono dotati di
dispositivi elettro-ottici agli infrarossi e sensori in grado di
distinguere un bersaglio in movimento e rilevare lo spostamento di
decine di centimetri dell’ombra di un uomo a una distanza di 700 m.
I
droni a corto raggio hanno un’autonomia di 2-4 ore, con un campo di
osservazione totale ma con scarse apertura e profondità. Ecco perché le
brigate carri armati russi, che hanno un alto ritmo offensivo, devono
dotarsi, entro il 2015, di quattro velivoli senza pilota da ricognizione
con autonomia intermedia Dozor 600, simile all’MQ-1B Predator
statunitense.
L’equipaggiamento di navigazione è un FLIR che include
videocamera diurna e agli infrarossi, telemetro laser e un proiettore
laser per dirigere le armi. Come l’MQ-1 Predator ha un sensore di movimento SAR (Synthetic Aperture Radar); il Dozor è dotato di sistemi subalari cui poter appendere due missili laserguidati, due lanciarazzi o 6 bombe da 20 kg.
Il
secondo livello di raccolta ed elaborazione dei dati è strettamente
legato a tutte le unità in campo, ed è composto dalla flotta di
elicotteri russi in supporto alle forze di terra. Si tratta in
particolare degli elicotteri da ricognizione e attacco Mi-24V/Mi-35,
Mi-28 e Ka-52 Alligator.
I sensori di navigazione FLIR, il
sistema di gestione dei dati di tiro e di ricerca dell’elicottero sono
montati nella speciale carenatura MMS sul muso del velivolo.
L’equipaggiamento comprende una telecamera diurna e una ad impronta
termica notturna, un piccolo radar a frequenze millimetriche e un
telemetro laser per dirigere armi ad alta precisione.
Il terzo livello
di raccolta ed elaborazione dati è la ricognizione strategica,
rappresentata da aerei da ricognizione a lungo raggio. La Russia
possiede 17 droni furtivi Skat, simili al tipo RQ-170 Sentinel statunitense usato in Afghanistan, con una quota massima di 12000 metri e un’autonomia di 4000 chilometri.
Ma
alla base rimangono essenzialmente i velivoli da ricognizione ELINT,
con a bordo equipaggi specializzati. La Russia ha 20 velivoli Il-20M1,
con un’autonomia di 6500 chilometri e quota di volo di 11800 m, in grado
di pattugliare i cieli per 12 ore senza rifornimento. L’Il-20M1 ha un
team di otto specialisti ELINT e un radar ad alta potenza.
Il radar Kvalat-2
rappresenta su schermi digitali la mappa del terreno lungo la rotta
fino a una distanza di 300 km. Nella memoria del processore, una scheda
viene registrata confrontando automaticamente la mappa per rilevare la
comparsa di mezzi da combattimento nemici o modifiche ai dati già
raccolti nella memoria.
La ricognizione tramite “radiolocalizzazione”
avviene con le apparecchiature Romb-4 per rilevare segretamente
e visualizzazione sullo schermo la posizione di tutti i trasmettitori
terrestri che operano fino ad una distanza di 500 km. Con la memoria del
processore, è possibile identificare nuovi radar della difesa
antiaerea, centri comando di battaglioni, brigate e corpi d’armata, o
cambi delle postazioni già note.
Altri specialisti a bordo del velivolo
operano con sensori nello spettro visibile e a infrarossi ad alta
risoluzione. Tutte le informazioni raccolte vengono trasmesse
immediatamente attraverso una linea-dati video criptata a una rete
automatizzata di gestione C4I dello Stato maggiore tattico. Per via
delle apparecchiature di bordo, il costo dell’Il-20M1 è diverse volte
superiore a quello di un aereo di quinta generazione F-22.
Inoltre,
l’esercito russo usa per la ricognizione ad alta quota, 42 caccia
MiG-25RB appositamente modificati per la ricognizione. Volano a 3470
km/h (Mach 3,2) a una quota massima di 24400 m. La Russia utilizza anche
una squadriglia di bombardieri strategici (Tu-142/Tu-95M), che volano
ad una velocità di 920 km/h a una quota di 12000 m.
La
complessa struttura ricognizione-attacco della ricognizione aerea è
soggetta all’avanzato sistema automatizzato C4I dello stato maggiore
tattico, che svolge le seguenti funzioni: comando, controllo,
comunicazioni, computer ed informazioni relative all’interoperabilità.
I
sistemi C4I russi rappresentano l’ultima generazione di microprocessori
e apparecchiature per comunicazioni via satellite, compresi sensori da
sorveglianza e controllo. Inoltre, questi sistemi dispongono di potenti
memorie e server di ultima generazione, con crittografia digitale sicura
su tutto lo spettro delle frequenze, rendendo le interferenze
impossibili.
C4I assegna automaticamente il target individuato a sistemi
d’attacco terrestri (artiglieria, missili superficie-superficie),
sistemi navali a bordo di navi o sistemi aerei a bordo dei velivoli da
combattimento, in funzione della loro portata.
Ucraina, Polonia, Stati
Baltici e Romania hanno sistemi da ricognizione rudimentali e non
possono nemmeno sognarsi di avere mai un sistema da ricognizione-attacco
integrante il C4I. Anche se l’Ucraina non ha una struttura da
ricognizione paragonabile a quelle della Russia, il rapporto di forza
tra il suo esercito e quello del Donbas (8 a 1 numericamente,
qualitativamente 1 a 20), a favore dell’esercito ucraino e con
supremazia aerea assoluta, non è stato ancora sfruttato nella cosiddetta
operazione antiterroristica contro i separatisti nel Donbas.
La
vetustità degli equipaggiamenti da ricognizione aerea ucraini, risalenti
agli anni ’50-’60, costringono questi aerei a volare entro la portata
dei missili mobili dei combattenti della Novorossija. Questi hanno
potuto abbattere quattro aerei da ricognizione ucraini, mettendo fine ai
voli da ricognizione dell’esercito di Kiev. Il governo di Julija
Timoshenko fece la cosa più stupida degli ultimi 23 anni, ritirando e
abolendo nel 2006 l’ultimo squadrone bombardieri e ricognizione ucraino,
dotato dei supersonici Tu-22M3.
I 43 velivoli Tu-22M3 ereditati alla
dissoluzione dell’ex Unione Sovietica potevano volare a 2000 km/h (Mach
1,88) a 14500 m di quota. Se l’Ucraina fosse stata veramente interessata
ad acquisire piattaforme aeree con moderni sistemi di ricognizione,
forse ci sarebbe stata un’altra situazione sul campo di battaglia.
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