La fabbrica della manipolazione
Quando le persone si imbattono
nell’espressione “manipolazione di massa”, la prima immagine che in
genere viene loro in mente è quella di una TV (o in generale di un mass
media) che veicola idee, suggestioni e contenuti nei cervelli dei suoi
fruitori.
Questa immagine è parzialmente giusta, perché se
“nell’immediato” sono soprattutto i mass media a veicolare direttamente
determinati contenuti a livello di massa, tuttavia la fase del
“bombardamento massmediatico” è molto spesso l’ultimo anello di una
catena invisibile, dietro la quale si nasconde quella che potremmo
definire “la filiera” o “fabbrica” della manipolazione; in effetti i
mass media, in ultima analisi, non fanno altro che far rimbalzare
nell’etere (e nelle menti degli individui) idee e contenuti, che hanno
già alle spalle una loro fase di elaborazione; cioè, per dirla con le
parole dello studioso americano Ben Shapiro, «la televisione riflette
quelli che la creano e trasforma tutti gli altri».
Il primo e decisivo
passaggio della manipolazione di massa, infatti, avviene in realtà
manipolando i manipolatori; ovvero, secondo un certo tipo di linguaggio,
“creando le élite” destinate a loro volta a diffondere un certo tipo di
messaggi.
Stiamo parlando di quei personaggi definiti nel mondo
anglosassone bright & best, i “migliori e più brillanti” – artisti,
scrittori, musicisti, star, opinion makers e persino studiosi e
scienziati – i quali, per interesse o per personale convinzione,
inducono con la loro opera uno “stato d’animo” nelle masse.
Ma cos’è,
esattamente, uno stato d’animo?
L’espressione risale all’esoterista
francese René Guénon, straordinario studioso delle grandi tradizioni
spirituali dell’umanità, edotto anche, per esperienza e conoscenza
personale, sul labirintico e occulto mondo dei “fabbricanti di
opinioni”.
Con état d’esprit, lo studioso francese indicava un “clima”
culturale e spirituale fabbricabile dalle élites, attraverso influssi da
utilizzare allo scopo di creare una certa “tendenza” nelle masse.
Uno
“stato d’animo” lo si può generare, ad esempio, attraverso la diffusione
di una cultura orientata, di spettacoli, momenti d’aggregazione,
letteratura o mode; tuttavia, secondo Guénon, i creatori di “stati
d’animo” ottengono risultati davvero efficaci soprattutto nella misura
in cui prescindono da qualsivoglia scrupolo di tipo “etico” e
considerano ogni “influsso” veicolato verso le masse solo in un’ottica
strumentale.
Un vero creatore di états d’esprit, infatti, sa anche che
una menzogna da lui stesso riconosciuta come tale può essere utile e
lecita, se serve a un certo scopo, ritenendo come principio che solo
“una certa élite” possa conoscere le vere finalità verso cui indirizzare
i più.
Scriveva Guènon: «È noto l’adagio Vulgus vult decipi , che
alcuni commentano: “Ergo decipiatur!”. […] Si può così tenere per sé la
verità e diffondere nello stesso tempo errori che si sanno essere tali,
ma che si ritengono opportuni»2.
Al tempo stesso, un vero “manipolatore
occulto” non si lascerà trascinare nel gioco degli “apparenti opposti”,
né in campo politico né in campo culturale, ma saprà utilizzare e
persino incoraggiare tendenze apparentemente divergenti per i suoi
scopi.
Destra e sinistra, progresso e conservazione, e tutti gli altri
“dualismi” a cui i “profani” sono abituati avranno, in sostanza, un
valore relativo nelle vere stanze del potere.
Non solo: il potere, se è
davvero tale, potrà persino permettersi il lusso di tollerare o
addirittura di generare una “pseudo-opposizione”, da usare come
“specchio per le allodole” verso cui dirottare ogni possibile dissenso.
* Enrica Perucchietti, Gianluca Marletta -La Fabbrica della Manipolazione ( Arianna Editrice , 2014 )
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