Il simbolismo della Ghiandola Pineale
Un viaggio appassionante nelle culture, nel tempo e nello spazio alla ricerca dei simboli
pigna e occhio – legati alla ghiandola pineale: dai Sumeri all’antico Egitto
passando per le rappresentazioni del Buddha, di Shiva e del potere papale...

Il
passato è uno spazio-tempo alquanto misterioso ed indecifrabile e la
moderna archeologia arranca nel fornire plausibili spiegazioni a molti
dei suoi misteri. Uno tra i più noti è come sia possibile che
culture apparentemente slegate tra loro abbiano utilizzato le stesse
peculiari architetture: le piramidi.
In aree geografiche come
Egitto, sud America, sud-est asiatico, Cina e perfino in Serbia (cfr.
Scienza e Conoscenza n.28) ci sono piramidi di colossali dimensioni
molto simili tra loro. Tutte sono state costruite sopra corsi d’acqua
sotterranei e/o caverne naturali o artificiali munite di tunnel. Tutte
presentano la caratteristica di fungere da ciclopici ionizzatori e da
risonatori di armoniche che vanno dagli inudibili 16 Hz fino a qualche
centinaio di hertz con una predilezione ─ delle piramidi egizie ─ per le
frequenze con cui intoniamo il Si ed il Do tra la seconda e la terza
ottava del La corista.
Ancora non si sono comprese le ragioni di questa
somiglianza costruttiva, ma gli esponenti del pensiero convenzionale
spesso tentano di discreditare i legittimi interrogativi su questo
fenomeno globale, invalidando perfino i dati scientifici emersi dalle
ricerche di fisici e geologi che minano i dogmi ufficiali.
Naturalmente
il tema di questo articolo non è le piramidi, ma un altro fenomeno
multiculturale ─ per molti versi correlato alle piramidi ─ che come
queste ultime è presente in culture profondamente diverse e distanti tra
loro.
Il soggetto del nostro indagare è la più popolare tra le ghiandole endocrine: l’Epifisi, meglio conosciuta come ghiandola Pineale.
Il soggetto del nostro indagare è la più popolare tra le ghiandole endocrine: l’Epifisi, meglio conosciuta come ghiandola Pineale.
Immedesimandomi nelle figure di Indiana Jones e Robert Langton –lo studioso dei simboli nel best seller Il codice Da Vinci di Dan Brown – sono andato alla ricerca di uno specifico simbolismo occulto presente in molte antiche culture sparse nel globo. Di fatto il tema che tratteremo in questa sede si presenta sottoforma di simboli presenti nell’arte o nei metodi canonici della trasmissione della conoscenza: le tavolette, le incisioni nelle pareti dei templi o dei palazzi, le statue, i dipinti o gli oggetti usati a scopo rituale.
A volte accade che questi simboli li
abbiamo davanti agli occhi, ma non abbiamo una chiave di lettura per
codificare i codici ripetutamente presenti nelle diverse opere di molti
antichi popoli.
L’iconografia della pigna
Le culture del passato associavano quella che noi oggi chiamiamo Epifisi ad un organo preposto alla maggior chiarezza mentale ed alla visione interiore. Per Cartesio la ghiandola Pineale è il punto privilegiato dove mente (res cogitans) e corpo (res extensa) interagiscono. Dopo decenni di profonda ignoranza in merito, le neuroscienze hanno smesso di trattare la ghiandola Pineale alla stregua di un’inutile appendice del cervello: il “vaso di Pandora” di questa incredibile ghiandola endocrina, che riceve il più abbondante flusso sanguigno di qualsiasi altra ghiandola nel corpo, è stato finalmente aperto.
Negli ultimi
decenni si è scoperto che l’Epifisi è responsabile del nostro ciclo di
veglia/sonno, del nostro invecchiamento, di stati a più alta coerenza
neurale (maggior chiarezza mentale). Inoltre la Pineale è una ghiandola è
fotosensibile, essendo munita, nella parte interiore, di bastoncelli
simili a quelli della retina dell’occhio.
Il soprannome mistico di terzo
occhio è dunque alquanto azzeccato per la Pineale e ci si chiede come,
in epoche in cui non c’era un microscopio elettronico che potesse
analizzare il suo tessuto cellulare, si sia arrivati a darle questo
nome. Forse a quei tempi non c’era bisogno di un “tool” esterno per
analizzare la natura delle cose e chissà forse la scienza era intesa
come una fusione esperienziale con l’oggetto dell’osservazione.
AldilÃ
di questa accattivante congettura sulla protoscienza, più di un
ricercatore si è chiesto perché nell’iconografia e nel simbolismo
iniziatico molte culture rappresentino i loro Dei con l’immagine del
cono di pigna. La risposta è stata che il cono di pigna rappresenta la
ghiandola Pineale, il suo peculiare rilascio endocrino ed è il segno di
distinzione di un’élite spirituale.
Sumeri e assiro-babilonesi
I sumeri furono tra i primi a immortalarla come cono di pigna in mano ai loro Dei. I sumeri, popolo con attitudini simili a quelle egiziane, criptavano le informazioni nelle immagini scolpite e nei sigilli. Anche gli assiro-babilonesi hanno spesso raffigurato il loro dio Tamus con in mano una pigna ma, in alcuni casi, bisogna fare attenzione quando il cono di pigna viene tenuto in mano poiché spesso può rappresentare la shem-un-Na dei babilonesi o il MFKZT egizio, nomi dati alla polvere bianca d’oro con cui i reali si nutrivano aumentare il rilascio endocrino dell’Epifisi e raggiungere stati di coscienza superiori.
Sumeri e assiro-babilonesi
I sumeri furono tra i primi a immortalarla come cono di pigna in mano ai loro Dei. I sumeri, popolo con attitudini simili a quelle egiziane, criptavano le informazioni nelle immagini scolpite e nei sigilli. Anche gli assiro-babilonesi hanno spesso raffigurato il loro dio Tamus con in mano una pigna ma, in alcuni casi, bisogna fare attenzione quando il cono di pigna viene tenuto in mano poiché spesso può rappresentare la shem-un-Na dei babilonesi o il MFKZT egizio, nomi dati alla polvere bianca d’oro con cui i reali si nutrivano aumentare il rilascio endocrino dell’Epifisi e raggiungere stati di coscienza superiori.
Mescolata a focacce preparate in forma conica, o sospesa in acqua, la
polvere d’oro era un supplemento ingerito dai re e dai faraoni. Era
riverita come l’alimento del corpo di luce (il ka) ed era ritenuta
capace di incrementare le attitudini generali della leadership, quali
consapevolezza, percezione e intuizione. Veniva inoltre considerata una
chiave per la longevità attiva.
Egizi e romani
Il simbolismo sulla Pineale è presente nella cultura egizia, e Osiride, il signore della morte e dell’oltretomba, la presenta nel suo bastone regale con sopra il cono di pigna. Anche tra i greci e i romani il Dio Bacco/Dionisio è a volte rappresentato con un bastone con il cono di pigna. È interessante notare come il Dio dell’ebbrezza venga mostrato con questo bastone; l’ebbrezza è associata principalmente all’alcool – chiamato anche spirito: forse questo è dovuto al fatto che l’alcool veniva usato nelle cerimonie per abbassare i veli della personalità degli iniziati ai misteri dionisiaci ed eleusini.
Egizi e romani
Il simbolismo sulla Pineale è presente nella cultura egizia, e Osiride, il signore della morte e dell’oltretomba, la presenta nel suo bastone regale con sopra il cono di pigna. Anche tra i greci e i romani il Dio Bacco/Dionisio è a volte rappresentato con un bastone con il cono di pigna. È interessante notare come il Dio dell’ebbrezza venga mostrato con questo bastone; l’ebbrezza è associata principalmente all’alcool – chiamato anche spirito: forse questo è dovuto al fatto che l’alcool veniva usato nelle cerimonie per abbassare i veli della personalità degli iniziati ai misteri dionisiaci ed eleusini.
In questo modo i
candidati ricevevano l’iniziazione senza modelli neurali consolidati e
solo successivamente veniva loro dato il kikeon, bevanda sacra
psicoattiva, per attivare le funzioni dell’Epifisi e permettere al
celebrante di entrare in epifania con il Mistero.
Il Pontefice, Shiva e il Buddha
L’onnipresente bastone con il cono di pigna è stato usato anche dai pontefici della chiesa cristiana ed è certamente un retaggio gnostico collegato al simbolo del caduceo, usato anche dall’odierna medicina. Il simbolismo del caduceo è stato spesso interpretato sia come la rappresentazione della doppia elica del DNA, sia della kundalini che sale fino a raggiungere la Pineale.
La celebre maschera funebre di Tut Ank Aton (Tutankamon), con il cobra che s’innalza al centro della fronte, ricorda la kundalini che raggiunge la Pineale. Anche la capigliatura del dio Shiva ricorda un cono di pigna e il serpente che s’innalza tra i suoi capelli richiama alla mente il serpente della maschera di Tut Ank Aton o di Akhnaton. Anche il Buddha non è immune dalla rappresentazione con i capelli a forma di cono di pigna.
Tra piazze e fontane
Il simbolismo della pigna è presente anche in molte zone d’Europa, Italia compresa, e si nota nelle fontane, nelle statue o in abbellimenti nelle ville o nei giardini dei nobili (forse questa eredità è dovuta all’influenza cosmopolita dei templari?). A volte, nelle scalinate o nelle colonne dei cancelli dei palazzi antichi potete trovare l’immagine della pigna. È chiaro che una colonna con sopra una pigna sembra a tutti gli effetti la rappresentazione del bastone usato dagli antichi Dei. In ambito massonico, nei manifesti del libero muratore l’iconografia del bastone con la pigna sembra velatamente rappresentata dalle due colonne Bohaz e Jakin sormontate da sfere o mappamondi.
Rimanendo sempre nella nostra penisola, anche lo Stato del Vaticano non è immune a questo antico simbolismo: nella Corte della Pigna si trova un’immensa statua raffigurante una pigna con a fianco due ibis che domina un sarcofago aperto, come quello presente nella camera del Re della Grande Piramide. Per l’archeologia eretica il sarcofago nella Camera del Re veniva impiegato nelle iniziazioni della Scuola Misterica di Tuthmosis III e di altri dopo di lui. Alcuni hanno interpretato questa corrispondenza in Vaticano come il messaggio che anche la morte fisica può venire sconfitta se la ghiandola Pineale è completamente attivata.
Il Pontefice, Shiva e il Buddha
L’onnipresente bastone con il cono di pigna è stato usato anche dai pontefici della chiesa cristiana ed è certamente un retaggio gnostico collegato al simbolo del caduceo, usato anche dall’odierna medicina. Il simbolismo del caduceo è stato spesso interpretato sia come la rappresentazione della doppia elica del DNA, sia della kundalini che sale fino a raggiungere la Pineale.
La celebre maschera funebre di Tut Ank Aton (Tutankamon), con il cobra che s’innalza al centro della fronte, ricorda la kundalini che raggiunge la Pineale. Anche la capigliatura del dio Shiva ricorda un cono di pigna e il serpente che s’innalza tra i suoi capelli richiama alla mente il serpente della maschera di Tut Ank Aton o di Akhnaton. Anche il Buddha non è immune dalla rappresentazione con i capelli a forma di cono di pigna.
Tra piazze e fontane
Il simbolismo della pigna è presente anche in molte zone d’Europa, Italia compresa, e si nota nelle fontane, nelle statue o in abbellimenti nelle ville o nei giardini dei nobili (forse questa eredità è dovuta all’influenza cosmopolita dei templari?). A volte, nelle scalinate o nelle colonne dei cancelli dei palazzi antichi potete trovare l’immagine della pigna. È chiaro che una colonna con sopra una pigna sembra a tutti gli effetti la rappresentazione del bastone usato dagli antichi Dei. In ambito massonico, nei manifesti del libero muratore l’iconografia del bastone con la pigna sembra velatamente rappresentata dalle due colonne Bohaz e Jakin sormontate da sfere o mappamondi.
Rimanendo sempre nella nostra penisola, anche lo Stato del Vaticano non è immune a questo antico simbolismo: nella Corte della Pigna si trova un’immensa statua raffigurante una pigna con a fianco due ibis che domina un sarcofago aperto, come quello presente nella camera del Re della Grande Piramide. Per l’archeologia eretica il sarcofago nella Camera del Re veniva impiegato nelle iniziazioni della Scuola Misterica di Tuthmosis III e di altri dopo di lui. Alcuni hanno interpretato questa corrispondenza in Vaticano come il messaggio che anche la morte fisica può venire sconfitta se la ghiandola Pineale è completamente attivata.
Se prendiamo alla lettera questa interpretazione dovremmo chiedere un
parere ai biologi e vedere l’eventuale sinergia tra i neurormoni della
giovinezza “secretati” dalla Pineale, come la melatonina e la
somatropina, e la rigenerazione dovuta all’enzima della telomerasi,
responsabile dell’integrità cromosomica e della replicazione cellulare.
Ho volutamente usato il termine “secretati” per sottolineare
l’affascinante tesi dello studioso Laurence Gardner secondo cui termini
come secrezione o secretare, utilizzati per definire il rilascio
endocrino della Pineale, sono connessi al fatto che tale rilascio attiva
uno stato di consapevolezza superiore che permette di conoscere i
segreti della Natura. Le parole sono da sempre i simboli per eccellenza e
pertanto conoscere a fondo l’etimo e la grafia di una lingua significa
recuperare antiche conoscenze dimenticate.