Se noi abbiamo coscienza di tutto questo, non dovremo cadere nella trappola che ci è stata preparata!!!
I migliori saranno indotti ad auto-eliminarsi?
di Francesco Lamendola
Lui è caduto come un salame nella trappola appositamente preparata .....
Fonte: Il Corriere delle regioni
Abbiamo parlato più volte del fatto che la
società moderna, dominata dal potere finanziario ed abbrutita dal
conformismo ideologico (quello dell’unica ideologia rimasta in lizza: il
totalitarismo democratico e buonista) è sottoposta ad un continuo,
incessante lavorio di selezione alla rovescia: cioè, alla conquista delle
posizioni dominanti da parte dei tipi umani inferiori, ed alla
inesorabile emarginazione, nonché, in prospettiva, all'eliminazione
definitiva del tipo superiore, cioè il tipo d’uomo e di donna che
possiedono coraggio, intelligenza, volontà, sensibilità, onestà, e che
sono sensibili alla ricerca del bene comune, oltre che del proprio.
Dobbiamo aggiungere che sembra essere in atto un disegno, o qualcosa che
somiglia a un disegno, per spingere i migliori verso la disperazione;
dalla disperazione alla decisione di auto-eliminarsi, poi, il passo è
relativamente breve. Già il solo fatto che sia diventato politicamente
scorretto parlare di migliori e peggiori, e che quasi
nessuno dei cosiddetti intellettuali osi farlo, dà un’idea del clima
d’intimidazione in cui viviamo e nel quale ci muoviamo, ormai senza
quasi più rendercene conto. La disperazione, infatti, incomincia dalla
auto-limitazione, dalla auto-censura, dalla auto-mortificazione
quotidiane, che incominciano dal linguaggio e si prolungano, da un lato
nel sentire, dall’altro, nell’agire.
Eppure, nel totalitarismo democratico e buonista, o pseudo-democratico, in cui siamo immersi, sono moltissime le parole menzognere, delle quali siamo indotti a servici dall’esempio dei media e della stampa ufficiale, e mediante le quali operiamo su noi stessi una continua auto-mortificazione: auto-mortificazione della nostra intelligenza, in primo luogo, e poi anche della nostra dignità; perché chi si serve continuamente di parole menzognere, che esprimono concetti menzogneri, non è più un uomo libero, ma uno schiavo, e, quel che è peggio, uno schiavo che si forgia le proprie catene con le sue stesse mani, con fedeltà canina ai propri burattinai.
"..la disperazione, infatti, incomincia dalla
auto-limitazione, dalla auto-censura, dalla auto-mortificazione
quotidiane ....."
Ogni volta che, seguendo l’imbeccata dei giornali e della televisione, noi diciamo, ad esempio: banche, invece di agenzie di rapina istituzionalizzate; cultura, invece di conformismo culturale; migranti, o addirittura, profughi, invece di clandestini invasori, e stragi dei medesimi, invece di naufragi; ogni volta che enfatizziamo certe parole o ne censuriamo altre; ogni volta che chiamiamo benessere l’incretinimento e la disumanizzazione degli esseri umani, o razzismo la difesa, legittima e naturale, della propria identità e tradizione; ogni volta che accusiamo di populismo, o addirittura di fascismo, chi non vuol subire passivamente il rullo compressore del Nuovo Ordine Mondiale, e, in compenso, celebriamo come arricchimento culturale la distruzione delle identità, e società multietnica una sostituzione di popolazioni a danno dei legittimi abitanti; ogni volta che parliamo di dialogo e pluralismo
per indicare l’abdicazione di ciò che si è, e la resa incondizionata
all’altro, il suicidio della propria civiltà, della propria religione,
dei propri valori; ogni volta che chiamiamo gay (letteralmente: allegri) gli omosessuali, e matrimonio le loro unioni, e famiglie arcobaleno
le orribili caricature della vera famiglia, formate da due omosessuali e
da alcuni sfortunati bambini, ottenuti con pratiche innaturali o
ripugnanti; ogni volta che chiamiamo interruzione volontaria della gravidanza la soppressione di un nascituro, ed eutanasia
(morte dolce) la soppressione di un malato terminale; ogni volta che ci
esprimiamo in questo modo, adoperando simili parole, noi dimostriamo di
essere nient’altro che degli schiavi diligentemente sottomessi e
perfettamente ammaestrati, così zelanti da voler andare quasi oltre le
stesse direttive dei nostri padroni.
Tutto questo, alla lunga, produce avvilimento e depressione, in tutti
coloro che sospettano la verità, anche se non vedono come sottrarsi
alla pressione crescente, al ricatto fortissimo che viene operato su
ciascuno di noi.
Un insegnante che osi parlare di possibili cure per
l’omosessualità, si becca immediatamente una denuncia da parte di
qualche famiglia dei suoi alunni, oltre alla gogna mediatica; uno
studente che osi mettere in dubbio la cifra di sei milioni delle vittime
dell’Olocausto, o che non adoperi la parola Olocausto, ma quella, più
blanda, di genocidio (perché di genocidi ve ne sono stati parecchi, nel
corso della storia; di Olocausto, uno solo), rischia, come minimo, una
severa reprimenda da parte dei suoi insegnanti politicamente corretti.
Ed
un giornalista televisivo che osi parlare del razzismo alla rovescia di
cui sono vittime i bianchi della Repubblica Sudafricana, e la loro fuga
silenziosa, a decine di migliaia, o che – peggio che peggio – si
permetta di avanzare il minimo dubbio sulla santità di Nelson Mandela,
si renderebbe colpevole del crimine di lesa maestà e rischierebbe di
sparire per sempre dal piccolo schermo, se non anche la perdita del
posto di lavoro.
Dopo di che, come il vecchio e fedele servo licenziato a
causa della “vergine cuccia”, nel Giorno di Parini, invano
andrebbe a mendicare un posto presso qualche altra televisione, presso
qualche altro giornale: la notizia del suo orribile misfatto farebbe sì
che tutte le porte restino chiuse per lui, fosse pure il giornalista più
bravo del mondo.
A questo senso d’impotenza e di solitudine, e anche di cattiva
coscienza, è difficile resistere, per coloro i quali si rendono conto di
ciò che sta accadendo: perché la stragrande maggioranza delle persone
sembra ignorarlo, ripete le parole d’ordine del mondialismo trionfante, e
si trasforma in buona fede (si fa per dire) in volonterosi cani da
guardia del lavaggio del cervello attualmente in atto.
I migliori,
pertanto, cioè i più sensibili, i più onesti, e i più intuitivi,
finiscono per sentirsi non solo fuori posto, ma anche per domandarsi se,
per caso, non siano loro a essere “sbagliati”, se non farebbero meglio a
togliersi di mezzo.
Non di rado costoro appartengono alle generazioni
più anziane: hanno fatto in tempo a conoscere un diverso modello di
società, di cultura e di religione, lo confrontano con il presente e si
sentono smarriti, demoralizzati, angosciati; mentre i giovani, da parte
loro, non li ascoltano, non li capiscono neppure, appaiono interessati a
tutt’altro genere di cose, interamente risucchiati dalla demenziale
macchina consumista.
Ed ecco che la disperazione si affaccia minacciosa,
come uno spettro incombente: perfino l’ultimo rifugio, la Chiesa, si è
fatto inospitale: un esercito di pretini modernisti e progressisti, di
vescovi gnostici e massoni, predicano sfacciatamente un cristianesimo
che non è più quello, un Vangelo ormai del tutto irriconoscibile, non
solo nelle forme liturgiche e pastorali, ma anche nella sostanza
teologica e dottrinale. (e qui chiedo il conforto del Dr. Tanga)
Ogni tanto, qualcuno cede alla disperazione e si uccide.
Lo storico
francese Dominique Venner, oggi pressoché dimenticato – come, del resto,
era stato pressoché ignorato in vita, al di fuori del suo ghetto
culturale, all’estrema destra francese - scelse la cattedrale di Notre
Dame, a Parigi, per suicidarsi, con un colpo di pistola in bocca,
all’indomani dell’approvazione del cosiddetto matrimonio omosessuale da
parte del Parlamento transalpino.
Era il 21 maggio 2013: sono passati
appena tre anni, ma pare che sia trascorso un secolo, tanto densa è la
coltre dell’oblio.
Il terzo anniversario della sua morte avrebbe potuto
essere un’occasione per rievocarne la figura e, soprattutto, per
verificare l’attualità delle sue tesi, delle sue denunce e dei suoi
timori: invece la cultura politicamente corretta, tutta in mano alla
sinistra pupa mondialista, ha passato la ricorrenza sotto silenzio.
E si noti che la
“sinistra”, oggi, non ha più niente a che fare con la difesa dei
lavoratori e della parte più debole della popolazione, o con la lotta
contro il capitalismo: essa è diventata la roccaforte dei diritti
civili, specialmente delle minoranze privilegiate, come quel Nichita
Vendola che se n’è andato negli Stati Uniti a pagare fior di quattrini
per farsi fare un bambino da una donna bisognosa, poi tornare in Italia e
poterlo "crescere" insieme al suo giovane “compagno”.
Questa è la
sinistra, oggi: una ideologia edonista-massonico-radicale, mondialista,
americanista, sionista, favorevole alla islamizzazione dell’€uropa per
assecondare i disegni geopolitici di Stati Uniti e Israele.
A difendere i
poveri e i nuovi poveri ed a contrastare la cupidigia smisurata del
capitale finanziario, sono rimaste solo la cultura di destra o la cultura oltre le vecchie ideologie: e chi non ha
compreso questo, non ha compreso niente del mondo odierno.
Vale la pena di rileggersi la lettera di commiato di Dominique Venner:
Sono sano di spirito e di corpo e sono innamorato di mia moglie e
dei miei figli. Amo la vita e non attendo nulla oltre di essa, se non
il perpetrarsi [sic] della mia razza e del mio spirito. Cionondimeno, al
crepuscolo di questa vita, di fronte agli immensi pericoli per la mia
patria francese ed europea, sento il dovere di agire finché ne ho la
forza; ritengo necessario sacrificarmi per rompere la letargia che ci
sopraffà.
Offri quel che rimane della mia vita con un intento di protesta e
di fondazione. Scelgo un luogo altamente simbolico, la cattedrale di
Notre Dame di Parigi, che rispetto e ammiro, che fu edificata dal genio
dei miei antenati su dei luoghi di culto più antichi che richiamano le
nostre origini immemoriali [sic].
Mentre tanti uomini si fanno schiavi della loro vita, il mio
gesto incarna un’etica della volontà. Mi dò la morte per risvegliare le
coscienze addormentate. Insorgo contro la fatalità. Insorgo contro i
veleni dell’anima e contro gli invasivi desideri individuali che
distruggono i nostri ancoraggi identitari in particolare la famiglia,
nucleo intimo della nostra civiltà millenaria. Così come difendo
l’identità di tutti i popoli presso di loro, mi ribello al contempo
contro il crimine che mira al rimpiazzo delle nostre popolazioni.
Essendo impossibile liberare il discorso dominante dalle sue ambiguità tossiche, spetta agli Europei trarre le conseguenze.
Non possedendo noi una religione identitaria alla quale
ancorarci, abbiamo in condivisione, fin da Omero, una nostra propria
memoria, deposito di tutti i valori sui quali rifondare la nostra futura
rinascita in rottura con la metafisica dell’illimitato, sorgente
nefasta di tutte le derive moderne.
Domando anticipatamente perdono a tutti coloro che la mia morte
farà soffrire, innanzitutto a mia moglie, ai miei figli e ai miei
nipoti, così come ai miei amici fedeli. Ma, una volta svanito lo choc
del dolore, non dubito che gli uni e gli altri comprenderanno il senso
del mio gesto e che trascenderanno la loro pena nella fierezza.
Spero che si organizzino per durare. Troveranno nei miei scritti recenti la prefigurazione e la spiegazione del mio gesto.
Ora, sia chiaro, del suo gesto noi non condividiamo nulla; e
condividiamo assai poco, anche, delle sue motivazioni.
Attribuire la
deriva della società contemporanea alla “metafisica dell’illimitato”, è,
a nostro parere, un fraintendimento madornale: ben altre sono le cause
di essa.
Ed il suicidio stesso, con tutto il corollario del rifiuto di
Dio e della vita soprannaturale, ci trova in netto, totale, irriducibile
dissenso.
Pure, noi crediamo che quella morte abbia qualcosa da dire,
anzi, molto, a tutte le persone oneste e di buona volontà.
Dominique
Venner ha voluto lanciare un grido d’allarme e scuotere le coscienze
addormentate; ha voluto indicare i pericoli che minacciano, ormai da
vicino, la nostra millenaria civiltà. Solo che la risposta al suo senso
d’angoscia e disperazione, secondo noi, sta proprio là dove egli non la
vedeva, o la rifiutava: in Dio. (?) (ndr: personalmente non condivido ciò)
Se ci avesse fatto anche solo un
pensiero, non avrebbe profanato col suo sangue quel luogo sacro. E non
avrebbe lasciato soli moglie e figli: vale a poco scusarsi, quando si
provoca un così atroce dolore a coloro che ci amano ...
With Open Gates :
The forced collective Suicide of European Nations
deca
Ed intanto ...... loro se la ridono a crepapelle alle nostre spalle ......
E comprensibile che le "menti" siano frustrate da millenni di girotondo inutile cadendo sempre dalla padella alla brace e viceversa....Ma resta il fatto che ci consideriamo una razza (tutte) intelligente e quindi è venuto il tempo di smettere di farci prendere per i fondelli da chi ha molto interesse (pochi profittatori) a fare in modo che la storia si ripeta sempre come fosse l'unica possibile....Se davvero ci rimane un briciolo di intelligenza in questo marasma di menzogne dovremmo capirlo che i dominatori ci mettono sempre di fronte a "due scelte" che in realtà sono entrambe sbagliate e non ci rappresentano (collo di bottiglia),viene dunque "naturale" (ho dovrebbe) che le scelte "altre" come lo è il potenziale Divino che in noi è presente "per diritto di nascita" su questo pianeta siano prodotte dalle nostre "menti" che spesso sono migliori di ciò che appare...Quindi per concludere posso soltanto dire che abbiamo le capacità per "immaginare" da noi stessi il "presente e futuro" che vogliamo e realizzarlo in "Comunione" con gli altri dato che siamo sulla stessa barca (Terra) e sicuramente siamo più simili nel pensiero di quello che vogliono farci credere i maestri del "dividi et impera".
RispondiEliminaRisvegliamo dunque le nostre coscienze che ci narcotizzano quotidianamente e lavoriamo per il bene comune, Caro +Claudio Tomei !!!
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