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Il pensiero strategico cinese, nell’antichità e ai giorni nostri –  3^ parte




Terza parte: la virtù del paradosso

«Se ti pieghi ti conservi, se ti curvi ti raddrizzi, se t’incavi ti riempi, se ti logori ti rinnovi, se miri al poco ottieni (molto, N.b.) se miri al molto resti deluso.»1
Prima di liquidare questa sentenza di Lao Tze come prodotto di vacuo idealismo amante del paradosso, e forse anche un po’ decrescista (ma chi ci ha seguiti sin qua, ormai ha capito che così non è) confrontiamone l’ultima parte (“se miri al poco ottieni, se miri al molto resti deluso”) con uno dei 36 Stratagemmi cinesi, per la precisione col XII:
«Portar via (rubare, N.b.) la pecora che capita sotto mano.»
Questo stratagemma, appartenente alla sezione del contrattacco, e quindi adatta per chi, dopo essersi trovato in posizione di inferiorità, abbia la possibilità di passare all’azione, è un invito palese a non commettere l’errore di inseguire (il miraggio di) un grande vantaggio, rinunciando a qualcosa di molto meno consistente, ma che tuttavia è a portata di mano, e può essere ottenuto con sforzi minimi, a patto di sapersi accontentare.
Quindi, in questo caso, è la scelta dell’uovo oggi, piuttosto che la gallina domani… a patto che si afferri subito il primo uovo che capita, e si proceda subito oltre. Se invece si dovesse perdere tempo a scegliere, lo stratagemma si ritorcerebbe contro il suo utilizzatore. È anche un invito a non eccedere nella ricerca della perfezione.
Questo, come gli altri 35, può essere applicato a ogni campo, così come appunto avviene in Asia. Per esempio, scrivendo questo articolo così com’è, piuttosto che come ci piacerebbe che fosse (vale a dire molto più lungo, dettagliato, ricco di esempi storici, etc, ma anche più lento, laborioso e difficile da scrivere, e forse anche da assimilare) stiamo applicando il XII stratagemma e la frase di Lao Tze, prendendo la pecora che ci capita sotto mano, cioè accettando un articolo imperfetto, ma che ci costa (relativamente) poco sforzo scrivere, piuttosto che inseguire la chimera di un pezzo impeccabile, ma la cui possibilità (di essere scritto) è altamente aleatoria.
Andiamo oltre.
«Se ti pieghi ti conservi, se ti curvi ti raddrizzi, se t’incavi ti riempi, se ti logori ti rinnovi.» Tali principi, oltre ad avere una validità interiore (quindi ciò che andrebbe piegato, curvato, incavato e logorato sarebbe l’Io individuale, rispetto al Sé; cfr. l’espressione evangelica “Lui deve crescere, io, invece, diminuire.” Cfr. anche col mito di Narciso che, troppo innamorato di sé stesso, nel senso del proprio Io, finì per diventarne schiavo) ne hanno una esteriore.
È un invito che i maestri dell’arte della guerra, come Sun Tzu, Sun Pin e altri, hanno tradotto come necessità di essere flessibili, di adattarsi agli eventi per poi volgerli in proprio favore. Come abbiamo visto negli articoli precedenti:
«Così, chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante; chi è scostante, si mostri affabile. Adescate il nemico con la prospettiva di un vantaggio, e conquistatelo con la confusione. Se è solido, preparatevi a combatterlo; se è forte, evitatelo. Se è collerico, mostratevi cedevoli; se è umile, arroganti. Se è pigro, affaticatelo; se è compatto, disperdetelo. Attaccatelo quando è impreparato, e apparite all’improvviso.2»
Passiamo agli altri capitoli del Tao Te Ching, in modo da concludere questa trilogia introduttiva, per poi passare, col prossimo articolo, alle opere strategiche propriamente dette, e allo studio generale della materia.
«Chi sta sulla punta dei piedi non si tiene ritto, chi sta a gambe larghe non cammina, chi da sé vede non è illuminato, chi da sé s’approva non splende, chi da sé si gloria non ha merito, chi da sé s’esalta non dura a lungo. 3»
Come sopra.
«Quei che col Tao assiste il sovrano non fa violenza al mondo con le armi, nelle sue imprese preferisce controbattere. Là dove stanziano le milizie nascono sterpi e rovi, al seguito dei grandi eserciti vengono certo annate di miseria. Chi ben li adopra soccorre e basta, non osa con essi acquistar potenza. »4
In pratica un invito, sul piano esteriore, a usare metodi alternativi alla pura forza militare.
«Chi conosce gli altri è sapiente, chi conosce sé stesso è illuminato. Chi vince gli altri è potente, chi vince sé stesso è forte. Chi sa contentarsi è ricco, chi strenuamente opera attua i suoi intenti. A lungo dura chi non si diparte dal suo stato, ha vita perenne quello che muore ma non perisce.»5
Un invito a conoscere sé stessi, valido anche per uno stratega, o un condottiero: pensiamo a quanti imperi sono crollati come castelli di carte, solo a causa dei difetti caratteriali dei loro sovrani, che non hanno saputo vincere i nemici interiori come facevano con quelli esteriori. L’esempio più eclatante è quello di Alessandro Magno.
«Quei che vuoi che si contragga devi farlo espandere, quei che vuoi che s’indebolisca devi farlo rafforzare, quei che vuoi che rovini devi farlo prosperare, a quei che vuoi che sia tolto devi dare. Questo è l’occulto e il palese. Mollezza e debolezza vincono durezza e forza.  Al pesce non conviene abbandonar l’abisso, gli strumenti profittevoli al regno non conviene mostrarli al popolo. 6 Il Tao in eterno non agisce e nulla v’è che non sia fatto. 7»
Insegnamento puramente strategico, valido sia all’interno che all’esterno. Nel campo esteriore si può riscrivere la frase così: “se vuoi indebolire il nemico, fai in modo che si rafforzi ovunque/dove non deve, così facendo lo indebolirai nel (o nei) punto in cui intendi attaccare.” In ciò riecheggia il VI stratagemma: «Clamore a oriente, attacco a occidente.»

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Un esempio pratico aiuterà a capire. Durante la Seconda Guerra Mondiale, gli angloamericani avevano paura, sbarcando in Sicilia, di trovare forze tedesche eccessivamente forti. Così usarono uno stratagemma. Presero un cadavere, lo vestirono con l’uniforme di un ufficiale (o era un ufficiale per davvero: francamente non ricordiamo, ma non è così importante da andare a cercare informazioni più precise, dato che si tratta solo di un esempio) e lo spinsero in mare facendo in modo che finisse sulle coste spagnole.
Il cadavere aveva con sé dei piani (fasulli) di attacco in Sardegna. La Spagna, neutrale ma vicina all’Asse, riconsegnò il cadavere agli americani, ma questi si accorsero che il contenitore con i piani era stato aperto (dai servizi segreti tedeschi) così capirono che lo stratagemma aveva funzionato. Infatti, la Germania fece spostare delle truppe in Sardegna, e la Sicilia rimase praticamente sguarnita.
Gli americani fecero rafforzare i tedeschi, ma appunto nel posto sbagliato. Ecco come sia possibile danneggiare qualcosa rinforzandola. Le altre frasi, come quelle dei capitoli non citati, dovrebbero adesso risultare meno assurde, perciò andremo oltre senza soffermarci molto sui singoli capitoli.
«Progetta il difficile nel suo facile, opera il grande nel suo piccolo: le imprese più difficili sotto il cielo certo cominciano nel facile, le imprese più grandi sotto il cielo certo cominciano nel piccolo. »8
Qui è un invito sia a cogliere le opportunità, per quanto piccole, che a ricordare che i più grandi edifici sono costruiti grazie a piccoli mattoni.
«Non si balza in primo piano, se si vogliono sviluppare le proprie facoltà.»9
Questo è il segreto del potere delle lobby, degli speculatori finanziari dei nostri giorni, ma anche delle eminenze grigie del passato: lasciare le luci della ribalta ad altri, rinunciare alla gloria personale, ad apparire in primo piano, per poter manovrare da dietro le quinte.
Ha anche un valore prettamente militare, anche se non sembra, ma lo vedremo meglio con la prossima citazione. «In merito alla strategia vi è una sentenza: “non oso essere il padrone di casa, ma solo essere ospite. Non m’arrischio ad avanzare di un passo, ma solo a retrocedere.»10 Nel pensiero militare cinese, l’ospite è l’attaccante che invade il territorio nemico, il padrone di casa è il difensore. La frase riecheggia in quella del XXX stratagemma:
«Trasformarsi da ospite in padrone di casa.» Il commento tradizionale che si dà è questo: «Cogliere l’opportunità di infilare il piede nel varco, e impadronirsi del potere dell’avversario.» A questo si aggiunge una citazione dell’I-Ching: «Avanzare con gradualità» che ci svela l’arcano.
Si tratta, in altre parole, della necessità di essere prudenti quando si è in territorio nemico, e di non cercare di agire come padroni finché non ci si è assicurato sufficiente potere per farlo. È anche un invito a consolidare le proprie forze, prima di provare l’assalto finale. Ciò che non fece Hitler durante la campagna di Russia, insomma!
Vi lasciamo con quest’ultima citazione, che invita a controbattere non colpo su colpo, ma opponendo alla forza dell’avversario la cedevolezza (e viceversa) il che nulla ha a che vedere col porgere l’altra guancia!
«Nulla al mondo è più molle e più debole dell’acqua , eppur nell’abradere ciò che è duro e forte nessuno riesce a superarla, nell’uso nulla può cambiarla. La debolezza vince la forza, la mollezza vince la durezza.»11
Note:
1 Lao Tze – Tao Te Ching cap. 22
2 Sun Tzu – L’arte della guerra cap.1
3 Ibidem – cap 24
4 Ibidem – cap 30
5 Ibidem – cap 33
6 Ibidem – cap 36
7 Ibidem – cap 37
8 Ibidem – cap 63
9 Ibidem – cap 67
10 Ibidem – cap 69
11 Ibidem – cap 78

 



Il pensiero strategico cinese, nell’antichità e ai giorni nostri –  4^ parte



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Quarta parte: I 36 stratagemmi

Nati migliaia di anni fa (la datazione è incerta, e gli autori indeterminabili, visto che questi stratagemmi sono nati in epoche e in luoghi diversi, e solo successivamente sono stati codificati come un tutt’uno) i 36 Stratagemmi sono straordinariamente attuali. Per il momento ci limiteremo a elencarli, poi daremo alcune spiegazioni generiche, infine (nei prossimi articoli) li esamineremo a gruppi di sei (la suddivisione non è arbitraria, come diremo più avanti).
 
Ecco gli stratagemmi:

1) Il Primo: Attraversare il mare per ingannare il cielo
2) Il Secondo: Assediare Wei per salvare Zhao
3) Il Terzo: Uccidere con la spada presa a prestito
4) Il Quarto: Attendere riposati l’avversario affaticato
5) Il Quinto: Approfittare dell’incendio per darsi al saccheggio
6) Il Sesto: Clamore a oriente, attacco a occidente

7) Il Settimo: Creare qualcosa dal nulla
8) L’Ottavo: Avanzare di nascosto verso Chengchan
9) Il Nono: Osservare l’incendio dalla riva opposta
10) Il Decimo: Celare un pugnale dietro un sorriso
11) L’Undicesimo: Far appassire il prugno al posto del pesco
12) Il Dodicesimo: Portar via la pecora che capita sotto mano

13) Il Tredicesimo: Battere l’erba per spaventare i serpenti
14) Il Quattordicesimo: Prendere a prestito un cadavere per rifondervi lo spirito
15) Il Quindicesimo: Snidare la tigre dalla montagna
16) Il Sedicesimo: Allentare la presa per serrarla
17) Il Diciassettesimo: Lanciare un mattone per ottenere una giada
18) Il Diciottesimo: Catturare i banditi agguantandone il leader

19) Il Diciannovesimo: Togliere la legna da sotto il pentolone
20) Il Ventesimo: Intorbidire l’acqua per catturare i pesci
21) Il Ventunesimo: La cicala dorata abbandona il guscio
22) Il Ventiduesimo: Chiudere le porte per catturare il ladro
23) Il Ventitreesimo: Allearsi ai lontani per attaccare i vicini
24) Il Ventiquattresimo: Fingersi di passaggio per attaccare Guo

25) Il Venticinquesimo: Rubare la trave, sostituire la colonna
26) Il Ventiseiesimo: Additare il gelso per maledire la sofora
27) Il Ventisettesimo: Fingersi stolti ma non pazzi
28) Il Ventottesimo: Far salire sul tetto e portar via la scala
29) Il Ventinovesimo: Far spuntare i fiori dall’albero.
30) Il Trentesimo: Mutarsi da ospite in padrone di casa

31) Il Trentunesimo: Stratagemma della bellezza femminile
32) Il Trentaduesimo: Stratagemma della città vuota
33) Il Trentatreesimo: Stratagemma della spia che torna sui propri passi
34) Il Trentaquattresimo: Stratagemma dell’autolesionismo
35) Il Trentacinquesimo: Concatenamento di stratagemmi
36) Il Trentaseiesimo: La fuga è lo stratagemma migliore

E adesso alcuni cenni generali. Sono suddivisi in 6 gruppi di 6 stratagemmi, che vengono così a essere raggruppati, rispettivamente in:
Stratagemmi delle battaglie vincenti; delle battaglie di contrattacco; delle battaglie d’attacco; delle battaglie per confondere; delle battaglie d’avanzamento; delle battaglie perse.
I numeri non sono casuali, non per i cinesi: il 6 è lo yin, il polo femminile, oscuro, morbido, debole (ma non per questo innocuo!) dell’esistenza. Corrisponde all’esagramma dell’I-Ching, “La lite”, caratterizzato dall’avere in alto la linea del Cielo, e in basso quella dell’Acqua (rimandiamo agli articoli precedenti, per maggiori chiarimenti). Il 36, nell’I-Ching, è l’Ottenebramento della luce, ed è caratterizzato, all’opposto del 6, dalla Terra (l’opposto del Cielo) in alto e dal Fuoco (l’opposto dell’Acqua) in basso.
In altre parole, i 36 Stratagemmi sono frutto del paradosso, della contraddizione apparente, che però si armonizza. Nulla di strano: senza paradosso non vi possono neppure essere stratagemmi, i quali sono applicabili solo in presenza di errori o comunque debolezze nemiche, e servono a ribaltare una situazione altrimenti disperata, oppure da rendere più vicina una vittoria altrimenti comunque difficile da raggiungere, perfino se si è in vantaggio.
Non è un caso, ancora, che la prima serie (stratagemmi delle battaglie d’attacco) sia basata su una situazione favorevole, all’opposto dell’ultima serie (delle battaglie perse). Ancora: il primo (Attraversare il Mare per ingannare il Cielo) è palesemente diverso dall’ultimo (la fuga è lo stratagemma migliore). Il primo lo si usa per vincere, l’ultimo per salvare quanto meno la pelle.
Dal prossimo articolo li esamineremo un gruppo per volta. 

Per il momento ci limiteremo a osservare che spesso gli stratagemmi recano come commento ulteriore anche uno dei 64 esagrammi dell’I-Ching, cosa che rafforza il parallelismo fatto sopra.
Per quanto possibile, cercheremo di approfondire questo legame, magari accennandovi nel corso degli articoli, ma riservandoci una disamina più approfondita alla fine di questa serie di pezzi inerenti alla strategia cinese. Del resto abbiamo già fondato questa serie, così ci sembra, su solide basi, riservando i primi 3 articoli al Taoismo e al Tao Te Ching.
Sarebbe pertanto eccessivo affliggere coloro che fossero interessati solamente alla parte strategica, anche degli articoli sull’I-Ching che, lo ripetiamo, non è da considerare una specie di strumento per leggere i fondi di caffè, ma solo un mezzo, usato dai cinesi prima, da gente di ogni tipo ed estrazione poi, per leggere dentro di sé e analizzare gli eventi, da quelli più importanti a quelli di tutti i giorni.

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