domenica 12 maggio 2019

PIANI CIA ALL'ARIA grazie a PATRIOTTISMO e PROFESSIONALITA'

Alla fine, il 30 aprile la Casa Bianca ha dato il via all’operazione che si è rivelata il più grande scacco subito dalla CIA negli ultimi decenni.
Il Venezuela ha dimostrato che, anche nel caso di un Paese sudamericano soggetto ad embargo, lottare con patriottismo e professionalità può mandare all’aria i piani della CIA.





Venezuela: così il SEBIN ha incastrato la CIA


Il fallimento del colpo di Stato di Juan Guaidó in Venezuela, il 30 aprile e 1° maggio 2019, è stato possibile grazie all’infiltrazione delle reti di opposizione filo-USA. Non sono stati i 300 mila soldati cubani di cui parla John Bolton, e che nessuno ha mai visto, a svolgere il paziente lavoro, bensì il SEBIN, con il supporto di consiglieri russi.

| Bucarest (Romania)
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Dopo l’acquisizione, da parte del Venezuela, di aerei Su-30, di sistemi anti-aerei S-300, di carri T-72, di batterie costiere d’artiglieria russe, il comando degli Stati Uniti per l’America del Sud (UsSouthCom) ha messo in campo mezzi di spionaggio tecnologico (TechInt – intelligence tecnica) per valutare, analizzare ed interpretare le informazioni sui mezzi di combattimento dell’esercito venezuelano.

Si tratta di mezzi della categoria MasInt (Measurement and signature intelligence), che rilevano a distanza le vibrazioni, la pressione, l’energia calorica prodotta dai sistemi di combattimento, nonché di mezzi (ElInt) per le emissioni elettroniche dei sistemi radar e di radionavigazione, di cui sono equipaggiati i missili terra-aria, gli aerei e le navi militari del Venezuela.

La maggior parte degli strumenti di spionaggio è stata utilizzata per intercettare le reti di comunicazione (ComInt). L’Agenzia Nazionale d’Intelligence Elettronica (NSA) ha una rete chiamata Echelon, concepita per l’intercettazione e la registrazione delle comunicazioni via telefono, fax, radio e del traffico dati, grazie a satelliti-spia americani.

Il SouthCom ha potuto valutare, attraverso il ComInt, lo stato d’animo, la lealtà e l’insoddisfazione dei comandanti dell’esercito e dei capi delle autorità politiche centrali e locali. Ufficialmente Russia e Cina affermano di non aver inviato esperti di spionaggio e di controspionaggio in Venezuela. Una versione poco credibile, smentita dal fatto che da gennaio, ossia da quando gli Stati Uniti hanno introdotto l’autoproclamato impostore presidente Juan Guaidó, sembra che un super James Bond abbia preso in mano la direzione del contro-spionaggio venezuelano. Il Pentagono ha così dovuto prendere atto, per esempio, dell’interruzione del flusso di dati che arrivavano alla NSA attraverso il processo ComInt. Ebbene, il Venezuela non possiede una tecnologia tanto avanzata in grado di bloccare la ricezione dei satelliti della NSA.

Le operazioni in Venezuela sono perciò passate in mano della CIA, specializzata nell’HumInt (intelligence umana): lo spionaggio condotto da agenti statunitensi infiltrati, che a loro volta sfruttano reti d’informatori locali. Dopo poco tempo, però, il modesto servizio di contro-spionaggio venezuelano (SEBIN: Servicio Bolivariano de Intelligencia Nacional) è riuscito a umiliare la CIA. Soltanto in seguito gli Stati Uniti hanno scoperto che tutti i gruppi d' opposizione filo-USA [1] del governo di Caracas erano stati infiltrati da agenti del SEBIN.

Gli ufficiali del SEBIN infiltrati nella stampa finanziata dagli Stati Uniti hanno svolto attività di selezione e pubblicazione di strabilianti, quanto poco affidabili, notizie sull’evoluzione politica in Venezuela. Così alla CIA sono giunte non poche voci di “diserzioni”, per esempio l’intenzione di alcuni generali di primissimo piano di tradire il presidente Nicolas Maduro e di liberare gli oppositori politici arrestati.

Per conquistare la fiducia degli agenti della CIA, i membri del SEBIN hanno persino organizzato riunioni sediziose con i generali venezuelani, sotto il completo controllo del SEBIN e del controspionaggio militare. La “diserzione” del generale Manuel Figuera, capo del SEBIN, la liberazione di Leopoldo López [2] dagli arresti domiciliari, e la messa a disposizione di Juan Guaidó d' un plotone di soldati del SEBIN – oltre 1.000 militari – per prendere la guarnigione Carlota a Caracas, facevano parte dell’operazione d’inquinamento degli agenti della CIA, per convincere Washington del successo del colpo di Stato.

Alla fine, il 30 aprile la Casa Bianca ha dato il via all’operazione che si è rivelata il più grande scacco subito dalla CIA negli ultimi decenni. Il Venezuela ha dimostrato che, anche nel caso di un Paese sudamericano soggetto a embargo, lottare con patriottismo e professionalità può mandare all’aria i piani della CIA.



[1] In Venezuela esiste anche un’opposizione nazionale, che qui non è messa in causa.
[2] Leopoldo López è uno dei capi carismatici dell’opposizione. È stato eccellente sindaco della ricca città di Chacao. La sua famiglia appartiene all’équipe del miliardario dei media Gustavo Cisneros. Tutti costoro parteciparono attivamente al colpo di Stato contro il presidente Hugo Chávez. Leopoldo López è stato condannato per corruzione, dopo aver stornato fondi dalla società petrolifera [statale] PDVSA a beneficio del proprio partito politico. Era agli arresti domiciliari.

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