lunedì 25 agosto 2014

DON FRANCESCO FONTANA - "STAN" - PAGA X UCCIDERE GLI UCRAINI IN SAFARI




Francesco Saverio Fontana

Su internet si presenta come Francoise Xavier Fontaine (pare una falsa bandiera, il profilo facebook è stato poco dopo cancellato e quindi risulterebbe un riferimento non attendibile), è amico e sodale del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie.
Notate la prima foto in alto con il ciondolo col simbolo nazista della Runa othala ("di Odal"), vessillo del movimento di Delle Chiaje.
È un’esponente di CasaPound Italia (lui asserisce di no ..., da verificare) che tiene i collegamenti con gli squadristi neonazisti ucraini almeno da marzo 2014.
Ha partecipato alla strage di Odessa: “Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog”.
Fontana è protetto dal servizio segreto italiano AISE e probabilmente anche dai carabinieri. Probabilmente, da come si può evincere dal curriculum, ha anche operato come schedatore di operai e sindacalisti presso la FIAT, a sua volta una struttura collegata a Gladio.
Non è una novità che CasaPound Italia abbia simili legami con il mondo dei militari, i carabinieri e i servizi segreti. (Gladio) .... [Mossad ???]
Il vicepresidente di CasaPound Simone Di Stefano è figlio del noto ‘esperto’ informatico-tecnologico Luigi DiStefano, il cui principale lavoro ‘scientifico’ è consistito nel fare accreditare la strage di Ustica ai Libici.
Ma non è un caso, DiStefano senior ha lavorato per industrie nucleari e belliche italiane.
Il 10 marzo (2013), Missione in Ucraina per CasaPound Italia. Il leader del movimento, Gianluca Iannone, e il presidente di Solidarité Identites, Sebastien Manificat, sono infatti a Lvov per una due giorni di conferenze.


TRADOTTO CON GOOGLE TRASLATOR

Safari fascista: gli stranieri pagano per

il diritto di uccidere gli ucraini (video)

 

Фашистское сафари: иностранцы платят за право убивать украинцев (видео) | Русская весна


L'altro giorno la milizia della Repubblica popolare di Donetsk ha riferito sull'eliminazione di due avamposti dell'esercito di Kiev vicino a Donetsk. 
Secondo il ministro della Difesa Igor Strelkov DNR (ndr. ora non è più lui il ministro), uno dei posti di blocco ha catturato persone in mimetica NATO e con passaporti stranieri, mercenari ipoteticamente. 
[ndr.: deca : forse il signor F.Saverio Fontana è ora prigioniero dell'esercito di liberazione della Novorossiya ???]
Anche se negli ultimi mesi di punizioni ci sono quelli che non ricevono soldi da Kiev - al contrario sono disposti a pagare per l'opportunità di sparare impunemente a persone inermi. 
Le autorità ucraine hanno trasformato una zona di guerra nel Parco estremo d'intrattenimento per i turisti stranieri.
Training Day Battaglione "Azov" su una delle basi in Berdyansk. 
Di mezza età, gravato da una giacca a prova di proiettile, uomo scuro con un fucile d'assalto Kalashnikov è stato soprannominato Don. Francesco Fontana - una delle diverse centinaia di avventurieri occidentali che sono volati nell'Ucraina in guerra, come un avvoltoio, seguendo l'odore del sangue. 
53enne italiano - thriller "Legione straniera" - parla con entusiasmo di come ha sbriciolato barricate della milizia durante il battesimo di fuoco vicino a Mariupol.
"Io sono un volontario, il denaro non viene ricevuto. Ho pagato il biglietto per venire in Ucraina. Questa esperienza l'ho sognata tutta la mia vita, ho sognato su di essa. 
Non c'è spazio per i sentimentalismi. 
Questa è la guerra. 
Sono qui per uccidere" - dice Fontana.
Tatuato sul suo avambraccio uno squalo nero (vedi il video qua sotto). Delinquente italiano in gioventù, era un membro dei circoli radicali. In età matura Fontana ha gettato una carriera da manager nello showroom ed è andato a Kiev, a Maidan. 
E 'entrato a far parte del "Settore Destro", e poi è diventato un membro del battaglione "Legione straniera" "Azov", che le autorità di Kiev hanno creato su ordine dei consiglieri di Washington.
 

"Queste persone non nascondono che stanno uccidendo persone innocenti e considerano gli ucraini come Papuani, come una sorta di animale su cui è possibile acquistare una licenza per sparare", - ha detto Vladimir Rogov, il leader della Guardia slava, co-presidente del "Fronte Popolare" Nuova Russia.
Il fatto è che gli stranieri sono davvero in Ucraina per uccidere per piacere e sono pronti a pagare per loro stessi, dice un ex dipendente della Blackwater USA, Stan Patton.  
Nel suo Twitter, condivide citazioni: colpo di obice - $ 100 dal serbatoio - $ 200, un colpo del paese è stimato a 350 dollari.
Ecco a voi un altro luminoso rappresentante d'una banda internazionale al servizio di Kiev - il'37enne svedese Mikael Skilt "Mike"
Dal comando del battaglione "Azov", che riporta al Ministro degli Affari Interni Avakov, ha ricevuto un premio per l'uccisione di miliziani donbassiani. 
Lo Sniper svedese non nasconde il viso.

Nella base del battaglione Azov a Berdyansk c'è l'incredibile "Mike" con pizzetto e capelli biondi da vichingo. Ex tiratore scelto dell'esercito svedese è venuto a fare il cecchino in Ucraina, dopo aver visto le immagini dei sanguinosi scontri a Maidan.
I filo russi gli hanno messo una taglia sulla testa di 5 mila €uro, cifra importante da queste parti. E lui fa spallucce: "Non li temo. Se vogliono vengano a prendermi".
Alle sue spalle l'esperienza del servizio nell'esercito svedese e della Guardia Nazionale. In Ucraina - dal Maidan. 
Aderito anche il "settore giusto" e, insieme ai suoi combattenti è andato al funzionamento a Kharkiv. Ora è un cecchino dello stesso battaglione "Azov".
Gentaglia internazionale arriva in Ucraina grazie all'abile selezionatore - 46enne francese Gaston Besson
Si pubblicizza su internet con l'offerta di partecipare al "safari" sanguinoso in Ucraina. 

Gaston Besson
qua la sua presentazione in guanti di velluto de Il Giornale : http://vimeo.com/99620396

"Vi invitiamo a partecipare al Battaglione " Azov "
Non si paga e siamo pronti a soddisfare voi a Kiev. 
Da voi ho bisogno d'informazioni sulla vostra situazione familiare e sociale. Fateci sapere se siete pronti a partecipare alle battaglie stesse, oppure se vorrete formare giovani soldati. 
Al suo arrivo a Kiev, si otterrà il numero di contatto del nostro personale di lingua inglese. Sonno, alimentazione e altro - sulla nostra base nel sud-est, "- ha detto nell'annuncio.Originario del Messico, ha servito nella commando francese e forze speciali nel sud est asiatico. Membro di tre colpi di stato e due guerre. 
Laos, Birmania, Suriname ... Nel 1991, la stessa uccisione mercenario dei serbi in Croazia, e poi - in Bosnia.
"Nella ex Jugoslavia, la sua unità ha la più grande crudeltà e la spietatezza dei serbi, tra cui la popolazione civile", - ha detto Vladimir Rogov.
Il veterano francese Besson rivela: "Ogni giorno ricevo decine di mail di richiesta, ma ne scarto il 75%. Chi vuole unirsi a noi deve acquistare il biglietto aereo con i propri soldi. E poi superare a Kiev un periodo iniziale di addestramento prima di essere mandati in prima linea. Non vogliamo fanatici, gente dal grilletto facile, drogati oppure ubriaconi. Abbiamo bisogno di idealisti senza paga, non di mercenari prezzolati". - ha detto Gaston Besson.
Questi maestri nella somministrazione di lavoro sporco degli Stati Uniti attrae mercenari da tutti i punti caldi - Afghanistan, Iraq e Siria. 
E' noto che, per i primi 9 mesi della presidenza Obama, il numero di mercenari in gestioni estere è aumentato di due volte e mezzo. La strategia di consiglieri americani, che implementano le autorità ucraine, comporta un aumento del numero di mercenari stranieri nel sud-est dell'Ucraina.



  

Inna Kukurudzka, nata il 18 luglio 1966, madre di Marina e Irina
Assassinata il 2 giugno 2014 a Lugansk dai nazi-atlantisti celebrati dai fascisti di Casapound


http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html


Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario

Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter




Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:

Volontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).

Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:

Scritto da noreporter Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev


Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici.

Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.

Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.

Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.

All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).

Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.

Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.

L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.

Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.

Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:

- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?

Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.

Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.

Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.

E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.

Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).

Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).

Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.

Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.

- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.

Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .

- “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.

- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).

Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.

“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.

Insiste Yarosh:

“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.

E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……

“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco -  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.

In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni

- no alla NATO;

- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;

- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;

- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.

Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.

“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.

“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.

“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.

“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”

E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”

Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.

A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.

Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19




I macellai di Pravy Sektor e i mercenari

neofascisti italiani all’ombra dei servizi

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La strage di Odessa avvenuta il 2 maggio scorso dopo l’assalto del Palazzo dei Sindacati da parte dei militanti neonazisti di Pravy Sektor è stata documentata da foto raccapriccianti e da filmati degni dei peggior film splatter di serie B: corpi dati alle fiamme, uomini e donne uccisi col cranio sfondato a bastonate, corpi macellati a mani nude, con similitudini che ricordano molto i pogrom antiebraici perpetrati dalle SS nell’ex Unione Sovietica durante l’Operazione Barbarossa, come la giovane donna strangolata col figlio in grembo. Questi episodi – documentati da filmati che circolano sul web – nonostante la stampa sia stata incerta sui motivi scatenanti della tragedia o sull’identità dei carnefici, hanno indignato l’opinione pubblica. Ad eccezione di pochissime pubblicazioni online o di giornalisti come Giulietto Chiesa, in prima linea nello smascheramento dell’offensiva unipolarista statunitense che avanza truccata da «crociata per i diritti civili», periodici come l’ex quotidiano del Pci l’Unità, ora vicino al Pd, sono arrivati ad incolpare le vittime, cioè gli attivisti anti-golpisti, schierandosi col governo filo-Ue e filo-Usa autoinsediatosi a Kiev, lo stesso che permette tali scempi.

La notizia che questa settimana, sempre dalla giovane Repubblica Popolare di Donetsk, ha acceso gli animi è stata la scoperta dell’esistenza di mercenari provenienti dal nostro Bel Paese e da vari paesi d’Europa, tutti di provata fede neofascista, che hanno partecipato alla mattanza descritta sopra, confermato da vari video. Lo “scoop” è del giornalista Franco Fracassi per il Popoff Globalist, che riprende le rivelazioni pubblicate da Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica Aurora. Fracassi ha rivelato che vi sono «Volontari italiani [che] combattono in Ucraina inquadrati nelle file degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor», e uno di questi, secondo il giornalista, sarebbe Francesco Saverio Fontana, alias François Xavier Fontaine, nome di battaglia “Stan”. Massiccio, con indosso una felpa di CasaPound Italia (CPI) – nonostante questi neghi categoricamente di esserne un militante – e la tuta mimetica e il l’avambraccio tatuato dalla scritta, che è tutto un programma, «Si vis pacem para bellum» (“Se vuoi la pace prepara la guerra”), Fontana ammette di esser stato coinvolto negli scontri del 2 maggio: «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta Svaraslog», scrive il neofascista, anche se non si capisce distintamente se si riferisca agli scontri in piazza o allo scempio al Palazzo dei Sindacati. Una cosa è certa: Fontana è amico sia di Gabriele Adinolfi, intellettuale neofascista fondatore negli anni ’70 del gruppo nazional-rivoluzionario Terza posizione, rifugiatosi in Francia dopo il blitz del 28 agosto 1980 a seguito dell’accusa di coinvolgimento nella strage di Bologna del 2 agosto dello stesso anno e punto di riferimento per CasaPound, che di Stefano Delle Chiaie, fondatore di Avanguardia nazionale ed ex braccio destro del principe golpista Junio Valerio Borghese, ex leader del Fronte nazionale e della X Mas. Secondo il sito Aurora, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).[1]

Fontana, però, descrivendosi non come un “mercenario” – termine che ricorda certi episodi avvenuti anni or sono in Iraq, con certi individui poi candidati a furor di popolo nelle liste di Alleanza nazionale in quanto capaci di mostrare ai jihadisti di Al-Qaeda «come muore un italiano» – ma come una figura romantica, cioè come un “volontario”, cerca di riabilitare la sua persona. Sulla sua pagina Facebook, Fontana descrive con queste parole il suo soggiorno ucraino, difendendosi da ogni accusa di sostegno alla causa atlantista:

Mercenario è chi percepisce una paga, io sostengo la rivoluzione nazionale in Ucraina, viaggio a mie spese anche se in verità mi danno molte zuppe e anche “salo” (lardo) a volontà. Almeno lì la rivoluzione la fanno invece di passare le giornate su internet a fare i commissari politici antifascisti credendosi per questo rivoluzionari. Non sono militate di Casa Pound, quindi vi prego di non chiamarla in causa se siete onesti. Quella maglietta ha molti anni ed era un regalo destinato ad un ucraino a Zaparozhya. L’ho indossata su richiesta del destinatario del regalo per esprimere la mia italianità in occasione di una bella e commuovente celebrazione religiosa precristiana in una foresta a sole 11 ore di bus da Odessa ove sono arrivato solo il 2. In quanto ad Adinolfi e Delle Chiaie non hanno bisogno che qualcuno parli al posto loro. Adinolfi poi mi sembra che abbia capito perfettamente coke stanno le cose e chi è contro chi; cosa che ai rivoluzionari da tastiera pare molto difficile. Mi sembra anche che tenga una posizione molto equilibrata e costruttiva. In quanto ai servizi è vero; li abbiamo incontrati spesso, contro le nostre organizzazioni degli anni settanta si sono mossi parecchio, ci hanno calunniato, hanno provato a costruire prove e che ci hanno sparato addosso. Sì, i servizi li conosciamo, noi; come conosciamo la guerra qui. Non deliriamo, questo lo lasciamo ad altri.[2]

Viene negata, quindi, la possibile filiazione di tali “volontari” coi servizi segreti esteri italiani, vicini alla giunta golpista di Kiev e agli Stati Uniti d’America. Tralasciando l’anziano Delle Chiaie, dagli anni ’70 al diretto servizio dei vari regimi militari di destra filoamericani presenti in Sud America, benché fosse un militante «nazionalrivoluzionario»,[3] Adinolfi è impegnato da mesi in una campagna a favore dei camerati ucraini, spiegando che lì è in corso una guerra fra due distinte Weltanschauung, differenti e antitetiche: una materialista – che sta coi filorussi e la Federazione Russa – e una spiritualista, “legionaria” e guerriera, che non racchiude senz’altro il governo di Kiev, ma i vari gruppi nazionalrivoluzionari ucraini:

per tutti coloro che su Pravy Sektor e sui nazionalisti ucraini sono perplessi o tendenzialmente ostili, esistono due possibilità nel muovere la loro critica: comportarsi o come i pussisti o come Evola. Nulla di più facile: seguite la vostra natura, perchè non è solo questione di cultura ma soprattutto di razza dello spirito. E quella è quella che è: non si riesce a simularla né a dissimularla, emerge nella sua essenza.[4]

Adinolfi si riferisce all’interventismo italiano fra il 1914 e il 1915 – gli interventisti che diverranno poi fascisti –, divisi fra quelli favorevoli all’ingresso dell’Italia con l’Intesa (Corridoni, D’Annunzio, Marinetti e lo stesso Mussolini) e Julius Evola, il filosofo della Tradizione e punto di riferimento per la destra radicale europea dal dopoguerra, favorevole all’appoggio degli Imperi centrali, visti come baluardi tradizionalisti contro l’incedere della modernità. Lo steso Evola, però, che in Gli uomini e le rovine (1953) – definito da Clemente Graziani, cofondatore di Ordine nuovo, il «Vangelo della gioventù nazionalrivoluzionaria», significativamente prefato da Junio Valerio Borghese, punto di riferimento di Delle Chiaie, nel momento in cui il principe rientra nel Msi –, sosteneva che di fronte all’incedere delle forze «sovversive» comuniste e con le forze dell’esercito e della polizia risultavano incapaci di difendere lo Stato, bisognava usare tutte le forze della “vera destra” in difesa della Nazione, che da un lato formi spiritualmente i quadri e dall’altro organizzi «forze addestrate e pronte all’intervento in caso di guerra al comunismo», compromettendosi anche con l’apparato atlantista e il «partito del golpe», come scrive l’ex ordinovista Vincenzo Vinciguerra, autore della strage di Peteano:

La «Bibbia» dei nazisti alla Rauti, Gli uomini e le rovine di Evola, nella quale si sostiene che bisogna difendere lo Stato, «anche uno Stato vuoto come questo», non fu altro che un’operazione strumentale che serviva a dare giustificazione al reingresso di molti ufficiali che avevano aderito alla Rsi e che, nel 1952, rientrarono nelle Forze Armate giurando fedeltà sul loro «onore» allo Stato repubblicano.[5]

Le posizioni di Gabriele Adinolfi e dei neofascisti italiani lì in Ucraina sono forse strumentali ad un’intesa fra neofascisti e l’atlantisti, retta dai seguenti denominatori, e cioè l’odio verso la Russia di Putin e, anche se appare alquanto anacronistico, l’anticomunismo? Secondo Alessandro Lattanzio, esperto di geopolitica sul sito Aurora, sì. Secondo questi la filiazione fra i vari gruppi neofascisti europei e l’intelligence occidentalista c’è, eccome. E sarebbe documentata. Lattanzio, dopo aver riportato l’avviso di mobilitazione lanciato dal Commissario del Movimento social-patriottico “Fronte Orientale” Nikolaj Solntzev – «Il popolo oggi fa quadrato. Mobilitiamo il popolo, oggi, per la resistenza popolare in ogni singola città, in modo che ogni cittadino del Donbass faccia muro per la propria libertà», i cui toni ci riportano indietro nel tempo, quando l’Urss mobilitò i suoi concittadini contro l’attacco dell’Asse, affiancate dai collaborazionisti ucraini, i 22.000 volontari della 14te Waffen Granadier Division der SS –,[6] descrive una situazione del tutto diversa da quella descrittaci da Fontana o Adinolfi. Se il primo, infatti, sostiene in un reportage apparso il 24 marzo sul sito di Gabriele Adinolfi, Noreporter, che «è stata dura far loro capire [a Pravy Sektor] che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno quelli “normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR [nazionalrivoluzionari]», le fonti riportate da Lattanzio, invece, sostengono che i neofascisti europei sono lì come «istruttori militari» al servizio del governo golpista di Turchinov, capace di sostituire la “colomba” Arsen Avakov, contrario ad un’offensiva ai danni della Repubblica Popolare di Donetsk, col “falco” Valentin Nalivajchencko, che guiderà invece l’assalto ai danni delle regioni russofone. Chi è costui?

Aleksandr Jakimenko, ex-capo del servizio di sicurezza dell’Ucraina, ha riferito che Nalivajchencko è un’agente della CIA da diversi anni, da quando era Console Generale dell’Ucraina a Washington tra il 2006 e il 2010. L’integralista evangelista Turchinov, la spia della CIA Nalivajchencko e il locale duce neo-nazista Dmitrij Jarosh [leader di Pravy Sektor. Ndr] si sono consultati prima di organizzare l’assalto a Donetsk, sull’organizzazione dei commando dei neo-nazisti, inquadrati da istruttori mercenari stranieri travestiti da ufficiali della SBU. Infatti il ministro degli Esteri russo ha detto che nell’operazione contro la città di Slavjansk partecipano elementi armati stranieri. Un aderente alle milizie di autodifesa dichiarava che le comunicazioni radio tra i militari ucraini avveniva anche in inglese, in “diverse occasioni”. Almeno 300 cittadini di Polonia e Stati baltici hanno avuto un passaporto ucraino per partecipare all’aggressione contro l’Ucraina russofona. “Il ‘ministro’ degli Interni Arsen Avakov e il capo dell’SBU Valentin Nalivajchencko, il 29 aprile hanno inviato istruzioni al servizio migrazione di consegnare urgentemente passaporti ucraini a 300 cittadini di Polonia e Paesi baltici. I cittadini di questi paesi agiscono da comandanti di campo e consiglieri delle unità paramilitari nel sud-est dell’Ucraina per combattere le milizie dell’autodifesa”. Sono presenti anche scandinavi, soprattutto mercenari e fascisti svedesi e danesi. Infatti, il mercenario nazi-atlantista John O. G. Christensen è stato catturato dalle forze patriottiche del Donbass.[7]

Le affermazioni del ministro degli Esteri russo sono confermate da un video, girato dal giornalista Marc Bernardini presso Slavjansk, che mostrerebbe addirittura un miliziano “ucraino”… che parlerebbe in italiano con un forte accento ciociaro! Secondo Ugo Maria Tassinari, giornalista e fra i massimi studiosi di “fascisteria” italiana – e a prova pubblica sul suo blog l’intero reportage redatto da Fontana – sostiene: «Per quel che mi risulta [Fontana] non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino».[8] Fontana, nel descrivere certi suoi camerati europei fa riferimento alla loro preparazione militare, evidenziando che magari lui è lì solo come «osservatore» per conto di Adinolfi e di Noreporter, ma che il ministro degli Esteri russo ha comunque ragione:

L’apripista di noi volontari non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta di ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimento croato. […] Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e del Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita Guardia Nazionale [responsabile dell’assedio di Slavjansk, composto per lo più da membri di Pravy Sektor e da altri gruppi neofascisti. Ndr], individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici.[9]

Il «risorgimento croato»? A che si riferisce Francesco Saverio Fontana? All’infausta secessione della Croazia provocata dai finanziamenti miliardari del National Endowment for Democracy, dall’International Republican Institute e dall’Open Society Institute di George Soros, gli stessi centri del grande capitalismo nordamericano che hanno foraggiato i politici del il neogoverno di Kiev, i quali, facendo leva sul dinamismo economico delle regioni della Slovenia e della Croazia con l’appoggio del grande capitalismo tedesco (da poco riunificato), per potersi così sganciare dal “parassitismo” di Belgrado, cavalcando fattori sovrastrutturali come la razza, l’etnia e la religione, hanno provocato una guerra civile che ha insanguinato i Balcani nei primi anni ’90. All’epoca molti neofascisti europei si arruolarono nell’esercito della neonata Repubblica di Croazia, allora governata da Franjo Tudjman, il leader dell’ultranazionalista Hrvastska demokratska zajednica (Hdz, Unione democratica croata), forza politica ultracattolica che, con la scusa di una guerra in corso, instaurò un governo autocratico, formalmente pluralista e capace di riabilitare la memoria degli ustascia di Ante Pavelić, collaboratori delle forze dell’Asse responsabili del genocidio dei serbi e della minoranza ebraica. La Croazia di Tudjman divenne il crocevia di una rete europea di volontari neofascisti e neonazisti – italiani, tedeschi, francesi come il citato Gaston Besson, slavi, ecc. –, tutti arruolati nella “Legione Nera” del Partito croato del diritto (Hos) di Ante Djapić, erede diretto del partito di Pavelić. Anche all’epoca – come oggi con l’Ucraina – la “fascisteria” italiana ed europea si divise in due fazioni, una filo-croata «nazionalrivoluzionaria» – cioè più marcatamente vicina al modello dei fascismi storici – e una filo-serba, «socialista nazionale» a favore della Serbia di Milosevic, ortodosso, socialista e filorusso, e contrari all’indipendenza del Kosovo e della Bosnia-Erzegovina, dov’erano alleate le milizie jihadiste (rafforzate dalle milizie provenienti da tutto il mondo islamico, in nome della Jihad) e gli Usa… come se gli schieramenti che stanno combattendo in Siria si fossero “europeizzati”. Tornando ai “mercenari/volontari” neofascisti in Croazia, Federico Rucco, della Rete dei Comunisti, riporta un’interessante episodio avvenuto nel 2001:

La Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle stragi, a cavallo fra il 2000 e il 2001, chiese al Ministero degli Interni e al ROS dei Carabinieri l’acquisizione dei “Dossier balcanici” contenenti una ventina di nomi di neofascisti che avevano combattuto in Croazia e Bosnia durante la guerra civile che dilaniò la Jugoslavia negli anni ’90. In quelle settimane si stava indagando sull’attentato dinamitardo contro Il Manifesto che portò al ferimento e all’arresto dell’attentatore – il noto neofascista Andrea Insabato. Quest’ultimo, nel 1991 aveva promosso l’arruolamento in Italia di mercenari disposti ad andare a combattere per “la sorella Croazia che ora ha un nemico più grande. Si deve difendere dai serbi e dai comunisti”. Per la polizia c’erano almeno una trentina di neofascisti esperti di esplosivi e una ventina di loro aveva combattuto in Jugoslavia.[10]

Vi erano anche i francesi di Nouvelle résistance, movimento politico nazionalrivoluzionario animato nel 1991 dall’ex militante di Troisiéme voie Christian Bouchet (ora deputato del Front national di Marine Le Pen), che si ispirava, dal nome stesso, a Terza posizione di Adinolfi e Roberto Fiore, ora leader di Forza nuova, a cui era vicino Andrea Insabato, il quale, ci ricorda Tassinari, «Appena sbarca a Zagabria è bloccato dagli apparati di sicurezza […] e subito espulso come persona non gradita».[11] Questi gruppi mercenari vengono finanziati – secondo Giuseppe Scaliati e Guido Olimpio, giornalista del Corriere della Sera, citati da Federico Rucco – da una “Holding Nera”, un complesso finanziario messo in piedi dai fuoriusciti italiani di Terza posizione in Gran Bretagna, guidati da Roberto Fiore, poi leader di Forza nuova, e dall’ex terrorista dei Nar Massimo Morsello, che fonderanno poi Forza nuova. La più importante fonte di finanziamento è l’agenzia turistica Easy London e i circa 1.300 negozi della catena Meeting Point, tutti legati a Forza nuova, amici, proprio come Fiamma tricolore, dei nazionalisti ucraini di Svoboda.[12] Tra attività della “Holding Nera” vi è una catena di ristoranti, negozi alimentari di prodotti italiani, una casa discografica e scuole di lingua, come quella di Westminster Bridge Road dove, secondo la magistratura italiana, si tengono periodicamente congressi di organizzazioni fasciste di tutta Europa e il cui contratto d’affitto era intestato direttamente a nome di Morsello. Ma non solo:

Altre importantissime fonti di finanziamento – prosegue Giuseppe Scaliati – sono due organizzazioni ultra cattoliche che, fin dagli anni della latitanza hanno offerto protezione, ma soprattutto denaro, […] la St. George Educational Trust e la St. Michael Archangel Trust, vale a dire enti per la promozione degli insegnamenti della chiesa cattolica. Della prima Fiore è amministratore ed è direttamente collegata alla St. George League, un piccolo e ricchissimo gruppo nazista in contatto con personaggi e fondi delle ex SS; la seconda, alla pari della prima in quanto a ricchezza, prende il nome dall’Arcangelo Michele, santo patrono dei miliziani della Guardia di ferro del leader fascista rumeno Corneliu Codreanu.[13]

L’”Holding Nera” era alla base dei finanziamenti da Third Position International – un network neofascista nazionalrivoluzionario a cui era affiliato il British National Party e l’Npd tedesco –. Attraverso il “Gruppo dei Quaranta”, una rete che raccoglierebbe, come riporta un’inchiesta pubblicata da Guido Olimpio sul Corriere della Sera nel 1997, i resti di varie organizzazioni eversive dell’estrema destra, come il Movimento politico Ordine nuovo, i Nuclei armati rivoluzionari e Terza posizione,

Le [cui] tracce […] sono state individuate nella ex Jugoslavia, in Italia e ovviamente in Gran Bretagna. Usando come copertura ditte e società [quelle legate a Meeting Point, Easy London, ecc. Ndr] i neonazisti hanno arruolato lo scorso anno volontari da inquadrare nelle unità paramilitari della milizia croata HOS. Aiuti alla fazione sono stati inviati da Third Position International che ha patrocinato raccolte di denaro “in favore dei bambini croati”. […] E’ probabile che attraverso il centro di reclutamento i neofascisti sono riusciti a raccogliere miliziani dell’ultradestra europea disposti a dar manforte ai camerati croati.[14]

È possibile che tale rete, visto che le società legate alla “Holding Nera” sono tutt’oggi in auge, abbia permesso l’invio di volontari neofascisti europei ? Come mai Fontana, che si fa ritrarre con la felpa di CasaPound, nega categoricamente di essere legato a tale movimento, anch’esso erede, come Forza nuova, di Terza posizione? Vuole proteggere i camerati dall’onta mediatica o è effettivamente estraneo al movimento dei «fascisti del III millennio»? Perché i vertici di CasaPound, al posto di sconfessare Francesco Saverio Fontana, alias François Xavier Fontaine, nome di battaglia “Stan”, tacciono? Come mai, se scriviamo sul motore di ricerca Google le parole «Forza nuova Ucraina», i siti web che rimandano ad articoli inneggianti a movimenti come Svoboda appaiono ora oscurati? Una cosa è certa: in Ucraina ci sono i mercenari dell’agenzia privata americana Greystone Limited, come annunciato con “orgoglio” dal Servizio di Sicurezza del Paese (SBU), che prevede l’uso di tali mercenari in funzione di polizia politica e da Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza, erede della “Blackwater USA”, una delle più importanti PMC (Private Military Company) del mondo. A questi – sbandierati dai quotidiani di mezzo mondo – si aggiungono i citati “volontari” europei collegati ai vari movimenti europei «nazionalrivoluzionari» neonazisti, capaci di affiancare nei combattimenti le milizie di Pravy Sektor.[15]

Se settimana scorsa questa rete appariva eccessivamente intricata e di difficile comprensione – Ma come? I neofascisti nazionalrivoluzionari non sono storicamente antiamericani e antisionisti? Perché allora affermano di ritenere «comunque l’attuale opposizione liberale come un male minore e la consideriamo come un alleato temporaneo», prestandosi ad esser sfruttati come bassa manovalanza dalle forze liberalcapitaliste? – ora, alla luce di questo salto indietro nel tempo, nella Croazia nei primi anni ’90, forse la matassa potrebbe iniziare a sbrigliarsi e la trama apparire più chiara: forse Pravy Sektor si presta consapevolmente a tali manovre, che faciliterebbero il passaggio dell’Ucraina, da una fase intermedia all’adesione all’Unione europea. Le proposte terzaposizioniste in ambito geopolitico ed economico di Pravy Sektor, come riportato dal reportage Fontana, consistono in: 1) no alla Nato; 2) sì solo ad un allargamento alla Ue dei prodotti ucraini ma non in quanto membro a parte intera; 3) continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia; 4) costituzione di un’alleanza coi paesi baltici più affini in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di un’equidistanza (“terza via”) ai due mondi. Non si mette in discussione, quindi, la legittimità e l’esistenza stessa dell’Unione europea, a cui vorrebbe invece aderire la giunta golpista. Non solo: i vertici di Svoboda –amici di Forza nuova – presenti in parlamento, si dichiarano apertamente disposti a negoziare l’ingresso nella Nato, chiedendo il sostegno agli Usa e all’Inghilterra per difendere l’Ucraina contro i russi e costituire un proprio arsenale nucleare rafforzando militarmente il Paese in chiave antirussa, concedendo addirittura spazi per costruire basi militari per la Nato, il tutto proprio come Pravy Sektor, rafforzando i legami economici con l’Ue.[16] Un po’ strana come “terza posizione”, non è vero? Come sarebbe possibile la «continuazione e [la] ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia» con un programma di questo tipo? La battaglia di queste componenti neofasciste, tutt’altro che “patriottica”, è invece funzionale all’avanzata del grande capitalismo occidentale, facilitando un’integrazione morbida – costruita sopra il sangue dei russofoni… ma le frittate, si sa, non si fanno senza rompere le uova! – nel sistema monetario dell’euro, che si regge sul liberoscambismo, e non su ipotetiche terze vie o terze posizioni neocorporative.



[1] F. Fracassi, Fontana, il mercenario italiano che combatte per Pravy Sektor, in Popoff Globalist, 7 maggio 2014.
[3] Su Delle Chiaie rimando al seguente libro: M. Caprara – G. Semprini, Destra estrema e criminale. Da Stefano Delle Chiaie a Paolo Signorelli, da Mario Tuti ai fratelli Fioravanti: storia, avvenimenti e protagonisti delle destra eversiva italiana, Roma, Newton Compton, 2007, pp. 19-37.   
[4] G. Adinolfi, dichiarazione riportata da F. Rucco, Fascisti italiani in Ucraina? Una storia lunga, in Contropiano.org, 7 maggio 2014.
[5] V. Vinciguerra, Ergastolo per la libertà. Verso la verità sulla strategia della tensione, Firenze, Arnaud, 1989, p. 199.
[6] Cfr. R. Lumsden, La vera storia delle SS, Roma, Newton Compton, 1997, p. 252.
[7] A. Lattanzio, Ucraina, il ritorno di Gladio, in Aurora, 3 maggio 2014.
[8] U. M. Tassinari, Mercenari in Ucraina, così a marzo Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter, in L’Alter-Ugo, 7 maggio 2014.
[9] Cit. in ibidem, pubblicato su Noreporter il 24 marzo 2014.
[10] F. Rucco, Fascisti italiani in Ucraina? Una storia lunga, cit., Atti della Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle stragi, seduta di martedì 9 gennaio 2001.
[11] U. M. Tassinari, Fascisteria. Storia, mitografia e personaggi della radicale in Italia, Sperling & Kupfer, 2008, p. 491.
[13] G. Scaliati, Le trame nere. I movimenti di destra in Italia dal dopoguerra a oggi, Genova, Frilli Editore, 2005.
[14] G. Olimpio, Corriere della Sera, 24 novembre 1997.
[15] Cfr. Genocidio in Novorossija e canto del cigno dello Stato ucraino, in Oriental Review, 6 maggio 2014, ora al sito web http://aurorasito.wordpress.com/tag/mercenari/, trad. di A. Lattanzio.



Il volontario italiano che combatte

con l'estrema destra in Ucraina


Di Leonardo Bianchi



Barricate a Kiev. Foto di Phil Caller

In ogni conflitto o situazione rivoluzionaria che si rispetti, a un certo punto saltano fuori “volontari” stranieri, turisti del brivido, mercenari e combattenti da diverse parti del mondo. C’è chi lo fa per passione, chi per fuggire dalla vita ordinaria, chi per soldi e chi per ideologia. E in Ucraina, dove le trattative per pacificare il paese non riescono minimamente a placare le violenze nell’Est del paese, apparentemente non c’è stata eccezione a questa regola.
Lo scorso febbraio, nella fasi conclusive di Euromaidan, il Daily Beast riportava che un gruppo di “neonazisti svedesi” era accorso a Kiev per supportare gli estremisti ucraini e “salvare la razza bianca”. Nel corso della separazione della Crimea, invece, si era registrata la presenza di veterani di guerra serbi, apparsi in alcuni checkpoint per coadiuvare le operazioni dei filo-russi. Più recentemente, nell’est dell’Ucraina, diverse testate hanno evidenziato come gruppi di combattenti ceceni si siano uniti ai separatisti di Donetsk.
Da qualche tempo a questa parte, anche da noi si specula sulla presenza di italiani in Ucraina. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio aveva cominciato a girare parecchio un video in cui un militare ucraino conversa in italiano con dei giornalisti, probabilmente nei pressi di Kramatorsk. Nei circoli complottisti o filo-russi, (NDR. [deca] -- chissà perché chi è filo russo è complottista e chi è filo americano non è complottista ... ???) quel video è diventato la prova che pericolosi "miliziani italiani" alla diretta dipendenza dell’“esercito fascista che opera in Ucraina” già “combattono contro i russi."
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=B9i0G1dpIXQ

Peccato che la storia non fosse vera. La smentita è arrivata da uno dei due giornalisti ritratti nel video, che racconta come il fantomatico “mercenario italiano” fosse semplicemente “un soldato dell’esercito inviato da Kiev,” un ucraino che “ha vissuto 12 anni in Italia” e che “per questo parla la nostra lingua.”
Il 10 giugno 2014 Pavel Gubarev, l’autoproclamato Governatore della Repubblica Popolare di Donetsk nonché Comandante della Milizia del Donbass, ha pubblicato uno status sul suo profilo Facebook in cui annunciava l’arrivo di due volontari italiani pronti a combattere nelle file dei separatisti.


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Народное ополчение Донбасса пополнят добровольцы из Италии
В Донецк прибыли представители итальянской организации «Миллениум», выразившие желание оказать поддержку в организации народного сопротивления киевской хунте на территории Новороссии.
Согласно договоренностям, достигнутым между итальянскими антифашистами и руководителем Народного ополчения Донбасса Павлом Губаревым, прибывшие добровольцы будут поступать в личное распоряжение Игоря Ивановича Стрелкова, главнокомандующе...
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Nel post, i due italiani vengono definiti “rappresentanti dell’organizzazione italiana ‘Millenium’” che hanno “espresso la volontà di supportare la Resistenza Nazionale contro la giunta di Kiev.” Secondo gli accordi siglati tra “gli antifascisti italiani” e lo stesso Gubarev, continuava lo status, “i volontari italiani saranno posti sotto il comando di Igor Strelkov, comandante in capo delle forze armate della Repubblica Popolare di Donetsk [e] si impegneranno anche a consegnare aiuti umanitari alla popolazione del Donbass.” Gubarev concludeva annunciando la formazione di “divisioni internazionali” che coinvolgerebbero “volontari italiani, spagnoli, francesi e canadesi.”
Ma che tipo di organizzazione è “Millenium”? Nel manifesto presente sul sito dell’associazione, “Millenium” si descrive come “partito rivoluzionario europeo, impegnato nella liberazione dell’Europa dal giogo unipolare e nell’edificazione di un paradigma culturale europeo. All’entropia incipiente, Millennium contrappone le leggi risorte della Giustizia, della Tradizione e della Comunità.”
Detto in parole povere: Millenium può essere tranquillamente fatta rientrare nel campo del rossobrunismo, e i riferimenti all'ideologo nazionalbolscevico Alexander Dugin sono lì a confermarlo. In linea generale, comunque, il rossobrunismo è una corrente politica di estrema destra (ma c'è anche chi la cataloga come "fascismo di sinistra") che mescola—molto confusamente—retorica anticapitalista e comunitarista, facendo largo uso di simbologia sia comunista che nazifascista poiché si considera al di sopra delle nozioni classiche di destra e sinistra.

La posizione di Millenium sul conflitto ucraino è esplicitata, in maniera piuttosto contorta, in un articolo pubblicato l’8 giugno sul sito dell'associazione. In esso si legge che “la battaglia per l’Ucraina è nel senso più assoluto una battaglia per il mondo multipolare. I principi ben più profondi delle forme politiche storiche del Lavoro e dell’Autodeterminazione dei Popoli sono oggi portati avanti dalla resistenza del Donbass.” Resistenza a cui appunto, secondo il post di Gubarev, i due si sarebbero uniti.
Quando la notizia dei volontari italiani nell’Est Ucraina è stata ripresa dai media italiani, Millenium si è affrettata a puntualizzare sulla propria pagina Facebook di non essere “né antifascista né fascista, ma comunitarista ed europeista” e di non trovarsi lì “come combattenti” ma per testimoniare la loro “solidarietà e la loro vicinanza politica alla Repubblica Popolare di Donetsk e agli altri combattenti russi.” Insomma, i due italiani hanno smentito categoricamente l’“arruolamento” annunciato trionfalmente dal leader separatista Gubarev.
La presenza di un volontario italiano in un’altra parte dell’Ucraina—e dall’altra parte della barricata—è stata confermata da almeno due video.
Il primo, tratto da un servizio di una televisione russa del 3 giugno, riprende i momenti in cui alcuni volontari del "Battaglione Azov" (un gruppo paramilitare filo-Kiev formato di recente e composto da 70 combattenti) si preparano a essere stanziati a Mariupol. Secondo i media russi, il Battaglione risponderebbe formalmente al Ministero dell’Interno ucraino, ma “prenderebbe gli ordini dall’Assemblea Social-Nazionale dell’Ucraina,” gruppo di estrema destra che fa parte di Pravyi Sektor (Settore Destro). Nel Battaglione ci sarebbero anche una ventina di stranieri, tra cui russi, svedesi e un italiano.
Verso la fine del video c'è un'intervista proprio al volontario italiano, che in inglese dice: "Li sostengo e andrò con loro fino alla fine. Ho una famiglia in Italia che mi ama moltissimo. Ma è scattato qualcosa dentro di me e ho deciso di venire qui."
IL PRIMO VIDEO NON E' PIU' RINTRACCIABILE E QUINDI NON VISIBILE
Il secondo è un video di Al Jazeera del 9 giugno (dal titolo piuttosto esplicito: “I neofascisti si addestrano per combattere i ribelli ucraini”) sempre sul Battaglione Azov.
https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=UpKaoy35blc

Verso la metà del video appare ancora lo stesso volontario italiano del primo video, che il corrispondente David Chater introduce come un “52enne che ha lasciato a casa moglie e figlio per combattere per l’Ucraina.” “Per la mia formazione, io combatto dove ci sono i miei camerati,” dice l’italiano con il volto coperto da occhiali e passamontagna. “Qui mi sono subito sentito a casa, e loro mi hanno fatto sentire a casa.”

Screenshot dal video di Al Jazeera

Poco tempo fa, a patto di garantirgli l’anonimato, questo volontario italiano mi ha rilasciato un’intervista. Stando al suo racconto, il volontario (autodefinitosi “di estrema destra in gioventù”) avrebbe fatto la spola a sue spese dall’Italia all’Ucraina da novembre 2013 a oggi, partecipando anche alle fasi più dure delle proteste e stando sempre al fianco dei militanti di Pravyi Sektor, descritti come “nazionalisti rivoluzionari” non appartenenti alla “destra borghese.”
“Ho partecipato a Maidan, in tutti i sensi,” mi ha detto. “Vuole che le dica che ho partecipato agli scontri? La risposta è sì. Vuole che le dica che ho preso freddo a 17 gradi sottozero in una tenda? La risposta è sì. Vuole che le dica che ho mangiato la zuppa di patate schifosa? La risposta è sì. Ho ‘con-vissuto’ quello che hanno vissuto loro. Ho vissuto anche le cariche della polizia, ho diviso le cose belle con le persone normali ma soprattutto ho vissuto quello che è sempre stato il sogno della mia vita: fare la Rivoluzione con il Popolo.”
Il volontario ha raccontato anche l'“iniziazione” a Maidan. “Non ho mai avuto paura come la prima volta che sono stato in Maidan, perché ho avuto paura di morire per il fuoco amico. Non parlavo ucraino, non parlavo russo, pioveva di tutto, e se mi chiedevano 'Ma tu chi sei? Cosa fai?', non avrei saputo rispondere nella loro lingua. Poi,” prosegue, “ci siamo conosciuti, perché poi ci si annusa, ci si conosce...”


Militanti di Settore Destro a Kiev. Via

E se conoscersi non è stato facile, “lasciarsi” lo è ancora di più: “Quando fai un percorso e hai un senso dell’onore, dell’appartenenza e del dividere non li lasci soli quando arriva veramente la merda. In fondo, mi sono reso conto adesso che prima avevamo giocato.” Cioè? “Nel senso che sotto il regime di Yanokuvich, i poliziotti erano capaci di ucciderci per 200 dollari al mese, che sono veramente una miseria, e noi eravamo disposti a morire. E quindi, tutto sommato, dopo qualche giorno difficile è stato tutto relativamente facile.”
In definitiva, perché lo fa? “Vado lì perché mi sento nazionalista e condivido i valori etici, morali e in parte politici di quei ragazzi.” Inoltre, aggiunge, “vado ad aiutare un popolo che vedo in difficoltà. E più l’attaccano più l’aiuto. Sono andato per la cleptocrazia del regime di Yanukovich e mi sono ritrovato i russi con i carri armati.”
Certo, conclude, andare in Ucraina in questo modo “non è un fatto razionale; ma quando si perde il saper amare, il saper difendere e il saper lottare, secondo me uno perde i coglioni. E io, grazie a Dio, alla mia età ancora non li ho persi.”
COMMENTI

  • Alessandro Lattanzio · Top Commenter · University of Catania
    Ha partecipato al massacro di Odessa, che il giornalistucolo miserabile occulta abilmente. Tra l'altro fontana, perché è lui il cretino riconoscibilissimo anche con il passamontagna, viene celebrato in questo pezzaccio di propaganda filo-golpe e filo-bombardamento del Donetsk (e pure lecca Casapound, i non conformi coccolati da doppi servizi segreti e servizietti giornalistici). Puoi essere nazista quanto vuoi, ma se sei dal lato giusto dell'Atlantico, allora ti si perdona qualsiasi crimine, da Bengasi a Odessa. Poi si rompono pure i coglioni con categorie inventate (rosso-brunismo), al solo scopo di coprire la capronaggine di simili scribacchini analfabeti (con raccomandate) e inventarsi un nuovo trastullo estivo fino al prossimo convegno epocale del simil-fonzie al governo.

    • Cosimo Attanasio · Freelancer at Photography on Facebook
      Non c'è scritto da nessuna parte che il sig. Fontana abbia partecipato al massacro di Odessa, ne ci sono prove che vi abbia partecipato, io stesso quando l'ho visto credevo fosse un collega (o una spia) visto che faceva domande ai militanti tipo: da dove vieni, che studi hai fatto ecc...
      Non ho grande simpatia per il movimento di Dimitri Iarosh, così come in generale non ne ho per ho per le persone che girano armate.
      Sono stato anche dentro l'edificio di Odessa e più che la puzza di bruciato c'è la puzza che qualcosa di veramente diabolico è stato li dentro... ora, senza accusare nessuno, ma ti posso assicurare che 40 persone morte li dentro per un incendio mi sembrano davvero troppe dato che solo la parte centrale dell'edificio è bruciata e intere stanze erano completamente intatte, molte delle foto delle vittime invece sono s... See More

    • Maria Trotty Solo · Top Commenter · Rome, Italy
      e immaginiamo l'onestà intellettuale di uno col tuo avatar, a proposito di scribacchini....

    • Alessandro Tarducci
      .... Cosimo, tranne sul che su questo Fontana (che non conosco) concordo sul tuo post sopra.... l'incendio di Odessa è stato scaturito dall interno e non dall esterno....

  • Giorgio Moky GR
    Non ci vuole molto a capire chi sia...
    http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=102928

    • Cosimo Attanasio · Freelancer at Photography on Facebook
      oh, oh oh... avevo conosciuto questo tizio qui a Odessa il 4 maggio alla manifestazione di Pravi Sektor, pensavo fosse un collega che non volesse dirmi per ci lavorasse (molti italiani sono stronzi e si comportano anche peggio)... cazzo, è proprio lui e la voce del video e l'accento è il suo!!!

      Gli chiesi per chi lavorasse, dato che ai primi di Maggio a Odessa di stranieri c'erano solo giornalisti e agenti segreti russi, e lui mi rispose: Per l'Ukraina!!!

  • Lorenzo Nicola Roselli · Top Commenter · Università Cattolica del Sacro Cuore
    " Il rossobrunismo è una corrente politica di estrema destra (ma c'è anche chi la cataloga come "fascismo di sinistra") che mescola—molto confusamente—retorica anticapitalista e comunitarista, facendo largo uso di simbologia sia comunista che nazifascista poiché si considera al di sopra delle nozioni classiche di destra e sinistra."

    Veramente sarebbe un termine irrisorio in voga da qualche anno per stigmatizzare fenomeni politici giudicati "a sinistra" del Neofascismo e/o "a destra" del Socialismo, perfettamente sovrapponibile a "cameragno" ed equiparabile a "zecca" o "fasciominkia".

    Ma prego, i fini politologi siete voi qui.

  • Stelio Bonsegna · Top Commenter · Works at Felicemente pensionato
    Un esempio tra tutti: Garibaldi, non combatteva in Sud America, con i rivoluzionari? Quindi, perché ci meravigliamo?

  • Alex Ironman Mandalac · Moscow, Russia
    Questo non e volontario, e un mercenario, cane di querra, assassino.


 

Ucraina: l’internazionale nera agli ordini dei golpisti

Martedì, 15 Luglio 2014 10:09

 

Ucraina: l’internazionale nera agli ordini dei golpisti


Abbiamo letto e ascoltato in questi mesi fiumi di parole sulla presenza in Ucraina, tra le file dei cosiddetti “filorussi”, di centinaia, migliaia di mercenari stranieri o di esponenti delle truppe speciali russe inviati da Putin per dare man forte alle milizie che si oppongono al regime golpista insediatosi a Kiev nel febbraio scorso. Fiumi di parole privi quasi sempre di conferme, se non per pochi casi riguardanti esponenti di formazioni nazionalistiche russe operanti in vari teatri di guerra – Cecenia, Daghestan, Ossezia – che sono ben poca cosa rispetto all’uso da parte del governo, ad esempio, di alcune centinaia di mercenari dell’ex Blackwater, ora Academi, arrivati proprio in concomitanza con il rovesciamento violento del presidente Yanukovich con un tempismo più che sospetto.

E poi abbiamo scoperto che a fianco dei soldati e dei miliziani agli ordini del governo golpista operavano esponenti dell’estrema destra di vari paesi occidentali, tra cui quel Francesco Fontana che i siti neofascisti italiani – con il sostegno dei sempre benevolenti media mainstream – hanno già trasformato in un’icona ‘eroica’. Ora un giornalista di destra, Fausto Biloslavo, ci fornisce qualche elemento in più di informazione e di riflessione su un teatro di guerra diventato punto di riferimento e palestra per formazioni neofasciste di tutta Europa. Depurato dei numerosi elementi propagandistici e idilliaci – l’eroismo disinteressato dei combattenti, la presunta dimensione romantica – il reportage pubblicato da Biloslavo è interessante, perché non volendo – oppure si – smentisce molti dei clichè che il racconto mainstream della guerra ‘civile’ ucraina ha finora fornito al grande pubblico. E mette in evidenza la grande, irrisolta contraddizione dei movimenti neofascisti di tutto il continente. Che combattono, anche armi in pugno, al servizio della strategia della Nato e dell'Unione Europea contro la Russia dichiarando però, con scarsa dose di credibilità, di essere alternativi a quelle stesse potenze imperialiste e ai loro 'falsi valori'.
Buona lettura

Uomini neri
La guerra civile in Ucraina sempre più sanguinosa e dimenticata schiera in prima linea un reparto fedele a Kiev, che arruola volontari europei provenienti da Italia, Svezia, Finlandia, paesi Baltici e Francia. Il battaglione Azov, accusato di simpatie naziste, sta combattendo con i suoi 250 uomini sul fronte orientale dell'Ucraina contro i ribelli filo russi. Una dozzina di volontari stranieri, che giurano di non venir pagati, hanno già prestato giuramento. Altri 24 stanno arrivando e su Facebook, il veterano francese della guerra in Croazia, Gaston Besson, ha lanciato da Kiev un appello all'arruolamento. Per giorni abbiamo seguito dalla base di Berdyansk, nell'est del paese, il battaglione Azov, che è sotto il controllo del ministero dell'Interno. 
Fra i volontari europei, l'italiano Francesco F. ha lasciato la vita da manager per combattere al fianco degli ucraini contro i ribelli filo russi. Il cecchino svedese, Mikael Skillt, uno dei pochi a parlare a viso scoperto, ha una taglia dei separatisti sulla testa. E fra loro c'è pure un russo che vorrebbe abbattere il governo di Mosca. Per il colore della divisa e la provenienza dall'estrema destra ucraina ed europea sono conosciuti come "gli uomini neri". 

IL VOLONTARIO ITALIANO
L'omaccione appesantito dal giubbotto antiproiettile, passamontagna nero sul volto e occhiali scuri si piega su un ginocchio per puntare meglio il kalashnikov e tira il grilletto. Poi si rialza e cambia caricatore per continuare a sparare. Francesco, 53 anni, è l'italiano del battaglione Azov, che tutti chiamano "don" o "zio".

"Sulle barricate di piazza Maidan mi sono ritrovato per caso affascinato da una rivoluzione di popolo - racconta il volontario con il basco nero - E dalle giovani centurie di Pravi sektor (formazione dell'estrema destra nazionalista ucraina nda) con gli scudi medievali assieme alle babucke che portavano il tè a 17 sotto zero o le ragazze indaffarate a riempire di benzina le bottiglie vuote per trasformarle in molotov". 
Negli anni settanta, a Pisa, aveva militato prima con Avanguardia nazionale e poi nel Fronte della gioventù, la costola giovanile del Movimento sociale italiano. Laureato in legge ha fatto il manager, prima di venir folgorato sulla via di Kiev. 
Dopo l'annessione russa della Crimea e la ribellione filo Mosca nell'Ucraina orientale Francesco ha deciso di arruolarsi e combattere nella "Legione internazionale" che sta nascendo. "Nel momento del pericolo è scattata una molla. - spiega nella base degli uomini neri - Come diciamo in Italia era finita la commedia. Non era più un gioco. Cosa dovevo fare tornarmene a casa e abbandonare i camerati delle barricate di Maidan?". 
Il battesimo del fuoco è arrivato il 13 giugno con la battaglia di Mariupol, la città costiera sul mare di Azov conquistata dai ribelli: "Siamo andati avanti noi. Abbiamo preso una contraerea piazzandola ad alzo zero e polverizzato le barricate dei filo russi". Un suo amico ucraino, nome di battaglia "legionario" è stato ferito. Fra i giovani ucraini del reparto, compresi alcuni ultras della Dynamo Kiev, c'è il mito dell'impero romano e dell'Europa delle crociate. Su pettorali e bicipiti degli "uomini neri" abbondano i tatuaggi di rune e celtiche. Le poche volte che escono dalla base in borghese per farsi un giro sono in coppia e si portano dietro le armi in una borsa da ginnastica. 
"Siamo volontari. Non ci pagano neppure le sigarette - sottolinea l'italiano sul fronte dell'Est - Un'esperienza come questa la sognavo da tutta la vita. Vogliamo un'Ucraina unita, ma indipendente né con la Russia, né con la Nato o con i finti valori dell'Unione europea". 

IL RECLUTATORE
"Non sono un mercenario e nemmeno un agente segreto. Non mi nascondo. Mi definisco un rivoluzionario, idealista, che ha attraversato due guerre e tre insurrezioni in Croazia, Bosnia, Birmania, Laos, Suriname". Parola di Gaston Besson, 46 anni, veterano della prima linea a diverse latitudini. Occhi verdi, capelli bianchi lo incontriamo in piazza Maidan, fra i resti delle barricate. Nato in Messico da genitori francesi, da giovane ha lasciato la scuola inseguendo l'avventura come cercatore d'oro in Colombia. Sua madre, che produce vino in Borgogna, gli ha intimato: o lavori nell'azienda di famiglia o vai sotto le armi. Besson ha scelto cinque anni nei paracadutisti e nelle forze speciali. Poi Parigi l'ha spedito non ufficialmente nel Sud Est Asiatico, dove ha ricevuto il battesimo del fuoco. In Croazia nella guerra contro i serbi è rimasto ferito tre volte. A Besson il termine non piace, ma è il reclutatore dei volontari europei che combattono contro i ribelli filo russi. 
"Molti arrivano dai paesi del nord Europa come Svezia, Finlandia, Norvegia. Le richieste giungono anche dall'Italia - rivela il francese - I figli dei croati che hanno combattuto negli anni novanta vogliono venire a fare la loro parte". 
Nella base del battaglione Azov a Berdyansk c'è l'incredibile "Mike" con pizzetto e capelli biondi da vichingo. Ex tiratore scelto dell'esercito svedese è venuto a fare il cecchino in Ucraina, dopo aver visto le immagini dei sanguinosi scontri a Maidan. I filo russi gli hanno messo una taglia sulla testa di 5mila euro, cifra importante da queste parti. E lui fa spallucce: "Non li temo. Se vogliono vengano a prendermi". 
Nella Legione internazionale c'è pure Muran, un giovane russo che vorrebbe abbattere il sistema a Mosca. "Piuttosto che farmi prendere vivo mi faccio saltare in aria con una granata" giura il ragazzo mascherato che viene dai monti Urali. 
Il veterano francese Besson rivela: "Ogni giorno ricevo decine di mail di richiesta, ma ne scarto il 75%. Chi vuole unirsi a noi deve acquistare il biglietto aereo con i propri soldi. E poi superare a Kiev un periodo iniziale di addestramento prima di essere mandati in prima linea. Non vogliamo fanatici, gente dal grilletto facile, drogati oppure ubriaconi. Abbiamo bisogno di idealisti senza paga, non di mercenari prezzolati". 
In Croazia, durante la guerra d'indipendenza del 1991, comandava 500 uomini provenienti da Francia, Inghilterra, Germania, Irlanda, Italia. Durante gli aspri combattimenti attorno a Vukovar, la Stalingrado croata, ha ricevuto l'ordine di evacuare i civili da un villaggio minacciato dall'avanzata serba. Quando i suoi uomini se ne stavano andando Besson ha sentito il pianto di una bambina. "L'ho cercata disperatamente mentre i miei urlavano che bisognava sloggiare - racconta il francese - Alla fine l'ho trovata nascosta, terrorizzata e portata in salvo". Quella bambina aveva 6 anni. Nel 2007 Besson è tornato in Croazia sui luoghi dove ho combattuto. In un bar ha conosciuto Ivana, ben più giovane di lui, che è diventata sua moglie. I genitori raccontavano che era stata salvata da uno straniero durante la guerra. "Ma solo dopo un po' di tempo abbiamo capito - racconta Besson - Ivana era la bambina che piangeva fra le macerie vicino a Vukovar". 
Fonte: http://www.ilgiornale.it/

http://www.ilgiornale.it/static/reportage/ucraina/uomini_neri.htm
Scritto da noreporter Lunedì 24 Marzo 2014 02:06 Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco -  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”
E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
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Scritto da noreporter Lunedì 24 Marzo 2014 02:06 Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco -  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”
E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19 - See more at: http://ugomariatassinari.it/mercenari-ucraina-cosi-marzo-il-volontario-fontana-raccontava-pravy-sektor-ai-lettori-di-noreporter.html#sthash.MpBmKRY3.dpuf

Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter

Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:
Volontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).
Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:
Scritto da noreporter
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco -  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”
E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19
La cosa divertente è che, nei giorni seguenti, quando si accese sulla mia bacheca facebook una appassionata discussione sul leader di Pravy Sektor ammazzato dalle teste di cuoio, più di un sapientone pontificava che Fontana non era mai stato in Ucraina e millantava competenze ed esperienze
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Mercenari in Ucraina, così a marzo il volontario Fontana raccontava Pravy Sektor ai lettori di Noreporter

Si fa un gran parlare di mercenari fascisti in Ucraina, a partire dallo “scoop” di Popoff Globalist, che rilancia le rivelazioni di Alessandro Lattanzio sul suo sito di informazione geopolitica “Aurora”:
Volontari italiani combattono in Ucraina inquadrati nelle fila degli squadroni paramilitari di Pravy Sektor. Sono loro stessi a rivelarlo. Volontari come Francesco Saverio Fontana, alias Francois Xavier Fontaine, alias Stan (il suo nome di battaglia). «Sono ad Odessa da ieri dove ho recuperato Ivan di SNA su richiesta di Kiev quando ci sparavano. Adesso lo accompagno su richiesta di Svaraslog», ha scritto il miliziano nazista. Non è chiar se si riferisce agli scontri avvenuti per le strade della città, oppure nella casa dei sendacati, teatro di una strage a opera di Pravy Sektor. Fontana è buon amico del fondatore di Terza Posizione Gabriele Adinolfi e anche del fondatore di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie. Egli è anche esponente di CasaPound Italia, vicina proprio alle posizioni di Pravy Sektor. Secondo “Aurora”, Fontana sarebbe protetto dal nostro servizio segreto estero (Aise).
Per quel che mi risulta non è un mercenario ma un “volontario”, militante della destra radicale che da mesi fa la spola tra l’Ucraina e Torino. Del che è testimonianza un lungo reportage pubblicato da NoReporter il 24 marzo scorso e che riproduco qui integralmente perché al momento la pagina è irraggiungibile e l’ho recuperato dalla cache di google:
Scritto da noreporter
Lunedì 24 Marzo 2014 02:06
Incontro con il capo di Pravy Sektor e confronto con i camerati  sul campo in esclusiva per noreporterKiev
Inizialmente è stata dura far loro capire che non solo non eravamo giornalisti e ancor meno di quelli ” normali” ma che siamo invece vecchi militanti NR, ciascuno con il proprio percorso militante o militare e che non hanno dovuto troppo stare a pensarci su per capire, schierarsi …e che da subito abbiamo sentito anche il bisogno  di partire per essere con loro fisicamente.
Potete immaginare il campionario di mitomani, pseudo venditori internazionali  di armi ed autoproclamati ideologi  “puristi” che si sono disordinatamente  affacciati alle porte di Pravy Sektor per suggerire, dettare e consigliare una variegata esposizione di proposte più o meno farlocche e mirabolanti.L’apripista di noi volontari  non ucraini venuti a Kiev per dare – e non per chiedere o consigliare – è stato un francese, ora anche croato di passaporto ed adozione, Gaston Besson che seppur a soli 46 anni vanta ben 5 guerre volontarie alle spalle, tra cui quella Karen e il risorgimentio croato.
Veniamo accolti cameratescamente. D’altronde, e questa è la novità, Pravy Sektor apre ai volontari europei, ma solo dopo attenta e scrupolosa selezione da parte ucraìna, ripercorrendo in questo qualche scelta che ci è familiare….Nella Maidan, tra le sue tende, da qualche giorno è sempre più difficile trovare quelle schiere di giovani che  costituivano il nucleo forte delle Centurie di Auto Difesa, e dopo aver dismesso gli scudi tolti di forza  ai poliziotti sono ormai partiti a centinaia per rinforzare i gruppi paramilitari di Pravy Sektor e dei Patrioti Ucraini dell’Est e Sud Est. Ora si arruolano nella neo costituita  Guardia Nazionale, individuata come irripetibile occasione di armarsi da parte dei singoli, e così ricevere un addestramento militare e forgiare una truppa di soldati politici. Siamo  in presenza di ormai numerosi inviti a sciogliere le milizie e a riconsegnare le armi  in nome di un ritorno alla  legalità  di Stato da  parte del presidente ad interim Turcinov e di Yatseniuk, esponenti entrambi del partito liberale Patria, lo stesso della oligarca Timoshenko protagonista dell’abortita rivoluzione arancione di sorosiana memoria e di fatto rivale nella conquista e nel saccheggio delle risorse nazionali del fuggitivo Yanukovich, oltretutto imprigionata per esersi fatta corrompere da Gazprom e giocata proprio da Putin come suo referente diplomatico.
Il Quartier Generale di Pravy Sektor, in seguito all’incendio criminale per mano dei Berkut che ha assassinato decine di persone lo scorso 18 di febbraio nel palazzo dei Sindacati (se un piano era  riservato a Pravy Sektor, gli altri erano occupati da organizzazioni  anche non militarizzate nonché, da un mini ospedale da campo organizzato da volontari civili) si è spostato in un hotel che si affaccia sulla piazza Europa in fondo alla Kreshstik, a meno di duecento metri da Maidan.
Dalla strada si vedono solo le vetrate principali dell’albergo Dnipro chiuse e  sprangate. Vi si accede da un’entrata laterale gestita da ordinati militanti di Pravy Sektor immediatamente riconoscibili dal bracciale.
All’interno si trovano gli uffici operativi e logistici  che occupano un intero piano, mentre quello inferiore e quello immediatamente superiore sono presidiati dall’ala militare (volutamente non indichiamo qual è il piano dell’hotel  requisito e lo nominiamo solo perché si stanno spostando in altra zona; l’immenso bivacco di   Maidan è destinato allo sgombero parziale e a diventare un museo a cielo aperto).
Accedere all’interno è qualcosa di surreale, a parte una bandierina da tavolino di Pravy Sektor ed alcune copie dei fogli di lotta, niente si distingue da un normale hotel. Non una cartaccia, non un commento ad alta voce, nessun “campeggiatore ” e non una sola bottiglia vuota abbandonata nell’atrio, mentre la reception  continua ad operare in assoluta apparente normalità.
Solo all’entrata dell’ascensore si trovano guardie armate  che filtrano gli accessi ai piani del Comando.
Dopo una breve visita al piano operativo nei giorni che si susseguono veniamo ricevuti o lì o  in un tavolino del bar dell’atrio trasformato in sale riunioni.
Singolarmente assente ogni traccia di alcolici, si conversa con solo un caffé.
L’ala Militare comandata da Valery alcune riunioni con noi le terrà  anche in un angolino di un caffé situato alla sinistra dell’entrata dell’hotel, in prossimità  di un cippo posato sul marciapiede e di una moltitudine di mazzi di fiori che  ricordano i caduti dell’ Instituskaya street ove più violento è stato il contrattacco dei Berkut e dei cecchini il giorno in cui Maidan stava per cadere, al mattino del 20 febbraio.
Quella che doveva essere un’intervista tradizionale , si è così svolta  tra mille interruzioni e riunioni operative anche improvvise spesso interrotte dal richiamo del carismatico Dmitry Yarosh, leader nazional  rivoluzionario dallo sguardo penetrante ma gentile, in cui immediatamente senti e riconosci  il capo naturale; l’intervista-dibattito si è quindi sviluppata  in una lunga e appassionata discussione  tenutasi in inglese, tra tante loro domande sul nostro passato, citando i nostri anni di piombo e la repressione, da Avanguardia Nazionale a Terza Posizione per finire a Casa Pound, il tutto in francese,  russo e ucraino con Dmitry S. del Settore Relazioni internazionali – Movimenti (prova che non siamo stati considerati semplici esterni o giornalisti ) e Nana D. l’assistente di Yarosh che parla inglese; spesso presente anche Gaston Besson, ma solo a tratti quando non era impegnato in altre attività  di costituzione della Brigata Internazionale di Pravy Sektor ed  io che insistevo con il mio registratorino Olympus perché avevo promesso a Gabriele di ottenere questa intervista ufficiale destinata ai nostri camerati italiani in un ruolo che normalmente non mi è proprio.
Dopo i convenevoli e i ringraziamenti di rito la prima domanda, formulata nel secco e metallico tono di Gabriele, era più o meno questa:
- Avete combattuto e con il sangue dei caduti vi siete posti come avanguardia rivoluzionaria eppure dal resto del mondo siete costantemente sotto esame e questo fatto è di per sé grottesco. Avreste  comunque voglia di precisare a quei (coglioni) presuntuosi che si permettono di giudicarvi da lontano, senza nulla conoscere della vostra realtà  effettiva e dei vostri scopi  o comunque  ai nazionalisti europei quali siano i vostri obiettivi ?
Dmitry ci risponde sempre cercando  anche Nana con lo sguardo. Mai si è presentato da solo in veste ufficiale,  per non dare adito a interpretazioni “estensive” delle sue parole  e sempre con quel tono quasi  sottovoce tipico del  rispettoso parlare che identifica l’educata gioventù ucraìna che ha uno stile a noi ormai desueto.
Riassumiamo le sue considerazioni sulle “obiezioni” o sulle “preoccupazioni” dei  rivoluzionari da tastiera in occidente.
Per quanto riguarda il polverone suscitato dall’incontro con l’ambasciatore israeliano preoccupato per l’avvenire della numerosa comunità  ebraica Ucraina (la quarta per importanza) che secondo certe sirene porebbe essere a rischio di pogrom, i camerati ucraìni sono rimasti  a dir poco stupiti.
E sulle relazioni con gli altri?
Rigettato il coinvolgimento nel governo (se non per una collaborazione con il ministero della Sicurezza Nazionale guidato dall’ex capo delle centurie di autodifesa di Maidan Paruby) le posizioni sono sempre stare chiare e coerenti con il pensiero di Bandera: fraterne con chi appoggi la nazione Ucraina, tolleranti con chi non se ne immischi senza interferire in alcun modo e ostili con chi l’avversi.
Pravy Sektor era presente in Maidan con   cinquecento persone che si alternavano nel corso delle 24 ore.  La parte maggioritaria era formata dai Trybuz (Trident) banderisti puri, dai Patrioti Ucraini – ASN , un gruppo Skin e dai reduci dell’Afghanistan (chiamati gli afgans), poi c’erano il Comitato di solidarietà  per i nazionalisti in carcere e altre  sigle.
Ogni centuria, compresa quella femminile, aveva i suoi nomi di battaglia (Vikings , ecc).
Ora vogliono porsi come soggetto realmente alternativo, come è emerso nel corso del congresso tenutisi a Kiev il 22 marzo. (Nella foto dove Yarosh è  in pullover militare e a destra Valery in mimetica).
Dmitry Yarosh sarà  il candidato ufficiale alle presidenziali, si propone così di presidiare quelle zone in cui Pravy Sektor non era presente, e di organizzare gerarchicamente i nuclei territoriali di recente costituzione  puntando all’isolamento e alla neutralizzazione dei prevedibili provocatori futuri e dei rivoluzionari dell’ultima ora.
Le priorità  di Pravy Sektor  per ora sono tre  e il loro ordine d’importanza si è invertito  solo recentemente nell’emergenza, in seguito all’intervento militare russo in Crimea e all’evidente tentativo di dividere l’Ucraina in due messo in atto da agitatori prezzolati di ambo i bandi.
- “Lotta contro il nemico esterno anche con propria forza  militare  nel caso che la Russia invada l’Est e il Sud Est”.
Ci tiene a precisare  che viene indicato  come nemico lo sciovinismo e l’imperialismo neo-stalinista russo che ha individuato in Pravy Sektor il male assoluto (Yarosh e Muzyko sono stati inseriti a tempo di record nella lista dei ricercati internazionali per terrorismo in base a dichiarazioni false ) “e non  la popolazione russa che rimane un popolo vicino e di cui la Rus Kiev è stata la culla della civiltà” .
- “Il ricambio (Full reload)  completo di una classe politica trasformista compromessasi insistentemente con oligarchi di vario tipo  negli ultimi venti anni  con i vari governi liberistici ed antinazionali che si sono succeduti senza soluzione di continuità”.
- “L’unificazione di tutti gli ucraìni (anche all’estero – sono circa 10 milioni di cui 4 in Russia) contro i separatisti provocatori all’Est del Paese (Kharkiv, Dneprotrosk, Zaporozye e Donetsk”  Odessa ha reagito bene ma sono infiltrate da  turisti, ovvero da commandos  che cercano la provocazione ed i morti per dare pretesto ai russi di intervenire a  protezione dei loro cosiddetti fratelli (” so called brothers”).
Alla domanda su quali siano i reali sentimenti tra Popolo ucraìno e russo e all’interno delle minoranze la risposta è stata come sempre accompagnata da un sorriso eloquente e stupito di come i nostri esperti non abbiano la minima idea della naturale complessità  del mondo ucraìno.
“Se è vero che a Volyn e Lviv all’ovest vi è una tradizionale e comprensibile avversione alla Russia di cui si ricordano occupazioni, gli eccidi, le deportazioni e la carestia  forzata (Holodomor) che ha mietuto milioni di vittime, nella regioni aldilà  del Dnipro non esiste una vera differenziazione tra russofoni e ukrainifoni anche nelle migliaia di etnicamente russi che si sono istallati nel corso degli anni nell’attuale Ucraìna, a seguito  degli spostamenti delle famiglie di militari o in alri settori civili  in un naturale avvicendamento logistico tipico  dei funzionari della ex URSS”.
Yarosh stesso è Dniprodzerzhynsk dell’Est della Nazione, e in tutta Pravy Sektor si parla indifferentemente russo o ucraìno, così come la stessa Kiev è a larghissima maggioranza russofona pur essendo l’epicentro della Rivoluzione.
Insiste Yarosh:
“Non esiste un sentimento nazionale anti-russo se non quello generato dalla recente invasione;  gli stessi russofoni vogliono restare in grande maggioranza in Ucraìna in un Paese che sentono ormai loro là dove vivono i loro affetti e i loro figli.
Non é un caso che le nostre manifestazioni si svolgessero con larga affluenza di gente durante il fine settimana perché composte da gente di popolo, da lavoratori, da gente comune, mentre i turisti sono attivisti etero-finanziati che non lavorando in Ucraìna possono organizzare le loro proteste durante la settimana lavorativa .
Noi siamo contro lo sciovinismo imperialista neo-staliniano.
E a quelli che replicano che di fatto ciò – ovvero la nostra fierezza nazionale! – difenderebbe l’ovest cosmopolita contro una Russia bianca,  ricordo che lo stesso regime di Putin propugna un credo trans-razziale allargato alle popolazioni asiatiche distanti da noi e dai nostri valori. Basta vedere quanti caucasici ed immigrati sono oggi presenti a Mosca e quanti se ne vedono qui.
In Russia ove soffriamo della mancanza di una informazione ucraina, la popolazione è facile preda della disinformazione e della distorsione dei fatti che le viene  presentata; basta osservare i media russi che ormai  disegnano una giunta putchista neo nazista assetata di sangue russo  ma incredibilmente guidata da ebrei fascisti e filo Usa che parlano a loro volta russo!)
Né qui, né all’Est i russofoni o gli etnicamente russi vengono discriminati o ancor peggio si spara loro .Questa è solo propaganda  per giustificare un intervento neo-imperialista sovietico”.
E qui abbiamo un certo imbarazzo e tacciamo: se Yarosh avesse tempo da perdere per i segaioli e si mettesse scorrere fb scoprirebbe tanti rivoluzionari di tastiera nostrana ripetere esattamente la stessa propaganda contro i “neonzaisti ebraici”……
“In Pravy Sektor, e voi francesi ed italiani – tu Gaston e Francesco -  ne siete la prova, la lotta è politica e tutti quelli che si riconoscono nella Rivoluzione Nazionale sono i benvenuti”.
In tema di alleanze geopolitiche, la recente intervista pubblica di Yarosh (era del giorno precedente al nostro colloquio ) aveva ribadito le posizioni
- no alla NATO;
- sì solo ad un allargamento alla UE dei nostri prodotti ma non in quanto membro a parte intera;
- continuazione e ripresa dello sviluppo dei rapporti tradizionali con la Russia;
- costituzione di una naturale alleanza con paesi baltici più affini   in funzione di cuscinetto tra Russia ed UE in nome di una equi-distanza ai due mondi.
Alla domanda su come fosse il regime di Yanukovich e se si presentasse  ancora con segni della vecchia retorica comunista, Dmitry nuovamente accenna un silenzioso sorriso che potrebbe anche essere una smorfia di disgusto quando sente pronunciarne il nome.
“No , il regime di Yanukovich , come quelli che si sono succeduti prima di lui – Timoshenko et similia – era un regime solo particolarmente kleptokratico e criminale; corrotto sin dalle fondamenta a difesa di una casta di oligarchi e di persone del suo clan che si sono arricchite spartendosi le nostre ricchezze nazionali  in modo vergognoso.
E’ vero che appoggiava il governo oltre al Partito delle Regioni dello stesso Yanukovich anche il Partito Comunista; ma questo partito è però appiattito su posizioni vetero sovietiche e privo di una elaborazione politica propria.
Noi siamo sempre stati all’opposizione anche negli anni precedenti come Trident e con i nostri camerati dei Parrioti Ucraìni i cui vertici erano da anni in prigione per sospette attività terroristiche  e sono stati liberati subito dopo la cacciata di Yanukovich (adesso di questi tempi dubitiamo che ciò potrebbe verificarsi nuovamente).
Siamo intervenuti in massa in Maidan solo in un secondo momento  quando il  movimento dei partiti di opposizione blanda (in realtà  la chiama apparente) e parlamentar liberale  Patria, Udar e Svoboda ) non sono più stati capaci di reagire e proteggere tanta brava gente che si è  trovata indifesa dagli attacchi  di Polizia e titushky (feccia pagata dal regime che ha provato a coinvolgere anche gli ultras senza riuscirvi).
Prima ancora dei Cento  Eroi  Caduti, di cui si parla ovunque, gli Heavenly Hundred,   sono scomparsi letteralmente nel nulla, spesso prelevati sotto casa, quasi trecento attivisti dell’opposizione di Maidan.
Allora abbiamo compreso che potevamo e dovevamo dare il nostro contributo non solo alla difesa di Maidan dall’arroganza assassina  del sistema, ma che dovevamo veicolare lo scontento dei manifestanti in una vera rivoluzione nazionale per abbattere il regime kleptocratico e criminale che ci governava e per creare le fondamenta di un nuovo Stato”.
“Rispetto al governo attuale, di cui molti sostenitori si sono schierati nella prima fase pacifica di Maidan, abbiamo già  parlato .
In questa fase  è nostro dovere difendere la Nazione dalla aggressione esterna e da quella interna dei separatisti.
Abbiamo comunque deciso di scendere in campo contro sin dalle elezioni contro il governo liberale che  non ci rappresenta in nulla e per nulla.
In questo senso possiamo dire che l’intervento di Putin si è rivelato il naturale alleato di questa classe dirigente inaccettabilmente debole e compromessa che vuol svendere  ciò che resta del nostro Paese ad Usa e Ue”.
“Perché non abbiamo contestato Bernard Henry-Levy ?” Scatta un ulteriore sorriso ….”Chi? In Ucraina non lo conosce quasi nessuno, è arrivato accompagnato da una scorta di esponenti di Patria e  il francese in cui parlava, distorto dagli altoparlanti non aiutava a far  comprendere a nessuno più di qualche parola di ciò che questo illustre sconosciuto diceva…
In ogni caso questo tizio è con i liberali e i liberali sono con lui. Noi siamo contro i liberali. Fate voi”.
“La vostra lotta contro il sistema unipolare Usa e liberistico internazionale è anche la nostra . Ovviamente ci sono in Ucraìna  anche altre priorità  come la difesa dal neo stalinismo  russo portatore di guerra.
Sappiamo di esser presi tra due fronti liberal-democratici; siamo consci del fatto che si combattono a nostre spese per allargare le loro sfere di influenza, ma quale è l’alternativa a questanostra sfida impari?
Arrendersi per soccombere senza batterci? Negli ultimi mesi il popolo e la gioventù ucraìna hanno riscoperto la voglia ed il bisogno di combattere insieme alla consapevolezza di poter morire ogni giorno per difendere la nostra libertà  e il bisogno di cambiamento”
E  qui Dmitry mi  sorprende  e mi commuove : “Mio nonno mi ha insegnato una frase di voi italiani – Meglio vivere un giorno da leoni che cento anni da pecora! – very fascist indeed !”
Gli chiedo ancora se esistono movimenti NR Europei che costituiscono dei modelli di riferimento … Di nuovo un sorriso gentile e fortunatamente mi risponde così : “siamo già oggetto di troppe provocazioni e distorsioni del nostro pensiero, facciamo riferimento ufficiale al solo pensiero  di Bandera , alla sua Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini – OUN e al suo Esercito Insurrezionale Ucraìno –UPA”.
A me che gli chiedo: Cosa balena ai tuoi occhi e alle tue orecchie che mi sembrano sufficientemente allenati da capire se esistono anche altri riferimenti tra di noi? … risponde con un sorriso!
Il sorriso sereno di chi combatte ed è padrone di sé.
Da noi non lo trovi facilmente, solitamente c’è il ghigno sprezzante e represso di chi si lascia vivere e non è anarca, ribelle, combattente o guerriero.
Ma sentenzia e continuerà a farlo.
Gli inferiori odiano chi svetta sopra di loro e devono sminuirlo a tutti i costi.
Ma non ci riescono mai.
C’è chi vive, muore e sorride; c’è chi sbava e sentenzia senza essere nessuno e senza rappresentare nulla se non un’esistenza insipida e l’invidia per gli altri.
Poi, fortunatamente, c’è tanta gente che osserva, che tace, che impara e che sa bene, per educazione, per natura o per istinto, che chi giudica è sempre una nullità volgare e che chi valuta lo fa con calma, con serenità, con cautela e con rispetto. E premette l’essenza e il valore alle chiacchiere del piccolo ultimo uomo zarathustriano.
Ultimo aggiornamento Lunedì 24 Marzo 2014 08:19
La cosa divertente è che, nei giorni seguenti, quando si accese sulla mia bacheca facebook una appassionata discussione sul leader di Pravy Sektor ammazzato dalle teste di cuoio, più di un sapientone pontificava che Fontana non era mai stato in Ucraina e millantava competenze ed esperienze
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