Cardini: soldati privati e
polizie agli ordini dell’élite
Scritto il 26/2/14
«Più il soldato era estraneo e magari perfino ostile rispetto
all’ambiente nel quale espletava il suo servizio, più la sua fedeltà si
indirizzava esclusivamente ai suoi superiori e meglio lo si poteva usare
come strumento di repressione».
Un tema che torna d’attualità oggi,
nell’Europa travolta dalla crisi
socio-economica e sull’orlo di rivolte. Per lo storico Franco Cardini,
«siamo all’anno zero; e poiché siamo governati da anonimi poteri, è
ovvio che il corpo di polizia sovranazionale serva ai loro interessi».
A
Cardini, intervistato da Alberto Melotto per “Megachip”,
non sfugge il ricorso sistematico a nuove forme di repressione: dalla
valle di Susa militarizzata alla Sicilia «ferita dal Muos», fino alla
nuova inquietante gendarmeria europea, Eurogendfor. «Questa
euro-milizia, che andrà ad incorporare in futuro la stessa Arma dei
carabinieri, dovrà gestire crisi
legate all’ordine pubblico», ricorda Melotto.
«Si parla di un’immunità
giudiziaria per gli appartenenti a questo corpo speciale di polizia: gli
ufficiali di Eurogendfor non potranno essere intercettati dalle
autorità giudiziarie dei singoli Stati».
È facile supporre che un simile marchingegno verrà impiegato in
situazioni dove si verifica una forte protesta sociale contro decisioni
inique dei governi, argomenta
Melotto, ragionando con Cardini sulla recente ripubblicazione del
volume “Quell’antica festa crudele”, un viaggio – prima edizione nei
primi anni ‘80 – lungo i secoli che vanno dal medioevo alla Rivoluzione
Francese.
Guerra e pace: «La guerra
che crea nuove classi sociali, sollecita spostamenti di popolazioni
affamate in cerca di ingaggi mercenari e terrorizza plebi contadine», e
la pace che, dpo l’anno mille, «diffonde il proprio messaggio esigente e
chiede risposte adeguate, col formarsi di movimenti che pongono seri
limiti alle guerre private».
Guerre private, organizzate da élite? La
certezza del diritto si incrina appena viene meno la sovranità statale:
«La sovranità nazionale – dice Cardini – l’Italia non ce l’ha più da
quando il sistema Usa-Nato
è entrato potentemente nella penisola, innervandola con le sue basi
militari senza che i nostri governi abbiano mosso un dito, anzi sulla
base di un’evidente loro connivenza».
Cardini, osserva Melotto, nella sua analisi storica vuole «mettere
l’accento su una civiltà che possedeva una forte consapevolezza di quel
che significasse l’andare in battaglia, che trovava in sé gli anticorpi
che potessero salvarla da un definitivo tracollo, da un totale cedimento
alla barbarie del sangue versato». Consapevolezza che, secondo Cardini,
risulta assente ingiustificata ai nostri giorni.
Riproporre oggi
“Quell’antica festa crudele”, infatti, «è utile per marcare la distanza
che separa un periodo di impegno e di scontro culturale e politico dai
nostri anni inconsapevoli».
Se nei secoli passati la guerra
poteva essere “umanizzata”, “razionalizzata” e quindi dominata, oggi
«la mancanza di una morale condivisa nell’opinione pubblica pare far da
preludio al trionfo delle guerre non più legate ai voleri degli
Stati-nazione.
Oggi, l’istituzione di una milizia come Eurogendfor fa
pensare a un fronte di guerra interno: «È la prosecuzione della costruzione di Eurolandia a favore di chi la gestisce e ne ricava i frutti».
Non era meglio la leva obbligatoria? Un esercito difensivo, una forza
di protezione civile? «Un esercito che nasca con i soli scopi difensivi
e di aiuto alla popolazione civile non è un esercito», dice Cardini.
«Quello di cui avremmo bisogno sarebbe un vero esercito europeo, non
un’organizzazione di ascari al servizio della Nato.
La leva obbligatoria
non è più concepibile: il processo di destrutturazione della società
civile italiana è andato ormai troppo oltre». Altro segnale allarmante:
il movimento pacifista si è quasi dissolto.
«Siamo nella fase delle
operazioni di polizia internazionali, funzionali al governo delle
lobbies multinazionali che sta sempre più governando il mondo intero,
con alcune zone ancora poco chiare. Per esempio, dove va la Cina? Si
adatterà a questo tipo di gioco, e in che modo?».
Quest’anno ricorre
l’anniversario dello scoppio della Grande Guerra: quanto vi era di consapevole, nei governanti dell’epoca, nella decisione di mandare al massacro i proletari d’Europa l’un contro l’altro?
«Il punto – replica Cardini – non era massacrare i proletari, ma perseguire una politica
di potenza: la Russia voleva raggiungere il Mediterraneo, la Francia
vendicarsi dei tedeschi e recuperare le aree ferrifere e carbonifere
dell’area renano-mosellana. Certo, la guerra era un diversivo rispetto all’affrontare la questione sociale».
La sinistra italiana, incarnata allora nel Partito Socialista – ricorda Melotto – fu l’unica in Europa
a non chinare il capo alle intimidazioni del nazionalismo, diversamente
da quanto fecero i socialisti francesi, che votarono i crediti di guerra
dopo l’assassinio del loro dirigente Jean Jaurés. Non fu uno dei
momenti più alti della storia del movimento operaio italiano?
«Sì, e
anche del mondo cattolico che in genere era nemico del conflitto»,
concorda Cardini. «Ma c’erano ormai larghe aree d’inquinamento
nazionalista, tra i socialisti e tra i cattolici. Quanto
all’interventismo rivoluzionario, che nasceva su altre basi, alla prova
si rivelò un cavallo di Troia del nazionalismo».
Oggi, la riflessione
storica rischia di essere intorbidita: i «fanatici», decisi a
«minimizzare le responsabilità dei nazisti» negando la tragedia della
Shoah, finiscono col danneggiare anche «i ricercatori seri», che
rivendicano il diritto di rivedere la storia, correggendo errori e
mistificazioni.
Cè poco da stare allegri: «Ci vorrebbe una Costituzione
europea e una raggiunta maturità di coscienza appunto federale o
confederale da parte dei popoli, che non c’è».
C’è invece il dominio
egemonico della Troika. «Chi lo ha voluto? Quali sono i suoi poteri? Chi
li ha determinati? Una decisione di questo tipo non può esser presa nel
totale silenzio dei governati».
(Il libro: Franco Cardini, “Quell’antica festa crudele”, Il Mulino, 520 pagine, 30 euro).
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