lunedì 25 gennaio 2016

UNA NUOVA MONETA A CREDITO



Laureato in Economia e Commercio con 110 e lode, dopo varie esperienze nell'Amministrazione dello Stato, ha ricoperto per anni il ruolo di Direttore Principale di Succursale della Banca d'Italia.



UNA NUOVA MONETA A CREDITO  [1]

L'€uro è una moneta che costa troppo a noi italiani e non sortisce gli effetti positivi che ci avevano promesso perché oltretutto è una moneta emessa a debito del prenditore. Siccome il prenditore è anche colui che era debitore del vecchio metro monetario, i debitori di un tempo hanno subìto due penalizzazioni in un colpo solo.
Prima che sia troppo tardi gli italiani possono ancora fare molto. L'attuale ricchezza degli italiani, come afferma la Banca d'Italia[2], nonostante il calo degli ultimi anni, mostra nel confronto internazionale un elevato valore, pari nel 2012 a 8 volte il reddito lordo disponibile: tale rapporto è superiore a quelli di Stati Uniti, Germania e Canada. Il rapporto fra attività reali e reddito disponibile lordo, pari a 5,4, è inferiore soltanto a quello delle famiglie francesi; relativamente basso risulta il livello di indebitamento (81 per cento del reddito disponibile), nonostante i significativi incrementi dell'ultimo decennio.
In sostanza la Banca d'Italia rileva che, nonostante tutto, ci si deve meravigliare che gli italiani abbiano una situazione patrimoniale molto più che soddisfacente rispetto agli abitanti degli altri Paesi del mondo. Rileva, altresì, e lo espone in modo elegante[3], che gli effetti distruttivi dell'€uro si stanno costantemente dispiegando nell'ultimo decennio.


Propongo perciò di toglierci dal giogo della moneta a debito qual è l'€uro; peraltro esso è anche una moneta straniera e perciò più pericolosa perché accelera il processo di distruzione della ricchezza reale del Paese, favorendone l'acquisizione da parte della finanza speculativa internazionale privata, detentrice del patrimonio monetario del SEBC (il Sistema europeo di banche centrali [SEBC] dal 1° giugno 1998), di cui la Banca d'Italia fa parte.
L'adozione di un proprio metro monetario ribalta la situazione di degrado che peggiora sempre di più[4] e consente ai cittadini di creare una moneta che viene accreditata, cioè è una moneta nazionale a credito. Come si ottiene questa moneta? Innanzitutto partiamo da una connotazione positiva tutta italiana: la ricchezza delle famiglie. Nonostante la continua flessione del valore di questo aggregato, al 31 dicembre 2013 la Banca d'Italia lo quantificava pari a 8.728 miliardi di €uro.
Quindi possiamo senz'altro affermare che, tra qualche anno potrà scendere a 8.000 miliardi di €uro, ma in ogni caso l'Italia dispone di altre ricchezze che non sono state ancora svendute. Se nel frattempo gli Italiani avranno acquisito quella maturità che non fa distrarre dai problemi concreti, saranno in grado di gestire un nuovo metro monetario consentendo di emetterlo in relazione alla quantità della propria ricchezza.
Cioè la nuova moneta viene emessa in quanto già esiste una reale ricchezza; perciò essa ha più valore dell'€uro e del Dollaro, che sono emessi soprattutto per soddisfare esigenze di carattere finanziario/speculativo: se contemporaneamente tutti i possessori di Dollari o di €uro volessero spenderli in cambio di cose concrete non troverebbero beni da acquistare.
Ipotizziamo che la classe degli italioti non sia numerosa, allora l'Istituto Poligrafico o il Tesoro dello Stato potranno essere incaricati di emettere a credito delle famiglie italiane, in base alla ricchezza che queste posseggono, banconote da utilizzare in cambio dell'euro in circolazione[5], moneta bancaria[6], rimborso debito pubblico[7], per un totale che non supera i 5.000 miliardi di €uro.
La possibilità di accreditare fino a 8.000 miliardi di €uro fa disporre al Tesoro di fondi di investimento ragguardevoli che, se capaci di generare ricchezza dell'ordine del 20%, consente alla struttura pubblica di prestare servizi per oltre 600 miliardi di €uro non applicando alcuna imposta.
Accanto agli investimenti dello Stato ci sono anche quelli generati dal settore privato che, sgravati dal sistema fiscale abolito, permetteranno di accumulare maggiore ricchezza reale rispetto al passato.
A fronte della nuova ricchezza reale prodotta potranno essere emessi nuovi quantitativi monetari senza che ciò provochi variazioni nei prezzi: la corrispondenza biunivoca tra produzione reale e quantità di denaro in circolazione consentono l'armonizzazione del sistema.
C'è da considerare, però, che l'Italia sarebbe l'unico Paese al mondo a non applicare le imposte, conseguentemente il nostro territorio diverrebbe luogo di investimenti esentasse, la cui produzione verrà venduta soprattutto all'estero. Perciò, al fine di riequilibrare la bilancia dei pagamenti, occorrerà acquistare all'estero beni di consumo onde riequilibrare la moneta circolante al valore della ricchezza reale esistente all'interno dei confini nazionali.
Peraltro, poiché le produzioni estere vivono in un contesto globalizzato, per evitare di adottare la stessa politica di riduzione dei salari e della spesa sociale, o di leggi incompatibili con le nostre tradizioni e desideri, occorre ripristinare il sistema dei dazi doganali.

Dr. Paolo Tanga già Direttore Banca d'Italia

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[1]La prima presentazione pubblica del progetto è avvenuta a Montegranaro il 9 novembre 2014, dove sono stato invitato da un auritiano, al quale avevo anticipato le mie riflessioni. All'epoca non conoscevo le tesi del compianto prof. Giacinto Auriti, pertanto rinvio per gli approfondimenti al copioso lavoro reperibile presso la Scuola auritiana e su internet. Le differenze tra il mio progetto e quelle del prof. Auriti sono minime, marginali e terminologiche; ciò significa che il lavoro da me svolto avvalora le tesi auritiane, ma vale anche il contrario.
[2]Supplementi al Bollettino Statistico n. 69, 2014 del 16 dicembre 2014 pag. 5
[3]Nel gergo usato in Banca d'Italia, che chiamavamo bankitaliese, in pratica ci si esprime con parole rassicuranti per descrivere una catastrofe. Sta alla sensibilità del lettore accorgersi dell'interpretazione sottostante.
[4]L'emissione straordinaria di 60 miliardi di euro mensili programmata dalla BCE riesce a tamponare formalmente la perdurante crisi dell'economia reale. Non bisogna farsi distrarre, perché nel momento in cui questa emissione straordinaria dovesse cessare e venisse chiesta la restituzione dei prestiti aggiuntivi fatti dal SEBC sarebbe il distrastro. Chi sarebbe in grado di restituire le maggiori somme prestate? E soprattutto dove si riuscirà a trovare il denaro degli interessi dovuti al sistema bancario internazionale che si è reso intermediario tra il SEBC e il debitore finale? Interessi, peraltro, che non sono stati nemmeno messi in circolazione.
[5]164,5 miliardi al 31 dicembre 2014
[6]Sull'ordine di 2.500 miliardi di euro
[7]All'incirca 2.200 miliardi di euro

11 commenti:

  1. Privatizzare significa togliere alla gestione pubblica. Il giudizio economico di convenienza per un privato non può essere come quello della collettività. Dispiace che occorrano degli studiosi di economia, come il compianto professor Auriti, come Lei, dott. Paolo Tanga a ribadire dei concetti legati al signoraggio. Temo che lascino attuare al popolo dei sistemi di sottrazione alla speculazione finanziaria dei grandi banchieri internazionali, lo si evince dai conflitti bellici in atto in giro per il mondo, si capisce che dove c'è conflitto c'è dietro sempre l'intenzione di combattere chi si sottrae alle loro speculazioni.

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    1. Proporre soluzioni alla crisi è un atto doveroso. Sono arrivato alla stessa soluzione proposta dal compianto prof. Auriti, il quale è andato avanti con coraggio, coraggio che viene quando sai di stare nel giusto per il bene dell'umanità. La grandezza del prof. Auriti è stata superiore alla mia perché ha scoperto la verità quando ancora non c'era la crisi. La mia ricerca è nata quando, di fronte ad altre soluzioni da me proposte (ad esempio per abolire come per incanto lo spread) ho trovato politici, sindacati, associazioni di categoria e giornalisti disinteressati. Occorreva perciò una soluzione radicale e l'ho trovata. Ora è conosciuta, gira su internet, l'hanno visionata migliaia di persone (e a queste vanno aggiunte le persone che conoscono le tesi del prof. Auriti). La responsabilità di chi ha il potere di farlo e non le prende in considerazione perciò è più grande e ingiustificabile.

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  2. Mi piace la sua proposta,ma temo sia un'utopia...

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  3. E' un utopia fino a che la massa pecorona lo crederà, quando penseranno che sarà realizzabile, si realizzerà .... Caro Federico Caruso!!!

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  4. Grazie signor Paolo Tanga per la sua esposizione di intenti.. L'utopia sta a 20 passi da noi.. facciamo 2 passi e lei si allontana di 2 passi, noi ne facciamo 5 e lei si allontana di altri 5...a cosa serve l'utopia?? A farci muovere, ad andare avanti! A questo serve! Utopia non è un fine, è un percorso! Insieme possiamo fare tutto! Il mondo così com'è lo abbiamo creato noi! INSIEME POSSIAMO TUTTO

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  5. Sì condivide il pensiero di mattodalegare.

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  6. Buongiorno dottor Tanga,

    credo che collegare la quantità di moneta da emettere ai beni reali sia l'illusione da cui dobbiamo uscire. La ricchezza di un popolo sono le persone che ne fanno parte,non conta quello che possiedono. La moneta è un titolo che attesta un debito/credito, e l'emissione deve farla il titolare del debito perchè ne risponde personalmente con i suoi beni, non la banca che non possiede nulla e lucra sui debiti delle persone.La moneta appartiene al popolo, è il popolo sovrano non lo Stato, non la Banca Centrale.

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    1. Carissima sig.a Annamaria, La ringrazio del suo intervento perché mi consente di esplicitare uno dei tanti punti di forza della mia proposta:
      Se fossi un imbianchino che vive in un paesino e volessi comprare qualcosa a credito me lo concederebbero limitatamente alle aspettative di guadagno futuro sul mio conto, ma se fossi Bill Gates nello stesso paesino tutti sarebbero felicissimi di farmi credito per qualunque ammontare. Se gli Italiani vivessero nel Sud-Sudan non avrebbero la stima e lo stesso trattamento di cui beneficiano ora. Ecco perché il valore della moneta deve essere ancorato a qualcosa di tangibile, soprattutto nei confronti di coloro che si arricchiscono speculando sulle disgrazie degli altri. Nel 1992 l'Italia subì un attacco speculativo approfittando di scelte economiche idiote prese a quel tempo da coloro che ci hanno portato in questa Europa e in quest'euro. La nuova moneta dei cittadini, ancorata alla loro ricchezza reale (a cui si aggiungono le altre ricchezze di cui gode il territorio italiano) in un contesto in cui si prospetta di abolire il sistema fiscale, consente di tenerci indenni da qualsiasi attacco speculativo.
      Se non sono stato esaustivo La prego di farmelo conoscere, sarò ben lieto di affinare le mie argomentazioni.

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  8. ho letto molto su signoraggio,sovranità monetaria.anche quà belle parole,ora,PASSIAMO SI FATTI,cosa dobbiamo fare,ma sopratutto,facciamo.

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  9. Nel libro che è stato pubblicato a novembre 2016 è indicato un percorso da applicare in ogni realtà territoriale. Con pochissime spese di gestione tutti gli aderenti guadagnano, soprattutto in relazione ai risparmi globali che si riescono ad accumulare. Ci si sottrae, così, al bail-in. Poi, nel caso in cui la diffusione avvenga in tutto il territorio nazionale, non ci sarebbero problemi nel momento in cui ci fosse l'implosione dell'euro. Una volta compresi i vantaggi del sistema proposto ci saranno altri vantaggi straordinari, ma è troppo presto per parlarne, cominciamo a far sviluppare le economie delle zone che avranno la sensibilità di adottarlo.

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