QUIZ INVALSI: UN’IDEOLOGIA DESTABILIZZANTE E COSTOSA
L'ARS, in previsione delle prove INVALSI che si svolgeranno il 6/7 maggio (elementari) e il 13 maggio (superiori) INVITA I GENITORI A NON MANDARE A SCUOLA I PROPRI FIGLI E I DOCENTI AD ADERIRE ALLO SCIOPERO indetto per l’occasione da alcune sigle sindacali ***
Il modello di scuola in cui l’ARS si riconosce è quello espresso dalla Costituzione del 1948.
Muovendo dall’assunto che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”
(art. 33), la scuola della Repubblica si pone l’obiettivo di aiutare
ogni studente a sviluppare autonomamente la propria personalità
attraverso il dialogo, il dubbio metodico e il confronto critico delle
idee.
Le
straordinarie energie creative messe in circolazione da allievi e
insegnanti lasciati liberi di vivere in questo modo l’esperienza
scolastica, rappresentano la base insostituibile per il progresso
generale del Paese e permettono alla scuola di svolgere una funzione
sociale di primaria importanza.
Ma
non è questo il genere di istruzione gradito all’Unione Europea.
Con il
solito cinismo Bruxelles ha deciso che una scuola che educa alla
libertà costituzionale non solo non è utile, ma è un lusso dannoso che
non possiamo permetterci: per Bruxelles la scuola “di qualità” è quella
che addestra bambini e adolescenti alla durezza del mercato del lavoro,
alla precarietà, alla più spietata competizione.
L’”addestramento”
avviene mediante la somministrazione di prove standardizzate spesso
consistenti in quiz demenziali a crocette, che penalizzano
inevitabilmente gli alunni più portati a riflettere e ad approfondire. (Metodo aschenazita dei Savi di Sion)
Per affrontare questo tipo di test bastano (come è giusto che sia per
chi dovrà cambiare lavoro molte volte nel corso della vita!)
un’infarinatura generica, una preparazione superficiale perché acquisita
con esercizi meccanici e ripetitivi, e le competenze flessibili frutto
di un impoverimento della didattica che mortifica la curiosità
intellettuale e le attitudini dello studente.
In
Italia il sistema della valutazione scolastica, gestito dall’INVALSI
(Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo
dell’istruzione), costa ai contribuenti almeno 14 milioni di euro
all’anno.
Le prove, di italiano e matematica, si tengono
contemporaneamente in tutto il territorio nazionale e coinvolgono gli
alunni di II e V elementare, III media (esame di Stato), II superiore.
La scarsità di tempo a disposizione per rispondere alle numerose domande
contenute nei quiz è spesso motivo di stress da prestazione per lo
studente, sul quale grava la pressione psicologica di insegnanti e
presidi.
Gli uni e gli altri, infatti, sono consapevoli del fatto che i
risultati dei test verranno interpretati come il voto, o meglio la
quotazione sul mercato, riportato per quell’anno dall’istituto stesso.
Il
principio per cui la lotta per la sopravvivenza sociale debba vedere
realizzati solo i più adatti, principio al quale si ispirano le
direttive europee in materia scolastica e la stessa ideologia di fondo
dell’Unione Europea, spiega bene la ragione per la quale l’INVALSI
esclude dall’elaborazione dei dati le prove degli allievi portatori di
handicap, fatto che è superfluo commentare ulteriormente.
Gli effetti della libertà costituzionale di apprendere e d'insegnare,anche se molto concreti, non sono né quantificabili né misurabili.
È per questo che l’ARS, in previsione delle prove INVALSI che si svolgeranno il 6/7 maggio (elementari) e il 13 maggio (superiori), INVITA I GENITORI A NON MANDARE A SCUOLA I PROPRI FIGLI E I DOCENTI AD ADERIRE ALLO SCIOPERO indetto per l’occasione da alcune sigle sindacali.
La difesa della scuola pubblica e statale è una tappa obbligata nella lotta per la riconquista della sovranità.
CI LIBEREREMO!
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