SOVRANITA' MONETARIA: LA STRADA E' LUNGHISSIMA
Giovedì, 23 gennaio @ 10:41:30 GMT di davide
DI VALERIO LO MONACO -- ilribelle.com
Quello della sovranità monetaria è senza ombra di dubbio il tema più
importante della nostra era economica.
Allo stesso tempo, è il tema del
quale non solo a livello diffuso se ne sa pochissimo, ma anche quello
che è meno probabile possa essere compreso nel modo corretto.
Un
diabolico effetto perverso che non può che gettare nello sconforto
quanti si sforzano di comunicarlo senza sosta. Un effetto che nondimeno
non ci si deve stancare dal combattere.
Nel passaggio epocale che stiamo attraversando, nel necessario
cambiamento di paradigma che la nostra generazione dovrà comunque
vivere, cosciente o meno, volente o nolente, una tappa fondamentale e
ineludibile è proprio quella relativa al denaro.
Impossibile pensare di
passare da una civiltà prettamente economicista e monetaria, spinta da
circa un secolo verso l'escrescenza finanziaria, ad una di segno
differente, per qualsiasi esso possa essere, senza cimentarsi con le
realtà degli scambi economici e monetari che hanno caratterizzato
praticamente in modo univoco la storia del mondo da un tempo ormai così
lungo.
Ancora prima di qualsiasi discorso sul lavoro, sul
welfare, sul rilancio industriale o decrescista della nostra società,
nulla può prescindere, al momento, dal tema della sovranità monetaria.
Il che significa che non può prescindere da esso neanche qualsiasi
idea si abbia dello Stato, dell'Europa, della geopolitica e della
economia anche nel senso più nobile del termine.
Quando si parla d'Europa, di tassi di interesse, di Banca Centrale
Europea, di spread, di Pil, di tasse e di esenzioni, in realtà si sta
perdendo tempo. Se non ci si concentra sull'origine di tutto il
meccanismo - origine nel senso pieno del termine - è evidente
che tutto ciò che a esso è direttamente o indirettamente collegato porta
con sé il vizio originario di un ragionamento che poggia su basi
sbagliate.
Qualunque studio logico, matematico, scientifico, è destinato
all'insuccesso se prende le sue mosse da un punto di partenza
sbagliato. Anche parlare di Euro, naturalmente, è una perdita di tempo
se lo si fa sempre accettando implicitamente il ruolo della Banca
Centrale Europea e delle Banche sue azioniste, private, che lo emettono e
impongono a tutti gli altri.
Allo stesso modo, ancora, discutere di permanenza nella zona Euro e, o
distintamente, nell'Europa, come ad esempio fanno anche alcuni
movimenti politici in Italia e in altre parti del Vecchio Continente
(Francia, Gran Bretagna, Austria, Grecia solo per citarne alcuni) è del
tutto fuorviante, e ovviamente inutile, se non lo si fa mettendo a fuoco
in primo luogo il metodo di emissione della moneta e soprattutto il
soggetto che deve emetterla.
Figuriamoci chiamare alle armi come sta
facendo il Movimento 5 Stelle in Italia, ove all'interno del programma
per l'Europa, in previsione delle prossime elezioni imminenti, pone al
primo punto (dei sette complessivi) il referendum sulla permanenza
nell'Euro e al punto tre il sì agli Eurobond. Roba da Trattamento
Sanitario Obbligatorio. O da esorcista, scegliete voi.
L'ignoranza in materia regna sovrana. Ignoranza nel senso letterale
del termine: si ignorano i fondamentali necessari attorno ai quali
impostare qualsiasi tipo di discussione in materia, figuriamoci chiamare
i cittadini a esprimersi direttamente, con parere vincolante, su di
essa.
In questo senso, pertanto, almeno al momento va considerato come
estremamente dannoso qualsiasi tipo di chiamata alle urne per
esprimersi, per il semplice motivo che una popolazione non in grado di
farlo cadrebbe fatalmente vittima delle distorsioni che su questo tema
vengono proposte e imposte in ogni luogo.
Con in più l'effetto dannoso
ulteriore che, ove si arrivasse sul serio a una consultazione popolare
su temi che il popolo ignora, i risultati fatalmente sconcertanti che
potrebbero uscirne non farebbero altro che dare una patente di legalità a
chi una volta ci ha imposto il criminale sistema monetario attuale e da
quel momento avrebbe poi anche beneficio dal risultato referendario.
Il punto più delicato è però un altro, ed è quello più importante,
dirimente: dati i mezzi di comunicazione oggi a disposizione, cioè data
la sola televisione come mezzo di massa ancora realmente efficace, e
date le persone che a tale mezzo hanno accesso, e che “lo realizzano”, è
praticamente impossibile non solo sperare in una affermazione corretta
del concetto di sovranità monetaria, delle sue motivazioni e delle sue
implicazioni, ma anche sperare nella possibilità di impostare un
dibattito potenzialmente efficace attorno alla cosa.
La televisione è fatta da, e ospita chi, in un verso o nell'altro è
del tutto appiattito sulle posizioni ufficiali, su quelle attuali, su
quelle che ci sono state imposte e che sarebbe indispensabile invece
discutere e spazzare via.
Costoro, che si tratti di giornalisti in forza
a testate che discendono per nomina diretta dalla politica, di
opinionisti a libro paga (direttamente o indirettamente) di editori,
aziende e lobbies che dal sistema attuale hanno (hanno avuto e avranno)
tutto da guadagnare, non potranno che continuare a recitare il salmo
attuale.
Si tratta di yes man, consapevoli o meno, nel senso
che molto spesso sono persone che hanno implicitamente introiettato del
tutto il discorso corrente senza la benché minima capacità di critica e
che proprio per questo hanno avuto accesso alle posizioni, ai salotti e
infine alla possibilità di parlare davanti a una telecamera che gli
sarebbe stata altrimenti del tutto preclusa.
A fronte di questi, ce ne si accorge guardando un qualunque programma
o dibattito, viene talvolta affiancato qualcuno che prova a dire
qualcosa di diverso.
Scelto oculatamente tra chi non è in grado di
farlo, i primi hanno ovviamente gioco facile a sottolineare ogni volta
che qualsiasi discorso si faccia al di fuori dell'Euro, dell'Europa e
della Banca Centrale Europea è un discorso da fuori di testa.
In televisione si va se si viene invitati.
E gli inviti arrivano
dalle redazioni che fanno i programmi, in qualche caso dagli editori che
posseggono le televisioni direttamente, e in ultima istanza da
pressioni politiche e da esigenze commerciali di vario tipo: è dunque
del tutto impossibile che una redazione, un conduttore, un editore si
arrischi a ospitare all'interno dei propri programmi e palinsesti
qualcuno che possa comunicare in modo efficace, e controbattere a dovere
all'esperto di regime di turno, un tema potenzialmente in grado di
rovesciare del tutto il paradigma esistente.
È una presa di coscienza necessaria, per chi spera che il tema della
sovranità monetaria possa essere compreso in tempi accettabili dalla
massa delle persone. Perché così non sarà. Così non può essere.
Internet, in tal senso, è quasi ininfluente, se non addirittura
dannoso. Perché accanto a pochi e sparuti giornali on-line che si
sforzano di comunicare, spiegare, dimostrare e sviscerare l'argomento
con impegno e rigore (basta dare una occhiata al nostro archivio, in tal
senso), ci sono migliaia di altri soggetti di vario tipo che
intorbidiscono le acque, che distorcono ogni aspetto, che infiltrano
il mare delle informazioni con argomenti, metodi e tecniche che hanno
il solo risultato di appiattire la discussione (figuriamoci la
comprensione) verso il basso.
Quando non proprio terrorizzare chi si
avvicina a questo tema. Ove tutto è sullo stesso piano, tutto ha lo
stesso rumore, la stessa rilevanza, la stessa ipotetica validità - o
invalidità.
Ancora oggi è la televisione l'unico mezzo che potrebbe portare a
conoscenza le masse di ciò di cui si dovrebbe parlare. Ed è ancora oggi
l'unico vero medium che definisce e determina l'agenda setting propinata e imposta a tutti.
Da questa è escluso manu militari
il tema della sovranità monetaria, e quando in qualche pertugio riesce a
saltare fuori viene immediatamente e risolutamente sommerso dalle
bordate dell'esercito che occupa gli studi televisivi.
Eppure senza la
sovranità monetaria non è e non sarà possibile andare da nessuna parte.
Il tunnel - e tubo catodico - nero nel quale siamo infilati è ancora non
lungo, ma lunghissimo.
Per gentile concessione de “La Voce del Ribelle”
La Voce del Ribelle è un mensile - registrato presso il Tribunale di Roma,
autorizzazione N° 316 del 18 settembre 2008 - edito da Maxangelo
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Direttore Responsabile: Valerio Lo Monaco
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