sabato 17 ottobre 2015

GENIALE IDEA GIA' IN APPLICAZIONE: CENERE VOLANTE DI CARBONE NELLA TROPOSFERA !!!



AVVELENARE I NOSTRI FIGLI COI VACCINI, ANNICHILIRE LE API, FARCI MORIRE DI MALATTIE RESPIRATORIE E CARDIOCIRCOLATORIE, DISTRUGGERE I NOSTRI ULIVI, NON BASTA, QUESTE M.R.E VOGLIONO ESSERE CERTI ....

PROVA DI RILASCIO DI CENERE VOLANTE

DI CARBONE NELLA TROPOSFERA


TRADUZIONE  A CURA DI NOGEOINGEGNERIA

 

L’articolo che segue, scritto dal Prof. J. Marvin Herndon, pubblicato in agosto 2015 dalla rivista scientifica International Journal of Environmental Research and Public Health, è stato successivamente ritirato.

Trattandosi di un lavoro molto valido, abbiamo deciso di tradurre e pubblicarlo e di seguire i prossimi passi del Prof. Herndon.


Int. J. Environ. Res. Public Health 2015, 12, 9375-9390; doi:10.3390/ijerph120809375
OPEN ACCESS
International Journal of
Environmental Research and
Public Health ISSN 1660-4601
www.mdpi.com/journal/ijerph  Retraction http://www.mdpi.com/1660-4601/12/9/10941
Articolo

Prova della Geoingegneria Chimica Tossica mediante rilascio di Ceneri Volanti
di Carbone nella Troposfera: Conseguenze per la Salute Pubblica

J. Marvin Herndon

Transdyne Corporation, 11044 Red Rock Drive, San Diego, CA 92131, USA;
E-Mail: mherndon@san.rr.com; Tel.: +1-858-271-4030; Fax: +1-858-271-1615
Editore Accademico: Paul B. Tchounwou
Ricevuto: 29 Giugno 2015 / Accettato: 5 Agosto 2015 / Pubblicato: 11 Agosto 2015

Riassunto: La diffusa, intenzionale e sempre più frequente collocazione chimica nella troposfera è avvenuta, per anni, in modo non identificato e inosservato nella letteratura scientifica. L’autore presenta la prova che la cenere volante tossica di carbone, proveniente dalla combustione, è il particolato che con maggiore probabilità compone l’aerosol spruzzato da jet-cisterna con finalità di geoingegneria, di modificazione del tempo atmosferico e di modificazione climatica e descrive alcune delle molteplici conseguenze sulla salute pubblica. Vengono impiegati due metodi: (1) Confronto di 8 elementi analizzati nell’acqua piovana, dilavata dall’aerosol-particolato, con elementi corrispondenti dilavati in acqua dalle ceneri volanti di carbone, in esperimenti di laboratorio pubblicati, e (2) Confronto di 14 elementi analizzati nella polvere raccolta all’aperto su di un filtro ad alta efficienza per il particolato aereo (HEPA) con elementi corrispondenti analizzati nel materiale costituito da ceneri volanti di carbone non dilavate. I risultati mostrano: (1) l’insieme di elementi nell’acqua piovana e nel percolato sperimentale corrispondente sono essenzialmente identici. In un intervallo di confidenza del 99%, hanno medie identiche (T-test) e varianze identiche (F-test); e (2) l’insieme di elementi nella polvere HEPA e nella media corrispondente delle ceneri volanti di carbone, non lisciviate, sono altrettanto essenzialmente identici. Le conseguenze per la salute pubblica sono profonde, e comprendono l’esposizione a una varietà di metalli tossici pesanti, a elementi radioattivi, e ad alluminio chimicamente mobile, neurologicamente coinvolto, rilasciato dall’umidità del corpo in situ dopo inalazione o attraverso introduzione transdermica.
Parole chiave: geoingegneria; cenere volante di carbone; aerosol-particolato; scie chimiche; disturbo dello spettro autistico (ASD); Morbo di Alzheimer; Morbo di Parkinson; disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD); disturbi neurologici; alluminio chimicamente mobile.
_______________________________________________________________________________
1. Introduzione
La mutua interazione di interessi politici, militari e commerciali, durante la seconda guerra mondiale, ha portato allo sviluppo e al dispiegamento su vasta scala di tutta una serie di erbicidi e pesticidi, come il diclorodifeniltricloroetano (DDT). Rachel Carson, nel suo libro del 1962 Silent Spring [1], ha richiamato l’attenzione alle conseguenze non intenzionali dell’uso di erbicidi e pesticidi, e ha lanciato il moderno movimento ambientalista. Mezzo secolo più tardi, è sempre più evidente una minaccia grave, nuova, persistente, globale per la salute ambientale, ancora una volta fomentata dal gioco dei politici, dei militari e degli interessi commerciali. Fino ad oggi questa nuova minaccia, rappresentata da una diffusa e intenzionale collocazione troposferica di aerosol-particolato, è passata inosservata nella letteratura scientifica per più di un decennio. L’autore, in questa sede, rivela prove sostanziali, basate su ricerche originali, riguardo all’identificazione e alla natura della sostanza particellare specifica coinvolta, e comincia a descrivere la portata di questa minaccia globale per la salute pubblica e ambientale.
Recentemente ci sono stati richiami, sia nella stampa popolare che in quella scientifica, volti ad avviare discussioni sulla possibilità di impegnarsi in futuri esperimenti di geoingegneria stratosferica per contrastare il riscaldamento globale [2,3]. La geoingegneria, chiamata anche modificazione del clima, è stata effettuata, per decenni, ad altitudini molto inferiori, cioè nella troposfera. Le recenti richieste di discussioni aperte riguardanti il controllo del clima. o geoingegneria, tendono ad oscurare il fatto che i settori militari e civili di tutto il mondo hanno modificato le condizioni atmosferiche per molti decenni, come è stato descritto dallo storico della scienza James R. Fleming [4]. Alcune delle iniziali ricerche sulla modificazione del clima hanno portato a programmi come il progetto Skywater (1961-1988), il tentativo dell’US Bureau of Reclamation (n.d.t.: Consorzio di Bonifica degli Stati Uniti) di progettare “i fiumi del cielo”; l’operazione dell’esercito statunitense Ranch Hand (n.d.t.: operazione militare nella guerra del Vietnam) (1961-1971), in cui il diserbante Agente Arancio ne era la parte infame; e il Progetto Popeye (n.d.t.: programma d’inseminazione delle nuvole con ioduro di Ag, come arma di guerra) (1967-1971), usato per “fare il fango, non la guerra”, sul Sentiero di Ho Chi Minh. Questi pochi esempi di modificazione del clima, tutti segreti nel momento in cui venivano attuati, mostrano che il clima è, nel linguaggio dei militari, “un moltiplicatore di forza” [5].
Nella primavera del 2014, l’autore cominciò a notare che jet-cisterna molto spesso producevano scie bianche in tutto il cielo blu e senza nuvole di San Diego, California. L’irrorazione di aerosol che stava accadendo, con una frequenza in aumento, era un fenomeno relativamente nuovo in quella zona. L’aria calda e secca sopra San Diego non favorisce la formazione di scie di jet, che sono costituite da ghiaccio condensato. Dal novembre 2014 i jet-cisterna erano impegnati ogni giorno a percorrere trasversalmente il cielo spruzzando i loro graffiti aerei. Nel giro di alcuni minuti, le scie di aerosol in uscita dai jet-cisterna cominciavano a diffondersi, formando alla fine nubi simili a cirri che si diffondevano ulteriormente fino a formare un velo bianco che disperdeva la luce del sole, spesso coprendolo o attenuandolo. L’irrorazione dell’aerosol era occasionalmente così intensa da rendere il cielo altrimenti azzurro, coperto, con alcune aree tendenti al brunastro (figura 1). A volte le luci di navigazione dei jet-cisterna erano visibili mentre lavoravano durante la notte, oscurando le stelle in cielo con le loro scie; all’alba il cielo del mattino, normalmente blu chiaro, aveva già una foschia bianco latte. In ogni caso, l’irrorazione di aerosol spesso proseguiva per tutto il giorno. La necessità di una collocazione quotidiana dell’aerosol nasce dall’altitudine relativamente bassa dell’irrorazione nella troposfera, dove la miscelazione con l’aria si verifica facilmente, portando a terra l’aerosol-particolato ed esponendo l’umanità e il biota della Terra alla sostanza a granulometria fine. La preoccupazione dell’autore circa l’esposizione quotidiana al particolato ultra-fine, a composizione sconosciuta, e il suo concomitante effetto sulla salute della sua famiglia, e la salute pubblica in generale, ha suggerito la ricerca qui riportata.

Figura 1. Composito di quattro immagini del cielo azzurro sopra San Diego scattate in giorni senza nubi che mostrano i vari esempi dell’ininterrotta nebulizzazione quotidiana, da parte di jet-cisterna, di particolato ultra-fine nella troposfera. In alto a sinistra: l’irrorazione appena iniziata. Si noti che un jet-cisterna ha spento lo spray a metà del volo. Le “nuvole” sono particelle disperse; In basso a destra: una copertura di “nuvole” prodotta da un’intensa collocazione di particolato ad opera di jet-cisterna.

Dall’inizio del 21° secolo ci sono state numerose osservazioni dell’aerosol-particolato spruzzato dai jet-cisterna. Talvolta campioni di acqua piovana, suolo e altri residui sono stati raccolti da cittadini interessati e inviati a laboratori privati certificati per essere analizzati, pur in mancanza di una comprensione su come si sarebbero dovuti eseguire i test. La composizione del materiale dell’aerosol particolato è stata un segreto ben tenuto. Di fronte a questo ignoto, c’è stata molta sincera speculazione nei libri e su internet, ma anche molta disinformazione, tentando di convincere il pubblico che le scie di particolato non sono altro che cristalli di ghiaccio formati dallo scarico del jet, e appuntando ai cittadini interessati l’appellativo dispregiativo di “teorici della cospirazione”.
Dalla varietà di osservazioni riportate nei libri e su internet, si potrebbe ragionevolmente concludere che, almeno durante i primi anni, sono stati intrapresi vari esperimenti di modificazione del clima. Ma come indicato dai dati fotografici e dalle analisi chimiche dell’acqua piovana post-spruzzatura, è stata sviluppata una metodologia particolare che, in sostanza, l’autore ha osservato essere operativa giornalmente nei cieli sopra San Diego e, presumibilmente, è operativa ora su gran parte degli Stati Uniti e in alcuni paesi esteri [6]. Oltre alle caratteristiche comuni basate sull’osservazione, l’acqua piovana post-spruzzatura è risultata contenere spesso alluminio e bario,
due elementi di solito non presenti naturalmente nell’acqua piovana; talvolta un terzo elemento, lo stronzio, è stato incluso nei test ed è risultato presente [7]. La presenza insieme dello stronzio e del bario suggerisce che il materiale segreto del particolato è derivato da un prodotto naturale, poiché gli elementi alcalino- terrosi, Gruppo II della tavola periodica, si comportano in modo simile e si trovano spesso insieme in natura. Ad esempio, il cemento contiene calcio e spesso anche dello stronzio. Quella piccola intuizione ha suscitato ulteriori considerazioni, relative ai costi potenziali e alla logistica della produzione annuale di milioni di tonnellate di materiale particolato segreto e di come venga fatto nascostamente alla vista del pubblico.
La combustione del carbone industriale produce quattro tipi di residui di combustione (CCRs): ceneri volanti, ceneri pesanti, scorie di caldaia e prodotti desolforizzazione dei gas effluenti (FGDP), cioè, gesso. La cenere pesante si deposita fuori; la cenere volante di carbone, invece, comprende particelle microniche e submicroniche che risalgono lungo la ciminiera, a meno che non vengano catturate e stoccate. A causa dei suoi ben noti effetti negativi sulla salute ambientale, le nazioni occidentali ora impongono che la cenere volante della combustione del carbone debba essere catturata e immagazzinata [8,9]. I rappresentanti delle centrali di combustione a carbone e le loro organizzazioni professionali promuovono attivamente applicazioni commerciali per le ceneri volanti di carbone, che, solo per citarne alcune, comprendono utilizzi come additivi per il cemento Portland, ammendanti agricoli del suolo, sostituzione di materiali di riempimento compattati, bonifica mineraria, fondente del ghiaccio del fiume, e come sottosuolo per le strade. Alcune applicazioni presentano rischi potenziali per la salute ambientale nel breve termine e/o nel lungo termine, poiché la cenere volante di carbone è un deposito concentrato di molti elementi traccia che sono stati intrappolati nel carbone durante la sua formazione, tra cui, ma non solo, arsenico, bario, berillio, boro, cadmio, cromo, cobalto, piombo, manganese, mercurio, molibdeno, selenio, tallio, torio, vanadio e uranio.
Anche se apparentemente non riconosciuta nei rapporti accessibili al pubblico e nella letteratura scientifica come materiale potenziale per la geoingegneria, la cenere volante di carbone rappresenta l’unico rilevante flusso globale di prodotto di scarto avente la distribuzione granulometrica appropriata per la nebulizzazione dell’aerosol troposferico, prontamente disponibile a costo estremamente basso e con infrastrutture esistenti di lavorazione e di trasporto. L’autore fornisce la seguente ipotesi: le ceneri volanti di carbone sono, con ogni probabilità, l’aerosol-particolato spruzzato nella troposfera dai jet-cisterna per scopi di geoingegneria, ovvero modificazioni metereologiche e climatiche.
Gli obiettivi della ricerca consistono nel fornire evidenza scientifica significativa alla correttezza dell’ipotesi, cioè che la cenere volante di carbone è il particolato spruzzato come aerosol nella troposfera da jet-cisterna per scopi di geoingegneria, modificazione metereologica e climatica, e per rivelare alcune delle conseguenze negative per la salute pubblica umana e le conseguenze antagoniste sull’ambiente e il biota della Terra.
2. Sezione Sperimentale
La metodologia è duplice: (1) Confrontare i rapporti degli elementi analizzati nell’acqua piovana, che erano lisciviati nell’atmosfera da particelle di aerosol, con i rapporti corrispondenti degli elementi che sono stati estratti in laboratorio dalla cenere volante di carbone in acqua in esperimenti di lisciviazione; e, (2) Confrontare le percentuali di elementi analizzati nella polvere raccolta all’aperto su un filtro HEPA con le corrispondenti percentuali di elementi analizzati nel materiale costituito da cenere volante di carbone.
Uno dei motivi per cui la cenere volante di carbone è sequestrata, solitamente, in bacini rivestiti con uno strato di materiale sintetico, è che una varietà di elementi chimici tossici vengono facilmente estratti dall’acqua. Tali elementi comprendono (ma non si limitano solo a questi) alluminio, arsenico, cadmio, cromo, tallio, piombo, mercurio e uranio. Gli scienziati hanno condotto vari esperimenti di lisciviazione su campioni di cenere volante di carbone, ma nessuna delle diverse indagini sembra essere più precisa di quella di Moreno et al. [10]. Hanno ottenuto campioni di ceneri volanti di carbone da 23 diverse fonti europee (da Spagna, Paesi Bassi, Italia e Grecia), che hanno analizzato per 33 elementi chimici. Essi lisciviarono 100 grammi di ciascun campione di ceneri volanti di carbone con un litro di acqua distillata per ventiquattro ore, e quindi determinarono le concentrazioni di 38 elementi nel percolato, estratto dall’acqua, ottenuto da ogni esperimento. Anche se furono riscontrate alcune variazioni nelle composizioni chimiche della cenere volante di carbone ante-lisciviazione e nella proporzione relativa degli elementi estratti nel percolato e variazioni nel pH risultante, il modello generale di elementi del percolato era notevolmente coerente tra le diverse fonti di ceneri volanti. La tabella 1 riassume i valori medi per le composizioni delle ceneri volanti di carbone europee non lisciviate ed i valori medi delle composizioni chimiche del percolato che includono quelli utilizzati nella presente indagine.

Tabella 1. Composizione chimica media dei 23 non-lisciviati e lisciviati (percolato) campioni europei di cenere volante di carbone, da Moreno et al. [10].
Elemento
Non-lisciviato
g/kg
Lisciviato
(percolato)
g/kg
Elemento
Non-lisciviato
g/kg
Lisciviato
(percolato)
g/kg
Alluminio
Antimonio
Arsenico
Bario
Berillio
Boro
Cadmio
Calcio
Cesio
Cromo
Cobalto
Rame
Gallio
Germanio
Afnio
Ferro
Piombo
Litio
Magnesio
Manganese
7.00 x 104
1.20 x 101
7.06 x 101
1.38 x 103
9.66
2.38 x 102
1.87
4.03 x 104
1.54 x 102
4.13 x 101
9.94 x 101
1.18 x 101
2.89 x 104
1.29 x 102
1.95 x 102
1.02 x 104
4.84 x 102
5.37 x 103
3.60 x 10-2
8.35 x 10-2
5.34 x 10-1
3.00 x 10-4
3.32
7.61 x 10-4
3.48 x 105
2.78 x 10-3
2.99 x 10-1
2.30 x 10-3
6.97 x 10-3
2.24 x 10-2
6.20 x 10-3
1.01 x 10-3
1.22 x 102
1.30 x 10-3
1.18
2.85 x 103
4.35
Molibdeno
Nichel
Niobio
Fosforo
Potassio
Rubidio
Scandio
Selenio
Silicio
Sodio
Stronzio
Zolfo
Tallio
Torio
Stagno
Titanio
Uranio
Vanadio
Zinco
1.10 x 101
1.22 x 102
1.22 x 103
1.43 x 104
1.04 x 102
2.24 x 101
2.27 x 105
2.98 x 103
1.09 x 103
3.78 x 103
3.25 x 101
8.48
7.01 x 103
1.34 x 101
2.53 x 102
1.90 x 102
3.66 x 10-1
1.68 x 10-2
6.22 x 10-4
2.22 x 102
3.04 x 10-2
4.32 x 10-3
8.12 x 10-2
6.57 x 103
1.51 x 104
5.09
1.57 x 105
4.61 x 10-4
9.83 x 10-4
6.96 x 10-4
4.27 x 10-2
4.65 x 10-4
1.18 x 10-1
2.70 x 10-2

Con la sua copertura nuvolosa naturale, normalmente limitata, San Diego è l’ideale per osservare la dispersione di particelle ultra-fini ad opera dei jet-cisterna. Poiché la città manca di industrie pesanti e del loro inquinamento particolato, è un ambiente ideale per accertare, mediante misura nell’acqua piovana, la natura dei particolati specifici che vengono spruzzati e che sono dilavati dalle acque piovane. L’autore ha raccolto personalmente campioni di acqua piovana per l’analisi chimica e ha comparato tali dati ai valori medi corrispondenti delle analisi chimiche del percolato sperimentale [10], che, come indicato di seguito, fornisce una solida base per l’identificazione della sostanza del particolato che viene collocata, come aerosol, nella troposfera come cenere volante di carbone. A causa della persistente irrorazione, non era disponibile acqua piovana priva di contaminazione.
Per tre mesi, nel 2011, durante un periodo d’intensa irrorazione aerea, un individuo a Los Angeles, California, catturò e analizzò particolati volanti. I risultati furono pubblicati su internet [11]; in seguito l’autore ottenne il rapporto del laboratorio di analisi. Le analisi richieste restituirono i risultati per alluminio, bario e dodici elementi in traccia. Il significato dei dati non fu chiaro al momento. Il confronto di quei dati con la corrispondente media delle analisi chimiche della cenere volante di carbone non lisciviata (Tabella 1), come mostrato di seguito, rinforza ulteriormente la correttezza dell’identificazione nel particolato di cenere volante di carbone, la sostanza che viene spruzzata nella troposfera da jet-cisterna per obiettivi di geoingegneria.
3. Risultati e discussione
La composizione elementare media di ciascuno dei 38 elementi dalle 23 diverse fonti europee di percolato di cenere volante di carbone studiato da Moreno et al. [10], presentata come rapporti relativi all’alluminio, è mostrata in Figura 2 in funzione del numero atomico. La normalizzazione ad un elemento comune, in questo caso l’alluminio, rende il confronto possibile quando la massa totale o il volume totale non è disponibile. In questo grafico, i rapporti meno abbondanti del percolato non sono mostrati. Si noti che l’alluminio (numero atomico 13), stronzio (38), e bario (56), elementi che vengono talvolta rilevati nell’acqua piovana post-spruzzatura, sono relativamente abbondanti.
Figura 2. La concentrazione media del percolato chimico di ciascuno dei 38 elementi dalle 23 diverse fonti europee di cenere volante di carbone (Tabella 1) studiata da Moreno et al. [10], normalizzata all’alluminio in modo da facilitare il confronto con le analisi dell’acqua piovana post-spruzzatura dell’aerosol. Elementi a concentrazione più bassa non vengono mostrati. Gli elementi rossi di lisciviazione corrispondono a quelli misurati nell’acqua piovana a San Diego (figura 3), da sinistra a destra, boro, magnesio, alluminio, zolfo, calcio, ferro, stronzio e bario.
Due laboratori privati certificati dello stato della California, il Babcock Laboratories, Inc. e il Basic Laboratory, sono stati ingaggiati per le analisi dell’acqua piovana di San Diego, mediante spettrometria di massa con plasma induttivo. I loro risultati analitici sono stati coerenti entro il 2%-10%. La Figura 3 mostra le concentrazioni di 8 elementi chimici, normalizzati all’alluminio, misurate nell’acqua piovana di San Diego post-spruzzatura dell’aerosol, confrontate con i corrispondenti rapporti degli elementi [10] nell’estratto acquoso proveniente dagli esperimenti di lisciviazione delle ceneri volanti di carbone (Tabella 1).
Figura 3. Concentrazioni chimiche di 8 elementi, normalizzati all’alluminio, misurati nell’acqua piovana di San Diego post-spruzzatura, confrontate con i rapporti degli elementi a media simile nel percolato di cenere volante di carbone, come da Figura 1. Questa figura mostra che l’acqua piovana post-spruzzatura ha lisciviato gli stessi elementi in proporzioni simili agli elementi lisciviati dalle ceneri volanti di carbone in indagini di laboratorio [10]. Questa è una forte evidenza che la sostanza collocata nella troposfera è cenere volante di carbone. In un intervallo di confidenza del 99%, i due gruppi di dati hanno la stessa media (T-test) e la stessa varianza (F-test).
Come un’impronta digitale, le proporzioni degli 8 elementi dell’estratto dall’acqua piovana di San Diego del materiale particolato troposferico si accorda, elemento per elemento, all’estratto di cenere volante di carbone dell’acqua di laboratorio, nell’intervallo di osservazione. Detto in altro modo, il materiale troposferico ha le stesse caratteristiche di lisciviazione acquosa che ha la cenere volante di carbone, per almeno otto elementi, e questo è, in effetti, un pesante indizio dell’identificazione della sostanza aerosolizzata come cenere volante di carbone. Per ogni elemento indicato, la differenza tra l’estratto dall’acqua piovana e la media sperimentale dell’elemento estratto dalla cenere volante di carbone è inferiore alle differenze osservate tra l’elemento estratto sperimentalmente dalle diverse fonti di cenere volante di carbone [10].
Senza massa o volume totali, l’elaborazione statistica è stata alquanto limitata. Tuttavia, con un intervallo di confidenza del 99%, l’assemblaggio di elementi nell’acqua piovana e nel corrispondente percolato sperimentale presenta medie identiche (T-test) e varianze identiche (F-test). Inoltre, l’”impronta digitale” a 8 elementi, mostrata in Figura 3, è composta da elementi con proprietà chimiche diverse e quindi fornisce una convalida estremamente forte dell’ipotesi: le ceneri volanti di carbone costituiscono il più probabile aerosol-particolato spruzzato nella troposfera da jet-cisterna con finalità di geoingegneria, ovvero di modificazione metereologica e del clima.
Una restrizione all’utilizzo dei laboratori privati sta nei loro limiti di rilevamento di alcuni elementi. Notare, dalla Figura 2, che i rapporti sperimentali degli elementi, nel percolato di cenere volante di carbone, coprono sei ordini di grandezza. Quando i laboratori di ricerca universitari, con le loro capacità di alta sensibilità, ripeteranno (si spera) le misurazioni nell’acqua piovana post-spruzzatura, ulteriori “coppie di pari”, per altri elementi, saranno senza dubbio aggiunte all”impronta digitale” della cenere volante di carbone illustrata nella Figura 3.
Per circa quindici anni individui interessati hanno campionato acqua, suolo, ed altri materiali nel tentativo di accertare ciò che viene spruzzato nell’atmosfera. Dal 15 maggio 2011 fino al 15 agosto 2011, un periodo intenso d’irrorazione da parte di jet-cisterna, un individuo a Los Angeles, California, azionò un Filtro HEPA Honeywell modello HHT081 nel suo cortile, nelle vicinanze di Olimpic e La Cienega Boulevard, Los Angeles, California, 90035. I campioni sono stati raccolti e poi trasferiti, tramite catena di custodia, all’American Scientific Laboratory, un laboratorio certificato dello stato della California, per l’analisi di alluminio, bario, e dodici elementi in traccia, mediante spettrometria di massa a plasma ad accoppiamento induttivo (ICP-MS).
La Figura 4 mostra le concentrazioni di 14 elementi chimici, normalizzati all’alluminio, misurate nella polvere del filtro HEPA di Los Angeles, confrontate con i corrispondenti rapporti medi dell’elemento riferiti ai dati delle ceneri volanti di carbone non lisciviate (Tabella 1), da [10].

Questi siamo noi in una inutile manifestazione in mezzo ai morti viventi a Modena .........

Figura 4. Concentrazioni chimiche di 14 elementi chimici, normalizzati all’alluminio, misurate nella polvere del filtro HEPA di Los Angeles confrontate con corrispondenti rapporti medi dell’elemento riferiti alle ceneri volanti di carbone non lisciviate (Tabella 1), i dati da [10]. Questa figura mostra i 14 elementi misurati nella polvere raccolta dal filtro che si presentano nelle stesse proporzioni relative, come gli elementi simili nelle ceneri volanti di carbone non lisciviate, secondo le ricerche di laboratorio pubblicate [10]. Questa è una forte evidenza che la sostanza collocata nella troposfera è cenere volante di carbone. In un intervallo di confidenza del 99%, i due insiemi di dati presentano la stessa media (T-test) e la stessa varianza (F-test).
Come un’impronta digitale, i rapporti di 14 elementi della polvere HEPA collimano con la corrispondente media relativa dei rapporti degli elementi chimici non lisciviati della cenere volante di carbone. Così come con i dati della Figura 3, senza massa o volume totali, il trattamento statistico è stato alquanto limitato. Tuttavia, in un intervallo di confidenza del 99%, l’assemblaggio di elementi nella polvere HEPA e nelle corrispondente media di ceneri volanti di carbone hanno medie identiche (T-test) e varianze identiche (F-test).
Le ceneri volanti di carbone provenienti da fonti diverse variano un po’ nelle loro proporzioni relative degli elementi chimici. Figura 5, un diagramma del valore normalizzato alto e basso per ciascuno dei rispettivi 14 elementi provenienti da cenere volante di carbone non lisciviata [10], fornisce un’indicazione della gamma di variazione del materiale costituito da cenere volante di carbone proveniente da fonti diverse. Significativamente, per qualunque rapporto dell’elemento indicato in Figura 4, la differenza tra il materiale costituito da polvere HEPA e la composizione media della cenere volante di carbone è generalmente minore degli estremi osservati tra valori alto e basso delle varie fonti di cenere volante di carbone mostrate in Figura 5. Inoltre, l’”impronta digitale” a 14 elementi, mostrata in Figura 4, è costituita da elementi con diverse proprietà chimiche, che implicano un processo unico, e così fornisce un’ulteriore convalida estremamente forte all’ipotesi: la cenere volante carbone è probabilmente l’aerosol-particolato spruzzato nella troposfera da jet-cisterna per scopi di geoingegneria, modificazione metereologica e climatica.
Figura 5. Questa figura è un grafico del valore normalizzato alto e basso per ciascuno dei 14 rispettivi elementi di cenere volante di carbone non lisciviata [10]. Esso fornisce un’indicazione della gamma di variazione nel materiale non lisciviato di ceneri volanti di carbone provenienti da fonti diverse. Questa naturale variazione della composizione elementare della cenere volante di carbone può aiutare a spiegare le variazioni osservate nelle figure 3 e 4.
Osservatori attendibili hanno riferito della collocazione troposferica dell’aerosol dalla fine degli anni ‘90. Si potrebbe supporre che nelle prime fasi del programma sia stata testata una gamma di sostanze. In quale momento è stata scelta, come sostanza preferita, la cenere volante di carbone? In passato, una delle grandi incertezze circa l’analisi dell’acqua piovana post-aerosol ha riguardato quali elementi misurare. L’alluminio era comunemente misurato, mentre il bario e lo stronzio venivano misurati solo certe volte; altri elementi chimici erano raramente misurati. Poiché alluminio, bario e stronzio sono preminenti negli estratti acquosi di cenere volante di carbone, la loro presenza nell’acqua piovana post-aerosol può essere presa come un’impronta digitale a 3 elementi dell’aerosol di cenere volante di carbone, sebbene con molta meno certezza dell’impronta digitale a 8 elementi mostrato nella Figura 3. In base all’impronta digitale a 3 elementi, con la sua certezza limitata, il 2002 è l’anno a cui far risalire i primi dati trovati che mostrano la misurazione simultanea di questi tre elementi nell’acqua piovana post-aerosol [12]. All’interno di tale certezza/limitazione, l’impronta digitale a 3 elementi, nelle misurazioni effettuate nell’acqua piovana post-irrorazione, indica l’estensione globale della dispersione dell’aerosol troposferico di cenere volante di carbone: tali misurazioni sono state eseguite negli Stati Uniti, Canada, Francia, Portogallo, Germania, Australia e Nuova Zelanda. Inoltre, questa lista è improbabile che sia esaustiva. La portata globale della collocazione troposferica delle ceneri volanti di carbone è dedotta dalle analisi sull’acqua piovana che riportano i tre elementi (alluminio, bario e stronzio), preminenti nel percolato di ceneri volanti di carbone negli esperimenti di lisciviazione acquosa in laboratorio.
La ricerca qui riportata fornisce una forte evidenza che la cenere volante di carbone costituisce l’aerosol particolato spruzzato nella troposfera da jet-cisterna per finalità di geoingegneria, modificazione metereologica e climatica. La prova presentata giustifica la discussione in merito a (1) quali ulteriori indagini dovrebbero essere intraprese per confermare ulteriormente l’identità della cenere volante di carbone come aerosol-particolato, (2) le conseguenze, della collocazione nella troposfera delle ceneri volanti di carbone, sulla salute pubblica e sul biota della Terra e (3) le implicazioni geofisiche che ne derivano.
La raccolta dell’acqua piovana e del campione di polvere, a San Diego e a Los Angeles, rispettivamente, ha avuto luogo in aree lontane dagli aerosol inquinanti delle industrie pesanti, in condizioni d’intensa e persistente irrorazione aerea di particolati a grana fine, che lasciavano una nebbia bianca nel cielo. La persistenza del particolato troposferico era sufficientemente breve, tanto da richiedere un’irrorazione quasi quotidiana, il che è un argomento contrario alla raccolta di campioni provenienti da lontano, come dalla Cina, a causa del movimento globale del tempo metereologico. Dato che l’evidenza dell’”impronta digitale” è convincente, dovrebbero essere intraprese ulteriori indagini, suggerendo vivamente l’impiego di metodi e materiali identici che, in effetti, sono in fase di progettazione.
Al largo della costa del sud della California alcuni individui hanno osservato jet-cisterna “buttare” massicce quantità di particolato mediante scariche relativamente brevi, colloquialmente chiamate “bombe”, che si disperdono in modo significativo prima che i venti prevalenti portino il materiale alla linea di costa. Un piano preso in considerazione, è quello di utilizzare aeromobili per catturare in volo parte del materiale concentrato, che verrebbe poi analizzato fisicamente e chimicamente, per essere poi sottoposto a esperimenti di lisciviazione.
Negli anni ’70, la pioggia acida [13] liberava, da fonti altrimenti inerti come i residui minerari, alluminio in una forma chimicamente mobile, che costituì una minaccia per la salute ambientale di tutta una serie di organismi [14,15]. Le morie di foreste, la ridotta sopravvivenza e la riproduzione ridotta di invertebrati acquatici, pesci, e anfibi sono stati direttamente collegati alla tossicità dell’alluminio, e sono stati anche identificati effetti indiretti su uccelli e mammiferi [16]. L’aerosol troposferico della cenere volante di carbone costituisce una minaccia simile per la salute ambientale, senza richiedere necessariamente un ambiente acido. Negli esperimenti di Moreno et al. [10], l’acqua distillata portò all’estrazione di alluminio, mentre altre reazioni chimiche produssero valori di pH del percolato compresi nell’intervallo 6,2-12,5. Il pH dell’acqua piovana post-spruzzatura è una funzione della composizione della cenere volante di carbone e il grado della sua stabilizzazione con l’acqua atmosferica. L’acqua piovana naturale ha un pH acido di circa 5,7 a causa dell’interazione con la CO2 atmosferica [17]. Il pH dell’acqua piovana post-spruzzatura analizzata a San Diego era 5,2 , mentre nei casi altrove è stato osservato un innalzamento fino a 6.8.
La lunga esposizione all’inquinamento atmosferico da particolato, non necessariamente di cenere volante di carbone, in dimensione ≤ 2.5μm (PM2.5) (n.d.t.: valore che si riferisce al particolato ultra fine) è associata a morbilità e mortalità prematura [18,19]. Si può quindi ragionevolmente concludere che l’aerosol di cenere volante di carbone, almeno la componente PM2.5, è dannoso per la salute umana.
Le particelle ultra fini di aerosol di ceneri volanti di carbone non rimangono alle altitudini operative dei jet-cisterna: si mescolano e inquinano l’aria che la gente respira. L’aerosol troposferico delle ceneri volanti di carbone può mettere in pericolo, potenzialmente, gli esseri umani attraverso due percorsi principali: (1) ingestione di estratto di acqua piovana di ceneri volanti di carbone tossiche, direttamente o dopo concentrazione per evaporazione e (2) aspirazione delle polveri per inalazione o attraverso il contatto con gli occhi e la pelle [20]. In quest’ultimo caso, il danno agli esseri umani può derivare dall’estrazione in situ da parte dei fluidi corporei delle tossine della cenere volante di carbone [21] come pure dalle conseguenze del contatto tissutale [22].
Le cenere volante di carbone che è PM2.5 viene facilmente trascinata nelle vie aeree terminali e negli alveoli e rimane nei polmoni per lunghi periodi di tempo; la dimensione della piccola particella consente di penetrare e andare in profondità all’interno delle vie respiratorie dove può causare infiammazione e lesioni polmonari [23].
La cenere volante di carbone contiene una serie di tossine potenzialmente lisciviabili, tra cui alluminio, arsenico, bario, berillio, boro, cadmio, cromo (III), cromo (IV), cobalto, piombo, manganese, mercurio, selenio, stronzio, tallio, torio e uranio. La cenere di carbone è stata descritta come un materiale più radioattivo dei rifiuti nucleari [24]. Inoltre, molti degli elementi più tossici sono arricchiti dalla componente PM2.5 della cenere volante di carbone [25]. Che la cenere volante di carbone, utilizzata per la geoingegneria, sia selettivamente arricchita in PM2.5 o meno, non è noto, ma l’arricchimento con la piccola frazione granulometrica sarebbe vantaggioso, offrendo una maggiore area di superficie per la riflessione della luce solare.
L’entità delle conseguenze negative per la salute, ad opera dell’aerosol di cenere volante di carbone, dipende da una varietà di fattori quali l’età, la condizione fisica, la suscettibilità individuale, la concentrazione e la durata dell’esposizione. Inoltre, alcuni elementi tossici provenienti dall’irrorazione troposferica della cenere volante di carbone, in aggiunta all’immissione fisica diretta per inalazione o infusione transdermica, possono venire concentrati da processi naturali. L’arsenico, per esempio, una delle tossine della cenere volante di carbone, nella sua forma inorganica, rappresenta la maggior minaccia per la salute. L’arsenico può essere assunto da una varietà di organismi e, come il mercurio, può essere trasferito nella catena alimentare [26]. L’arsenico può avere implicazioni con la malattia cardiovascolare correlata all’ipertensione [27], il cancro [28], l’ictus [29], le malattie croniche delle vie respiratorie inferiori [30] e il diabete [31]. L’arsenico dilavato dalla cenere volante di carbone, assunto da donne in gravidanza, può attraversare la placenta e giungere al feto [32]. La concentrazione e la durata dell’esposizione aumentano la probabilità che ciò accada.
Le prove qui presentate di un’intenzionale, diffusa e pervasiva irrorazione di cenere volante di carbone nella troposfera, che si mescola con l’aria che la gente respira, apre nuove possibilità di ricerca degli effetti fisiologici di un’esposizione a lungo termine a una sostanza che, potenzialmente, rilascia molteplici tossine a seguito all’esposizione ai fluidi corporei interni. Tali argomenti vanno oltre il campo di applicazione del presente articolo. Tuttavia, è il caso di menzionare la tossina, forse la meno compresa, della cenere di carbone potenzialmente estratta dall’acqua, l’alluminio chimicamente mobile.
Anche se l’alluminio è abbondante nella crosta terrestre, è estremamente stabile. Di conseguenza, il biota del nostro pianeta, compresi gli esseri umani, non hanno sviluppato meccanismi di difesa naturali per l’esposizione all’alluminio chimicamente mobile. E’ fonte di grave preoccupazione il fatto che l’alluminio, nella sua forma chimicamente mobile, possa essere facilmente estratto dalla cenere volante di carbone mediante acqua piovana o in situ mediante i fluidi corporei. L’alluminio è implicato in malattie neurologiche quali i disturbi dello spettro autistico (ASD), il morbo di Alzheimer, il Morbo di Parkinson, e il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) [33-37] che sono tutti notevolmente aumentati negli ultimi anni. L’alluminio si ritiene riduca la fertilità negli uomini [38] ed è anche responsabile di disturbi neurologici nelle api e in altre creature [39-41].
Infatti, se alcuni esempi di malattie neurologiche sono legate alle attività di modificazione climatica nel corso degli ultimi due decenni, che coinvolgono l’aerosol troposferico di ceneri volanti di carbone, allora il recente incremento della nebulizzazione tramite jet-cisterna, come testimonia questo autore a San Diego, causerà probabilmente un brusco picco nella loro incidenza. Indagini epidemiologiche di ampia portata, comprendenti, ad esempio, i disturbi dell’infanzia e della vecchiaia e i difetti congeniti, possono cominciare a far luce sul bilancio di vite umane strappate a causa dell’irrorazione nella troposfera di ceneri volanti di carbone. Tali indagini dovrebbero prendere in considerazione soprattutto gli equipaggi delle linee aeree e i viaggiatori che frequentemente compiono voli di linea, che respirano aria quasi alla stessa altitudine in cui avviene l’irrorazione.
 

L’intensa irrorazione aerea, pressoché quotidiana su San Diego, testimoniata dall’autore, è parte di un programma multinazionale occidentale, se non globale, che è stato osservato per un certo numero di anni negli Stati Uniti, Canada, Europa, Australia e Nuova Zelanda, ma mai riconosciuto pubblicamente da parte dei funzionari. Senza onestà pubblica è difficile conoscere le motivazioni sottostanti e la gamma delle specifiche attività coinvolte. Una cosa sembra certa: il danno potenziale per la salute pubblica e per l’ambiente è probabile che sia senza precedenti nella sua portata planetaria.
Il processo di combustione del carbone concentra le impurità nelle ceneri volanti di carbone, un complesso chimico anidro innaturale i cui rischi per la salute ambientale sono ben noti. Per decenni individui e organizzazioni hanno combattuto a lungo e duramente per avere normative che esigono il sequestro del prodotto di tali rifiuti industriali pericolosi. Quindi, ci si potrebbe chiedere, qual è la ragione dell’attuale, molto diffusa e pervasiva irrorazione di cenere volante di carbone nella troposfera con un tale danno potenziale per la salute pubblica e per l’ambiente?
Dal momento in cui il gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (IPCC) fu istituito nel 1988, c’è stato molto interesse per il tema del riscaldamento globale, che è percepito come una minaccia alla sicurezza. La geoingegneria offre due approcci di base per il problema del riscaldamento globale: rimuovere e intrappolare l’anidride carbonica, o bloccare la luce solare affinché non raggiunga la Terra. Intrappolare l’anidride carbonica è una tecnologia poco sviluppata, è difficile e con costi proibitivi. Bloccare la luce del sole è quasi universalmente riconosciuto dai geoingegneri come relativamente poco costoso, facile da applicare, e inoltre ha un precedente in natura: le grandi eruzioni vulcaniche iniettano cenere nell’atmosfera superiore (stratosfera), che può rimanere sospeso per un anno o più, oscurando la luce del sole, raffreddando momentaneamente la Terra.
Mentre gli accademici discutono della geoingegneria come di un’attività che potenzialmente potrebbe rendersi necessaria in futuro [2,3], l’evidenza suggerisce che i governi occidentali/militari si sono portati avanti con un programma operativo di geoingegneria ad ampio raggio. Ma invece di estrarre e macinare la roccia per produrre una cenere vulcanica artificiale in volumi sufficienti per raffreddare il pianeta, hanno adottato un’alternativa pragmatica a basso costo, ma con conseguenze ben più terribili, per la vita sulla Terra, di quanto il riscaldamento globale potrebbe mai fare, che utilizza le ceneri di combustione del carbone. A peggiorare le cose, invece di mettere il materiale in alto, nella stratosfera, dove c’è una miscelazione minima e la sostanza può rimanere sospesa per un anno o più, hanno scelto di spruzzare le ceneri volanti di carbone nella bassa atmosfera, la troposfera, mescolandosi con l’aria che la gente respira e riversandosi al suolo con la pioggia.
A parte le gravi conseguenze potenziali di tossicità per la salute pubblica e per il biota della Terra che derivano direttamente dalla collocazione di aerosol di ceneri volanti di carbone nella troposfera, la nebulizzazione da jet-cisterna, così pervasiva e diffusa, colpisce il clima e il bilancio termico della Terra in modi che agiscono in opposizione al raffreddamento terrestre. Coloro che risiedono in luoghi in cui la copertura nuvolosa naturale è rara, come a San Diego, notano il rapido raffreddamento dopo il tramonto del sole, tranne nelle giornate nuvolose, quando è ancora caldo. Durante il giorno le nuvole generate dalle ceneri volanti di carbone possono bloccare la luce del sole, ma di notte possono ritardare la perdita di calore dalla Terra, agiscono per prevenire la pioggia, e contribuiscono al riscaldamento globale. L’irrorazione notturna da parte dei jet-cisterna, fatta presumibilmente per nascondere tale attività alla vista del pubblico, ritarda ulteriormente la perdita di calore.
C’è ancora un’altra conseguenza della dispersione troposferica della cenere di carbone che è in contrasto con il raffreddamento del Terra e ha potenzialmente implicazioni avverse di vasta portata per la salute pubblica e ambientale: la modificazione del clima e la concomitante distruzione di habitat e fonti di nutrimento. Come riportato dalla NASA, “la normale creazione della gocciolina di pioggia coinvolge il vapore acqueo che si condensa in particelle nelle nubi. Le goccioline infine si fondono insieme per formare gocce abbastanza grandi da cadere sulla Terra. Tuttavia, tante più particelle inquinanti (aerosol) entrano in una nuvola di pioggia, quanto un’uguale quantità di acqua viene dispersa. A queste gocce d’acqua più piccole, che galleggiano nell’aria, viene impedito di fondersi e diventare abbastanza grandi per formare una goccia di pioggia. Così, nel corso della sua durata, la nube produce meno precipitazioni, rispetto a una nuvola della stessa dimensione che è in un ambiente pulito (non inquinato)” [42]. Oltre a impedire alle gocce d’acqua di fondersi e diventare abbastanza grandi da cadere sulla Terra, le ceneri volanti di carbone, che si sono formate in condizioni anidre, verranno idrate, intrappolando ulteriore umidità, ostacolando così ancora di più le precipitazioni. Ciò può causare siccità in alcune zone, inondazioni in altre, cattivi raccolti, morie forestali e impatti negativi sull’ambiente, in particolare in concomitanza con la contaminazione da alluminio chimicamente mobile proveniente dalla cenere volante di carbone. Le conseguenze, in conclusione, possono consistere in effetti devastanti sugli habitat e nella riduzione della produzione di alimenti per l’uomo.

4. Conclusioni
La ricerca originale qui riportata fornisce pesanti indizi per la correttezza dell’ipotesi: le ceneri volanti di carbone sono l’aerosol-particolato che, con maggiore probabilità, viene spruzzato nella troposfera da jet-cisterna per scopi di geoingegneria, di modificazione metereologica e climatica.
Tale evidenza si basa sulla scoperta che: (1) l’assemblaggio di 8 elementi nell’acqua piovana e nel corrispondente percolato sperimentale, sono essenzialmente identici. In un intervallo di confidenza del 99%, hanno identiche medie (T-test) e identiche varianze (F-test); e, (2) l’assemblaggio di 14 elementi nella polvere HEPA e nella media delle corrispondenti ceneri volanti di carbone non-lisciviate, sono pure sostanzialmente identici.
Le prove indicano che l’irrorazione troposferica di cenere volante di carbone (1) ha avuto luogo nel corso il 21° secolo, (2) su scala internazionale, e (3) con un incremento significativo intorno al 2013. Durante tutto questo periodo di tempo vi è stato un programma di disinformazione ben orchestrata, nessuna divulgazione pubblica, nessun consenso informato, e nessun avvertimento alla sanità pubblica.
Le profonde implicazioni per la salute ambientale comprendono l’esposizione dell’uomo e dell’altro biota della Terra a: (1) un alluminio chimicamente mobile, coinvolto in disturbi neurologici e morte botanica; (2) esposizione a metalli pesanti tossici ed elementi radioattivi; (3) un impedimento delle precipitazioni con concomitante perdita di produzione alimentare e di habitat; e, (4) a contribuire al riscaldamento globale con la concomitante fusione artica.

Più di mezzo secolo fa, Rachel Carson richiamò l’attenzione del mondo alle conseguenze non intenzionali di erbicidi e pesticidi, ampiamente utilizzati dall’agricoltura. Invece di chiudere gli occhi, le persone in tutto il mondo si sono motivate ​​a fermare questa che è la peggiore offensiva ambientale.
Oggi siamo pienamente consapevoli della vasta rete interconnessa di dipendenze e simbiosi che compongono la vita sul nostro pianeta. La Terra esiste in una condizione di equilibrio dinamico biologico, chimico e fisico, la cui complessità supera di gran lunga la comprensione della scienza contemporanea. La pervasiva polverizzazione troposferica di cenere volante di carbone minaccia questo equilibrio, la cui delicatezza o la cui capacità di ripresa non possiamo quantificare.

La salute umana è a rischio tanto quanto il biota della Terra. Dobbiamo rimanere in silenzio? O vogliamo esercitare il nostro diritto primordiale di parlare in nostra difesa come specie e mettere in discussione la follia di collocare le ceneri volanti di carbone nell’atmosfera terrestre in continuo movimento?
Ringraziamenti
Ringrazio Ian Baldwin per le molte utili discussioni, le critiche e i consigli. Ringrazio Vedan Zhou per la consulenza statistica professionale.
Conflitto di interessi
L’autore dichiara nessun conflitto di interessi.


Riferimenti bibliografici :

1. Carson, R.L. Silent Spring; Houghton Mifflin: Boston, MA, USA, 1962.
2. Long, J.C.S.; Loy, F.; Morgan, M.G. Policy: Start research on climate engineering. Nature 2015,
518, 29–31.
3. McNutt, M. Ignorance is not an option. Science 2015, 347, doi:10.1126/science.aab1102.
4. Fixing the Sky: The Checkered History of Weathe and Climate Control. Available online: http://jah.oxfordjournals.org/content/98/1/169.short (accessed on 29 June 2015).
5. Weather as a Force Multiplier: Owning the Weather in 2025. Available online: http://csat.au.af.mil/2025/volume3/vol3ch15.pdf (accessed on 29 June 2015).
6. Das Chemtrailhandbuch. Available online: http://www.Sauberer-himmel.com (accessed on 25 July 2015).
7. Geoengineering. Available online: http://www.globalskywatch.com (accessed on 25 July 2015).
8. Chakraborty, R.; Mukherjee, A. Mutagenicity and genotoxicity of coal fly ash water leachate. Ecotox. Environ. Safe. 2009, 72, 838–842.
9. Ruhl, L.; Vengosh, A.; Dwyer, G.S.; Hsu-Kim, H.; Deonarine, A.; Bergin, M.; Kravchenko, J. Survey of the potential environmental and health impacts in the immediate aftermath of the coal ash spill in Kingston, Tennessee. Environ. Sci. Technol. 2009, 43, 6326–6333.
10. Moreno, N.; Querol, X.; Andrés, J.M.; Stanton, K.; Towler, M.; Nugteren, H.; Janssen-Jurkovicová, M.; Jones, R. Physico-chemical characteristics of European pulverized coal combustion fly ashes. Fuel 2005, 84, 1351–1363.
11. Test Results. Available online: http://losangelesskywatch.Org/lab-test-results (accessed on 31 May 2015).
12. Herndon, J.M. Aluminum poisoning of humanity and earth’s biota by clandestine geoengineering activity: Implications for India. Curr. Sci. 2015, 108, 2173–2177.
13. Likens, G.E.; Bormann, F.H.; Johnson, N.M. Acid rain. Environment 1972, 14, 33–40.
14. Cape, J.N. Direct damage to vegetation caused by acid rain and polluted cloud: Definition of critical levels for forest trees. Environ. Pollut. 1993, 82, 167–180.
15. Singh, A.; Agrawal, M. Acid rain and its ecological consequences. J. Environ. Biol. 2008, 29, 15–24.
16. Sparling, D.W.; Lowe, T.P. Environmental hazzards of aluminum to plants, invertibrates, fish, and wildlife. Rev. Environ. Contam. Toxicol. 1996, 145, 1–127.
17. Goodarzi, F. Characteristics and composition of fly ash from canadian coal-fired power plants. Fuel 2006, 85, 1418–1427.
18. Dockery, D.W.; Pope, C.A.I.; Xu, X.P.; Spengler, J.D.; Ware, J.H.; Fay, M.E.; Ferris, B.G., Jr.; Speizer, F.E. An association between air polution and mortality in six U.S. Cities. N. Engl. J. Med. 1993, 329, 1753–1759.
19. Pope, C.A.I.; Ezzati, M.; Dockery, D.W. Fine-particulate air polution and life expectancy in the United States. N. Engl. J. Med. 2009, 360, 376–386.
20. Cho, K.; Cho, Y.J.; Shrivastava, D.K.; Kapre, S.S. Acute lung diease after exposure to fly ash. Chest 1994, 106, 309–331.
21. Twining, J.; McGlinn, P.; Lol, E.; Smith, K.; Giere, R. Risk ranking of bioaccessible metals from fly ash dissolved in simulated lung and gut fluids. Environ. Sci. Technol. 2005, 39, 7749-7756.
22. Gilmour, M.I.; O’Connor, S.; Dick, C.A.J.; Miller, C.A.; Linak, W.P. Differential pulmonary inflamation and in vitro cytotoxicity of size-fractionated fly ash particles from pulverized coal combustion. Air Waste 2004, 54, 286–295.
23. Stuart, B.O. Deposition and clearance of inhaled particles. Environ. Health Perspect. 1984, 55, 373–393.
24. Hvistendahl, M. Coal Ash is More Radioactive than Nuclear Waste. Available online: http://www.reboundhealth.com/cms/images/pdf/NewspaperandArticle/coalashismoreradioactiveth
annuclearwaste%20id%2016693.pdf (accessed on 29 June 2015).
25. Nelson, P.F.; Shah, P.; Strezov, V.; Halliburton, B.; Carras, J.N. Environmental impacts of coal
combustion: A risk approach to assessment of emissions. Fuel 2010, 89, 810–816.
26. Suedel, B.C.; Boraczek, J.A.; Peddicord, R.K.; Clifford, P.A.; Dillon, T.M. Trophic transfer and
biomagnification potential of contaminants in aquatic ecosystems. Rev. Environ. Contam. Toxicol. 1994, 136, 21–89.
27. Tseng, C.H.; Chong, C.K.; Tseng, C.P.; Hsueh, Y.M.; Chiou, H.Y.; Tseng, C.C.; Chen, C.J. Long-term arsenic exposure and ischemic heart disease in arseniasis-hyperendemic villages in Taiwan. Toxicol. Lett. 2003, 137, 15–21.
28. Smith, A.H.; Hopenhayn-Rich, C.; Bates, M.N.; Goeden, H.M.; Hertz-Picciotto, I.; Duggan, H.M. Wood, R.; Kosnett, M.J.; Smith, M.T. Cancer risks from arsenic in drinking water. Environ. Health Perspect. 1992, 97, 259–267.
29. Chiou, H.Y.; Huang, W.I.; Su, C.L.; Chang, S.F.; Hsu, Y.H.; Chen, C.J. Dose-response relationship between prevalence of cerebrovascular disease and ingested inorganic arsenic. Stroke 1997, 28, 1717–1723.
30. Hendryx, M. Mortality from heart, respiratory, and kidney disease in coal mining areas of appalachia. Int Arch Occ. Env. Hea. 2009, 82, 243–249.
31. Kile, M.L.; Christiani, D.C. Environmental arsenic exposure and diabetes. JAMA 2008, 300, 845–846.
32. Vahter, M. Effects of arsenic on maternal and fetal health. Annu. Rev. Nutr. 2009, 29, 381–399.
33. Bondi, S.C. Prolonged exposure to low levels of aluminum leads to changes associated with brain aging and neurodegenreation. Toxicology 2014, 315, 1–7.
34. Good, P.F.; Perl, D.P.; Bierer, L.M.; Schmeidler, J. Selective accumulation of aluminum and ironin the neurofibrillar tangles of alzheimer’s disease: A laser microprobe (lamma) studt. Ann. Nuerol. 1992, 31, 286–292.
35. Prasunpriya, N. Aluminum: Impacts and disease. Environ. Res. 2002, 82, 101–115.
36. Rondeau, V.; Jacqmin-Gadda, H.; Commenges, D.; Helmer, C.; Dartigues, J.-F. Aluminium and
silica in drinking water and the risk of alzheimer’s disease or cognitive decline: Findings from 15-year follow-up of the paquid cohort. Am. J. Epidemiol. 2009, 169, 489–496.
37. Yokel, R.A.; Rhineheimer, S.S.; Sharma, P.; Elmore, D.; McNamara, P.J. Entry, half-life and desferrioxamine-accelerated clearance of brain aluminum after a single (26) al exposure. Toxicol. Sci. 2001, 64, 77–82.
38. Klein, J.; Mold, M.; Cottier, M.; Exley, C. Aluminium content of human semen: Implications for semen quality. Reprod. Toxicol. 2014, 50, 43–48.
39. Kowall, N.W.; Pendlebury, W.W.; Kessler, J.B.; Perl, D.P.; Beal, M.F. Aluminum-induced neurofibrillary degeneration affects a subset of neurons in rabbit cerebral cortex, basal forebrain and upper brainstem. Neuroscience 1989, 29, 329–337.
40. Exley, C.; Rotheray, E.; Goulson, D. Bumblebee pupae contain high levels of aluminum. PLoS ONE 2015, 10, doi:10.1371/journal.pone.0127665.
41. Yellamma, K.; Saraswathamma, S.; Kumari, B.N. Cholinergic system under aluminum toxicity in rat brain. Toxicol. Int. 2010, 17, 106–112.
42. Particulates Effect on Rainfall. Available online: http://svs.gsfc.nasa.gov/cgi-bin/ details.cgi?aid=20010 (accessed on 31 May 2015).
© 2015 dall’autore; licenziatario MDPI, Basilea, Svizzera. Questo articolo è un articolo ad accesso libero distribuito secondo i termini e le condizioni della licenza Creative Commons Attribution (http://creativecommons.org/licenses/by/4.0/).

deca

Nessun commento:

Posta un commento