Ancora sul TTIP, l'accordo USA-UE
Si è concluso a Brussels il quarto
round (leggasi 'incontro') fra il governo USA e la rappresentanza
dell'Unione Europea in merito all'accordo di Partenariato Transaltantico
con gli Stati Uniti.
Vediamo d'approfondire ancora questo argomento.
Nel 1977 negli USA nacque un'istituzione chiamata Cato, un think tank
dedicato ai principi delle libertà individuali, del governo limitato,
del libero mercato e della pace. Fra i finanziatori ufficiali si trovano
realtà come Ebay, Facebook, Google, ma anche la Bank of America e le
fondazioni di George Soros (che potete definire in molti modi, più o
meno eleganti...).
Cosa c'entra questa Cato, il cui nome deriva dalle Cato' s Letters,
una serie di saggi pubblicati in Inghilterra nel Settecento e che
presentavano una visione della società ultra-liberista, con il TTIP? La
risposta è nel sito ufficiale del Cato Institute, con una vera e propria
roadmap, il percorso da seguire per giungere alla sigla dell'accordo
TTIP.
Si comincia con: “ Le parti interessate dovranno responsabilizzare i
politici e i negoziatori per il raggiungimento dei loro scopi e il
rispetto della programmazione temporale.” Si prosegue nella
presentazione ufficiale, con il Cato Institute che parla di una maggiore
integrazione economica: “L'idea di un accordo transatlantico sul
commercio è nell'aria da molti anni e risale addirittura al periodo del
Piano Marshall.”
Alla domanda che banalmente chiunque si può porre, ovvero “Perchè ora
il TTIP?”, la programmazione per l'accordo indicata dal Cato Institute
risponde che: “ In Europa, è visto come una sorta di ultima spiaggia.
Frustrati dal fallimento della politica monetaria e legati
dall'imperativo fiscale dell'austerity, i policymakers (quelli che fanno
le politiche) stavano cercando qualcosa – qualunque cosa – che potesse
ridare tonicità all'economia.”
Fra le ragioni illustrate per giungere all'accordo del TTIP sono
elencate le seguenti: “Il mondo (ma chi è questo signor Mondo?) ha
bisogno che gli Stati Uniti e l'Unione Europea riaffermino la leadership
economica mondiale in un momento in cui nessun altro paese o gruppo di
paesi è disposto o in grado di farlo.” In sostanza...non vorremmo farlo,
ma ci tocca farlo.
“C'è una gara per stabilire gli standard di
produzione globale e il TTIP, che rappresenta la metà degli scambi
(aggiungo io, commerciali e di investimenti) del mondo, offre
l'opportunità di stabilire questi standard qui e ora” (appunto con il
TTIP) .
“Stabilendo le discipline sulle questioni in cui altri accordi
commerciali sono silenti - questioni come la manipolazione valutaria, le
operazioni delle imprese di proprietà statale, le regole di contenuto
locale, e altri - gli Stati Uniti e l'Unione Europea possono stabilire
regole alle quali la Cina e altri dovrebbero sottostare.” Cioè la
squadra più forte fa le regole del gioco e anche l'arbitro.
Facciamo un passo oltre. Il Consiglio Atlantico è un think tank
americano con sede a Washington D.C. il cui scopo è "Promuovere la
leadership americana e promuovere accordi internazionali basati sul
ruolo centrale della comunità atlantica nell'affrontare le sfide del XXI
secolo”.
Questo Consiglio Atlantico insieme alla Fondazione tedesca
Bertelsmann ha pubblicato nell'aprile del 2013 un ottimo lavoro basato
sull'opinione di esperti di commercio negli USA e in UE ai quali è stato
chiesto di identificare gli argomenti da inserire nel TTIP e di
classificarli per ordine di importanza per ottenere il successo
dell'accordo.
Nello schema si trova che il punto meno rilevante sono le
norme sul lavoro, mentre di fondamentale importanza sono la convergenza
del processo normativo (e di autorizzazione per i diversi settori
commerciali) , con particolare riguardo agli alimenti, oltre
all'abbattimento delle tariffe.
La roadmap dell'istituto Cato suggerisce anche come disinnescare gli
oppositori nel paragrafo intitolato: “Personalizzazione della Matrix per
i negoziati TTIP”.
Si legge: “ Gli oppositori cercheranno di mettere in
cattiva luce il TTIP. Alcuni si esprimeranno sull'armonizzazione delle
norme indicandola come uno sforzo da parte dell'industria per ingrossare
i propri profitti a scapito della salute e della sicurezza pubblica.
Le
Agenzie di regolamentazione incoraggeranno queste campagne
pubblicitarie, poiché il loro potere di fare o disfare sarebbe ridotto
da una riforma intelligente.
I supporter (del TTIP) dovranno allora
dimostrare come regolamenti superflui non rendano il pubblico più
sicuro, ma invece aggiungano costi inutili alla produzione.
Costi che si
ripercuotono sui consumatori e diminuiscono le risorse disponibili per
investire in attività economiche e in creazione di posti di lavoro.”.
Capito? Ora sappiamo cosa ci racconteranno per disinnescarci.
E ora
sarebbe anche il caso di evitare di abboccare alle loro sirene!
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