Sovversione unipolare a Kiev e Sochi. Intervista a Alessandro Lattanzio
Millennivm 10 febbraio 2014
Abbiamo intervistato Alessandro
Lattanzio, analista geopolitico, sulle questioni attualissime della
rivolta ucraina e dei giochi olimpici di Sochi, dietro le quali si
profila l’ombra della strategia di destabilizzazione promossa
dall’unipolarismo, dai suoi satelliti subimperialisti e dalla galassia
delle ONG.
Quello
che sta accadendo in questi giorni in Ucraina è visibilmente analogo
alle meccaniche di destabilizzazione già rodate attraverso le
rivoluzioni colorate prima, e le rivolte arabe poi. In particolare, che
gruppi di dissenso stanno intervenendo durante questa rivolta
artificiale, cosa rivendicano nei confronti del governo e qual è la loro
agenda occulta?
I vari gruppi, partiti e movimenti politici antigovernativi sono ognuno espressione di interessi eterodiretti, benché abbiano radice locali. Infatti, tali movimenti non esisterebbero o sarebbero assai meno consistenti se non fossero tutelati, protetti, finanziati e perfino militarmente addestrati dalle potenze della NATO.
I vari gruppi, partiti e movimenti politici antigovernativi sono ognuno espressione di interessi eterodiretti, benché abbiano radice locali. Infatti, tali movimenti non esisterebbero o sarebbero assai meno consistenti se non fossero tutelati, protetti, finanziati e perfino militarmente addestrati dalle potenze della NATO.
Ad esempio l’UDAR di
Klishko è un’emanazione della Fondazione dei popoli minacciati,
organismo legato alla fondazione Franz-Joseph Strauss, il defunto leader
della CSU, la democrazia cristiana bavarese, oltre che fervente
‘guerriero freddo’ della NATO. Klishko è un’emanazione della secolare
politica tedesca nei confronti dell’Ucraina, verso cui ha sempre avuto
aspirazioni annessionistiche di carattere economico; invece Varsavia,
memore della Repubblica pospolita polacco-lituana della dinastia degli
Jaghelloni, vuole annettersi fisicamente l’Ucraina, almeno le sue
regioni estremo-occidentali (Galizia), dove alimenta continuamente,
anche tramite ONG, fondazioni ed anche certe università (a cui erano
legati taluni elementi italiani, oggi autoproclamatisi ‘analisti
scientifici’ della Geopolitica), un’aspra russofobia che può degenerare
anche in polaccofobia, dato che in Galizia era attivo un potente
movimento secessionista, anche armato contrario a Varsavia.
Espressione
sul campo, a Kiev, di tale influenza, è il partito nazionalsocialista
Svoboda, che si richiama paradossalmente, ma non poi troppo, al capo dei
kollabo ucraini dei nazisti Stepan Bandera e alla sua organizzazione
irredentista e terroristica OUN. Il partito americanista della coppia
Tymoshenko-Jatsenjuk è il movimento russofobo dalle basi più solide,
potendo contare su uno strato borghese basato sul terziario, quindi
orientato verso le politiche economicide dell’Unione Europea e degli
USA. Ma tale corrente politica è anche quella maggiormente disposta a
cedere sovranità alla NATO e, quindi, ad agire aggressivamente contro
l’Unione Eurasiatica e il Patto di Shanghai, sulla falsariga
dell’altrettanto americanista ex-presidente della Georgia Saakhashvili.
La questione dell’Ucraina è
fondamentale nel processo di integrazione regionale dello spazio
centro-asiatico. Cosa spera di ottenere esattamente l’Occidente,
innanzitutto sul versante strategico e geopolitico, da questo tentativo
di destabilizzazione? Quanto sarebbe utile l’inserimento dell’Ucraina
nell’Unione Europea per l’espansione del cosiddetto scudo missilistico
della NATO, puntato direttamente su Mosca, e per l’effettivo
contenimento del potere dell’heartland?
Gli interessi sono duplici, da cui si spiega la convergenza di agenti della Germania e agenti degli USA sulla piazza Maidan. Berlino spera di annettere all’UE l’Ucraina, avendo compreso che dagli altri Paesi della ‘comunità’ europea non è rimasto molto da spremere. Le risorse che potevano essere estratte da Grecia, Portogallo, Spagna, ecc. sono quasi esaurite, resta l’Italia, l’osso da spolpare, e poi più nulla. La Gran Bretagna e la Polonia sono fuori dalla gabbia dell’euro, e la Francia non possiede un tessuto economico-imprenditoriale medio-piccolo.
Gli interessi sono duplici, da cui si spiega la convergenza di agenti della Germania e agenti degli USA sulla piazza Maidan. Berlino spera di annettere all’UE l’Ucraina, avendo compreso che dagli altri Paesi della ‘comunità’ europea non è rimasto molto da spremere. Le risorse che potevano essere estratte da Grecia, Portogallo, Spagna, ecc. sono quasi esaurite, resta l’Italia, l’osso da spolpare, e poi più nulla. La Gran Bretagna e la Polonia sono fuori dalla gabbia dell’euro, e la Francia non possiede un tessuto economico-imprenditoriale medio-piccolo.
Le
altre economie sono marginali o già ridotte all’essenziale, come in
Romania e Cechia, mentre Serbia e Ungheria in sostanza sfuggono ancora
alla morsa dell’euro. Quindi resta l’Ucraina, enorme Paese di circa 50
milioni di abitanti istruiti e dalle immense risorse agrarie, minerarie e
industriali. Applicando le ricette economicide dei bankster di
Berlino-Bruxelles, è possibile concedere ancora qualche anno al
baraccone eurocentrico. Ma prima di collassare, l’UE devasterebbe
ulteriormente l’Ucraina.
Gli USA vedono l’Ucraina come un’ulteriore fronte avanzato contro il programma eurasiatico di Mosca, il Patto di Shanghai e i BRICS. Non si dimentichi che la Primavera araba, promossa dal fratello mussulmano Obama e dalla cerchia interventista dirittumanitaria della ‘sinistra’ liberal-imperialista statunitense, s’è risolta in una sostanziale catastrofe geopolitica per gli USA. Ciò non solo intralcia il cosiddetto ‘Pivot in Asia’ contro la Cina popolare, ma inizia a devastare il programma statunitense per impedire l’espansione della presenza cinese in Africa, gli esempi sono la guerra civile nel Sud Sudan, ultima creatura ideata dal dirittumanitarismo interventista di Washington, e gli interventi in subappalto del micragnoso neocolonialismo di Parigi nel Sahel e nell’Africa centrale.
Gli USA vedono l’Ucraina come un’ulteriore fronte avanzato contro il programma eurasiatico di Mosca, il Patto di Shanghai e i BRICS. Non si dimentichi che la Primavera araba, promossa dal fratello mussulmano Obama e dalla cerchia interventista dirittumanitaria della ‘sinistra’ liberal-imperialista statunitense, s’è risolta in una sostanziale catastrofe geopolitica per gli USA. Ciò non solo intralcia il cosiddetto ‘Pivot in Asia’ contro la Cina popolare, ma inizia a devastare il programma statunitense per impedire l’espansione della presenza cinese in Africa, gli esempi sono la guerra civile nel Sud Sudan, ultima creatura ideata dal dirittumanitarismo interventista di Washington, e gli interventi in subappalto del micragnoso neocolonialismo di Parigi nel Sahel e nell’Africa centrale.
Consolidando un altro
governo-fantoccio della NATO a Kiev, le potenze rodhesiano-atlantiste
inizierebbero a destabilizzare le regioni meridionali russe del Kuban e
del Caucaso, e probabilmente a cercare di sovvertire la Bielorussia. Lo
scopo ultimo sarebbe eliminare la presenza russa dall’Ucraina e
trasformala nella base militare, d’intelligence e
propagandistico-disinformativa della NATO da cui condurre una grande
campagna per distruggere il programma eurasiatista di Mosca e Beijing.
I giochi olimpici di Sochi sono
iniziati, e rappresentano sicuramente un banco di prova mediatico per la
Federazione Russa. Tra terrorismo, strumentalizzazioni mediatiche e
dimostrazioni di dissenso da parte delle opposizioni politiche, quali
sono effettivamente i problemi che si profilano all’orizzonte di queste
Olimpiadi?
La campagna disinformativa strategica, della NATO e dei suoi alleati, contro la Russia passa anche per il cruciale settore massmediatico. Colpire le olimpiadi invernali di Sochi 2014 è pienamente funzionale al piano di sovversione contro Mosca e il suo programma di costruzione eurasiatica. Denigrare Mosca, attraverso la denigrazione di Sochi, rientra in tale ambito.
La campagna disinformativa strategica, della NATO e dei suoi alleati, contro la Russia passa anche per il cruciale settore massmediatico. Colpire le olimpiadi invernali di Sochi 2014 è pienamente funzionale al piano di sovversione contro Mosca e il suo programma di costruzione eurasiatica. Denigrare Mosca, attraverso la denigrazione di Sochi, rientra in tale ambito.
Non solo, le cosiddette ‘democrazie’ atlantiste
ricorrono a qualsiasi strumento, utile idiota e fantoccio provocatore
funzionale a tale scopo: che si tratti di neo-nazisti e xenofobi
galiziani; di omosessuali democratici o pseudotali, di integralisti
cattolici o islamisti, a Washington interessa soltanto la loro
strumentalità tattico-strategica relativa ai loro piani internazionali, e
non le interessa una presunta incoerenza ideologica esistente tra tali
fantocci. È un problema che lascia agli sprovveduti e al circo mediatico
che dirige, intento solo ad offuscare i dati di fatto ed ad annebbiare
la visione della realtà.
Nessun commento:
Posta un commento