venerdì 27 marzo 2015

ECCO I NOMI DEI MANDANTI DELL'OMICIDIO DI JFK (mandanti sinarchici)

 



Come confermato da verticistiche fonti latomistiche anche nel suo poderoso tomo in libreria "MASSONI Società a responsabilità illimitata" dal Dr. G. Magaldi, Gran maestro del GOD (Grande Oriente Democratico), i mandanti dell'omicidio di Stato del Presidente John Fitzgerald Kennedy furono gli alti grembiulini della futura nascente super loggia internazionale Ur-lodge "Three Eyes" …….. leggete tutto con grande pazienza e potrete annotarVi i nomi uno per uno, cercate e troverete altri riscontri ……. buon horror movie !!!!                 deca


ALCUNI DEI MANDANTI DELL'OMICIDIO
DI J.F. KENNEDY SONO ANCORA AL POTERE



C’era un patto segreto tra Kennedy e Khruscev: mettere fine alla guerra fredda, disarmare i missili nucleari e collaborare persino nelle missioni spaziali. L’uccisione di Jfk mise fuori combattimento anche il leader sovietico. Da allora, per decenni, sia a Mosca che a Washington hanno comandato i falchi.
Chi erano, negli Usa?
Politici, ma in realtà emissari dell’élite finanziaria: Wall Street.
Con alle spalle personaggi oscuri, già in affari con la Germania nazista, che dopo la guerra reclutarono nei loro servizi segreti la crema dell’apparato hitleriano di intelligence. Lo sostiene il giornalista investigativo tedesco Mathias Broeckers, autore di un nuovo dirompente libro-inchiesta sulla fine di John Fitzgerald Kennedy: nel 1963, dice Broeckers, è come se fosse finita la democrazia americana, congelata da un colpo di Stato.
«In America, la democrazia effettiva tornerà solo quando verrà completamente “sdoganata” la verità sull’omicidio di Dallas». Un giallo per il quale l’allora braccio destro di Nixon, Roger Stone, oggi accusa nientemeno che l’ex presidente George Bush, uomo di Wall Street e dei petrolieri texani. Suo figlio, George Walker, gestirà poi l’altro grande “terremoto opaco” destinato a cambiare il mondo, l’11 Settembre.
Mathias Broeckers
La Cia, dichiara Broeckers in una lunga intervista concessa a Lars Schall e riportata su “Come Don Chisciotte”, era in realtà uno strumento degli interessi finanziari fin dall’inizio.  Missione dell’intelligence: operazioni segrete, di cui informare – non sempre, e non completamente – il presidente.
«Dal momento che il “padre” della Cia Allen Dulles era un avvocato di Wall Street e suo fratello John Foster guidava la politica estera, le operazioni sotto copertura sono state un affare di famiglia gestito dai fratelli Dulles e i loro clienti di Wall Street su ordine di precise Ur-lodges neoaristocratiche. Questo è quello a cui Jfk cercò di porre termine e quello che lo ha condannato a morte». I clienti Dulles, aggiunge Broeckers, erano i banchieri e le grandi società, che erano in ottimi rapporti d’affari con la Germania nazista negli anni ‘30 e anche durante la guerra.
«Alcuni di loro, come Prescott Bushnonno di George W. – sono stati incriminati per “aver collaborato con il nemico”.
E Allen Dulles, capo della Oss in Svizzera durante la guerra, ha organizzato un sacco di questi rapporti», compresa «l’integrazione segreta del capo delle spie naziste Reinhard Gehlen e di alcune centinaia di suoi ufficiali delle Ss nell’esercito degli Stati Uniti», per la costituzione dell’apparato Cia.
Tutto questo, Dulles l’ha fatto «in privato, senza alcuna posizione ufficiale», tra il 1945 e il 1947, «dal suo ufficio al “Council on Foreign Relations”». E’ funque «una perfetta ironia, o meglio un grande cinismo», il fatto che sia stato il pupazzo dei petrolieri del Texas, Lyndon Johnson, a incaricare Allen Dulles, nemico di Kennedy, per gestire la Commissione Warren, incaricata di fingere di indagare sull’attentato.
«Dal momento che aveva funzionato così bene ci hanno riprovato, questa volta senza successo», quando hanno tentato di piazzare “Bloody Henry” Kissinger alla guida della commissione d’inchiesta per l’11 Settembre.
Il blackout democratico dell’America comincia dunque il 22 novembre 1963.
Per un motivo molto preciso, secondo Broeckers: dopo lo stop dei test nucleari, Jfk aveva annunciato ai suoi confidenti che sarebbe andato a Mosca, dopo la rielezione, per negoziare un trattato di pace. In pubblico aveva già annunciato di voler fermare la corsa agli armamenti, al fine di porre fine alla guerra fredda. In un memorandum della National Action Security aveva parlato di una collaborazione con i russi nello spazio. Dopo lo scambio di lettere segrete con Khruscev, che ha concluso la crisi dei missili, era in buoni rapporti con il leader sovietico, che al Cremlino aveva chiesto allo stesso modo il disarmo.
La morte di Jfk ha incoraggiato gli estremisti sovietici a sbarazzarsi di lui.
«Con Kennedy vivo, Khruscev sarebbe rimasto al potere e la guerra fredda avrebbe potuto essere conclusa negli anni ‘60. Ecco perché la morte di Jfk ha ancora importanza: è il crimine più importante della seconda metà del 20° secolo ed ha segnato in un certo modo la fine della Repubblica americana. Da allora il complesso finanziario-militare-industriale ha comandato, e nessun presidente dopo Jfk ha avuto le palle per sfidarlo».
Il giornalista tedesco, che ha alle spalle decine di saggi e lavora attualmente per il quotidiano “Taz” e la webzine “Telepolis”, insiste sulla ragione capitale – interamente geopolitica – dell’omicidio Kennedy: «Jfk aveva fatto passi definitivi per porre fine alla guerra fredda. Aveva negato il coinvolgimento dell’esercito nella Baia dei Porci, ereditato dal suo predecessore; aveva risolto la crisi dei missili a Cuba attraverso il contatto diretto e segreto con Khruscev; aveva assicurato uno stop ai test nucleari coi sovietici e aveva ordinato il ritiro dal Vietnam.
Tutto questo contro la volontà dei militari, della Cia, e anche di molti membri della sua amministrazione». Era un uomo pieno di nemici: i “comunisti incalliti” in Russia, Cina e Cuba, ma anche gli israeliani, cui Jfk aveva dismesso le armi nucleari. Ce l’aveva con lui pure la sionista aschenazita (Warburg & Co.) Federal Reserve, a causa della sua idea di un nuovo dollaro “del governo”, con copertura in argento, sottratto al controllo dei banchieri.
E poi la mafia, a causa della sua rinuncia a invadere Cuba: le “famiglie” speravano di «riavere indietro i loro casinò e bordelli». Altri nemici, i sudisti razzisti, che non perdonavano a Kennedy l’impegno per i diritti civili. «Ma nessuno di loro – avverte Broeckers – aveva i mezzi e le opportunità per l’omicidio e, soprattutto, i mezzi per coprire il tutto negli anni». Chi aveva quei mezzi?
«Solo la Cia e l’esercito per la realizzazione, e l’Fbi e l’amministrazione Johnson per la copertura».
Ormai la verità sta venendo a galla, dopo decenni di reticenze e depistaggi. Le prime crepe negli anni ’80, quando si è scoperto che erano falsi i tesserini dell’Fbi esibiti ai poliziotti sulla Dealey Plaza di Dallas. Responsabile della stampa di quei documenti era la “divisione tecnica” della Cia, presieduta da Sidney Gottlieb, famoso per il progetto “Mk ultra”, attività di manipolazione mentale con ipnosi, sieri della verità, Lsd e messaggi subliminali. 
Tesserini falsi, su cui non indagarono mai né l’Fbi né la Commissione Warren. «Questo fatto da solo esclude che la mafia, i russi, i cubani, i cinesi o altri assassini autonomi abbiano fatto questo di proprio conto: e anche se questi gruppi fossero stati in grado di ottenere tesserini autentici dei servizi segreti, il fatto che questa contraffazione non sia stata investigata porta immediatamente l’Fbi di Hoover in cima agli indagati».
Oggi, il team tecnico dell’Arrb (Assassination Records Review Board) ha stabilito al di là di ogni dubbio che l’autopsia e le radiografie di Kennedy, custodite negli archivi nazionali, sono state manipolate: «Nessun mafioso, banchiere o cubano sarebbe stato in grado di farlo».
Quei falsi clamorosi, continua Broeckers, sono stati fabbricati all’ospedale militare di Bethseda, dove l’autopsia di Jfk è stata supervisionata da Curtis LeMay, il capo di stato maggiore dell’esercito americano, che era «uno dei nemici più accaniti di Jfk». LeMay era in vacanza a pescare, e quando ha avuto notizia della sparatoria di Dallas «è tornato a Washington subito – non per un’emergenza militare, ma per sedersi nella sala autopsie e fumarsi un sigaro», al cospetto del cadavere del suo nemico.
Eppure, «le false immagini e radiografie, presentate da allora ad ogni ricercatore, sono una delle ragioni principali per cui la “teoria del proiettile magico” poteva reggere per così tanto tempo: solo i militari, da cui sono state fatte quelle foto e radiografie, erano in grado di organizzare quei falsi e metterli in archivio». Sempre grazie all’Arrb, ormai ci sono diverse prove che sia stato manipolato, il giorno dopo l’assassinio, persino il famoso filmato realizzato quel giorno a Dallas da un testimone, il sarto Abraham Zapruder, munito di cinepresa.
«Tuttavia, anche l’attuale “originale” sembra mostrare chiaramente un colpo da davanti, dalla collinetta erbosa – dato che il falso non era perfetto». E il fatto che alla Commissione Warren sia stata mostrata solo una brutta copia in bianco e nero «indica che gli autori erano consapevoli di ciò». Altra prova della copertura: per anni, nessuno ha saputo che il film di Zapruder era stato poi acquistato dal gruppo Time/Life, esattamente come quello di un altro videomaker amatoriale, Orville Nix, il cui film è stato acquisito dalla United Press e fatto scomparire.
Il risultato della Commissione Warren è stato chiaro fin dall’inizio, perché la commissione non ha fatto nessuna indagine diretta e dipendeva interamente dai dati forniti dall’Fbi. «Hoover sapeva delle numerose tracce lasciate dalla Cia; nel caso, sapeva che avevano portato prove false di viaggi fatti da Oswald in Messico per accusarlo di essere comunista – e ha concluso, solo due giorni dopo la sparatoria, che a Dallas c’era solo il tiratore solitario Lee Harvey Oswald».
Hoover odiava i Kennedy, in particolare il suo capo Robert Kennedy, ed era il responsabile principale dell’operazione congegnata per incastrare Oswald e coprire il caso. La Cia, aggiunge Broeckers, ha fabbricato le prove false per quella che Peter Dale Scott (“La politica sommersa e la morte di Jfk”) chiama “la fase 1 della copertura”, cioè il collegamento “comunista”, quello che ha permesso a Lyndon Johnson – gridando al pericolo di una guerra nucleare – di premere sui membri della commissione per far loro prendere posizione e assicurarsi così il successo della “fase 2”, ovvero il risultato della loro pseudo-inchiesta: lo “squilibrato” Oswald, un pazzo solitario.
«Tra tutti i crimini – osserva Broeckers – l’omicidio è quello con il maggior numero di casi risolti dai tribunali: non ci sarebbe stato alcun bisogno di tutte le coperture degli ultimi 50 anni se Lee Harvey Oswald fosse stato un pazzo solitario». Perché era necessario che Jack Ruby lo uccidesse? «Si conoscevano bene. E dato che Oswald era una risorsa di Fbi e Cia, doveva essere messo a tacere prima che potesse parlare». Ma attenzione: non c’era solo il piano per uccidere Kennedy a Dallas. Ce n’era almeno un altro, in programma per una visita di Kennedy a Chicago. «Era un complotto con evidenti parallelismi con quello di Dallas – un ex marine preparato come capro espiatorio, che ottenne un posto di lavoro in un edificio alto sul percorso che il corteo doveva percorrere un po’ di settimane prima, e che si era addestrato con gli esuli cubani, come Oswald». Andò a monte. «Per caso, i tiratori scelti furono avvistati da un albergatore e la visita di Chicago fu annullata». Perché Jfk morì proprio il 22 novembre 1963? Il giornalista tedesco non ha dubbi: «Aveva fatto un cambiamento radicale, da presidente, verso una politica di riconciliazione e di pace. Aveva fatto arrabbiare i nemici, in campo militare e nella Cia. E quando ha annunciato la fine della guerra fredda, nel suo discorso del 10 giugno 1963, si è condannato a morte».
Per il giornalista, questa motivazione è decisamente più forte di qualsiasi altra, compresa quella – pure rilevante – del coinvolgimento sistematico della mafia in parecchie operazioni targate Cia. «Dal “Progetto Luciano” nel 1943 – l’aiuto del boss della mafia imprigionato Lucky Luciano, all’invasione della Sicilia – la mafia è diventata lo strumento preferito della Cia per le operazioni segrete e per generare fondi neri dal business della droga: dovunque arrivava l’esercito Usa o la Cia stava facendo “cambiamenti di regime” – accusa Broecker – i soldi della droga erano essenziali per il finanziamento delle operazioni, dal Sud-Est asiatico negli anni ‘60 fino ad oggi in Afghanistan».
E dal momento che l’agenzia governativa di Langley «non può vendere la “roba” direttamente, ha bisogno dei mafiosi per farlo, e ottenere la loro quota per finanziare i signori della guerra», chiamati a seconda dei casi “combattenti per la libertà” o “terroristi”. Illuminante il caso di aziende come la Permindex, che è stata «una società di copertura per la Cia, l’Mi6 e il Mossad», perfettamente utile come «linea per il riciclaggio di denaro e il traffico d’armi». Continua Broecker: «Hanno lavorato insieme alla banca Meyer Lansky in Svizzera, che era gestita da Tibor Rosenbaum, che ha gestito la maggior parte del traffico d’armi del Mossad». Jim Garrison, il procuratore di New Orleans incaricato di indagare sull’omicidio Kennedy, stava andando nella giusta direzione? «Certo, perché Clay Shaw, proprietario del “New Orleans International Trade Mart” e uno dei direttori di Permindex, stava chiaramente lavorando con la Cia. Ecco perché il caso di Garrison è stato sabotato da Washington fin dall’inizio».
Determinante la disponibilità omicida dell’intelligence “deviata”, e facilmente spiegabile: «Gli uomini dei servizi segreti erano per lo più sudisti, che rifiutavano profondamente la politica dei diritti civili di Jfk. Hanno gestito la sicurezza a Dallas in modo molto blando». Abraham Bolden, il primo afro-americano che Jfk aveva portato ai servizi segreti nel 1961, dice che quando ha provato a contattare la Commissione Warren per parlare dell’atteggiamento razzista dei suoi colleghi è stato incriminato da falsi testimoni corrotti e incarcerato. Oltre alla falsificazione dell’autospia e delle radiografie all’ospedale di Bethseda, i militari furono decisivi anche nell’alterare la testimonianza dei medici. Pressioni, depistaggi, manipolazioni. «I primi interrogatori di Marina Oswald non erano della polizia di Dallas, ma di ufficiali dell’intelligence militare, che hanno anche fornito un traduttore di dubbia serietà per le sue testimonianze ed hanno contribuito in primo luogo a incastrare Oswald».

  

Da dove sono venuti i fondi per il colpo di Stato? Mathias Broeckers fa i nomi di due miliardari, i petrolieri texani Haroldson L. Hunt e Clint Murchison: «Sono i più probabili finanziatori, anche se non ci sono prove». Si sa che paragono di tasca loro l’annuncio sul giornale Dallas il giorno prima della visita, che indicava Kennedy come comunista e traditore. «Odiavano profondamente Jfk e avevano Lyndon Johnson in tasca, la loro assicurazione che tutto sarebbe stato coperto in modo corretto». Un nuovo e ben documentato libro di Richard Belzer (“Hit List”) elenca 1.400 persone con una connessione con l’omicidio e, nei primi tre anni dopo l’assassinio, 33 di loro sono morti per cause non naturali. «La probabilità che questo accada per caso è di 1 su 137 miliardi».
Ergo: l’unica spiegazione ragionevole è proprio quella del colpo di Stato, denunciato dallo stesso Gore Vidal quando dice che negli Usa ormai comanda «un sistema con un unico partito e due destre», sorretto dai grandi media che «fanno il lavaggio del cervello alla popolazione 24 ore al giorno e promuovono le guerre per il dominio imperiale globale», incluse le «operazioni segrete in tutto il mondo per garantire questo predominio». E questo, conclude Broeckers, andrà avanti «finché la verità sull’operazione segreta, il colpo di Stato contro la presidenza di Jfk, verrà tenuta nascosta».