MENZOGNE ONU: COME SURRISCALDARE
LA TERRA CHE SI STA RAFFREDDANDO
rilevazioni NASA |
di Gianni Lannes
Si
stava bene quando si stava peggio.
E non ci sono
più le mezze stagioni.
Le scie chimiche non esistono, perché si tratta
di condensa.
Luoghi comuni e negazioni di realtà: quante banalità in
rete e nella realtà
quotidiana, propinate dagli esperti scienziati, ed imposte dai governi,
che vanno a incidere sulla
nostra vita.
L’identificativo tecnico è IPCC, ma la targa è Nazioni
Unite: esatto, quei criminali che legittimano guerre predatorie in mezzo
mondo
dalla fine della seconda guerra mondiale.
Non sono un esperto climatologo.
Mi limito a evidenziare contraddizioni e
tradurre ciò che leggo.
Il punto nodale è: questi cambiamenti
climatici sono inediti, nella storia della Terra? Non lo sono.
E, poi,
sono
fisiologici o di natura antropica? Dipendono dall’uomo o no?
Su questo
aspetto,
taluni scienziati, avanzano congetture: ne attribuiscono la
responsabilità
all’uomo, all’industrializzazione, alla Co2, anche per ragioni
ideologiche,
politiche.
E, però, non esistono prove scientifiche a dimostrarlo.
Questo è il
punto.
Inoltre, per asseverare tutto ciò, postulano che sia in atto un
incremento esponenziale della temperatura di Gaia. Affermazione, questa,
come
dimostrano i dati ufficiali ONU palesemente falsa.
Il picco si è
raggiunto nel
1997 e da allora, a parte qualche oscillazione, mai è stato non solo
superato
ma nemmeno più eguagliato.
Complessivamente, invece, in base a quegli stessi modelli di calcolo, i numeri
effettivi attestano esattamente il contrario.
Altra questione è l’inquinamento
provocato dalle esplosioni nucleari (Usa-Urss) a partire dagli anni ’50, nonché
l’aerosolchemioterapia coattiva in atto da qualche decennio.
Il catastrofismo
ambientalista - finanziato da un'unica corporation (NWO) - è un affare gigantesco: nulla è più facile che far soldoni
instillando paure nella gente.
Ma è anche uno straordinario strumento di
controllo sociale; probabilmente l’ultimo a disposizione delle forze
economiche autoritarie: quelle che, pur essendo state
sconfitte dalla storia e dal buon senso, mai hanno messo in discussione i
propri postulati, i propri dogmi, e mai, soprattutto, hanno cessato di credere
nella necessità di edificare, a qualunque costo, il cosiddetto nuovo ordine mondiale.
Ebbene, gli annunciatori del Climate Change, i teorici del Global
Warming di natura antropica, i parassiti verdognoli del catastrofismo
ambientalista, ancora una volta vengono smentiti dai fatti, dai numeri, dalle
cifre da loro stessi elaborate, vale a dire dalle uniche cose che abbiano una qualche rilevanza
scientifica.
Come ha evidenziato il Daily Mail, riportando i
risultati delle rilevazioni di 30 mila stazioni di misurazione, divulgati dal Met Office e dal Centro di ricerca sul
clima (Cru) della britannica Università dell’East Anglia (lo stesso che, nel
2009, fu coinvolto nello scandalo denominato Climategate), negli ultimi 15 anni la temperatura della Terra non è
aumentata – «The planet has not warmed for the past 15 years».
Non solo. Quasi
un migliaio di scienziati, in base a questi dati, asseriscono che potremmo
addirittura essere al cospetto di una nuova mini-era glaciale - «The figures suggest that we could even be
heading for a mini ice age to rival the 70-year temperature drop that saw frost
fairs held on the Thames in the 17th Century».
Ciò che è certo, in ogni caso, e
come evidenzia il grafico di seguito riportato, è che la «tendenza all’aumento
delle temperature mondiali è finita nel 1997»
– «It confirms that the rising trend in world temperatures ended in
1997».
La notizia l’ha pubblicata nel 2013, il quotidiano
britannico Daily Mail, e poi è stata ripresa anche da The Telegraph.
Ovviamente è stata ostinatamente ignorata dai nostri giornali.
E come si sa i
tuttologi di casa nostra non sono poi tanto esterofili in quanto a letture.
Per
esempio, gli scientisti nostrani, in particolare non leggono addirittura i
rapporti ufficiali dell’IPCC, perché altrimenti il geologo Paolo Billi, non avrebbe
pronunciato castronerie a raffica in pubblico - sotto l’egida pentastelluta,
sul cosiddetto “riscaldamento globale”.
Infatti, nel rapporto 2013 gli scienziati dell’IPCC
(Intergovernmental Panel on Climate Change), il gruppo intergovernativo di
studio sui cambiamenti climatici facente capo alle Nazioni Unite, ammettono di
aver preso fischi per fiaschi.
Ovvero: di aver ecceduto con le previsioni
catastrofistiche riguardanti il cosiddetto riscaldamento globale.
Gli esperti ufficiali dell’IPCC hanno ammesso
un anno fa, ciò che altri studiosi sostenevano da tempo: esiste sicuramente una
componente naturale, ovvero spontanea, e dunque non dovuta all’attività
dell’uomo, nel surriscaldamento del globo terrestre; solo che i modelli
matematici, sin qui utilizzati, non riescono a misurarne l’impatto.
Inoltre,
nel precedente rapporto (del 2007) si prevedeva una drastica contrazione dei
ghiacciai nell’Antartico; ma, come scrive il Telegraph, «l’ultimo documento non
spiega perché quest’anno sono a un livello record» (si guardi le immagini
seguenti, catturate dai satelliti della Nasa).
Il guru di cartone.
Correva l’anno 2006 e dalle
colonne del quotidiano britannico The Independent, il teorico dell’”ipotesi
Gaia”, lo scienziato ed ambientalista James Lovelock, riferendosi al cosiddetto
riscaldamento globale , senza dubbi, dichiarava:
«Devo dirvi, come membri della famiglia della Terra
e parte intima della stessa, che voi e soprattutto la civiltà siete in grave
pericolo» («I have to tell you, as members of the Earth’s family and an
intimate part of it, that you and especially civilisation are in grave
danger»).
«Prima della fine di questo secolo miliardi di noi moriranno. Le ultime persone che sopravviveranno si troveranno
nell’Artico dove il clima resterà tollerabile» («Before this century is over
billions of us will die and the few breeding pairs of people that survive will
be in the Arctic where the climate remains tolerable»).
«Abbiamo
fatto ammalare Gaia e presto la sua condizione peggiorerà in uno stato comatoso
(…). Noi siamo responsabili e ne subiremo le conseguenze: con l’avanzare del
secolo, la temperatura salirà di 8 gradi centigradi nelle regioni temperate e
di 5 gradi ai tropici» («We have given Gaia a fever and soon her condition will
worsen to a state like a coma (…).We are responsible and will suffer the
consequences: as the century progresses, the temperature will rise 8 degrees
centigrade in temperate regions and 5 degrees in the tropics»).
A più di un
lustro di distanza, l’insigne catastrofista e sostenitore della teoria del
Global Warming, ha mutato radicalmente opinione; e, intervistato dal quotidiano
online Msnbc, ha chiesto scusa per le insostenibili sciocchezze che nel passato
aveva pronunciato:
«Il problema è che non sappiamo cosa stia facendo il
clima. Credevamo di saperlo venti anni fa. Ciò che ha portato alla
pubblicazione di alcuni testi allarmistici – incluso il mio – perché tutto
allora sembrava chiaro, ma non è accaduto» («The problem is we don’t know what
the climate is doing. We
thought we knew 20 years ago. That led to some alarmist books – mine included –
because it looked clear-cut, but it hasn’t happened»).
«Il clima sta facendo i
suoi soliti trucchi. Non c’è più niente che indichi che (il surriscaldamento,
ndr) si stia realmente verificando ancora. Avremmo dovuto essere a metà strada
verso un mondo carbonizzato ora» («The climate is doing its usual tricks. There’s nothing much really happening yet. We were
supposed to be halfway toward a frying world now»).
«Il
mondo non si è riscaldato molto dall’inizio del nuovo millennio. Dodici anni
sono un tempo ragionevole … (la temperatura) è rimasta pressoché costante,
mentre avrebbe dovuto essere in aumento – l’anidride carbonica è in aumento,
non c’è dubbio su questo» («The world has not warmed up very much since the
millennium. Twelve years is
a reasonable time… it (the temperature) has stayed almost constant, whereas it
should have been rising — carbon dioxide is rising, no question about that»).
«Ho fatto un errore»
(«I made a mistake»). Uno svarione che al mondo intero è costato migliaia di
miliardi di dollari per contenere le emissioni di CO2. Lovelock nel frattempo è
diventato un fiolonuclearista.
Ma torniamo infine al 2009.
Un migliaio di mails
vengono trafugate da un server dell’Università della East Anglia e finiscono in
rete. È la corrispondenza fra alcuni ricercatori che hanno contribuito a
provare l’aumento delle temperature degli ultimi decenni e il loro lavoro è
alla base dei Rapporti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i mutamenti
climatici.
Nelle mails rese pubbliche c’è di tutto: espedienti per aggiustare i
dati che confermino il riscaldamento, proposte per minare la credibilità dei
propri avversari e occultare i dati più scomodi.
Il grafico più famoso di tutti i tempi e si è meritato il nome di “hockey stick” (o mazza
da hockey).
Rappresenta i valori di temperatura dell’ultimo millennio ed è la
prova più citata a sostegno della tesi sul contributo delle attività antropiche
al riscaldamento globale. La ricostruzione è stata pubblicata nel 1998 e gli
autori sono tre climatologi: Michael Mann, Raymond Bradley e Malcom Hughes.
Il
grafico assume un significato politico assoluto nel 2001 quando diventa
l’architrave del terzo Rapporto dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i mutamenti
climatici (Ipcc), oltre a figurare in centinaia di documenti istituzionali e
politici che sostengono la necessità di tagliare drasticamente le emissioni di
gas serra (…).
La credibilità di questo gruppo è venuta definitivamente meno
dopo la pubblicazione di un migliaio di
mails, che un hacker avrebbe trafugato dal server dell’Università della East
Anglia in Gran Bretagna. Numerosi ricercatori chiamati in causa hanno ammesso
che sono vere.
È noto da diversi anni, ad esempio, che la temperatura in questo
momento non è in crescita, così un ricercatore scrive in una mail: «Sì, non è
molto più alta del 1998 e tutto questo mi preoccupa ..… c’è la possibilità di
avere davanti un periodo lungo una decina d’anni con temperature relativamente
stabili… forse posso tagliare gli ultimi punti sulla curva prima del mio
intervento» (…)».
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