Ecco lo strumento di Mosca per tornare una potenza globale
La Russia di Putin da qualche anno sta mettendo in pratica un rinnovamento delle proprie Forze Armate finalizzato
al desiderio di tornare ad essere leader in un mondo multipolare, e
quindi scardinare l’egemonia americana e della Nato che si sta avendo
dalla fine della Guerra Fredda. Oltre a questo, la riforma “New Look”
voluta dall’ex Ministro della Difesa Serdyukov e poi resa esecutiva
dall’attuale ministro Shoygu, vuole ridurre la dipendenza di Mosca dal proprio arsenale nucleare come fattore di deterrenza;
fattore che imponeva al Cremlino, nei difficili anni che sono seguiti
al crollo dell’Unione Sovietica, la dottrina strategica che prevedeva
l’utilizzo massiccio delle armi atomiche per attacco di rappresaglia o
come “first strike” per essere ancora credibile nel consesso
internazionale.
La spinta a costruire delle Forze Armate più bilanciate
dal punto di vista delle capacità convenzionali è stata data anche
dall’Occidente che a partire dalla fine degli anni ’90 ha sviluppato
nuove armi strategiche convenzionali di alta precisione (pensiamo alla Moab progettata
anche per essere lanciabile dai bombardieri B-2 “Spirit”); armi molto
temute da Mosca: l’utilizzo di una tale arma non giustificherebbe
infatti il ricorso ad un attacco atomico per rappresaglia, molto meno
spendibile davanti all’opinione pubblica rispetto a una bomba
convenzionale di altissima potenza, dotata soprattutto di minori effetti
collaterali come il fallout radioattivo.
Con queste premesse Mosca ha quindi cercato di riempire il “gap” con gli Stati Uniti
creando una forza moderna capace di scoraggiare le aggressioni,
combattere in tutto lo spettro di conflitti, che vanno dalla crisi locale,
all’escalation nucleare, capace di proiettare ed impiegare la propria
forza dove si renda necessario ovunque nel globo.
A che punto di questo processo di rimodernamento è arrivata la
Russia? Per rispondere abbiamo dato uno sguardo, tra le altre cose, al rapporto annuale della Dia (Defense Intelligence Agency) sul potenziale militare russo.
Cominciamo dalle Forze Missilistiche Strategiche
(Rvsn), ovvero da quella parte delle triade nucleare operante su
missili. Il Comando della Rvsn di base a Mosca conta 3 armate (la 27°,
31° e 33°) alle cui dipendenze ci sono un totale di 12 divisioni di cui 8
operano con Icbm mobili e le altre 4 sono dotate di missili basati in
silos di lancio. Nel 2016 disponeva di un totale di 299 vettori
operativi di cui almeno la metà di tipo Mirv (Multiple
Indipendently-targetable Reentry Vehicle). Facciamo un breve inciso.
Il
nuovo trattato Satrt sulla riduzione delle testate firmato tra Usa e
Russia ad aprile del 2010, prevede per ogni Paese un limite di 1550
testate (da raggiungere entro 10 anni) su piattaforme strategiche,
includendo una testata per ogni bombardiere pesante. C’è anche un limite
combinato di 800 tra Icbm e Slbm dispiegabili e non e bombardieri
pesanti equipaggiati per il lancio di armi nucleari, e un limite
separato di 700 piattaforme strategiche complessive. Secondo i dati
forniti dal Cremlino in seno agli accordi Start, la Russia al primo
aprile del 2017 dichiarava 1765 testate su 523 Icbm, Slbm e bombardieri
dispiegabili.
Attualmente nell’arsenale missilistico nucleare russo sono presenti 3
vecchi modelli di Icbm (46 SS-18 e 30 SS-19 in silos e 72 SS-25) e 2
nuovi modelli: 60 basati in silos e 18 mobili SS-27 Mod I (RT-2PM2
“Topol M”) e 73 SS-27 Mod II (RS-24 “Yars”). Lo sviluppo di nuovi
missili intercontinentali resta una priorità per Mosca che infatti
prevede di sostituire entro il 2021 i suoi vecchi missili con le sue
nuove costruzioni attualmente in fase avanzata di sviluppo: l’RS-26 “Rubezh” a combustibile solido (mobile, qua sotto le foto) e l’RS-28 “Sarmat” a combustibile liquido (silos, qua sotto le schede) capace di portare tra i 10 ed i 24 MIRV per un totale di 50 Mton.
l’RS-28 “Sarmat” a combustibile liquido (in questo video del 30-8-17, in anteprima su decamente libera, "incredibilmente", la divisione aerospaziale delle forze di difesa russe mostra come sia stato addirittura implementato su piattaforma estremamente agile e mobile) capace di portare tra i 10 ed i 24 MIRV "inintercettabili" x tot. di 50 Mton.
In aggiunta all’arsenale missilistico “classico” la Russia sostiene che ha sviluppato un nuovo sistema di Hgv (Hypersonic Glide Vehicles)
capace di penetrare le difese missilistiche americane. Gli Hgv sono
veicoli manovrabili che viaggiano a velocità ipersoniche (Mach 5 e
oltre) e la cui traiettoria è per la maggior parte più bassa rispetto a
quella di un Icbm [“Zircon”].
La combinazione di velocità, manovrabilità e quota di
traiettoria ne fanno un bersaglio quasi impossibile da intercettare per
le difese Abm americane (Thaad, Patriot, Aegis, Gmd).
Sempre restando nel campo dei missili ma passando al secondo ramo
della triade nucleare (quello degli Slbm ovvero dei missili lanciati da
sottomarini) la Russia dispone di due vecchi vettori entrati in servizio
rispettivamente nel 1978 e nel 1989: SS-N-18 (ultima versione è il
Mod.3) dotato di 3 Mirv che equipaggia i vascelli classe “Delta III” e
l’SS-N-23 con 4 Mirv che equipaggia i “Delta IV”.
Un aggiornamento di quest’ultimo, il “Sineva”, è stato completato nel 2007. L’ultimo e più recente Slbm, l’SS-N-32 “Bulava”, è entrato in servizio di pari passo con la sua piattaforma di lancio, il sottomarino nucleare lanciamissili balistici Project 955 “Borei” (Classe “Dolgorukiy” in codice Nato), dopo un lungo e travagliato sviluppo durato 19 anni. Dispone tra le 6 e le 10 testate indipendenti ed ha una gittata massima di 8.000 km.
Un aggiornamento di quest’ultimo, il “Sineva”, è stato completato nel 2007. L’ultimo e più recente Slbm, l’SS-N-32 “Bulava”, è entrato in servizio di pari passo con la sua piattaforma di lancio, il sottomarino nucleare lanciamissili balistici Project 955 “Borei” (Classe “Dolgorukiy” in codice Nato), dopo un lungo e travagliato sviluppo durato 19 anni. Dispone tra le 6 e le 10 testate indipendenti ed ha una gittata massima di 8.000 km.
Tornando
ai missili basati “a terra”, la Russia sta sostituendo i suoi vecchi
SRBM tipo OTR-21 “Tochka U” (“Scarab-B” in codice Nato) con i più
moderni e performanti “Iskander M” (SS-26 “Stone”)
dotati di guida inerziale/GPS ma anche radar, IR ed elettro ottica e
quindi capaci di colpire bersagli in movimento.
Questi sono i missili che preoccupano i Paesi Baltici e dell’Europa dell’Est (soprattutto la Polonia), dato che il loro ridispiegamento nell’enclave di Kaliningrad aumenta le capacità di interdizione d’area russe grazie alla loro gittata di 500 km.
Questi sono i missili che preoccupano i Paesi Baltici e dell’Europa dell’Est (soprattutto la Polonia), dato che il loro ridispiegamento nell’enclave di Kaliningrad aumenta le capacità di interdizione d’area russe grazie alla loro gittata di 500 km.
Per quanto riguarda l’Esercito la rivoluzione è
stato il passaggio da una struttura di stampo sovietico imperniata su
divisioni/reggimenti ad una più elastica, e meno numerosa, costituita da
un ordinamento in brigate avvenuto a partire dal 2008/2009 che ha anche
visto la riduzione dei distretti militari da 6 a 4 (Est, Centro, Sud e
Ovest). Questo permette di ottimizzare le forze di terra russe,
che constano di circa 40 brigate di manovra tra quelle attive e in
riserva per un totale di 350 mila uomini, in modo da renderle adatte a
tutta la scala dei conflitti possibili in uno scenario di guerra
moderno: da quelli periferici e limitati sino ad una escalation.
A
livello organizzativo le forze terrestri sono composte da elementi
principali (unità carri, fanteria motorizzata, missili, artiglieria e
difesa aerea) e di supporto (recon, genio, difesa NBC, C4I). Le nuove
unità sono leggermente più piccole rispetto a quelle sovietiche: una
brigata di fanteria motorizzata, ad esempio, ora annovera circa 9 mila
uomini a fronte dei 13 mila precedenti.
Le unità cardine dell’Esercito Russo restano però ancora le brigate di carri, che sono il principale strumento per conquistare l’iniziativa tattica in battaglia e penetrare le difese nemiche in profondità. A questo proposito la Russia ha infatti intrapreso un progetto di rimodernamento delle divisioni corazzate per sostituire i vetusti T-72, T-80U ma non i T-90 con la nuova generazione di MBT (Main Battle Tank) del sistema T-14 “Armata”, di cui si prevede la consegna della prima tranche tra il 2019 e il 2025.
Il T-90M è, praticamente, un ibrido tra le precedenti versioni di T-90 e il T-14, di cui adotta il nuovo e potentissimo cannone, 2A82-1M, con prestazioni superiori di oltre 1/3 al 125mm del T-90 originario e una vita utile ancora più lunga, essendo in grado di sparare 900 colpi prima di subire un sensibile decremento delle prestazioni.
Ma soprattutto il T-90M ha montato il sistema di protezione attiva "Afghanit", erede del 'Drozd' e dello 'Shtora' capace, con una combinazione di radar centimetrico e di canistri esplosivi disseminati sullo scafo, di intercettare non solamente ogni genere di ATGM occidentale (Hellfire, TOW, BILL; Spike, Javelin, Brimstone, JAGM...) ma anche di deviare o disturbare (se non addirittura di fermare) i penetratori dei colpi APFSDS.
Il sistema “Armata” si basa su uno scafo comune polivalente che può essere impiegato in versione MBT (T-14), in versione IFV (Infantry Fighting Vehicle) con la versione T-15 ed infine come piattaforma mobile di artiglieria nella sua versione Koalitsiya-SV 2S35.
Così come l’ “Armata” l’altro nuovo veicolo corazzato russo IFV, il Kurganets-25, sarà una piattaforma universale polivalente per il trasporto truppe, ma la Russia continuerà parimenti a mantenere in servizio e a migliorare il proprio parco mezzi composto dai vecchi BMP-3 (circa 700 esemplari), BMP-2 (circa 1800) e BMP-1 (circa 500).
Da non dimenticare anche la Fanteria Navale, organizzata in 4 brigate indipendenti, una brigata e 3 battaglioni separati, subordinata però al comando della Flotta. Essa infatti si occupa principalmente di organizzare operazioni di assalto anfibio, ma vede anche tra i suoi compiti il controterrorismo, anti-pirateria e difesa costiera. Difesa costiera affidata alle Forze Missilistiche e di Artiglieria Costiere che consistono di 3 brigate, 2 reggimenti e un battaglione indipendenti centrate nei nuovi sistemi missilistici anti-nave “Bal” e “Bastion” [foto sotto], quest’ultimo, unanimemente definito il “killer delle portaerei” e dispiegato anche in Siria, che stanno definitivamente sostituendo i vecchi “Styx” e “Sepal” degli anni ’70 e ’80.
L'EQUIVALENTE DELLA OBSOLETA HUMMER = THE PUNISHER [ПОКАЗАТЕЛЬ] PUTIN e Serghei Shoigu ALLA SUA PRESENTAZIONE UFFICIALE
Le unità cardine dell’Esercito Russo restano però ancora le brigate di carri, che sono il principale strumento per conquistare l’iniziativa tattica in battaglia e penetrare le difese nemiche in profondità. A questo proposito la Russia ha infatti intrapreso un progetto di rimodernamento delle divisioni corazzate per sostituire i vetusti T-72, T-80U ma non i T-90 con la nuova generazione di MBT (Main Battle Tank) del sistema T-14 “Armata”, di cui si prevede la consegna della prima tranche tra il 2019 e il 2025.
Il T-90M è, praticamente, un ibrido tra le precedenti versioni di T-90 e il T-14, di cui adotta il nuovo e potentissimo cannone, 2A82-1M, con prestazioni superiori di oltre 1/3 al 125mm del T-90 originario e una vita utile ancora più lunga, essendo in grado di sparare 900 colpi prima di subire un sensibile decremento delle prestazioni.
Ma soprattutto il T-90M ha montato il sistema di protezione attiva "Afghanit", erede del 'Drozd' e dello 'Shtora' capace, con una combinazione di radar centimetrico e di canistri esplosivi disseminati sullo scafo, di intercettare non solamente ogni genere di ATGM occidentale (Hellfire, TOW, BILL; Spike, Javelin, Brimstone, JAGM...) ma anche di deviare o disturbare (se non addirittura di fermare) i penetratori dei colpi APFSDS.
Il sistema “Armata” si basa su uno scafo comune polivalente che può essere impiegato in versione MBT (T-14), in versione IFV (Infantry Fighting Vehicle) con la versione T-15 ed infine come piattaforma mobile di artiglieria nella sua versione Koalitsiya-SV 2S35.
Così come l’ “Armata” l’altro nuovo veicolo corazzato russo IFV, il Kurganets-25, sarà una piattaforma universale polivalente per il trasporto truppe, ma la Russia continuerà parimenti a mantenere in servizio e a migliorare il proprio parco mezzi composto dai vecchi BMP-3 (circa 700 esemplari), BMP-2 (circa 1800) e BMP-1 (circa 500).
Da non dimenticare anche la Fanteria Navale, organizzata in 4 brigate indipendenti, una brigata e 3 battaglioni separati, subordinata però al comando della Flotta. Essa infatti si occupa principalmente di organizzare operazioni di assalto anfibio, ma vede anche tra i suoi compiti il controterrorismo, anti-pirateria e difesa costiera. Difesa costiera affidata alle Forze Missilistiche e di Artiglieria Costiere che consistono di 3 brigate, 2 reggimenti e un battaglione indipendenti centrate nei nuovi sistemi missilistici anti-nave “Bal” e “Bastion” [foto sotto], quest’ultimo, unanimemente definito il “killer delle portaerei” e dispiegato anche in Siria, che stanno definitivamente sostituendo i vecchi “Styx” e “Sepal” degli anni ’70 e ’80.
Rinnovamento che tocca anche il fiore all’occhiello delle Forze Armate Russe: l’Aeronautica.
Organizzata in 4 armate tattiche (6° a Ovest, 14° al Centro, 11° a Est,
4° a Sud) corrispondenti ai 4 distretti militari, conta circa 148 mila
uomini e 1.300 velivoli complessivamente (tra in linea, manutenzione e
usati per ricambi). L’aviazione da bombardamento a lungo raggio impiega
ancora i vecchi Tupolev Tu-95 “Bear” (circa 66 tra MS e MSM) che nella
loro ultima versione sono capaci di portare i nuovi missili da crociera
tipo Kh-101/102, e dagli altrettanto vetusti Tu-22 “Backfire” (circa 50)
nelle versioni M3 e M3M.
L’aviazione da trasporto si basa ancora sulle vecchie creazioni sovietiche dei bureau Ilyushin e Antonov (sebbene per i velivoli di quest’ultima la linea di approvvigionamento ricambi sia difficoltosa causa crisi ucraina). Al momento la flotta è composta da An-124, An-22, An-26 e An-72 oltre che dal ben noto Ilyushin Il-76, la cui ultima versione, la MD-90A, è stata recentemente presentata al MAKS, il Salone Internazionale dello Spazio e dell’Aeronautica tenutosi nei pressi di Mosca.
In arrivo i prossimi PAK-TA:
I caccia, divisi tra intercettori e cacciabombardieri, spaziano
dai vetusti Mig-31 sino alle più recenti creazioni: Su-35S, Su 34,
Su-30SM insieme al Mig-29SMT costituiscono attualmente la spina dorsale
della VVS.
A questi si sta per affiancare il nuovo cacciabombardiere multiruolo di quinta generazione Sukhoi Su-57, già noto come PAK-FA o T-50, arrivato al 9° esemplare di pre-serie e la cui entrata in servizio è prevista per il 2019.
Vista del caricatore con 6 Kh-102 [nucleari]
La punta di diamante è invece rappresentata dai
bombardieri con ala a geometria variabile Tupolev Tu-160 “Blackjack” di
cui attualmente Mosca dispone tra i 14 e i 16 esemplari e di cui si sta
provvedendo a costruire una nuova versione, la M2, che si prevede
entrerà in linea a partire dal 2022. Ancora lontano invece appare il nuovo bombardiere strategico, il progetto PAK-DA,
che forse vedrà la luce ben oltre il 2024.L’aviazione da trasporto si basa ancora sulle vecchie creazioni sovietiche dei bureau Ilyushin e Antonov (sebbene per i velivoli di quest’ultima la linea di approvvigionamento ricambi sia difficoltosa causa crisi ucraina). Al momento la flotta è composta da An-124, An-22, An-26 e An-72 oltre che dal ben noto Ilyushin Il-76, la cui ultima versione, la MD-90A, è stata recentemente presentata al MAKS, il Salone Internazionale dello Spazio e dell’Aeronautica tenutosi nei pressi di Mosca.
In arrivo i prossimi PAK-TA:
A questi si sta per affiancare il nuovo cacciabombardiere multiruolo di quinta generazione Sukhoi Su-57, già noto come PAK-FA o T-50, arrivato al 9° esemplare di pre-serie e la cui entrata in servizio è prevista per il 2019.
Le ultime realizzazioni russe vedono anche il bureau Mikoyan Gurevich sulla ribalta con il nuovo Mig-35 МИГ-35д,
presentato al pubblico per la prima volta al MAKS di quest’anno,
riedizione migliorata e leggermente ingrandita del celeberrimo Mig-29, e
facente parte quindi dei caccia che vengono definiti di generazione
“4+++”.
Ancora poco si sa del nuovo progetto per un altro caccia intercettore multiruolo, denominato PAK-DP che probabilmente incorporerà le tecnologie di sesta
generazione come laser e possibilità di pilotaggio remoto, volo mesosferico, il cui primo
prototipo si prevede possa essere prodotto a partire dal 2028 insieme al
nuovo caccia leggero multiruolo, denominato LMFS.
La difesa aerea
rappresenta il fiore all’occhiello della componente “aeronautica” russa,
storicamente infatti Mosca è stata leader nello sviluppo di tecnologie
avanzate di scoperta e ingaggio di bersagli volanti. Nuovi e moderni
sistemi missilistici di difesa, come i noti S-300 ed S-400 Triumph, sono ormai
in servizio attivo e garantiscono una copertura parziale anche contro i
missili balistici grazie a radar di ingaggio e direzione di tiro sempre
più moderni ed efficaci e a razzi dotati di altissima manovrabilità.
Anche la difesa a corto raggio è stata notevolmente migliorata grazie al
sistema “Pantsir” erede dei vecchi “ZSU” a cui aggiunge una componente
missilistica oltre a quella d’artiglieria.
L’ultima versione del sistema
a medio-lungo raggio invece, l’S-500, è previsto che divenga operativa
nel 2018. Sarà in grado di ingaggiare simultaneamente 10 bersagli sino
ad un raggio massimo di 600 km.
A questo si aggiunge che il progetto della nuova superportaerei a propulsione nucleare “Shtorm” da quasi 100 mila tonnellate (330 metri di lunghezza, 40 di larghezza, 90 tra aerei ed elicotteri) che doveva essere completata nel 2030 è stato per ora sospeso.
La flotta, che conta circa 130 mila uomini ed è divisa tra 5 comandi (Baltico, Mar Nero, Nord, Pacifico e Mar Caspio), è quindi sì in fase di rinnovamento ma che procede a rilento: sempre per la carenza di turbine, oltre la metà delle nuove costruzioni (le 6 fregate classe “Admiral Grigorovich”, le 4 “Gorshkov” e le 8 corvette classe “Steregushchiy”) sono state sospese, e la produzione domestica di turbine navali non è previsto che cominci prima del 2019.
Incrociatore pesante a doppia propulsione nucleare Pëtr Velikij
P.S.: LEGGI ANCHE ----> http://decamentelibera.blogspot.it/2017/06/la-cupola-russa-che-annulla-le-forze.html
E se credete che sia finita qua, bhè, leggetevi i prossimi 2 articoli sottostanti, non c'é scampo!!!
deca
"Altro che 'angeli del fango' [del cazzo], questi professionisti, seri e competenti, sono andati ad aiutare
a liberare la rep. federale syriana dai malefici ratti sionisti "operatori di pace moderati"
a liberare la rep. federale syriana dai malefici ratti sionisti "operatori di pace moderati"
"L'arma del 2015": il primo missile balistico
sottomarino del mondo, lo Status-6 russo
Non è mai facile provare a stilare una classifica dei sistemi
d’arma più innovativi presentati nell’anno ormai concluso. Peggio,
provare a decretarne la migliore, intesa come quella che più ha stupito
per concezione, potenza, capacità ed innovazione. E perché no, anche per
“cattiveria”, intesa come la possibilità di colpire con devastante
potenza i sopravvissuti ad un olocausto nucleare.
Ufficialmente non è ancora in servizio, ma se divenisse realtà, sarebbe un incubo per la
NATO e gli USA. Senza dubbio, “l’arma del 2015” è il primo missile balistico sottomarino del mondo: lo Status-6 russo.
Stiamo parlando di un “mostro”. Nello specifico si tratta di un
siluro radioattivo a propulsione nucleare in grado di contaminare i
target economici delle coste nemiche come le aree di pesca. Secondo la
descrizione ufficiale di Mosca, il sistema “Ocean Multipurpose System: Status-6”, è stato progettato per “provocare danni inaccettabili,
contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza
vita per lunghi periodi di tempo”. Il prototipo dovrebbe essere pronto entro il 2018 con prove in mare previste per l’anno successivo.
“Il sistema d’arma del 2015” dovrebbe avere un’autonomia di 10.000
chilometri, una capacità di immersione di mille metri ed una velocità di
100 nodi. Due i sottomarini opportunamente modificati per lanciare lo Status-6: il "Belgorod" ed il "Khabarovsk", evoluzioni della classe Oscar II. E’ chiaramente un ICBM sottomarino con una testata al cobalto, un'arma nucleare strategica.
Lo Status-6 è stato progettato per essere un sistema
missilistico automatico di rappresaglia. Anzi, è stato progettato
esclusivamente per tale scopo. Qualora gli USA dovessero spazzare via la
leadership russa con un attacco preventivo, gli Status-6 verrebbero lanciati dalle profondità del mare.
E’ chiaramente un ragionamento da guerra atomica, con fazioni che
ormai non hanno nulla da perdere. Appare evidente che se anche gli USA
attaccassero preventivamente, sarebbero comunque colpiti, nella migliori
delle ipotesi, da almeno cento testate nucleari russe. Lo Status-6 sarebbe solo un pensiero in più, ma non di certo il peggiore.
Ma lo Status-6 non è soltanto una delle tante armi
dell’inventario strategico russo, ma è quella definitiva per la sua
capacità di creare “zone morte radioattive” a lungo termine. La sua
testata al cobalto sarebbe devastante per le risorse naturali come la
pesca ed i giacimenti di petrolio offshore. Lo Status-6 è stato progettato per affamare dal mare i sopravvissuti ad un olocausto nucleare. Nonostante ciò, i dubbi sull’Ocean Multipurpose System rimangono.
Ci si chiede, ad esempio, come possa navigare in sicurezza a mille
metri di profondità ed a quella velocità. Sappiamo che i russi hanno
compiuto enormi progressi nella super-cavitazione, ma quella tecnologia è
stata poi impiegata sui sistemi Shkval. Ma i siluri Shkval
sono comunque armi tattiche progettate per affondare le navi. Lo Status-6 è invece un'arma nucleare strategica. Contro di essa, non
esiste difesa.
deca
"RUSSIA: eseguito il test segreto sul drone a propulsione nucleare: spie USA "si tratta del micidiale STATUS-6"
(di Franco Iacch)
Il primo missile balistico sottomarino del mondo, lo Status-6, nome in codice Kanyon
per il Pentagono, è stato testato il 27 novembre 2016 durante
un’operazione segreta. Per le agenzie di intelligence Usa non ci
sarebbero dubbi: ad essere stato lanciato da un sottomarino classe Sarov, progetto 20120, sarebbe stato l’Ocean Multipurpose System: Status-6.
Andiamo con ordine. Durante le riprese dell’incontro tra Vladimir
Putin ed i funzionari della Difesa, che si è svolto a Sochi il nove
novembre del 2015, alcune emittenti russe ripresero
“sbadatamente” (v. fotogramma apertura) le informazioni del progetto
ultra-segreto tra le mani di un generale. Particolarmente moderata fu la
reazione del portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov: "È vero,
informazioni classificate sono state riprese dalle telecamere. Alcune le
abbiamo fatte cancellare, ma non siamo riusciti a ritirare l’intero
girato. Ci auguriamo che questo non accadrà più in futuro”.
In pochi credettero che un progetto del genere fosse sfuggito per una fortuita coincidenza ai militari russi, considerando che la riunione verteva proprio sulle contromisure da adottare in uno scontro ipotetico contro la NATO e gli Stati Uniti (una palese presa per il culo verso i sionisti).
Se il test rilevato il 27 novembre 2016 dal Pentagono, riguardasse proprio lo Status-6, quella avvenuta nel 2015 sarebbe stata una colossale operazione di disinformazione volta a ingannare gli Stati Uniti.
Nel filmato diramato, infatti, si posticipava al 2018 il test in mare del prototipo.
L’Ocean Multipurpose System: Status-6, è un siluro radioattivo a propulsione nucleare in grado di contaminare i target economici delle coste nemiche come le aree di pesca. Secondo la descrizione ufficiale di Mosca, il sistema Ocean Multipurpose System: Status-6 è stato progettato per “provocare danni inaccettabili, contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza vita per lunghi periodi di tempo”.
Il primo prototipo, contrariamente a quanto ipotizzato in precedenza, è stato testato.
Lo Status-6 dovrebbe avere un’autonomia di 10.000 chilometri, una capacità di immersione di mille metri ed una velocità di 100 nodi: sarebbe certamente in grado di bypassare il sistema di difesa della NATO. È chiaramente un ICBM sottomarino con una testata al cobalto, un'arma nucleare strategica.
Lo Status-6 è stato progettato per essere un sistema missilistico automatico di rappresaglia. Qualora gli USA dovessero spazzare via la leadership russa con un attacco preventivo, gli Status-6 verrebbero lanciati dalle profondità del mare. È chiaramente un ragionamento da guerra atomica, con fazioni che ormai non hanno nulla da perdere. Appare evidente che se anche gli USA attaccassero preventivamente, sarebbero comunque colpiti, nella migliori delle ipotesi, da almeno cento testate nucleari russe.
Lo Status-6 sarebbe solo un pensiero in più, ma non di certo il peggiore. Lo Status-6 non è soltanto una delle tante armi dell’inventario strategico russo, ma è quella definitiva per la sua capacità di creare zone morte radioattive a lungo termine. La sua testata al cobalto sarebbe devastante per le risorse naturali come la pesca ed i giacimenti di petrolio offshore. Lo Status-6 è stato progettato per affamare dal mare i sopravvissuti ad un olocausto nucleare.
Anche sui sottomarini in grado di lanciare lo Status-6, i russi potrebbero aver effettuato un’operazione di depistaggio. Inizialmente si pensava che a lanciare lo Status-6 sarebbero stati il K-139 Belgorod ed il Khabarovsk, sottomarini evoluzioni della classe Oscar II. Del K-139 sappiamo che dovrebbe svolgere missioni di rappresaglia, mentre del Khabarovsk, progetto 09851, simile alla classe Borei, non sappiamo quasi nulla.
Le agenzie di intelligenza statunitensi, però, affermano che a lanciare il prototipo a propulsione nucleare sarebbe stato il B-90 Progetto 20120, sottomarino sperimentale compatibile con il tipo di operazione svolta il 27 novembre 2016.
Il Progetto 20120, ispirato progetto PL 877B, implementa una propulsione radicalmente diversa da qualsiasi altro sottomarino in servizio. Alla propulsione diesel-elettrica standard è associato un reattore nucleare ausiliario designato VAU-6, evidentemente progettato per consentire al sottomarino tempi di immersione maggiori, grazie alla fonte di energia di backup. Il B-90 deriva chiaramente dalla classe Kilo, ma è un banco di prova sperimentale per sistemi d’arma e nuovi reattori.
Quindi è da ritenere certo che tra metà 2017 e inizio 2018 uno o più esemplari di Status-6 siano operativi.......
In pochi credettero che un progetto del genere fosse sfuggito per una fortuita coincidenza ai militari russi, considerando che la riunione verteva proprio sulle contromisure da adottare in uno scontro ipotetico contro la NATO e gli Stati Uniti (una palese presa per il culo verso i sionisti).
Se il test rilevato il 27 novembre 2016 dal Pentagono, riguardasse proprio lo Status-6, quella avvenuta nel 2015 sarebbe stata una colossale operazione di disinformazione volta a ingannare gli Stati Uniti.
Nel filmato diramato, infatti, si posticipava al 2018 il test in mare del prototipo.
L’Ocean Multipurpose System: Status-6, è un siluro radioattivo a propulsione nucleare in grado di contaminare i target economici delle coste nemiche come le aree di pesca. Secondo la descrizione ufficiale di Mosca, il sistema Ocean Multipurpose System: Status-6 è stato progettato per “provocare danni inaccettabili, contaminando vaste zone costiere nemiche rendendole completamente senza vita per lunghi periodi di tempo”.
Il primo prototipo, contrariamente a quanto ipotizzato in precedenza, è stato testato.
Lo Status-6 dovrebbe avere un’autonomia di 10.000 chilometri, una capacità di immersione di mille metri ed una velocità di 100 nodi: sarebbe certamente in grado di bypassare il sistema di difesa della NATO. È chiaramente un ICBM sottomarino con una testata al cobalto, un'arma nucleare strategica.
Lo Status-6 è stato progettato per essere un sistema missilistico automatico di rappresaglia. Qualora gli USA dovessero spazzare via la leadership russa con un attacco preventivo, gli Status-6 verrebbero lanciati dalle profondità del mare. È chiaramente un ragionamento da guerra atomica, con fazioni che ormai non hanno nulla da perdere. Appare evidente che se anche gli USA attaccassero preventivamente, sarebbero comunque colpiti, nella migliori delle ipotesi, da almeno cento testate nucleari russe.
Lo Status-6 sarebbe solo un pensiero in più, ma non di certo il peggiore. Lo Status-6 non è soltanto una delle tante armi dell’inventario strategico russo, ma è quella definitiva per la sua capacità di creare zone morte radioattive a lungo termine. La sua testata al cobalto sarebbe devastante per le risorse naturali come la pesca ed i giacimenti di petrolio offshore. Lo Status-6 è stato progettato per affamare dal mare i sopravvissuti ad un olocausto nucleare.
Anche sui sottomarini in grado di lanciare lo Status-6, i russi potrebbero aver effettuato un’operazione di depistaggio. Inizialmente si pensava che a lanciare lo Status-6 sarebbero stati il K-139 Belgorod ed il Khabarovsk, sottomarini evoluzioni della classe Oscar II. Del K-139 sappiamo che dovrebbe svolgere missioni di rappresaglia, mentre del Khabarovsk, progetto 09851, simile alla classe Borei, non sappiamo quasi nulla.
Le agenzie di intelligenza statunitensi, però, affermano che a lanciare il prototipo a propulsione nucleare sarebbe stato il B-90 Progetto 20120, sottomarino sperimentale compatibile con il tipo di operazione svolta il 27 novembre 2016.
Il Progetto 20120, ispirato progetto PL 877B, implementa una propulsione radicalmente diversa da qualsiasi altro sottomarino in servizio. Alla propulsione diesel-elettrica standard è associato un reattore nucleare ausiliario designato VAU-6, evidentemente progettato per consentire al sottomarino tempi di immersione maggiori, grazie alla fonte di energia di backup. Il B-90 deriva chiaramente dalla classe Kilo, ma è un banco di prova sperimentale per sistemi d’arma e nuovi reattori.
Quindi è da ritenere certo che tra metà 2017 e inizio 2018 uno o più esemplari di Status-6 siano operativi.......
deca
AGGIORNAMENTO ULTIMA ORA: Запад-2017
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