sabato 17 settembre 2016

NUOVO PARADIGMA: CINDRA = svegliatevi, o sarà troppo tardi !!!


Russia, India e Cina: nasce

superpotenza militare anti Usa



NEW YOR (WSI) – In un mondo in costante guerra (per procura) tra le grandi potenze del mondo, qualcosa sta cambiando nello scacchiere geopolitico: si sta formando un’asse politico, economico e militare contro l’egemonia dell’Occidente. 
Un’alleanza orientale che vede la partecipazione dei tre eserciti più potenti dell’Eurasia, insieme al Giappone.
L’India, una potenza nucleare e uno dei pochi paesi a non essere stati scalfiti dalla recente crisi economica e finanziaria che ha travolto i mercati emergenti, ha appena stretto un accordo per tenere esercitazioni militari insieme alla Russia.
Si chiameranno Indra 2016. È l’ennesima prova di un rafforzamento della partnership militare tra i due paesi.
Il tutto mentre la Cina si è schierata a fianco dei russi nel braccio di ferro diplomatico con gli Stati Uniti e l’€uropa, che hanno inutilmente punito Mosca con una serie di sanzioni economiche dopo il suo fittizio coinvolgimento strategico e militare nella guerra civile per procura, in Ucraina e dopo l’annessione della Repubblica di Crimea, successivamente al plebiscito popolare monitorato da inviati Onu.
Dopo Stati Uniti e Russia, la Cina possiede la più grande aviazione militare al mondo.

Un’alleanza economica non solo militare

Anche sul fronte economico, i paesi facenti parti dei Brics hanno messo a punto un sistema bancario e monetario alternativo a quello di matrice occidentale ed una grande banca mondiale dei paesi emergenti.
L’AIIB, le cui attività concrete, tra cui investimenti in Bangladesh e Pakistan, hanno preso il via quest’anno, ambisce a diventare un punto di riferimento anche in America Latina ed Africa, non solo in Asia.
Nella tappa delle trattative tra India e Russia che hanno preso il via oggi sulle coste dell’Estremo Oriente russo, si è parlato di nuovo dell’interesse del governo indiano per il sistema antimissile russo S400 Triumph, sebbene il Cremlino a maggio abbia negato l’esistenza di contratti.
Secondo un portavoce del Distretto Militare Orientale russo, le forze armate russe e indiane sono tenute a partecipare a tre grandi esercitazioni militari quest’anno: Indra Navy 2016 addestramento navale, AviaIndra 2016 e Indra 2016. Le attività previste dal programma Indra si sono già svolte nel 2003.
L’obiettivo è quello di incrementare la capacità d'intervento e l’interoperabilità tra le forze russe e quelle indiane.

Due sottomarini nucleari russi per l’India

Il ministero della Difesa russo ha stimato un totale di 500 partecipanti. Alle esercitazioni, il cui avvio è previsto per dicembre, verranno impiegati da parte russa anche una grande nave anti-sommergibile, un cacciatorpediniere, un elicottero anti-sommergibile, una petroliera e un rimorchiatore.
Oltre alle esercitazioni congiunte l’India ha stretto un’altra importante intesa con il Cremlino: noleggerà un secondo sottomarino nucleare dai russi. L’affare non dovrebbe influire minimamente sull’efficienza militare di Mosca, secondo quanto riferito da Sputnik, media filo russo.
Nella disponibilità della Flotta di Vladimir Putin ci sono infatti altri sottomarini, Kalmar, Antej e Borej.
Sul sottomarino, riferisce la testata Kommersant, “saranno installati dei lanciatori per i siluri supersonici BrahMos”.
Nel 2012 l’India ha preso a nolo un altro sottomarino russo, il Nerpa, per dieci anni. I sottomarini classe Akula appena noleggiati sono un gruppo di sommergibili multiruolo nucleari di terza generazione, costruiti dal 1983 al 2004.
deca



La Russia si prepara x il

'divorzio' energetico dall'€uropa


La Russia, il più grande fornitore di gas del mondo, si sta preparando per un 'divorzio' energetico dall'€uropa, stando alla nuova strategia dell'Agenzia federale per la gestione delle risorse naturali.

"Il cambiamento di fornitori e consumatori di risorse minerarie è spesso dovuto a fattori puramente politici. La crisi nelle relazioni tra la Russia e l' Occidente ha già portato ad una riduzione delle esportazioni di gas russo verso l'U€ e l'Ucraina.
I fatti degli ultimi anni non lasciano dubbi sul fatto che il calo della domanda di gas russo da parte dei partner occidentali non è un problema locale, ma una tendenza a lungo termine che avrà un impatto diretto sulla gestione delle materie prime e sulla politica commerciale della Russia nei decenni a venire", si legge nella bozza della nuova strategia di gestione delle risorse minerarie nel paese fino al 2030.

Uno dei problemi principali per la Russia è il gas naturale liquefatto,  la cui domanda è cresciuta nel mercato €uropeo.
"La significativa riduzione del costo di liquefazione del gas naturale distrugge il monopolio dei sistemi di tubazioni per il trasporto di gas ai consumatori. Di conseguenza, invece di diversi mercati regionali con condizioni e prezzi specifici, vi è ora un unico mercato mondiale del gas naturale ", dice il documento.

Secondo questa prospettiva, il problema dovrebbe essere risolto con un aumento dell'800-900% delle esportazioni di gas verso la regione Asia-Pacifico (un ...."modesto" aumento).
Per fare questo, la Russia dovrebbe aumentare la produzione annua di gas naturale per 800.000 milioni di metri cubi all'anno e cinque volte la produzione di gas liquefatto.
Cosa che si sta già approntando a fare.
deca



La Russia è tornata una superpotenza


Spiazzando molti, a settembre 2015, Vladimir Putin è entrato “a gamba tesa” nel conflitto siriano, bombardando non solo Isis, ma anche quei gruppi ribelli legati all’islam più radicale (leggasi Usa, Israele, Arabia Saudita, Qatar, Gran Bretagna, Turchia).
A marzo del 2016, a soli sei mesi dall’inizio delle operazioni militari, il leader russo ha annunciato il ritiro di gran parte degli uomini presenti in Siria.
Un colpo da maestro, come l’ha definito Marcello Foa.
Un asso da calare al tavolo dei negoziati con gli Usa, anche perché, nonostante la “ritirata”, l’aviazione russa ha continuato a fare il suo dovere, liberando, grazie all’aiuto dell’esercito siriano, anche la città martire di Palmira e strappando a Isis  circa il 20% dei territori.

Per approfondire: Guarda il reportage “Siria, al fronte con i russi”


Mentre i Sukhoi solcavano i cieli siriani, la diplomazia di Mosca ha continuato a lavorare alacremente, riportando sui loro passi sia Recep Tayyip Erdogan che Barack Obama.
Putin si ritagliava così un ruolo fondamentale in Medio Oriente.

La Russia torna una superpotenza”.
Questa tesi è stata proposta l’11 settembre scorso da l’Independent, non certo un quotidiano filorusso.
Secondo il giornale britannico, Mosca è riuscita a “sfruttare” la crisi in Siria per ritagliarsi quel ruolo di superpotenza che aveva perso nel 1991 in seguito al disfacimento dell’Unione Sovietica, per opera dei massoni Michail Sergeevič Gorbačëv e Boris Nikolaevič El'cin.
Come?
Costringendo gli Usa a fare quello che mai avrebbero pensato di fare, ovvero bombardare i terroristi (ops, scusate: "gli operatori di pace") di Jabath Fatah al Sham, gli ex qaedisti di Al Nusra insomma.
Un fatto non da poco se si considera che più di una volta l’amministrazione americana ha pensato di usare questi terroristi (tanto da volerli “ribattezzare”) per combattere contro Bashar Al Assad.

Per approfondire: L’America alleata con Al Qaida contro Assad


La Russia, inoltre, è riuscita a “blindare” il Raìs siriano.
Secondo quanto stabilito dalla tregua, infatti, “Washington e Mosca si coordineranno per condurre attacchi contro Isis e il Fronte fatah al Sham. E solo dopo un periodo di stop ai combattimenti si potrà pensare a una transizione politica per trovare una soluzione duratura al conflitto”.
Tradotto: prima si pensa a bonificare la Siria dagli jihadisti (leggasi: "dagli operatori di pace moderati") e poi al futuro di Assad, ...forse.
Esattamente il contrario di quello che voleva Washington.

Assicurare la pace e la stabilità regionale globale rimane l’obiettivo chiave della comunità internazionale. Crediamo che questo significhi creare uno spazio di sicurezza equa ed indivisibile che non sia tale per pochi, ma per tutti.
(Vladimir Putin)

Ma non si pensi che tutto questo sia frutto del caso.
Basterebbe leggere il discorso che Putin ha fatto alla 70esima assemblea delle Nazioni Unite per rendersene conto (troppa fatica, e poi, sta per iniziare "Il grande bidello").
In quell’occasione infatti il leader russo ha invocato una “larga coalizione internazionale contro il terrorismo.
Simile alla coalizione contro Hitler, questa potrebbe unire una larga porzione delle forze che sono desiderose di resistere con risolutezza a coloro (i sionisti) che, come i Nazisti, seminano malvagità e odio per l’umanità”.


In questo senso il leader russo invitava a dimenticare la vecchia contrapposizione nata con la Guerra fredda, per un approccio più pragmatico di fronte ai problemi mediorientali.
Una visione che, seppur imposta da Mosca, sembra esser stata accettata (a malincuore?) anche dagli Usa.
Ancora una volta è scacco matto da Putin.

deca

Putin vieta ai Rothschild di entrare in Russia



Coraggioso Vladimir Putin, ha vietato a "Jacob Rothschild e la sua famiglia ", il cartello bancario del Nuovo Ordine Mondiale, d'entrare in territorio russo per nessun caso.

 

Putin ha recentemente ricordato al suo gabinetto, di aver pagato il debito con i Rothschild e " sono stati accompagnati dalla porta sul retro, fuori dalla Russia."

Questo incontro ha caratterizzato il Presidente, batte il pugno sul tavolo, e giura di distruggere il Nuovo Ordine Mondiale, secondo una fonte del Cremlino Putin sta facendo grandi passi verso questo obiettivo.

" Non possiedono il mondo, e non hanno le carte per fare ciò che vogliono. Se non li sfidiamo ci saranno altri problemi. Non siamo vittime del loro bullismo ".
Resta inteso che il racket bancario Rothschild era un cappio attorno al collo dell'economia russa. Una volta che il nodo fosse stato serrato, l'economia dovrebbe lottare per non soffocare.

All'inizio della sua presidenza ha posto la priorità di unire socialmente , spiritualmente ed economicamente la Russia.
Egli ha ordinato l'arresto del oligarca  Mikhail Khodorkovsky sostenuto dai Rothschild, Henry Kissinger e da direttore Arthur Hartman della Open Russia foundation.

Era così arrabbiato con i bankster nel suo tempio, che metaforicamente ha ribaltato i tavoli e li ha scacciati con un frusta.

Uno studente appassionato di storia (come me), esperto in affari del mondo, il presidente russo ha studiato la storia della organizzazione più sfuggente del mondo e ha compreso il ruolo centrale dei loro collaboratori finanziari che hanno giocato nel fomentare i maggiori conflitti internazionali del 20° secolo.

Ora vogliono calarci  in una terza guerra mondiale.

Radici invasive e rami del Nuovo Ordine Mondiale continuano a diffondersi in tutto il mondo, ma il presidente Putin ha fatto smettere la loro espansione in Russia.
Si tratta di un duro colpo per i loro piani di dominazione del mondo e ora lo vedono come una minaccia reale (vedi attentato al suo autista preferito e pronta risposta con pre-esecuzione del sionista Shimon Peres).
Ne consegue che ne hanno paura, ed è il motivo per cui nei media occidentali ad ogni occasione lo descrivono come abietto.

La realtà è che Putin ci sta portando verso un mondo multipolare, il
"CINDRA", lontano da quello del governo unico, con una sola religione tracciata dal futuro Nuovo Ordine Mondiale cazaro.
Quando ha preso le parti della Syria e sostenuta con le sue forze per proteggere uno stato sovrano, ha migliorato ulteriormente la sua reputazione di potente leader.

La gente in tutto il mondo (Italia, ovviamente, esclusa) ha iniziato a notare la differenza con l'impero sionista-cazaro ed ha iniziato a svegliarsi.


Perché la Cina vuole l’alleanza militare e

politica con la Russia, e cosa c’entrano le Curili




L’alleanza politico-militare tra Russia e Cina esiste di fatto da molto tempo, e non è un segreto per nessuno.
Più volte sono corse voci sulla sua possibile formalizzazione, ma nel vertice del G20 appena concluso, il leader cinese ha parlato apertamente, per la prima volta, della necessità di “formalizzare il rapporto”, per quanto gli consenta la tradizione politica e diplomatica cinese. 

Perché Obama è diventato un сapro espiatorio 

La stampa internazionale (la nostra no, ovviamente) ha presentato l’undicesimo vertice del G20 a Hangzhou come una serie di umiliazioni del presidente degli Stati Uniti Barack Obama.
Non gli è stata messa a disposizione la scaletta per l’aereo, e il presidente delle Filippine gli ha inveito contro in termini molto poco diplomatici.
I mass media hanno giustamente considerato questo fatto come un segno non solo di perdita d'autorità del farlocco premio nobel, ma anche dell'egemonia da parte degli Stati Uniti.
Durante l’analogo vertice tenuto a Brisbane in Australia il 15-16 novembre 2014, gli Stati Uniti cercarono di organizzare l’isolamento del presidente russo Vladimir Putin per “mettere la Russia al suo posto”. Invece il 4-5 settembre 2016, a Hangzhou, senza alcuna partecipazione della Russia, si prendeva allegramente in giro Barack Obama, leader dell’«unica superpotenza», che ha “fatto a pezzi” l’economia del “paese-pompa-di-benzina”.
Era, in realtà, il mondo che, stanco della “promozione della democrazia”, metteva al suo posto l’America sionista.
Tutto ciò è stato possibile perché, al momento dell’inizio del G20, gli Stati Uniti avevano già perso una buona parte del loro peso geopolitico.
Questo cambiamento dovrebbe essere abbastanza evidente per gli stati del sud-est asiatico, i quali si preoccupano solo della possibilità degli Stati Uniti di fare quel che vogliono nelle acque del Pacifico e non dei loro fallimenti in Siria.
Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama al vertice del G20 a Hangzhou

La Cina vuole formalizzare i rapporti con la Russia 

Durante il vertice, Xi Jinping ha fatto una dichiarazione sulla necessità di “rafforzare il sostegno politico reciproco, il sostegno dell’altro paese per la tutela della propria sovranità”. Questo fatto è una conseguenza dei cambiamenti avvenuti. Si parla inoltre di contrappeso russo-cinese alla NATO sin dal 2014.
Russia e Cina non nascondono di coordinare non solo la politica estera, ma anche la cooperazione militare. Una serie di esercitazioni congiunte, tra cui esercitazioni delle due Marine nell’Oceano Pacifico, non lasciano dubbi sul fatto che i due eserciti approfondiscano la cooperazione nell’affrontare il nemico comune, e che il potenziale nemico per Pechino e Mosca siano gli USA.
In altri termini, la Cina a Hangzhou ha solo dichiarato il desiderio di formalizzare dei rapporti già esistenti e garantire dal punto di vista legale gli impegni reciproci.
E’ chiaro che ora inizia una lunga serie di consultazioni, la definizione di posizioni, la presentazione di progetti, la ricerca di compromessi. Molto probabilmente, anche se non è garantito, sarà firmato un accordo separato, a cui entrambe le parti sono interessate.
Tuttavia, come si è detto, se la Cina vuole formalizzare le relazioni con la Russia, significa che la situazione è già cambiata, non che ha cominciato a cambiare dopo questa dichiarazione. Inoltre, la dottrina politica e militare cinese prevede il rifiuto di formalizzare i rapporti politico-militari con chicchessia.
La Cina vuole stare fuori dai blocchi.
Il presidente russo Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping durante un incontro a Hangzhou

La dimostrativa violazione del protocollo nei riguardi di Obama può essere attribuita ai fallimenti della politica estera degli Stati Uniti, così come l’irritata reazione dei cinesi ai tentativi degli Stati Uniti di limitare le attività di Pechino nel Mar Cinese Meridionale.
Ma l’improvvisa proposta alla Russia di approfondire e di fatto formalizzare i rapporti militari e politici è talmente fuori dalla prassi tradizionale che non può essere spiegata solo nel quadro di una contrapposizione tra Stati Uniti e Cina nell’area del Pacifico. 

Russia e Giappone hanno cominciato a parlare delle isole Curili 

La proposta cinese si spiega facilmente se ricordiamo gli eventi che hanno preceduto il vertice dei Venti. Il 2-3 settembre 2016 si è infatti svolto a Vladivostok il Forum Economico Orientale, durante il quale Putin ha incontrato il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe.
Nel corso dell’incontro è stata discussa la questione delle isole contese delle Curili Minori. Al termine dei colloqui, il Primo Ministro giapponese ha annunciato progetti di investimento su larga scala nell’Estremo Oriente russo, e il leader russo ha dichiarato la necessità di risolvere la disputa territoriale russo-giapponese sulla base di un compromesso.
I risultati della riunione hanno allarmato i principali attori politici del mondo, come testimonia il fatto che in un’intervista di Vladimir Putin a Bloomberg alla vigilia del vertice di Hangzhou, c’era una domanda sulle isole. E l’intervistatore si è interessato esplicitamente delle condizioni di un possibile accordo.
Il presidente russo Vladimir Putin e il primo ministro giapponese Shinzo Abe durante il loro incontro al Forum Economico d’Oriente. 2 Settembre 2016


A cosa è pronta la Russia a riguardo delle Isole Curili 

Il presidente russo ha respinto la possibilità di uno scambio di isole contro investimenti (“noi non vendiamo i territori”), ma ha delineato molto chiaramente la visione del possibile compromesso.
In primo luogo, esso può essere raggiunto solo nel quadro del Trattato del 1956, vale a dire che il Giappone può ottenere solo l’isola di Shikotan e le isole Habomai, e solo dopo la firma di un trattato di pace.
In secondo luogo, la sua sovranità sulle isole sarà limitata, e gli interessi economici russi saranno tutelati.
In terzo luogo (e questa è una condizione nuova, che non si era mai posta quando si parlava del problema delle Curili, né dalle autorità russe né da quelle sovietiche), “dobbiamo stabilire un clima di fiducia con il Giappone”, e soltanto dopo potranno essere avviati dei negoziati per un compromesso.
Vladimir Putin ha indicato che tipo di rapporto ci vorrebbe per creare “un clima di fiducia”, citando l’esempio delle relazioni russo-cinesi, divenute la base per la risoluzione delle controversie territoriali tra Mosca e Pechino.

Alleati o rivali 

Non è un segreto che il riavvicinamento russo-cinese sia avvenuto sulla base di un senso di minaccia comune rappresentata dagli Stati Uniti, e abbia portato ad un’alleanza informale politico-militare, che Pechino ha improvvisamente proposto di formalizzare a Hangzhou.

Vladimir Putin e ShinzoAbe alla sessione plenaria “Alla scoperta dell’Estremo Oriente” del Forum economico d’Oriente

Al Giappone è stato cioè proposto di sostituire l’alleanza nippo-americana con una russo-giapponese, anche informale. A giudicare dalla reazione dei nostri partner, sia in Occidente che in Oriente, il governo giapponese non ha risposto di no, mostrando una comprensione della situazione e la disponibilità per una cooperazione costruttiva.
Se questo processo non sarà fermato, il risultato sarà l’esclusione degli Stati Uniti dal Giappone nel medio termine. E in realtà gli Stati Uniti possono perdere il controllo del Giappone anche prima delle basi di cui dispongono nel Paese. Ricordiamo che le basi russe in Georgia sono rimaste fino al novembre 2007, per un tempo relativamente lungo dopo che il paese era caduto sotto il dominio del fantoccio americano Saakashvili.
Il riavvicinamento russo-giapponese è un problema non solo per gli Stati Uniti, ma anche per la Cina: la Cina e il Giappone sono tradizionali rivali nella lotta per il dominio nel sud-est asiatico.
Mentre il Giappone ha dei problemi irrisolti con la Russia, la Cina può avere le mani libere: Tokyo non oserà agire trovandosi tra due fuochi, sotto la minaccia di una risposta coordinata di Mosca e Pechino. Ma se i problemi del Giappone con la Russia saranno risolti, difficilmente la Cina potrà contare sul sostegno di Mosca nelle sue dispute territoriali con Tokyo (ma solo su una mediazione imparziale).
Ecco perché la Cina vuole improvvisamente sostituire l’alleanza politico militare informale tra i due paesi, volta a proteggersi dall’egemonia americana, con un impegno formalizzato al fine di garantire l’assistenza reciproca, non solo contro gli Stati Uniti, ma contro i loro alleati. E, nel Pacifico, questo è in primo luogo il Giappone.

L’accordo sarà firmato 

Ecco perché ritengo che il processo di formalizzazione delle relazioni sarà difficile, ma alla fine un accordo sarà firmato. Le ragioni sono le seguenti:
Primo, la Cina ha espresso il desiderio di rafforzare e formalizzare i rapporti tra partner, e ora non può semplicemente dimenticarsene senza perdere la faccia. Ossia, adesso deve firmare un qualsiasi tipo di accordo.
Fotografia dei capi delle delegazioni degli Stati del G20

Secondo, per la Russia è utile lavorare sull’accordo politico-militare con la Cina, in quanto stimolerà il Giappone ad essere più costruttivo nei rapporti con Mosca.
Terzo, Russia e Cina cercheranno di formalizzare i propri impegni in modo da proteggere al massimo i propri interessi, e la Russia cercherà di rimuovere qualsiasi menzione specifica di collaborazione militare contro paesi terzi (tranne forse contro gli Stati Uniti).
Il lavoro di entrambe le parti si prospetta lungo e difficile, ma interessante.
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Articolo di Rostislav Ishchenko publicato su Kont.ws
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