giovedì 1 ottobre 2015

L'OPERAZIONE RUSSA ANTI TERRORISMO IN SIRIA, ADESSO SI FA SUL SERIO !!




L’intervento russo in Siria

Alessandro Lattanzio, 1/10/2015

Gli USA non hanno trovato terroristi “moderati” in 3 anni. A quanto pare i russi l’hanno fatto in 24 ore”.



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Con gli Stati Uniti che perdono ufficialmente il controllo della narrazione sulla Siria, con il Cremlino che scopre il bluff di Washington sulla battaglia per sradicare il SIIL ed eliminare gli estremisti sunniti che minacciano di strappare il controllo della Siria al Presidente Bashar al-Assad, l’unica questione rimasta, dopo che i legislatori russi hanno ufficialmente aperto la strada agli attacchi aerei, è quanto tempo sarebbe passato prima che i media occidentali cominciassero a gridare agli aerei da guerra russi che bombardano obiettivi non collegati al SIIL…
L’intervento militare russo effettuato con i primi bombardamenti di ieri sulle posizioni delle milizie dei takfiri: Ora s’è arrivati al punto in cui i media occidentali descrivono al-Qaida come “moderata” nell’ultimo disperato tentativo di spiegare la riluttanza di Washington ad unirsi alla Russia nella stabilizzazione della Siria. Questo è un errore di politica estera di proporzioni epiche degli Stati Uniti e l’occidente ammette che nessuno dei gruppi che CIA, Pentagono ed alleati mediorientali di Washington hanno addestrato e sostenuto rappresenta un’alternativa al governo di Assad; presto la Siria cesserà d'essere la scacchiera di una guerra per procura globale che uccide centinaia di migliaia di persone innocenti”.

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Il 28 settembre 6 cacciabombardieri Sukhoj Su-34 Platypus dell’Aeronautica russa arrivavano a Lataqia, in Siria. In precedenza gli statunitensi avevano detto che gli aerei da combattimento russi nascondevano sotto la firma radar dei velivoli da trasporto, per evitare il rilevamento.
Il Sukhoj Su-34 è stato progettato per sostituire i cacciabombardieri Su-24 Fencer, avendo un raggio operativo di circa 1.000 km. Il Su-34 è dotato di missili aria-aria a corto raggio R-73, di un radar rivolto all’indietro per avvertire l’equipaggio su minacce in avvicinamento dal tergo, del radar a scansione elettronica Leninets B-004, ottimizzato per le operazioni aria-terra, potendo seguire obiettivi di superficie a oltre 100 km.
Il Su-34 è anche dotato di un sistema di controllo del tiro optronico, dotato del pod di puntamento agli infrarossi Geofizika. È propulso da una coppia di turbofan Saturn AL-31F e può trasportare circa 9 tonnellate di carico bellico su dodici punti d’attacco, comprendente missili aria-terra Kh-59ME, Kh-31A, Kh-31P, Kh-29T, Kh-29L, razzi S-25LD, bombe laserguidate, a guida elettro-ottica o satellitare, RBK-500 e bombe a grappolo SPBE-D.
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Il 30 settembre, gli aerei russi in Siria distruggevano 8 tra basi, depositi di munizioni, armi, carburante e mezzi militari del SIIL, nel territorio della Repubblica araba siriana, effettuando 20 sortite. Poche ore prima il Consiglio federale della Federazione russa aveva dato unanimemente al Presidente il consenso all’utilizzo delle forze russe all’estero, su richiesta del presidente siriano Bashar al-Assad.
Il Consiglio della Federazione ha sostenuto all’unanimità la richiesta del presidente con 162 voti a favore“, dichiarava il capo dello Staff del Cremlino Sergej Ivanov.Al fine di rispettare la legge internazionale, una delle due condizioni va soddisfatta, la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite o la richiesta di assistenza militare da parte del Paese sul cui territorio l’attacco aereo si svolge. A questo proposito, desidero informarvi che il Presidente della Repubblica araba siriana s’è rivolto alla leadership del nostro Paese con una richiesta di assistenza militare. 
L’obiettivo militare dell’operazione è esclusivamente il supporto aereo alle Forze Armate siriane nella loro lotta contro il SIIL”. “Tutti i nostri partner e alleati saranno informati oggi della decisione. Specifiche informative saranno probabilmente condivise con i Ministeri della Difesa“. Il governo indiano era stato informato della decisione dall’ambasciata russa a Nuova Delhi, prima che gli attacchi militari iniziassero.
Ivanov sottolineava che la partecipazione della Russia nell’operazione contro i terroristi è volta a garantire anche la sicurezza nazionale, indicando che numerosi cittadini della CSI sono presenti nel gruppo terroristico del SIIL, “Sono migliaia, alcuni dei quali tornati in Russia. Non ci vuole un veggente per rendersi conto che costoro continueranno a tornare in Russia.
Così dovremmo anticiparli e agire, mentre sono lontani, piuttosto che affrontare il problema dopo, quando sono tornati in Russia”. “Come tutti sapete molto bene, gli Stati Uniti… lanciano attacchi aerei sul territorio della Siria e Iraq, e forse altri Stati del Medio Orientale. Recentemente la Francia ha aderito alle stesse azioni, l’Australia e una serie di altri Paesi parlano di fare la stessa cosa… vorrei sottolineare un aspetto capitale, tali azioni eludono il diritto internazionale“.

 Arriva la cavalleria dell'aria russa, molti terroristi degli stati canaglia sono volati in paradiso ...

In accordo con la decisione del Comandante in Capo Supremo Vladimir Putin, le Forze aerospaziali della Russia hanno iniziato un’operazione per compiere attacchi di precisione contro bersagli terrestri del gruppo terroristico del SIIL nel territorio della Repubblica araba siriana.
Il Ministro della Difesa russo, Generale dell’Esercito Sergej Shojgu, aveva detto agli omologhi del Collective Security Treaty Organization (Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO)-- Russia, Armenia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan) che nel corso dell’operazione militare in Siria, gli aerei militari russi aveano attaccato equipaggiamenti militari, centri di comunicazione, autoveicoli, e depositi di munizioni, carburante e lubrificanti dei terroristi dello Stato islamico”, dichiarava il Generale Igor Konashenkov.


Secondo Ivan Konovalov, direttore del Centro per gli Studi delle Tendenze Strategiche, “Molto probabilmente, questa sarà solo una stretta collaborazione tra la Russia e i suoi alleati; Iraq, Iran e Siria. Nel frattempo, consiglieri militari russi arrivavano a Baghdad, il 29 settembre, per operare nel Centro coordinamento e condivisione d’intelligence a Baghdad di Iraq, Russia, Siria e Iran, per coordinare le operazioni contro il SIIL. 



In una conferenza stampa Haqim al-Zamali, a capo del Comitato Difesa e Sicurezza Nazionale iracheno, dichiarava che squadre iraniane e russe erano arrivate in Iraq per preparare l’alleanza a quattro, “L’Iraq ha bisogno di scambiare esperienze e informazioni d’intelligence con i Paesi, soprattutto dopo che è apparso chiaro che gli USA non sono seri ed hanno fallito con la coalizione internazionale per lottare contro l’organizzazione dello Stato islamico“. La Russia riesce laddove gli Stati Uniti non possono e non vogliono preparare una seria campagna militare con le forze che lottano sul serio sul terreno. Infatti, il vicesegretario alla Difesa degli USA Bob Job si dichiarava “sorpreso” dalla decisione dell’Iraq di condividere le informazioni con Siria, Iran e Russia per coordinare l’azione contro lo Stato islamico.


Allāh l'è andà al bar ....... !!!

“Il problema per il Pentagono è duplice: 1) Iraq, Siria, Iran e Russia unendo le risorse per sconfiggere il “SIIL” escludono Stati Uniti e NATO dal quadro. 2) Il Pentagono, nella sua arroganza, riteneva che il governo iracheno fosse sufficientemente ‘posseduto’ da poter condividere intelligence militare degli Stati Uniti circa le proprie attività militari (e delle forze collegate) con gli iracheni. Vi è ora il rischio che tale intelligence sia disponibile ai russi, permettendo di colpire le forze mercenarie di Stati Uniti e Arabia Saudita in Siria e Iraq. Infine la vice-assistente del segretario alla Difesa degli USA per la Russia, l’Ucraina e l’Eurasia Evelyn Farkas, veniva licenziata. Le responsabilità di Farkas coprivano le trattative del Pentagono con la Russia su Siria e Ucraina......

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Fonti:
Fort Russ
Marxist
Moon of Alabama
RBTH
Russia Insider
Russia Insider
Sott
South Front
Sputnik
The Aviationist
The BRICS Post
Zerohedge
deca


 

LA MEGA PERNACCHIA DI PUTIN AD OBAMA



Pochi minuti dopo il voto favorevole della Duma, gli aerei russi si sono alzati in volo e hanno colpito duramente le postazioni dei ribelli "americani" nei pressi di Homs

 

(Informare) - Secondo la ricostruzione delle fonti Usa, è stato il governo siriano ad indicare a Mosca gli obiettivi da colpire.
La Russia ha informato Washington con appena 60 minuti di anticipo: è stato un suo diplomatico a Baghdad a far sapere alla locale ambasciata Usa che i raid stavano per iniziare aggiungendo «non fate volare vostri aerei in quell’area» per evitare sovrapposizioni con le operazioni della coalizione alleata.

deca


Putin alla CBS:

"L'ISIS è un pretesto, vogliono solo rovesciare Assad. Se "qualcuno" non lo finanziasse, il terrorismo globale non esisterebbe"

 

(di Franco Iacch)
Lo Stato islamico è un'organizzazione terroristica globale”.
E’ quanto ha affermato il presidente russo Vladimir Putin al giornalista statunitense Charlie Rose in un'intervista andata in onda ieri sulla CBS.
"E' diventata unica perché globale. Hanno fissato un obiettivo: stabilire un califfato che si estende dal Portogallo al Pakistan. Hanno già reclamato l’importanza dei siti islamici sacri come la Mecca e la Medina. Le loro azioni e le loro attività vanno ben oltre i confini dei territori sotto il loro controllo.
Dobbiamo aiutare l'esercito del presidente al-Assad, nessun altro paese lo sta facendo.
Voglio che tu ed il pubblico americano vi rendiate conto che nessuno, tranne l'esercito di al-Assad, sta combattendo contro l’Isis e le altre organizzazioni terroristiche in Siria. Nessun altro li sta combattendo sul territorio siriano.
Gli attacchi aerei alleati? Dunque, non risolvono il problema. In sostanza, non hanno provocato alcun danno ai terroristi.
Gli attacchi dovrebbero essere coordinati sul campo, ma sappiamo che questo non avviene. La Russia non parteciperà ad eventuali operazioni sul campo, almeno per ora. Stiamo però intensificando il nostro lavoro sia con il presidente al-Assad che con i nostri partner (Cina ed Iran). Le nostre forze armate non prenderanno parte direttamente alle ostilità e non combatteranno. Non ci sarebbe nessuna guerra se questi gruppi terroristici non fossero stati finanziati. 
Ho la sensazione che qualcuno voglia utilizzare l’Isis al fine di rovesciare al-Assad.
Lo Stato islamico è un pretesto. La gente non fugge dal presidente al-Assad, ma dalle atrocità dei terroristi degli stati canaglia”.

deca



WAHABISMO:

La realtà sulla dinastia saudi e sulle sue origini ebraiche


I servizi segregi iracheni svelano le origini ebraiche dei wahhabiti sauditi


Origini
Nel 1914 inizia la prima guerra mondiale.
Avrà un impatto decisivo sul successo del sionismo e del wahhabismo.
Gli ottomani entrarono in guerra a fianco della Germania e dell’Austria-Ungheria contro Francia, Regno Unito, Italia e Russia zarista. Ognuna di queste quattro potenze aveva ambizioni territoriali verso l’Impero ottomano che volevano smantellare e spartirsi.
Nel 1915, il leader sionista inglese Chaim Weizmann s’impegnò a convincere l’amministrazione britannica dei vantaggi nel sostenere la causa sionista.
Nel 1916, l’accordo segreto Sykes-Picot divideva tra la Francia e il Regno Unito l’impero ottomano, in caso di vittoria, assegnando ai britannici le aree che bramavano.
Nel 1917, Lord Balfour, rappresentante del governo britannico, inviò a Lord Lionel Walter Rothschild una lettera, la “Dichiarazione Balfour”, in cui affermava che il Regno Unito era favorevole alla creazione di un “focolare nazionale ebraico” in Palestina.

I sauditi accettarono la creazione d’Israele
In occasione della Conferenza di pace di Parigi del 1919, venne firmato l’accordo Feisal-Weizmann il 3 gennaio 1919, tra l’emiro Feisal ibn Hussein (sceicco della Mecca e re dell’Hijaz) e Chaim Weizmann (in seguito, nel 1949, primo presidente d’Israele).
Grazie a questo accordo, Feisal ibn Hussein accettava, a nome degli arabi, i termini della Dichiarazione di Balfour. Questa affermazione è considerata de facto uno dei primi passi per la creazione dello Stato d’Israele. Nel marzo 1919, l’emiro Feisal inviò la seguente lettera a Felix Frankfurter, giudice statunitense e sionista sfegatato, insediato presso la Corte Suprema degli Stati Uniti.
“… Il movimento ebraico è nazionale e non imperialista e il nostro movimento (wahhabismo) è nazionale e non imperialista. In Palestina c’è spazio sufficiente per entrambi i popoli. Penso che entrambi i popoli abbiano bisogno del sostegno dell’altro per avere successo. (…) Guardo con fiducia a un futuro in cui ci aiuteremo a vicenda, in modo che ogni Paese verso cui abbiamo un vivo interesse possa, ancora una volta, ritrovare il proprio posto nella comunità delle nazioni civili del mondo.”    - Vedasi Renee Neher-Bernheim, La Dichiarazione di Balfour, Julliard 1969.
In seguito, dopo gli accordi di Camp David, l’Arabia Saudita fu uno dei primi Paesi arabi a importare prodotti israeliani.
Secondo al-Alam, l’Arabia Saudita ha importato da Israele le attrezzature necessarie per l’estrazione di petrolio, così come pezzi di ricambio per macchine agricole, frutta e verdura; è stato uno dei primi Paesi arabi ad avere forgiato legami economici e commerciali con il regime sionista. E come ben sanno i lavoratori della società “Aramco”, che è il principale operatore petrolifero saudita, in gran parte l’azienda utilizza il cosiddetto “Made in Israel”.

L’intelligence irachena svela le origini ebraiche dei wahhabiti sauditi

Il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato, di recente, le traduzioni di alcuni documenti dei servizi segreti iracheni risalenti al regime di Saddam.
La relazione si basa sulle memorie di Hempher, che descrivono in dettaglio come questa spia britannica in Medio Oriente, alla metà del XVIII.mo secolo, fosse in contatto con Abdul Wahhab, per creare una versione sovversiva dell’Islam, il wahhabismo, divenendo il culto fondativo del regime saudita.
Queste “Memorie di Hempher” sono state pubblicate a episodi sul giornale tedesco Der Spiegel.
Tra i vizi che gli inglesi volevano promuovere tra i musulmani attraverso la setta wahhabita, vi erano il razzismo e il nazionalismo, l’alcool, il gioco d’azzardo, la lussuria (difetti che si possono trovare negli emiri attuali). Ma la strategia più importante si basava sulla “diffusione delle eresie tra i credenti per poi criticare l’Islam come una religione di terroristi“. A tal fine, Hempher trovò in Muhammad Ibn Abdul Wahhab un individuo particolarmente recettivo.
Il movimento wahhabita fu temporaneamente sconfitto dall’esercito ottomano a metà del XIX.mo secolo.
Ma con l’aiuto degli inglesi, i wahhabiti sauditi tornarono al potere nel 1932. Da allora, i sauditi hanno collaborato strettamente con gli statunitensi, a cui devono la loro considerevole ricchezza petrolifera, che usano per finanziare diverse organizzazioni islamiche fondamentaliste statunitensi e arabe.
Allo stesso tempo, i sauditi usarono la loro grande ricchezza per diffondere questa visione deviante e dirompente dell’Islam, in diverse parti del mondo.
Questa campagna propagandistica è considerata dagli esperti la più grande campagna di propaganda della storia.
Queste sette wahhabite che vanno dai salafiti tunisini ai taliban afgani, spargono terrore ed orrore nel mondo islamico, sporcano l’Islam con il loro comportamento e le nefaste fatwa che pubblicano. Inoltre, un famoso scrittore, l’ammiraglio della flotta ottomana, che ha operato nella penisola arabica, Ayoub Sabri Pasha ha scritto la sua versione della storia, come l’ha vissuta nel 1888. Tra i suoi libri, “L’inizio e la diffusione del wahhabismo“, parla dell’associazione tra Abdul Wahhab e la spia inglese Hempher per complottare contro il governo turco-ottomano, al fine di smembrarlo a beneficio degli inglesi e della setta wahhabita.
Il fatto che la spia britannica Hempher sia stata responsabile della concretizzazione dei principi estremistici del wahhabismo viene menzionato anche in “Mir’at al-Haramain“, un libro dello stesso Ayoub Sabri Pasha, del 1933-1938.
Abdul Wahhab era lo strumento con cui gli inglesi poterono insinuare una vile idea tra i musulmani dalla penisola arabica: è lecito uccidere altri musulmani con il pretesto dell’apostasia, bastò pubblicare una fatwa in tal senso.
Sulla base di ciò, Wahhab sostenne l’idea che i loro fratelli musulmani turchi, offrendo preghiere ai santi, avessero tradito la loro fede e che era lecito ucciderli, e renderne schiavi le mogli e i figli. I wahhabiti distrussero anche tutte le tombe e i cimiteri sacri, tra La Mecca e Medina.
Rubarono il tesoro del Profeta, che comprendeva libri sacri, opere d’arte e innumerevoli ex voto inviati alle città sante in mille anni. Il cuoio che rilegava i sacri libri islamici che avevano distrutto, venne utilizzato per farne sandali da parte dei criminali wahhabiti. 
Oltre a rivelare il contenuto delle memorie di Hempher, la relazione dell’intelligence irachena riporta rivelazioni inedite sulle origini ebraiche di Abdel Wahhab e della famiglia Saud.

Le origini ebraiche di Abdul Wahhab

Un altro scrittore, D. Mustafa Turan scrisse in “Gli ebrei donmeh“, che Muhammad ibn Abdul Wahhab era un discendente di una famiglia di ebrei donmeh turchi. 
I donmeh erano discendenti dei seguaci del famigerato falso messia dell’ebraismo Shabbatai Zevi, che scioccò il mondo ebraico nel 1666 con la sua conversione all’Islam.
Considerato un sacro mistero, i seguaci di Zevi imitarono la sua conversione all’Islam, anche se questi ebrei mantennero in segreto le loro dottrine cabalistiche.
Turan sostiene che il padre di Abdul Wahhab, Sulayman, in realtà si chiamava Shulman e che apparteneva alla comunità ebraica di Bursa in Turchia. Da lì si trasferì a Damasco, dove fece finta di essere un musulmano, ma fu apparentemente espulso per aver praticato la magia cabalistica. Poi fuggì in Egitto, dove di nuovo affrontò un’altra condanna. Poi emigrò in Hijaz dove si sposò e nacque il figlio Abdul Wahhab.
Secondo la relazione irachena, la stessa discendenza è confermata in un altro documento dal titolo “Gli ebrei donmeh e l’origine dei sauditi wahhabiti”, scritto da Salim Qabar Rifaat.
Le origini ebraiche della dinastia saudita
Il fatto che la famiglia saudita sia di origine ebraica è stato reso pubblico dal saudita Muhammad Saqir, che è stato poi eliminato dal regime saudita per aver osato pubblicare le sue rivelazioni.
Inoltre, la relazione irachena fa riferimento ad una relazione simile alle rivelazioni di Muhammad Saqir, ma citando fonti diverse. Secondo “Il movimento wahabita: verità e origini”, di Abdul Wahhab Ibrahim al-Shammari, ibn Saud in realtà discende da Mordechai bin Ibrahim bin Mushi, un mercante ebreo di Bassora.
Si unì ai membri della tribù araba degli Aniza e si recò con loro nel Najd affermando di essere un membro di questa tribù. Poi cambiò il suo nome in Ibrahim bin Mussa bin Marqan. Tuttavia, secondo Said Nasir, ambasciatore saudita a Cairo, nella sua “Storia della famiglia Saud”, Abdullah bin Ibrahim al-Mufaddal avrebbe dato a Muhammad al-Tamimi 35.000 junayh (sterline), nel 1943, per inventarsi gli alberi genealogici (1) della famiglia saudita e (2) di Abdul Wahhab, per poi fonderli in un unico albero risalente al profeta Maometto.
Nel 1960, la radiostazione “Sawt al-Arab” di Cairo, in Egitto e le trasmissioni della radiostazione di Sanaa, nello Yemen, confermarono l’origine ebraica della famiglia saudita. 
Infine, il 17 settembre 1969, il re Feisal al-Saud disse al Washington Post: “Noi, la famiglia saudita, siamo cugini dei giudei: non siamo assolutamente d’accordo con le autorità arabe o musulmane che mostrano antagonismo verso gli ebrei, dobbiamo vivere in pace con loro.
Il nostro Paese (Arabia Saudita) è la prima sorgente da cui provenne il primo ebreo, i cui discendenti si sono sparsi nel mondo.”

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