sabato 24 giugno 2017

E' Nato, il neonazismo, in €uropa!!

È Nato il neonazismo in Europa

di Manlio Dinucci

L’Ucraina, di fatto già nella Nato, vuole ora entrarvi ufficialmente. Il parlamento di Kiev, l’8 giugno, ha votato a maggioranza (276 contro 25) un emendamento legislativo che rende prioritario tale obiettivo. 


La sua ammissione nella Nato non sarebbe solo un atto formale. La Russia viene accusata dalla Nato di aver annesso illegalmente la Crimea e di condurre azioni militari contro l’Ucraina.
Di conseguenza, se l’Ucraina entrasse ufficialmente nella Nato, gli altri 28 membri della Alleanza, in base all’Art. 5, dovrebbero «assistere la parte attaccata intraprendendo l’azione giudicata necessaria, compreso l’uso della forza armata». In altre parole, dovrebbero andare in guerra contro la Russia. 


Il merito d'aver introdotto nella legislazione ucraina l’obiettivo di entrare nella Nato va al presidente del parlamento Andriy Parubiy. Cofondatore, nel 1991, del Partito nazionalsociale ucraino, sul modello del Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler; capo delle formazioni paramilitari sionaziste, usate nel 2014 nel putsch di Piazza Maidan, sotto regia Usa/Nato/Israele, e nel massacro di Odessa; capo del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale che, con il Battaglione Azov e altre unità neonaziste, attacca i civili ucraini di nazionalità russa nella parte orientale del paese ed effettua con apposite squadracce feroci pestaggi di militanti del Partito comunista, devastando le sue sedi e facendo roghi di libri in perfetto stile nazista, mentre lo stesso Partito sta per essere messo ufficialmente fuorilegge. 



Questo è Andriy Parubiy che, in veste di presidente del parlamento ucraino (carica conferitagli per i suoi meriti democratici nell’aprile 2016),  è stato ricevuto il 5 giugno a Montecitorio dalla presidente della Camera, Laura Boldrini.
«L'Italia - ha sottolineato la presidemente Boldrini - ha sempre condannato l'azione illegale avvenuta ai danni di una parte del territorio ucraino». Ha così avallato la versione Nato /Sion secondo cui sarebbe stata la Russia ad annettersi illegalmente la Crimea, ignorando il fatto che la scelta dei russi di Crimea di staccarsi dall’Ucraina e rientrare nella Russia è stata presa per impedire di essere attaccati, come i russi del Donbass, dai battaglioni neonazisti e le altre forze di Kiev. 



Il cordiale colloquio si è concluso con la firma di un memorandum d'intesa che «rafforza ulteriormente la cooperazione parlamentare tra le due assemblee, sia sul piano politico che su quello amministrativo». Si rafforza così la cooperazione tra la Repubblica italiana, nata dalla Resistenza contro il nazi-fascismo, e un regime che ha creato in Ucraina una situazione analoga a quella che portò all’avvento del fascismo negli anni Venti e del nazismo negli anni Trenta. 



Il Battaglione Azov, la cui impronta nazista è rappresentata dall’emblema ricalcato da quello delle SS Das Reich, è stato incorporato nella Guardia nazionale, trasformato in unità militare regolare e promosso allo status di reggimento operazioni speciali. È stato quindi dotato di mezzi corazzati e pezzi d’artiglieria.
Con altre formazioni neonaziste, trasformate in unità regolari,  viene  addestrato da istruttori Usa della 173a divisione aviotrasportata, trasferiti da Vicenza in Ucraina, affiancati da altri della Nato. 



L’Ucraina di Kiev è così divenuta il «vivaio» del rinascente nazismo nel cuore dell’Europa. A Kiev confluiscono neonazisti da tutta Europa, Italia compresa. Dopo essere stati addestrati e messi alla prova in azioni militari contro i russi di Ucraina nel Donbass, vengono fatti rientrare nei loro paesi. Ormai la Nato deve ringiovanire i ranghi di Gladio.

deca







«L’arte della guerra»

Ucraina: Heil mein Nato!


| Roma (Italia)
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La roadmap per la cooperazione tecnico-militare Nato-Ucraina, firmata in dicembre, integra ormai a tutti gli effetti le forze armate e l’industria bellica di Kiev in quelle dell’Alleanza a guida Usa. Manca solo l’entrata formale dell’Ucraina nella Nato.
Il presidente Poroshenko ha annunciato a tal fine un «referendum» in data da definire, preannunciando una netta vittoria dei «sì» in base a un «sondaggio» già effettuato. Da parte sua la Nato garantisce che l’Ucraina, «uno dei partner più solidi dell’Alleanza», è «fermamente impegnata a realizzare la democrazia e la legalità». (Ah ah ah ah doppia barzelletta strappalacrime!!!)
I fatti parlano chiaro. L’Ucraina di Poroshenko – l’oligarca arricchitosi col saccheggio delle proprietà statali, del quale il premier Renzi loda la «saggia leadership» – ha decretato per legge in dicembre la messa al bando del Partito comunista d’Ucraina, accusato di «incitamento all’odio etnico e violazione dei diritti umani e delle libertà».
Vengono proibiti per legge gli stessi simboli comunisti: cantare l’Internazionale comporta una pena di 5-10 anni di reclusione (ma i compagni duri e puri dell'ANPI lo sanno tutti o solamente i loro capi???)
È l’atto finale di una campagna persecutoria analoga a quelle che segnarono l’avvento del fascismo in Italia, del nazismo in Germania, del sionismo in Palestina. Sedi di partito distrutte, dirigenti linciati, giornalisti seviziati e assassinati, attivisti bruciati vivi nella Camera del Lavoro di Odessa, inermi civili massacrati a Mariupol, bombardati col fosforo bianco a Slaviansk, Lugansk, Donetsk.
Un vero e proprio colpo di stato sotto regia Usa/Nato/Israele, col fine strategico di provocare in Europa una nuova guerra fredda per colpire e isolare la Russia e rafforzare, allo stesso tempo, l’influenza e la presenza militare degli Stati uniti in Europa.
Quale forza d’assalto sono stati usati, nel putsch di piazza Maidan e nelle azioni successive, gruppi neonazisti appositamente addestrati e armati, come provano le foto di militanti di Uno-Unso addestrati nel 2006 in Estonia. Le formazioni neonaziste sono state quindi incorporate nella Guardia nazionale, addestrata da centinaia di istruttori Usa della 173a divisione aviotrasportata, trasferiti da Vicenza in Ucraina, affiancati da altri della Nato.
L’Ucraina di Kiev è così divenuta il «vivaio» del rinascente nazismo nel cuore dell’Europa. A Kiev arrivano neonazisti da mezza Europa (Italia compresa) e dagli Usa, reclutati soprattutto da Pravy Sektor e dal Battaglione Azov, la cui impronta nazista è rappresentata dall’emblema ricalcato da quello delle SS Das Reich.
Dopo essere stati addestrati e messi alla prova in azioni militari contro i russi di Ucraina nel Donbass, vengono fatti rientrare nei loro paesi con il «lasciapassare» del passaporto ucraino. Allo stesso tempo si diffonde in Ucraina l’ideologia nazista tra le giovani generazioni. Se ne occupa in particolare il battaglione Azov, che organizza campi di addestramento militare e formazione ideologica per bambini e ragazzi, ai quali si insegna anzitutto a odiare i russi.
Esempio visivo dell'allegra famigliuola "€uropea" come la vuole il sionismo....
Ciò avviene con la connivenza dei governi €uropei: per iniziativa di un parlamentare della Repubblica Ceca, il capo del Battaglione Azov Andriy Biletsky, aspirante «Führer» dell’Ucraina, è stato invitato al Parlamento €uropeo quale «oratore ospite». Il tutto nel quadro dell’«Appoggio pratico della Nato all’Ucraina», comprendente il «Programma di potenziamento dell’educazione militare» al quale hanno partecipato nel 2015 360 professori ucraini, istruiti da 60 esperti Nato.
In un altro programma Nato, «Diplomazia pubblica e comunicazioni strategiche», si insegna alle autorità a «contrastare la propaganda russa» e ai giornalisti a «generare storie fattuali dalla Crimea occupata e dall’Ucraina orientale»........ (moderni, democratici, €uropei...)


Gli USA polverizzano le speranze dell’Ucraina

Alex Gorka SCF

La Casa Bianca ha deciso di smettere di concedere aiuti militari a Ucraina e altri Paesi e di offrire prestiti. “Cambiamo un paio di programmi militari esteri da sovvenzioni dirette a prestiti. La nostra idea è invece di dare a qualcuno 100 milioni di dollari dare meno garanzie sui prestiti per poter effettivamente acquistare più cose”, secondo Mick Mulvaney, direttore dell’ufficio della Casa Bianca per la gestione e il bilancio. I tagli ai programmi del dipartimento di Stato sono in parte volti a finanziare l’aumento della spesa militare. Recentemente, il presidente Donald Trump ha proposto che gli Stati Uniti spendano il 29,1 per cento, 11,5 miliardi di dollari, in meno per il dipartimento di Stato e “altri programmi internazionali” nell’anno fiscale 2018, rispetto al 2017.
Ciò include i programmi di assistenza militare, in quanto è il dipartimento di Stato a decidere quali Paesi finanziare. L’assistenza militare gratuita sarà ridotta a decine di Paesi, inclusa l’Ucraina. Dal 2014, l’Ucraina ha ricevuto diversi equipaggiamenti militari statunitensi non letali, tra cui apparecchiature radio, apparecchiature di sorveglianza e decine di blindati Humvee. Inoltre, Washington mantiene il programma per addestrare le truppe ucraine che combattono nella regione del Donbas. Quest’anno fiscale il Congresso USA ha assegnato circa 560 milioni di dollari all’Ucraina con vari programmi di aiuti, anche militari e di sicurezza. Gli aiuti vengono dimezzati rispetto l’anno precedente. In confronto, l’aiuto militare a Israele ed Egitto, due stretti alleati degli USA in Medio Oriente e i maggiori destinatari dell’assistenza militare statunitense, rimarrà invariato.
La maggior parte degli aiuti del programma di finanziamento militare estero (FMF) va a Israele, Egitto, Giordania e Iraq. L’aiuto al Pakistan sarà notevolmente ridotto. Così, gli alleati del Medio Oriente avranno la parte del leone. È vero, gli Stati Uniti non hanno una strategia definita per l’Ucraina, ma assemblando i dati disponibili si può vederne la tendenza. Perché l’Ucraina nell’elenco delle nazioni è soggetta a tali tagli? Cosa succede a Kiev, figlioccio di Washington? Sono tempi magri?
L’amministrazione USA sa cosa fare. I programmi dei prestiti sono controllati dal Comitato sugli stanziamenti. E la prima cosa che fa è esaminare la corruzione nel Paese da aiutare e altri parametri. Va garantito che se il Paese beneficiario non rispetta gli obblighi finanziari, gli Stati Uniti ricevano una partecipazione nelle società statali del debitore. L’incapacità dell’Ucraina di progredire nella lotta alla corruzione crea frustrazioni e esasperazioni tra chi è disposto a dare una mano. La decisione dell’amministrazione statunitense rispecchia la tendenza.
Incontrando il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov alla Casa Bianca, il 10 maggio, il presidente Trump notava che non era troppo preoccupato delle ostilità nell’Ucraina orientale. Il presidente smorzava; evidentemente, l’Ucraina non è così importante come durante il mandato di Obama. Il recente viaggio di Donald Trump dimostra che è più interessato al Medio Oriente e crede che il conflitto in Ucraina sia un problema europeo dei tedeschi e francesi. Inoltre, passando dalle sovvenzioni ai prestiti, l’Ucraina dipenderà dagli Stati Uniti, poiché pochi altri fornitori di armi sono disposti a rifornire l’Ucraina.
A marzo, il parlamento ucraino adottava il progetto di risoluzione n. 6111 su ricorso della Verkhovna Rada (parlamento) dell’Ucraina al Congresso degli Stati Uniti sulle garanzie per la sicurezza, chiedendo la concessione dello status di principale alleato non NATO, rendendo Kiev partner privilegiato insieme ai 16 Paesi che hanno tale status: Australia, Egitto, Israele, Giappone, Corea del Sud, Giordania, Nuova Zelanda, Argentina, Bahrayn, Filippine, Thailandia, Quwayt, Marocco, Pakistan, Afghanistan e Tunisia. Taiwan “sarà trattato come se fosse un alleato importante non NATO“. Lo status conferisce una serie di vantaggi militari e finanziari altrimenti sono ottenibili dai Paesi non NATO.
La richiesta dell’Ucraina è stata ignorata. Ora è evidente che gli Stati Uniti non la considerano abbastanza importante da darle qualsiasi tipo di aiuto militare o economico Kiev non è in cima alle priorità della politica estera statunitense. Trump ha bisogno di risultati nella lotta al fondamentalismo islamico, la situazione in Donbas non ha alcuna relazione con le presidenziali, mentre gli eventi in Medio Oriente sì.
Si ricordino gli enormi accordi sulle armi del presidente degli Stati Uniti appena firmati con l’Arabia Saudita, e i piani sulla “NATO araba”? In confronto, l’alleanza con l’Ucraina comporta dolori e non benefici. Anche se non fosse così, corruzione e assenza di riforme mettono in dubbio l’efficacia di qualsiasi aiuto al Paese.
Non è un caso che Trump proponga di tagliare gli aiuti dell’USAID all’Ucraina del 68,8%. Secondo Transparency International, “l’Ucraina perde l’ultima occasione per dimostrare l’efficienza del suo programma anticorruzione. Al contrario, l’impunità dei funzionari corrotti del precedente regime e la pressione politica sulle istituzioni anticorruzione appena sviluppate, sono una grave preoccupazione per la comunità internazionale”.
Gli Stati Uniti sembrano aver attraversato il Rubicone nel rapporto con il partner. Altri membri della NATO hanno dato un aiuto molto limitato, principalmente inviando qualche attrezzatura ausiliaria. La Lituania è l’unico membro a consegnare armi, ma non può offrire molto praticamente. L’Ucraina non riesce ad ottenere sostanziali aiuti militari ed economici nella tipica forma da Stati Uniti e occidente. È in disgrazia ed è inaffidabile, e ciò confermato dal fatto che Kiev affronta gravi ostacoli nell’ottenimento dei prestiti dal FMI.
Essere ostili alla Russia non basta per continuare ad essere il giocattolo preferito dall’occidente, e non poteva durare per sempre. L’occidente si stanca dell’Ucraina e dei suoi infiniti problemi quando Kiev non ha sollevato un dito per risolverli in tanti anni. La decisione statunitense di eliminarla dagli aiuti gratuiti è un avvertimento molto serio. Kiev deve riesaminare urgentemente le proprie politiche nazionali ed estere o affrontarne le conseguenze.
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora


Il drammatico sondaggio sull'Ucraina

che allarma non poco le cancellerie occidentali




Secondo ‘Rating’: 85% degli ucraini è convinto di vivere in un paese nel caos.

L'ennesimo fallimento occidentale


di Eugenio Cipolla

C’è un sondaggio, arrivato stamattina sulle scrivanie delle maggiori cancellerie occidentali, che sta preoccupando e non poco coloro che tre anni fa appoggiarono senza se e senza ma la rivoluzione di Maidan, in Ucraina. Uno studio pubblicato dal gruppo sociologico “Rating”, che racconta di come gli umori della popolazione ucraina siano completamente diversi da quelli dei burocrati europei e dei funzionari americani, convinti di aver esportato la democrazia anche nell’ex repubblica sovietica.

La stragrande maggioranza degli ucraini sono scontenti, delusi e anche molto arrabbiati per la situazione che il paese sta vivendo nell’ultimo periodo. L’economia, sempre più soffocata dagli stringenti diktats della banca privata apolide sionista Fondo Monetario Internazionale, stenta a ripartire e assieme al mostruoso deprezzamento della valuta locale ha di fatto azzerato il potere d’acquisto degli ucraini. I quali, come ha mostrato il sondaggio di ‘Rating’, sono convinti nell’85% dei casi che il paese stia vivendo una fase di caos dal quale sarà piuttosto difficile uscire. Solo il 21% ritiene che il paese sia in una fase di sviluppo, ma sono numeri davvero banali rispetto al 75% che vede l’Ucraina in pieno declino.
Nell’ultimo anno, hanno sottolineato i sociologi di ‘Rating’, la maggioranza degli ucraini ha visto un deterioramento della propria situazione finanziaria. Oltre il 60% ha ammesso di non potersi più permettere di pagare le bollette per i servizi primaria, mentre il 97% (un numero davvero importante) ritiene che ci sia stato un sostanzioso aumento dei prezzi dei beni al consumo. Inflazione e zero crescita, dunque, stanno pian piano disilludendo gli ucraini dal sogno €uropeo di una vita migliore e meno grigia.

Il 65% degli ucraini addossa la colpa di tutto questo alla mancanza di professionalità e alla corruzione del governo attuale, ma c’è anche un 54% convinto che sia un problema derivato dalle operazioni militari nell’est del paese, mentre un altro 31% ritiene che sia l’incapacità della Verkhovna Rada, il parlamento del paese, ad aver portato l’Ucraina sul baratro. Cosa succederà con questa situazione così delicata è facilmente intuibile. Il rischio concreto è quello di una nuova rivoluzione, una nuova Maidan che capovolga ancora una volta i già fragili equilibri interni del paese. Il 70% degli intervistati da ‘Rating’ pensa che questa situazione possa portare a massicce proteste a livello nazionale, mentre il 40% parteciperebbe personalmente nel caso in cui vi fossero.
In questo quadro si colloca la volontà precisa di metà della popolazione ucraina (circa il 52%) che supporta lo scioglimento anticipato del Parlamento ed elezioni presidenziali anticipate. Se ciò dovesse accadere, a beneficiarne sarebbe Yulia Tymoshenko. Nel caso di legislative anticipate il 13,2% voterebbe il suo partito, Patria, seguito dal Blocco Poroshenko con l’11,3%, il Blocco d’opposizione con il 10,4% e il Partito Radicale con l’8,9%. Meno dell’8% otterebbero Samopomich (7,1%), in netta caduta con i trend del passato, il partito ultranazionalista Svoboda (6,4%) e quello di Mikhail Saakashvili (2,2%).

Per Tymoshenko si aprirebbero sicuramente le porte della Bankova, poiché in caso di presidenziali anticipate l’ex leader della rivoluzione arancione si confermerebbe in testa con il 15,2% delle preferenze, distanziando Poroshenko all’11,6% e Oleg Lyashko all’8,5%.

La linea dura contro il governo da parte della leader di ‘Patria’ sta dunque dando i suoi frutti. Da più di un anno la Tymoshenko si è sganciata dal governo e dalle politiche di Poroshenko, giudicato da molti una zavorra politica.

Al di là degli equilibri politici interni, leggendo i dati forniti da ‘Rating’ si capisce l’ennesimo e chiaro fallimento da parte dell’occidente, che ha portato dalla sua parte l’Ucraina sfruttando uno choc politico che andava gestito in maniera totalmente differente, evitando il riscorso a promesse funamboliche che con il tempo si sono dissolte.

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