Ucraina, i militari leali al popolo abbandonano i golpisti della NATO
Il
servizio delle guardie di frontiera della Russia ha dichiarato che
675.000 cittadini ucraini sono emigrati in Russia dall’inizio dell’anno.
Solo a febbraio, il flusso migratorio dalla regione di Rostov, in
Ucraina, è aumentato del 53 per cento, mentre dalla regione di Kursk è
aumentato del 71 per cento.
“La gente ha paura per la sorte di chi
gli è vicino e non chiede solo protezione, ma anche aiuti ricevendo
subito la cittadinanza russa.
Nelle ultime due settimane di febbraio
sono emigrate circa 143.000 persone“, ha detto il capo del
dipartimento della cittadinanza del servizio di migrazione.
Nel
frattempo, il governo golpista di Kiev invocava l’intervento della NATO
per garantire l’“integrità territoriale”, un chiaro segno che i golpisti
non hanno il supporto delle forze armate e dei servizi di sicurezza
ucraini.
I golpisti hanno definito “aggressione” la risposta del
parlamento russo alle richieste di aiuto dei cittadini russofoni
dell’Ucraina, minacciati da una serie di provvedimenti discriminatori e
revanscisti da parte degli atlantisti xenofobi eterodiretti, messi al
potere a Kiev. Oltre a chiedere la protezione della NATO, il “ministro
degli Esteri” ucraino Andrej Deshitsa ha esortato l’alleanza atlantica a
presidiare le centrali nucleari in Ucraina.
La Verkhovna Rada,
il parlamento ucraino, avendo perduto ogni legittimazione presso le
forze armate nazionali, con tono lamentoso pretende che Mosca abbandoni
al suo destino la popolazione russofona ucraina, “Qualsiasi
movimento di truppe, attrezzature e armi deve essere effettuato solo con
l’accordo delle autorità competenti dell’Ucraina in conformità agli
accordi e alle leggi dell’Ucraina“, aveva detto il parlamento
ucraino, mentre nel frattempo il fantoccio dei tedeschi, Vitalij
Klishko, su ordine di Berlino, presentava la proposta per una
commissione di negoziazione con la Russia. “E’ imperativo avviare
dei negoziati.
Dobbiamo risolvere questo problema senza l’uso della
forza o armi, ma attraverso consultazioni per evitare lo spargimento di
sangue“.
Manifestazioni pro-Mosca si svolgono da Odessa a Kirovograd a Kharkov e Sebastopoli, tutta l’Ucraina meridionale e orientale non riconosce il governo golpista dei maidanisti (coagulo di forze revansciste, xenofobe, neofasciste, liberiste e atlantiste cementate dai dollari e dalla propaganda russofoba ed anti-eurasiatista della NATO e di Soros).
Manifestazioni pro-Mosca si svolgono da Odessa a Kirovograd a Kharkov e Sebastopoli, tutta l’Ucraina meridionale e orientale non riconosce il governo golpista dei maidanisti (coagulo di forze revansciste, xenofobe, neofasciste, liberiste e atlantiste cementate dai dollari e dalla propaganda russofoba ed anti-eurasiatista della NATO e di Soros).
Il
segretario di Stato USA John Kerry minaccia Mosca: “A meno che passi
immediati e concreti non siano presi da Russia per ridurre le tensioni,
l’effetto sulle relazioni USA-Russia e sulla posizione internazionale
della Russia saranno profondi“. Senza dubbio ciò è vero. Ma
sarebbero stati profondi anche se la Russia non si fosse mossa.
Nel
primo caso, per l’Eurasia, gli “effetti profondi” sono positivi, nel
secondo caso sarebbero stati estremamente negativi. L’occidente è “pronto ad andare fino in fondo per isolare la Russia“,
ha detto Kerry, aggiungendo che la Russia perderà la sua appartenenza
al G-8, così come subirà il divieto dei visti e il congelamento dei beni
all’estero.
Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen,
minacciava la Russia che “deve fermare la sua attività militare e le sue minacce“, all’apertura della riunione straordinaria sull’Ucraina del Consiglio Nord Atlantico, principale organo della NATO.
Intanto,
le forze armate ucraine abbandonano i criminali insediati a Kiev dalla
rete terroristica atlantista di Gladio: l’ammiraglia della flotta
dell’Ucraina, la fregata Hetman Sakhajdachnij, ha rifiutato di eseguire gli ordini di Kiev ed aderiva alla flotta russa issandone la bandiera.
“La
nave ammiraglia della Flotta dell’Ucraina, la Hetman Sakhajdachnij, ha
issato la bandiera di Sant’Andrea, l’equipaggio segue gli ordini del
comandante in capo delle forze armate dell’Ucraina, Viktor Janukovich“,
dichiarava il senatore Igor Morozov, della commissione per gli affari
internazionali della Duma.
Ciò avveniva il giorno dopo le dimissioni del
Contrammiraglio Denis Berezovskij, appena nominato comandante della
marina militare ucraina dall’autonominatosi presidente Aleksandr
Turchinov.
Berezovskij ha dichiarato fedeltà “al popolo della Crimea” impegnandosi a “difenderlo“, durante una conferenza stampa presso lo Stato maggiore della marina russa di Sebastopoli.
La fregata Hetman Sakhajdachnij,
di ritorno dal Golfo di Aden, doveva essere bloccata nello stretto dei
Dardanelli; infatti Arsenij Jatsenjuk, l’autonominatosi premier
dell’Ucraina, aveva chiesto al premier turco Recep Tayyip Erdogan di
non far attraversare lo stretto del Bosforo alla fregata. Il capitano
della nave e comandante della squadra navale ucraina, Ammiraglio Andrej
Tarasov, ha disobbedito a tali ordini.
Infine, i militari ucraini di
stanza in Crimea aderivano alle forze di autodifesa locali dichiarando
di prendere ordini solo dal comando delle forze di autodifesa della
Crimea.
Le autorità della Crimea confermavano che le unità ucraine si
affiancano alle forze filo-russe, “Oggi le forze armate ucraine in
Crimea sono passate al fianco delle autorità della regione autonoma di
Crimea. La transizione è stata assolutamente pacifica, senza che un solo
colpo sia stato sparato.“ Altri cinque comandanti militari ucraini
hanno giurato fedeltà alla Crimea, mentre il Primo ministro della
Repubblica autonoma, Sergej Aksjonov, annunciava la creazione della
Marina Militare e del Ministero della Difesa della Crimea.
Il comandante
del Servizio di sicurezza della Crimea Pjotr Zima, il direttore del
dipartimento degli Interni della Crimea Sergej Abishov, il direttore del
servizio delle situazioni d’emergenza Sergej Shajov e il comandante
delle Guardie di Frontiera della Crimea Viktor Melnichenko, hanno
giurato fedeltà al popolo di Crimea, presso il Consiglio dei ministri e
alla presenza del governo regionale e dei sindaci di diverse città e
regioni.
I militari hanno promesso di “rispettare rigorosamente la Costituzione della Repubblica autonoma di Crimea” e “di promuovere la conservazione della pace etnica e civile” della penisola.
“Penso
che questo giorno sarà ricordato nella storia della Repubblica autonoma
di Crimea come il giorno in cui le agenzie di sicurezza divennero
autonome“, ha detto il primo ministro regionale Sergej Aksjonov, “dimostreremo
che il popolo di Crimea sa proteggersi e garantire sicurezza e libertà
ai cittadini. Finora, il 90 per cento di tutte le forze dell’ordine sul
territorio della regione autonoma si sono subordinati al Consiglio
Supremo della Crimea“.
Le Forze armate ucraine nella Repubblica
Autonoma di Crimea, il 2 marzo, hanno quindi giurato fedeltà alle
autorità locali.
La decisione è stata presa mentre sempre più soldati in
Crimea e nelle altre regioni meridionali ed orientali dell’Ucraina,
abbandonano i golpisti di Kiev ed aderiscono alle milizie di autodifesa
locali, al comando dei governatori e delle autorità locali.
Sul piano internazionale, si evidenzia che Mosca e Pechino hanno un
punto di vista coincidente sulla situazione in Ucraina, dopo la
telefonata del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov al collega
cinese Wang Yi.
“I ministri degli Esteri si sono scambiate le
opinioni sulla situazione in Ucraina, evidenziando la sintonia dei punti
di vista di Russia e Cina sulla situazione nel Paese. Sergej Lavrov e
Wang Yi concordano nel mantenere contatti stretti sul tema”.
Inoltre, il ministro degli Esteri iraniano, Muhammad Javad Zarif, ha
chiesto una maggiore cooperazione tra Teheran e la Shanghai Cooperation
Organization (SCO), sottolineando la necessità di ampliare la
cooperazione con il Patto di Shanghai, durante un incontro a Teheran con
il Segretario Generale della SCO Dmitrij Mezentsev, affermando che la
Repubblica islamica e l’organizzazione hanno “interesse ad azioni comuni“.
Il ministro degli Esteri iraniano ha espresso la disponibilità di
Teheran a una maggiore cooperazione con la SCO nell’economia, commercio,
energia, trasporti e lotta al terrorismo.
Mezentsev ha valutato
positivamente la visita a Teheran, affermando che il viaggio rafforza
ulteriormente i legami SCO-Teheran, salutando anche i progressi del
programma nucleare di Teheran.
La SCO è un’organizzazione internazionale
di sicurezza fondata nel 2001 a Shanghai da Cina, Kazakhstan,
Kirghizistan, Russia, Tagikistan e Uzbekistan.
Iran, India, Mongolia,
Afghanistan e Pakistan hanno lo status di osservatori presso
l’organizzazione.
Alessandro Lattanzio
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