giovedì 6 febbraio 2014

CONFLITTO DI CLASSE E SIGNORAGGIO MONETARIO


CONFLITTO DI CLASSE E SIGNORAGGIO MONETARIO

L’IMPERIALISMO OBBLIGATO DEGLI USA

Alla luce di quanto esposto nel precedente articolo, DEFINIZIONE DI SIGNORAGGIO MONETARIO, qui sotto riprodotto per comodità del lettore, si comprende che il conflitto di classe, oggi e domani più che mai, è il conflitto tra:
A)  coloro – diciamo la comunità bancaria e parabancaria, essenzialmente un cartello - che sono in grado di creare (enormi e crescenti quantità di) mezzi monetari scaricandone il peso debitorio sul resto del corpo sociale (debito pubblico, pubblicizzazione privatizzazione, verso altri soggetti, delle perdite), producendo continue crisi e bolle, ed estraendo così dal resto del corpo sociale non solo la ricchezza reale da questo prodotta, ma le sue capacità politiche e i suoi diritti giuridici; e
B)il rest0 del mondo.
La classe A si compone di poche migliaia di persone, al massimo; ha coscienza di classe, è consapevole dei meccanismi del mondo reale, è organizzata, concentra in sé il potere anche politico, tecnologico, militare; parla anche per bocca delle istituzioni pubbliche.
La classe B si compone di miliardi di persone, di cui pochissime hanno coscienza di classe e consapevolezza dei meccanismi del mondo reale; non è organizzata, se non frammentariamente; è divisa dai confini nazionali e da contrapposti interessi di categoria (lavoratori/pensionati, imprenditori/operai e impiegati; garantiti/non garantiti; primo mondo/terzo mondo, etc.); se resiste, è automaticamente  fuori legge, perché la legge è fatta dalla classe A.
L’internazionalismo comunista gridava: “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!”.
Si sono uniti, invece, i grandi capitalisti finanziari di tutto il mondo, formando una classe globale, prosperante e operante sopra i confini che dividono il resto della popolazione mondiale, e sopra i parlamenti e i governi.
Il mondo così organizzato dalla Classe A, ha una superpotenza unica ed egemone, gli USA, che mantengono (sia pure non da soli, ma in via di gran lunga principale) questa organizzazione del mondo adoperando metodi e mezzi imperiali, sia finanziari che militari, e comportanti costi enormi, quindi un deficit interno ed estero enorme e crescente, quindi la necessità di importare molto più di quanto esporta, e di finanziare questo squilibrio imponendo al resto del mondo l’accettazione della sua moneta superinflazionata nonché dei suoi titoli di debito pubblici e privati, compresi i famosi derivati, le cartolarizzazioni, i prodotti strutturati. Continua a creare sempre più moneta fittizia e sempre più capitale fittizio, in uno schema Ponzi globale di cui è prigioniera, e che è costretta  a imporre a tutti.  Le mega-truffe e le bolle speculative sono mezzi per collocare questi strumenti finanziari e farli fruttare a vantaggio di chi li progetta e a spese (debiti, tasse) della popolazione generale: signoraggio monetario internazionale.
L’ordinamento finanziario, e di conseguenza anche politico, del mondo, soprattutto della parte egemonizzata dagli USA, viene conformato a questa necessità di finanziamento dei costi per l’impero, come fino al ’29 avveniva con la precedente potenza imperiale, il Regno Unito, e la sua divisa, la Sterlina. In Asia, il principale accettatore del debito statunitense è stato il Giappone, fino al ’91, e poi, a seguito (o per mezzo) di una devastante recessione di quel Paese, gli è stata sostituita la Cina, e il Giappone, dopo 46 anni di crescita ininterrotta, ha smesso di crescere (guarda caso!). In Europa, la potenza che assicura l’acquisto del debito USA è la Germania, la quale, in cambio di questo servizio, ha ricevuto il feudo Europa (continentale), con licenza di dominarlo, scaricare alcuni suoi costi sui paesi europei subalterni, prendersi loro quote di mercato, vendervi i propri prodotti, estrarne capitali, industrie, cervelli, cambiarne i governi, e via discorrendo.
Il conflitto di classe tra Classe A e Classe B si presenta, pertanto, anche tra paesi: tra la superpotenza unica – gli USA, oggi; l’Impero Britannico, ieri - che ha la forza di imporre le proprie carte-debito senza valore come moneta accettata da tutti, e così di finanziarsi a costo zero, o meglio al costo delle forze militari di cui abbisogna per imporre l’accettazione; e paesi che sono forzati ad accettare quelle carte-debito e a dare in cambio beni, servizi, materie prime che gli USA non producono ma di cui abbisognano per il loro funzionamento e per pagare aiuti a regimi collaboranti e guerre contro quelli che non collaborano. Tra questi paesi, vi è una gerarchia: alcuni possono scaricare i costi su altri, che invece non possono scaricarli. L’UE e l’Euro, nel mondo dei fatti, servono principalmente a questo. Divide et impera.
02.02.14  Marco Della Luna
DEFINIZIONE DI SIGNORAGGIO MONETARIO
Il signoraggio monetario è la capacità di realizzare estrazione netta (cioè senza corrispondente cessione di beni o servizi reali) di potere d’acquisto dal corpo sociale mediante creazione ed emissione di mezzi monetari, ossia di  moneta primaria, moneta creditizia, promesse di pagamento e di ogni altro strumento finanziario liquido, cioè prontamente vendibile o scontabile, quali sono anche i prodotti finanziari derivati (da qui il business della produzione delle bolle finanziarie: servono ad estrarre ricchezza dalle società).
Più terra terra: è la capacità di prendere dal corpo sociale cose reali senza dare in cambio cose reali, ma mezzi simbolici  (generati senza costo) idonei a comperare cose reali prodotte dal lavoro degli altri e a loro spese.
Chi detiene il signoraggio si procura ricchezza, insomma, pagandola con  addebiti a carico del corpo sociale.
E’ ovvio il conflitto tra la Costituzione (principio di fondamento sul lavoro, principio di eguaglianza, etc.) e l’esercizio privato del signoraggio, soprattutto in regime di monopolio legale, come quello di cui gode il sistema bancario. E’ altrettanto ovvio che, in questo conflitto, vince il soggetto privato che possiede il signoraggio monetario.
Per nascondere la realtà, conseguentemente,  le regole contabili, quelle tributarie e l’insegnamento della finanza in generale devono ignorare la realtà economica dei flussi del potere d’acquisto, che sono flussi di ricavi, e che appunto non vengono contabilizzati.
Marco Della Luna
28.01.14

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