TEOSOFIA
Nel 1875, a New York, Helena Petrovna Blavatsky, al
ritorno da un viaggio nel Tibet, fondò, insieme ad altri iniziati, la
Società Teosofica che, nel 1905, stabilì la sua sede centrale mondiale
presso Madras in India.
In Tibet la Petrovna Blavatsky sarebbe riuscita ad entrare in contatto
con i Maestri della Fratellanza Bianca, membri di una millenaria catena
iniziatica di cui si fa cenno in molte tradizioni, sia orientali che
occidentali.
Questi Maestri le avrebbero comunicato una conoscenza esoterica segreta che ella decise poi di pubblicare parzialmente in alcune sue opere e di trasmettere per intero agli alti gradi iniziatici della Società Teosofica. Secondo la Blavatsky, la Fratellanza Bianca, nel corso dei millenni, avrebbe rivelato gradualmente quelle verità in suo possesso che potevano essere conformi alla evoluzione spirituale umana in determinate fasi della storia.
Oltre la Blavatsky, i primi membri autorevoli della società furono il colonnello Henry Steel Olcott, William Quan Judge, Annie Besant, Jiddu Krishnamurti, Rudolf Steiner ed Alice Bailey, tutti stimati esoteristi, autori di opere anche famose.
La Blavatsky scrisse molti libri. Il primo fu “Iside Svelata”, ma l’opera dalla quale si evince meglio tutta la dottrina teosofica è senz’altro “La Dottrina Segreta” pubblicato nel 1888. La “Dottrina Segreta” è un’opera in ben otto volumi che spazia lungo tutto il sapere esoterico.
La fonte sapienziale dell’opera sono le “Stanze di Dzyan” tratte dall’omonimo libro. Il libro di Dzyan, menzionato in alcune antichissime tradizioni, in realtà nessuno lo aveva mai visto. Si tratterebbe di un libro iconografico, probabilmente il più antico libro dell’Umanità.
La Blavatsky sostiene di averlo visto e letto in una stanza segreta di un monastero a Lhasa, la capitale del Tibet. Non è facile sintetizzare la dottrina teosofica, per cui ne riassumeremo solo i tratti principali.
La Teosofia è essenzialmente panteistica: tutto è Dio, non esiste un Dio personale. L’Uomo è costituito da sette corpi: il corpo fisico, il corpo doppio eterico (o vitale), il corpo astrale (o emozionale), il corpo mentale, il corpo causale, il corpo futuro, il corpo perfetto. La salvezza consiste nel trasferirsi da un corpo all’altro, fino a raggiungere la perfezione nel settimo corpo.
Questo percorso spirituale dell’Uomo si compie in innumerevoli vite: la reincarnazione è uno dei punti fermi della dottrina teosofica. La nostra situazione attuale è determinata esclusivamente dal nostro comportamento nelle vite precedenti.
La catena delle reincarnazioni si spezza solo quando l’individuo si congiunge e si identifica con l’impersonale anima universale. Nella concezione Teosofica, si da molta importanza al “Maestro”, cioè un’entità spirituale, non necessariamente incarnata, che funge da guida nel nostro cammino spirituale: quando il discepolo è pronto, il Maestro appare. Come si vede, le dottrine teosofiche attingono molto alla sapienza orientale, ma presentano anche tratti caratteristici della grande tradizione ermetica occidentale.
Tornando al libro di Dzyan, esso sarebbe scritto in una lingua pre-ariana, dettato dagli Atlantidi, membri della quarta razza umana creata da esseri provenienti dallo spazio e poi distrutta dal Diluvio Universale.
Il Tibet, grazie alla sua altitudine, sarebbe scampato al cataclisma.
La dottrina teosofica asserisce l’esistenza nel passato del nostro pianeta di varie civiltà (quattro, prima della nostra) che, dopo aver raggiunto un alto grado di progresso, sono scomparse per un cataclisma ricorrente.
Qualche studioso ha voluto studiare il contenuto del libro di Dzyan in chiave scientifica e non spiritualistica, considerandolo un residuo di un’antichissima civiltà molto evoluta e scomparsa. In effetti questo libro spazia dalla nascita dell’Universo visibile alla comparsa nel lontano passato di esseri “celesti” sul nostro pianeta fino alla modificazione genetica dei primati con la formazione dell’uomo.
Riteniamo utile riportare le “Stanze di Dzyan”, tradotte in italiano:
La Società Teosofica esiste tuttora e vi è anche una sezione italiana. Questi sono i suoi principi fondativi: 1. Formare un nucleo della fratellanza universale dell’umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore. 2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze. 3. Investigare le leggi inesplicate della natura e le facoltà latenti nell’uomo.
Questi Maestri le avrebbero comunicato una conoscenza esoterica segreta che ella decise poi di pubblicare parzialmente in alcune sue opere e di trasmettere per intero agli alti gradi iniziatici della Società Teosofica. Secondo la Blavatsky, la Fratellanza Bianca, nel corso dei millenni, avrebbe rivelato gradualmente quelle verità in suo possesso che potevano essere conformi alla evoluzione spirituale umana in determinate fasi della storia.
Oltre la Blavatsky, i primi membri autorevoli della società furono il colonnello Henry Steel Olcott, William Quan Judge, Annie Besant, Jiddu Krishnamurti, Rudolf Steiner ed Alice Bailey, tutti stimati esoteristi, autori di opere anche famose.
La Blavatsky scrisse molti libri. Il primo fu “Iside Svelata”, ma l’opera dalla quale si evince meglio tutta la dottrina teosofica è senz’altro “La Dottrina Segreta” pubblicato nel 1888. La “Dottrina Segreta” è un’opera in ben otto volumi che spazia lungo tutto il sapere esoterico.
La fonte sapienziale dell’opera sono le “Stanze di Dzyan” tratte dall’omonimo libro. Il libro di Dzyan, menzionato in alcune antichissime tradizioni, in realtà nessuno lo aveva mai visto. Si tratterebbe di un libro iconografico, probabilmente il più antico libro dell’Umanità.
La Blavatsky sostiene di averlo visto e letto in una stanza segreta di un monastero a Lhasa, la capitale del Tibet. Non è facile sintetizzare la dottrina teosofica, per cui ne riassumeremo solo i tratti principali.
La Teosofia è essenzialmente panteistica: tutto è Dio, non esiste un Dio personale. L’Uomo è costituito da sette corpi: il corpo fisico, il corpo doppio eterico (o vitale), il corpo astrale (o emozionale), il corpo mentale, il corpo causale, il corpo futuro, il corpo perfetto. La salvezza consiste nel trasferirsi da un corpo all’altro, fino a raggiungere la perfezione nel settimo corpo.
Questo percorso spirituale dell’Uomo si compie in innumerevoli vite: la reincarnazione è uno dei punti fermi della dottrina teosofica. La nostra situazione attuale è determinata esclusivamente dal nostro comportamento nelle vite precedenti.
La catena delle reincarnazioni si spezza solo quando l’individuo si congiunge e si identifica con l’impersonale anima universale. Nella concezione Teosofica, si da molta importanza al “Maestro”, cioè un’entità spirituale, non necessariamente incarnata, che funge da guida nel nostro cammino spirituale: quando il discepolo è pronto, il Maestro appare. Come si vede, le dottrine teosofiche attingono molto alla sapienza orientale, ma presentano anche tratti caratteristici della grande tradizione ermetica occidentale.
Tornando al libro di Dzyan, esso sarebbe scritto in una lingua pre-ariana, dettato dagli Atlantidi, membri della quarta razza umana creata da esseri provenienti dallo spazio e poi distrutta dal Diluvio Universale.
Il Tibet, grazie alla sua altitudine, sarebbe scampato al cataclisma.
La dottrina teosofica asserisce l’esistenza nel passato del nostro pianeta di varie civiltà (quattro, prima della nostra) che, dopo aver raggiunto un alto grado di progresso, sono scomparse per un cataclisma ricorrente.
Qualche studioso ha voluto studiare il contenuto del libro di Dzyan in chiave scientifica e non spiritualistica, considerandolo un residuo di un’antichissima civiltà molto evoluta e scomparsa. In effetti questo libro spazia dalla nascita dell’Universo visibile alla comparsa nel lontano passato di esseri “celesti” sul nostro pianeta fino alla modificazione genetica dei primati con la formazione dell’uomo.
Riteniamo utile riportare le “Stanze di Dzyan”, tradotte in italiano:
PARTE PRIMA: EVOLUZIONE COSMICA
STANZA I
1) La Genitrice Eterna, raccolta nelle sue vesti invisibili eternamente, era rimasta sopita ancora una volta per sette eternità
2) Il Tempo non era, poiché giaceva dormiente nel seno infinito della Durata.
3) La Mente Universale non era, poiché non vi erano Ah-Hi per contenerla.
4) Le sette vie della Beatitudine non erano. Non erano le grandi cause del Dolore poiché non vi era alcuno per produrle ed esserne avvinto.
5) Solo le Tenebre riempivano il Tutto illimitato, poiché Padre-Madre e Figlio erano insieme Uno, ed il Figlio non si era ancora risvegliato per la nuova Ruota e per il pellegrinaggio su di essa.
6) I Sette Sublimi Signori e le Sette Verità avevano cessato di essere e l’Universo Figlio della necessità era immerso in Paranishpanna, pronto ad essere esalato da ciò che è eppure non è. Nulla esisteva.
7) Erano state anche abolite le Cause dell’Esistenza: il visibile che fu e l’invisibile che è riposavano nell’eterno Non-Essere. Essere Unico.
8) Sola, l’unica forma di Esistenza si estendeva nel Sonno senza Sogni; e la vita pulsava inconsapevole nello spazio universale, attraverso quella Onnipresenza che è percepita dall’occhio aperto di Dangma.
9) Ma dove era Dangma, quando l’Alaya dell’Universo era Paramartha, e la Grande Ruota era Anupadaka?
STANZA II
1) Dove erano i Costruttori Divini, luminosi figli dell’Aurora manvantarica? Nella Tenebra ignota, nei loro Ah-Hi Paranishpanna. I produttori della forma e della non forma – la Radice del Mondo – Devamatri e Svâbhâvat, riposavano nella beatitudine del Non-Essere.
2) Dove si trovava il Silenzio? Dove erano gli orecchi per percepirlo? No; non vi era né Silenzio né Suono; nulla salvo l’incessante Alito Eterno, che non conosce se stesso.
3) L’Ora non era scoccata, e il Raggio non aveva dardeggiato nel Germe; la Matripadma non era ancora diventata turgida.
4) Il suo cuore non era ancora aperto per lasciare entrare il Raggio Unico e quindi cadere, come il Tre nel Quattro, nel grembo di Maya.
5) I Sette non erano ancora nati nella Trama di Luce. Le Tenebre sole erano Padre e Madre, Svâbhâvat; e Svâbhâvat era nelle Tenebre.
6) Questi due sono il Germe e il Germe è Uno. L’Universo era tutt’ora celato nel Pensiero Divino e nel Seno Divino.
STANZA III
1) L’ultima Vibrazione della Settima Eternità freme attraverso l’infinitudine. La madre si gonfia espandendosi dall’interno verso l’esterno, come un bocciuolo di loto.
2) La Vibrazione trascorre, toccando con la sua rapida ala l’Universo intero ed il Germe, che dimora nelle Tenebre, che alitano sulle sopite acque della vita.
3) La Tenebra irradia la Luce e la Luce lascia cadere un Raggio Solitario nelle acque, nella profondità-madre. Il Raggio dardeggia attraverso l’Uovo Vergine, il Raggio causa un fremito nell’Uovo Eterno del Mondo.
4) I Tre cadono nei Quattro. L’Essenza Radiante diventa Sette all’interno e Sette all’esterno.
L’Uovo luminoso che in se stesso è Tre si coagula e si espande in grumi bianco latte per tutte le profondità della Madre, la Radice che cresce negli abissi dell’Oceano della vita.
5) La Radice rimane, la Luce rimane e i Grumi rimangono; ancora Oeahooo è Uno.
6) La Radice della vita era in ogni goccia dell’Oceano dell’Immortalità e l’Oceano era Luce Radiante, che era Fuoco, Calore e Moto. La Tenebra svanì e non fu più; disparve nella propria essenza il Corpo di fuoco e d’acqua del Padre e della Madre.
7) Mira, o Lanu, il radioso figlio dei due, l’incomparabile gloria fulgente, brillante spazio, figlio dello Spazio Tenebroso, che emerge dalle profondità delle grandi Acque Tenebrose. E’ Oeahooo il più giovane. Riluce come il Sole ed è il divino grado fiammeggiante della sapienza; l’Eka è Chatur
e Chatur prende a sé Tri e l’unione produce i Sapta in cui sono i
sette, che diventano Tridasha, le Osti e le Moltitudini. Il velo viene
alzato e dispiegato dall’oriente all’occidente.
Viene chiuso fuori il Disopra e lasciato il Disotto visibile Egli sceglie i posti per i Risplendenti e tramuta il superiore in un mare di fuoco senza rive e l’Uno manifestato tramuta nelle grandi acque.
8) Dov’era il Germe e dov’é ora la tenebra? Dov’era lo spirito della fiamma che arde nella tua lampada, o Lanu? Il Germe é Quello e Quello è luce, il bianco figlio brillante dell’oscuro Padre Nascosto.
9) La luce è fiamma fredda e fiamma è fuoco, e il fuoco produce calore che dà acqua, l’acqua di vita nella grande madre.
10) Padre-Madre tesse una tela il cui mondo superiore è fissato allo spirito, luce della tenebra una, e l’inferiore è al suo estremo oscuro, la materia; e questa tela è l’Universo, intessuto dalle due sostanze fatte in una che è Svâbhâvat.
11) La tela si espande quando l’alito del fuoco gli è sopra; si contrae quando l’alito della madre lo tocca. Allora i figli si disgiungono e si disperdono per ritornare nel seno della loro madre, alla fine del grande giorno e ridiventare uno con lei. Quando si raffredda diventa radiante. I suoi figli si espandono e si contraggono in sé stessi e nei propri cuori; essi abbracciano l’infinito.
12) Allora Svâbhâvat manda Fohat a consolidare gli atomi. Ognuno è una parte della Tela.
Riflettendo come uno specchio il “Signore che esiste di per sé”, ognuno a sua volta diviene un mondo.
STANZA IV
1) Ascoltate, figli della terra i vostri istruttori, figli del fuoco. Imparate che non vi è né primo né ultimo poiché tutto è un numero emerso dal non numero.
2) Imparate ciò che noi, discendenti dai Sette primordiali, nati dalla fiamma primordiale abbiamo imparato dai nostri padri.
3) Dal fulgore della luce, raggio dell’eterna tenebra, balzarono nello spazio le energie risvegliate:
l’uno dall’Uovo, i sei ed i cinque. Quindi i tre, l’uno, i quattro, l’uno, i cinque-due volte sette la somma totale. E questi sono le essenze, le fiamme, gli elementi, i costruttori, i numeri, gli Arûpa, i Rûpa e la forza o uomo divino, somma totale. E dall’uomo divino emanarono le forme, le scintille, gli animali sacri e i messaggeri dei padri sacri entro i quattro Santi.
4) Questo era l’Esercito della Voce, la Divina Madre dei Sette. Le scintille dei sette sono sottoposte e serventi del primo, del secondo, del terzo, del quarto, del quinto, del sesto e del settimo dei sette.
Queste sono chiamate sfere, triangoli, cubi, linee e modellatori; perché così sta l’eterno Nidana, l’Oi-Ha-Hou.
5) L’Oi-Ha-Hou che è tenebra, l’illimitato o il non numero, Adi-Nidana, Svâbhâvat, il cerchio:
a) L’Adi-Sanat, il numero, poiché egli è uno.
b) La voce della parola, Svâbhâvat, i numeri, poiché egli è uno e nove.
c) Il quadrato senza forma.
E questi tre racchiusi dentro il cerchio, sono i sacri quattro e i dieci sono l’Universo Arûpa. Indi vengono i figli, i sette combattenti, l’uno, l’ottavo lasciato fuori e il suo alito che è il fattore della luce.
6) Poi i secondi sette che sono i Lipika prodotti dai tre. Il figlio reietto è uno. I figli-Soli sono numerosissimi.
STANZA V
1) I sette primordiali, i primi sette aliti del drago di sapienza producono a loro volta, dai loro santi aliti roteanti, l’igneo turbine.
2) Essi fanno di lui il messaggero della loro volontà. Il Dzyu diviene Fohat: il rapido figlio dei figli di Dio, i cui figli sono i Lipika, corre incombenze circolari. Fohat è il corsiere, il pensiero e il cavaliere. Egli passa come il fulmine attraverso le ignee nubi; egli fa’ tre e cinque e sette passi attraverso le sette regioni Disopra e le sette Disotto. Egli alza la sua voce e chiama le innumerevoli scintille e le unisce insieme.
3) Egli è lo spirito che le guida e le dirige. Quando comincia a lavorare separa le scintille del regno inferiore che ondeggiano e fremono di gioia nelle loro dimore radianti e ne forma i germi delle ruote. Le colloca nelle sei direzioni dello spazio e una nel mezzo, ruota centrale.
4) Fohat traccia linee spirali per unire la sesta alla settima – la corona. Un esercito di figli della luce si trova in ogni angolo, i Lipika nella ruota mediana. Essi affermano: “Questo è buono”. Il primo mondo divino è pronto; il primo, il secondo. Allora “il divino Arûpa” si riflette in Chhâyã Loka il primo rivestimento di Anupadaka.
5) Fohat fa cinque passi e costruisce una ruota alata ad ogni canto del quadrato per i quattro santi… e i loro eserciti.
6) I Lipika circoscrivono il triangolo, il primo cubo, il secondo è il pentacolo dentro all’uovo. E’ l’anello chiamato “non passare” per coloro che discendono e salgono; che durante il Kalpa progrediscono verso il gran giorno “Sii con noi”… Così furono costruiti l’Arûpa e il Rûpa: dall’una luce, sette luci, da ognuna delle sette, sette volte sette luci. Le ruote vigilano l’anello…
STANZA VI
1) Per la potenza della Madre di Misericordia e di sapienza, Kwan-Yin il triplo Kwan-Shai-Yin, che risiede in Kwan-Yin-Tien-Fohat, alito della loro progenie, il figlio dei figli, avendo fatto uscire dall’abisso inferiore la forma illusoria di Sien-Tehan ed i sette elementi.
2) Il rapido e radiante produce i sette centri Laya, contro i quali nessuno prevarrà fino al gran giorno “Sii con noi”; su queste fondamenta eterne è collocato l’Universo, circondando Sien-Tehan con i germi elementari.
3) Dei sette – prima uno manifesto – sei celati; due manifesti, cinque celati; quattro manifesti, tre celati; quattro e uno Tsan rivelati; due e mezzo celati; sei da essere manifesti, uno messo da parte.
Finalmente, sette piccole ruote che girano, una dando origine all’altra.
4) Egli le costruisce a somiglianza delle ruote più antiche, collocandole sui centri imperituri. Come le costruisce Fohat?
Egli raduna la polvere ignea. Fa globi di fuoco, corre attraverso e intorno a loro infondendo vita, quindi li mette in moto, alcuni in modo altri in un altro. Essi sono freddi ed egli li rende roventi.
Sono asciutti e li rende umidi. Brillano e ventilando li raffresca. Così agisce Fohat da un crepuscolo all’altro durante sette eternità.
5) Alla quarta, ai figli è detto di creare le loro immagini. Un terzo rifiuta due obbediscono. La maledizione è pronunciata. Nasceranno nella quarta, soffriranno e faranno soffrire. Questa è la prima guerra.
6) Le ruote più antiche rotearono in basso ed in alto, gli ovuli
materni riempivano il tutto. Vi furono battaglie combattute fra
creatori e distruttori e battaglie combattute per lo spazio; il seme appariva e riappariva continuamente.
7) Fa i tuoi calcoli o Lanu se vuoi l’età precisa della tua piccola ruota. Il suo quarto raggio è la nostra madre. Raggiungi il quarto frutto del quarto sentiero di sapienza che conduce al Nirvana e comprenderai, poiché vedrai.
STANZA VII
1) Ecco il principio della vita informe e senziente. Prima il divino, l’Uno dallo spirito madre; poi lo spirituale; il tre dall’Uno; il quattro dall’Uno e i cinque dai quali i tre, i cinque ed i sette.
Questi sono i triplici e i quadruplici, discendenti; i figli della mente del primo signore; i sette risplendenti. Sono essi che sono te, io, egli, o Lanu; essi che vegliano su di te e su tua madre Bhumi.
2) Il raggio uno moltiplica i raggi minori. La vita precede la forma e la vita sopravvive all’ultimo atomo. Attraverso gli innumerevoli raggi il raggio della vita, l’Uno come un filo attraversa molte perle.
3) Quando l’Uno diventa due, il triplice appare e i tre sono Uno; ed è il nostro filo, o Lanu, il cuore della pianta-uomo chiamata Saptaparna.
4) E’ la radice che non muore mai, la fiamma trilingue dai quattro lucignoli. I lucignoli sono le scintille che traggono dalla fiamma trilingue scoccata dai sette, la loro fiamma, i raggi e le scintille di una Luna riflessa nelle acque correnti di tutti i fiumi della terra.
5) La scintilla è attaccata alla fiamma con un sottilissimo filo di Fohat. Esso viaggia attraverso i sette mondi di Maya. Si ferma nel primo ed è un metallo o è una pietra, passa nel secondo ed ecco una pianta, la pianta passa attraverso sette mutazioni e diventa un animale sacro.
Dalla combinazione degli attributi di questi, Manù, il pensatore è formato. Chi lo forma? Le sette vite e la vita una. Chi lo completa? Il quintuplice Lha. E chi perfeziona l’ultimo corpo? Il pesce, il peccato e Soma.
6) Da primogenito il filo fra il guardiano silenzioso e la sua ombra diviene più forte e raggiante con ogni cambiamento. La luce del sole mattutino è divenuta gloria del meriggio.
7) “Questa è la tua ruota attuale” disse la fiamma alla scintilla. “Tu sei me stessa, la mia immagine, la mia ombra. Mi sono rivestita di te e tu sei il mio Vâhan fino al giorno “Sii con noi”, quando tu ridiverrai me stessa ed altri, tu stessa e me”. Allora i costruttori indossate le loro prime vestimenta, discendono sulla terra radiosa e regnano sugli uomini che sono loro stessi.
PARTE SECONDA: ANTROPOGENESI
STANZA I
1) Il Lha che fa muovere la quarta è il servitore del Lha dei sette, che conducono i loro occhi intorno al signore, e girano l’occhio unico del nostro mondo, il suo soffio, diede la vita ai sette. Egli diede la vita al primo.
2) La Terra disse: “Signore dal volto luminoso, la mia casa è vuota… manda i tuoi figli a popolare questa Ruota. Tu hai inviato i tuoi sette figli al Signore della Saggezza. Egli ti vede sette volte più vicino a Lui, ti sente sette volte di più. Tu hai impedito ai tuoi servitori, i Piccoli Anelli, d’impadronirsi della Tua Luce e del Tuo Calore, d’intercettare la tua grande Bontà al suo passaggio. Mandali ora al tuo servo”.
3) Il Signore disse: “Ti manderò un fuoco quando il tuo lavoro comincerà. Alza la voce verso gli altri Lokas; rivolgiti a tuo Padre, il Signore del Lotus, per i suoi figli… Il tuo popolo sarà governato dai Padri. I tuoi uomini saranno mortali. Non i figli di Soma, ma gli uomini del Signore della Saggezza sono immortali. Cessa i tuoi lamenti. Le tue sette pelli ti ricoprono ancora… Tu non sei pronta. I tuoi uomini non sono pronti.”.
4) Dopo grandi pene ella si svestì delle Tre antiche pelli; indossò le Sette nuove e rimase vestita nella sua prima.
STANZA II
1) La Ruota girò ancora durante trenta crore e costruì delle Rûpa; delle Pietre tenere che indurivano, delle piante dure che si ammorbidivano. Il visibile uscì dall’invisibile; gli insetti e le piccole Vite. Essa li scosse dal suo dorso ogni volta che essi sopravanzarono la Madre… Dopo trenta crore, ella si girò. Giaceva sul dorso, sul fianco… Non voleva chiamare nessun Figlio della Saggezza. Generò dal proprio Seno. Ella diede vita agli Uomini Acquatici, terribili e cattivi.
2) Gli Uomini Acquatici, terribili e cattivi, furono creati con i resti degli altri. Ella li formò con la scoria e con la melma del suo Primo, Secondo e Terzo. I Dhyâni vennero dal risplendente Padre-Madre delle Regioni Bianche, dalla dimora dei Mortali-Immortali.
3) Essi furono malcontenti. “La nostra carne è assente. Nessun Rûpa conveniente ai nostri fratelli della Quinta. Nessuna Dimora per le Vite. Esse devono abbeverarsi di Acque pure e non di acque torbide. Dissecchiamole”.
4) Le fiamme vennero. I Fuochi con le Scintille. I Fuochi Notturni ed i Fuochi Diurni. Essi disseccarono le acque torbide e scure. Con il loro calore le estinsero. I Lhas dall’alto, i Lhamayin del Basso, vennero. Sgozzarono le forme che erano a doppia e quadrupla faccia. Combatterono gli Uomini-Capra, gli Uomini dalla testa di Cane, e quelli con il corpo di Pesce.
5) L’Acqua-Madre; il Grande Mare pianse. Essa si sollevò, sparì nella Luna, che l’aveva sollevata, che le aveva dato vita.
6) Quando essi furono distrutti, la Terrra-Madre restò nuda e chiese di essere disseccata.
STANZA III
1) Il Signore dei Signori venne. Egli separò le acque dal loro corpo, e ciò costituì il cielo di sopra; il Primo Cielo.
2) I grandi Cohans chiamarono i signori della Luna, dai Corpi Aerei: “Fate apparire gli Uomini della vostra natura. Date loro le forme interne. Essa edificherà i Rivestimenti esteriori e saranno Maschi-Femmine. Signori della Fiamma anche…”.
3) Ognuno andò nel territorio assegnatoli; erano Sette, ciascuno nel suo Lotto. I Signori della Fiamma restarono indietro e non volevano andare, non volevano creare.
STANZA IV
1) Le Sette Legioni, i Signori nati dalla Volontà,, spinti dallo Spirito che dona la Vita, staccarono gli uomini da loro stessi, ciascuno sulla propria Zona.
2) Sette volte sette Ombre di Uomini futuri nacquero, ognuno del proprio colore e della propria Specie. Ciascuno inferiore a suo Padre. I Padri, i Senza-Ossa, non potevano dar vita a degli esseri provvisti di ossa. I loro discendenti furono dei Bhûta, senza forma né mente. Perciò furono chiamati la Razza Chhâyã.
3) Come sono nati i Manoushya? I Manù con la loro mente come sono fatti? I Padri chiamarono in loro aiuto il proprio Fuoco, che brucia nella Terra. Lo spirito della Terra chiamò in suo aiuto il Fuoco Solare. I tre, grazie ai loro sforzi riuniti, produssero un buon Rûpa. Poteva reggersi dritto, camminare, correre, curvarsi o volare. Pure non era altro che un Chhâyã, una Ombra senza Sensi.
4) Il Soffio aveva bisogno di una forma, i Padri la diedero. Il Soffio aveva bisogno di un corpo grossolano, la Terra lo foggiò. Il Soffio aveva bisogno dello Spirito di Vita, Lhas Solari l’insufflarono nella sua Forma. Il Soffio aveva bisogno di uno specchio del suo corpo “Noi gli donammo il nostro”, dissero i Dhyânis. Il Soffio aveva bisogno di un veicolo dei desideri: “lo possiede!” dissero gli scolatoi delle Acque; ma il Soffio aveva bisogno di una mente per abbracciare l’Universo: “Non possiamo dare ciò!” dissero i Padri. “Io non l’ebbi mai” disse lo spirito della Terra. “La Forma si consumerebbe se gli donassi la mia!” disse il Grande Fuoco…
L’Uomo rimase un Bhûta, vuoto e sprovvisto di sensi… Così i Senza-Ossa diedero Vita a coloro che divennero degli Uomini provvisti di ossa durante la Terza.
STANZA V
1) I primi furono i figli dello Yoga. I loro figli, i nati dal Padre Giallo e dalla Madre Bianca
2) La Seconda Razza fu prodotta da innesto ed espansione, l’asessuale uscendo dal Senza-Sesso.
Così, Oh Lanu fu prodotta la Seconda Razza.
3) I loro Padri furono gli Auto-Generati. Gli Autogenerati, i Chhâyã sortiti dai brillanti corpi dei Signori i Padri, i figli del crepuscolo.
4) Quando la Razza invecchiò, le Acque antiche si mescolarono alle più fresche. Quando le sue Gocce divennero torbide svanirono e si dispersero nel nuovo torrente caldo della Vita.
L’esterno del Primo divenne l’interno del Secondo. L’antica Ala divenne la nuova Ombra e l’Ombra dell’Ala.
STANZA VI
1) La Seconda allora sviluppò i Nati dall’Uovo; la Terza.. Il Sudore aumentò; le sue gocce ingrossarono e divennero dure e rotonde. Il Sole le riscaldò, la Luna le rinfrescò e le modellò; il Vento le nutrì fino alla maturità. Il Cigno Bianco della Volta Stellata covò la Grossa Goccia. L’uovo della futura Razza, l’Uomo cigno della fine della Terza. Prima maschio-femmina, poi uomo e donna.
2) Gli Auto-Generati furono i Chhâyã, le ombre dei Corpi dei Figli del Crepuscolo. Né l’acqua, né il fuoco potevano distruggerli. I loro figli (lo) furono.
STANZA VII
1) I Figli della Saggezza, i Figli della Notte, pronti a rinascere, discesero e videro le forme vili della Prima Terza.
2) “Noi non possiamo scegliere”, dissero i Signori, “Noi abbiamo la Saggezza”. Alcuni entrarono nei Chhâyã. Altri proiettarono la Scintilla. Altri ancora differirono fino alla Quarta. Con il proprio Rûpa essi riempirono il Karma. Quelli che entrarono divennero gli Arhat. Coloro che ricevettero solo una Scintilla restarono sprovvisti di sapere; la Scintilla brillò debolmente. I Terzi restarono senza Mente. Il loro Jivas non era pronto. Questi furono
messi da parte tra i Sette. Essi divennero le Testestrette. I Terzi erano pronti. “In questi noi abiteremo”. Dissero i Signori della Fiamma e della Oscura Saggezza.
3) Come agirono i Mànasa, i Figli della Saggezza? Essi respinsero gli Auto-Generati. Non sono pronti. Sdegnarono i Nati-dal-Sudore. Essi non sono del tutto pronti. Non vollero entrare nei primi Nati dall’Uovo.
4) La Terza Razza divenne il Vâhan dei Signori della Saggezza, e creò i figli della Volontà e dello Yoga: da Kryâshkti li creò, i Santi Padri, gli antenati degli Arhat…
STANZA VIII
1) I primi animali furono tratti dalle gocce del sudore; dai residui della Sostanza, materia proveniente dai corpi morti degli uomini e degli animali della Ruota precedente, e della polvere respinta.
2) Animali provvisti di ossa, dragoni dell’abisso e Sarpas volanti furono aggiunti alle cose striscianti. Quelli che strisciano sul suolo furono provvisti di ali. Quelli che nell’acqua avevano lunghi colli divennero i progenitori degli uccelli dell’aria.
3) Durante la Terza, gli animali senza ossa si svilupparono e maturarono: divennero animali provvisti di ossa. I loro Chhâyã divennero solidi.
4) Gli animali si separarono per primi. Essi cominciarono a riprodursi. L’Uomo doppio pure si separò e disse: “Facciamo come loro; uniamoci e procreiamo”; lo fecero…
5) E coloro che non avevano Scintilla presero per essi enormi animali femmine. Produssero con esse delle razze mute. Essi stessi erano muti. Ma le loro lingue si sciolsero. Le lingue dei loro discendenti restarono mute. Essi allevarono dei mostri contraffatti e coperti di peli rossi che camminavano a quattro zampe. Una Razza muta perché la sua vergogna non fosse narrata.
STANZA IX
1) Vedendo ciò i Lhas che non avevano costruito gli uomini piansero dicendo:
2) “Gli Amânasa hanno macchiato le nostre future dimore. Quello è Karma. Abitiamo negli altri. Istruiamoli meglio, perché non succeda qualcosa di peggio”. Lo fecero…
3) Allora tutti gli uomini furono dotati di Manas e videro il peccato di quelli che erano sprovvisti di mente.
4) La Quarta Razza sviluppò la parola.
5) L’unico divenne due; e così per tutte le cose viventi e striscianti che erano ancora uniche, i pesci giganti, gli uccelli e i serpenti dalle teste coperte di scaglie.
STANZA X
1) Così due per due nelle sette Zone, la Terza Razza diede alla Quarta; i Suras divennero Asuras.
2) La Prima in ogni Zona fu del colore della Luna. La Seconda Gialla come oro; la Terza Rossa.
La Quarta bruna, che divenne nera col peccato. I primi sette rampolli umani ebbero tutti la medesima tinta. I sette che seguirono cominciarono a mescolarsi.
3) Allora la Terza e la Quarta crebbero in orgoglio. “Noi siamo i re; noi siamo gli dei”.
4) Presero delle mogli piacevoli a vedersi. Donne prese tra coloro che erano sprovvisti di mente, dalle teste strette, e nacquero dei mostri, cattivi demoni, maschi e femmine, e anche dei Khado, con piccole menti.
5) Costruirono dei templi per il corpo umano. Adorarono i maschi e le femmine e il Terzo occhio cessò di funzionare.
STANZA XI
1) Costruirono città colossali con terre e metalli rari. Servendosi dei fuochi vomitati, della terra bianca delle montagne e della terra nera, formarono le loro immagini, in grandezza naturale e a loro somiglianza, e le adorarono.
2) Eressero grandi statue, alte nove yatis, taglia del loro corpo. Fuochi eterni avevano distrutto il Paese dei loro Padri. L’Acqua minacciava la Quarta.
3) Vennero le prime grandi acque. E inghiottirono le sette grandi isole.
4) Tutti i santi furono salvi e gli empi distrutti. Con loro perì la grande maggioranza degli enormi animali prodotti dal sudore della terra.
STANZA XII
1) Pochi furono i superstiti. Alcuni fra i gialli, alcuni fra i bruni e i neri, alcuni fra i rossi rimasero. Quelli del colore della Luna erano partiti per sempre.
2) La Quinta prodotta dal gregge santo, restò; essa fu governata dai primi Re Divini.
3) …I serpenti che ridiscesero, che fecero pace con la Quinta, che la istruirono e guidarono…La Società Teosofica esiste tuttora e vi è anche una sezione italiana. Questi sono i suoi principi fondativi: 1. Formare un nucleo della fratellanza universale dell’umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore. 2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze. 3. Investigare le leggi inesplicate della natura e le facoltà latenti nell’uomo.
deca
Steiner e Krishnamurti rifiutarono la Teosofia - giustamente.
RispondiElimina