La Riserva
Frazionaria della Banca privata BCE
Uno strumento di politica monetaria AI DANNI DEI CITTADINI
08 Feb 2013
La riserva obbligatoria (o frazionaria)
è uno strumento di politica monetaria cui sono assoggettate tutte le banche
dell’Unione Monetaria europea a partire dal 1 gennaio 1999.
Essa ha come
funzioni ufficiali la garanzia a tutela dei depositanti sulla liquidità dei
depositi bancari e la regolazione della base monetaria presente nel sistema. La
riserva rappresenta quindi la porzione dei depositi che le banche raccolgono ma
non impiegano per concedere prestiti.
Tutti gli istituti di credito operanti
nell’area euro hanno infatti l’obbligo di detenere una riserva minima presso le
Banche Centrali nazionali. Tale riserva è calcolata applicando un coefficiente
alle passività iscritte nel bilancio delle istituzioni creditizie. L’obbligo si
considera soddisfatto se la banca mantiene una riserva media giornaliera,
calcolata nell’arco di un mese, almeno pari all’ammontare di riserva dovuto.
E’
dunque possibile movimentare l’intera riserva purché a fine giornata il conto
riserva/regolamento (il conto su cui la banca mantiene le proprie riservo
presso la Banca centrale) non presenti saldi negativi.
Questo sistema attraverso il quale le
banche costituiscono a riserva solo una parte di quanto raccolgono viene
definito a “riserva frazionata”. Più la percentuale di riserva sarà bassa più
base monetaria sarà in circolazione, viceversa più alta sarà la percentuale
meno ampia sarà la base monetaria.
Ipotizzando di fissare la percentuale di
riserva al 20%, questo significa che su 100,00 Euro depositati la banca dovrà
tenere una riserva di 20 Euro mentre potrà concedere in prestito la parte
restante. Questo meccanismo viene definito “moltiplicatore monetario (M)” ed è pari
al reciproco del tasso di riserva. M= 1/R
In Europa il Regolamento 1745/2003
(art.4) della BCE ha fissato la percentuale al 2% per ogni passività
compresa nell’aggregato soggetto a riserva. Tale aggregato non comprende:
- depositi con durata prestabilita superiore a due anni;
- depositi rimborsabili con preavviso superiore a due anni;
- pronti contro termine;
- titoli di debito emessi con durata prestabilita superiore a due anni.
Quindi le nostre amiche banche straniere hanno l'obbligo di detenere un "capitale sociale" liquido spendibile di un 50° dei soldi inesistenti che prestano a tassi usurai ai cittadini, aziende, Stati. Ovvero, un euro lo tengono in tasca, 50 €. che non hanno, li prestano a noi e su questi euro che non hanno pretendono pure di fare i cravattari .....
Deca
La crisi finanziaria e le sue conseguenze sull'economia hanno spinto i governi e le autorità finanziarie a interrogarsi sulle origini profonde del crollo di un sistema finanziario che si considerava consolidato, ben regolamentato ed efficacemente controllato.
Il terzo accordo
di Basilea, i cui parametri verranno introdotti progressivamente tra il 1
gennaio 2013 ed il 1 gennaio 2019, impone che per evitare nuove crisi future le
banche detengano più fondi propri di qualità migliore. In particolare, prevede
che esse dispongano di:
- un capitale di base pari al 4,5 % e di un capitale di classe 1 (Tier one) pari al 6 % degli attivi ponderati per il rischio;
- una riserva obbligatoria di conservazione del capitale pari al 2,5 %;
- una riserva anticiclica discrezionale, che consente alle autorità di regolamentazione nazionali di richiedere sino a un ulteriore 2,5 % di capitale nei periodi di crescita del credito.
Basilea III
introduce un coefficiente di leva finanziaria minimo del 3 % e due
coefficienti di liquidità obbligatori: il coefficiente di liquidità a breve
termine impone che una banca disponga di attivi liquidi di qualità elevata in
misura sufficiente a coprire il suo fabbisogno di liquidità per un periodo di
30 giorni, mentre il coefficiente di liquidità a lungo termine le impone di
detenere un ammontare minimo di finanziamenti stabili superiore al fabbisogno
di liquidità nel corso di un anno.
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