http://www.analisidifesa.it/2014/01/dopo-12-anni-in-afghanistan-lasciamo-poverta-e-talebani
Dopo 12 anni in Afghanistan lasciamo povertà e talebani
di Redazione
29 gennaio 2014,
di Patrick Cockburn, da The Independent del 15 gennaio 2014
Trecentonovanta miliardi di dollari spesi, innumerevoli morti e
talebani in ripresa. Di fronte a questi disastri molti leader politici
occidentali ignorano semplicemente la realtà dell’Afghanistan e si
rifugiano in una realtà che non è lontana dalla deliberata menzogna.
Qualche anno fa a Kabul, stavo ascoltando un portavoce di
un’organizzazione governativa afgana che mi stava dando un lungo,
ottimista e non molto convincente resoconto dei risultati
dell’istituzione per la quale lavorava.
Per alleviare la noia, e senza
molta speranza di ottenere una risposta interessante, gli chiesi – con
la garanzia di riservatezza – quali vantaggi il governo afghano aveva
portato al suo popolo. Senza esitazione il portavoce ha risposto che
questi benefici sono probabilmente molto limitati “fino a quando il
nostro paese è gestito da gangster e signori della guerra”.
Fu in quel
momento che decisi che il problema principale in Afghanistan non è stata
la forza dei talebani, ma la debolezza del governo. Non importa quante
truppe della Nato sono nel paese perché sono a sostegno di un governo
detestato da gran parte della popolazione. Ovunque andai nella capitale
c’erano queste opinioni, anche tra persone benestanti che potrebbero
essere i naturali sostenitori dello status quo.
Intervistai
un agente immobiliare che non avrebbe dovuto avere molto di cui
lamentarsi in quanto, dalla caduta dei talebani nel 2001, Kabul è stata
la città in più rapida crescita al mondo. Indicò alcuni operai fuori
finestra del suo ufficio dicendo che guadagnavano tra 5 e 6 dollari al
giorno in una città dove affittare una casa decente per le loro famiglie
costava 1.000 dollari al mese.
Disse “E ‘impossibile che questa
situazione continui senza una rivoluzione.” Il 2014 a lungo annunciato
come un anno decisivo per l’Afghanistan perché la maggior parte delle
truppe straniere, 38.000 satunitensi e 5.200 britannici, lascerà il
paese prima della fine dell’anno. Le previsioni di una data precisa per
questa svolta storica di solito risultano sbagliate, ma in questo caso
la saggezza popolare non dovrebbe sbagliare.
Ci sono già segni di un
drastico cambiamento politico, come l’annuncio del governo afgano della
settimana scorsa con l’intenzione di rilasciare 72 prigionieri talebani
dell’ala più dura, provocando le proteste furiose da Washington.
Probabilmente il motivo del presidente Hamid Karzai è quello di
accontentare leader locali, che vogliono i loro parenti liberi, per
avere il loro sostegno nelle elezioni presidenziali nel mese di aprile,
anche se Karzai dopo due mandati non può partecipare, ma vuole
determinare il suo successore.
Un
altro fattore fondamentale che riguarda il ritiro delle truppe
statunitensi e britanniche è il poco interesse che suscita nei paesi
d’origine, anche se 2.806 americani e 447 soldati britannici sono stati
uccisi dal 2001. Il costo totale per gli Stati Uniti della guerra, la
ricostruzione e gli aiuti nello stesso periodo è di $ 641.7bn (£ 390bn)
secondo il Centro per studi strategici e internazionali di Washington.
Naturalmente, il denaro speso per l’Afghanistan non significa soldi
spesi in Afghanistan, ma anche tenendo conto di ciò è incredibile che,
nonostante le somme gigantesche spese, i dati del governo afghano
rivelano che il 60 per cento dei bambini è malnutrito e solo il 27 per
cento degli afgani può avere accesso ad acqua potabile sicura. Molti
sopravvivono solo attraverso le rimesse dei parenti che lavorano
all’estero o attraverso il business della droga, che vale circa il 15
per cento del prodotto nazionale lordo afghano.
I dati sopra riportati
provengono da uno studio critico sul risultato di 12 anni di intervento
internazionale in Afghanistan di Thomas Ruttig dell’Afghanistan Analysts
Network di Kabul. La sua autorevole e sintetica analisi, tiene conto
del luogo in cui sorge l’Afghanistan sottolinea il fatto che
l’intervento militare statunitense e britannico si è concluso con un
fallimento quasi totale.
I
talebani non sono stati schiacciati, operano in tutte le parti del
paese e, in province come Helmand, sono pronti a prendere in consegna il
territorio alla partenza delle truppe. Nonostante l’appoggio delle
truppe straniere, il controllo del governo afgano spesso finisce a un
paio di chilometri fuori del capoluogo del distretto. I 30.000 soldati
americani inviati per aumentare il numero delle truppe statunitensi nel
2010-11, che ha portato alla presenza totale massima di 101.000 unità,
ha avuto poco impatto a lungo termine.
L’intero fiasco afghano è troppo
spesso dibattuto in termini di tattica militare, mentre le ragioni più
importanti del fallimento degli Stati Uniti e della Gran Bretagna sono
politiche e risalgono al periodo immediatamente successivo alla caduta
dei talebani nel 2001. Quattro cose dovevano essere fatte in quel
momento fondamentale: i talebani non erano popolari se non tra una
piccola minoranza di afghani, ma la loro sconfitta militare era meno
determinante di quanto appariva nei media occidentali perché si erano in
gran parte ritirati o dispersi. Io li seguii sulla strada principale da
Kabul a Ghazni e, infine, a Kandahar e c’erano pochi combattimenti.
In
circostanze politiche giuste, avrebbero potuto sempre riemergere.
Altrettanto importante, sono state le 1.500 miglia di confine
afghano-pachistano rimasto aperto dando modo ai talebani di trovare
rifugi sicuri in cui riposare, ferrovie e rifornimenti.
Ciò
che li ha fatti riemergere con forza e rapidamente dopo il 2006 è stato
il risultato di un quarto fattore, vale a dire la natura deleteria del
nuovo regime che è emerso a Kabul. Formato dagli stessi signori della
guerra e comandanti jihadisti corrotti e violenti che avevano provocato
l’ascesa dei talebani, sostenuti dal Pakistan e dall’Arabia Saudita, nel
1996.
Dominando il parlamento, la magistratura e i servizi di
sicurezza. “Coloro che hanno ricevuto mezzi finanziari dagli Stati Uniti
nel 2001 per combattere i talebani hanno spesso investito nel commercio
di droga”, scrive Thomas Ruttig “, e grazie a questo, a poco a poco
hanno rilevato i settori leciti dell’economia, come l’attività di
import-export, le costruzioni, il settore immobiliare, il settore
bancario e minerario. “Così foraggiati dagli aiuti stranieri, nel 2013
l’Afghanistan nella classifica della Transparency International che
misura tra gli uomini d’affari la percezione della corruzione è al fondo
tra i 177 paesi più corrotti (pari con la Somalia e Corea del Nord).
La
nuova elite afgana post-talebani è stata caratterizzata da un mix
letale di signori della guerra e Islam jihadista. Nel 2003 un
giornalista Mir Hossein Musawi in un articolo di giornale a Kabul ha
coniato il termine “fascismo santo” per descrivere la miscela dei due.
Fu
subito costretto a fuggire dal paese accusato di aver insultato
l’Islam. Le elezioni sono ormai un modo fraudolento per legittimare i
vincitori. L’elezione dell’aprile 2014 rischia di essere peggio di
qualsiasi cosa vista prima, con 20,7 milioni di schede elettorali
distribuite in un paese dove la metà della popolazione di 27 milioni
sono al di sotto dei 18 anni di età e quindi non potrà accedere al voto.
Gli enti di monitoraggio elettorale indipendenti sono ormai succubi del
governo. Di fronte a queste innumerevoli catastrofi i leader
occidentali ignorano semplicemente la realtà afghana e si rifugiano in
una realtà che non è lontana dalla deliberata menzogna.
Durante una
visita nella provincia di Helmand nel dicembre scorso David Cameron ha
sostenuto che un livello base di sicurezza era stato stabilito, in modo
da sostenere giustamente che la missione delle truppe britanniche era
stata compiuta. Nessuno in Afghanistan crede questo. Ma la partenza
delle truppe straniere non significa necessariamente il trionfo dei
talebani che sono un movimento pashtun e avrà grande difficoltà
stabilirsi in aree dominate da altre etnie come i tagiki, hazara e
uzbeki.
Molti afgani temono un destino peggiore, e credo che il 2014
vedrà l’inizio di un ritorno all’era della crudeltà selvaggia e
anarchica come nel 1990, quando bande di jihadisti e guerrafondai
governavano l’Afghanistan.
Traduzione a cura di Cisda – Osservatorio Afghanistan
Nessun commento:
Posta un commento