Caracas come Kiev. Va in
scena la rivoluzione della Cia
In Venezuela è in atto l'operazione Genesis: arruolamento di studenti, invio di mercenari, destabilizzazione dell'economia.
Ma per ora non funziona. [Franco Fracassi]
di Franco Fracassi
«Si chiama progetto Genesis. A molti ragazzi vengono pagati gli studi,
perfino in prestigiose università statunitensi.
È facile agganciare gli
studenti. Molti sono convinti che le università del Venezuela non gli
potranno dare un futuro. Mentre la Cia, o il suo paravento, sì. Poi ci
sono gli inviti ai convegni all'estero, ai congressi. L'Agenzia cerca
persone da includere nel programma Genesis che siano giovani, con buona
capacità di leadership e ambiziose.
La Fondazione Genesis per la libertà
porta avanti apparentemente un discorso rivoluzionario. Mentre, in
realtà, lo scopo è quello di confondere la gente, in modo che non si
accorga che invece di servire la causa della sinistra sta in realtà
servendo quella della destra. Lo stesso è stato fatto in Libia, in Siria
e in Ucraina. Ce l'hanno fatta con Milosevic in Jugoslavia perché era
il prototipo del cattivo.
Stesso discorso con Yanukovich in Ucraina: un
presidente corrotto, per nulla amato dalla popolazione. Portare a
termine rivoluzioni in questi contesti è più facile. In Venezuela è
diverso. Come è diverso a Cuba. Chavez e Fidel non sono Milosevich e
Yanukovich, come non lo sono le loro strutture di potere».
Il Venezuela come la Serbia, la Libia, la Siria o l'Ucraina. Benvenuti
nella più grande e potente multinazionale del pianeta, quella che
organizza rivoluzioni. O meglio, quella che rovescia governi non in
linea con il capitalismo globale, non in linea con la politica di
Washington.
Il cubano Raul Capote è stato per oltre vent'anni agente
della Cia in America Latina. Poi si è accorto che le cose che faceva
«erano sbagliate», e ha disertato. Oggi vive a Cuba e ha deciso di
raccontare la verità su quanto sta avvenendo in Venezuela.
«Che cosa hanno iniziato a fare in Venezuela? Hanno spedito studenti in
Serbia, finanziati dall'International Republican Institute (Iri),
dall'UsAid o dall'Albert Einstein Institute. Si tratta di un lavoro a
lungo termine. Quindi, i primi studenti sono partiti per la Serbia molti
anni fa. E lì sono stati presi in "cura" da Canvas».
Capote come il più famoso premio Pulitzer Truman. «Non usano mai i loro
veri nomi e le loro vere identità. Di me, per esempio, la Cia aveva
deciso che sarei stato uno scrittore. I miei funzionari referenti a
Langley erano Renée Greenwald e Mark Waterhein, capo del Progetto Cuba,
della Fondazione per lo sviluppo panamericano. Waterhein metteva in
piedi finte onlus che avrebbero dovuto aiutare bambini disagiati o
promuovere lo studio tra i giovani. Anche perché la Cia è maestra del
controllo dei social network. Senza Facebook per loro sarebbe tutto più
complicato. Poi ci sono i media. La Cnn in particolare. Il canale in
spagnolo è una stampella essenziale per le operazioni Cia in America
Latina. Del resto la Time Warner è di proprietà della General Electric.
La stessa azienda che produce aerei da guerra e armi di ogni tipo».
L'ex agente della Cia Raul Capote
L'ex agente conosce bene la realtà del Venezuela. Anche perché conosce
bene la donna che conduce il gioco: «Kelly Keiderling. È lei la
responsabile della guerra contro Maduro in Venezuela. Lei è
incredibilmente aggressiva nella manipolazione delle informazioni.
Ho
lavorato con lei in passato. È estremamente professionale e non lascia
nulla al caso. È stata lei a decidere di lavorare non solo a Caracas, ma
anche in tante altre città. Kelly Keiderling è stata espulsa dal
Venezuela. Da allora non sono più in contatto con lei.
Kelly è
profondamente convinta di essere nel giusto e nell'importanza del suo
lavoro. Lei è una rappresentante incondizionata del capitalismo. Lei è
il capitalismo».
È oramai dallo scorso autunno che il Venezuela è scosso da scioperi,
proteste di piazza e scontri armati tra le forze dell'ordine e
l'opposizione. Sono mesi che il presidente Nicolas Maduro sembra sempre
sul punto di soccombere, e con lui la rivoluzione bolivariana, iniziata
dal predecessore di Maduro, il defunto Hugo Chavez.
Non è ancora
accaduto, però. Nonostante l'ostilità di parte della popolazione,
nonostante l'ostilità dell'Occidente, nonostante l'ostilità dei media
interni e internazionali.
È in atto è una ripetizione modernizzata dello scenario cileno.
Nell'estate del 1973 l'allora governo del socialista Salvador Allende
venne letteralmente fatto a pezzi da una vera e propria insubordinazione
di interi settori chiave dell'economia del Cile.
Tanto che quando l'11
settembre di quell'anno le forze armate attuarono un colpo di Stato gran
parte della popolazione accolse la notizia con sollievo.
Finora in Venezuela la Cia ha provato di tutto: scarsità artificiale dei
generi di prima necessità, sabotaggio dei mezzi pubblici, attacchi
contro agenzie governative, e barricate sulle autostrade nelle strade
delle aree residenziali.
Ovunque sulle città, come segnale di allarmante
instabilità, incombeva il fumo nero dei pneumatici in fiamme (un'eco
eloquente di Maidan a Kiev). Tutto ciò sincronizzato e ben organizzato.
Ma visto che non ha funzionato, il presidente statunitense Barak Obama
ha autorizzato (apertamente) «l'inasprimento delle operazioni per
influenzare il regime di Caracas».
Una studentessa protesta contro il presidente Nicolas Maduro. Sulla
guancia sinistra in bene evidenza un pugno stilizzato bianco. Quel pugno
è il simbolo distintivo della ong serba Canvas, dove vengono addestrati
gli studenti rivoluzionari di tutto il mondo. Lo stesso pugno è stato
esibito in tutte le rivoluzioni dal 2000 a oggi, da Belgrado al Cairo,
passando per Kiev e Teheran. Canvas è finanziata dal Dipartimento di
Stato Usa.
Anche perché è accaduto un fatto, che ha portato dalla parte di Maduro
molti suoi concittadini. Nella città di San Cristobal è stato arrestato
il cittadino statunitense T.M. Leininger. Aveva ferito gravemente un
venezuelano.
Probabilmente si trattava di un agente dei servizi segreti.
Ma in questa vicenda questo particolare non ha avuto importanza.
Durante la perquisizione del suo appartamento è stato trovato un
nascondiglio con armi da fuoco: tre fucili (uno con un mirino
telescopico e un silenziatore), due pistole, una consistente scorta di
munizioni e diversi abiti mimetici.
Una sorta di terrorista, dunque.
Inutile la campagna mediatica immediatamente lanciata dalla Cia in
difesa di Leininger. Ha fatto risultare l'agente ancora più colpevole
agli occhi dell'opinione pubblica.
Da quanto ha scritto il "Los Angeles Time", la Cia ha inasprito ancora
di più la lotta. «Secondo fonti interne all'Agenzia, Langley recluta
terroristi da tutto il mondo per il Venezuela. C'è grande attività nelle
stazioni della Cia in Colombia, Honduras, Messico, Panama e molti altri
Paesi per il trasferimento "controllato" di combattenti dei cartelli
della droga in Venezuela».
Nelle settimane più calde della protesta,
alcune delle barricate erano controllate da narcotrafficanti colombiani
ricercati dall'Interpol, le cui fotografie sono state pubblicate sul
web.
Il presidente del Venezuela Nicolas Maduro
Ha spiegato Capote: «Nella prima fase delle operazioni terroristiche per
rovesciare il regime, i mercenari della Cia hanno volutamente e
costantemente scelto le vittime su entrambi i lati della barricata
(proprio come a Kiev).
La maggior parte delle vittime erano cittadini
comuni. Il loro obiettivo era esacerbare il confronto tra sostenitori
del governo e l'opposizione. Nella pratica dell'intelligence
statunitense, "le statistiche del massacro" sono un aspetto importante
della guerra di sabotaggio contro il Paese da destabilizzare.
La Cia
pensa così: la tendenza all'aumento delle morti violente è la prova del
caos e dell'incapacità del governo venezuelano nel normalizzare la
situazione e tenere sotto controllo i criminali». In effetti, i
venezuelani si sono particolarmente indignati dell'uccisione di artisti e
stelle delle serie televisive.
Poi c'è stata la questione della tendopoli dell'opposizione a Caracas.
Anche qui come in Ucraina. «Secondo i piani della Cia doveva
trasformarsi nella Maidan venezuelana.
A differenza di Yanukovich,
Maduro ha deciso di eliminare il problema alla radice facendo
smantellare le tende e il presidio. Durante l'operazione, nelle tende,
sono state scoperte grandi quantità di denaro, armi, bombe molotov e
droga», conclude Capote.
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