Quant'è difficile scrivere e insegnare in libertà ...
SUGGERISCO DI INIZIARE A LEGGERE DA QUESTO PUNTO IN QUANTO LA PRIMA PARTE E' DI INTERESSE MINORE PER L'ARGOMENTO LIBERTA' DI UN POPOLO deca
CANZANO – Bene, qual è allora la responsabilità dell’Europa nello
stato di salute degli Atenei italiani?
CANZANO – La libertà di opinione e di pensiero è stato oggetto di
suoi studi e pubblicazioni, oggi, queste libertà sono ancora garantite?
MOFFA - Sono garantite formalmente, dalla Costituzione e da alcune
norme sull’insegnamento. Sono garantite anche da alcuni parlamentari coraggiosi
o comunque vigili, quelli che hanno fatto saltare più volte il tentativo dei
soliti noti di imbavagliare la storia. Alcuni forse sopravviveranno
politicamente, altri sono stati puniti. Penso a a una deputata del PD, che alla
vigilia della caduta del governo Monti, nel dicembre 2012, sollevò con
chiarezza il problema della libertà di opinione nel votare contro l’ennesimo
tentativo di introdurre in modo surrettizio una legge liberticida alla francese
o alla tedesca anche in Italia. Non è stata ricandidata. Comunque - vedi anche l’intervento
procedurale dei grillini nell’ultimo assalto del gennaio scorso, e il ruolo del Pdl nella caduta del governo
Monti - la resistenza c’è o per lo meno c’è stata fino adesso. Ma l’aggressione ai principi costituzionali
contenuti negli art. 21 e 33 non avviene solo attraverso una legge, ma anche
attraverso altri meccanismi di censura, e grazie ad altri protagonisti della
questione.
CANZANO – Puo’ fare qualche esempio?
MOFFA
- Gli esempi possono essere tanti, dalla rete alla
stampa e alle TV, dalla polizia postale al luogo di lavoro. E ovviamente alla
magistratura …
CANZANO – Cominciamo dal primo punto: la ‘rete’ tende ad ‘uniformare’
la cultura e a proporci un modello che piace ai ‘cosiddetti governanti’,
infatti, la rete è monitorata, e, continuamente vengono ‘oscurati’ siti ‘non
conformi’ alle volontà del ‘grande fratello’. Ha avuto anche Lei problemi con
la rete per le sue iniziative?
MOFFA – Sì, la mia lezione su Shoah tra Storia e Politica, giudicata
da magistrati che l’hanno letta priva di alcun disvalore antisemita, e anzi
persino apprezzata, e oscurata ogni tanto su you tube come la video-intervista
di David Cole: una icona rossa che non apre nulla e una scritta di
accompagnamento che avvertiva che per il suo contenuto quel video non era
visibile. E’ il delirio censorio dei soliti noti, che usano la loro ‘giustizia’
privata, non essendo ancora riusciti, in Italia, a imbavagliare la storia per
legge. Questo il caso più evidente: e poi, come tantissimi blogger tutte
quelle forme di mobbing informatico che ti fanno perdere tempo, ti diffamano, che
si infilano nei siti o su FB con amici-fakes utili a reindirizzare i dibattiti
su binari ortodossi. Magari la stessa persona con due nicknames, che litigano
tra loro, tu parli di una cosa e loro spostano l’attenzione su altro
CANZANO - Nel tempo, questa situazione diventa insopportabile,
anche a me capitano cose del genere …
MOFFA – Verissimo, ci sono tanti modi indiretti e ‘privati’ di
censurare in rete: su FB 3 o 4 tag e poi ti bloccano; siti che non riesci a
caricare in rete, interpelli il fornitore e non capisci perché. E allora
bisogna fare una corretta analisi della ‘rete’ e stabilire un paio di principi
per regolarla: l’analisi vuol dire che la rete non è sempre il preteso regno
della libertà , i cui cittadini devono ribellarsi a ogni tipo di normazione. La
rete ha una potenzialità liberatoria enorme e contribuisce alla crescita
qualitativa e quantitativa dell’alfabetizzazione di massa, ma presenta anche rischi:
vedi a proposito dell’alfabetizzazione il degrado della lingua delle
giovanissime generazioni, un linguaggio-chat pieno di o, ah, aoh, zeppo di
errori forse anche a causa della piccola tastiera dell’ iphone, ma che comunque,
reiterati, finiscono per produrre un pessimo italiano, dove la famosa x al
posto di ‘per’ da cui la nota scenetta su Bixio trasformato in Biperio, è il
minimo. Quanto alla libertà della rete, il carattere privatistico dei grandi
server, provider etc – peraltro sempre o quasi con sedi legali in paesi lontani
- è la base di tutti gli abusi. Bisognerebbe tentare con dei fornitori
autoctoni, come si provò nella Francia di Chirac anni fa, un nuovo motore di
ricerca concorrente di google, un progetto ambizioso poi fallito.
CANZANO – Ma anche la Cina ha fatto muro contro google e ha creato
un suo motore di ricerca. Ma non si puo’ dire che sia un paese libero …
MOFFA - Vero, ma innanzitutto è da chiedere ai cinesi che pensano
de loro motore di ricerca. E poi noi siamo in Europa, si potrebbe pensare a un
mega motore di ricerca europeo, e ad altri servizi di eguale spessore,
altrimenti gli abusi continueranno a dilagare grazie al monopolio di fatto
esistente.
CANZANO – E dunque quali principi bisognerebbe applicare?
MOFFA – In primo luogo, a monte, bisogna affermare e pretendere il
principio di responsabilità e di identificazione di chiunque pubblichi sulla
rete; a valle, chiedere che le leggi dello Stato vengano applicate anche sulla
rete. Esistono ovviamente leggi ingiuste o da riformare, come la stessa legge
Mancino del 1993, ma il terreno di scontro va spostato in Parlamento, senza
cercare e sperare di fare della rete una zona franca, un’isola felice dove
pensi di poter scrivere quello che vuoi, perché così ci si rimette soltanto: tu
ti dichiari a favore dell’abolizione della Mancino, o fai una lezione
innocentissima e priva di risvolti antisemiti, o scrivi un articolo sull’Iran o
sulla Palestina, e ti ritrovi da una parte insultato, diffamato, minacciato da
veri o presunti soggetti in rete, e dall’altra emarginato con le censure di cui
sopra. Dunque i codici penali e civili vanno applicati anche su internet,
contrariamente a una tendenza finto-libertaria e fino-anarchica in rete, e contro
gran parte della giurisprudenza che reputa i reati compiuti on line meno gravi
di quelli su cartaceo. Non è vero, semmai certi reati sono ancora più gravi in
rete, per almeno due motivi: perché sono reiterati nel tempo: se ti diffama un
quotidiano, la cosa resta lì, un giorno o una settimana e poi torni a
respirare. Ma in rete le cose restano a volte persino oltre la circolazione
ufficiale - ad opera dell’autore - dello scritto diffamatorio o minatorio.
Secondo motivo, perché chi li compie si nasconde meglio …
Secondo motivo, perché chi li compie si nasconde meglio …
CANZANO – Dunque siamo arrivati al principio di responsabilità e
di identificazione di chi pubblica in rete …
MOFFA – Proprio così: una prima regola etica da diffondere è che
bisogna chiedere a tutti di assumersi la responsabilità pubblica delle proprie
prese di posizione. Alcune volte ciò è impossibile, ci sono professionisti –
penso agli stessi avvocati - che possono
necessitare di un nickname. Oppure qualcuno si diverte a firmare con un
soprannome simbolico. Tutto bene: ma se
quel qualcuno commette un qualsiasi reato, deve poter essere identificato
sia dalla vittima, sia dalla magistratura. L’IP del computer dovrebbe essere la
base di questa identificazione, un po’ come il telaio delle auto, una carta
d’identità del computer su cui è stato commesso il reato. A difesa della
vittima e delle vittime, non a lesione della ‘libertà della rete’ come
pretendono certi furbi o ingenui.
CANZANO – Ma non mi pare
così semplice, il computer puo’ essere rubato, oppure puo’ entrarci un hacker
per attribuire al malcapitato il reato da lui commesso …
MOFFA – Ma intanto c’è la base da cui partire, in parallelo si
deve pensare a vere difese dagli hacker con l’aiuto di altri poteri forti ma
democratici e liberali, quale potrebbe essere lo stesso Stato-governo italiano
… Gli ostacoli veri dunque non sono questi, ma altri due, il primo riguarda i
server: da una parte c’è Aruba che si è messa inventare una pluralità di IP per
caricare i siti, IP però che non dovrebbero essere quelli anagrafici del
computer stesso. In questo modo si creano infatti molte ambiguità per il
rintracciamento degli autori dei post su quel sito, che potrebbe essere stato
infiltrato da un hacker. Aruba negli ultimi due anni è diventata potente e
ricca, vedi la pubblicità : che relazione c’è tra questo salto quantitativo e
questa stranezza qualitativa, per la quale il principale server italiano
(europeo?) contribuisce a rafforzare l’ “anarchia” in rete?
Dall’altra – ecco il secondo problema - ci sono i PM archivia-tutto,
se chi compie il reato appartiene a giri forti, alle caste intoccabili che
imperversano nel nostro paese. Tre miei esempi, a cui potrebbero aggiungersi in
un dossier di centinaia di pagine quelli di tantissimi altri navigatori della
rete: la Polizia postale di Viale Trastevere che afferma che non si puo’ far
nulla contro le intrusioni di hackers
nella mia pagina FB, segnalatemi da Facebook con tanto di luogo di
compimento dell’incursione! Un Pm del Giudice di pace che ripete la stessa
cosa, dopo aver individuato e interrogato l’autore di un messaggio contenente
una minaccia di aggressione (e forse di morte, visto il richiamo alla solita
“resistenza”). E due PM, uno romano e uno teramano, che alle prese con un sito
di sedicenti anarchici (alla Pinelli o alla Bertoli?) che mi aveva minacciato e
diffamato se avessi partecipato a un dibattito sulla Palestina, chiedono e alla
fine ottengono (quello di Teramo) l’archiviazione. Eppure a disposizione del
GIP e dei due PM c’erano due indirizzi postali a Firenze e a Milano, un conto
corrente postale, forse un numero di telefono … quella è gente che potrebbe
aver seminato anche bombe qui e là , come da notizie di cronaca degli ultimi
anni: ma niente, le ulteriori indagini non si fanno: l’IP dei computer per
certi magistrati alle prese con certi giri non vale nulla …
CANZANO – Forse però l’IP del computer non è sufficiente, esistono
dei margini di errore
MOFFA - Forse sì: senonché, uno, non si capisce perché non
provarci ed escluderlo invece a priori; due e soprattutto, un giorno apro TG1
mattina e vedo un funzionario di polizia che racconta della scoperta e arresto
di una banda di pedofili attraverso l’IP del computer. E allora? Due pesi e due
misure: se quella banda fosse appartenuta ad un giro forte, non è da escludere
che un altro funzionario avrebbe teorizzato il contrario.
Ma attenzione, anche se così fosse, dovrebbe essere compito del
legislatore esaminare attentamente la questione, e fare in modo di impedire –
anche con convenzioni internazionali, e con oscuramento dei server fuori regola
– che la rete continui a vivere nell’anonimato, senza possibilità di
identificare chi di volta in volta, caso per caso la utilizza. Poteri forti
democratici che devono agire senza limiti, come è senza limiti la fantasia
informatica degli hacker: cito al proposito un caso, nel sito della mia
università , Teramo, la mia casella postale …
CANZANO – Anche sul luogo di lavoro? In che senso fantasia? Che è
successo?
MOFFA – Un meccanismo che
non conoscevo fino a un paio di settimane fa: il breve video di quello che
accade con la posta unite è sulla mia
pagina FB: in sintesi quando apro una mail e dò solo una sbirciata
ripromettendomi poi di leggere meglio dopo, e perciò la richiudo, la mail
scompare del tutto dalla mia casella postale, anche dalla posta spam o
eliminata. E l’ultima stranezza …