IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO
CAPITOLO
3°
PURIM : ORIGINI D'UNA FESTIVITA'
TRAGICA DEL POPOLO GIUDAICO
Abbiamo dunque potuto appurare come il Sionismo, nelle forme attuali che siamo soliti conoscere, abbia avuto sicuramente una storia assai più antica e diversa, fatta di momenti anche tragici e di alti e bassi.
Le
sue origini sono antiche, anteriori all’era cristiana e precedenti la stessa
fondazione di Roma.
Il
popolo ebraico, come appurato dalle stesse sacre scritture, riuscì infine a
costituire un regno indipendente nella zona posta a ovest del mar rosso.
La
storia di questa occupazione da parte degli israeliti non appare mai del tutto
chiara, vivendo alterne fasi di vittorie e sconfitte, di trattati di pace e di
scambi commerciali con le stesse popolazioni che pure venivano ritenute
idolatre e impure.
La
conquista della Terra Promessa non viene descritta come una passeggiata, anzi
apparirebbe che l’esercito di Sion abbia faticato non poco prima di arrivare a
costituirsi in regno indipendente.
Le
sacre scritture parlano di questa conquista come di una serie infinita di
massacri, di atti di barbarie, di un’attitudine allo sterminio che i figli
d’Israele praticarono indisturbati seguendo 29 quelle
che sarebbero state le direttive del loro Dio: dalle disposizioni
dell’Altissimo ‘non devono essere lasciati superstiti’ (Giosue’ 11), i
governanti dei popoli infedeli saranno ‘trafitti, uccisi ed appesi ad un palo’
( Giosue’ 10, 24-26 ) il tutto perché le Sue disposizioni sono estremamente
chiare ‘Metti a fil di spada tutti i maschi, ma le donne, i bambini, il bestiame e tutto ciò che sarà nella città,
tutto quanto il suo bottino, portalo via, con te e goditi dei ben dei tuoi
nemici che il Signore tuo ti avrà dato’ ( Deuteronomio 20 , 13-14 ).
E
autentici olocausti vennero offerti per la Gloria di JAHVÈ sebbene sarebbero
passati molti anni prima che il popolo ‘eletto’ riuscisse a costituirsi in un
regno autonomo nella regione.
Le
stesse fonti bibliche testimoniano che ‘I figli d’ Israele dimorarono dunque
fra i cananei, gli etei, gli amorrei, i ferezei, gli evei e i gebusei’,
arrivando perfino a prenderne le donne per mogli e dando le proprie ai loro
vicini, spesso prestando perfino culto ai loro Dei praticando l’idolatria e
associando al loro Dio JAHVÈ
altri Dei così come testimoniato in ‘Giudei 3 , 5-6’.
Al
servizio delle tribù costiere gli ebrei diverranno abili mercanti incominciando
a veder aumentare la loro influenza economica nella zona.
Malgrado
ciò gli israeliti saranno sempre in una posizione di sudditanza nei confronti
dei loro vicini , la cui civiltà superiore viene riconosciuta anche da storici
e autori ebrei.
I cananei - che a partire dal 1.000 a.C.
i greci inizieranno a chiamare ‘fenici’ – hanno sviluppato una
società che iniziò ad irradiarsi verso l’intera penisola palestinese, organizzando
imponenti traffici in tutto il bacino del Mediterraneo, armandosi in previsione
di conflitti e scontri sempre frequenti.
Gli
israeliti al contrario non avevano neanche il diritto di imbracciare le armi,
vivevano ai margini delle città cananee e di quelle moabite, ne sfruttavano i
mercati ma sostanzialmente si limitavano a coabitare con i loro più potenti
vicini senza interferire nei loro traffici e nella loro vita sociale.
La
maggior parte della comunità ebraica vive nelle aree montuose, mentre negli
insediamenti urbani gli ebrei subiscono il fascino della civiltà fenicia e non
si sottrarranno all’assimilazione, beneficiando
in questo modo delle superiori strutture societarie.
Intorno all’ anno 1.000,
approfittando di una convergenza di crisi nei grandi imperi del momento, quello
egiziano a ovest e quello assiro a est , gli
ebrei riusciranno a costituire il loro regno.
Fu
un regno di breve durata e di relativa influenza sui destini della regione.
Morto re Salomone nell’anno 960 a.C. il suo regno si divise in due dando vita
ai regni indipendenti di Giudea ( nel sud della Palestina ) e d’Israele
propriamente detto. 30
Al
primo, retto dal figlio di Salomone Roboam , prestarono fedeltà le tribù di
Giuda e una parte dei Levi, al secondo – governato dal generale ribelle
Jeroboam – si unirono la maggioranza delle tribù d’israeliti : i Rubèn, i Dan,
i Neftali, i Gad, gli Aser, gli Isacar, gli Zabulon, gli Efraim, i Manasse, i
Benjamin e una minoranza dei Levi.
Fu così
che in un breve arco di tempo si formò una violenta lotta intestina che
coinvolse 10 tribù contro una con la
famiglia dei Levi che formava da ambedue le parti la casta sacerdotale.
A
dar manforte al regno di Giudea, retto dalla famiglia di Giuda arrivò a dar
manforte la tribù dei De Simeon, data per dispersa ma più probabilmente
assorbita nelle altre 10 prima della divisione del regno di re Salomone.
La
lotta intestina tra giudei e israeliti continuò fino al 721 a.C. quando il re
assiro Salmanasar invase il regno d’Israele con un esercito grandioso
decimando le 10 tribù ribelli e disperdendole per varie regioni del Vicino
Oriente.
Gli
israeliti sopravvissuti si fusero probabilmente con i loro vincitori assiri e di loro si persero le tracce come popolo e
civiltà.
Risulta
pertanto infondata l’attuale pretesa dei sionisti di rivendicare al loro stato
chiamato appunto ‘Israele’ una qualche forma di paternità con l’antico regno
disperso e sbaragliato dal giustiziere assiro.
Nell’anno
586 a.C. anche il sopravvissuto regno di Giuda subì una catastrofe simile
a quella che aveva colpito il vicino Israele.
Le
truppe del Re babilonese Nabucodonosor
occuparono Gerusalemme, distrussero qualsiasi vestigia giudaica, rasero al suolo il Tempio di re Salomone
( centrale per le funzioni del culto al Dio Unico Javhe’ ) e deportarono
l’intera popolazione a Babilonia.
Praticamente
di regni ebraici indipendenti nella regione palestinese non si sarebbe più
sentito parlare fino alla costituzione dello stato sionista del 1948 .
I
giudei temendo di scomparire come popolo, così come era accorso ai loro
‘fratelli’ israeliti più di un secolo prima, corsero ai ripari: incominciarono allora a rivedere i loro usi e
costumi, limitando qualsivoglia tentativo di assimilazione e di integrazione
alla società babilonese.
Proprio
la cattività babilonese ci permette di situare con una certa dose di sicurezza
attorno al 500 a.C. l’epoca nella quale
avvenne la metamorfosi identitaria del popolo d’Israele e la genesi dell’ideologia sionista. 31
Sarà
in questo periodo storico che avverrà la ‘conversione’ del popolo di Giudea ad
un monoteismo isolazionista ed esclusivista, ad una nuova coscienza della
propria ‘missione’ metastorica e metafisica, considerazione peraltro
condivisibile anche se ‘di segno opposto’.
Gli
ebrei schiavi di Babilonia rimasero fedeli alla religione dei padri apportando
sostanzialmente solo alcuni elementi derivati da superstizioni magiche locali
riadattate alla fede mosaica e poi raccolte
nella kabala e successivamente, come vedremo , nel talmudismo.
Questa
autentica rivoluzione, che modificò radicalmente l’atteggiamento degli ebrei
nei confronti delle altre popolazioni, è
da attribuire ai membri della casa di Davide, aiutati e sostenuti
attivamente dalla casta sacerdotale dei
Levi.
Attraverso
il ritrovamento di numerose tavole cuneiformi abbiamo appurato l’esistenza, a
quel tempo, di numerose comunità ebraiche, la più importante delle quali
risiedeva nei pressi di Nipur.
Attivi
nel commercio e negli affari, gli ebrei iniziarono così a praticare il prestito
ad interesse, l’usura, il quale
diverrà lo strumento portante della loro penetrazione economica mondiale.
Il prof. Giacinto Auriti nel suo breve
saggio: ‘Sovranità Politica e Sovranità Monetaria’ pone invece l’ascesa della
potenza economica e finanziaria del popolo d’Israele durante la quarantena nel
deserto del Sinai dopo la fuga dall’Egitto.
‘E’
tempo che l’ opinione pubblica si renda conto che chi crea il valore della moneta
non è chi la stampa , ma chi l’accetta come mezzo di pagamento, cioè la
collettività dei cittadini.
Chi
si appropria, invece, di questo valore non sono i popoli, ma la casta sionista,
bancaria, massonica
internazionale.
Non
si può comprendere come sia stata possibile la realizzazione storica di questa
strategia monetaria, se non si considera la fondamentale esperienza del popolo
ebraico dopo la fuga dall’Egitto. Questo popolo si fermò e visse quarant’anni
nel deserto del Sinai, in un periodo storico in cui l’economia era
prevalentemente agricola.
Per
sopravvivere non aveva altra alternativa che spendere il tesoro, rubato agli egiziani, consumando
definitivamente la ricchezza acquistata, ovvero trovare un espediente per
appropriarsi senza costo dei beni prodotti dagli altri popoli. E’ storicamente
provato che il popolo ebraico, invece di comprare merci mediante l’oro e
l’argento, introdusse nel mercato, come mezzi di pagamento, i titoli rappresentativi
dell’oro e dell’argento ed i mercanti stranieri erano ben disposti ad
acquistare questi simboli monetari documentali ( terafim , mamrè ) in
luogo delle monete metalliche, innanzitutto perché utilizzando i titoli
rappresentativi evitavano il rischio di essere rapinati dai predoni e poi
perché avevano nel simbolo il massimo affidamento, in quanto questa cambiale 32 emessa dal componente il popolo israelita era garantito
solidalmente da tutta la collettività ebraica.’ (1)
Affinando
notevolmente questa loro peculiarità al prestito con interesse, le comunità
ebraiche della cattività babilonese poterono rinforzare sia la loro coesione
interna sia le loro finanze piuttosto precarie date le condizioni di schiavitù.
Nell’
anno 539 a.C. l’armata persiana di Ciro
il Grande vinse e sottomise definitivamente i caldei. Tra le prime
disposizioni del nuovo sovrano vi fu quella relativa all’autorizzazione per le comunità
ebraiche a ritornare in Palestina ed a ricostruire il Tempio di Salomone andato
distrutto quasi mezzo secolo prima.
Molti
di coloro che appartenevano al vecchio regno di Giudea accettarono il ritorno
in Palestina, guidati dal principe Zorobabel e dal Gran Sacerdote Ezra, capo
della potente casta sacerdotale.
La
maggioranza, però, del popolo ebraico, soprattutto le giovani generazioni,
preferirono restare in Caldea dalla quale si estesero verso Elam , Persia e
Media.
La
comunità di Nipur attraverso
l’incondizionato sostegno alla politica del nuovo sovrano persiano ottenne una
certa influenza presso la sua corte incominciando a penetrare nei gangli
politico-amministrativi dell’Impero.
Un
impero, quello persiano, che si estendeva praticamente dalla valle dell’Indo al
mar mediterraneo, coprendo la superficie degli attuali stati centro-asiatici
del Pakistan, dell’Afghanistan e dell’Iran oltreché di Iraq e Siria.
Pur
se dispersi nelle diverse provincie dell’impero, gli ebrei restarono
affettivamente legati alla loro Gerusalemme ed alla terra palestinese che
comunque ritenevano la loro ‘terra promessa’.
Periodicamente
così avvenivano processioni di comunità e gruppi di ebrei che di lì a poco avrebbero
costituito un rituale tradizionale di pellegrinaggio alla terra promessa
dall’Altissimoai padri ed ai profeti d’Israele.
In
effetti la chiave teo-escatologica della centralità della Terra Promessa e di
Gerusalemme quale sua città santa, era data dalla ricostruzione del Tempio,
asse portante del culto ebraico, ‘axis mundi’ della visione
escatologica mosaica e centro della redenzione di massa dell’intera nazione
ebraica.
Gli
ebrei sapevano benissimo che – secondo un’interpretazione delle loro scritture
sacre accreditata da centinaia di Profeti e di Savi – un giorno,
all’approssimarsi della Fine dei Tempi, sarebbe nato dalla casa reale di Davide il Messia atteso, che avrebbe sottomesso e passato
a fil di 33 spada tutti gli altri popoli e le altre nazioni
per restituire lo scettro del dominio planetario al popolo di Israele.
Questo
Messia, implacabile verso i non ebrei, avrebbe onorato la promessa fatta
dall’Altissimo di dare il dominio assoluto al suo popolo ‘eletto’, innalzando
alla di Lui gloria un immenso sterminio
degli ‘impuri ed infedeli’ Goym ( letteralmente tradotto anche come
‘Gentili’ o non ebrei ).
‘Gli
Ebrei – scrive Julius Evola – non sarebbero mai venuti meno alla loro pretesa
messianicaegemonistica, al loro istinto
di dominio universale statuito da queste tre massime bibliche:
‘Tutte le ricchezze del mondo debbono
appartenerti’. – ‘Tutti i popoli debbono esserti servi’ – ‘Tu devi divorare
tutti i popoli che il tuo Signore ti consegnerà’.
Solo
che questo tenace istinto si traveste, assume forma serpentina, diviene
attività occulta, sotterranea. Precluse le vie della affermazione diretta,
esclusa la possibilità di vittoria attraverso la lotta leale di razza, gli
Ebrei avrebbero creato, per la realizzazione del loro ideale, un fronte interno
unitario di insidia e di tradimento in seno ad ogni nazione.’ (2)
Nel
frattempo , anche per non abbassare la tensione ideale e il grado di
auto-coscienza razziale e nazionale , la casta sacerdotale si impegnò a
garantire al popolo d’Israele una sistemazione il più decorosa possibile, autorizzando
l’usura e l’astuzia negli affari e nel commercio, il tradimento e l’opportunismo in politica e nei rapporti sociali
con gli altri ‘non ebrei’.
Avvenne
quindi che le comunità ebraiche, anziché ringraziare i persiani – antico popolo
indoario sostanzialmente guerriero e nobile – per averli liberati dal giogo
caldeo (da vera razza bastarda), iniziarono a tramare e preparare i loro piani
di conquista dell’impero, introducendosi all’interno della corte reale.
אֶסְתֵּר
Approfittando
del fatto che il re Assuero aveva ripudiato la moglie iraniana Vasti durante
una serata di grandi festeggiamenti e solenni bevute, il ‘clan sionista’ ottenne
che contraesse un nuovo matrimonio con l’avvenente Ester (אֶסְתֵּר) – forse la più
affascinante e ammaliante ragazza ebrea dell’ Impero.
Il
matrimonio sostanzialmente servì da trampolino di lancio alla scalata politica
dello zio di lei, il ricco commerciante Mardocheo, l’obiettivo del quale era la
carica di primo ministro di corte.
Questa
strategia d'infiltrazione subdola nel cuore dell’ Impero trovò però un inatteso
ostacolo nella fazione vicina al re capeggiata dall’arabo Hamàn, della tribù
dei Beni Amalek, oppositore tenace di Mardocheo e del suo clan. 34
Lo
scontro si fece molto più aspro quando la fazione araba – sostenuta da numerosi
persiani soprattutto da certi ambienti vicini all’esercito – cercò di dare l’assalto
all’autorità del neo-primo ministro dell’Impero Mardocheo.
Una
reazione sproporzionata si abbatté sul povero Hamàn e i suoi sostenitori (
tutti accusati di congiura contro l’ Imperatore ).
Su
consiglio della bella Ester l’Imperatore inviò una serie di disposizioni
durissime a tutte le contee dell’ Impero, autorizzando i suoi Governatori ad
una durissima repressione contro i
simpatizzanti del partito anti-sionista di Hamàn.
Gli
ordini dell’Imperatore erano chiari: tutti i congiurati dovevano essere passati
a fil di spada, nessuna pietà era concessa, i nemici dello stato dovevano
essere sbaragliati con l’aiuto delle locali comunità giudaiche.
Un
simile ordine diede vigore e nuova vitalità agli sporchi ebrei, i quali, in
collaborazione con l’esercito imperiale, incominciarono una spaventosa vendetta
che non si limitò ai soli congiurati.
Nella
sola città di Susa ( nel sud dell’ Iran ) vennero uccisi un migliaio di uomini
con le loro
famiglie.
L’intera prole di Hamàn venne decimata e la stessa sorte si abbatté su numerose
famiglie di origine araba accusate anche ingiustamente di connessione con i
congiurati.
In
quarantotto ore in tutte le contrade dell’immenso impero persiano vennero passati alle armi non meno di 75mila
uomini con le loro famiglie.
La
strage iniziata il giorno 13 del mese ebraico di Adar e conclusasi alla
mezzanotte del successivo venne da quel momento ‘santificata’ dal popolo d’Israele,
che ne fece una festività tragica da ricordare a memoria perenne.
In
tutte le città ove risiedevano comunità di ebrei quella notte fu festa e si danzò
e cantò , alla gloria di Mardocheo e della ‘regina’ Ester.
E da quel momento il 13 di Adar si chiamò
giorno ‘del Purim’ che in
ebraico significa ‘della sorte’ ,
‘del destino’.
La
religione ebraica conserva, a distanza di oltre 2.500 anni, intatta la memoria
storica del Purim, e ne festeggia
annualmente la commemorazione.
אֶסְתֵּר
Nello
stato pirata d' Israele questa ricorrenza è assurta al grado d'un gioioso e
scalmanato carnevale che si celebra nelle principali piazze di tutte le città .
In
questa ricorrenza ai bambini si offrono dolci e leccornie, mentre gli adulti si
‘travestono’ da Mardocheo, Ester e Hamàn e schiamazzano nelle strade mimando l’antica
storia quasi fosse una leggenda inventata di sana pianta per impaurire i più
piccoli (uno dei primi rituali satanici cabalistici).
Una
delle impressioni più negative della festa del Purim è data dalla assoluta
slealtà e dal feroce cinismo con i quali operarono i protagonisti di parte
ebraica della storia : Ester e Mardocheo
35 appaiono due opportunisti di prim’
ordine, esecutori di una strategia di lunga durata e di vasta portata,
dettata probabilmente dalle centrali del Sionismo, sicuramente dal Gran Sinedrio allora situato a
Gerusalemme.
Come
del resto avverrà in molte altre occasioni, gli ebrei verranno indicati quali
responsabili del crollo dell’Impero di Persia, soprattutto per la loro abilità
d’infiltrazione nei gangli politici ed economici dello stato asiatico.
‘Le
cause delle persecuzioni e delle restrizioni sono dappertutto le stesse –
scrive il De Heekelinge – i privilegi,
a motivo dei quali i giudei si trovano rapidamente in una situazione di
vantaggio di fronte ai non giudei, le loro ostentate ricchezze, l’usura da loro praticata, la loro
particolare concezione economica, l’orgoglio, gli usi bizzarri, l’odio per ogni
forma d'autorità, la tendenza all’indisciplina e alla rivoluzione…’ (3°)
Ciò
che deve stupire nel lettore di parte cristiana è l’assurda canonizzazione che
la Chiesa Cattolica avrebbe fatto del Libro di Ester, inserendolo appunto tra
le proprie sacre scritture.
Un
racconto tanto ripugnante doveva sicuramente aver messo qualche dubbio fra i
padri della Chiesa, sebbene essi avessero potuto credere anche che un
avvenimento di questa portata fosse stato un ‘segnale divino’ sul quale non
indagare ulteriormente.
E’
anche possibile che vi sia stata una errata interpretazione teologica : avendo
parlato di un popolo ebraico in cattività, in stato di schiavitù in Babilonia, può
essere che per i padri della Chiesa questa rivalsa israelita rientrasse in un più
vasto piano Divino. (4°)
Come
però non rendersi conto delle innumerevoli incongruenze di un simile racconto, della
crudeltà dei protagonisti, del cinismo e opportunismo di Mardocheo,
della impudicità e furbizia di Ester e del loro malvagio agire contro – di
fatto – chi aveva loro dato potere e gloria.
Gli
stessi nomi dei due protagonisti dovevano perlomeno incutere un qualche
sospetto sulla veridicità’ di un racconto del genere : Mardocheo deriva infatti
dal Dio pagano Marduk, tutore dell’ antica Babilonia, mentre Ester era una
deformazione di Istar, la Dea della Fecondità e dell’Amore, i cui templi erano
in realtà
dei postriboli adibiti all’officio della prostituzione ‘sacra’.
La
stessa Ester, in effetti, mantenne fede e si comportò in conformità con il
proprio nome da autentica sgualdrina pronta a approfittare dell’occasione
propizia per assecondare e ammaliare il sovrano dei persiani.
Del
resto và anche detto che questa non era una esclusiva della bella Ester, ma
appare proprio come una prerogativa della
componente femminile del popolo d’Israele.
Un
esempio del genere 36 lo ritroviamo in
Judith, la quale, dopo averlo ingannato e sedotto con la propria bellezza, assassinò
il Gen. Holofernes, tagliandoli la gola mentre questi dormiva dopo una notte d’amore.
Dell’episodio
narrato dalla tradizione ebraica del ‘Purim’
non si hanno comunque altre notizie precise da fonti persiane.
Alcuni
storici hanno cercato d'identificare chi realmente fosse l’imperatore persiano
identificato nel ‘Libro di Ester’ come Assuero, arrivando alla conclusione che,
probabilmente, si trattasse del figlio del grande Dario, Jieries , il cui nome
in farsi Zendo Xayarsa avrebbe potuto dare origine al biblico Aschaverus o Assuero.
L’episodio
del ripudio dell’iraniana Vasti e quindi del conseguente matrimonio con la
giudea Ester dovrebbe situarsi attorno
al 483 a.C.
La
stessa Ester sembra che, tre anni più tardi, sia all’origine – assieme alla cricca ebraica insediatasi all’
interno della corte iraniana – della decisione dell’imperatore Jeries o
Assuero di attaccare la Grecia, dando inizio alla seconda guerra medica che,
rivelatasi un disastro strategico-militare significò l’inizio della fine della
potenza persiana (strategia di supremazia della razza bastarda giudaica tramite
la rovina dei regni sani e floridi).
Una
delle caratteristiche preminenti della personalità del sovrano persiano si rivelò
proprio in occasione del famoso episodio della tempesta di Helesponto che
abbattendosi sul ponte di barche da lui concepito causò la distruzione dell’intera
flotta persiana.
Alla
notizia del disastro Jeries fece immediatamente gettare a mare oltre 400
schiavi assolutamente non responsabili di quanto accaduto.
Rientrato
in Persia, il sovrano si trovò in difficoltà di fronte ad una serie di sommosse
ed agitazioni popolari nate in diverse località del suo sterminato Impero.
Inviso
ai notabili e all’alta aristocrazia persiana, insoddisfatta dell’umiliazione
subita sul fronte greco, Jeries verrà rovesciato e assassinato da una congiura
di palazzo nell’anno 465 a.C.
Note al Capitolo 3
1° -
Giacinto Auriti – ‘Sovranità Politica e Sovranità Monetaria’ Orientamenti per
una Riforma Bancaria e Monetaria – dal volume ‘L’Occulta Strategia della Guerra
senza Confini’ – Edizioni a cura del Centro Studi Politici e Costituzionali’ –
Roma
2° -
Julius Evola –‘Tre Aspetti del Problema Ebraico’ – Edizioni di ‘Ar’ Padova 1978
3° -
H. De Vries De Heekelingen – ‘Israele, il Passato l’Avvenire’ – Edizioni
‘Tumminelli’ – Roma 1937 37
4° -
analizzeremo meglio nel capitolo dedicato ai rapporti tra Cristianesimo e
Ebraismo la tendenza dei vertici ecclesiastici nei confronti per esempio della
questione delle conversioni.
Gli ebrei
conversi al cristianesimo diventano automaticamente cristiani, ma certamente si
deve aprire alcune doverose parentesi circa la veridicità di detta conversione.
Del resto ci troviamo anche di fronte ad una razza bastarda che,
religiosamente, è impregnata dei precetti talmudici i quali, testualmente,
recitano : ‘Che gli apostati non abbiano alcuna speranza e che l’impero dell’orgoglio
sia prontamente sradicato ai nostri giorni, che i Nazzareni e i Minim periscano
in un istante, che essi siano cancellati dal LIBRO DI Vita e non appaiano tra i
giusti’ (citato da ‘M.J. LAGRANGE –‘Le Messianisme chez les Juifs’ volume del
1909 che riproduce il testo ebraico del Talmud).
Sicuramente
comunque il Talmud recita. ‘Dalla nascita l’israelita deve cercare di svellere
gli sterpi dalla vigna, cioè sradicare ed estirpare i cristiani dalla terra
poiché non può essere data a Dio Benedetto maggior letizia che quella di
adoprarci a sterminare gli empi ed i cristiani da questo mondo.’
(dalla
copertina del volume di H.De Vries De Heekelingen – ‘Il Talmud e i non Ebrei’ –
Edizioni ‘All’Insegna del Veltro’ , Parma 1991)
deca
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