Plastica nel Lago di Garda: i polimeri
sono entrati nella catena alimentare
Secondo la rivista Current Biology, le microparticelle di polimeri sono già entrate nella catena alimentare degli invertebrati d’acqua dolce
Il Lago di Garda finisce sull’autorevole rivista Current Biology e, purtroppo, non per una buona notizia. Il più grande lago italiano, infatti, è invaso dalla plastica, da microparticelle di polimeri che rischiano di soffocarne la fauna ittica. L’allarme arriva da un pool di ricercatori guidato dai biologi Natalia Ivleva della Technische Universität di Monaco di Baviera e daChristian Laforsch dell’Università di Bayreuth che hanno scoperto come la plastica stia ormai entrando nella catena alimentare che
interessa gli invertebrati d’acqua dolce.
Nell’articolo pubblicato su Current Biology, una delle più autorevoli riviste di biologia al mondo, si parla di “un mondo di plastica nel cuore dell’Europa” e si spiega come la zona più a rischio sia quella delle spiagge settentrionali. Gli studiosi sono rimasti negativamente sorpresi dai tassi di inquinamento da polimeri riscontrati alle foci dei molti affluenti alpini che si gettano nel Lago di Garda.
Nell’articolo pubblicato su Current Biology, una delle più autorevoli riviste di biologia al mondo, si parla di “un mondo di plastica nel cuore dell’Europa” e si spiega come la zona più a rischio sia quella delle spiagge settentrionali. Gli studiosi sono rimasti negativamente sorpresi dai tassi di inquinamento da polimeri riscontrati alle foci dei molti affluenti alpini che si gettano nel Lago di Garda.
La quantità di microparticelle rilevata
nella parte settentrionale del lago è risultata essere dieci volte
superiore a quella delle acque a sud del bacino del Garda, il che
farebbe pensare che la plastica arriva dalle catena alpine vicine al
lago, quelle di Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto.
Ma c’è un’altra
pista che sembra essere più credibile e, cioè, che sia il vento Ora a
spingere i rifiuti dalla pianura lombardo-veneta verso nord, finendo in
quel vero e proprio “collo di bottiglia” che è l’estremità
settentrionale (e trentina) del Lago di Garda.
Ma anche questa non
sarebbe una buona notizia: significherebbe una presenza ancora più
massiccia nelle acque di pianura.
Fonte: Current Biology
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