Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 1^ parte
Prima parte: stratagemmi delle battaglie vincenti
Questo primo gruppo di stratagemmi sono
indicati quando si sia in superiorità (non per forza numerica, ma
quest’ultima può aiutare parecchio) sul nemico, ma non si voglia
comunque evitare un attacco diretto, che potrebbe rivelarsi molto
costoso.
Inoltre, la storia insegna che eserciti meno numerosi, ma
meglio organizzati, possono prevalere sul nemico. Pensiamo alla
battaglia di Maratona, in cui i greci, inferiori di gran lunga ai
persiani per numero, ma più determinati e corazzati, decimarono i
nemici.
Oppure ai numerosi successi dei tedeschi durante la Seconda
Guerra Mondiale, contro avversari ben più numerosi e anche meglio
armati, come i francesi, gli inglesi e i sovietici. Nonostante ciò,
l’Asse fu sconfitto.
Ma lì, oltre agli errori madornali dei tedeschi
nella campagna di Russia, pesò parecchio la capacità dei russi di
riorganizzarsi, di imparare dai propri errori e anche dalle strategie
del nemico.
Passiamo ora a illustrare gli stratagemmi di cui ci occuperemo oggi
Sono questi:
Il Primo: Attraversare il mare per ingannare il cielo
Il Secondo: Assediare Wei per salvare Zhao
Il Terzo: Uccidere con la spada presa a prestito
Il Quarto: Attendere riposati l’avversario affaticato
Il Quinto: Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio
Il Sesto: Clamore a oriente, attacco a occidente
Il primo si riferisce alla possibilità
di nascondere gli inganni alla luce del sole. «Ciò che è familiare non
desta attenzione» recita un proverbio cinese. Alcuni esempi concreti?
Per esempio il golpe ucraino, la cui responsabilità americana è stata
rivendicata con orgoglio dagli americani stessi.
E infatti molte persone
non ci vedono nulla di losco, le stesse persone che magari credono che
esistano gli UFO, solo perché vi è una base segreta americana (la famosa
Area 51) attorno a cui sono sorte numerose leggende metropolitane.
Adesso il presidente ucraino ha anche fatto entrare tre stranieri nel
governo del Paese, tra cui un americano, ma la gran parte degli
occidentali non si meravigliano, non vi trovano nulla di strano,
semplicemente perché ce l’hanno davanti agli occhi.
Idem per
l’occupazione da parte americana del nostro Paese, la quale è così
palese e sotto gli occhi di tutti, che sono in pochi a comprendere
davvero quanto il nostro Paese sia privo di sovranità.
In perfetto stile cinese, questo stratagemma è l’opposto del sesto che, come vedremo, si basa su un inganno di tipo molto diverso.
In perfetto stile cinese, questo stratagemma è l’opposto del sesto che, come vedremo, si basa su un inganno di tipo molto diverso.
Il secondo, “Assediare Wei per salvare
Zhao” è attribuito a Sun Pin, l’erede del più famoso Sun Tzu, nonché
autore de “La Strategia Militare.”
Lo Stratagemma si basa sul concetto di attacco diretto e attacco indiretto, sviluppato da Sun Tzu. Successivamente ne hanno parlato, usando termini diversi, anche autori occidentali contemporanei, come Luttwak.
Lo Stratagemma si basa sul concetto di attacco diretto e attacco indiretto, sviluppato da Sun Tzu. Successivamente ne hanno parlato, usando termini diversi, anche autori occidentali contemporanei, come Luttwak.
Si tratta dell’applicazione pratica, sul piano della strategia,
della reciproca mutevolezza dei due opposti, Yin e Yang, che compongono
il simbolo del Tao. Lo Yang è l’attacco diretto, quello palese. Diremmo
anche fasullo, ma sarebbe troppo: è una minaccia concreta, ma il cui
scopo è quello di attirare l’attenzione del nemico dal punto in cui
verrà sferrato il vero attacco, quello indiretto.
Ovviamente,
all’occorrenza, l’attacco diretto può mutarsi in indiretto, e viceversa.
Tre esempi storici: la presa di Singapore da parte dei giapponesi, la
contromossa di Scipione l’Africano che portò la guerra in casa dei
cartaginesi (preceduto in ciò da Agatocle di Siracusa) e la blitzkrieg
tedesca in Francia.
Nel primo caso, durante la Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi applicarono questo stratagemma, combinato col precedente, per strappare la super fortificata Singapore alle forze inglesi. In effetti, le fortificazioni erano tremende, ma solo in direzione del mare. Alle spalle della città, infatti, non vi erano difese, perché gli inglesi confidavano che la giungla avrebbe vanificato ogni velleità d’attacco da parte giapponese.
Nel primo caso, durante la Seconda Guerra Mondiale, i giapponesi applicarono questo stratagemma, combinato col precedente, per strappare la super fortificata Singapore alle forze inglesi. In effetti, le fortificazioni erano tremende, ma solo in direzione del mare. Alle spalle della città, infatti, non vi erano difese, perché gli inglesi confidavano che la giungla avrebbe vanificato ogni velleità d’attacco da parte giapponese.
Così questi ultimi schierarono la flotta in bella
vista per diversi giorni, ma senza attaccare. Nel frattempo, i
giapponesi si facevano strada nella giungla. Presero la città senza
sparare un colpo. Questo può sembrare una smentita rispetto a quanto
detto prima, ma in verità l’attacco diretto, anche se non si verifica
materialmente, ha comunque raggiunto il proprio scopo, dato che la sua
minaccia potenziale ha tenuto gli inglesi inchiodati sul posto.
Si
fossero accorti dello stratagemma, avrebbero di certo schierato delle
forze davanti alla giungla, ma questo avrebbe sguarnito le difese
anti-nave, e quindi a quel punto i giapponesi avrebbero potuto comunque
attaccare dal mare, e l’attacco diretto sarebbe diventato quello
indiretto, e viceversa.
Un attacco potenziale, minacciato e concreto, ha lo stesso valore di uno tradotto in atto, senza però subirne le conseguenze (logoramento). Questo stratagemma è molto diverso dal sesto, dato che, in quest’ultimo, è solo l’attacco indiretto a essere reale, mentre quello diretto è puramente illusorio. Il che permette di non dividere le forze, sacrificando però la flessibilità, e rendendolo quindi potenzialmente più pericoloso.
Un attacco potenziale, minacciato e concreto, ha lo stesso valore di uno tradotto in atto, senza però subirne le conseguenze (logoramento). Questo stratagemma è molto diverso dal sesto, dato che, in quest’ultimo, è solo l’attacco indiretto a essere reale, mentre quello diretto è puramente illusorio. Il che permette di non dividere le forze, sacrificando però la flessibilità, e rendendolo quindi potenzialmente più pericoloso.
Per il nemico, se ci casca, per chi lo usa, se il nemico
mangia la foglia. Potremmo sintetizzare così: il primo stratagemma è
solo attacco diretto; il sesto è solo attacco indiretto, il secondo li
bilancia entrambi, con tutti i pro e i contro del caso.
Ovviamente ciò è
possibile solo quando si ha una superiorità sul nemico, superiorità
numerica, o almeno di movimento e di organizzazione (cosa che permette a
un nemico meno numeroso in assoluto, di godere di una superiorità
relativa). Se si disponesse di dieci uomini e si volesse attaccare una
base difesa da cento nemici, il secondo stratagemma sarebbe il meno
adatto di tutti.
Gli altri esempi ci limiteremo ad accennarli. Agatocle di Siracusa prima, Scipione poi, alle prese con Cartagine, decisero di portare la guerra in terra africana, senza prima attendere di aver sconfitto le forze cartaginesi in Sicilia/Europa. Questo in entrambi i casi costrinse i cartaginesi a ritirarsi e a rinunciare al conflitto. Nel caso di Scipione, i cartaginesi alla fine persero la guerra in maniera totale.
Gli altri esempi ci limiteremo ad accennarli. Agatocle di Siracusa prima, Scipione poi, alle prese con Cartagine, decisero di portare la guerra in terra africana, senza prima attendere di aver sconfitto le forze cartaginesi in Sicilia/Europa. Questo in entrambi i casi costrinse i cartaginesi a ritirarsi e a rinunciare al conflitto. Nel caso di Scipione, i cartaginesi alla fine persero la guerra in maniera totale.
I
tedeschi, nella Seconda Guerra Mondiale, attaccarono di nuovo la
Francia da nord, passando da Olanda e Belgio (attacco diretto) allo
scopo di attirare lontano le forze alleate, poi attaccarono dalle
Ardenne, ritenute impenetrabili, grazie all’uso sapiente dei carri
armati.
Una volta penetrati nel cuore della Francia, risalirono a nord,
intrappolando le forze impegnate a contrastare l’attacco diretto. Il
resto è storia nota.
Poiché sono simili nella diversità, è necessario che, dopo i primi due, si parli direttamente del sesto.
Qui si tratta di creare un vero e proprio diversivo, non un attacco concreto anche se non principale, ma un finto attacco. Esempio storico: gli alleati presero il cadavere di un loro ufficiale, gli misero addosso dei finti piani di sbarco in Sardegna, e lasciarono che il corpo fosse trascinato dalla corrente fino alle coste spagnole.
Poiché sono simili nella diversità, è necessario che, dopo i primi due, si parli direttamente del sesto.
Qui si tratta di creare un vero e proprio diversivo, non un attacco concreto anche se non principale, ma un finto attacco. Esempio storico: gli alleati presero il cadavere di un loro ufficiale, gli misero addosso dei finti piani di sbarco in Sardegna, e lasciarono che il corpo fosse trascinato dalla corrente fino alle coste spagnole.
La Spagna consegnò
il corpo agli alleati, per la sepoltura, ma questi scoprirono che il
plico era stato aperto, ovviamente dai servizi segreti tedeschi. Così,
attaccarono la Sicilia con la consapevolezza che i tedeschi avrebbero
concentrato le forze in Sardegna. E infatti, oltre che per l’aiuto della
mafia, gli alleati non incontrarono alcuna resistenza in Sicilia.
Il terzo è un invito a lasciare che
siano gli altri a faticare per noi: a loro la fatica, a noi il guadagno.
Come il golpe ucraino che, nel piano americano, doveva essere una
pugnalata alla Russia, usando la spada nazi-ucraina.
Nei fatti Putin
l’ha ritorto a proprio vantaggio, il che è un rischio, qualora si
attuino stratagemmi senza prima aver compreso la psicologia nemica.
Anche le guerre condotte dai terroristi islamici in Siria e Cecenia,
rientrano in questo stratagemma, dato che i fanatici sono solo la spada
impugnata da americani, sauditi e qatarioti.
Il quarto, “Attendere riposati l’avversario affaticato” si riferisce
alla necessità di arrivare per primi sul campo di battaglia, ma anche di
evitare che sia l’avversario a imporci il ritmo.
Ecco perché, pur
avendo attaccato per primi in Ucraina, gli americani si sono ritrovati a
mal partito: i russi si sono mossi per tempo, appoggiando il referendum
crimeano, e quindi poi gli americani sono stati costretti a
rincorrerli, contestando in modo patetico la legittimità del referendum,
cosa che li ha esposti alle critiche di chi faceva notare che gli
americani, in Serbia, avevano fatto la stessa cosa dei russi, scippando
il Kosovo ai serbi e facendone un narcostato nel cuore dell’Europa.
Lo
stratagemma tratta quindi di un opportunismo “di posizione” cioè si
giunge per primi allo scopo di assestarsi su una posizione forte,
strappandola al nemico.
Il quinto “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio” invece si
basa su un opportunismo di “movimento, di rapina.” Si attende che
qualche calamità colpisca il nemico, e ci si avventa su di lui.
Un po’
come cercò di fare Mussolini, quando nel 1940 attaccò la Francia, ormai
sul punto di soccombere. Gli andò male, ma non per colpa dello
stratagemma: la potenza militare italiana era solo un grande bluff, e
chi bluffa non deve mai, ripetiamo mai, scoprire le proprie carte.
Anche questo è stato applicato da Putin, il quale ha approfittato del golpe ucraino per recuperare la Crimea, smettere di pagare l’affitto per la base di Sevastopoli, e creare un alleato stabile e affidabile nel sud-est del Paese (il Donbass-Nuovarussia).
Il terzo, il quarto e il quinto sono simili tra loro, ma diversi, come la triade precedente. Il Terzo infatti punta a farsi parte attiva nelle disgrazie del nemico, seppure utilizzando la spada di un altro; il quinto invece si limita ad approfittare della situazione, un inno all’opportunismo, insomma.
Anche questo è stato applicato da Putin, il quale ha approfittato del golpe ucraino per recuperare la Crimea, smettere di pagare l’affitto per la base di Sevastopoli, e creare un alleato stabile e affidabile nel sud-est del Paese (il Donbass-Nuovarussia).
Il terzo, il quarto e il quinto sono simili tra loro, ma diversi, come la triade precedente. Il Terzo infatti punta a farsi parte attiva nelle disgrazie del nemico, seppure utilizzando la spada di un altro; il quinto invece si limita ad approfittare della situazione, un inno all’opportunismo, insomma.
Il quarto è un ibrido fra i due: meno
attivo del terzo, ma più del quinto, è anche il meno aggressivo e il più
difensivo dei tre. Ovviamente ha senso solo in un contesto, non per
forza militare, che favorisca la guerra di posizione, altrimenti non
avrebbe alcun senso attendere l’avversario.
Viceversa per gli altri due.
D’altra parte, se la situazione dovesse mutare all’improvviso, dal
quinto stratagemma si potrebbe passare al terzo, vale a dire
approfittare, dopo aver “saccheggiato” dell’incendio per indurre
qualcuno a dare il colpo di grazia al nemico.
Etc. Insomma, gli
stratagemmi non vanno visti come dei comparti stagni, ma come flussi di
possibilità polarizzati, ma con la possibilità di cambiare direzione,
polarità.
Rimandiamo agli articoli precedenti per un discorso più ampio e
generale.
Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 2^ parte
Seconda parte: Stratagemmi delle battaglie di contrattacco
Sono questi:
Il Settimo: Creare qualcosa dal nulla
L’Ottavo: Avanzare di nascosto verso Chengchan
Il Nono: Osservare l’incendio dalla riva opposta
Il Decimo: Celare un pugnale dietro un sorriso
L’Undicesimo: Far appassire il prugno al posto del pesco
Il Dodicesimo: Portar via la pecora che capita sotto mano
L’Ottavo: Avanzare di nascosto verso Chengchan
Il Nono: Osservare l’incendio dalla riva opposta
Il Decimo: Celare un pugnale dietro un sorriso
L’Undicesimo: Far appassire il prugno al posto del pesco
Il Dodicesimo: Portar via la pecora che capita sotto mano
A differenza delle prima sestina, questi
stratagemmi sono relativi alla necessità di contrastare o impacciare un
avversario più forte.
Il primo di essi, il settimo dei 36, si
basa totalmente sull’inganno, creato dall’effetto moltiplicatore di
tante piccole apparenze di realtà messe assieme. Un po’ come i gas
organici sprigionatisi da paludi e tombe sembravano dotati di vita
propria (i cosiddetti fuochi fatui) agli occhi delle persone più
facilmente impressionabili. O come un miraggio.
Entrambi non nascono esattamente dal nulla (come lo intendiamo in occidente) ma hanno bisogno di vari elementi, per esistere. Es. il miraggio, del calore, dell’aria etc. In effetti, letteralmente, lo stratagemma suona così: “creare l’essere dal non essere.” Il non essere non è il nulla, ma solo ciò che non ha una esistenza reale. La differenza è sottile.
Entrambi non nascono esattamente dal nulla (come lo intendiamo in occidente) ma hanno bisogno di vari elementi, per esistere. Es. il miraggio, del calore, dell’aria etc. In effetti, letteralmente, lo stratagemma suona così: “creare l’essere dal non essere.” Il non essere non è il nulla, ma solo ciò che non ha una esistenza reale. La differenza è sottile.
In ogni caso, si tratta di alterare
qualcosa che già esiste, facendogli assumere tutt’altro aspetto, ad
esempio fingendo di non avere neanche un centesimo, mentre in realtà si
possiede qualcosa, o viceversa, o far circolare notizie false sugli
altri o su noi stessi. Es. Amleto che finge di essere pazzo per poter
complottare contro lo zio.
In particolare si gioca sull’effetto “ripetitore” prodotta dalle persone. Una menzogna ripetuta mille volte diventa verità, passando di bocca in bocca, venendo poi a formare l’opinione comune, e assumendo carattere dogmatico, di verità consolidata che (quasi) nessuno oserebbe contrastare.
Pensiamo alla Seconda Guerra Mondiale. Per la vittoria, i sovietici hanno dato 25 e passa milioni di persone; gli anglo-franco-americani, messi assieme, a stento un milione. Eppure, dopo due o tre decenni di propaganda americana, le persone salutano gli americani come i liberatori del mondo intero, e i sovietici come oppressori, addirittura come simili ai nazisti!
In particolare si gioca sull’effetto “ripetitore” prodotta dalle persone. Una menzogna ripetuta mille volte diventa verità, passando di bocca in bocca, venendo poi a formare l’opinione comune, e assumendo carattere dogmatico, di verità consolidata che (quasi) nessuno oserebbe contrastare.
Pensiamo alla Seconda Guerra Mondiale. Per la vittoria, i sovietici hanno dato 25 e passa milioni di persone; gli anglo-franco-americani, messi assieme, a stento un milione. Eppure, dopo due o tre decenni di propaganda americana, le persone salutano gli americani come i liberatori del mondo intero, e i sovietici come oppressori, addirittura come simili ai nazisti!
Questo stratagemma ha anche applicazioni
militari nel senso stretto (anche se ormai il confine tra il mondo
militare e quello non militare è labilissimo). Pensiamo ad esempio
all’attacco italiano alla Francia nel ’40.
Nell’articolo precedente avevamo fatto questo esempio, dicendo che Mussolini (di fatto) applicò il quinto stratagemma: “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio). Gli andò male, ma non per colpa dello stratagemma: come abbiamo detto in quell’articolo, quelli sono stratagemmi per chi si trova in condizioni di supremazia sull’avversario.
La potenza italiana era in realtà un abile bluff. In effetti, senza saperlo, Mussolini applicò con grande abilità proprio il settimo stratagemma, creando appunto qualcosa (la potenza italiana) dal nulla (carri armati scarsissimi, sottomarini numerosi ma mal progettati, soldati senza stivali etc). Le cose gli andarono male perché passò all’attacco senza averne le forze, e così rivelò anche il proprio bluff.
Avrebbe invece dovuto applicare il nono, di cui parleremo più avanti.
Nell’articolo precedente avevamo fatto questo esempio, dicendo che Mussolini (di fatto) applicò il quinto stratagemma: “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio). Gli andò male, ma non per colpa dello stratagemma: come abbiamo detto in quell’articolo, quelli sono stratagemmi per chi si trova in condizioni di supremazia sull’avversario.
La potenza italiana era in realtà un abile bluff. In effetti, senza saperlo, Mussolini applicò con grande abilità proprio il settimo stratagemma, creando appunto qualcosa (la potenza italiana) dal nulla (carri armati scarsissimi, sottomarini numerosi ma mal progettati, soldati senza stivali etc). Le cose gli andarono male perché passò all’attacco senza averne le forze, e così rivelò anche il proprio bluff.
Avrebbe invece dovuto applicare il nono, di cui parleremo più avanti.
L’ottavo stratagemma, “Avanzare di
nascosto verso Chengchan”, verte sull’accoppiata attacco diretto-attacco
indiretto, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente. In soldoni
si tratta di nascondere il nostro vero attacco, effettuandone un altro
da un’altra parte. Una diversione sì, ma non totalmente illusoria.
Illusoria lo è solo rispetto al complesso, ma non meno reale negli
effetti.
In questo si differenzia dal sesto, “Clamore a oriente, attacco a occidente.” Lì vi era un attacco fittizio, soltanto “strombazzato”; si tratta, invece, di due attacchi, entrambi reali, di cui uno è palese, l’altro di sorpresa. Uno è l’attacco “yang” l’altro quello “yin.”
Un esempio classico è quello della tattica dell’incudine e del martello: una forza mobile (attacco diretto) insegue il nemico, spingendolo contro una forza più statica (l’attacco indiretto). Prima che il nemico possa accorgersene, si ritroverà preso tra due fuochi. Anche i predatori, quando agiscono in branco, adottano tecniche simili, per esempio i leoni, che usano alcuni esemplari per intimorire gli erbivori e spingerli verso il resto del branco, allo scopo di aprirsi un varco per ghermire le prede più piccole, deboli o anziane.
In questo si differenzia dal sesto, “Clamore a oriente, attacco a occidente.” Lì vi era un attacco fittizio, soltanto “strombazzato”; si tratta, invece, di due attacchi, entrambi reali, di cui uno è palese, l’altro di sorpresa. Uno è l’attacco “yang” l’altro quello “yin.”
Un esempio classico è quello della tattica dell’incudine e del martello: una forza mobile (attacco diretto) insegue il nemico, spingendolo contro una forza più statica (l’attacco indiretto). Prima che il nemico possa accorgersene, si ritroverà preso tra due fuochi. Anche i predatori, quando agiscono in branco, adottano tecniche simili, per esempio i leoni, che usano alcuni esemplari per intimorire gli erbivori e spingerli verso il resto del branco, allo scopo di aprirsi un varco per ghermire le prede più piccole, deboli o anziane.
Il nono, “Osservare l’incendio dalla
riva opposta” si spiega da sé. Nel caso una qualche sciagura colpisse un
nemico più forte di noi, dovremmo osservare, ma a distanza di
sicurezza. Se tale disgrazia dovesse portare il nemico a essere più
debole di noi, a quel punto saremmo pronti a intervenire, ma guai a
farlo troppo in fretta!
Qui quindi non si tratta di “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio” come nel quinto stratagemma: le forze non sono sufficienti, oppure si vuole evitare di restare invischiati in un conflitto dall’esito incerto.
Qui quindi non si tratta di “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio” come nel quinto stratagemma: le forze non sono sufficienti, oppure si vuole evitare di restare invischiati in un conflitto dall’esito incerto.
Un esempio concreto è l’atteggiamento di
Putin e della Cina, che osservano l’incendio dilagare negli USA (le
violenze a Ferguson e dintorni) limitandosi a criticare il razzismo e la
violenza americani, ma senza spingersi oltre, ma interessati e vigili.
Questo stratagemma si basa sull’assunto che prima si vince, poi si
lotta, e si vince ritorcendo la forza dell’avversario contro lui stesso,
o addirittura lasciare che siano le sue contraddizioni interne a
distruggerlo.
Il decimo, “Celare un pugnale dietro un
sorriso” indica la possibilità di nascondere un’insidia dietro un
atteggiamento cordiale, allo scopo di far abbassare la guardia al
nemico, per poi ucciderlo. È forse lo stratagemma più semplice da
capire. Come esempio storico possiamo citare la politica estera
conciliante di Hitler, che riuscì a conquistare mezza Europa
semplicemente fingendo che la prossima conquista sarebbe stata l’ultima.
E infatti riuscì a convincere Francia e Inghilterra a lasciargli i Sudeti, e poi si prese l’intera Cecoslovacchia e mezza Polonia. Durante il Rinascimento era pratica molto comune, per i potenti, far avvelenare (o strangolare, come fece Cesare Borgia con gli ex congiurati) i propri ospiti, qualora fossero stati scomodi, o li si volesse punire. Ospiti tratti in inganno da modi cordiali, che però celavano un’insidia mortale.
E infatti riuscì a convincere Francia e Inghilterra a lasciargli i Sudeti, e poi si prese l’intera Cecoslovacchia e mezza Polonia. Durante il Rinascimento era pratica molto comune, per i potenti, far avvelenare (o strangolare, come fece Cesare Borgia con gli ex congiurati) i propri ospiti, qualora fossero stati scomodi, o li si volesse punire. Ospiti tratti in inganno da modi cordiali, che però celavano un’insidia mortale.
L’undicesimo, “Far appassire il prugno
al posto del pesco” si riferisce alla necessità, a volte, di sacrificare
qualcosa per evitare di perderne una più importante. Quindi si rinuncia
al bene minore (il prugno) per salvare il bene maggiore (il pesco). Qui
si richiama il motto latino “ubi maior minor cessat.”
Se una persona è gravemente ferita, può essere necessario amputare una mano (il bene minore) per salvargli la vita (il bene maggiore). Anche questo è di largo utilizzo, anzi: la vita di tutti giorni ci impone la scelta tra perdere il bene maggiore e sacrificare quello minore. Per questo non ci soffermeremo oltre.
Se una persona è gravemente ferita, può essere necessario amputare una mano (il bene minore) per salvargli la vita (il bene maggiore). Anche questo è di largo utilizzo, anzi: la vita di tutti giorni ci impone la scelta tra perdere il bene maggiore e sacrificare quello minore. Per questo non ci soffermeremo oltre.
Il dodicesimo, “Portare via la pecora che capita sotto mano”, l’avevamo già accennato in un articolo precedente.1
Perciò speriamo ci verrà perdonato se ci
autocitiamo: «è un invito palese a non commettere l’errore di inseguire
(il miraggio di) un grande vantaggio, rinunciando a qualcosa di molto
meno consistente, ma che tuttavia è a portata di mano, e può essere
ottenuto con sforzi minimi, a patto di sapersi accontentare.
Quindi, in questo caso, è la scelta dell’uovo oggi, piuttosto che la gallina domani… a patto che si afferri subito il primo uovo che capita, e si proceda subito oltre. Se invece si dovesse perdere tempo a scegliere, lo stratagemma si ritorcerebbe contro il suo utilizzatore. È anche un invito a non eccedere nella ricerca della perfezione.
Quindi, in questo caso, è la scelta dell’uovo oggi, piuttosto che la gallina domani… a patto che si afferri subito il primo uovo che capita, e si proceda subito oltre. Se invece si dovesse perdere tempo a scegliere, lo stratagemma si ritorcerebbe contro il suo utilizzatore. È anche un invito a non eccedere nella ricerca della perfezione.
Questo, come gli altri 35, può essere
applicato a ogni campo, così come appunto avviene in Asia. Per esempio,
scrivendo questo articolo così com’è, piuttosto che come ci piacerebbe
che fosse (vale a dire molto più lungo, dettagliato, ricco di esempi
storici, etc, ma anche più lento, laborioso e difficile da scrivere, e
forse anche da assimilare)
Stiamo applicando il XII stratagemma e la frase di Lao Tze2, prendendo la pecora che ci capita sotto mano, cioè accettando un articolo imperfetto, ma che ci costa (relativamente) poco sforzo scrivere, piuttosto che inseguire la chimera di un pezzo impeccabile, ma la cui possibilità (di essere scritto) è altamente aleatoria.»
Stiamo applicando il XII stratagemma e la frase di Lao Tze2, prendendo la pecora che ci capita sotto mano, cioè accettando un articolo imperfetto, ma che ci costa (relativamente) poco sforzo scrivere, piuttosto che inseguire la chimera di un pezzo impeccabile, ma la cui possibilità (di essere scritto) è altamente aleatoria.»
2 «Se
ti pieghi ti conservi, se ti curvi ti raddrizzi, se t’incavi ti riempi,
se ti logori ti rinnovi, se miri al poco ottieni (molto, N.b.) se miri
al molto resti deluso.»
Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 3^ parte
Terza parte: Stratagemmi delle battaglie d'attacco
Sono questi:
Il Quattordicesimo: Prendere a prestito un cadavere per rifondervi lo spirito
Il Quindicesimo: Snidare la tigre dalla montagna
Il Sedicesimo: Allentare la presa per serrarla
Il Diciassettesimo: Lanciare un mattone per ottenere una giada
Il Diciottesimo: Catturare i banditi agguantandone il duce
Prosegue la nostra serie di articoli sui 36 Stratagemmi
Per approfondimenti vedere gli articoli precedenti
Il tredicesimo stratagemma verte sulla necessità, qualora l’avversario
sia silenzioso, apparentemente passivo, di accertarsi delle sue reali
intenzioni, prima di procedere. Così come quando si va in zone piene di
serpenti, specie con l’erba alta, è necessario battere il terreno con un
bastone, per costringere i rettili a mostrarsi, evitando così di
calpestarli.
Occorre sorprendere, spaventare, meravigliare, intimorire l’avversario,
spingendo a rivelare le proprie intenzioni. Un esempio prettamente
militare è quello dei corpi mandati in avanscoperta o anche, più
passivamente, avamposti, forti e fortini in territorio nemico, torri
confinarie, etc, anche se nel secondo gruppo di esempi si tratterebbe di
applicazioni imperfette. Dal punto di vista politico, un esempio può
essere quello delle cosiddette offensive di pace, in cui si porta avanti
un’offerta di pace apparente, per sfidare l’avversario alla reazione
scomposta.
Oppure la corsa agli armamenti, quando il loro scopo non sia
primariamente quello di fornire nuove armi, ma di mettere in difficoltà
l’avversario, costringendolo a rivelare le proprie intenzioni, a fare
mosse inconsulte etc. Un esempio può essere quello dello scudo nucleare
di Reagan, che spinse i sovietici a una febbrile corsa al riarmo, che
poi risultò loro fatale.
Un esempio ancora migliore sono le modernissime
battaglie culturali. Es. quando gli USA attaccano la Cina o la Russia
sui diritti umani/gay/altro stanno applicando questo stratagemma, idem
quando la Russia e la Cina attaccano gli USA per le violenze contro la
popolazione nera, o sul terreno della lotta al nazismo.
Il quattordicesimo stratagemma parte dall’assunto che le cose utili sono
(di solito) rare e ottenibili solo a caro prezzo, all’opposto di quelle
inutili. Si tratta di prendere appunto una cosa inutile (il cadavere) e
di renderlo utile ai nostri scopi (rifondervi lo spirito).
Essenzialmente quello che hanno fatto gli USA coi partiti comunisti e
socialisti occidentali: rimasti orfani dell’URSS, questi cadaveri (anche
più immondi dei veri cadaveri) sono stati rianimati dagli americani,
infondendo loro un nuovo spirito (e tanti dollari) in modo da mantenere
un’apparenza rivoluzionaria, ma ottenendo un’anima americana.
L’esempio si può allargare a piacimento, e ci sembra così palese il
significato di questo stratagemma, che di certo saremo scusati se
passiamo direttamente a quello successivo.
Il quindicesimo, “Snidare la tigre dalla montagna”, si riferisce alla
pericolosità di un nemico determinato e feroce, qualora “giochi in
casa”, sia cioè asserragliato su un terreno a lui agevole, ma per noi
nefasto. Se è necessario affrontare la tigre, occorre far sì che
abbandoni la montagna, cioè si trovi a combattere su un terreno a lei
meno favorevole.
Come esempio potremmo citare l’offensiva diplomatica con cui Hitler
riuscì a costringere Benes a cedere i Sudeti. L’esercito cecoslovacco,
decisamente modernizzato, si ritrovò così in condizioni di inferiorità,
avendo dovuto cedere le proprie fortificazioni ai tedeschi,
fortificazioni la cui cattura avrebbe richiesto un altissimo prezzo di
sangue, se Hitler avesse voluto conquistarle.
Invece, con un’abile
mossa, sfruttando la viltà francese e la sicumera di Chamberlain, snidò
la tigre dalla montagna; tigre che, dopo pochissimo tempo, venne
abbattuta, lasciando alla Germania anche la “montagna” cecoslovacca, con
le ottime industrie della Skoda, che i tedeschi utilizzarono per
produrre mezzi con cui invadere la Francia.
In effetti, qui Hitler
applicò anche altri stratagemmi, ma preferiamo concentrarci su questo.
C’è anche da dire che, apparentemente, qui Benes c’entra poco: non fu
lui a decidere di essere stanato, ma Inghilterra e la sua (lealissima!)
alleata, la Francia.
Dal punto di vista interiore, si può far coincidere la tigre con l’Io,
che si arrocca sulla montagna dei buoni (e falsi) sentimenti, che si
barrica dietro scuse di ogni genere. In tal caso, stanarlo vorrebbe dire
spingerlo a compiere un passo falso, a gettare momentaneamente la (o
le) maschera per poterlo abbattere. In tal senso è stato spesso usato da
maestri e adepti taoisti e zen.
Il sedicesimo, “Allentare la presa per serrarla”, si basa su una
profonda conoscenza della psicologia (non solo) umana: un avversario
messo alle strette potrebbe combattere fino alla morte, con grave
dispendio di energie da parte nostra. Meglio offrire una illusoria via
di fuga, in modo che il nemico consumi le proprie energie, per poi
subire la disillusione che lo porterà ad accettare la sconfitta.
In uno
scontro diplomatico spesso la soluzione è quella di lasciare una via di
fuga che permetta all’avversario di salvare la faccia: lasciandogli
portare a casa qualcosa di valore simbolico, e poco costoso per noi, si
risparmieranno innumerevoli fatiche. Questo è lo stratagemma che gli
americani NON hanno applicato in Giappone durante la Seconda Guerra
Mondiale.
Gli americani avrebbero potuto vincere molto prima, se solo
avessero accettato di lasciare che i giapponesi continuassero a credere
nella natura Divina dell’imperatore, in modo da permettere loro una resa
che avrebbero considerato onorevole. Ciò avrebbe rappresentato un
vantaggio anche e sopratutto per gli americani.
Il diciassettesimo, “Lanciare un mattone per ottenere una giada”,
l’abbiamo già trattato negli articoli precedenti. Ci limiteremo a
ricordare che si tratta della possibilità di sacrificare qualcosa di
scarso valore (il mattone) per ottenere qualcosa di prezioso (la giada).
Gli americani in Ucraina hanno lanciato il mattone (l’adesione alla UE)
per ottenere la giada (il controllo del Paese e delle sue fonti
energetiche, e la creazione di un problema alla frontiera con la
Russia). Alla fine a loro è andata male, ma solo perché i russi sono
stati più bravi.
18° : “Catturare i banditi agguantandone il leader” abbisogna di pochissime
spiegazioni: si tratta di eliminare una organizzazione avversaria
semplicemente decapitandola.
Funziona con le strutture rigidamente
gerarchiche, piramidali, molto meno (o per nulla) con i network o con
organizzazioni che, per quanto centralizzate, abbiano gli “anticorpi
giusti”. Tanto per intenderci, l’impero macedone coincise con Alessandro
Magno: morto lui, crollò. L’opposto di quello romano, che sopravvisse a
generali incompetenti e a imperatori pazzi.
Un nemico dei macedoni che
avesse voluto applicare lo stratagemma, uccidendo Alessandro, avrebbe
visto giusto: avrebbe affrettato la fine dell’impero. Ma se avesse
tentato di applicarlo a Roma (e lo tentarono: vedi la morte di Cesare)
avrebbe fallito miseramente. Cesare morì e venne Augusto. Molti altri
imperatori furono assassinati, eppure Roma non cadde per molti secoli.
Dal punto di vista interiore è stato spesso inteso, in Cina, come la
necessità di attaccare la fonte dell’illusione, della debolezza umana,
alla radice: l’Io, la cui esistenza illusoria genera i mali minori che
affliggono l’uomo, come le arpie del mito.
Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 4^ parte
Continuiamo la nostra serie dedicata ai
36 Stratagemmi cinesi.
Come è facile intuire, questa sestina è da usare quando il nemico è in vantaggio, a differenza della precedente e della successiva.
Il Diciannovesimo: Togliere la legna da sotto il pentolone
Il Ventesimo: Intorbidire l’acqua per catturare i pesci
Il Ventunesimo: La cicala dorata abbandona il guscio
Il Ventiduesimo: Chiudere le porte per catturare il ladro
Il Ventitreesimo: Allearsi ai lontani per attaccare i vicini
Il Ventiquattresimo: Fingersi di passaggio per attaccare Guo
Quarta parte: Stratagemmi delle battaglie per confondere
Come è facile intuire, questa sestina è da usare quando il nemico è in vantaggio, a differenza della precedente e della successiva.
Eccola :
Il Ventesimo: Intorbidire l’acqua per catturare i pesci
Il Ventunesimo: La cicala dorata abbandona il guscio
Il Ventiduesimo: Chiudere le porte per catturare il ladro
Il Ventitreesimo: Allearsi ai lontani per attaccare i vicini
Il Ventiquattresimo: Fingersi di passaggio per attaccare Guo
Il primo di essi si riferisce alla necessità di non opporsi alla forza del nemico, ma di reciderla alla radice. Il commento tradizionale infatti recita: “non opporsi alla forza dell’avversario, ma togliere la linfa alla sua potenza.” Per quanto il pentolone possa essere caldo, si raffredderà (in un tempo più o meno breve) togliendo la legna che alimenta il fuoco che lo riscalda.
Meglio togliere la legna, che cercare di raffreddarne il contenuto soffiando sulla pentola! Una volta raffreddato il pentolone, sarà semplice asportarlo e farne l’uso che più preferiamo: gettarne il contenuto, o riutilizzarlo a nostro vantaggio.
Un esempio mitologico può essere quello di Dalila che taglia i capelli a Sansone. Un paio di forbici riuscirono laddove i più forti guerrieri avevano fallito.
Possiamo fare altri esempi: Ercole che solleva l’Idra di Lerna, esponendola alla luce del sole, privandola così della forza datale dall’oscurità, secondo una variante del mito. Oppure, per basarci su esempi storici, Scipione l’Africano che, limitando i confronti campali con Annibale, si prodiga nel compito di occupare le basi e i centri di rifornimento cartaginesi in Spagna.
O pensiamo all’essenza della blitz krieg tedesca: si sfonda il fronte con un numero di truppe ridotto, ma compatto e altamente mobile e corazzato, in modo da colpire le retrovie nemiche, con i delicati centri di comando, di rifornimento, di comunicazione e di raduno delle forze di riserva, gli snodi stradali e ferroviari etc. In pratica il Paese nemico viene messo in ginocchio perché privato della linfa vitale.
Questo accadde alla Francia, che fu costretta alla resa, pur avendo ancora il grosso delle forze intatto. Si evita quindi di ricorrere all’annientamento delle forze nemiche, come teorizzato da certi interpreti estremisti di Von Clausewitz, e ci si limita a togliere loro la possibilità di nuocere.
Anche questo stratagemma ha un significato interiore: anche il nemico interiore va affrontato privandolo della forza vitale. Es. piuttosto che lottare vanamente contro un proprio difetto, come l’avarizia, è meglio cogliere il problema alla radice.
L’accumulo di beni, o la riottosità nel distribuirli, potrebbe essere dovuta alla paura del futuro, a un eccessivo attaccamento alle cose materiali, o ad altro ancora. Spento o ridimensionato il fuoco che alimenta l’avarizia, sarà facile eliminarne o tenerne sotto controllo le manifestazioni esteriori.
20° : “Intorbidire l’acqua per catturare i pesci” reca come commento: “servirsi dei disordini intestini dell’avversario, traendo vantaggio dalla sua debolezza e assenza di pensiero strategico.”
A differenza del quinto stratagemma, “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio”, qui si tratta di creare (o aggravare) noi una situazione di confusione per l’avversario, avviluppandolo in una rete di inganni da cui non uscirà più.
Un esempio sono le numerose situazioni in cui un esercito ha usato propri soldati camuffati da guerrieri nemici, in modo da infiltrarsi nelle retrovie, per apportarvi confusione e, una volta creata, approfittarne ulteriormente, magari massacrando le forze inviate per indagare.
Pensiamo a quei soldati tedeschi, bilingue e vestiti da americani, usati da Skorzeny (il colonnello tedesco che liberò Mussolini) per portare il caos e la distruzione tra le retrovie alleate.
21° : “La cicala dorata abbandona il guscio” si basa su qualcosa di simile, ma allo scopo di trarsi d’impaccio da una situazione sgradevole, per mettersi in salvo. Si tratta di costruire una falsa immagine di sé, di apparire bruco, mentre in realtà si è farfalla. Al momento giusto, si abbandonerà
il guscio, e si volerà via, lasciando il nemico con un palmo di naso.
È una variante del sesto stratagemma, “Clamore a oriente, attacco a occidente”, solo che qui si è in condizioni di inferiorità, e lo scopo non è attaccare, ma ritirarsi (anche se ciò non esclude futuri.
22° : “Chiudere le porte per catturare il ladro” si riferisce alla possibilità di allettare il nemico, facendo in modo che si metta in trappola da solo, per poi “chiudere la porta” cioè far scattare la trappola.
23° : “Allearsi ai lontani per battere i vicini” si basa su un principio molto usato nella Storia: quello di risolvere le questioni di “vicinato” grazie all’alleanza con una potenza esterna. Pensiamo al Papato che ricorre ai Franchi per scacciare i longobardi, o che crea, come papa Giulio II, una lega “multinazionale” per sconfiggere Venezia, sua vicina.
È uno stratagemma molto rischioso, come purtroppo insegna la Storia italiana, se si permette all’esterno, nel caso sia più forte di noi, di mettere piede sul nostro suolo, o su quello che si intende reclamare. Viceversa, allearsi con tante piccole potenze lontane, tutte più deboli di noi, permetterebbe di assommare forze bastevoli per sconfiggere i vicini, senza correre grandi rischi.
Viceversa, allearsi contro uno potente, a meno che non venga davvero da lontano e non abbia interesse a invaderci (o a limitare la nostra potenza) è molto rischioso, dal momento che, una volta sconfitto il nostro vicino, a sua volta potrebbe applicare il trentesimo stratagemma “Tramutarsi da ospite in padrone di casa” per imporci il suo volere.
Come è accaduto all’Ucraina e agli altri Paesi est europei i quali, accecati dalla russofobia, hanno invocato la presenza americana, diventandone però schiavi.
24° : “Fingersi di passaggio per occupare Guo”, come “Intorbidare l’acqua per catturare i pesci” è una variante dello stratagemma “Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio.”
Come nel ventesimo stratagemma, anche qui si tratta di creare noi l’inganno, in modo simile a “Clamore a oriente attacco a occidente” si finge di voler conseguire un obiettivo, per poi colpirne un altro. Tuttavia qui entra un gioco una situazione di inferiorità, in cui si fronteggiano più avversari. Allora si fingerà di volere soccorrere X dall’attacco di Y. Tuttavia, una volta sconfitto quest’ultimo, si approfitterà del rilassamento di X per colpirlo a sua volta!
Pensiamo ai continui cambiamenti di alleanze operati da Federico il Grande per unificare la Germania, o anche a quelli operati dai piemontesi per fare lo stesso con l’Italia.
Piemonte che si alleò con la Francia, durante la Seconda Guerra di Indipendenza, per averne sostegno contro l’Austria, salvo in seguito approfittare della guerra franco-prussiana per prendere Roma.
Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 5^ parte
Quinta parte: Stratagemmi delle battaglie di "avanzamento"
Lo
ricordiamo, gli stratagemmi vanno di sei in sei, alternandosi tra quelli
relativi a quando si è superiori al nemico, a quelli in cui si è
inferiori, fino al caso estremo rappresentato dalla prossima sestina,
significativamente chiamata: «delle battaglie perse!»
Eccola :
Eccola :
Il Ventiseiesimo: Additare il gelso per maledire la sofora
Il Ventisettesimo: Fingersi stolti ma non pazzi
Il Ventottesimo: Far salire sul tetto e portar via la scala
Il Ventinovesimo: Far spuntare i fiori sull’albero
Il Trentesimo: Mutarsi da ospite in padrone di casa
Il primo di essi consta di due elementi. Rubare la trave, cioè sabotare in segreto la struttura interna del nemico (i suoi elementi chiavi, le colonne portanti del suo edificio) o quella esterna (es. le sue alleanze); sostituire la colonna: far passare dalla nostra parte questi elementi, sempre operando in segretezza.
Così il guadagno sarà doppio: non solo quel determinato elemento (es. un generale, uno scienziato) saranno di fatto sottratti al nemico, ma lavoreranno per noi, in segreto, sabotando la struttura nemica dall’interno, in vari modi. Il generale e lo scienziato dell’esempio, formalmente continuerebbero a lavorare per il nemico, e svolgeranno i propri compiti quotidiani come se niente fosse.
Tuttavia, il primo magari farà in modo che, al momento giusto, la macchina militare del nemico s’inceppi, oppure approfitterà del proprio rango per ordinare a un manipolo di uomini di sabotare una fabbrica di armamenti, oppure di occupare uno snodo stradale o un centro comunicazioni. Lo scienziato passerà a noi le informazioni più importanti, riservando ai finti datori di lavoro quelle più scarse, o addirittura servendogli esperimenti contraffatti, per farlo impantanare in inutili ricerche scientifiche.
Così come se sostituissimo le colonne portanti di un edificio, con altre di materiale scarso, questo crollerebbe alla prima scossa di terremoto, così noi con questo stratagemma faremmo con l’avversario, per poi saltargli addosso un attimo dopo il crollo (applicando così anche lo stratagemma «Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio»). È una strategia già usata dai bizantini, per tenere i nemici, numerosi e agguerriti, deboli e divisi (all’interno e all’esterno) ma che i tedeschi prima, gli americani poi, hanno portato all’eccellenza.
A cosa ci riferiamo? Alla famosa strategia della quinta colonna. Citeremo Joseph E. Davies (ambasciatore americano in URSS)
(1) «[…]Qualcuno dei presenti domandò: “Che cosa n’è degli affiliati della quinta colonna, in Russia?” Risposi prontamente: “Non ce n’è, li hanno fucilati.” […] La marcia di Hitler su Praga nel 1939 fu accompagnata dall’attivo contributo militare delle organizzazioni di Henlein in Cecoslovacchia; lo stesso è vero per l’invasione della Norvegia.
Nel quadro sovietico invece non vi furono né Henlein alla maniera sovietica né Tiso a quella slovacca, né Degrelle del tipo belga, né Quisling come in Norvegia. […] vidi improvvisamente il quadro, come avrei dovuto vederlo a quel tempo; ne narravano la storia i processi cosiddetti di tradimento o di epurazione ai quali avevo assistito e di cui avevo sentito parlare nel 1937 e nel 1938. Riesaminando sotto un nuovo punto di vista il resoconto di tali processi e quel che avevo scritto allora in proposito, trovai che tutte le attività della quinta colonna tedesca, come noi la conosciamo ora, erano state rilevate e messe allo scoperto dalle testimonianze e dalle confessioni rese in questi processi dagli autodenunciatisi Quisling.
E' chiaro che il Governo sovietico si convinse dell’esistenza di tale attività, ne fu molto allarmato e si adoperò a stroncarla vigorosamente. Nel 1941, quando si verificò l’invasione tedesca, esso aveva soppresso qualsiasi organizzazione di quinta colonna. […] I principali imputati avevano ideato tra loro una cospirazione e si erano accordati con la Germania e col Giappone per aiutare tali governi in caso di attacco contro l’Unione sovietica. Essi approvarono e in fatto cooperarono a una piano diretto ad assassinare Stalin e Molotov e a preparare una insurrezione contro il Cremlino che doveva esser condotta dal generale Tukhacevsky, per importanza il secondo ufficiale nel comando dell’esercito rosso.
Per il caso di guerra, essi si accordarono e in fatto attuarono e diressero il sabotaggio delle industrie, la distruzione degli stabilimenti chimici, la distruzione delle miniere di carbone, la rovina dei mezzi di trasporto ed altre attività. Accettarono di eseguire ed eseguirono tutte queste cose che lo Stato Maggiore tedesco esigeva che essi compissero in conformità alle istruzioni ricevute. Accettarono e in fatto cospirarono coi servizi segreti militari d’informazione tedesco e giapponese.
Si accordarono e cooperarono effettivamente coi rappresentanti diplomatico e consolare tedeschi nell’opera di spionaggio e di sabotaggio. Si accordarono e trasmisero effettivamente alla Germania e al Giappone informazioni di interesse vitale per la difesa dell’Unione sovietica. Concordarono tra loro e coi governi tedesco e giapponese di cooperare con detti Stati nella guerra contro il Governo sovietico per formare uno Stato indipendente sovietico di minori proporzioni, che avrebbe ceduto larghe porzioni nell’Unione sovietica, l’Ucraina e la Russia Bianca in occidente alla Germania, le provincie marittime in oriente al Giappone.
Accettarono che dopo la conquista tedesca della Russia, le ditte tedesche dovessero ottenere concessioni e ricevere favori nello sfruttamento delle miniere di ferro, del manganese, del petrolio, del carbone, del legname e di tutte le altre grandi risorse dell’Unione sovietica.»
(1) «[…]Qualcuno dei presenti domandò: “Che cosa n’è degli affiliati della quinta colonna, in Russia?” Risposi prontamente: “Non ce n’è, li hanno fucilati.” […] La marcia di Hitler su Praga nel 1939 fu accompagnata dall’attivo contributo militare delle organizzazioni di Henlein in Cecoslovacchia; lo stesso è vero per l’invasione della Norvegia.
Nel quadro sovietico invece non vi furono né Henlein alla maniera sovietica né Tiso a quella slovacca, né Degrelle del tipo belga, né Quisling come in Norvegia. […] vidi improvvisamente il quadro, come avrei dovuto vederlo a quel tempo; ne narravano la storia i processi cosiddetti di tradimento o di epurazione ai quali avevo assistito e di cui avevo sentito parlare nel 1937 e nel 1938. Riesaminando sotto un nuovo punto di vista il resoconto di tali processi e quel che avevo scritto allora in proposito, trovai che tutte le attività della quinta colonna tedesca, come noi la conosciamo ora, erano state rilevate e messe allo scoperto dalle testimonianze e dalle confessioni rese in questi processi dagli autodenunciatisi Quisling.
E' chiaro che il Governo sovietico si convinse dell’esistenza di tale attività, ne fu molto allarmato e si adoperò a stroncarla vigorosamente. Nel 1941, quando si verificò l’invasione tedesca, esso aveva soppresso qualsiasi organizzazione di quinta colonna. […] I principali imputati avevano ideato tra loro una cospirazione e si erano accordati con la Germania e col Giappone per aiutare tali governi in caso di attacco contro l’Unione sovietica. Essi approvarono e in fatto cooperarono a una piano diretto ad assassinare Stalin e Molotov e a preparare una insurrezione contro il Cremlino che doveva esser condotta dal generale Tukhacevsky, per importanza il secondo ufficiale nel comando dell’esercito rosso.
Per il caso di guerra, essi si accordarono e in fatto attuarono e diressero il sabotaggio delle industrie, la distruzione degli stabilimenti chimici, la distruzione delle miniere di carbone, la rovina dei mezzi di trasporto ed altre attività. Accettarono di eseguire ed eseguirono tutte queste cose che lo Stato Maggiore tedesco esigeva che essi compissero in conformità alle istruzioni ricevute. Accettarono e in fatto cospirarono coi servizi segreti militari d’informazione tedesco e giapponese.
Si accordarono e cooperarono effettivamente coi rappresentanti diplomatico e consolare tedeschi nell’opera di spionaggio e di sabotaggio. Si accordarono e trasmisero effettivamente alla Germania e al Giappone informazioni di interesse vitale per la difesa dell’Unione sovietica. Concordarono tra loro e coi governi tedesco e giapponese di cooperare con detti Stati nella guerra contro il Governo sovietico per formare uno Stato indipendente sovietico di minori proporzioni, che avrebbe ceduto larghe porzioni nell’Unione sovietica, l’Ucraina e la Russia Bianca in occidente alla Germania, le provincie marittime in oriente al Giappone.
Accettarono che dopo la conquista tedesca della Russia, le ditte tedesche dovessero ottenere concessioni e ricevere favori nello sfruttamento delle miniere di ferro, del manganese, del petrolio, del carbone, del legname e di tutte le altre grandi risorse dell’Unione sovietica.»
26° : «Additare il gelso per maledire la
sofora» ha un corrispondente nella nostra cultura. «Dire a nuora perché
suocera intenda.» Si tratta quindi di ammonire/ punire qualcuno
indirettamente, qualora si voglia/si debba evitare lo scontro diretto.
Per esempio, in presenza del vero colpevole, che chiameremo Tizio, si biasima l’assente Caio per l’eccessiva indolenza/avidità/superbia (fate voi). In questo modo si fa in modo che Tizio recepisca la critica, senza però che si offenda (e si si offendesse apertamente rischierebbe di passare per quello che ha la coda di paglia).
Per esempio, in presenza del vero colpevole, che chiameremo Tizio, si biasima l’assente Caio per l’eccessiva indolenza/avidità/superbia (fate voi). In questo modo si fa in modo che Tizio recepisca la critica, senza però che si offenda (e si si offendesse apertamente rischierebbe di passare per quello che ha la coda di paglia).
27° : In «Fingersi stolti ma non pazzi»
potrebbe apparire incomprensibile ammettere che sia utile fingersi
sciocchi, ma non che lo sia simulare la pazzia. E infatti noi preferiamo
la traduzione che ne fa Leonardo Arena, rispetto a quella di Gianluca
Magi. «Fingetevi sciocchi senza dare in escandescenze.» In altre parole,
di fronte a una situazione difficile, a patto che l’avversario sia
inferiore a noi per astuzia, può essere d’uopo fare un passo indietro,
stare in penombra, fingendosi sciocchi (o anche pazzi) per poter poi
colpire il nemico quando ha abbassato la guardia.
Un esempio letterario è rappresentato da Ulisse che finge pazzo per evitare di andare in guerra, o ad Amleto che si finge pazzo, per tramare contro gli assassini del padre. In entrambi i casi, si assiste a un fallimento: se l’avversario ci è superiore in astuzia, questo non è lo stratagemma più adatto! A Putin è bastata una variante di questo stratagemma (insieme ad altri, tra cui il successivo) per far naufragare i piani americani in Ucraina.
Prima ha dato l’impressione di essere sorpreso, stordito, incredulo di fronte al golpe naziatlantico. Poi, d’accordo coi crimeani, ha dato luce verde al referendum che avrebbe sancito il ritorno della Crimea alla Grande Madre Russia. Il resto è Storia, anche se le bocce sono ancora in movimento.
28° : «Far salire sul tetto e portar via la scala» si basa sul classico meccanismo dell’esca per attirare in trappola qualcuno. A quel punto gli si toglierà la scala, lasciandolo in trappola. Far impantanare gli americani in Ucraina, inchiodandoli al sostegno a un regime golpista che fa apertamente apologia di Hitler e di Bandera, dopo aver fatto loro «annusare» l’esca costituita dalla possibilità di assestare un duro colpo alla Russia, ci sembra un esempio molto creativo.
Un esempio letterario è rappresentato da Ulisse che finge pazzo per evitare di andare in guerra, o ad Amleto che si finge pazzo, per tramare contro gli assassini del padre. In entrambi i casi, si assiste a un fallimento: se l’avversario ci è superiore in astuzia, questo non è lo stratagemma più adatto! A Putin è bastata una variante di questo stratagemma (insieme ad altri, tra cui il successivo) per far naufragare i piani americani in Ucraina.
Prima ha dato l’impressione di essere sorpreso, stordito, incredulo di fronte al golpe naziatlantico. Poi, d’accordo coi crimeani, ha dato luce verde al referendum che avrebbe sancito il ritorno della Crimea alla Grande Madre Russia. Il resto è Storia, anche se le bocce sono ancora in movimento.
28° : «Far salire sul tetto e portar via la scala» si basa sul classico meccanismo dell’esca per attirare in trappola qualcuno. A quel punto gli si toglierà la scala, lasciandolo in trappola. Far impantanare gli americani in Ucraina, inchiodandoli al sostegno a un regime golpista che fa apertamente apologia di Hitler e di Bandera, dopo aver fatto loro «annusare» l’esca costituita dalla possibilità di assestare un duro colpo alla Russia, ci sembra un esempio molto creativo.
A questo punto gli americani, anche volendolo, non
potrebbero sbarazzarsi degli ucraini, del loro ingombrante regime, dei
loro ancora più ingombranti squadroni della morte con la svastica
dipinta sull’elmetto, e della sua economia sull’orlo del quarto mondo.
29° : «Far spuntare i fiori sull’albero
(morto)» vale a dire sorprendere il nemico, confondendolo con false
apparenze, può essere ben illustrato un esempio tratto dal mondo
animale. Certe farfalle hanno degli occhi enormi dipinti sulle ali.
Quando un predatore le si avvicina da dietro e/o dall’alto, la vista improvvisa di occhi così grandi, su un corpo così minuscolo, provoca in lui sconcerto, paura, meraviglia. La farfalla guadagna così qualche istante, di solito sufficiente a mettersi in salvo.
Quando un predatore le si avvicina da dietro e/o dall’alto, la vista improvvisa di occhi così grandi, su un corpo così minuscolo, provoca in lui sconcerto, paura, meraviglia. La farfalla guadagna così qualche istante, di solito sufficiente a mettersi in salvo.
30° : «Mutarsi da ospite in padrone di casa»
ha un duplice significato. «Ospite» e «padrone di casa» nel linguaggio
strategico cinese sono, rispettivamente, l’invasore/attaccante e il
difensore. Perciò, in tale significato, la strategia consta in una serie
di cautele da mettere in atto quando si è ancora ospiti, vale dire
mandare esploratori, non avanzare troppo in fretta, etc.
Pian piano però si dovrà cercare di tramutarsi in padrone di casa, semplicemente sottraendo risorse, territori, punti strategici al difensore, finché questi non si sarà ritrovato in posizione subordinata. Sarà diventato ospite a sua volta… ma senza i mezzi per tornare padrone di casa, a patto che l’attaccante non abbia commesso errori grossolani. Il mondo animale ci riserva un altro ottimo esempio. Il cuculo depone il proprio uovo all’interno del nido di altri uccelli.
Questi ultimi lo allevano come se fosse uno dei propri. Pian piano il cuculo cresce, ingozzandosi di cibo sottratto agli altri piccoli, per poi sbarazzarsi di loro, gettandoli fuori dal nido. Da ospite si è quindi mutato in padrone di casa. Vi è anche un altro significato, a cui l’esempio di prima è propedeutico: quello appunto di entrare nelle grazie di qualcuno, conquistarne la fiducia, per poi colpirlo all’improvviso.
Un po’ come, in un’altra grande opera di Shakespeare, Re Lear, il figlio adottivo del conte di Kent, prima riesce a far scacciare il fratello, poi tradirà il padre, che verrà privato degli occhi e costretto all’esilio. Di lì a poco, il conte di Kent morirà.
Pian piano però si dovrà cercare di tramutarsi in padrone di casa, semplicemente sottraendo risorse, territori, punti strategici al difensore, finché questi non si sarà ritrovato in posizione subordinata. Sarà diventato ospite a sua volta… ma senza i mezzi per tornare padrone di casa, a patto che l’attaccante non abbia commesso errori grossolani. Il mondo animale ci riserva un altro ottimo esempio. Il cuculo depone il proprio uovo all’interno del nido di altri uccelli.
Questi ultimi lo allevano come se fosse uno dei propri. Pian piano il cuculo cresce, ingozzandosi di cibo sottratto agli altri piccoli, per poi sbarazzarsi di loro, gettandoli fuori dal nido. Da ospite si è quindi mutato in padrone di casa. Vi è anche un altro significato, a cui l’esempio di prima è propedeutico: quello appunto di entrare nelle grazie di qualcuno, conquistarne la fiducia, per poi colpirlo all’improvviso.
Un po’ come, in un’altra grande opera di Shakespeare, Re Lear, il figlio adottivo del conte di Kent, prima riesce a far scacciare il fratello, poi tradirà il padre, che verrà privato degli occhi e costretto all’esilio. Di lì a poco, il conte di Kent morirà.
1) Joseph E. Davies – “Missione a Mosca”
Il pensiero strategico cinese: i 36 stratagemmi - 6^ parte
Sesta parte: Stratagemmi delle battaglie perse
Lo
ricordiamo :
Il Trentaduesimo: Stratagemma della città vuota
Il Trentatreesimo: Stratagemma della spia che torna sui propri passi
Il Trentaquattresimo: Stratagemma dell’autolesionismo
Il Trentacinquesimo: Concatenamento di stratagemmi
Il Trentaseiesimo: La fuga è lo stratagemma migliore
Il primo di questi si spiega da sé: noi
ci limiteremo a fare alcuni esempi abbastanza noti. Cleopatra usò la
propria bellezza per irretire Marco Antonio (e non solo lui) Teodora la
usò per diventare imperatrice… e gli esempi di questo tipo potrebbero
continuare.
Tuttavia, lo stratagemma si riferisce sopratutto all’uso di
belle donne per irretire un nemico, allo scopo di ottenere informazioni,
distrarlo, istupidirlo, mettere zizzania tra il leader e i subordinati,
etc. Ovviamente dà i maggiori frutti quando il potere (della nazione,
organizzazione, o altro) è fortemente accentrato nelle mani di uno solo,
perché altrimenti colui che venisse «adescato» da tale donna, sarebbe
facilmente isolato e messo nelle condizioni di non nuocere (più di
tanto).
Però, nel caso delle spie, funziona in qualunque caso, a patto
che il bersaglio abbia un debole per le belle donne, e abbia qualcosa
per cui valga la pena spiarlo.
Pensate alla nomina, pare per volontà di
Putin in persona, di Natalia Poklonskaja come procuratrice della
Crimea.
In breve diventata famosissima per la splendida bellezza e i modi eleganti, è servita a spostare una parte consistente dell’opinione pubblica mondiale (specie in Giappone!) dalla parte della Russia, quanto meno per quanto riguarda la vicenda della riunificazione con la Crimea.
Lo Stratagemma della Città vuota si basa sul puro illusionismo. Le illusioni sono di 4 tipi: se in un determinato punto si è deboli, si fa credere al nemico che si è forti, così da evitare di essere attaccati; se si è molto forti, si può far credere di essere deboli, in modo da concentrare le forze nemiche proprio lì, salvando altri punti, più deboli.
In breve diventata famosissima per la splendida bellezza e i modi eleganti, è servita a spostare una parte consistente dell’opinione pubblica mondiale (specie in Giappone!) dalla parte della Russia, quanto meno per quanto riguarda la vicenda della riunificazione con la Crimea.
Lo Stratagemma della Città vuota si basa sul puro illusionismo. Le illusioni sono di 4 tipi: se in un determinato punto si è deboli, si fa credere al nemico che si è forti, così da evitare di essere attaccati; se si è molto forti, si può far credere di essere deboli, in modo da concentrare le forze nemiche proprio lì, salvando altri punti, più deboli.
Se si è certi che l’avversario sia più
intelligente della media, però, si può ostentare apertamente un punto
debole, per far credere all’avversario che in realtà sia solo una
copertura per un punto forte. O viceversa. Questo stratagemma si basa
sul terzo tipo di illusione, cioè una debolezza vera, ostentata a tal
punto, da farla ritenere, al nemico, una trappola.
Ovviamente, neanche a dirlo, bisogna
calibrare attentamente lo stratagemma, altrimenti, se l’avversario è
meno intelligente (o più!) di quanto pensiamo, potrebbe attaccare il
nostro punto debole ostentato… semplicemente perché non sospettava
neanche che dietro poteva celarsi un punto forte (oppure perché ha
compreso il doppio inganno!) etc.
Qui, più che mai, è quindi d’uopo essere fini psicologi, o avere ottime informazioni sul nemico, magari raccolte tramite un altro stratagemma, come il precedente. Idem se l’avversario è molto arrogante: usando questo stratagemma contro di lui, otterremmo solo la nostra rovina, perché il nemico vedrebbe confermato il proprio pregiudizio, e attaccherebbe ancora più in fretta.
Qui, più che mai, è quindi d’uopo essere fini psicologi, o avere ottime informazioni sul nemico, magari raccolte tramite un altro stratagemma, come il precedente. Idem se l’avversario è molto arrogante: usando questo stratagemma contro di lui, otterremmo solo la nostra rovina, perché il nemico vedrebbe confermato il proprio pregiudizio, e attaccherebbe ancora più in fretta.
Quello successivo, della spia che torna
sui propri passi, è molto meno poetico e fantasioso di quanto suggerisca
il nome. Si tratta essenzialmente della spia doppiogiochista. Una volta
scoperta una spia nemica, invece di giustiziarla, le si può dare la
possibilità di passare dalla nostra parte. Fornirà al nemico false
informazioni, che noi le daremo appositamente, al fine di confonderlo,
attirarlo in trappola etc.
Una variante, più raffinata, impone che, una volta scoperta la spia, si faccia finta di nulla, in modo che questa non sospetti di nulla. Le si passeranno informazioni false, inframezzandole con vere, per trarla in inganno.
Inoltre questa variante ci sembra priva dell’aspetto negativo della precedente, cioè la possibilità che la spia finga di accettare di fare il doppio gioco, per guadagnarsi la nostra fiducia, e poter così accedere di nuovo alle informazioni giuste, realizzando un astutissimo triplo gioco, che ci lascerebbe totalmente vulnerabili.
Una variante, più raffinata, impone che, una volta scoperta la spia, si faccia finta di nulla, in modo che questa non sospetti di nulla. Le si passeranno informazioni false, inframezzandole con vere, per trarla in inganno.
Inoltre questa variante ci sembra priva dell’aspetto negativo della precedente, cioè la possibilità che la spia finga di accettare di fare il doppio gioco, per guadagnarsi la nostra fiducia, e poter così accedere di nuovo alle informazioni giuste, realizzando un astutissimo triplo gioco, che ci lascerebbe totalmente vulnerabili.
La strategia dell’autolesionismo è più
praticata di quanto si pensi. Sostanzialmente si tratta di danneggiare un
amico/alleato per fingere che ci è nemico.
Una spia che per esempio sparasse a un poliziotto per compiacere i narcotrafficanti in mezzo ai quali si è infiltrata, applicherebbe abbastanza bene questo stratagemma. Ancora meglio se, a essere danneggiato, sia lo stesso protagonista dello stratagemma.
Per esempio un poliziotto che, d’accordo coi superiori, venisse licenziato con pubblica ignominia, potrebbe più facilmente convincere dei mafiosi ad accoglierlo tra di loro, perché secondo questi ultimi, lui avrebbe la fortissima motivazione della vendetta, a spingerlo al tradimento.
Una volta guadagnatosi la fiducia dei mafiosi, potrebbe limitarsi a fare la spia, magari fornendo indicazioni utili per fare un blitz.
Una spia che per esempio sparasse a un poliziotto per compiacere i narcotrafficanti in mezzo ai quali si è infiltrata, applicherebbe abbastanza bene questo stratagemma. Ancora meglio se, a essere danneggiato, sia lo stesso protagonista dello stratagemma.
Per esempio un poliziotto che, d’accordo coi superiori, venisse licenziato con pubblica ignominia, potrebbe più facilmente convincere dei mafiosi ad accoglierlo tra di loro, perché secondo questi ultimi, lui avrebbe la fortissima motivazione della vendetta, a spingerlo al tradimento.
Una volta guadagnatosi la fiducia dei mafiosi, potrebbe limitarsi a fare la spia, magari fornendo indicazioni utili per fare un blitz.
Il «Concatenamento di stratagemmi»,
inutile dirlo, è l’azione combinata (ragionata) di due o più
stratagemmi, per massimizzarne l’effetto.
L’ultimo, «La fuga è lo stratagemma migliore» è la constatazione, non sempre così palese che, in casi estremi, quando tutto è perduto, è meglio darsi alla fuga. Si aspetteranno tempi migliori per la riscossa.
L’esatto opposto, insomma, di quelli che parlano di battaglie sino all’ultimo uomo. Belle e nobilissime, ma che appunto precludono ogni possibilità di futura riscossa.
L’ultimo, «La fuga è lo stratagemma migliore» è la constatazione, non sempre così palese che, in casi estremi, quando tutto è perduto, è meglio darsi alla fuga. Si aspetteranno tempi migliori per la riscossa.
L’esatto opposto, insomma, di quelli che parlano di battaglie sino all’ultimo uomo. Belle e nobilissime, ma che appunto precludono ogni possibilità di futura riscossa.
3) http://www.statopotenza.eu/17509/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-terza-parte
4) http://www.statopotenza.eu/17545/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-quarta-parte
5) http://www.statopotenza.eu/17736/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-quinta-parte
6) http://www.statopotenza.eu/17762/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-sesta-e-ultima-parte
deca
Concludiamo questa serie di articoli (a cui ne seguiranno altri dedicati a l’Arte della Guerra di Sun Tzu, alla Strategia Militare di Sun Pin e all’opera, relativamente contemporanea, intitolata «Guerra senza limiti»)
4) http://www.statopotenza.eu/17545/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-quarta-parte
5) http://www.statopotenza.eu/17736/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-quinta-parte
6) http://www.statopotenza.eu/17762/il-pensiero-strategico-cinese-i-36-stratagemmi-sesta-e-ultima-parte
deca
Concludiamo questa serie di articoli (a cui ne seguiranno altri dedicati a l’Arte della Guerra di Sun Tzu, alla Strategia Militare di Sun Pin e all’opera, relativamente contemporanea, intitolata «Guerra senza limiti»)
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